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125 Gradi di attrazione della Luce

La nostra percezione di tutta la realtà è molto instabile, poiché non sappiamo come relazionarci con noi stessi e con il mondo nel quale esistiamo. Dove esistiamo e cosa sentiamo adesso? È un sogno o la realtà? Questo mondo è una realtà oggettiva o semplicemente la nostra percezione temporale negli organi di percezione distorti? È possibile che quando correggeremo le nostre qualità dalla ricezione alla dazione, percepiremo un mondo completamente diverso.

Ciò non significa semplicemente che lo capiremo o lo sentiremo meglio con gli stessi sensi più sviluppati. Al posto di questo, posso cambiare completamente le mie sensazioni e le percezioni che sono sintonizzate con la ricezione e smetto di accettare la realtà in maniera egoistica; posso cominciare a percepirla nella dazione e nell’aspirazione verso il mio prossimo.

Ne risulta che al posto del mio desiderio, acquisisco i desideri degli altri e comincio a sentire davvero attraverso di loro e allora sentirò un mondo completamente diverso, un’altra realtà!

Chi descrive questa realtà? I kabbalisti dicono che descrive la forza superiore, una, unica e unificata, oltre la quale non c’è niente, la quale è buona e fa del bene a tutti, ai malvagi ed ai giusti allo stesso modo. È la Luce superiore che esiste in assoluto riposo e che possiamo rivelare solo se diventiamo uguali ad essa nelle nostre qualità.

Ci sono 125 gradi che corrispondono alla Luce ed io sentirò la Luce superiore in me nella misura in cui ricevo l’attributo della dazione, in funzione della misura in cui posso correggermi e diventare simile alla Luce superiore che da bontà e tutto ciò che è buono. Se io acquisisco le stesse qualità, esisterò semplicemente in questo attributo di dazione e pertanto lo sentirò.

In altre parole, c’è una forza di dazione chiamata “Luce superiore”, ed una forza di ricezione chiamata “la creatura”. Se la creatura acquisisce la forza della dazione al di sopra della forza della ricezione, questa forza che comincia a governare su di essa viene percepita come riempimento: uno schermo e la Luce riflessa, il grado di dazione che da alla creatura una sensazione di riempimento.

Come ci relazioniamo a questa forza superiore? Saremo capaci di sentirla o la immaginiamo soltanto in qualche modo in accordo alle qualità nelle quali la percepiamo ed alle sensazioni, i pensieri ed i desideri che si risvegliano in noi? I kabbalisti dicono che la forza superiore è la stessa Atzmutò, l’essenza del Creatore, la quale non viene sentita, né realizzata da noi. Lui non ha una forma che possiamo percepire. Tuttavia, nella misura in cui cerchiamo di avvicinarci a Lui ed essere come Lui, saremo capaci di capire le diverse qualità che appartengono alla dazione.

Lui per te è come un “datore”, ma Lui stesso non ha qualità di dazione, né di ricezione, Lui è al di sopra di tutto questo. Solo la Sua attitudine verso gli esseri creati è chiamata “dazione”, “amore”, “dare”.

Tuttavia, se è scritto che Lui è “il bene e fa il bene”, “non esiste nessuno a parte Lui”, “ Io non ho cambiato il mio nome (HaVaYaH)”, “la legge viene data e non può essere infranta”, il che significa che Lui è invariabile, buono e perfetto, allora come possiamo chiedergli qualcosa? Come possiamo chiedergli di cambiare e di aver pietà di noi?

Questo appartiene solo all’attitudine della creatura che percepisce il Creatore in questo modo e ci viene detto al riguardo quanto è scritto: “La Torà ha parlato il linguaggio della gente”. Pertanto, tutte le nostre preghiere e la nostra attitudine verso il Creatore sono essenzialmente la nostra attitudine verso noi stessi, la maniera nella quale giudico me stesso ed il desiderio di cambiare a favore della dazione. Comunque, tutti i cambiamenti avvengono solo negli esseri creati, i quali a causa di questi, sentono che l’immagine del Creatore cambia.
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(Dalla 1° parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 27.04.2011, Shamati 1)

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“Vestirsi” In qualcun’altro

Domanda: Perché il cammino verso l’amore è così difficile e confuso?

