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Un Kli per la ricezione della Luce

Dr. Michael LaitmanDomanda: Scrive Rabash: Questo è come la Luce e il Kli – la sofferenza che viene sopportata per qualcosa è il Kli che può ricevere la Luce se esso si libera dalla sofferenza. (Dall’articolo, “Che cosa è una benedizione,” … chi ha fatto i miracoli per me in questo posto nel lavoro? Come posso liberare me stesso dalla sofferenza anche prima di ricevere la Luce? Pensavo che la Luce è specificamente quella che ci libera dalla sofferenza.

Risposta: Il Kli per la ricezione della Luce non è il desiderio di essere riempito con piacere ma il desiderio di sentire come gli altri hanno piacere da me. Il mio piacere è in questo. Però non lavoro per il suo bene. Piacere per me è solo un indicatore, un mezzo per misurare quello che ho veramente raggiunto la dazione per gli altri.

Si chiama “liberando me stesso dalla sofferenza,” perché non ho nessun altro pensiero o intenzione per quanto riguarda me stesso. Sono interessato solo a quello che è fuori di me; pertanto merito là di scoprire il Creatore.

Queste sofferenze di amore ci sono quando non mi trovo nel desiderio di dare. Soffro per questo, e non per il mio bene. Se soffri per te stesso, ti trovi in questo mondo materiale e non sei per nulla diretto verso il Creatore. Essere diretto verso il Creatore significa voler essere come Lui, identificare te stesso con Lui, e prendere esempio da Lui. Ed essere come il Creatore significa pensare a ciò che è fuori di te.

La mia sofferenza diventa completamente diversa perché diventa sofferenza d’amore dalla mia mancanza d’abilità di donare agli altri e dalla preoccupazione che dando agli altri, sto facendo questo per il mio bene e non per il Suo bene, significa non per il bene della dazione, e senza l’intenzione di ricevere una ricompensa. Domando il potere al Creatore che mi aiuti a diventare come Lui.

Domanda: E, in un caso come questo, aiuta sempre il Creatore?

Risposta: Se stai veramente chiedendo per questo, Lui ti deve aiutare. Semplicemente non hai mai chiesto. Soltanto hai bisogno di voler essere come Lui, almeno un po’.
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(Dalla quarta parte della Lezione quotidiana di Kabbalah del 02.04.2014, Scritti del Rabash)

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Dr. Michael LaitmanDomanda: Qual’è il significato del vaso che abbiamo preso dagli Egizi?

Risposta: Senza di loro siamo incapaci di rivelare la Luce (il Creatore) perché tutto quello che siamo capaci di fare è di modificare l’intenzione. L’Egitto è l’intenzione per il proprio benessere.

La terra di Israele (Eretz Isarael) è un desirerio (ratzon) direttamente verso il Creatore (Yashar-El). Lo stesso desiderio che esiste in Egitto si trasforma in Israele dopo aver cambiato la propria intenzione.

Abbiamo solo un desiderio. Quando lo riveliamo all’inizio sembra come l’antica Babilonia perché tutto ci pare così confuso. E’ un egoismo enorme che mischia tutti gli stati assieme. La prima volta siamo usciti dal nostro ego grazie al metodo di Abramo, secondo il quale ci sforziamo di innalzarci al di sopra della nostra volontà di ricevere e di staccarci dai nostri stati precedenti più che possiamo.

Questo fenomeno è chiamato “Abramo”. Abramo ci guida fuori da Babilonia e ci separa dal nostro consueto egoismo corporale.

All’inizio, quando uno viene ad un gruppo, gli viene insegnato come lavorare oltre il prorio egoismo ed a connettersi con gli amici. Mentre si compie questo tentativo di raggiungere l’unità, improvvisamente uno prova una caduta terribile.

Questo è l’ingresso in Egitto: una intenzione ancora più egoista e dura. Si desidera ricevere tutti i mondi. E’ un’intenzione maggiormente egoistica e concentrata. Si desidera persino usare la saggezza della Kabbalah allo scopo di accrescere il proprio benessere personale. Questo è detto il potere del Faraone.

Se continuiamo a lavorare, il gruppo e la Luce Circostante ci influenza. Noi non percepiamo la Luce, ma notiamo le conseguenze del suo impatto su di noi. Sentiamo di essere obbligati ad uscire dal nostro egoismo, di liberarcene. Pratichiamo gli sforzi e abbiamo l’esperienza dei guai e di molti problemi che ci aiutano a staccarci dal nostro ego.

