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Si può definire la spiritualità in una frase? Quali sono gli esempi pratici della sua presenza nella nostra vita quotidiana?

La spiritualità è il raggiungimento della qualità dell’amore e del desiderio di dare al di sopra dei nostri desideri egoistici.

Fino al momento della prima rivelazione, dove attraversiamo le barriere tra il nostro mondo e il mondo spirituale e incontriamo la forza dell’amore e del desiderio di dare,  non abbiamo un esempio di spiritualità.

Dopo questa rivelazione,  la nostra esperienza, ci fa percepire una nuova realtà spirituale, invece di fidarci delle parole di qualcun altro.

Finchè non  raggiungiamo dentro di noi un adeguato desiderio spirituale, chiamato un “Kli” (vaso) spirituale e non entriamo in contatto diretto con la forza spirituale dell’amore e del desiderio di dare, non abbiamo esempi o prove di spiritualità.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.  

Che cos’è un’ esperienza spirituale?

Immagina di svegliarti al buio. Non capisci, non sai e non senti nulla.

Poi piano piano inizi la tua consueta attività mattutina, esci di casa, ti incammini per la strada ed entri nel mondo.

Scorri le notizie, ascolti la radio e parli con la gente.

Così facendo, gradualmente entri nel mondo in cui vivi, allontanandoti dal sonno.

È simile a quando entriamo nel mondo spirituale: riceviamo informazioni, sensazioni, interazioni e tutto ciò che esiste in quel mondo.

Percepiamo un’immensa quantità di energia e di informazioni, il presente, il passato e il futuro, e come tutte le parti del vasto sistema spirituale agiscano all’unisono in modo armonioso.

Noi ci incorporiamo in tale sistema quanto più possiamo, con la nostra mente e la nostra anima, e il sistema ci sintonizza su se stesso.

Noi, come piccoli elementi di un sistema enorme, desideriamo incorporarci in esso e questo agisce su di noi, trasformandoci in sue parti integranti.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.  

In che modo la spiritualità può giovare a una persona?

Quando raggiungiamo la spiritualità, raggiungiamo l’eternità e la perfezione, lo scopo della vita.

Per raggiungere questo stato è necessario sviluppare legami umani positivi. Scopriamo così la vera uguaglianza, la sicurezza, la felicità, la fiducia e l’amicizia.

Quando intraprendiamo il cammino spirituale, possiamo trovarci a superare problemi come la depressione, la solitudine, l’ansia, lo stress, i problemi ambientali, e otteniamo gli strumenti per risolvere i problemi della famiglia e della società in generale.

Anche se riusciamo a vivere la migliore vita materialista possibile, guadagnando molto denaro, comprando tutto ciò che desideriamo e vivendo il più possibile a nostro agio, la nostra vita finirà comunque entro certi limiti, che sia tra settanta, ottanta, novanta o anche cento anni, ma finirà.

Il viaggio spirituale, tuttavia, è un invito a raggiungere la realizzazione attraverso lo stile di vita più felice, sicuro ed equilibrato, attraverso il quale arriviamo a sentire la nostra prossima vita generando la percezione e la sensazione di una realtà completamente nuova.

Non siamo mai soli nel cammino spirituale.  Percepiamo come la spiritualità sia per tutti, insieme. Il cammino ha ascese e discese, e noi sentiamo una sorta di ebbrezza quando ci innalziamo spiritualmente, e iniziamo ad ottenere il prossimo grado spirituale.

Qual è il prossimo grado spirituale? È uno stato in cui tutti si sentono come un unico insieme. Non è un sentimento in cui ognuno di noi sente i propri piccoli mondi e le proprie vite individuali.

Ognuno di noi è come una cellula di un organismo enorme. Nella nostra vita corporea, distaccata dalla spiritualità, sentiamo solo la piccola vita della cellula. Ma quando saliamo al grado spirituale successivo, ci sentiamo come parti di un unico organismo comune, e sentiamo la vita di quell’intero organismo. Questa vita è eterna e perfetta perché è congruente con la traiettoria della dazione e dell’amore, qualità proprie della natura.

Raggiungere la spiritualità è un processo che consiste nel collegare le parti rotte del grande organismo globale di cui siamo parte in un unico grande insieme, invitando la forza d’amore e di dazione della natura come collante tra le nostre connessioni.

