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L’Unità come metodo di risoluzione della Crisi, Parte 2

L’Opinione: (Ludger Kühnhardt, Professore di Scienze Politiche, Direttore al Centro per gli Studi di Integrazione Europea, Università di Bonn): “Il Ventunesimo secolo, diversamente dal periodo successivo al Congresso di Vienna, non è più un gioco a somma zero tra vincenti e perdenti. Piuttosto è un secolo di molteplici nodi collegati in rete.

Quanto meglio questi nodi sono connessi tra loro, tanto più essi echeggeranno i migliori ideali e principi rappresentati da Europa e Stati Uniti. Tuttavia questa lezione della storia deve ancora essere scoperta da parte di coloro che cercano di rinvigorire uno stato d’animo comune oltre oceano. Questo sforzo va ben oltre la superficie dei dibattiti sul ‘declino’ dell’Occidente e dell’ ‘eccezionalità’ degli USA.”

Il mio commento: Ah, se solo i politici comprendessero il mondo come gli scienziati, o se gli scienziati avessero un’opportunità di agire come politici!
Come possiamo “incrociarli” per produrre un nuovo tipo di uomo che comprende ed esegue?
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L’anno in cui si sono piantati i semi di una trasformazione radicale della consapevolezza

L’opinione di Ghy Rolnix, il redattore capo di The Marker: “Nell’estate del 2011 non ci fu una crisi economica, finanziaria, una guerra o uno sconvolgimento politico-ma l’inizio di un ribaltamento della coscienza israeliana.

La consapevolezza che l’individuo è debole ed è indifeso e deve quindi focalizzarsi come individuo, sul suo sviluppo e sulla sua posizione sociale lasciando i problemi della “società” in mano ai politici oppure alle persone proposte nel campo sociale-tutto ciò si sta frantumando. Gli individui acquisiscono potere quando si riuniscono per far progredire i più ampi fini della società: ma non il loro proprio interesse individuale, il loro settore, la loro cooperazione, la propria società, la loro sezione, ma la collettività più ampia, la parte meno associata quella che non ha voce in capitolo nell’attuale democratica economia israeliana.

La globalizzazione, la rivoluzionaria tecnologia- high-tech, l’Internet ed il potenziamento del libero scambio hanno creato un’intera generazione di gente che avverte che l’ambiente circostante si aspetta da loro il successo- perchè chi non è un vincente, a quanto pare, non è in grado di competere. Nell’ultimo decennio è cresciuto annualmente il numero di famiglie della media borghesia che si ritrova in difficoltà economiche. Ma per pudore molti non lo ammettono.

Poichè vedono in ciò un loro personale fallimento – e non il fallimento del sistema politico economico che qua si è sviluppato. Hanno superato ora il blocco del proprio ritegno e capiranno allora che questo li aveva indeboliti. Hanno attraversato un totale copovolgimento di coscienza.

Anche nella libera e competitiva economia si da peso alla solidarietà sociale ed ai principi basilari del vecchio mondo. Non occorre esssere comunisti, socialisti o appena ingenui per credere nell’importanza di una società solidale, come ricetta per rafforzare elevare la qualità di vita .

I magnati non contribuiscono alla società. Una parte non sono”ricchi” ed una parte cagionano enormi danni all’economia. Fin tanto che i magnati hanno diretto per mezzo della loro stampa ed i canali i temi di dominio pubblico, sono riusciti hanno tratto in errore il pubblico ed i politici facendo loro credere che i ” tycoons” sono dei commercianti che impiantano fabbriche producendo posti di lavoro, modernismo e prosperita’. Hanno impresso nella consapevolezza del pubblico, che colpire i magnati significava colpire l’economia e quindi – i lavoratori.

Ora migliaia di persone iniziano a capire che i tycoons sono degli imprenditori che hanno preso il controllo degli istituti finanziari, delle banche e degli investimenti, facendosi prestare decine di miliardi per comprare i monopoli e oligopoli. In realtà, essi padroneggiano con il danaro del popolo- indeboliscono e spesso distruggono il settore commerciale, il governo e la comunicazione.

L’allontanamento dal controllo sull’economia e la riduzione della loro influenza sull’economia accelererà lo sviluppo, la creazione di nuovi posti di lavoro e l’accrescimento della concorrenza, la produttività e la retribuzione nell’economia.

Vi sono in Israele due popolazioni. Non destra e sinistra, non religiosi e laici, non orientali e ashchenasiti (Ebrei europei)-ma associati e non associati. Gli associati sono coloro che godono degli attuali ordinamenti economici- sono associati ai centri di potere ed ai settori protetti dello stato. Tutti gli altri non vi sono associati.

Coloro che non sono associati hanno capito quest’estate che nella popolazione il loro numero è aumentato terribilmente e che il loro avvenire non è dei più promettenti.

Hanno capito che i dati sullo sviluppo economico di cui si adornano i capi di stato ed i ministri del tesoro nei tempi di crescita economica non assicurano il loro benessere economico e la loro qualità di vita. Non solo, hanno anche capito che- dopo la consapevole rivoluzione dell’estate del 2011, gran parte della popolazione ridifinirà da capo allo stato ed a se stessi il loro successo e la loro prosperità.

Il processo è ancora lungo, si sono fatti i primi passi- ma la direzione indicata promette”.

 

Un articolo nel quotidiano Sloveno

Slovenske Novice (“Informazione Slovena”), il più popolare quotidiano sloveno con un numero di lettori di 150.000-300.000, ha pubblicato un grande articolo sul mio nuovo libro in Sloveno.
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