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La saggezza di rivelare il Mondo

Come ha detto il grande Kabbalista Ari 300 anni fa prima di Darwin, l’Uomo si è originato dalla scimmia e si è sviluppato gradualmente. L’Ari ha detto che il corpo fisico di una persona è derivato dalla scimmia, mentre l’interiorità, il contenuto spirituale è determinato dalla combinazione delle forze superiori. La Kabbalah tratta con la persona stessa e non con il corpo materiale.

Ogni persona si sviluppa grazie ad una connessione con il suo ambiente, attraverso cui assorbe attributi e opinioni degli altri. Una persona non si può sviluppare se vive sola nel bosco. Ci sviluppiamo grazie alla nostra incorporazione reciproca.

E’ detto, “Vai e guadagnati da vivere con l’altro” questo, in spiritualità significa che tutti includono tutti gli altri e così ci si sviluppa. Al punto che una persona assorbe i desideri degli altri,egli sviluppa la conoscenza e le regole di comportamento. Nessuno si può sviluppare da solo. Una persona non si sviluppa perché diventa più sveglia, ma assorbendo dagli altri.

Nella misura in cui ci arricchiamo attraverso la nostra reciproca incorporazione, raggiungiamo scoperte scientifiche nuove e scopriamo una nuova società. Non c’è nessun altro fattore per il quale possiamo scoprire la nuova realtà, sia in senso corporeo che in senso spirituale, se non per la quantità della nostra incorporazione e connessione fra le persone. Così, espandiamo i nostri vasi di percezione e siamo tutti arricchiti grazie agli altri, e cominciamo a vedere un’immagine sempre più complessa. Questo include la rivelazione di nuove forze e leggi, lo sviluppo della scienza e tutto ciò si rivela a una persona secondo la complessità della sua incorporazione in tutti gli altri.

Viviamo in una realtà perfetta, e tutto quello che c’è da sapere su di essa già esiste. Comunque, allo scopo di scoprire questo, ci dobbiamo incorporare e connettere in modo più forte con tutte le parti che sono dentro ognuno di noi. Quando inizieremo a raccogliere queste parti dopo la frantumazione, questa connessione ci permetterà di scoprire la saggezza della realtà, la vera forma che si chiama lo sviluppo della scienza.

Scopriamo di più e ancora di più perché ognuno di noi è incorporato in tutti gli altri. Questa complessità, questa connessione, ci permette di capire l’immagine della realtà nonostante la separazione, paragonando il più e il meno, confrontando le condizioni e gli attributi opposti.

Allora, anche su ogni livello del mondo corporeo, il nostro successo dipende soltanto dalla connessione tra tutte le parti strane. Questo determina il nostro sviluppo mentale ed emotivo, sia il corporeo che lo spirituale, come risultato della frammentazione e la sua correzione.

Solo attraverso la connessione e la complementarietà reciproca giusta scopriremo l’essenza generale della realtà cioè quello che si chiama il Creatore, la forza che è al di là di tutta la realtà. Com é scritto, “Dalle Vostre azioni Vi conosceremo” significa che raggiungeremo l’idea originale che tutto è stato creato da Lui come il risultato della scoperta della realtà, delle sue forze e dei suoi differenti fenomeni.
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(Dalla prima parte della Lezione quotidiana di Kabbalah  22.09.2013, Scritti di Baal HaSulam)

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Sia teoricamente che praticamente

La teoria senza il lavoro pratico è considerato come “morto”. Tuttavia, il lavoro pratico senza la teoria è semplicemente un piccolo esercizio psicologico e non l’educazione integrale della persona attraverso la quale lo collega all’universo, alla gestione superiore, al Creatore, e da dove egli sarà in grado di ricevere i poteri attraverso la sua società.

Se lui non lo capisce, la persona deve immaginare questo, almeno approssimativamente, al fine di sapere come e perché andare avanti e quale forma deve acquisire. Una moltitudine di pensieri appaiono dentro di lui gettandolo da una parte all’altra, e lui deve sentire questo, ma è necessario aiutarlo a stabilizzare sia il teoricamente ed il praticamente.
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(Da Kab. TV “Attraverso il Tempo” 24.09.2013)

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Lezione quotidiana di Kabbalah – 19.11.2014

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Un doppio processore, il gruppo ed io

Domanda: Durante il workshop, come si fa a ricordare la necessità del lavoro interiore? Mi sento come se fossi un computer con due processori e uno di loro si dimentica dell’obiettivo, il lavoro, tutto il tempo. L’altro mi ricorda questo tutto il tempo e mi ricorda l’intero processo che ho attraversato.

