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2.000 anni prima della creazione del mondo

Nel corso della nostra storia, più noi ci siamo allontanati dalla Torah, e più lei si è avvicinata a noi.

In che modo la Torah divenne un libro?

“E quando Egli desiderò e pensò di creare il mondo, che fu così rivelato in un desiderio davanti a Lui, Egli avrebbe guardato alla Torah e creato il mondo.” (Il Libro della Torah, “Toledot”)

Pensaci, il mondo non esisteva ancora ma la Torah esisteva già. Egli non guardò un libro quando creò il mondo. Non era il libro che fu dato al popolo di Israele sul Monte Sinai.

La Torah è un programma di sviluppo globale, una guida completa alla creazione. Questa è la matrice di cui tutti siamo parte. E’ impossibile scavalcarla o sfuggirne. Ma ad un certo punto, ad un certo momento della nostra crescita, conosceremo il programma che da essa fu predeterminato. Non riceveremo semplici informazioni, ma saremo consapevoli di dove siamo e di cosa ci sta accadendo.

E’ come con un bimbo piccolo che dopo i suoi primi anni “inconsapevoli” comincia a capire che vive in un mondo più ampio e che questo mondo richiede la sua partecipazione attiva. Nell’evoluzione dell’uomo, arriva un momento in cui la matrice lo sveglia dal suo oblio infantile. Dice addio alla sua culla e al nido, apre la porta e lascia la sua casa.

In quel momento, tutto cambia: il mondo acquista volume, suono, colori e significato. Ne risulta che la vita sia un percorso che ha uno scopo eterno e che possiamo avanzare consapevolmente, tramite la nostra libertà di scelta, insieme. Allora non è più solo la matrice ad avere un impatto su di noi, ma anche noi abbiamo un impatto sulla matrice.

Quindi, diventiamo consapevoli del piano generale e della forza che agisce su di noi. Duemila anni fa l’umanità raggiunse questo livello. Le persone che si auto-definirono kabbalisti scoprirono l’unico sistema della realtà e cominciarono a studiarne le leggi, a connettersi ad esso e a descriverlo.

Perciò conseguirono la Torah, scrissero libri che riflettevano le sue caratteristiche e le sue leggi e, cosa più importante, la direzione che ci mostra. Videro l’immagine generale e capirono il processo generale, così come noi comprendiamo le fasi generali della crescita di un bambino.

“Prima che il mondo fosse creato, la Torah aveva preceduto il mondo di duemila anni.” (Il Libro dello Zohar, “Truma”)

All’apice del conseguimento del piano, un’intera nazione viveva essendo consapevole delle sue leggi in una realtà che era molto più vasta della nostra. Ma un giorno tutto sparì. Cadde dalla sua elevazione e, con esso, collassò la speranza per l’intero mondo. Allora la Torah divenne semplicemente un libro, che ci dice come dovremmo vivere sulla Terra: un libro sacro speciale. Ma abbiamo già dimenticato la struttura della creazione, il metodo per elevarci al di sopra di noi stessi, lo strumento per conseguire l’unione nel mondo.

La porta fu chiusa e tornammo proprio al nido dove avevamo vissuto fino a quel giorno.

La rottura delle alte frequenze

Ci sono 54 Parashot (sezioni) nella Torah, 613 comandamenti, 79.976 parole, 304.805 lettere. Viene letta nelle sinagoghe in base alla Parasha settimanale. Contiene la storia della nazione ebraica, dei suoi capi spirituali, cominciando dai patriarchi sino a Mosè, la Torre di Babele, la terra che il Creatore aveva mostrato ad Abrahamo, l’errare nel deserto, la schiavitù in Egitto, il Monte Sinai che fu preso dalle fiamme e dal fumo…

Se leggiamo la Torah in questo modo, se la capiamo in questo modo, manca la parte principale ed è un involucro senza un riempimento. Letta in questo modo è distaccata dalle radici, proiettata in un’immagine che sta nella nostra coscienza ordinaria, e che viene etichettata sotto il titolo di “Sacre Scritture”.

Questo è il modo in cui viene trasmessa attraverso la percezione egoistica del mondo e smette di essere il piano del nostro sviluppo. Non si muove; non è attraente; non ci sviluppa; non rivela nuovi mondi e non ci dà il potere di rivelarli, ma di fatto ci calma e ci mette a dormire. Per alcuni potrebbe essere una tradizione; per altri è una raccolta di leggi assolute della nostra esistenza corporea. In passato unì la nazione ma ora la divide, ci separa e mette le persone dalle due parti opposte del recinto.