Risposta: Siamo noi ad essere confusi.

Io sono diretto dal desiderio egoista e tutto quello che sento e penso dentro è per il mio beneficio. Allora, come posso fare un calcolo diverso, non per il mio bene?

Immagina di “vestirti” in qualcun’altro e comincia a fare un calcolo dalla sua prospettiva. Solo 100 anni fa la gente cominciò ad afferrare questi concetti. Non a caso questo periodo fu riassunto da Freud e Einstein, i quali non solo fecero delle scoperte di grande influenza, ma ebbero anche connessioni amichevoli tra loro.

Dopo centinaia di migliaia di anni di sviluppo, fu solo un secolo fa che le grandi menti dell’umanità inventarono finalmente la psicoanalisi, o in altre parole, cominciarono ad analizzare l’uomo internamente, nel livello materiale. Solo allora cominciarono ad investigare la percezione umana, “Il mondo che mi circonda e me, il prossimo e me”.

Questo non è semplice. Ci è voluto un lungo periodo di tempo per avvicinarsi all’anima animata dell’uomo e questo non si avvicina neppure alla spiritualità. Tutto il problema è che non possiamo e non vogliamo vestirci negli altri. La società deve assicurarsi che ogni persona lo faccia, che ogni persona provi a farlo e cominci a riconoscere come lei appaia agli occhi del prossimo e cosa vuole il prossimo.

Questo è molto difficile anche se implica solo degli esercizi psicologici sul piano del nostro mondo, il quale non si relaziona ancora con la spiritualità. Vuoi di più? Avanti, organizza un ambiente che cominci finalmente ad influenzarti.

Il cammino è lungo proprio perché nessuno ti influenza. Non c’è progresso senza l’influenza della società. Una persona dove può ottenere i dettagli spirituali della percezione? Solo dall’ambiente.
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(Dalla 1° parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 13.04.2011, Shamati)

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I problemi del Faraone

Domanda: Quando una persona cerca di uscire dall’Egitto, cioè dall’amor proprio, riceve dei colpi che può superare solo chiedendo aiuto al Creatore; però, oltre a questo, esiste anche l’egoismo materiale, terreno, che riceve i colpi nel suo livello, come i problemi con la famiglia, con la salute, con le entrate e così via. Come dobbiamo relazionarci a questi problemi?

Risposta: Non importa che tipo di problemi sorgano nella mia vita, prima di tutto devo vederli come un disturbo che viene dal Creatore. Anche se ho dolore, anche così devo elevarmi al di sopra dei disturbi attraverso la fede al di sopra della ragione. A prescindere da tutto, devo fare dei calcoli al di sopra del disturbo e non sotto il suo peso. Devo essere in contatto con il suo “mittente”, con il Creatore.

Quanto alle azioni responsabili nel regno di questo mondo, devo risolvere tutti i problemi con i metodi comunemente accettati. Quando si tratta della banca, del lavoro, della famiglia e la salute, devo curare tutto come qualsiasi persona di questo mondo.

Pertanto, costruisci un’attitudine di due lati verso i problemi:

-In primo luogo, vengono dal Creatore e negozi solo tu con Lui. Tu vuoi avere questi disturbi perché ti danno l’opportunità di elevarti al di sopra della conoscenza e restare in contatto con il Creatore. Allora tratti i disturbi correttamente e cominci anche ad amarli e rispettarli. Dopotutto, non importa quanto ti disturbino, non importa quanto sale mettano sulle tue ferite e non importa quanto ti distruggano i nervi, questo è esattamente quello che ti aiuta ad elevarti al di sopra di essi.

-In secondo luogo, risolvi i problemi delle entrate nella maniera in cui si risolvono abitualmente nel mondo materiale.