Risposta: Non possiamo ricordare l’obiettivo costantemente, il lavoro, e scollegarci da esso tutto il tempo. Questo distacco è necessario per esistere, ma non dobbiamo essere in accordo con esso. E poi sarà utile per la nostra correzione, com’è detto: “Ogni cosa si trova al di fuori.” In altre parole, non si accetta di essere separati.

Siamo separati in modo da poterci connettere di nuovo sul livello successivo. Inoltre, non riesco a tenermi su tale livello alto, tranne solo che per mezzo dell’ambiente.

Qualsiasi circuito elettrico funziona in base a questo principio; ogni elemento trasmette la sua energia all’esterno e prende nuova energia in sé, trasmette poi nuovamente verso l’esterno, e la riceve di nuovo dentro. E’ come una bobina e un cavo che continuamente si scambiano l’energia nei circuiti fra loro; ecco come funzionano reciprocamente.

Non riesco a mantenermi in un buono stato; ho bisogno di un lavoro comune con il gruppo. Ecco come ci alterniamo nel nostro lavoro. Inoltre, ognuno dei miei amici passa attraverso i propri stati. E poi all’interno di questo sistema, il Creatore dispone il tasso con il quale gli stati si alternano in ognuno di noi e tutti insieme.

Dobbiamo sentire che noi non esistiamo in isolamento; anzi, noi apparteniamo ad un unico sistema con due processori, che lavorano alternativamente, qualche volta questo e qualche volta quello. Abbiamo bisogno di mettere in comune la nostra energia in modo da poter caricare se stessi ed essere nutriti con l’energia del lavoro reciproco. Nel gruppo, tutti gli stati che avete attraversato spariscono, tutti i livelli precedenti, tutta la vostra storia. Tutto succede solo dentro il gruppo, all’interno del Kli collettivo, finché in esso raggiungiamo la forma dell’infinito. Solo allora, in un’azione chiamata la fine della correzione, scopriremo tutto quello che abbiamo attraversato.

Tutto questo si trova all’interno del gruppo. Il primo stato spirituale comincia in relazione al gruppo, nella mia abilità a connettermi con esso. E’ così la mia prima e più piccola scoperta dell’inclinazione al male ha occupato un posto, e così via, fino all’ultima inclinazione al male, il grande ego sulla cima della scala di livelli. Pertanto, tutti i risultati del lavoro sono inghiottiti dal gruppo. Il gruppo è Malchut dell’infinito.

Il progresso spirituale viene misurato unicamente e solo in contrasto all’inclinazione maligna che cresce costantemente: cresce con qualsiasi tasso e con qualsiasi potere, da questo il rifiuto di connessione cresce in noi. Il rifiuto e l’oscurità diventano sempre più grandi, più forti, ma noi interpretiamo, capiamo, sentiamo, e riceviamo uno stimolo a lavorare con loro allo scopo di connetterci con il gruppo a fronte di questo buio. Siamo interessati a questo rifiuto; altrimenti, non accetteremmo i nostri “segnali di lavoro.” Il nostro avanzamento viene misurato con questo.

Nel frattempo, noi giudichiamo solo secondo i nostri sentimenti senza una misurazione oggettiva, ma dopo di questo, misureremo i nostri propri stati.
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(Dalla prima parte della Lezione quotidiana di Kabbalah del 18.02.2014)

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Tutto ciò non è facile

Baal HaSulam, “L’introduzione al Libro, Panim Meirot uMasbirot,” Punto 1: Chi oserebbe estrarlo dal cuore delle masse e scrutare i loro modi, quando il loro raggiungimento è incompleto in entrambi le parti della Torà chiamate Peshat (letterale) e Drush (interpretazione)? S’intende, a loro avviso, l’ordine delle quattro parti della Torà (PARDESS) che comincia con Peshat, poi Drush, poi Remez (insinuò), e infine Sod (segreto).

