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Esiste un sostituto all’abuso di sostanze?

Il 26 giugno, le Nazioni Unite hanno indetto la Giornata internazionale contro l’abuso e il traffico illecito di droga. Il messaggio del Segretario generale per quel giorno è stato: “Non possiamo permettere che il problema della droga nel mondo oscuri ulteriormente la vita di decine di milioni di persone che vivono in crisi umanitarie. In questo giorno importante”, ha suggerito, “impegniamoci a sollevare quest’ombra una volta per tutte e a dare a questo problema l’attenzione e l’azione che merita”.

A mio parere, finché le persone vorranno fuggire dalla vita e finché le droghe saranno così accessibili, l’abuso di sostanze e la tossicodipendenza continueranno ad affliggere l’umanità.

La vita è sempre stata dura. In questi tempi è ancora più difficile per molti, se non per tutti. Dato che le droghe sono così accessibili al giorno d’oggi, gli adolescenti e i giovani adulti che prima “si allontanavano da tutto” bevendo o fumando, ora lo fanno con le droghe, e anche con le droghe pesanti. Questo dà loro un buon sballo, disconnette i loro pensieri dalle insidie della vita e permette loro di sentirsi sollevati e felici, anche se si tratta di un momento transitorio che porta poi a un peggioramento della situazione.

Inoltre, la droga è un buon affare. Troppe persone in posizioni di vertice guadagnano troppi soldi perché la discussione sull’eliminazione dell’abuso di droga sia rilevante.

Con “posizioni di vertice” non mi riferisco ai tossicodipendenti o agli spacciatori. Mi riferisco ai politici che occupano cariche molto remunerative, il cui compito è quello di denunciare la piaga dell’abuso di droghe e sostanze e non fare altro che mantenere la propria posizione.

Come molti altri alti funzionari, essi considerano la definizione del loro lavoro non come una missione per aiutare l’umanità, ma come un nutrimento per la mucca da mungere ricavando il massimo possibile. Nel caso delle droghe, la mucca si nutre di altri tossicodipendenti e il latte è costituito dai budget gonfiati che le organizzazioni per la “prevenzione dell’abuso di droga” ricevono per perpetuare il problema fingendo di combatterlo.

E’ per questo che secondo le statistiche dell’ONU, la vendita di stupefacenti sul dark web  è quasi quadruplicata tra il 2011 e il 2020. Se ci fosse l’intenzione di eliminare l’abuso di droga, coloro che sono ai vertici del sistema sarebbero già stati licenziati da tempo. Ma poiché non c’è questo obiettivo, queste persone vengono acclamate come eroi e i loro bilanci vengono gonfiati ancora di più, per far fronte alla crisi “crescente”.

Se vogliamo veramente affrontare la questione dell’abuso di sostanze, dobbiamo prima decidere cosa vogliamo fare con i tossicodipendenti. Vogliamo che vivano o che scompaiano? Se è la seconda opzione, le autorità devono fornire le condizioni adatte per permettere loro di vivere per vivere la loro vita fino a quando non saranno scomparsi. Se non riusciamo a convincere le persone che c’è di più nella vita che non fuggire, dovremmo almeno permettere loro di scappare con dignità fino a quando non se ne andranno.

Allo stesso tempo, dovremmo rendere le droghe inaccessibili, in modo molto semplice. Questo se siamo disposti a eliminare i posti di lavoro ben retribuiti di coloro che si occupano di “combattere” l’abuso di droga. Se decidiamo davvero di eliminare le droghe, dovremmo eliminarne l’accesso. Questo è il primo passo.

Poi, dovremmo offrire un sostituto. Non tutti lo vorranno, ma dovremmo comunque offrire un sostituto che possa soddisfare il bisogno che spinge almeno una parte delle persone all’abuso di droghe e ad altre forme di evasione.

Il sostituto che dovremmo offrire ai tossicodipendenti sono le connessioni umane di supporto. Proprio come i veterani del Vietnam, molti dei quali erano forti consumatori di droga durante il servizio, hanno smesso una volta tornati alle loro famiglie, dovremmo offrire lo stesso stato d’animo agli attuali tossicodipendenti.