Le due dimensioni devono essere presenti nella tua attitudine. Tu attribuisci i problemi al Creatore e allo stesso tempo desideri lavorare su di essi. Non scacciamo il Faraone dalle nostre vite, ma beneficiamo dei suoi problemi. Dopotutto, solo attraverso di essi, possiamo rifiutarlo, separarci da lui ed ascendere così sempre più in alto.

Il Faraone è la mia carne più pregiata, la mia anima, il mio punto più sensibile, mio figlio, la collana più importante e fine dentro di me.

Domanda: Però il Faraone resiste all’unità degli amici. Cosa hanno a che fare i problemi materiali con lui?

Risposta: Anche essi ti distraggono dal lavoro interiore. Non a caso tanti kabbalisti hanno sperimentato dei problemi materiali. Il Creatore li ha causati deliberatamente affinché fossero malati e disprezzati dalla gente intorno a loro. È stato così per dare loro un modo per superarli.

In fin dei conti, tutto questo è il risultato della durezza del cuore del Faraone. Il desiderio si rivela gradualmente dentro di te ed in conformità ad esso, sperimenti diversi problemi, tanto con gli altri quanto in te stesso.

Domanda: Devo chiedere aiuto in questi casi? Dopotutto, il Creatore ci aiuta in un solo senso, nell’unione.

Risposta: Giusto, i problemi ti ostacolano per questo. Quando sei malato, è difficile che tu possa concentrarti sull’amore per gli amici. La cosa più probabile è che ti dimentichi di tutto. Questo significa che devi chiedere aiuto. Non c’è nessuno a parte Lui. Tutto viene dal Creatore, ma passa attraverso differenti canali.

Devi raggiungere la meta, ma il tuo corpo, il tuo “asino” è malato e non può portarti. Allora cosa devi fare? Lasciarlo morire? Ma ne hai bisogno per il cammino.

Perché consideri questo mondo separato dal lavoro spirituale? Anche i piccoli problemi possono essere utili se lavori correttamente su di essi. Non importa quello che ci succede, è importante ricordare che questo viene da un’unica Fonte, fin quando arriviamo davvero a sentire di essere nell’esilio spirituale.
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(Dalla 1° parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 13.04. 2011, Shamati)

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La prima innovazione

Scritti del Rabash, “la prima innovazione”: Tutte le innovazioni cominciano solo dopo che la persona esce dall’amor proprio. Pertanto, la Torà non può essere insegnata agli idolatri. Quando una persona è in Egitto, non può essere israeliana perché è schiava del Faraone, il re dell’Egitto. E mentre è schiava del Faraone, non può essere schiava del Creatore.

È scritto riguardo a questo, “I figli di Israele sono per Me”, loro sono Miei schiavi e non schiavi degli schiavi. Quando una persona serve se stessa, non può essere schiava del Creatore, perché è impossibile servire due re allo stesso tempo. Solo dopo che una persona esce dall’Egitto, cioè dall’egoismo, può essere servo del Creatore ed allora può ricevere la Torà. Da questo si deduce che la prima innovazione è l’uscita dall’Egitto.

La persona che si trova dentro il suo desiderio egoista è chiamata un “non Giudeo”. La persona che si eleva al di sopra del suo desiderio egoista, cioè che viene dall’Egitto, è chiamata un “Giudeo” (Iehudì) perché lei raggiunge l’unità (Ichud) con la Luce, il Creatore.

È possibile studiare la Torà, ovvero le forme della dazione, solo ascendendo, uscendo dall’Egitto. Per questo è scritto che la Torà non può essere insegnata agli idolatri, dove “non può” significa “è impossibile”. È così perché, mentre resti nel desiderio egoista, non capisci niente della spiritualità e non hai la minima possibilità di raggiungerla. Nei tuoi desideri e pensieri non puoi aggrapparti al finale di nessun tema che si estenda dal mondo spirituale.