Tuttavia, nel libro delle preghiere del Gaon di Vilna è scritto che il raggiungimento comincia con il Sod…”

Infatti, niente è così semplice come sembra. Il raggiungimento della Torà è diviso in quattro parti e anche loro sono disposte in un ordine opposto rispetto a ciò che è accettato dalla gente comune. La gente pensa che stanno imparando Peshat mentre, in realtà, la Torà è nascosta da loro e nella migliore delle ipotesi viene convogliata nella forma di Sod.

Il Gaon di Vilna scrive che cominciamo ad imparare dal Sod perché all’inizio non sappiamo nulla. La Torà descrive la disposizione dei mondi; la loro gestione da parte del Creatore è destinata a rivelare il Creatore alla creatura. Questo è, in essenza, l’obiettivo della Torà, e questo è possibile farlo solo tramite la correzione della creatura alla condizione di “e tu amerai il tuo amico come te stesso.”

La Torà è stata data come mezzo per la realizzazione spirituale e il suo apprendimento è pratico, e in questo modo, la persona va di pari passo secondo l’ordine dei livelli di Sod, Drush, Remez, Peshat.

In altre parole, prima afferro solo alcuni piccoli accenni dal grande segreto, il buio che mi avvolge e che mi impedisce di capire qualcosa.

Poi, il primo filo mi connette con la Luce, con il Creatore, con la gestione superiore, a poi comincio a capire e sentire un po’.

Lo sviluppo passa attraverso quattro fasi con quattro livelli di Aviut, in questo modo, e finché non li abbiamo assorbiti, questo non significa che abbiamo acquisito e capito la Torà, per la Torà veste il Creatore e attraverso di essa la persona coregge se stesso. Per questo, lui abita qui in questa vita, e solo in questo modo continua nella giusta direzione, la via dei quattro livelli per raggiungere il sistema che include i vasi e la Luce.

La gente pensa di stare imparando Peshat, anche se rimane nella “superficialità” del testo e preferisce capirlo “come è” e non andare più in profondità. Tuttavia, in realtà, tutto ciò è l’opposto tramite questo approccio, una persona non capisce nulla di quello che vi è scritto e la verità gli è nascosta.

Peshat simbolizza la rimozione del “rivestimento” della Torà, dal sistema dei mondi, quando li scopro completamente. La loro scoperta significa la rimozione dei Masachim, i rivestimenti, e gli occultamenti.
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(Dalla quarta parte della Lezione quotidiana di Kabbalah 5.03.2014, Scritti di Baal HaSulam)

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Scritti di Baal HaSulam, TES, Volume 6, parte 16, punto 49
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Scritti di Baal HaSulam, “Introduzione al Libro dello Zohar”, punto 70
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Accettando lo standard del superiore

Il lavoro della mente è la chiarificazione della verità e delle bugie, e per questo abbiamo bisogno di lavorare sotto l’aspetto della “fede”, con la “fede dei saggi”. Dopo tutto, una persona non può chiarire il concetto della verità o falsità per se stesso. Dobbiamo convincerci ad accettare lo standard più alto, che la dazione è verità. Non saremo mai pronti a conoscere noi stessi.

Ci siamo trovati ad un livello più basso e siamo collegati con la nostra parte più alta (Galgalta ve Eynaim) al livello più alto tramite la sua parte più bassa (AHP). In seguito possiamo attirare la Luce verso di noi soltanto tramite l’AHP del più alto. E’ impossibile conoscere che cos’é il livello più alto, finché non siamo ascesi ad esso.

All’inizio ci siamo trovati interamente su un livello ancora più basso, completamente al di sotto del superiore; questo è il mio primo stato. Dopo di che saliamo ad un secondo stato e siamo già rivestiti dell’AHP del superiore. Ma non possiamo sapere veramente di cosa si tratta e che cosa è la dolcezza del superiore. Abbiamo sempre bisogno di cercare come trovare e acquisire nuove osservazioni e sensazioni allo scopo di salire al livello successivo.