A volte cadiamo a fondo nel nostro egoismo. A volte ci stacchiamo dall’ego e ci innalziamo al di sopra di esso. Andiamo attraverso molti su e giù. Il nostro egoismo (il faraone) continua a ricevere coltpi sino a che non ci liberiamo da esso.

Il primo scollegamento dall’intenzione egoistica è chiamato l’esodo dall’Egitto. Questo è quanto speriamo di attraversare tutti assieme quando ci uniamo. Vi posso anticipare che questa Pesach che sta arrivando non sarà solo una festa comandata per noi e che noi sperimenteremo un balzo spirituale.

Cosa cambierà dentro di noi se succede questo balzo? Prima di tutto la Babilonia si tramuterà nella sensazione che siamo in Egitto, nella schiavitù, sempre all’interno del desiderio di ricevere. Tutto dipende dalla nostra percezione. In Babilonia tutti agivano entro il loro egoismo e questo era considerato normale visto che questa è la natura umana.

Ma noi non siamo più in accordo con questo stato e vogliamo innalzarci al di sopra dell’ego. Quando abbiamo provato ad innalzarci siamo passati da Babilonia alla terra di Canaan, la futura terra di Israele. Là abbiamo improvvisamente sentito che non potevamo farcela con il metodo che stavamo adottando, e che dobbiamo stare all’interno del desiderio di ricevere, altrimenti non potremo avanzare per nulla. Ovvero questo significa che siamo entrati in Egitto.

Quando comprendiamo la necessità di cambiare le intenzioni da egoistiche a tese alla dazione, iniziamo a lavorare sull’uscita dall’Egitto e continuiamo il nostro lavoro siano a che non riusciremo a disconnetterci dalle nostre intenzioni egoistiche. Lo scollegamento da queste ultime è l’uscita dall’Egitto.

Allora non siamo più sicuri di quanto dovrebbe essere fatto di seguito: ci siamo scollegati dall’egoismo, ed adesso? A questo punto iniziamo ad acquisire l’intenzione di dare che aggiungiamo al di sopra dello stesso desiderio che avevamo quando eravamo in Egitto. Ecco perché ogni comandamento che osserviamo, ogni azione di dazione, è solo un ricordo del nostro esodo dall’Egitto.

Uso il desiderio che prima era detto Babilonia, e poi Egitto, e poi si è trasformato nel Deserto del Sinai e poi finalmente è diventato la terra di Israele. Il desiderio rimane lo stesso, ma l’intenzione migliora ad ogni passo.
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(Dalla seconda parte della Lezione quotidiana di Kabbalah 3.04.2014, Domande e Risposte con Rav Laitman)

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Conoscere è assaggiare

Baal HaSulam, “Introduzione al Libro dello Zohar”, Punto 48: Si è visto che i suoi 613 organi sono i 613 Partzufim (plurale di Partzuf), unici nella loro Luce, ognuno a proprio modo.

Domanda: Come possono le parti di un insieme essere diverse in radiosità? Cosa vuol dire “ognuno a suo modo”?

Risposta: Ogni cellula, molecola, atomo e le loro parti hanno uno proprio scopo ed un proprio lavoro. Noi dovremmo rivelare la natura e lo scopo di ogni minimo dettaglio della creazione proprio fino all’ultimissima “banalità”. Infine, dobbiamo arrivare al punto originale di “qualcosa dal niente”, all’origine del desiderio, e poi correggerlo nel punto della sua origine. Così facendo, revochiamo “qualcosa dal niente”.

Tutti i desideri sono unici ed interconnessi. Tuttavia, dobbiamo arrivare a conoscere la loro struttura non entrando a fondo nei particolari come siamo abituati a fare nella nostra società deterministica, che è frammentata in pezzi singoli. No, nella spiritualità, comprendiamo le cose attraverso l’integrazione dinamica di tutte le loro parti. I desideri non sono estranei tra di loro. Ognuno di essi è sempre intrecciato con il resto dell’insieme (613 meno uno).