No, questa non è la Torah, non la forza che cambia una persona e ci tira fuori dal nostro ego primitivo che è limitato alla nostra vita corporea. In passato ci ha chiamato verso l’alto e ora è diventato uno strumento di pressione sui popoli, che li obbliga, li interroga e li limita. Le persone la studiano a memoria, verificando i suoi riscontri storici ma minando così le sue basi ideologiche. Le religioni sono cresciute intorno ad essa, il misticismo ed i cinici si riuniscono attorno ad essa, i filosofi la citano e gli scienziati la studiano cercando di decifrare il suo codice.

E’ diventato il primo best seller di tutti i tempi e di tutte le nazioni già tanto tempo fa. Quelli che la Torah chiama “proprietari di casa” non vogliono superare la soglia della loro “casa” per qualcosa di più grande.

“Sono persone piccole e limitate che arrivano qui indifferentemente, riempiendoci con diverse droghe e principalmente tenendo la droga della vita lontano dalla nostra vista… per soffocare la voce del Creatore che ci chiama dalle profondità dell’anima e riempiendo tutti i mondi: chiediMi e vivi.” (Rav Kook).

Quando arriva la grande festa della ricezione della Torah noi, ancora una volta, la rifiutiamo, e rimaniamo qui con il libro. Anche se è speciale, anche se è sacro, è un libro e non il grande tessuto della creazione nel quale siamo cuciti, che ci piaccia o no, un libro, non un mondo enorme e non un sistema maestoso che ci circonda perché per noi fu creato.

Lo respingiamo. Perché? Perché vive nella dazione e questo ci insegna.

Il veleno sulla punta della spada

“Il principio fondamentale per conseguire la Torah è l’unione, come un solo uomo con un solo cuore.” (“Maor Va’Shemesh“)

Sul Monte Sinai ci fu dato un approccio comune al sistema generale e ci fu consentito di entrare in contatto con esso consapevolmente, di studiarlo, di esplorarlo e di essere incorporati in esso nella nostra mente e nelle nostre sensazioni. Il codice di accesso è l’amore per gli alti, l’interfaccia software è una relazione con gli altri basata sulla dazione. La Torah ha lo scopo di rivelare il conglomerato di forze che operano su di noi, che impattano su di noi e ci consentono di essere mutualmente ed effettivamente connessi con loro. Quindi, usiamo la Torah: lasciamo il nido, cresciamo e maturiamo.

La trasformazione non ha luogo nelle nostre fantasie, non nel prossimo mondo, ma qui e ora, nell’elevarsi al di sopra dell’ego, e questa è la ragione per cui è così facile per le persone verificare se stesse e capire se si riceve la Torah come antidolorifico o come scusa. Il criterio è semplice: usiamo la Torah così come ci trattiamo a vicenda, sia come medicina che come veleno.

A giudicare dalla situazione attuale, ci troviamo ad un bivio: divisi, schiacciati, litigiosi e costretti ad accettare tutto ciò che è inevitabile. Non è la faccia positiva della Torah che ci accompagna sulla strade del nostro obiettivo, ma la negatività della nostra essenza alla quale siamo abituati, ma che è solamente così distruttiva.

Nel frattempo, il mondo cresce “nei suoi pannolini” e affronta situazioni che non sarà capace di gestire senza un saggio insegnante. E’ solo in teoria che una persona può valutare con sobrietà la situazione ed arrivare alla giusta conclusione. Nella pratica, i nostri desideri sono molto più forti di noi e anche sull’orlo di un abisso continuiamo ad andare avanti con le nostre azioni infantili. Questa è la nostra natura.

I saggi usano la metafora chiara ed amara di vedere l’angelo della morte con una goccia di veleno sulla punta della lama della sua spada e l’uomo “obbediente” apre la bocca e la ingoia. Questo perché non possiamo fare le cose diversamente. Anche la nostra saggia nazione è caduta nella trappola dell’ego e sembra che, ancora una volta, sia diretta verso il “patibolo”, a giudicare sia dai conflitti interni in Israele che tra gli ebrei all’estero. Per loro, Israele sta diventando un’inutile responsabilità dalla quale saranno felici di chiamarsi fuori una volta per tutte.

