Perché la natura è così bella e le persone sono all’opposto?

Uno studio recente pubblicato sulla rivista Science Advances ha riportato una ricerca su come il fatto di vivere vicino alle piante per lungo tempo allunghi la vita di 2 anni e mezzo. 

In realtà noi siamo parte della natura che contiene l’inanimato, il vegetativo, l’animato e il livello umano, e questa interconnessione ci porta a testimoniare tale fenomeno.

La domanda è: anche le persone sono in grado di alleviare e calmare le vite di altre persone in maniera simile alle piante? 

Noi possiamo, e ancora di più. Come percepiamo le persone intorno a noi, se irritanti o calmanti, dipende dal fatto di come le vediamo importanti e vicine. Per questo dobbiamo spingerci a cambiare in modo che gli altri si sentano sempre più vicini a noi. 

A questo punto sorge un’altra domanda: Perché la natura sembra così bella e le persone sembrano l’opposto? È a causa del nostro ego, il desiderio di ricevere a spese altrui, che rifiuta la natura egoistica degli altri. A noi piacciono le piante, per esempio, perché non ci recano alcun danno. D’altra parte, le persone che ci circondano possono farci impazzire. 

Dovremmo quindi cambiare la nostra attitudine verso gli altri e poter verificare noi stessi in relazione agli altri in questo modo: “Come appaio ai loro occhi?” Perché questo? È per diventare un esempio positivo per loro. Allora forse il risultato sarà che anche loro cambieranno grazie al mio esempio.

Se arriviamo a vedere la natura come una forza che guida tutto e tutti costantemente verso la bontà, l’armonia e la pace, allora potremo percepire la bellezza a tutti i livelli: inanimato, vegetativo, animato e specialmente al livello umano. Questo perché avvertiamo il bisogno di allinearci con la forza positiva della natura e di puntare in quella direzione, specialmente al livello della connessione umana che ci porterà a vedere la bellezza nelle persone come quella nella natura. 

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.  

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