Hai bisogno di mezzi ausiliari e solo per mezzo del loro uso corretto raggiungerai ciò che desideri. Pertanto, tutte le innovazioni ed i cambiamenti spirituali sono possibili solo dopo l’uscita dall’Egitto, cioè dall’egoismo. Fino ad allora, è impossibile capire qualcosa; fino ad allora siamo nell’oscurità totale e possiamo solo avanzare con gli occhi chiusi o seguendo le indicazioni dei kabbalisti.

Questo è tutto quello che ci resta, ovvero capire quanto opposto sia il nostro mondo a quello spirituale. Per uscire dall’oscurità verso la Luce, non ci aiuterà fare un giro di 180 gradi. È così perché la nostra oscurità è l’oscurità dell’Egitto, la quale non ha una direzione verso la Luce. Solo gradualmente, facendo le azioni corrette, possiamo arrivare al desiderio corretto. A prescindere dal fatto che questo sia egoista, tuttavia, in virtù dell’influenza della Luce, possiamo uscire dall’Egitto con l’intenzione altruista di Lishmà.

Questo ci parla di stati che sono assolutamente divisi tra loro. La persona che si trova nel mondo inferiore, cioè nello stato egoista, nell’intenzione “per il bene della ricezione”, è incapace di comprendere i piani e le azioni di coloro che sono mossi dalla dazione. Una non ha nessun contatto con l’altra, sono programmi totalmente differenti che non si incontrano in nessun modo.

In relazione al mondo spirituale, il nostro mondo non esiste. Questo si esprime solo nell’immaginazione della persona come una realtà precedente, immaginaria, necessaria per entrare nella realtà spirituale, che è l’unica che esiste. Tutto quello che vediamo ed immaginiamo qui è simile alle visioni di una persona che è in stato di incoscienza.

Pertanto, tutte le innovazioni, le realizzazioni ed i veri calcoli, cominciano con l’uscita dall’Egitto.
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(Dalla 4° parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 12.04.2011, Scritti del Rabash)

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TES: Diario personale di un Kabbalista

Domanda: Se la chiave è attrarre la Luce su di noi, perché discutiamo così a fondo la struttura dei mondi descritti nel TES (Studio delle Dieci Sefirot) durante la lezione?

Risposta: Il nostro scopo non è di parlare della struttura dei mondi nei dettagli, ma semplicemente cercare di captare alcuni dettagli per utilizzare quello di cui ci parlano i kabbalisti; però, quando studiamo il TES, come qualsiasi altra fonte, in primo luogo dobbiamo pensare all’anima, perché è lì che risiedono tutti questi elementi dei quali leggo e dove avvengono tutti i fenomeni.

I kabbalisti, che hanno rivelato dentro di loro l’attributo della dazione, riconoscono quali azioni possono realizzare dentro di loro e ne scrivono a riguardo. Oltre a questo, non c’è niente. O siamo in una realtà immaginaria di questo mondo, la quale in realtà non esiste e dopo si dissolve e viviamo in essa come in un sogno, o realizziamo l’autentica realtà della dazione, la realtà del Creatore.

Dopotutto, non c’è “nessuno tranne Lui” e se qualcosa esiste davvero è soltanto lì. Il TES descrive in che maniera si rivela a noi questa realtà autentica all’interno dei nostri desideri.

Come kabbalista, posso descrivere fino a che punto entrerò in questa realtà e descriverò che in effetti essa opera in me, che mi connetterò e comincerò anche ad identificarmi con essa; gli altri cabalisti fanno lo stesso. In altre parole, tutti scriviamo della stessa unione con la eterna Luce superiore e di quello che troveremo in essa dal nostro punto nero della creazione, il “punto dell’assenza”.

Quando mi metto in contatto con la Luce ed ottengo l’equivalenza con essa, sento in che modo cominciano ad avvenire al mio interno diversi fenomeni, che si vestono in me dall’Alto verso il basso (la Luce di Chokhmà) o la estesa saggezza (la Luce di Hassadim). Questi fenomeni producono diverse sensazioni in me ed io le descrivo, dopo aver ricevuto l’opportunità di esprimerli con parole e suoni.