Questo sentimento di calore familiare, di accettazione e di consapevolezza che le persone si preoccupano per te, è l’ingrediente che si sta esaurendo più rapidamente nella società. Senza fiducia e senso di sicurezza, le persone avranno paura di affrontare la vita e opteranno per l’evasione. La connessione umana è l’unico antidoto all’abuso di droga. Non costa nulla, non rende molto, ha una pessima reputazione, ma funziona a meraviglia. Far sentire le persone benvenute e sicure le renderà affezionate alla vita.

 

Didascalia della foto:
Travis Hayes, 65 anni, si inietta quella che dice essere la droga sintetica fentanil, di fronte al luogo in cui il sindaco di San Francisco, London Breed, ha appena tenuto una conferenza stampa per introdurre la normativa volta a contenere l’aumento delle overdose mortali in città, nel quartiere Tenderloin di San Francisco, California, Stati Uniti, 27 febbraio 2020. REUTERS/Shannon Stapleton

 

 

La fiducia nelle istituzioni statunitensi è in calo, ma gli Stati Uniti no

Un recente sondaggio pubblicato dalla società di analisi Gallup ha rilevato che il livello medio di fiducia degli Americani nelle istituzioni statunitensi è “a un nuovo minimo” e sta diventando ancora più basso. I risultati allarmanti mostrano che il 62% ha poca o nessuna fiducia nel sistema medico, il 69% ha poca o nessuna fiducia nella Chiesa, più del 70% ha poca o nessuna fiducia nelle scuole pubbliche, il 75% ha sfiducia nella Corte Suprema degli Stati Uniti, ancora di più nella presidenza, quasi il 90% ha sfiducia nei media e, in fondo, nel Congresso, che raccoglie la sfiducia di ben il 93% degli americani. Un sondaggio simile, tra l’altro, condotto dal prestigioso Pew Research Center, ha rilevato risultati analoghi, oltre a sottolineare il basso e calante tasso di approvazione del Presidente Biden.

Quando qualcuno si sente così nei confronti del proprio paese, c’è poco da dire a quella persona. Credo nell’accuratezza dei risultati e posso solo accettare che gli Americani la pensino davvero così.

Tuttavia, direi che dobbiamo guardare oltre l’America e vedere cosa succede altrove. Non nego i problemi che la società e le istituzioni americane devono affrontare, ma rispetto alla situazione di molti altri paesi, l’America si trova in una buona posizione.

Vedo altri paesi in caduta libera. In realtà, tutto il mondo è in declino, quindi gli Stati Uniti sono solo una parte del crollo globale. Tuttavia, rispetto al resto del mondo, stanno meglio di altri. Anche in presenza di un’inflazione elevata, non credo che l’America stia peggio, dal punto di vista economico, di altri paesi considerati più forti, come la Cina e altri paesi dell’Asia orientale.

La gente ama deridere l’America e puntare il dito contro di essa, ma dimentica che sono proprio la sua diversità e la sua tradizione democratica a tenerla fuori dai pericoli. A mio avviso, è troppo presto per augurare all’America di scomparire.

Un altro punto a favore dell’America è la sua flessibilità. Non è la Russia o la Cina, dove è difficile cambiare le cose. Il suo sistema giudiziario, con la relativa indipendenza data ai diversi stati, permette agli Stati Uniti di adattarsi e di adeguarsi alle circostanze che cambiano. Perciò, nonostante la confusione che attualmente attanaglia gran parte della società americana, ho fiducia che ne uscirà, e ne uscirà forte.

Dal mio punto di vista, il punto di forza dell’America è il suo vigore democratico. Sebbene la politica sia molto lontana da me, sono convinto che si possa osservare come l’America assorba e tolleri così tanto, e al contempo si costruisca e si modifichi in base al mutare degli eventi nel mondo. Può farlo proprio perché è una democrazia, perché percepisce la volontà del popolo e si costruisce di conseguenza.

In conclusione, nonostante l’attuale crisi, credo che la resilienza dell’America la aiuterà a superare il declino. Chi grida: “Al lupo!” grida perché sa che il lupo non c’è e quando la polvere si poserà sugli sconvolgimenti e sui falsi allarmi, l’America sarà ancora forte.