Si sperimenta allora la vita dell’intero, un organismo che esiste per sempre, sostenuto dalle qualità eterne dell’amore e della dazione. Si chiama “anima” e c’è un’unica anima per tutti.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman. 

Perché esiste la guerra? È qualcosa di profondamente radicato nella natura umana?

La guerra esiste perché l’universo è composto da due forze opposte: la ricezione e la dazione. Quando queste forze non entrano in equilibrio, vanno in corto circuito e cercano di distruggersi a vicenda. Lo sforzo reciproco di ciascuna parte per eliminare l’altra è la guerra.

La causa principale della guerra è lo scontro tra queste forze opposte della natura: la ricezione e la dazione. Questo scontro di forze spirituali dà origine alle guerre che si svolgono nel nostro mondo materiale.

Pertanto, per fermare la guerra alla sua origine è necessario sviluppare un senso regolatore che abbia la capacità di elargire al di sopra della nostra innata forza di ricezione, costituita dai nostri desideri egoistici che mirano esclusivamente ad assorbire in noi stessi. Nel linguaggio della Kabbalah, questo senso della dazione è chiamato “schermo” (ebr. “Masach”). Attraverso questo nuovo senso regolatore, possiamo acquisire uno stato di connessione umana positiva ed equilibrata.

Questa è la chiave per un’esistenza senza guerre, armoniosa e pacifica.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.

Qual è la differenza tra gioia materiale e spirituale?

Noi proviamo gioia per le gratificazioni materiali quando realizziamo i nostri desideri.  

Proviamo gioia spirituale quando soddisfiamo gli altri che inizialmente erano estranei, ma che poi diventano persone care. In questo modo ci rallegriamo per la loro realizzazione.

La differenza tra questi due tipi di gioia è che, la gioia materiale deriva dalla realizzazione dei nostri desideri, ed è limitata; mentre la gioia spirituale proviene dal soddisfacimento dei desideri altrui, che sentiamo come illimitata. 

Perché proviamo un soddisfacimento limitato nella gioia materia e uno illimitato in quella spirituale?

La gioia materiale deriva dall’appagamento dei nostri desideri corporali che possono soddisfare solo noi stessi. Questi desideri sono quindi limitati nella quantità e di conseguenza, nell’ammontare di forza della gioia nelle sue sensazioni. In altre parole le nostre vite sono limitate dalle dimensioni del nostro mondo, cioè  dalla percezione della realtà che riceviamo attraverso i nostri cinque sensi.

Quando cominciamo a soddisfare gli altri, raggiungiamo un grado di appagamento senza limiti, in cui acquisiamo un senso di eternità e di perfezione.

Tuttavia, possiamo raggiungere questo grado solo a condizione di amare gli altri, cioè quando siamo pronti a soddisfare gli altri all’infinito, perché allora ci connettiamo simultaneamente con la forza superiore dell’amore, della dazione e della connessione.  

Questa forza superiore ci dà tutto ciò di cui abbiamo bisogno per soddisfare gli altri.

Quindi noi incanaliamo questa forza superiore attraverso di noi verso gli altri, che diventano le persone più amate e desiderabili. Di conseguenza otteniamo un’opportunità illimitata di soddisfare tutti e di provare una grande gioia nel farlo. 

La gioia spirituale è quindi la sensazione di un immensa ed eterna gioia che percepiamo quando un flusso infinito di piacere ci attraversa dandoci la sensazione spirituale di vita eterna. Per poter raggiungere questo livello dobbiamo prima  amare gli altri. 

“Ama il tuo prossimo come te stesso” è il precetto principale perché se ci avviciniamo ad esso, allora avanziamo in modo ottimale verso la spiritualità e arriviamo a realizzare pienamente noi stessi. Se non ci muoviamo verso l’amore per gli altri, allora qualunque cosa facciamo nella nostra vita si allontana nella sua transitorietà.    

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.

Come comunica Dio con te?

Le riflessioni sul significato e sullo scopo della nostra vita sono il modo in cui il Bore ci invita a dialogare.

Sono come dei corrieri che bussano alla porta per avvisarci di una consegna speciale. 

Dobbiamo solo aprire le nostre porte, accettare i pacchetti, scartarli e riconoscere dal loro contenuto il mittente e il modo in cui dobbiamo rispondere.

Molti di noi sentono bussare, ma aspettiamo, rimanendo seduti sui nostri divani, guardando la televisione, controllando i nostri telefoni e urlando ai corrieri di lasciare i pacchi vicino alla porta, così li andremo a prendere più tardi.