Però tutte le impressioni che abbiamo, derivano dall’incontro di questo punto nero con la Luce, nel quale il primo diventa simile all’ultima. Questa è l’essenza della saggezza della Kabbalah: trovare la Luce nel punto nero della creazione.
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(Dalla 3° parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 12.04.2011, Talmud Eser Sefirot)

Aiutami a risvegliarmi da questo sogno

Nello stato finale dobbiamo ritornare al luogo dal quale veniamo, al principio, dove eravamo insieme uniti, come un solo uomo con un solo cuore. Il Creatore ha creato solo una creatura, un desiderio.

Quando questo desiderio si divise in parti, la separazione avvenne solo in relazione a noi, è così che lo abbiamo sentito; però, ritornando allo stato di unità, sentiamo come se fossimo stati in un sogno. Abbiamo percepito questa separazione, tutto il mondo, tutta la realtà, eccetto il mondo dell’infinito, come un sogno.

Discendendo dal mondo dell’Infinito fino a questo mondo, attraverso i cinque mondi o occultamenti (“mondo” o “Olam” viene dalla parola “Alamà” o “occultamento”), abbiamo perso gradualmente la sensazione della realtà, come quando una persona si addentra gradualmente in un sogno, fin quando si addormenta completamente. Adesso, nella stessa maniera graduale, dobbiamo risvegliarci da questo sogno.

Tuttavia, l’unico stato perfetto esiste anche adesso e noi viviamo in esso. Abbiamo solo bisogno di chiarire che la nostra separazione è solo un sogno ed abbiamo bisogno di liberarcene. Ci sembra solo che cercando di dare allegria e ispirazione a tutti, ci preoccupiamo degli altri; in verità, questa è un’opportunità di lavorare su me stesso. Però è molto difficile che una persona si svegli da sé , ed inoltre , in quel caso sarebbe guidata da uno scopo egoistico di questo mondo e niente di più .

Per questo essenzialmente, donare agli amici, elevando il loro animo, mi riporta a quello stesso stato di unità. Io mi preoccupo della mia anima, aspirando ad unirla al resto delle parti, a tutte le altre anime. Questa è in particolare la missione di ogni persona, che riempiendosi realizza la sua anima.
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(Dalla 1° parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 22.03.2011, preparazione per il Congresso WE!)

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Le origini del tempo

Domanda: Dove ha origine la misurazione del tempo in secondi, minuti, ore, settimane e mesi?

Risposta: Ha origine nell’astronomia, nel movimento della terra, del sole e della luna, in relazione l’uno con l’altro; però le radici superiori sono in Zeir Anpin, che si divide in sei parti. 12 Partzufim x 2 corrispondono alle 24 ore del giorno. Il Libro dello Zohar scrive riguardo a questo.

L’umanità ha stabilito per istinto una scala di tempo che corrisponde alla radice spirituale. Baal HaSulam ci da un esempio simile del contadino che una volta vide un monte e lo chiamò il Monte degli Ulivi. Questo nome ha un significato spirituale, ma lui pensò semplicemente che sarebbe stato un buon posto per piantare gli ulivi. È in questo modo che funziona la radice spirituale nella persona.

Questa stessa cosa si applica alle misurazioni del tempo. Le loro origini provengono dalla rotazione di Zeir Anpin e Malchut, di 24 Partzufim, di 6 Sefirot, dove ognuna è di 10, ciò che corrisponde a 60 secondi in un minuto e a 60 minuti in un’ora. Il sistema superiore si riflette nel nostro mondo sotto forma di interazione tra il sole, la luna e la terra.