Riapertura delle centrali a carbone. Quando l’odio prevale sul buon senso

Dopo anni di lotte contro i cambiamenti climatici e ricerche per trovare un’alternativa sostenibile al carbone, l’Europa si vede costretta a tornare sui suoi passi in quanto ha subito tagli considerevoli alle forniture di gas in seguito alle sanzioni economiche applicate alla Russia. Tra qualche settimana vedremo vanificato il lavoro di anni. Anche se ipoteticamente si tratta di una misura temporanea, nessuno può dire quando le forniture di gas saranno ripristinate. Perché è accaduto tutto questo? A causa dell’odio. La tecnologia c’è, le risorse ci sono ma ci sono anche ostilità e rivalità e quando queste sono in campo, hanno sempre la meglio. L’unica cosa che dobbiamo aggiustare per tornare ad essere prosperi è l’avversione nei confronti dell’altro.

A causa del nostro odio la Russia perde denaro in quanto ha cessato di vendere il gas all’Europa. Anche l’Europa perde denaro in quanto non può più acquistare gas ad un prezzo economicamente vantaggioso e contribuirà all’inquinamento dell’aria con la riapertura delle centrali a carbone. 

Inoltre, nonostante l’abbondanza di semiconduttori, alcune società hanno fatto incetta di questi materiali ed il resto del mondo si sta accapigliando per le briciole rimaste a disposizione. Come risultato i prezzi stanno aumentando in tutto il mondo, la produzione di beni, come anche le spedizioni, subiscono ritardi. Quei paesi che vogliono proteggersi dall’egoismo di altri paesi, laddove riescano, si vedono costretti ad avviare produzioni per proprio conto.

La globalizzazione è stata positiva per noi. Ci ha fornito abbondanza di materiali economici che non avremmo potuto produrre altrimenti o senz’altro non a prezzi abbordabili. Adesso, per nessun altro motivo fuorché l’odio, l’umanità è costretta a tornare indietro di decenni, se non secoli. A comprova di questo, alcuni dei paesi più tecnologici ed avanzati al mondo si vedono costretti a scegliere l’elettricità derivante dal carbone altrimenti rimarrebbe senza.

Cosa ancora più preoccupante, l’odio sta creando una diffusa scarsità di grano. Cosa succede se un paese non ha il clima adatto per coltivare il grano? Le persone di tale nazione saranno costrette a tornare al granturco o alle patate come unica fonte di carboidrati? Saranno costretti ad adottare una dieta a base di proteine animali ed alimentarsi di carne?

Cosa succederà se la crisi si diffonde anche nel settore dei trasporti? La crisi dei semiconduttori ha già minato l’industria manifatturiera. Cosa succede se ci sono ritardi in altre forniture essenziali? Torneremo al trasporto per mezzo di cavalli e carrozze? Saremo in grado di farlo?

E poi riguardo alla medicina? Come si possono provvedere adeguate cure mediche senza gli strumenti che vengono prodotti in tutte le parti del mondo se non abbiamo una rete logistica efficiente?

Se fossimo saggi leggeremo la riapertura delle centrali a carbone come un avvertimento di un imminente pericolo. È di fatto il segnale che non abbiamo scelta; se vogliamo che la civiltà umana sopravviva, dobbiamo iniziare a coltivare delle relazioni solide gli uni con gli altri.

Potremmo trasformare gli anni che abbiamo davanti in anni pacifici e prosperi. Tuttavia, perché questo avvenga abbiamo bisogno di spostare la nostra attenzione dal voler pulire l’aria, l’acqua e la terra, a voler pulire i nostri cuori dall’odio reciproco. L’odio inquina e uccide molto più di qualsiasi altro inquinante.

Immagine di Adrem68 su Wikimedia Commons

La cattiva volontà sta bruciando la Terra. Letteralmente

L’attuale ondata di caldo in Europa sta bruciando il terreno e uccidendo i suoi abitanti. Finora, secondo ABC News e altre fonti, “ci sono stati più di 1.000 decessi legati al caldo solo in Spagna e Portogallo”, senza contare il bilancio delle vittime in Francia e Italia, e altri sono in arrivo man mano che l’ondata di calore si sposta verso il Regno Unito. Peggio ancora, siamo solo a metà estate: c’è ancora molto tempo per altre ondate di calore. Secondo gli scienziati, se non freniamo le emissioni di gas serra, le ondate di calore diventeranno ancora più calde e frequenti. Potrebbero, o non potrebbero, ma in ogni caso siamo noi a determinare cosa accadrà.