Un simile atteggiamento annulla il risveglio, chissà quando sentiremo di nuovo bussare alle porte del nostro cuore?

Quando riceviamo inviti di questo tipo, dobbiamo immediatamente accettarli. Dovremmo fare tutto il possibile per aprire i pacchi, trovare l’indirizzo del Mittente, capire quale tipo di consegna speciale Gli farebbe più piacere e come potremmo inviarGliela in cambio.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.

Può Chat GPT scrivere un’altra Bibbia?

Recentemente ho ricevuto una domanda simile da uno dei miei studenti che menzionava il fatto che la gente usa Chat GPT per scrivere vari tipi di articoli o libri con un ampio spettro di argomenti. Allora se è così, Chat GPT può scrivere un’altra Bibbia, Torah o Zohar?

Molto semplicemente, Chat GPT o qualsiasi altro programma di intelligenza artificiale non può scrivere un testo spirituale.

L’intelligenza artificiale si basa sull’intelletto e le emozioni umane, che sono il nostro programma interiore. I testi spirituali invece vengono scritti da un livello superiore alle emozioni e all’intelletto. Vengono scritti dalle interconnessioni dell’anima, cosa che i computer non sono in grado di riprodurre.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.

Il nostro futuro è l’eternità?

Uno studente mi ha detto di aver letto che il famoso futurologo Ray Kurzweil sta per pubblicare un nuovo libro intitolato: “The Singularity is Nearer”. A quanto pare, si tratta di uno sviluppo o di un’elaborazione delle idee che Kurzweil aveva presentato nel suo libro precedente: “The Singularity is Near”. Secondo l’articolo che ha letto il mio studente, Kurzweil prevede che entro il 2032, tra dieci anni, le tecnologie mediche saranno così avanzate che potremo vivere per sempre. Il mio studente ha chiesto la mia opinione sulla prospettiva della vita eterna.

Ebbene, per quanto mi riguarda, non riesco a capire cosa ci sia di buono nel vivere per sempre. A parte il clamore che suscita la morte, quali vantaggi mi dà il fatto di non morire mai e poi mai?

So che i libri sacri ci narrano che nel Giardino dell’Eden c’è la vita eterna, quindi se possiamo vivere per sempre, sarà il paradiso in terra. Tuttavia, se nessuno muore, questo pianeta sarà il paradiso in terra? A me sembra un modo sicuro per creare l’inferno sulla terra.

Inoltre se viviamo per sempre, quali sogni e speranze avremo?  Che senso ha vivere qui se non c’è alcuna pressione per realizzare qualcosa?

La vita ci viene data per un periodo di tempo limitato al fine di utilizzarla per ottenere qualcosa, per fare qualcosa. La vita ci viene data perché usiamo il nostro tempo qui per raggiungere la spiritualità, non per rimanere per sempre confinati nell’esistenza fisica.

Spiritualità significa estendere me stesso, andare oltre l’io e connettersi con la radice comune di tutti noi. In parole più semplici, spiritualità significa sentire tutta l’umanità, e in definitiva tutta la realtà, come un unico corpo, o meglio, come un’unica entità che non ha né inizio né fine. È l’opposto della vita fisica eterna, dove il tempo si dilata all’infinito. Vita spirituale significa vivere senza tempo.

Una vita tale non avviene quando perpetuiamo il corpo, ma quando ci innalziamo al di sopra di esso e anziché pensare solo a noi stessi, pensiamo a tutti gli altri. Attualmente, siamo assorti in noi, dato che vogliamo servire solo noi stessi. Se volessimo servire gli altri, li sentiremmo proprio come attualmente sentiamo noi stessi. Quando si sentono gli altri in maniera tangibile come si sente il proprio corpo, non si è più confinati nel proprio corpo. Di conseguenza, non siete confinati a nessuna delle limitazioni del corpo, tra cui la vita, la morte o qualsiasi concetto di tempo.

Il glorioso futuro non è pia illusione; è il futuro dell’umanità. Avverrà non appena smettiamo di pensare solo a noi e iniziamo veramente a pensare agli altri. Quanto prima cambieremo il nostro stato d’animo, tanto prima inizieremo quella vita beata. Se procrastiniamo, continueremo a lottare finché non ci renderemo conto che servire l’ego non paga e intraprenderemo il cammino spirituale. Se ci affrettiamo, intraprenderemo il cammino spirituale senza dover prima soffrire.