Anche questa è l’origine della divisione del tempo in mesi ed anni, così come le misurazioni che non hanno equivalenti nell’astronomia, come la settimana, il settimo anno, il quindicesimo anno, ecc … Tutto proviene dal mondo spirituale.
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(Dalla 4° parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 9.03.2011, sul Tempo)

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La luce nel tuo focolare

Introduzione al Libro dello Zohar” articolo: “L’ uscita di Rabbi Shimon dalla caverna”, articolo 186: “E questa luce che si trova dal cielo alla terra ed il illumina il mondo intero, fino a Atik Yomin, cioè Keter, arriva e si siede appropriatamente sul trono, cioè fino alla fine della correzione. E questa luce è completamente contenuta nella tua casa, cioè in sua figlia, poiché la figlia di Rabbi Pinchas era la sposa di Rabbi Shimon Bar Yochai, e dalla luce che era contenuta nella tua casa, esce una luce sottile, che è Rabbi Elazar, il figlio di sua figlia. Egli esce ed illumina tutto il mondo, beato sei”.

C’ è un sistema chiamato “i mondi”. Le anime sono soggette a questo come il frutto lo è all’ albero. Esiste una connessione tra i mondi (l’ albero) e le anime (il frutto), tra i frutti in sé, cioè le anime e tra le parti dell’ albero, cioè le Sefirot. Tutte loro sono connesse e tutte sono solamente Kelim (desideri) e Luci.

Allo stesso modo, tutti i personaggi descritti nel Libro dello Zohar, Rabbi Shimon, Rabbi Pinchas, Rabbi Elazar, la figlia di Rabbi Pinchas, sono le illuminazioni all’interno dei Kelim, unite per mezzo di determinate connessioni. È per questo che lo Zohar li chiama per il nome dei membri della famiglia, come “nonno”, “padre”, “figlio”, “figlia” o “sposa”, in funzione di cosa si parla.

Comunque, tutto questo, si relaziona solo con i Kelim o con le Luci. Queste ultime sono più importanti. L’ illuminazione che emana da un luogo all’ altro è chiamata “Rabbi Shimon”, “Rabbi Elazar” o “Rabbi Pinchas”.
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(Dalla 2° parte della lezione quotidiana di Kabbalah dell’8.02.2011, “Introduzione al Libro dello Zohar”)

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Adesso è tempo per il lavoro indipendente

Tutto è composto da due triangoli: quello superiore con la Luce Diretta e quello inferiore con la Luce Riflessa, Ritornante. Il triangolo con la Luce Superiore si restringe verso il basso a causa del fatto che discende dai mondi Superiori verso il basso, per dare alla creatura il luogo dell’ esistenza nel quale si può realizzare la dazione elevando la Luce Riflessa.

Noi possiamo fare una sezione in ogni livello e possiamo vedere così questi triangoli: in funzione di quanto è stretta la Luce Diretta, la creatura è capace di elevare la Luce Riflessa. Quanto più in alto ci eleviamo, più grandi sono la Luce Diretta e quella Riflessa.

Ci sembra di vivere in determinati mondi, ma in realtà non c’ è niente a parte il desiderio e la Luce e così realizziamo il lavoro del Creatore, che lo vogliamo o no, che ce ne accorgiamo o no, che ne siamo coscienti o no, che siamo d’ accordo o no. Tu lavori sempre con il Creatore, l’unica differenza è se lo desideri oppure no.

I livelli della natura, inanimato, vegetale ed animato, operano senza rendersene conto, solo per istinto naturale; ma nel grado del parlante, dobbiamo comprendere, raggiungere la radice ed essere d’accordo con essa e solo allora agire in maniera corretta.

Pertanto, mentre ci sviluppavamo come “persone primitive” essendo rimaste così per migliaia di anni fino a poco tempo fa (ad eccezione dei kabbalisti che rivelarono i mondi superiori, cominciando con il primo “uomo” Adam HaRishon), abbiamo avanzato sotto la pressione del nostro desiderio egoista, che ci ha spinto ad evolvere.

Abbiamo fatto molti sforzi nel corso della storia. Abbiamo lavorato duro coltivando la terra, abbiamo realizzato diverse cose e prodotti, abbiamo combattuto, inventato macchine e nuove tecnologie, costruito case solo per poi distruggerle, fatto rivoluzioni in tutte le aree e livelli della vita. In sintesi, abbiamo fatto sforzi per esistere, per ricevere la Luce Diretta. Questi sforzi sono stati la nostra “Luce Riflessa” nei mondi spirituali.