Questo risultato è inevitabile a meno che non accettiamo la Torah, a meno che non diventiamo responsabili l’uno dell’altro a dispetto della montagna di dubbi e di odio che incombono su di noi. Questo è dove sta la nostra libertà di scelta, poiché la Torah, diversamente dall’angelo della morte, agisce solo se lo vogliamo noi, se ne abbiamo bisogno non solo con le parole ma nelle necessità e se la consideriamo come una medicina per le nostre divisioni, come la saggezza della dazione e della giusta cooperazione reciproca con il sistema generale.

Affrettati ad amare

Siamo tutti differenti e vediamo il mondo in maniera diversa. Questo è del tutto normale. La Torah non chiede a nessuno di rinunciare ai propri principi ed ai propri credo. Non ha bisogno di artificiali compromessi socialisti. Ci innalza al livello in cui rimangono solo i cuori e le connessioni fra loro. Allora tutto si unisce insieme.
“Affrettati ad amare, poiché l’ora è giunta.” (Rabbi Elazar Azikri)

Nessuno ha ragione o torto. Tutti, prima o poi, ci troviamo davanti alla nostra montagna di odio e al bisogno di prendere una decisione comune. L’essenza di tutto ciò è la nascita dell’uomo, la nascita di una nuova società, di un nuovo atteggiamento di vita e l’uno verso l’altro. Se desidereremo questo, il sistema ci aiuterà, ci guiderà e risponderà alle nostre domande. Altrimenti, ci porterà ad affrontare i fatti che si sono presentati sulla punta della lama di una spada.

Quindi, se la domanda è se riceveremo la Torah o meno……si, la riceveremo. La prossima domanda è se riusciremo ad accelerare l’amore.

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“……e tu sarai un popolo consacrato”

Dalla Torah, (Deuteronomio 26:18 – 26:19): “Il Signore ti ha fatto oggi dichiarare che tu sarai per lui un popolo particolare, come egli ti ha detto, ma solo se osserverai tutti i suoi comandamenti; Egli ti metterà per gloria, rinomanza e splendore, sopra tutte le nazioni che ha fatto e tu sarai un popolo consacrato al Signore tuo Dio come Lui ha promesso”.

“Egli ti metterà per gloria, rinomanza e splendore, sopra tutte le nazioni” significa elevare dentro di sé la qualità che si chiama Yehudi (dalla parola “Yihud”, adesione, connessione con il Creatore) al di sopra di tutti gli altri tuoi desideri che sono chiamati nazioni.

Lo vediamo nella storia. Il popolo di Israele non si è mai impegnato in nessuna conquista, neanche nei migliori anni, quelli in cui ha avuto grande potere.

Solo in tempi antichi, il re Davide aveva dovuto proteggere Israele dai nemici. Allora, egli aveva condotto il cosiddetto “Kibush David”, la conquista dei territori dal Nilo all’Eufrate, per mantenere sotto controllo tutte le tribù che li abitavano, perché altrimenti queste tribù avrebbero attaccato costantemente Israele.

Perciò, quando la Torah parla delle persone scelte, elogiate e grandi, si riferisce al lavoro per annullare se stessi. Quindi, tu elevi dentro te stesso quella parte di Israele che è diretta al Creatore, al di sopra di tutto il resto delle tue parti egoistiche. Questo succede solo nello stato interiore di una persona.

Inoltre, si tratta di servire il mondo, come è scritto nella Torah, per essere la Luce o, in altre parole, un esempio per tutte le nazioni del mondo.

Lo stesso vale per il Tempio. È scritto: “La mia casa sarà chiamata una casa di preghiera per tutti i popoli” (Isaia 56:7). Dopo tutto, fin dai tempi antichi, non solo gli ebrei andavano là, ma assolutamente tutti. Una persona potrebbe andare in qualsiasi luogo, dovunque, per pregare, per chiedere qualcosa o partecipare a dei corsi. Questo è il modo in cui molti studiosi non ebrei sono apparsi fra noi.

