Pubblicato nella '' Categoria

È la fine del mondo (per come lo conosciamo)

Se posate il vostro dito in un punto qualsiasi della mappa mondiale scoprirete che disastri naturali senza precedenti lo stanno affliggendo.  La natura sta devastando il pianeta e la gente sta iniziando a chiedersi: “È la fine del mondo?”. Per fortuna, lo è. È la fine del mondo per come lo conosciamo e l’inizio di un mondo nuovo, molto migliore. Gli sconvolgimenti che stiamo vivendo sono le doglie del parto e noi, l’apice della creazione possiamo accelerare e facilitare il parto o renderlo arduo e doloroso.

Il mondo emergente è equilibrato, calmo e tutte le creature in esso si sostengono a vicenda. È l’opposto del mondo in cui viviamo ora, dove  la “sopravvivenza dei più forti” è il motto e i deboli vengono sfruttati spietatamente.

Il mondo attuale non è così perché la natura è intrinsecamente  incurante. La natura è intrinsecamente equilibrata. Noi d’altra parte siamo per natura infinitamente egoisti ed essendo in cima alla piramide determiniamo il funzionamento di ogni cosa. Poiché siamo egoisti fino al midollo, facciamo funzionare allo stesso modo il resto del mondo, e le conseguenze sono evidentemente orribili. 

Poiché la parte negativa di noi è prepotentemente dominante, agiamo senza rispetto per nessuno, nemmeno per il futuro dei nostri figli. Siamo semplicemente insaziabili e nessuna spiegazione razionale ci convincerà a smettere di divorare tutto quello che possiamo in qualsiasi modo, e quanto più nel processo degradiamo gli altri, meglio ci sentiamo. È proprio come scritto nella Torah (Gen. 6:5), “La malvagità dell’uomo è grande … e tutte le creazioni dei pensieri del suo cuore sono solo il male tutto il giorno.”

Peggio ancora, Kli Yakar, un’ampia interpretazione della Torah del XVII secolo, scrive di quel versetto: “Tutte le creazioni dei pensieri dl suo cuore sono solo il male per tutto il giorno’ significa che durante il giorno la brama [dell’uomo] è insaziabile. Non c’è un’ora al giorno in cui è soddisfatto. Anzi, ogni ora aggiunge di più alla sua brama.” Ora che vediamo chi siamo, possiamo aspettarci che il mondo intorno a noi non vada in pezzi? 

Dopo più di un secolo di sfruttamento sfrenato delle risorse, degli animali e delle persone siamo arrivati alla fine del mondo che abbiamo conosciuto. Da qui in poi, saremo costretti a costruire un nuovo mondo, che sia equilibrato e attento a tutti i suoi abitanti, una società il cui motto non sia “la sopravvivenza del più forte” ma “la sopravvivenza del più amichevole” come l’antropologo Brian Hare e la ricercatrice Vanessa Woods hanno intitolato il loro libro più recente.

Quando finalmente ci renderemo conto che dobbiamo essere come il resto della natura, equilibrati e premurosi, ci renderemo conto che è sempre stato così. Hare e Woods, per esempio, osservarono nel loro libro che l’apparente enfasi di Darwin sulla sopravvivenza del più forte è un’errata interpretazione delle sue scoperte. In una citazione da Darwin’s Descent of Man, mettono in luce una nuova prospettiva sullo scritto di Darwin: “Quelle comunità, che includevano il maggior numero di membri più solidali, sarebbero fiorite meglio e avrebbero allevato il maggior numero di figli”.

Possiamo attribuire la nostra riluttanza nel vedere come funzionano davvero le cose al nostro ego, che  lotta per essere l’unico sovrano, ma oggi questa aspirazione è una prerogativa che non possiamo permetterci di prendere. Se estendiamo ulteriormente la nostra condotta scorretta, la natura si spezzerà e tutti noi ne pagheremo il prezzo. Non solo i disastri naturali ci colpiranno, ma l’aggressività e l’inimicizia cresceranno in ogni aspetto della nostra vita fino a quando ci ritroveremo coinvolti in una terza guerra mondiale in cui i paesi useranno armi nucleari l’uno contro l’altro. 

Naturalmente, se questo accadrà, dovremo imparare che non abbiamo altra scelta che cambiare il nostro comportamento verso l’altro. Ma possiamo davvero non impararlo prima di bruciarci a vicenda?

Didascalia foto
Fumo e fiamme si alzano da un incendio boschivo nel distretto di Marmaris a Mugla, Turchia, sabato 31 luglio 2021. (Foto di Recep Sulubay/GocherImagery/Sipa USA)