Questa è stata l’ essenza del nostro sviluppo materiale. Materiale perché ha avuto luogo all’ interno del nostro desiderio egoista.

Nella nostra percezione della realtà ci sembrava di creare nella società relazioni concrete e raffinate, raccoglievamo, ma essenzialmente, abbiamo prodotto la Luce Riflessa ed al suo interno, abbiamo ricevuto la Luce Diretta. Intanto ci sembrava di lavorare nel mondo materiale, circondati dalle nostre macchine, dalle fabbriche, dalle case, dai campi e dai prodotti.

Così è sembrato al nostro desiderio egoista, mentre in realtà, i desideri (Kelim) con lo schermo e le Luci nei gradi, inanimato, vegetale ed animato stavano lavorando. Tutti noi ci comportavamo come bambini obbedienti, realizzando tutto quello che il Creatore voleva. Nessuno può sfuggire a questo, visto che è così che lavorano il desiderio di ricevere piacere e la Luce che agisce su di esso.

Quando raggiungeremo il grado del parlante, le considerazioni diventeranno completamente differenti. È per questo che non abbiamo più le forze … Il Creatore ci dice: “Fallo per conto tuo, da solo!”, ed io sono perso: “Farlo da solo? Mentre nessuno mi forza a farlo?” …

Il Creatore mi risveglia solo occasionalmente ed aspetta da me la Luce Riflessa. Adesso Lui vuole che lo faccia per conto mio. Questo è il lavoro che dobbiamo completare.
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(Dalla 4° parte della lezione quotidiana di Kabbalah dell’8.02.2011, “L’Essenza della Saggezza della Kabbalah”)

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L’ unione di venti miliardi di persone

Domanda: Vediamo che l’ uomo è un predatore. Tutto il significato della sua esistenza sta nel divorare che gli è vicino per conquistare il suo obbiettivo. Se raggiungeremo il sostegno reciproco e la popolazione della terra aumenterà fino a 20 o 25 miliardi di uomini, come si potrà realizzare di fatto tutto questo?

Risposta: Qual è il problema di essere in venti miliardi di persone? Immaginiamo che siano tutti nostri parenti e di sentirci una cosa sola con loro. Non ci darebbe affatto fastidio di stare con loro. Al contrario, cambieremmo il nostro atteggiamento verso gli altri: ci sentiremmo meglio ad averli tutti quanti il più vicino possibile.

Seguito della domanda: Ma cosa succederà se non ci saranno dei limiti?

Risposta: Ogni persona si pone dei limiti. Immaginiamo una madre con venti miliardi di figli. Questo numero potrebbe preoccuparla se lei avesse tutto quello che a loro servisse? Ella esiste nel mondo dell’ Infinito, cioè nel mondo della Luce, della soddisfazione, dell’appagamento e dell’abbondanza senza limiti.

Naturalmente, è difficile immaginare il modo in cui una persona può cambiare. Ma se ci troviamo vicino alla persona che amiamo veramente senza alcun tornaconto, allora vogliamo stare sempre con questa persona. Vogliamo averla sempre e il più possibile vicino.

Quindi, quale sarebbe il problema di avere venti miliardi di persone che amiamo? Non ci accorgeremmo di averne venti miliardi. Le sentiremmo tutte insieme a noi. Questo è il massimo stato desiderabile e quello più vantaggioso.

Nella realtà non divideremmo le persone in venti miliardi di individui, ma ci sarebbe un unico noi. Questa è ciò che si chiama inclusione.

Il nostro ostacolo è un problema psicologico. Non riusciamo ad immaginare il modo in cui questo potrebbe avvenire. Noi immaginiamo di esistere nei nostri corpi, ma quando raggiungeremo il reciproco sostegno allora, invece dei corpi, percepiremo il potenziale interiore di ogni uomo.

(Dalla seconda lezione del Congresso di Berlino del 28.01.2011)

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