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Dalla trasmissione di KabTV “I Segreti del Libro Eterno” 9/11/16

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Un’ideologia mondiale

Dalla Torah, (Deuteronomio, 23:08-23:09 – Bibbia Ebraica): “Tu non disprezzerai l’edomita, poiché egli è tuo fratello. Non disprezzerai l’egiziano, poiché sei stato un ospite nelle sue mani. I figli che sono nati dalla loro terza generazione potranno entrare nell’adunanza del Signore.”

Questo riguarda le nazioni nelle quali gli ebrei vissero durante l’esilio. Nonostante i popoli del mondo li abbiano oppressi e abbiano organizzato azioni anti-semite, gli ebrei dovrebbero trattarli bene.

E’ interessante constatare che quando gli ebrei lasciano il posto dell’esilio non provano odio, malignità o alcun altro sentimento negativo verso le popolazioni che vivono lì. Questo non è mai accaduto nel corso della storia. E riguardo alle persone che si trovavano nella Terra di Israele e dovettero essere conquistate, l’atteggiamento nei loro confronti fu molto semplice: distruggerle.

Domanda: Perché gli ebrei che tornavano nella Terra di Israele dai diversi luoghi del mondo, provavano una sensazione di nostalgia verso i popoli delle nazioni che li avevano ospitati?

Risposta: E’ perché la Luce è passata attraverso gli ebrei, che “sono caduti” sulla terra di qualcun’altro e si sono connessi ad un’altra nazione. In questo modo, sono diventati responsabili della loro correzione e dovevano seguirli. Quindi, sentivano una certa attrazione, una relazione speciale con questa nazione. Questo non esiste in nessun altro popolo, se non negli ebrei.

Domanda: E’ scritto, “Nella terza generazione potranno entrare nell’adunanza del Signore.” Sta a significare che i luoghi dove sono vissuti gli ebrei sono sacri?

Risposta: Gli ebrei uscirono dalla Babilonia e crearono una nazione separata, basata su un certo principio ideologico. Le nazioni del mondo possono fare la stessa cosa. Nulla deve essere cambiato se non l’ideologia. E il mondo intero sarà come il popolo ebraico.

Connettersi al di sopra dell’egoismo, questa è tutta l’ideologia dell’ebraismo.

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Dalla trasmissione di KabTV “I Segreti del Libro Eterno” 19/10/16

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New Life #656 – Dalla Grecia all’ISIS

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Il Dott. Michael Laitman in una conversazione con Oren Levi e Nitzah Mazoz

Riassunto

Oggigiorno, nel mondo, non c’è più un approccio greco, con la mitologia e tutto il resto…. Questo atteggiamento si è sviluppato in seguito nel Cristianesimo. L’Islam occupa lo scenario principale oggi, assicurando alla gente una buona vita qui ed in cielo, immediatamente, se le persone accettano semplicemente di unirsi alla sua ideologia.

L’obbiettivo dell’Islam estremista è spaventare gli Europei, affinché abbiano paura di abbandonare le loro case. In contrasto con l’islam, l’Ebraismo non si è mai imposto su nessuno. Tuttalpiù l’islam estremista ed il Cristianesimo si metteranno contro Israele.

La percezione maccabea ci dice che dobbiamo unirci con amore e distruggere i Greci fra noi, perché sono le forze di separazione. All’interno di “Ama il prossimo tuo come te stesso” (Levitico 19:18), scopriamo “E amerai il Signore tuo Dio” (Deuteronomio 6:5), la forza superiore della natura. Mattatia l’Asmoneo disse: “Chi è per il Creatore, mi segua”, questo era un invito a connettersi alla vita con la forza dell’amore e della dazione.

Oggi la chiamata “Chi è per il Creatore mi segua” è diretta a tutta l’umanità.

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Dalla trasmissione di KabTV  “New Life #656 – Dalla Grecia all’ISIS” 03/12/15

La Torah è rivolta a tutti

Domanda: Secondo quello che tu dici, gli Ebrei devono salvare il mondo, il popolo d’Israele è composto da coloro che anelano al Creatore, Dio ama Israele, e così via. Con queste dichiarazioni a proposito dell’ unicità degli Ebrei, sembri mostrare disprezzo per il resto delle nazioni del mondo. Non hai paura di venir accusato di estremismo?

Risposta: Ogni pagina della Torah dice che gli Ebrei sono speciali. Le nazioni del mondo, i Cristiani, e poi anche i Musulmani, hanno ricevuto tutti la stessa fonte da parte del Creatore: la Torah; questo significa che essi l’hanno riscritta e si sono presi il “diritto di nascita”.