Domanda: Secondo la tua descrizione, ognuno dovrebbe essere un genio in…

Risposta: E’ detto: “Non è il saggio che impara.” Arriviamo a conoscere il mondo attraverso “assaggi, sapori” (Ta’amim). Una formula chimica che descrive precisamente le qualità della sostanza non ci dice nulla delle sue qualità; mentre, se percepiamo la sostanza, ne capiamo tutto immediatamente.

Ecco perché la conoscenza nella spiritualità sta nell’assaggiare. Si può scrivere una lunga storia su alcuni sapori, e comunque non immaginarli. Tuttavia, se io ne assaggio, risolverò immediatamente il problema e saprò esattamente di cosa si tratta. Conoscere solamente il gusto è sufficiente perché il sapore comprende e rivela l’origine della sostanza, le sue qualità e sfumature. Poi, quando leggo il nome appropriato di una cosa che ho già provato, saprò già di cosa si tratta.

Il conseguimento spirituale non ha bisogno di nulla se non dell’annullamento davanti al gruppo, dell’umiliazione del desiderio di ricevere rispetto al desiderio di donare.

Domanda: Allora, chi sono quelli che raccolgono le informazioni e come lo fanno?

Risposta: Una forma completamente nuova dello HaVaYaH si manifesta in un desiderio, nei quattro discernimenti della Luce diretta. Non c’è altro che questo. Ed è questo che effettivamente conseguiamo. Tutti i mondi, le azioni, le divisioni, e le correzioni, tutto è costruito sulla struttura originale e invariabile dello HaVaYaH.

La chiave per arrivare è l’unione degli amici rafforzata dalla Luce. Solamente l’unione totale ci fa avere la conoscenza e la saggezza. Dopo lasciamo lo stato del distacco e rimettiamo insieme le parti rotte, penetriamo nella loro natura, ed in questo modo arriviamo alla realizzazione.

Questa è la sola ragione per cui è avvenuta la frantumazione: i frammenti staccati hanno formato un quadro frantumato che è totalmente opposto alla loro natura. Rimettendo insieme queste parti, arriviamo a conoscere la forma contraria dell’unione, ed in questo modo “ri-mettiamo insieme” il Creatore. Tuttavia, noi non Lo ri-mettiamo insieme nel senso di appagamento interiore del vaso; invece, lo faccia esteriormente. Ad ogni modo, grazie a questo processo arriviamo a Lui.

Domanda: Conseguentemente, significa che l’unione influenza tutto a livello atomico del mondo materiale. Può essere veramente così?

Risposta: Il mondo che vediamo ogni giorno è il quadro dei nostri stessi difetti, è come se venissimo radiografati e vedessimo il risultato su uno schermo. Vediamo la nostra stessa corruzione, la pancia dell’egoismo che cerca sempre di più l’auto-appagamento.
Ecco perché quando cambiamo, anche il mondo intero cambia con noi. E’ detto: “Ed io vidi un mondo sotto sopra”.
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(Dalla 4.a parte della Lezione quotidiana di Kabbalah del 14.02.2014, Gli Scritti di Baal HaSulam)

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La forza trainante e la forza ritardante devono operare insieme sull’embrione spirituale. Riguardo alla forza trainante deve controllare in che misura io posso tenermi in contatto con tutti e in che modo. Devo aggiungere la forza ritardante a qualsiasi forma che è contro il mio ego, contro la mia volontà, in modo da non lasciarsi cadere, ed essere arrestato o consentire di essere interrotto da incidenti di nascita. Sfortunatamente, questo succede spesso a tutti e ciò lascia poca speranza alla nostra crescita.

Dobbiamo supportarci l’un l’altro con la forza trainante e sopratutto con la forza ritardante; come è detto “Ogni uomo deve aiutare il suo amico” per mantenere gli amici focalizzati sull’immensità dell’obiettivo, l’immensità dell’attributo di dazione che raggiungiamo sopra la ragione. Anche se questa forma è sgradevole per la nostra natura egoistica, se valorizzo la grandezza della meta, la grandezza del Creatore, e soffro nel mio desiderio di ricevere, trovo più piacevole la vicinanza del Creatore. Se vedo la grandezza del Creatore, posso valutare il suo beneficio sopra il mio. Così, gradualmente mi attribuisco a Lui, alla forza superiore, fino a quando comincio a identificare i movimenti e le azioni che faccio con Lui, in base a Lui, e comincio a sentire di più il superiore durante questo mese di gravidanza in modo da svilupparmi come un embrione.