Foto: Ed Schipul

Felice Anno Nuovo (di riflessione)

Quasi ogni cultura festeggia l’inizio del nuovo anno.  Ogni tradizione ha le sue usanze, pasti, doni e un proprio significato interiore.  Per gli Ebrei, il festeggiamento di Rosh Hashanah (l’inizio del nuovo anno) avviene con  cibi simbolici ed è un giorno di giudizio. Questo giudizio è il cuore di Rosh Hashanah.

Possiamo pensare al significato spirituale di Rosh Hashanah come a un sistema operativo, come Microsoft Windows o Apple IOS. La razza umana non è nata dal nulla. L’evoluzione ha uno scopo e il sistema operativo la conduce verso di esso.

Il sistema operativo funziona in tutta la natura e tutte le creazioni, tranne l’umanità, lo seguono istintivamente. Noi, dall’altro lato, possiamo studiarlo e manipolarne alcune parti a nostro vantaggio.

A Rosh Hashanah, prima di assaggiare la testa del pesce, pronunciamo una benedizione: “Che possiamo essere la testa e non la coda”. Queste parole esprimono il nostro desiderio di non rimanere ignari del sistema operativo e di esserne governati inconsciamente, ma di diventarne consapevoli e di poter orientare il nostro sviluppo in una direzione positiva.

Il sistema operativo conduce invariabilmente verso uno stato di armonia ed equilibrio tra tutti gli elementi della realtà. Mira a portare l’intera umanità in uno stato di unità e vicinanza, come se fossimo tutti un’unica famiglia calorosa e amorevole. Il sistema non mira all’uniformità, a renderci tutti uguali, ma alla complementarità, a renderci complementari gli uni agli altri, in modo che ognuno di noi contribuisca con le proprie capacità e i propri talenti al bene comune e goda dei contributi di tutti gli altri, proprio come in una famiglia affettuosa in cui ognuno aiuta gli altri perché tiene a loro.

Studiando il sistema, ci rendiamo gradualmente conto di quanto siamo opposti allo stato di vicinanza e cura. Queste prese di coscienza precedono Rosh Hashanah e si chiamano selichot (chiedere perdono). Le selichot sono preghiere che pronunciamo quando sentiamo quanto siamo all’opposto dello stato di equilibrio e di cura reciproca.

Il termine ebraico per “preghiera”, tra l’altro, è tefilla, che deriva dalla parola haflala, cioè criminalizzazione. Durante la preghiera ci “criminalizziamo”, cioè scopriamo di essere dei criminali e quindi chiediamo perdono. Il crimine che ci rendiamo conto di aver commesso riguarda il sistema operativo, cioè il fatto che siamo stati egoisti, pensando a noi stessi e amando solo noi stessi invece di abbracciare tutta la creazione e lavorare a suo favore. Nella spiritualità, l’egoismo è sempre l’unico peccato, poiché ogni errore che commettiamo deriva dal pensare solo a noi stessi.

Tuttavia, il processo di riflessione, pentimento, richiesta di perdono e preghiera per diventare più amorevoli non è limitato da nulla. Può e deve essere un ciclo costante che compiamo interiormente. Ogni volta che completiamo un ciclo di richieste di perdono, raggiungiamo un altro Rosh Hashanah, fino a quando la successiva consapevolezza di egoismo emerge in noi attraverso i nostri sforzi per correggere il nostro egocentrismo e diventare più premurosi.

Quando il ciclo di Selichot è finito e raggiungiamo Rosh Hashanah, non solo desideriamo essere la testa e non la coda, ma anche festeggiare la correzione delle nostre qualità corrotte. Questo viene simboleggiato immergendo una mela nel miele. La mela rappresenta il cuore e il miele simboleggia l’addolcimento (la correzione) che trasforma l’egoismo in premura per gli altri.

Un’altra usanza è quella di mangiare un rimon (melograno). Il melograno contiene molti semi. Ognuno di essi rappresenta un desiderio egoistico. Mangiarli significa correggerli dall’egoismo alla donazione, il che ci dà una sensazione di romemut (euforia, si noti la somiglianza con la parola rimon).

