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Lavoro a casa: da obbligatorio a piacevole

Anche se molti uffici hanno riaperto e la maggior parte delle aziende tecnologicamente avanzate hanno richiamato i loro dipendenti, in tanti preferiscono o chiedono di continuare a lavorare da casa. Molti di loro sono disposti a ridurre i loro salari o altri benefici in cambio della comodità di rimanere a casa, trascorrere meno tempo sulla strada e avere un po’ di sollievo  dallo stress di un lavoro a tempo pieno.  In generale, sembra che le persone abbiano perso gran parte della spinta che avrebbero  dovuto raggiungere. Invece, sembrano contente di mantenersi  conducendo uno stile di vita comodo e facile.

È interessante vedere come la cultura di una eccessiva dipendenza lavorativa, iniziata verso la fine della Grande Depressione e che l’Occidente aveva coltivato così strenuamente per quasi un secolo, possa evaporare così rapidamente. Pensavamo che i giovani fossero ambiziosi e motivati, ma a quanto pare quella mentalità è sparita, “eliminata” dal virus.

Oggi, la gente sembra accontentarsi semplicemente di vivere. Infatti, perché no? Fin dall’inizio del consumismo le persone non erano così preoccupate dall’ottenimento di risultati, volevano sostenere se stesse e le loro famiglie e se ci riuscivano erano felici. Cosa c’era che non andava?  Le persone che hanno carriere di successo sono più felici delle altre? Non sono affatto sicuro che lo siano.

Ciò che rende felici le persone è lo sviluppo interiore: quando realizzano il loro potenziale personale e sentono che le loro vite hanno un significato e uno scopo. Se possiamo assicurare la nostra esistenza fisica, allora la nostra felicità dipende dalla realizzazione del nostro potenziale interiore e soprattutto oggi ci rendiamo conto che il potenziale è legato ai nostri legami sociali. Quando le persone sviluppano connessioni sociali positive, quando si aiutano a crescere e si sostengono a vicenda, si sentono felici, soddisfatte e sicure, sono contente di contribuire alla società con le loro capacità e abilità e gli altri membri della società fanno felicemente lo stesso. Insieme, massimizzano il loro potenziale personale, elevano la società a nuove altezze, consentono agli altri di beneficiare dei loro risultati e rendono più facile anche a loro di realizzare il proprio potenziale.

E la cosa più importante è che ottengono ciò senza la fatica di un lavoro esigente e competitivo che li esaurisce al punto da non avere energia per socializzare. Il tempo in cui i lavori e le carriere hanno costretto la gente a diventare sola e triste sta giungendo al termine. Ora che siamo stati spinti a lavorare di meno, a viaggiare di meno e a pensare di più, siamo pronti a capire che dono sia prendersi cura degli altri piuttosto che preoccuparsi solo di noi stessi.

Il compito dell’umanità

 

Ci sono innumerevoli compiti che l’umanità deve affrontare: dobbiamo contrastare la nostra influenza negativa sul clima, assicurarci che tutti abbiano acqua potabile, il minimo necessario per la sanità, e alimenti di base.  Dobbiamo anche prenderci cura dei milioni, se non miliardi, di persone oppresse in tutto il mondo, della crescente disuguaglianza tra chi ha e chi non ha, della depressione di così tante persone che sembrano avere tutto ma che non trovano soddisfazione nella vita, e così via.  Come possiamo occuparci di tutti questi problemi?  La risposta breve è: “Noi non possiamo!”. Quella (leggermente) più lunga è: “Noi non possiamo perché stiamo gestendo i problemi separatamente anziché  cercare la loro radice comune. Se troviamo questa radice possiamo risolvere tutti i problemi velocemente”.

Finora non ho visto nessuno cercare seriamente la causa principale di tutto ciò che sta accadendo. Può davvero essere che tutti i  nostri problemi, sociali, emotivi, ambientali, politici, non abbiano nulla in comune?  Ovvero, l’unica cosa evidente che hanno  in comune è l’uomo, ma come fa l’uomo a causare tutti questi problemi? Sono aspetti diversi di noi che causano i  diversi problemi o derivano da un unico difetto di base?

Da quello che ho imparato dalla scienza e dalla Kabbalah, ogni cosa è connessa.  La Cibernetica, il settore della scienza che ho studiato, insegna come capire i sistemi.  Si riferisce a tutto come un sistema le cui parti sono interrelate e interdipendenti. La saggezza della Kabbalah dice esattamente la stessa cosa. La conclusione naturale dovrebbe quindi essere che il problema riguarda il sistema in cui viviamo, il sistema che ci connette tutti.

In altre parole, se aggiustiamo le connessioni tra le parti del sistema, il sistema funzionerà bene, otterremo l’equilibrio, o l’omeostasi, per usare un linguaggio più scientifico, e le nostre vite scorreranno senza intoppi. La causa principale dei nostri problemi, quindi, non è in ogni parte individualmente, ma nelle connessioni tra di loro.