Durante i primi quaranta giorni della creazione dell’embrione fino al livello di Bina, in realtà non lo sentiamo. Comunque, dopo, quando il livello di Bina comincia a operare, l’embrione assume già una forma umana e studia la forma superiore dei suoi vasi e dei suoi sentimenti.

La connessione più forte e più vicina fra il superiore e l’inferiore è in realtà durante il concepimento. Quindi, una persona che si trova all’interno del Creatore dopo è come se si sentisse più lontano. Anche se esternamente sembra sia così, infatti, è una penetrazione più profonda nel superiore, finché si raggiunge l’adesione completa.

Dobbiamo capire che possiamo essere un embrione soltanto se siamo all’interno del superiore. Immaginate cosa significa quando tutti i nostri sensi, tutti i nostri desideri, tutti i nostri pensieri, tutto, si dissolve in Lui. Dobbiamo esaminare la forza ritardante e la forza di trainante riguardo a questa sensazione di sciogliersi totalmente nel Creatore e aderire a Lui con tutti i propri sensi.

Anche se queste sensazioni sono sgradevoli, poiché devo aderire alla dazione, che significa qualcosa che è esterno agli interessi del mio ego, la forza ritardante mi custodisce. Tutto il tempo dovrei essere all’interno in questa preghiera, in una richiesta per la correzione, per la Luce che Riforma.
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(Dalla preparazione per la Lezione quotidiana di Kabbalah del 14.02.2014)

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I crescenti livelli di correzione

Domanda: Come si collegano le due espressioni: “comandamenti che non hanno bisogno d’intenzione” e un “comandamento senza un’ intenzione” è come un corpo senza anima?

Risposta: “L’attuazione dei comandamenti non richiede un’intenzione” ciò si riferisce al fatto che quando ancora non abbiamo l’intenzione al fine di dare, dobbiamo provare a connetterci con gli amici e questo ci porta all’intenzione giusta di amore e dazione.

Un’intenzione allo scopo di dare significa che mi concentro su di voi e voglio riempirvi. Una persona in questo mondo non ha tale intenzione. Siamo nati senza di essa, viviamo le nostre vite, e poi raggiungiamo il gruppo. Ciò significa che il comandamento non ha bisogno di una intenzione così da iniziare come siamo.

Anche se hai un’intenzione, è soltanto per te stesso e non per qualsiasi altra cosa (questo è il modo in cui si viene portati alla saggezza della Kabbalah). Allora, se studiate avrete successo.

Supponiamo di avere due livelli di energia. Il livello inferiore è l’intenzione allo scopo di ricevere che manca dell’intenzione di dare. C’è una fase di preparazione (Achan) per l’intenzione allo scopo di dare fra questo livello e il prossimo, e poi c’è il Machsom (la barriera che ci separa dal mondo superiore).

Oltre il Machsom, scopriremo l’intenzione che è esterna a me, o dazione, l’attributo di Bina, la Luce di Hassadim (carità). Poi, c’è l’intenzione di ricevere allo scopo di dare, o la Luce di Hochma, e c’è la fine della correzione (Gmar Tikkun).

Prima, siamo sul livello più basso sul quale abbiamo un desiderio sano e normale di ricevere allo scopo di avere piacere. Gradualmente, arriviamo al riconoscimento che non abbiamo nessuna intenzione di dare.

Una persona decide, “Devo cominciare a cambiare me stesso” e così arriva alla fase della preparazione molto seria per l’intenzione allo scopo di dare chiamata il tempo di preparazione (Zman Achan).

Questo lavoro molto difficile può durare mesi e anche anni. Gradualmente, sotto l’influenza della Luce Superiore, una persona raggiunge l’intenzione di dare fuori da se stesso.

Nello stesso momento, lui non dà nulla ma esiste semplicemente come un embrione (Ubar). Lui aderisce al superiore e si annulla come un embrione, o come un bambino piccolo nei confronti di un adulto senza interferire con la sua crescita, mentre consente al superiore di fare con lui qualsiasi cosa necessaria: “Fai qualsiasi cosa con me; sono d’accordo con tutto,” e questo è rivolto contro il suo crescente ego.

Quando ha completato la correzione di tutti i suoi desideri, lui sale all’ultimo livello dove può ricevere piacere allo scopo di dare per il bene del Creatore.