Ne consegue che non ho altra scelta ma solo di accettare questo con la “fede dei saggi”, con la fede del superiore, che si trova sopra di me. Secondo me lui è considerato un saggio, perché ha la saggezza che io non ho. Devo alimentarmi con Hassadim e poi sarò in grado di accettare le condizioni del superiore, il Suo consiglio.

Dalla 1a. parte della Lezione di Kabbalah quotidiana 30.07.2013, Shamati 148 “Il chiarimento di amaro, dolce, vero e falso”

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Racconti Brevi: L’evoluzione del gruppo di Abramo-Giuseppe

Dr. Michael LaitmanL’essenza del metodo Kabbalistico funziona nel modo appropriato con l’ego che cresce attraverso l’utilizzo della linea di destra e, allo stesso tempo, salendo attraverso i livelli dei mondi spirituali. In questo modo la prossima fase dell’evoluzione spirituale è la rivelazione dell’ego gigante che c’è dentro di noi.

La domanda è da dove arriva il grande ego che può farci salire su per tutti i livelli fino al Creatore?

Se apparisse nelle prime fase della formazione spirituale, non potremmo lavorarci ed inconsciamente scapperemmo dal nostro livello. Perciò, l’affondare nell’ego e la sua crescita interna avviene in modo graduale.

Questo graduale avvicinamento all’ego, che alla fine viene rivelato in tutto il suo enorme vuoto oscuro e nella forza che ingoia tutto, è descritto nella storia di Giuseppe e dei suoi fratelli.

All’inizio, il piccolo e non dannoso ego dei fratelli che invidiavano Giuseppe crebbe fino a diventare delle enormi dispute chiamate Egitto. Egitto (Mitzraim) deriva dalla parola Ebraica “Mits Rah – succo cattivo” che significa la concentrazione del male.

Da una parte, non sembrava così male, ma dall’altra, essi incontrarono un problema: se non si fossero avvicinati al male e non lo avessero accumulato dentro di sé per azzittite le dispute che avevano, non sarebbero riusciti ad andare avanti. Perciò si dice nella Torà che c’era una carestia nella Terra di Israele.

Quindi, cosa avrebbero potuto fare se, senza l’ego, non ci sarebbe stato alcun modo di avanzare nella spiritualità? Questo è il modo in cui iniziarono a percepire il bisogno di un ego crescente e del suo corretto appagamento. In questo modo essi sprofondarono in Egitto, il che fu per il loro una cosa positiva, poiché esso li nutrì e li fece risvegliare.

Inoltre, loro padre Giacobbe entrò nello stesso stato quando comprese che questa è la linea di mezzo senza la quale è impossibile avanzare e che essi avevano bisogno di un grande ego con cui lavorare in seguito. La costruzione dell’ego è chiamata i sette anni delle vacche grasse.

Durante questi anni l’ego sembra molto attraente perché non mostra di essere contro il cammino spirituale. La vita nella prigionia dell’ego sembrava dolce, bella e sensibile ed essi diventarono degli schiavi.

Durante questo periodo Israele si sviluppa, cresce e si moltiplica, il che significa che il metodo dell’uso corretto dell’ego e la sua giusta guida durante i primi sette anni dà molti frutti. Questo succede perché l’ego, come parte della natura femminile, all’inizio è dimesso e suggerisce: “usami e avanzerai”.

Ma, avendo assorbito l’ego al massimo durante i sette anni buoni, il suo assorbimento è arrivato alla fine. Sette anni è il livello completo HGT NHYM, i sette anni buoni sono sostituiti dai sette anni cattivi (di fame).

Essi incominciano a riconoscere il male nell’ego. Tutto il vantaggio che all’apparenza sembrava raggiunto è in realtà il vuoto totale. Anche il riconoscimento del male avviene durante i sette anni, poiché essi sono gli stessi livelli di HGT NHYM. In ognuno di essi, gli uomini devono riconoscere che l’ego li guida sempre a dei risultati negativi.