I problemi di tutti: Ebrei, Cristiani e Musulmani, scaturiscono dal fatto che nessuno capisce esattamente quello che c’è scritto nella Torah. La Torah fa appello a tutte le persone del mondo e richiede loro l’adempimento della sua legge , che è “Ama il prossimo tuo come te stesso”, niente di più.

La Torah chiama tutti coloro che soddisfano questa condizione dell’amore per gli altri “Ebreo” o “Yehudi”, dalla parola ebraica “Yichud“, unione. Una persona che non adempie a questa legge viene chiamata Goy, che si traduce in “il popolo”; nella Torah anche la nazione ebraica viene chiamata Goy.

La Torah parla solo dell’unione di tutte le nazioni, come dicono i profeti. Prevedendo un futuro avvincente per l’umanità e considerando il fatto che gli Ebrei devono indicare la strada verso questo futuro, essi vengono chiamati “la luce delle nazioni”, cioè del mondo.

Il problema deriva dall’errata interpretazione della Torah. La Torah parla alla gente di ogni nazione. Questo è il metodo con cui Abramo si è rivolto a tutte le persone nell’antica Babilonia perché anche lui ha fondato la sua religione sulla regola di “Ama il prossimo tuo come te stesso“. Anche il Baal HaSulam ci dice questo nel suo articolo, L’essenza della religione ed il suo scopo.

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Dr. Michael LaitmanDomanda: Cosa accadrà alle nazioni che non si sviluppano spiritualmente e che quindi non raggiungono il Creatore?

Risposta: Tutti i paesi, gradualmente, raggiungeranno la spiritualità, ma ci sono diversi livelli di sviluppo spirituale. Così come ci sono nazioni, nel nostro mondo, che sono più avanzate tecnologicamente, e altre che sono più avanzate a livello fisico, ogni nazione è su un livello diverso e si sviluppa in diverse direzioni. Ma alla fine tutte dovranno svilupparsi spiritualmente. C’è da tener conto che le nazioni che avanzano velocemente hanno un egoismo più piccolo, anche se esso è espresso nel modo più evidente. I paesi invece che raggiungeranno la spiritualità più tardi, come le nazioni africane o l’Australia, hanno un egoismo maggiore, ed esse raggiungeranno un più alto livello di spiritualità.

In realtà, gli ebrei che stanno avanzando a capo dell’umanità raggiungeranno un livello spirituale più basso. Il loro dovere è quello di trasmettere la Luce Superiore attraverso se stessi, ed è per questo motivo che loro sono i più vicini a lei. Ma in realtà sono le nazioni che oggi sono le più lontane dalla domanda sul senso della vita, che saranno le ultime a iniziare la correzione, perciò riceveranno una luce più forte e più potente.
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Dalla lezione di Kabbalah in lingua russa 6/09/16

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Un esempio di vita felice

Dr. Michael LaitmanDalla Torah (Deuteronomio, 4:5-6): “Guardate, io vi ho insegnato leggi e norme, come il Signore, il mio Dio, mi ha ordinato, per applicarle in mezzo al paese in cui state per entrare per prenderne possesso. E voi [le] osserverete e [le] attuerete, perché questa è la vostra saggezza e la vostra intelligenza agli occhi dei popoli, i quali vorranno ascoltare tutte queste leggi e dire: “Solo questa grande nazione è fatta di persone sagge e intelligenti”.

Questo comandamento suggerisce che se il popolo d’Israele inizia realmente ad eseguire i comandamenti in modo corretto e svolge tutte le sue azioni, non per se stesso, ma per il bene della dazione, per il bene degli altri, e attraverso loro per il Creatore, allora tutte le nazioni del mondo, tutte le proprietà della natura entreranno in armonia tra di loro e il mondo arriverà all’equilibrio universale.

E vedendo l’esempio di vita felice, l’umanità dirà: “Come sono sagge e intelligenti queste grandi persone!”
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Dalla trasmissione di Kab TV “I segreti del Libro Eterno” 10/02/16

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La Nazione Divisa

Dr. Michael LaitmanDomanda: I miei soci in affari sanno molto bene come essere subdoli e truffare i propri clienti. Mentre io, al contrario, cerco di essere onesto e faccio quindi affidamento sull’onestà degli altri. E alla fine vengo lasciato da parte senza nulla, e inizio ad invidiare gli altri: “Perché io non riesco a realizzarmi nei miei affari come gli altri?”, si tratta di una Klipa, di un difetto?