Dobbiamo capire che essere in cima alla piramide della creazione significa che tutto ciò che facciamo si riversa nella struttura, dall’alto verso il basso. Quando raggiunge il fondo, il livello inanimato della realtà, da cui tutto cresce, lo cambia. Se trasudiamo cattiveria, si creano cambiamenti negativi in tutto il sistema, che si manifestano in eventi climatici e geologici sempre più intensi.

In altre parole, quando le relazioni umane si sbilanciano, tutto si sbilancia. Quando le nostre relazioni diventano estreme, tutto diventa estremo; quando diventiamo violenti, tutto diventa violento. Ogni estate, le ramificazioni del legame tra le nostre relazioni e il nostro mondo diventano più intense, finché non riconosceremo che tutto ciò che esiste, esiste in un sistema gerarchico collegato e che chi è al vertice determina lo stato del resto del sistema.

Non è che prima fossimo persone migliori di oggi. È semplicemente che c’erano meno persone, quindi meno elementi che ostentavano cattiveria.

Inoltre, le relazioni tra le persone in passato erano meno tossiche di oggi. Sebbene oggi ci siano meno guerre che mai, i livelli di diffidenza e isolamento tra le persone sono alle stelle, al punto che non ci si può più fidare dei propri familiari. Di conseguenza, le guerre tra paesi sono più rare che mai, ma i tassi di divorzio, la violenza domestica e la violenza nella comunità sono ai massimi storici.

Persino Internet, che abbiamo inventato apparentemente per mettere in contatto le persone, viene usato per maltrattare, ingannare e sfruttare le persone. La rete mondiale dimostra che tutto ciò che creiamo lo usiamo contro gli altri. Quando c’è un elemento così negativo in un sistema, e questo elemento è al vertice del sistema stesso, come può l’intero sistema non andare a rotoli?

Pertanto, se vogliamo che il clima si raffreddi, che il livello del mare si abbassi e che le tempeste si plachino, dobbiamo raffreddare il fuoco e calmare le tempeste tra di noi. L’interesse e la responsabilità reciproci, o almeno la consapevolezza di dipendere l’uno dall’altro, sono necessari per ristabilire l’equilibrio nel nostro mondo a tutti i livelli, dal suolo su cui camminiamo all’odio nei nostri cuori.

Didascalia della foto:
Fiamme dell’incendio boschivo di Ponto de Vilomara, il 17 luglio 2022, riprese da Sant Fruitós del Bages, Barcellona, Catalogna, Spagna.

La Società della gioia

La società del futuro è una società che vive secondo il principio “ama il tuo  prossimo come te stesso”, una società di gioia, sorrisi e riavvicinamento.

Domanda: Come si sente una persona al suo interno dal punto di vista della percezione della realtà? Sente il suo vicino, sente la struttura sociale?

Risposta: Sente se stesso in un ambiente che è assolutamente identico a quello che esiste dentro di sé. Dopotutto, il confine della percezione che ci sono io e qualcosa all’esterno di me viene distrutto, livellato.  Non c’è differenza tra il suo stato interiore e l’ambiente esterno.

Allo stesso tempo, la sensazione del nostro mondo egoistico, chiuso, spigoloso, limitato dal tempo, scompare.

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From KabTV’s “Kabbalah Express” 6/24/22

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In memoria di un gigante della spiritualità

Questa settimana commemoreremo l’anniversario della morte di uno dei giganti mondiali della spiritualità: Isaac Luria, conosciuto come ” il santo ARI”.  Anche se sconosciuto ai più, i suoi scritti sono oggi alla base della saggezza della Kabbalah.  È  grazie a lui se Baal HaSulam è riuscito, nel XX secolo, a rendere accessibile la saggezza della Kabbalah all’intero mondo.

L’ARI era davvero unico. Non solo è morto alla giovane età di 38 anni, ma tutto ciò che abbiamo di lui, volumi su volumi di saggezza, lo ha dettato al suo discepolo Rav Chaim Vital, che ha scritto ogni sua parola, e lo ha fatto negli ultimi diciotto mesi della sua vita.