Verso la fine sei sette anni brutti, gli uomini ricevono l’ultimo tratto, quello più egoistico, Malchut. Qui essi trovano già ad affrontare dei colpi seri, le dieci piaghe d’Egitto, al fine di abbandonare il precedente uso dell’ego.
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Da Kab.TV “Racconti Brevi” 15.10.2014

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Giochi del Creatore

Dr. Michael LaitmanDomanda: Ci possono essere questi stati, dove siamo così integrati nel gruppo, arriviamo alle lezioni, e manteniamo la connessione con gli amici, come se tutto fosse dentro di noi e non ci fosse nessuna forza esterna, un Creatore. La domanda che sorge è, se questa forza esiste al di fuori o la costruiamo per conto nostro?

Risposta: Il Creatore gioca con noi. Lui ti da’, come i bambini piccoli, la possibilità di dimostrare fino a che punto sei, indipendente, comprensivo, intelligente e coraggioso.

È necessario fermare te stesso nel tempo. Non ci può essere alcun progresso in avanti, solo se Egli ti attira, ti porta sulle Sue ali, ti trascina in avanti, o ti spinge da dietro.

Non abbiamo alcun motore! Il motore non è dentro di noi, e il combustibile viene da Lui. Noi non ne abbiamo alcuno! È fatto apposta per mostrarci più tardi fino a che punto siamo arrivati.

Abbiamo bisogno di bilanciare tutto e non lamentarci che non abbiamo nulla. Non siamo nessuno e non abbiamo nulla, vale a dire, siamo come uno straccio sotto i piedi o una pila di meccanismi rotti. No. Deve essere nel mezzo, in qualche parte tra i due.

In ogni momento della nostra esistenza dobbiamo sentire la necessità della forza superiore: la necessità di riconoscere il bene e il male, la necessità di distinguere tra di loro, la necessità che la scelta corretta per la direzione di avanzamento.

Come ha spiegato Baal HaSulam, si ha la necessità di andare avanti correttamente esattamente nella linea di mezzo. Ciò significa che, senza alcuna connessione al livello successivo, alla linea superiore, ad una categoria superiore, non sono in grado di fare nulla.
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Dal Congresso di San Pietroburgo “Giorno Uno” 19.09.14, Lezione 2

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Le origini dell’antisemitismo

Un estratto dalla brochure “L’unico modo per uscirne”

Di che tipo di segreto stiamo parlando? Si tratta di un’idea, espressa in sole cinque parole: “Ama il prossimo tuo come te stesso”. Ogni segreto ha un prezzo. Il prezzo di questo segreto è l’antisemitismo.

L’antisemitismo non è un incidente o un capriccio di qualcuno. È apparso in contemporanea con il popolo ebraico, il cui padre, come tutti sanno, era Abramo.

“Un popolo, una nazione, è come un albero che nasce con la propria ombra. Maggiore è l’albero, più lunga sarà la sua ombra. Se preferite potete non chiamarla ombra, ma destino. L’ombra del popolo ebraico è la profezia, la visione della fine dei giorni. L’ombra dei romani era la fama, il dominio di terre straniere. L’ombra dei russi è l’antisemitismo”. (Albert Einstein)

Qual è il rapporto tra il principio etico di “ama il tuo prossimo come te stesso” e l’antisemitismo?
Prima di tutto, guardiamole cose realisticamente. È improbabile che una persona diversa dagli idealisti finiti ritenga che questo ideale etico corrisponde alla natura umana. Gli ultimi eventi mondiali lo confermano ancora una volta. Sappiamo questo; questo è ciò che sta accadendo sotto i nostri occhi. Infatti, il mondo è in un vicolo cieco.

Eppure, immaginate per un attimo che qualcuno in qualche modo inimmaginabile riesca a conformarsi a questo principio. Che cosa succederebbe allora? Poi, ci sarebbe la speranza che tutto potrebbe essere diverso. E questo è importante. Poi, avremmo la certezza che è possibile trattare tutti bene, e tutti tratteremo tutti gli altri allo stesso modo. Poi, la violenza e la crudeltà scomparirebbero. Poi, le nazioni diventerebbero amiche e vivrebbero in pace. La fame e la povertà svanirebbero …

Ma è un utopia, direbbero tutti, e sarebbe giusto. Non è possibile oggi, e non è stato possibile ieri. Eppure, la storia umana ha una sola eccezione a questa regola, il popolo di Abramo.
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