Questo livello è molto alto, e vogliamo raggiungerlo mentre stiamo eseguendo e completando tutte le correzioni.
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Il veleno che guarisce

Non c’è altro tranne la Torà e la preghiera, cioè, la scoperta delle mancanze che devo chiarificare, riordinare tramite esse. Devo connettermi con gli amici in modo da creare la mancanza giusta che è imperativa per la connessione che avverrà tramite la nostra vicinanza, la nostra integrazione l’uno con l’altro, la connessione e adesione di tutte le parti frantumate.

Il risultato, aggiungiamo, le abilita a connettersi, e chiariamo che esiste qualche tipo d’ostacolo fra noi che ci disturba. Può essere che il Creatore che non ci permette di fare questo o è la nostra natura egoistica stessa, che è stata creata dal Creatore.

In altre parole, scopriamo i disturbi sul camino verso la connessione, la correzione, e il ristoro dell’intero vaso, l’unica anima collettiva in cui scopriamo il Creatore come un potere unico, e in questa maniera ci rendiamo conto dello scopo della creazione, essendo anche il nostro obiettivo personale.

Se lavoriamo su tutto questo, poi aggiungiamo le nostre vere mancanze: la nostra incapacità di ottenere la connessione. E di questo è detto: “L’Uno che fa pace in alto farà pace fra noi”, completerà la nostra unificazione, e ci connetterà. Una preghiera come questa sarà accettata immediatamente e noi meriteremo una risposta alla nostra preghiera.

La risposta alla preghiera arriva nella forma della Luce che Riforma che ci connette. Questa Luce si chiama la Torà. Pertanto è detto, “Creo l’inclinazione al male”, il desiderio che ci separa e non ci permette di connetterci. Nel momento in cui vogliamo connetterci, siamo inclusi l’uno con l’altro, per fondersi l’uno nell’altro, scopriamo che l’inclinazione al male si è svegliata in noi. E prima di ciò non mostra se stessa.

E’ nascosta in noi come un serpente e non la sentiamo. Però nel momento in cui cominciamo ad avvicinare l’una all’altra con l’intenzione di connessione, allora il serpente fa vedere la sua testa e non ce lo permette. Egli secerne il suo veleno, e poi capiamo, sentiamo, e scopriamo che cos’è “l’inclinazione al male”.

Però contro quest’inclinazione al male, la Luce che Riforma viene e la trasforma in inclinazione al bene. Cioè, senza questo ego non poteva succedere di raggiungere la connessione; è specificamente l’inclinazione maligna che diventa l’inclinazione buona. E come veleno di serpente, che da un lato è velenoso ma dall’altro viene usato come rimedio. Ogni rimedio è un veleno, ma un veleno preso in una dose molto piccola che può essere usato per trattare il malessere.

Il veleno è la base di ogni rimedio, ma ogni veleno non è un rimedio. Se abbiniamo il veleno del serpente al veleno dentro di noi, poi, la Luce di correzione, si rivela all’interno. Cioè come raggiungiamo la Torà; ovvero, abbiamo già la Torà (La Luce che Riforma) e la preghiera.
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(Dalla quarta parte della Lezione quotidiana di Kabbalah del  21.01.2014, Scritti di Baal HaSulam)

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Uno strumento per la rilevazione del Creatore

Domanda: Come possiamo stabilire lo stesso atteggiamento verso Il Libro dello Zohar come l’atteggiamento che stiamo provando a stabilire nei nostri workshops? Il punto è che nell’educazione integrale all’improvviso sentiamo che ci manca una fonte e se aggiungiamo Il Libro dello Zohar al workshop questo può elevarci ad un nuovo livello…

Risposta: Accadrà. Dobbiamo vedere Il Libro dello Zohar come l’adattatore fra il Creatore e noi. Il Creatore inserisce questo libro in noi, il libro si apre e ci costruisce, e con il suo aiuto si rivela.

Il Libro dello Zohar è un mezzo. Non è un libro nel senso ordinario, ma un insieme di mezzi per scoprire il Creatore nell’ essere creato.

Però il libro può essere rivelato soltanto in un gruppo pronto. Lo Zohar ci costruisce. Però la preparazione deve essere giusta per cominciare ad operare.

