Costruire la felicità

Domanda: Esiste una festività chiamata Giornata Internazionale della Felicità. Probabilmente l’idea è che non c’è molta felicità e forse si può festeggiare in qualche modo in un giorno. È un dato di fatto che le persone siano sempre meno felici. Come pensi si possa diventare felici?

Risposta: Non credo che sia possibile.
Si può solo costruire o creare la felicità. C’è felicità relativa quando cedo il passo al mio compagno di vita e lui a me, quando pensiamo l’uno all’altro affinché l’altro sia felice; si tratta di piccole cose. E proprio così, lentamente ci abituiamo ad augurare agli altri la felicità ogni minuto, ogni mezz’ora, ogni ora.
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L’acqua che scava la roccia: una metafora per persistere nella ricerca dell’unitá

Ho ricevuto una lamentela da parte di Amir sui social media, che ha scritto quanto segue:

“Più inviti ad unirsi ed avere buone relazioni e peggiore diventa la situazione. E ciononostante tu continui e continui. Non vedi che non funziona?”

Vorrei chiedere ad Amir in risposta: Cosa dovrei fare? Pensi che dovrei semplicemente stancarmi e dire che è già abbastanza?

Non posso stancarmi perché ogni giorno vedo sempre più svilupparsi nel nostro mondo il male, l’ego umano che vuole trarre vantaggi a spese degli altri, e più l’ego cresce senza applicare l’intenzione di amare, donare e connettersi positivamente ad esso, più l’umanità soffre.

Si potrebbe obiettare che se l’ego continua a crescere, allora dovremmo semplicemente lasciarlo crescere e lasciare in pace la generazione, soprattutto considerando che più chiedo l’unità, più la situazione peggiora. Ma questo non è un motivo per fermare tutto e andarsene.

Non faccio alcuna valutazione sul fatto che il mondo migliori o peggiori. So semplicemente che devo continuare a diffondere l’insegnamento delle leggi della natura e la necessità di una connessione umana positiva, che si comprende imparando quelle leggi. Non vedo la possibilità di essere deluso e di abbandonare questo lavoro. Devo semplicemente continuare.

La lamentela di Amir, tuttavia, è che le orecchie e i cuori delle persone sono chiusi al messaggio dell’unità, quindi ogni sforzo per diffondere tale messaggio si dissolve come acqua nella sabbia. Ogni cosa, tuttavia, ha la sua storia, il suo inizio e la sua fine, spero quindi che ci sia una fine a questo periodo di sofferenza accumulata in cui l’umanità si trova attualmente.

Un detto recita che l’acqua può consumare la pietra, goccia a goccia. È così che funziona. Devo semplicemente continuare e farlo contro la ragione umana, che si lamenta e sostiene che tali sforzi sono infruttuosi.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.  

 

Disastri naturali e sofferenza

Domanda: Esistono diversi tipi di sofferenza, dai disastri su larga scala alle varie malattie. Possiamo dire che esistono determinati tipi di sofferenza per ogni desiderio?

Risposta: No, non è vero. Ma in generale si può dire così in termini di quantità, qualità e tipo. Non lo facciamo perché dobbiamo agire per sradicare tutte le sofferenze.

Domanda: Cosa c’entrano i terremoti, gli uragani e le altre catastrofi naturali con le relazioni tra le persone?

Risposta: Nella concezione umana, le catastrofi naturali non hanno nulla a che fare con le nostre relazioni. Ma riduciamo tutto a un denominatore comune: la natura. Possiamo capire, intuire e persino prevedere che tali azioni possono essere la conseguenza di tali relazioni tra le persone.
La relazione distruttiva tra di noi è la causa di ogni sofferenza anche a livello inanimato.
Esplosioni sul Sole, o esplosioni di stelle, tempeste nel mare, tifoni nell’oceano, ecc… tutto questo ha a che fare con le azioni umane.

Domanda: Su quali basi afferma questo?