Risposta: La Klipa è il lavoro contro la santità, contro il Creatore, un lavoro molto sofisticato in effetti.

Per quanto riguarda il tuo esempio, posso dirti che l’uomo che inganna la gente, alla fine, inganna il Creatore, e allunga le distanze che lo separano da Lui. Su questo non ci sono dubbi.

Se prendo quello che non merito dalla gente o dalla natura, ovvero il Creatore, allora questo è già l’inizio di una Klipa. E cosa merito? Io merito qualcosa se lavoro al fine di dare, se io esisto per raggiungere la dazione. In questo caso, anche le necessità che ho, sono solo per esistere e per essere in dazione, al fine di essere simile al Creatore e fare il lavoro di Dio. Non posso prendere per me tutto il resto che si trova al di fuori delle mie necessità vitali. Tutto il resto mi serve solo per dare agli altri. Questo deve essere il calcolo che fa l’uomo, e lo determina per sé: “Questo è ciò di cui ho bisogno per esistere al fine di portare soddisfazione al Creatore”. Tutto inizia con questa decisione, e continuando nella stessa direzione si arriva alla Kedusha (Santità).

Nella Klipa mi trovo nella situazione opposta perché prendo dagli altri, anche se non lo merito e forse non l’ho nemmeno guadagnato. Questo vale anche per quella parte del popolo d’Israele che non lavora ed è immersa completamente nello studio della Torah.

In generale, a causa dell’errore di calcolo in questo senso, stiamo tutti annegando nel mare dell’egoismo e dell’allontanamento dalla forza superiore. Anno dopo anno questo errore colpisce tutti in maniera sempre più forte e in questa fase stiamo iniziando a cadere in uno stato che abbiamo già sperimentato nel secolo scorso.

Ma ciò non significa che ognuno di noi deve andare al lavoro, o al contrario, che dobbiamo tutti vivere alla giornata. Una parte della popolazione ha davvero bisogno di studiare, così come un’altra parte ha bisogno di lavorare. Forse ci dovrebbe essere una certa rotazione. Perché non organizzarsi in modo tale che tutti abbiano la possibilità di lavorare e studiare?

Naturalmente, nel periodo del Tempio, molti nel paese si dedicarono allo studio. E non si trattò quindi di una questione di quantità, ma di discernimento. Questo è il nostro lavoro.

Inoltre, l’epoca che si prospetta davanti a noi non richiederà lo stesso numero di lavoratori com’è accaduto in passato. Quindi abbiamo solo bisogno di organizzare tutto in forma corretta.

Il problema è che le due metà della nazione, il sacro e il profano, non sanno come comunicare fra loro, non si capiscono a vicenda. Questo è l’unico ostacolo. Dopo tutto, se fossimo stati in grado di trovare un terreno comune e posizioni corrispondenti, credo che tutti avrebbero capito: chi studia deve continuare nel proprio studio. Ma non c’è alcun contatto tra le due parti della nazione, non ci sono buoni rapporti, non esiste un dialogo costruttivo e reale; esiste solo un odio reciproco, e quindi ci manca la corretta analisi della situazione.

In realtà il paese non ha bisogno di decine di migliaia di lavoratori e soldati. La dimensione del mercato del lavoro si contrarrà nel corso degli anni, e l’esercito moderno ha bisogno di più tecnologia che di persone.

Pertanto, l’attuale conflitto in Israele è causato dai giochi politici. I poteri che stanno dietro le quinte, stanno deliberatamente alimentando il fuoco.

E d’altra parte il grave problema dei religiosi è che non possono creare un corretto contatto con la parte laica della nazione per spiegare la propria posizione. La parte religiosa non apre una finestra di dialogo per paura di essere influenzata dalla cultura esterna. Ma la mancanza di dialogo fomenta la guerra fra fratelli.

Da Notare: Questo anche se i muri si stanno sgretolando e le influenze esterne sono penetrate all’interno.

Risposta: Ma questo non porta al contatto, alla comprensione reciproca. I muri si stanno sgretolando, non secondo la nostra volontà, ma per volere del tempo.