Attualmente  queste connessioni sono negative. Ciò significa che le parti cercano di disconnettersi dal sistema o di controllarlo. Se prendiamo come esempio il nostro cervello, sarebbe come se un neurone nel nostro cervello cercasse di disconnettersi da tutti gli altri o, in alternativa, dominarli. Un cervello del genere sarebbe funzionale?

L’umanità è come il cervello del mondo in cui viviamo.  Eppure, siamo disfunzionali quanto il cervello nell’esempio che ho dato: è per questo che il nostro pianeta  e le nostre vite hanno un aspetto così triste.  Se vogliamo cambiare il mondo in cui viviamo, cambiare la società e cambiare il nostro futuro da quello tetro che attualmente ci aspetta a uno glorioso che potremmo avere, dobbiamo aggiustare le nostre connessioni.  E dato che sono le nostre connessioni che dobbiamo aggiustare, possiamo farlo soltanto insieme, attraverso una decisione reciproca di cambiare.  Maggiore è il numero di persone che capisce la gravità del problema delle nostre connessioni negative, e più vorremmo tutti cambiare.  E più vogliamo cambiare le nostre connessioni, più facile sarà ottenerlo.

Quindi, ci sono due fasi nel processo di guarigione: 1. Consapevolezza, 2. Guarigione.  Attualmente, non ci sono abbastanza persone consapevoli della singola causa dei nostri molteplici problemi.  È per questo che il nostro compito principale in questo momento è di diffondere la voce che trasformando le connessioni negative in connessioni positive, cambieremo il mondo e la nostra vita. Una volta che abbastanza persone lo capiranno, inizierà la seconda fase, e sarà molto più semplice e veloce, della prima.

[Didascalia foto: Un manifestante con una bandiera colombiana  passa davanti a una barricata fatta di pneumatici in fiamme, mentre la gente si scontra con la polizia antisommossa colombiana (ESMAD) sulla strada che collega Cartago, Valle del Cauca con la città di Pereira, Risaralda, Colombia, 11 giugno 2021 Foto di Sebastian Osorio/Long Visual Press/ABACAPRESS.COM]

 

Correggere la propria natura interiore

Domanda: Cosa significa correggere la propria natura interiore?

Risposta: Tutti i nostri problemi si basano sul fatto che ci siamo comportati in modo sbagliato durante tutti i cicli della nostra vita.La nostra evoluzione umana è stata viziosa ed è stata guidata dall’egoismo, dal desiderio di usare il nostro ambiente e la natura per un piacere momentaneo e ignorando qualsiasi restrizione.

Ora cominciamo a riconoscere questo come un male. Gradualmente, vedremo cosa dovremmo veramente essere dal punto di vista della natura. E guardando i nostri errori, inizieremo a correggerci. Di conseguenza, avremo qualcosa da correggere: tutti i nostri errori passati. Abbiamo dovuto percorrere questo sentiero verso la piena realizzazione del male. Pertanto, la scienza della Kabbalah è stata tenuta nascosta per millenni.

Stava aspettando che finalmente ci rendessimo conto che eravamo in una situazione di stallo. Dobbiamo fare qualcosa. Ma non sappiamo come. È allora che essa si schiude e si offre a noi. E ora, correggendo il nostro passato – tutto ciò che l’egoismo ha fatto a noi e alla natura – impareremo l’algoritmo della natura, la sua forza superiore, il Creatore. Conosceremo i Suoi desideri, i Suoi pensieri, ciò che la natura vuole da noi e inizieremo a connetterci con questo livello, a sviluppare l'”Uomo” in noi.

L’uomo è qualcosa che crescerà in noi al di sopra del nostro livello egoistico. In ebraico, l’uomo è chiamato Adamo, dalla parola “Domeh”, come il Creatore. Così, la parte che contrapporremo alla natura e che crescerà dentro di noi, corretta dagli errori del passato, sarà chiamata l’umano in noi. Quanto ad oggi, non siamo ancora umani. Perciò è detto: “Il potere ‘dell’uomo’ dentro di lui è molto debole ed è come tutti gli altri animali.”

Domanda: Perché allora gli animali soffrono?

Risposta: La natura inanimata, vegetale e animata soffre solo a causa dell’uomo.
L’uomo, essendo il livello più complesso e composito della creazione, include tutto il resto. E quando lui cade, tutto cade con lui, e quando lui si rialza, tutti si alzano.

Iniziando a correggerci, vedremo improvvisamente come la natura circostante si ripristina, si ravviva.
Ogni anno scompaiono un gran numero di specie diverse di animali e piante. Nelle profondità del mare accade la stessa cosa. E non perché bruciamo foreste o prosciughiamo i bacini idrici. Tutto questo è solo a causa del nostro stato egoistico interiore. Non appena inizieremo a cambiarlo, il mondo tornerà ad essere armonioso a tutti i livelli.
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Dalla trasmissione di KabTV “Close-up”, 19/08/2009

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