Infine, a Rosh Hashanah, suoniamo lo Shofar, un corno festoso. Il suono del corno sta a significare il nostro desiderio di correzione dalla indifferenza e dall’odio verso gli altri per essere amorevoli, connessi e uniti come un tutt’uno con tutte le persone del mondo. Il termine shofar deriva dall’aramaico shufra (il meglio del meglio). Questo è lo stato che raggiungiamo quando tutti i nostri desideri sono stati corretti e diventiamo uniti come un’unica famiglia globale e amorevole.

La Guerra. La Guerra Spirituale

Per il filosofo greco Eraclito, le guerre “ sono il terreno necessario per tutto quello che deve accadere”, scrive Abraham Schoener dell’università di Toronto. “ La Guerra non è solo un principio nel mondo degli eventi mortali; essa governa tutte le cose, sia ogni essere nel cosmo che il cosmo stesso nel suo insieme”, aggiunge Schoener a proposito del punto di vista del filosofo. In effetti, tutta la natura è composta da elementi contraddittori che si uniscono. A livello subatomico, tra luce e buio, freddo e caldo, attrazione e rifiuto, tutto nasce da positivi e negativi che si uniscono per creare equilibrio. 

A livello umano, i due opposti si esprimono come egoismo, con tutte le sue espressioni negative, e altruismo, con le sue espressioni positive. Il problema è che di quest’ultimo c’è molto poco, quasi niente. Ad ogni livello della natura, le forze negative e positive sono in equilibrio, mantenendo l’armonia e l’omeostasi. È solo a livello umano che la forza negativa supera di gran lunga quella positiva e sconvolge il mondo intero.

La guerra che attualmente infuria in Ucraina non è quindi una disputa locale, ma uno scontro di significato spirituale; per questo il mondo intero ne è coinvolto almeno emotivamente, spero che non diventi un coinvolgimento militare. Se vogliamo eliminare la guerra, dobbiamo trasformare il nostro spirito da prevalentemente negativo e lesivo degli altri in un’armonia equilibrata tra il negativo e il positivo, in accordo con il resto della natura.

C’è un vecchio racconto Cherokee su un anziano guerriero che parlò a suo nipote della nostra lotta interiore. Disse che in ognuno di noi c’è una lotta tra due lupi: uno è cattivo, avido e violento, l’altro è gentile, generoso e compassionevole. Il nipote ci pensò per un po’ e alla fine chiese: “Quale dei due vince?” e il nonno rispose: “Quello a cui dai da mangiare”.

Gli esseri umani sono esseri sociali. Pensiamo che i nostri pensieri siano indipendenti, ma in realtà siamo un prodotto della nostra società. Il lupo cattivo sta vincendo perché tutta la nostra società tende verso la meschinità, la violenza e lo sfruttamento. Nutrire il lupo gentile significa elevare il valore della pace e della premura.

La natura umana non ci permetterà di nutrire solo il lupo gentile; è intrinsecamente malvagia, come sta scritto: “L’inclinazione del cuore dell’uomo è malvagia fin dalla sua giovinezza” (Gen. 8:21). Tuttavia, se noi, come società, poniamo il valore della pace sopra ogni altra cosa nella vita, allora noi stessi cambieremo.

Normalmente, pensiamo alla pace come all’assenza di lotta attiva. In realtà, la pace è molto più di questo. La parola ebraica per la pace è “shalom”, dalla parola “hashlama”, che significa “completamento”, e “shlemut”, che significa “completezza”. La pace, quindi, non significa assenza di egoismo, ma piuttosto integrarlo con l’altruismo e creare un tutto completo.

Non dobbiamo negare o sopprimere la nostra natura di base. Se ci proviamo, siamo certi di fallire. Invece, dobbiamo completarla con il suo opposto. Se bilanciamo l’egoismo con una quantità uguale di altruismo, avanzeremo in armonia e pace, proprio come tutta la natura.

Poiché il nostro egoismo cresce continuamente, non dobbiamo mai smettere di aumentare l’importanza della pace. In questo modo, creeremo un equilibrio dinamico, proprio come il nostro corpo lo mantiene attraverso l’omeostasi.

La guerra attuale, come tutte le guerre, è una chiamata per l’umanità a compensare la nostra cattiveria con la gentilezza. Non possiamo evitare di fare ciò che dobbiamo fare sul campo di battaglia, ma se pensiamo che vincere una battaglia ci dia pace, ci troveremo presto coinvolti in altre guerre, probabilmente più devastanti di quella attuale.