Risposta: Sulla base del fatto che tutta la natura è globale, interconnessa, integrale, e non c’è nulla che non influisca su tutto.
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Da “Stati spirituali” di KabTV 14/3/24

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L’universo è indifferente alla nostra sofferenza?
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Come posso liberarmi dal senso di colpa?

Ho ricevuto la seguente domanda da Alina, che mi segue sui social media:

Sono stata cresciuta dai miei genitori in modo tale da essere sempre incolpata di tutto.  L’ho assorbito come una spugna e con gli anni è peggiorato. Mio marito e i miei figli mi hanno fatto notare che tutto accadeva per colpa mia. È così che vivo, incolpandomi e pensando a quanto sono colpevole. Oggi mi sto consumando e non riesco a risalire la china. Sono ancora relativamente giovane. Voglio vivere senza questo dolore e questo senso di colpa. È possibile uscirne?

Certo! Dipende dalla comprensione del fatto che questi stati sono tutti inviati dall’unica forza superiore esistente.

Anche se Alina ha sottolineato che si è abituata ad essere l’unica colpevole, non è vero che una persona è colpevole di qualcosa. Dobbiamo ancora raggiungere questa consapevolezza.

Affinché Alina smetta di incolparsi, e affinché noi smettiamo di incolparci in generale, dobbiamo scoprire che esiste un’unica forza nel mondo che crea, controlla e determina tutto.

Con questa scoperta, ci rendiamo conto che non siamo noi ad agire, ma questa forza che agisce attraverso di noi. È la qualità egoistica che risiede in noi che ci manipola per farci credere di agire nel nostro mondo. Inoltre, nel caso di Alina, lei sostiene erroneamente che i suoi parenti, genitori, marito e figli agiscono su di lei. Tuttavia, a lei sembra solo che sia così. Piuttosto, è lei stessa ad attirare tali relazioni su di sé e non ha alcuna colpa.

Pertanto, l’unica azione che Alina può intraprendere è capire che questo è il modo in cui la forza superiore lavora con lei, e che si tratta di azioni compiute da un’unica forza. Se ripetutamente consegna i suoi stati alla forza superiore, allora sarà in grado di avvicinarsi alla rivelazione di questa forza. Vedrà allora che non è colpevole di nulla e che solo questa singola forza superiore agisce sulla sua vita e in generale su tutta la realtà.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.

La calunnia non risolve i problemi

Domanda: Cosa deve fare una persona se sente calunniare da un’altra persona? Lui stesso non calunnia, ma semplicemente lo sente.

Risposta: In ogni caso, questo è un male. Dobbiamo spiegare alla gente che la calunnia non è mai la soluzione a un problema. Anche se una persona ha parzialmente ragione nell’esprimere i propri pensieri, questa è comunque la strada sbagliata, il metodo sbagliato per risolvere il problema. La soluzione deve essere diversa. Esprimere semplicemente la propria opinione contro gli altri non fa altro che alimentare ulteriormente il fuoco senza portare a una soluzione. E poi, come si dice, soffrono tutti e tre: chi parla, chi ascolta e colui di cui si parla.

 

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Da “Stati Spirituali” di KabTV 7/3/24

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L’universo è indifferente alla nostra sofferenza?

Non è che l’universo sia indifferente. Esiste una legge di interconnessione e interdipendenza nell’universo e, se non ne realizziamo l’uso positivo, ci distruggeremo a vicenda e l’universo non avrà nulla da rimpiangere.

Non c’è alcuna misericordia da parte dell’universo.  Se osserviamo i livelli inanimato, vegetativo e animato della natura, non vediamo alcuna particolare misericordia all’opera. Come esseri umani, la nostra caratteristica peggiore è quella di inventare l’esistenza intorno a noi e il nostro futuro in un modo che desideriamo per noi stessi. In questo modo, chiediamo violentemente all’universo: “Dammelo!”.

Se dovessimo ragionare in modo sobrio sull’universo, non gli chiederemmo nulla. Preferiremmo pretendere da noi stessi di sviluppare un atteggiamento premuroso, rispettoso e di sostegno reciproco, verso la natura e l’universo. Potremmo quindi essere in grado di comprendere come funzionano le leggi dell’universo e come possiamo elevarci al di sopra di noi stessi per adeguarci a tali leggi.