L’ARI ha preso una saggezza che comprende tutti i segreti della vita e l’ha spogliata  dalle innumerevoli storie e leggende, che la imbrigliavano con il preciso intento di renderla enigmatica. Sentiva che nella sua generazione era giunto il momento di iniziare a svelare il vero significato della saggezza nascosta: la saggezza della Kabbalah.

Quando arrivò per la prima volta a Safed, la città dove trascorse gli ultimi mesi di vita e dove insegnò ai suoi discepoli, nessuno riconobbe la sua grandezza. A quel tempo, il più grande cabalista era RAMAK, anche l’ARI andò a imparare da lui.

Ma quando RAMAK, un grande cabalista a pieno titolo, si rese conto della grandezza dell’ARI, lo elogiò pubblicamente nei termini più alti affinché tutti riconoscessero la sua grandezza: “Sappiate che c’è un uomo seduto qui”, disse a proposito dell’ARI, “che sorgerà dopo di me e illuminerà gli occhi della generazione nella saggezza della Kabbalah. Questo perché nei miei giorni i canali erano bloccati mentre nei suoi giorni i canali saranno rivelati. Sappiate che lui è un grande uomo, una scintilla di Rabbi Shimon Bar Yochai.”

Dicendo che l’ARI era connesso a Rabbi Shimon, autore del Libro dello Zohar, caposaldo della saggezza della Kabbalah,  RAMAK stava in realtà dicendo che tutte le parole dell’ARI sono vere e sante, e che chiunque desideri imparare l’autentica saggezza dovrebbe studiare con lui.

Ci sono voluti molti anni, addirittura secoli, perché la grande saggezza dell’ARI venisse conosciuta, ma oggi sappiamo che se non fosse per la Kabbalah Lurianica, che porta il suo nome, i segreti della saggezza della connessione, cioè la saggezza della Kabbalah, ci sarebbero ancora occultati.

Grazie agli insegnamenti che l’ARI ha istituito, e che Baal HaSulam ha interpretato per noi, sappiamo come dovrebbe vivere l’umanità, sappiamo come costruire una società sostenibile, nella quale le persone si prendono cura l’una dell’altra e praticano la responsabilità reciproca.

Nei tempi tumultuosi di oggi, la grande saggezza dell’ARI, racchiusa nei commenti del Baal HaSulam, ci permette di dare un senso alle cose e di trovare una via attraverso la crescente confusione dell’umanità. Attraverso la loro saggezza, se lo vorremo, navigheremo sicuri attraverso le acque tumultuose.

[Immagine: Città vecchia di Zfar di Leonid Levitas, Wikimedia Commons]

Da dove vengono i sogni?

I sogni sono impressioni del mondo materiale o di altre correnti vaganti nel nostro subconscio che una persona vede nella sua mente.

Domanda: Quindi il sonno è una conseguenza delle esperienze che hai vissuto durante il giorno?

Risposta: Non necessariamente delle esperienze. I neonati non sperimentano nulla. Sono solo flussi o correnti vaganti di informazioni o la ristrutturazione di ogni tipo di cellula, di attività cerebrale, e così via, che causano sensazioni tali. Stiamo parlando della fisiologia del nostro corpo animale.

Per quanto riguarda i sogni descritti nelle fonti Kabbalistiche, per esempio, i sogni del Faraone o di Giacobbe, qui intendiamo un parziale raggiungimento della realtà, non completo, ma parziale, quando una persona raggiunge 60 e non 100 gradi delle sue sensazioni. Questo è chiamato un sogno.

Domanda: Nel mondo materiale, separiamo il dormire dal sogno dato che è possibile dormire senza sognare. Succede anche nella spiritualità?

Risposta: È uguale nella spiritualità. Perdipiù, i sogni nella spiritualità non sono una sorta di previsione del futuro. La Kabbalah non opera con concetti tali.

Domanda: I sogni possono essere usati per lo sviluppo spirituale?

Risposta: No, in nessun modo. Nella nostra vita dobbiamo chiaramente, assolutamente chiaramente, cercare di essere simili al Bore, il bene che fa bene, e unirci a coloro che sono simili a noi, e con l’aiuto reciproco, raggiungere il Bore insieme.

 

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From KabTV’s “Spiritual States” 6/28/22

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Perché sempre più Americani hanno smesso di cercare Dio?