Domanda: Quando ti siedi di fronte al libro e non in un cerchio di amici, c’è una qualche illusione che lo studio dello Zohar sia uno studio individuale. Come possiamo superare questo allo scopo di sentire che siamo in un cerchio attorno al Libro dello Zohar con l’intero vaso globale?

Risposta: Dovreste parlarne prima della lezione. Questa si chiama l’intenzione prima dello studio ed anche durante lo studio. Essa deve venire dall’interno. Entrambi, Luci e vasi vengono chiariti dall’interno. Nessuna consulenza esterna aiuterà qui. Questo è chiaro.
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(Dalla seconda parte della Lezione quotidiana di Kabbalah del 06.01.2014, Il Libro dello Zohar – Estratti Selezionati, Parshat, “VaYikahel)

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Lavorando con il mondo come una garanzia dell’Avanzamento Spirituale

Domanda: Come il mio lavoro con il mondo può cambiarmi così che possa finalmente ottenere il Creatore?

Risposta: E’ molto semplice. L’ho già spiegato molte volte.

Diciamo che abbiamo l’aspirazione di innalzarci sino al Creatore, sino alla proprietà della dazione. Non possiamo rivolgerci al creatore solo per il nostro beneficio anche se chiediamo che ci venga conferita la proprietà della dazione. “Dammi la qualità della dazione! Correggimi!”, perché? Sembra che si stia incolpando il Creatore per averci creato “cattivi” e così adesso gli chiediamo. “Sistema quel che hai fatto!”

In questo passaggio ci sono delle sfumature molto sottili. Ricorda, non possiamo rivolgere al Creatore le nostre richieste personali. La nostra richiesta deve essere generale e deve provenire da tutti gli amici. Solo quando cerchiamo di unirci in un gruppo e creiamo delle proprietà comuni tra di noi possiamo rivolgerci al creatore chiedendogli di manifestarsi dentro di noi. Il nostro appello verso di Lui è chiamato MAN e la Sua risposta è chiamata MAD.

Ma anche se riceviamo qualcosa indietro, sarà solo una leggera sensazione di spiritualità chiamata Galgalta ve Eynaim o Hafetz Hesed (Colui che non desidera nulla per il proprio tornaconto), nulla di più!

Per poter veramente percepire la spiritualità e carpire la forza superiore non abbiamo bisogno di desideri che ci appartengano, piuttosto necessitiamo dei desideri dei nostri vicini. Altrimenti, la nostra richiesta per le proprietà altruistiche sarà solamente un atto egoistico.

“Perché hai bisogno di qualità altruistiche? Si felice del modo in cui ti ho creato!” Se uno desidera superare la propria natura, non dovrebbe richiedere di alterarla.

Prova a pensarci ed a “digerire” questi stati interiormente. Se giustifichiamo il re, allora validiamo tutto quello che Egli compie con noi, anche se Egli ci imprigiona. Se non approviamo il re, significa che il nostro egoismo urla dentro di noi e che stiamo giudicando ogni cosa attraverso i nostri propri stati.

Quindi noi dovremmo rivolgerci al Creatore tutti assieme per poter veramente rivelare il Creatore invece di pregare solo per noi stessi. Se facciamo così, acquisiremo una “piccola somma”, sette miliardi di persone, l’intera umanità.

Se ci occupiamo degli altri come se fossero i nostri propri bambini, allora inizieremo a sentirli. Non appena la nostra influenza inizierà a manifestarsi su di loro, la loro reazione ci sarà immediatamente chiara.

Inizieremo a occuparci di loro. Li capiremo e sentiremo cose se fossero i nostri bambini. Realizzeremo quel che è bene e quel che è male per loro visto che sentiremo il loro proprio dolore interiore.

Percepiremo la loro reazione, la loro richiesta, la loro MAN per la salvezza e per l’unità, che sarà diretta verso di noi.

Non abbiamo la capacità di farlo per conto nostro da soli. E poi ancora, possono davvero unirsi e diventare un solo insieme anche se non sono un gruppo Kabbalistico? Loro non sanno nulla e nemmeno desiderano studiarlo siccome non ne hanno alcuna predisposizione.