Pertanto non dovremmo chiedere all’universo: “Sii misericordioso con me”, ma chiedere a noi stessi: “Sii misericordioso con gli altri”. Faremmo bene ad esercitare un atteggiamento buono e gentile verso gli altri, come vorremmo augurarci per noi stessi, senza immaginare nel frattempo tutti i tipi di ricompense per noi. Se iniziamo a muoverci in questo modo, saremo sulla buona strada per raggiungere l’equilibrio con l’universo. Una vita di armonia e pace sostituirà allora l’attuale tendenza che è diretta ad aumentare la sofferenza e la distruzione.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.

Pazienza e Comprensione

Domanda: Quali sentimenti in una famiglia sono accettati come verità? Ci sono sentimenti molto caldi e a volte altri letteralmente odiosi. Non si capisce cosa sia reale. È così devastante! All’improvviso si comincia a credere che questo odio sia ciò che definisce la relazione.

Risposta: Occorre avere pazienza e capire che l’altra persona ha gli stessi sentimenti, impressioni e aspirazioni che avete voi. Tutti hanno dentro di sé sia l’amore, che l’odio. A volte coincidono e a volte no.

Domanda: Quanto è importante che i coniugi condividano i loro sentimenti e stati?

Risposta: No, non c’è bisogno di trasformarlo in una specie di dramma. La cosa più importante è capire che si deve appianare tutto.

D’altra parte, non bisogna accumulare emozioni negative. È essenziale scaricarle, cioè parlare di queste situazioni quasi come se fossero in terza persona e non tenerle dentro.

Domanda: Chi è più difficile nella vita familiare: gli uomini o le donne?

Risposta: È difficile dirlo. Le donne hanno più forza per resistere agli uomini. Non sono in posizione di parità. Lei sa come piegarlo. Ma questo le viene dato perché possa difendersi, perché la donna è la casa, la famiglia e le fondamenta.
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Da “Uomo e donna” di KabTV del 3/5/24

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Cos’è l’unicità ebraica?

Domanda: Cosa ci rende unici?

Risposta: La nostra unicità sta nel fatto che mostriamo all’umanità la strada giusta da percorrere, e se non la mostriamo, l’umanità semplicemente perirà nelle lotte civili, nelle guerre, in qualsiasi cosa.
Ora la natura ci spinge a prepararci per la pace, l’amicizia e la comprensione reciproca, affinché rinunciamo a molti dei nostri obiettivi, compresi quelli completamente inutili, ed esistiamo solo per l’amore del prossimo.
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Da “Notizie con il Dottor Michael Laitman” di KabTV del 2/12

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La Via del Coraggio passa attraverso la Timidezza

Domanda: La Timidezza voleva nascondersi da se stessa. Ma dove? L’Astuzia gli consigliò: “Perché non ti stabilisci con il Coraggio, con lui non è così spaventoso”. La Timidezza andò dal coraggio, ma ebbe paura di bussare alla porta, quindi si sdraiò sull’uscio. Da allora, la strada per il coraggio passa attraverso la timidezza.
È vero?

Risposta: Sì, perché con una natura egoistica è impossibile raggiungere il coraggio senza la paura. Come affrontano tutto questo le persone coraggiose? È perché superano la timidezza.

Domanda: Quindi più una persona è timida e più supera la timidezza, più è coraggiosa? Quindi fondamentalmente siamo timidi?

Risposta: Sì, perché dentro di noi abbiamo l’egoismo. Questo ci impedisce di agire in modo sconsiderato contro noi stessi; dove c’è la possibilità di farci del male, non lo permette.

Domanda: Quindi c’è sempre un rischio?

Risposta: Sì.

Domanda: Ed è il nostro egoismo a causare tutto ciò? Perché allora la timidezza è così disprezzata?

Risposta: La timidezza è disprezzata, ma è importante capire che è un sentimento umano e molto forte. Ci protegge, tra l’altro, da molti problemi che potremmo causare a noi stessi e agli altri.