La fede in Dio è un segno forte della perseveranza della religiosità americana nel corso degli anni. Ma un nuovo studio ha rilevato che la fede in Dio è crollata all’81%, un minimo storico dal 2017, quando la percentuale era più alta di sei punti. Come si può interpretare questo cambiamento significativo?

Lo studio condotto da Gallup (una società che dal 1944 dispone di vasti database che le permettono di tracciare i processi di cambiamento in America) ha mostrato che la credenza in Dio si è affievolita soprattutto tra la popolazione americana giovane, mentre tra le persone sposate, gli adulti, le donne e coloro che non hanno frequentato il college, la credenza in Dio era più diffusa. Le differenze più evidenti riguardano l’ideologia politica: il 72% dei Democratici ha dichiarato di credere in Dio, rispetto al 92% dei Repubblicani.

Perché i liberali credono meno e i repubblicani di più? Tutto dipende dall’educazione e dall’impatto dell’ambiente in cui si vive. Perché gli adulti credono di più dei giovani? Perché sono stati abituati fin dalla prima infanzia; e perché chi è sposato è più stabile nella sua fede in un potere superiore? Perché credere in Dio li aiuta, li mette al riparo dalla instabilità, il che è positivo e dà sicurezza alla vita familiare.

Se un tempo le chiese e le sinagoghe erano un centro di pellegrinaggio per gli Americani, oggi è possibile scoprire una moltitudine di mondi nuovi e stimolanti da qualsiasi luogo, premendo un pulsante. Questo sembra essere più interessante di un astratto potere divino supremo. Oggi si celebra la confusione e la mente spazia.

La domanda più grande è: qual è la causa principale del venir meno della fede in Dio tra gli Americani? La risposta risiede fortemente nelle influenze della società, da Elon Musk e le sue iniziative tecnologiche a Mark Zuckerberg e i suoi popolari social network. Ogni settimana si susseguono innovazioni e invenzioni frutto del lavoro di imprenditori internazionali e influencer della rete che ruotano intorno all’opinione pubblica. Ogni giorno notizie sensazionali ci riempiono gli occhi, false o vere non importa. Ogni momento è pieno di spunti per catturare la nostra attenzione. Dov’è il tempo per riflettere su Dio e sull’eternità?

Se Dio è da qualche parte in cielo e noi siamo qui, che legame può esserci tra noi e perché dovremmo relazionarci con Lui? Se una volta il pubblico era solito leggere la porzione di Torah della settimana o sfogliare le pagine della Bibbia, oggi chi ha tempo per farlo nella nostra sovraccarica agenda? È più comodo, accessibile e divertente navigare sul web e ottenere risposte immediate, non è vero?

Se una persona non ha bisogno di Dio e non ne sente la mancanza, allora non pensa affatto a Lui. Solo quando una persona soffre profondamente, per una grave malattia, per la vecchiaia o per qualsiasi altra grande afflizione, comincia a chiedersi chi governa veramente il mondo.

Nei momenti di sconforto, anche le persone più laiche si trovano a riflettere sulla Forza Superiore. Se la morte non avesse fatto capolino dietro l’angolo, gli esseri umani non avrebbero pensato di alzare la testa e guardare. Per natura, preferiamo immergerci nella materialità che il mondo circostante ha coltivato, fluire con il terreno e il familiare, non aggrapparci al celeste e all’ignoto.

Il Dio di oggi è espresso e plasmato dalle aspirazioni e dai sogni a cui è appesa la nostra vita, il nostro futuro e le nostre speranze. Il Creatore non rappresenta un essere soprannaturale distante e distaccato, ma piuttosto il grado successivo a cui dobbiamo arrivare nella nostra aspirazione a scoprire una conoscenza superiore.  Il Creatore è l’attributo dell’amore e della dazione. Noi siamo l’opposto di questo tratto, separati l’uno dall’altro e concentrati nell’interesse egoistico, e quindi percepiamo il mondo materiale con tutti i suoi “idoli”. Ma se ci sforziamo di prenderci cura l’uno dell’altro, riveliamo una forza positiva, la Forza Suprema tra di noi.

La parola ebraica “Creatore” (Bo-reh) è composta dalle parole “Vieni” e “Vedi”, che rappresentano un invito personale a venire a sperimentare il mondo spirituale, a scoprire il Creatore dentro di noi. La scelta è nostra.