Per potersi collegare interiormente, Hanno bisogno della Luce superiore, il Creatore. MAD transiterà attraverso di noi a loro. Essi lo sentiranno perché mentre li stiamo educando, diventiamo una fonte di energia per loro. Noi siamo per loro come in collegamento per questa transizione.
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(Dal Congresso virtuale a Mosca del 15.12.2013, Lezione 5)

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Lo Lishma

Domanda: Com’è possibile controllare se una persona si trova in uno stato di Lo Lishma; cosa caratterizza il Lo Lishma dal quale raggiungiamo Lishma?

Risposta: Lo Lishma, significa che una persona è alla ricerca della verità. Egli ha sentito, e teoricamente ha un idea di cosa sia, ma allo stesso tempo, si trova nell’intenzione di ricevere per se stesso.

Se misuriamo Lo Lishma su una scala da 0% a 100% allora nel caso dove un amico prende in prestito $1000 da me, 0% di Lo Lishma è quando un amico deve restituirmi l’intero importo di $1000.

1% di Lo Lishma è quando lui restituisce $999, e io lo accetto come se mi avesse restituito $1000.

E 100% di Lo Lishma e quando mi restituisce $0, una busta vuota. E io lo controllo con i miei sensi, vedo che non c’è niente e lo accetto come se mi avesse restituito l’intero debito. Questo vale a dire che mi dimostra quanto posso andare oltre i desideri di ricevere.

Ma certamente tutto questo avanzamento è possibile solo grazie all’influenza della Luce Circostante (Ohr Makif). Ma quando passiamo da Lo Lishma a Lishma, allora iniziamo ad operare la Luce Diretta (Ohr Yashar)

Baal HaSulam fornisce una definizione di Lo Lishma nell’ Introduzione allo Studio delle Dieci Sefirot” “Infatti praticando la Torà e Mitzvot in Lo Lishma significa che uno crede nel Creatore, nella Torà e nella ricompensa e nella punizione. Ed egli si occupa della Torà perché il Creatore ha ordinato questa occupazione, ma associa il suo piacere a portare piacere al suo Creatore”.”
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(Dalla 1a parte della Lezione quotidiana di Kabbalah del 15.11.2013 da Shamati #64 “Da Lo Lishma a Lishma)

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Il vagito di un bambino che scuote il mondo

Noi crediamo di non ricevere una risposta immediata alle nostre richieste e alle nostre preghiere, ma non è vero, otteniamo subito una risposta. Ci troviamo in un sistema integrale che è connesso internamente da miliardi di legami. Quindi non c’è modo di compiere una certa azione, sia con i pensieri, con le parole, e con i comportamenti che non influenzi il sistema. Ogni minuscolo cambiamento che affrontiamo internamente scuote il sistema intero. Risponde ad ogni dettaglio.

E’ come un corpo unico che risponde ad ognuna delle sue cellule, ad ogni suo desiderio. Voi siete connessi a tutti e non potete compiere una singola azione senza scuotere il sistema. Ognuno inizia a muoversi grazie a voi e voi cambiate continuamente il sistema. Le azioni meccaniche hanno una minima influenza sul sistema e anche le parole hanno un effetto molto piccolo. Ma la vostra intenzione provoca degli enormi cambiamenti nell’intero sistema, anche adesso quando la vostra intenzione non è esattamente quella giusta, ma voi state comunque tentando di arrivarci. Siete come un bambino che tenta di muoversi in avanti.

Noi non vediamo un simile effetto nel mondo fisico, ma nel mondo spirituale le persone che stanno già iniziando il loro lavoro spirituale mettono insieme una vera e potente risposta dell’intero sistema attraverso le loro azioni. In base al vostro avanzamento, piano piano crescete da persona che compie delle azioni a persona che serve coloro che compiono delle azioni, quando vi elevate al livello di Binà, Hafetz Hesed, o anche più in alto di così. Servite solamente coloro che sono inferiori aiutandoli, ma sono effettivamente loro che realizzano i cambiamenti più grandi nel sistema ed è certamente grazie a voi.

Lo stato di colui che è superiore, che sia piccolezza o grandezza, dipende da colui che è inferiore, da MAN, dalla preghiera, che viene elevata. Ma sono loro, quelli piccoli, che elevano MAN (una preghiera), e in risposta a questo, l’intero sistema viene scosso rispondendo ai loro sforzi di essere incorporati nel sistema nella capacità di capire e di sentire.
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(Dalla Preparazione alla lezione quotidiana di Kabbalah del 07.11.2013)

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