Le parti devono mettersi in contatto ed iniziare un chiarimento reciproco. Il nostro problema deriva dall’avere un unico “paniere”. Negli Stati Uniti non vi è alcuna collisione tra il popolo laico e quello religioso; essi “non mangiano dallo stesso piatto”, non hanno lo stesso esercito, non ci sono punti di contatto, non c’è alcun conflitto che qualcuno vive per conto di qualcun altro, e non c’è mancanza di comprensione fra loro.

In Israele la nazione è divisa, spaccata, e quindi continuiamo la distruzione del Tempio. In realtà le due parti partecipano a questo processo, compresi quelli che studiano la Torah. Essi chiamano la parte laica “il bambino viziato”. Ma se è un bambino, allora ha bisogno di un atteggiamento particolarmente paziente, e va da sé che richieda più attenzioni. Non è questo quello che dice la Torah? Dov’è il cuore grande, l’approccio simpatico e attento, dove non ci sono litigi e conflitti.
Alla fine tutto questo ci indebolisce e ci porta al collasso.

Domanda: Cosa diresti alla parte religiosa della nazione?

Risposta: Ai loro occhi io non sono nessuno, perciò non ho niente da dire o nessuno con cui parlare.
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Dalla 4° parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 20/02/14, Gli Scritti di Baal HaSulam, “Introduzione al Libro dello Zohar”, Articolo 55

La traversata del Mar Rosso (Yam Suf), parte 1

Dr. Michael LaitmanDomanda: Nella storia dell’uscita dall’Egitto degli Israeliti, uno degli eventi più grandi e più significativi è la traversata del Mar Rosso. Questo evento si verifica quando gli Israeliti, dopo aver ricevuto il permesso dal Faraone, lasciano l’Egitto in fretta e una settimana dopo raggiungono il Mar Rosso.

Il Faraone, dopo pochi giorni, si rammarica della sua decisione di liberare gli ebrei e manda tutto il suo esercito con carri e cavalli per inseguirli. La situazione sembra senza speranza per gli ebrei, si trovano di fronte al mare e sono stati circondati su tre lati.

A questo punto il Creatore dice a Mosè di alzare il suo bastone e il mare si divide, viene diviso in due metà. Non appena gli Israeliti passano nel mezzo e raggiungono la sponda opposta, il mare torna al suo solito stato e gli Egiziani che li stavano inseguendo affogano. Cosa simboleggia questa storia riguardo l’attraversamento del Mar Rosso?

Risposta: Penso che la Torah sia stata donata all’uomo per scoprire le sue qualità, tendenze, desideri, intenzioni e pensieri, per rendersi conto che l’uomo è un piccolo mondo che contiene tutto l’Egitto, il popolo d’Israele, il Monte Sinai, il deserto del Sinai e il Mar Rosso. Tutto ciò che esiste nel mondo si trova dentro l’uomo.

Inoltre, studiando la saggezza della Kabbalah in modo corretto, noi riveliamo che al di fuori dell’uomo non esiste nessun mondo. Mi sembra di trovarmi in una camera chiamata studio e in essa vi sono altre persone e vari soggetti oltre me. Ma tutto questo si trova in me, dentro di me. Le mie qualità disegnano questa figura sul mio schermo interiore. Tuttavia, questo quadro è sensoriale.

Cerchiamo di fantasticare un po’. Diciamo che siamo in grado di vivere altri 100-200 anni. Chi pensava alla televisione 100 anni fa? Nessuno! Improvvisamente è apparso il primo piccolo televisore in bianco e nero, poi uno più grande e poi uno a colori con alcuni canali.

Supponiamo che in 100 anni produrremo una televisione che creerà l’illusione completa di un film, come se tu fossi lì, all’interno, tra la gente, e anche poter sperimentare scene diverse. Tu guardi questo gioco ed esso ti coinvolge, e tutte queste immagini create da supponiamo dei raggi laser in aria, interagiscono con te.

Tu progetti i tuoi pensieri e desideri rispetto a loro, e loro rispetto a te, e tutto questo è un programma speciale in cui tu partecipi e giochi insieme alle immagini artificiali. E all’improvviso scopri di essere esattamente uguale a loro, quindi che cosa ti rende diverso da loro? E anche loro, a quanto pare, si guardano a vicenda e guardano anche te nello stesso modo. Questo è l’uomo.