Domanda: Quindi una persona che ammette di essere timida non è disprezzata da te?

Risposta: No, non è disprezzata. Devi solo sapere come bilanciare questa forza e prenderti cura di te in ogni situazione tenendo conto di quanto è necessario.

Domanda: Esiste il coraggio senza la paura?

Risposta: No, solo se si tratta di uno stato patologico.

Domanda: Quindi la consideri una patologia quando c’è una totale incoscienza?

Risposta: Certo. Guarda gli animali, come si comportano. Non attaccano incautamente nessuno. Controllano, fanno dei cerchi e così via. E solo allora, se necessario, si buttano in avanti.

Commento: Sì, è vero. Solo nei cani rabbiosi, a quanto pare, questo è disabilitato.

La mia risposta: Sì.

Commento: Quindi è effettivamente una patologia se una persona è puramente spericolata, coraggiosa, come si suol dire.

La mia risposta: Questo non è coraggio.

Domanda: Come dovrebbero essere allevati i bambini? Quando diciamo a un bambino: “Non essere timido, sii coraggioso”.

Risposta: Pondera tutto.

Domanda: Con chi stai parlando in questo momento?

Risposta: Al bambino. Soppesa tutto ciò che è a favore e contro. E solo se sei convinto che non ci sia altra via, attacca.

Commento: Ora ti stai rivolgendo al bambino come a un adulto, come a qualcuno dotato di saggezza.

La mia risposta: Cosa puoi fare? Anche con gli adulti è così.

Domanda: Ma dovrebbe essere questo l’atteggiamento nei confronti di un bambino? Quindi valuta, pondera tutto, a favore e contro? E solo dopo questo…?

Risposta: Sì.

Domanda: È questa la cosiddetta educazione?

Risposta: Certo.

Domanda: Un bambino può farlo?

Risposta: Possono farlo. Dato che questa cautela, timidezza, può aiutarli.

Domanda: Di che età del bambino stai parlando?

Risposta: Un bambino piccolo. Dai tre anni.

Domanda: Puoi dire “ponderare” a un bambino di tre anni? Sederti davanti a loro e dire “pondera”? Si può trattare un bambino come un adulto già da una così giovane età?

Risposta: Sì.

Domanda: Se un genitore si comporta così, cosa dici riguardo al genitore?

Risposta: Che il genitore insegna al proprio figlio un approccio equilibrato col mondo.
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Da “Notizie con il Dr. Michael Laitman” di KabTV 22/01/24

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Oltre i cavalli e i carri: l’evoluzione del gioco nell’età adulta

Giocare è una parte naturale del nostro sviluppo che possiamo praticare per realizzare ciò che immaginiamo mentre giochiamo. Quando siamo bambini, possiamo prendere una corda, metterla sopra la spalla di un altro bambino e dirgli: “Tu fai il cavallo e io tiro le redini” e poi entrambi i bambini si divertono a interpretare questa fantasia. Crescendo, perdiamo in gran parte la capacità di immedesimarci in giochi del genere.

Tuttavia, il gioco sviluppa varie abilità in noi. Da bambini, sviluppa le nostre abilità linguistiche, motorie, la creatività e il funzionamento cerebrale. Da adulti, anche se non desideriamo più immaginarci come cavalli e conducenti di carri, sarebbe saggio giocare a un altro gioco più elevato: immaginare reciprocamente di esistere in un sistema interconnesso a livello globale, armonioso e pacifico e attuare connessioni umane positive di supporto, incoraggiamento e cura reciproca. In questo modo, gradualmente, acquisiamo nuovi discernimenti spirituali.

Un gioco di questo tipo svolge quindi la funzione di una preghiera. In che modo è una preghiera? Perché desideriamo essere nello stato spirituale superiore delle connessioni umane positive che pratichiamo nel nostro gioco. In questo modo facciamo un certo gioco con le nostre emozioni per avvicinarci alle azioni spirituali e creare una base che ci permetta di ottenere dall’alto la capacità di compiere tali azioni nella loro vera espressione.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.