In definitiva, noi siamo una sorta di programma che si materializza in una certa forma e niente di più. Allora, qual è la differenza tra l’interiorità e l’esteriorità? Nessuna. Siamo tutti una sorta di ologramma, un’immagine tridimensionale che può anche essere multidimensionale. E noi viviamo in questo modo.

In realtà, questo è ciò che ci spiega la Torah. Finora è difficile per noi immaginarlo, ma quando ci avviciniamo realmente alla percezione spirituale, essa ci sta gradualmente rivelando proprio questo. Noi sviluppiamo la capacità di capire e sentire la verità, di viverci e di essere in una costante interazione con essa.

La saggezza della Kabbalah ci permette di farlo; per questo è chiamata la saggezza della ricezione (in ebraico Kabbalah significa ricezione), la saggezza della percezione. Questo è il motivo per cui la Torah ci racconta tutte le situazioni in tale forma, il che significa che sta parlando di una persona che capisce di trovarsi all’interno di una rappresentazione o di un gioco in cui il pensiero superiore, il programma superiore, crea tutte queste immagini e lui esiste insieme a loro in questa vita.

Allora sorge una domanda spontanea: come fa lui a relazionarsi a questa grande mente e al grande desiderio che controlla questo teatro? Esiste in esso e capisce questo fatto, e cerca il modo più corretto di giocare il suo ruolo, o vive a suo piacimento, seguendo in ogni momento i suoi sensi e selezionando ciò che è meglio per se stesso.

La persona che vive dentro di sé è apparentemente scollegata dagli altri; egli non si preoccupa di queste immagini, il processo che subisce ognuno, e di questa intenzione generale, il cosiddetto scopo della creazione. Egli vive ogni minuto solo a proprio beneficio, secondo il suo profondo sentimento interiore. A lui è permesso realizzare il suo programma personale interiore.

Ma a lui è chiaro che esiste un programma comune in cui può giocare insieme ad altri in base a questo programma. E allora si muove insieme al pensiero e al desiderio superiore globale chiamato il pensiero della creazione. Tra queste due cose, l’uomo può essere in connessione con il pensiero della creazione o in connessione con il suo “corpo animale” in misura differente, a patto di essere felice.
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Dalla trasmissione di Kab TV “Nuova Vita” 21/04/16

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Nuova Vita n. 706 – Cultura Ebraica: La Luce nella Torah

Dr. Michael Laitman

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Il Dott. Michael Laitman in una conversazione con Oren Levi e Tal Mandelbaum ben Moshe

Riassunto
Rav Laitman racconta la storia della sua vita, di suo nonno, di una sinagoga in Russia e della sua ricerca quando è arrivato in Israele. Il desiderio di sapere cosa c’è dietro ai rituali ebraici lo ha portato alla saggezza della Kabbalah. La Kabbalah ci insegna che nella natura esiste una forza speciale chiamata Torah.

La Torah non è un libro, bensì la forza per la correzione dell’ego dell’uomo. Quando ci connettiamo, insieme possiamo attrarre la forza della Torah che costruirà l’amore tra noi e ci rivelerà il Creatore.

Nel mondo materiale abbiamo simboli diversi che indicano le radici spirituali superiori. La Luce nella Torah è la forza che si trova in natura come altre forze e la possiamo rivelare nella connessione tra di noi. Questa forza non si trova nel libro della Santa Arca scritto su una pergamena. Il libro è solo il simbolo di quella forza. Questa è la ragione per cui dice: “Avrei preferito che avessero abbandonato Me e avessero mantenuto la mia Torah, poiché la Luce in essa riforma”. Dobbiamo prestare attenzione agli altri, nel senso di voler raggiungere uno stato di buone relazioni tra noi, così potremo essere come un solo uomo con un solo cuore.

La Luce ci dà le risposte alle domande esistenziali quali: perché viviamo? E perché non possiamo ricevere tutto?
Tutti comprendo la Torah in base alle proprie capacità, per questo i Kabbalisti non vedono storie nella Torah, bensì fasi di correzione. La Luce è una forza naturale che può essere identificata con il dispositivo adatto e tale dispositivo è la speciale connessione tra di noi.

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Dalla trasmissione di Kab TV, “Nuova Vita n. 706 – Cultura Ebraica: La Luce nella Torah”, 17/03/16