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L’Era dell’infelicità

Un recente articolo della società di analisi e consulenza globale Gallup ha rivelato che l’infelicità è in aumento in tutto il mondo. Secondo l’articolo, la situazione “è preoccupante perché l’infelicità è ora a un livello record. … Le persone provano più rabbia, tristezza, dolore, preoccupazione e stress che mai”. Pur ammettendo che la pandemia ha contribuito all’aumento dell’infelicità, l’articolo afferma anche che “in realtà, l’infelicità è in costante aumento da un decennio”. Gli studi dimostrano che la felicità dipende dai legami sociali. Statisticamente, le persone con legami sociali più forti e numerosi si sentono più felici, mentre gli introversi hanno maggiori probabilità di sentirsi infelici.

La correlazione tra felicità e legami sociali evidenzia un elemento fondamentale di tutto il creato. In ogni parte della realtà, la solidità, la vitalità e l’evoluzione dipendono dalle connessioni con l’ambiente. Ogni cambiamento che avviene in qualsiasi parte della realtà, avviene a causa di una qualche interazione con l’ambiente. Anche le connessioni apparentemente negative, come la fuga dai predatori, accelerano l’evoluzione.

Ciò che è vero per tutta la natura, è altrettanto vero per il nostro corpo. Il nostro corpo può sostenersi, nutrirsi, proteggersi da agenti patogeni e inquinanti e mantenersi sano e forte solo grazie alla miriade di connessioni tra le cellule e gli organi. La diversità di queste connessioni e il loro sostegno reciproco conferiscono al corpo forza, resistenza e vitalità.

L’unico posto in cui queste connessioni sono interrotte e difettose è la società umana. Tutte le altre comunità e tutti gli altri sistemi naturali funzionano in modo armonioso e le loro parti si completano e si sostengono a vicenda. Nel nostro caso, invece, non c’è sostegno reciproco né complementarità. Le nostre connessioni sono basate sullo sfruttamento e sul sopruso, e i nostri obiettivi non sono quelli di migliorare la nostra vita, ma di peggiorare quella degli altri.

Pertanto, tutti i fenomeni negativi riportati dal sondaggio Gallup, rabbia, tristezza, dolore, preoccupazione e stress, derivano dai legami corrotti e infranti tra di noi. L’era dell’infelicità che è iniziata è opera nostra. Se cambiamo il modo in cui ci relazioniamo gli uni con gli altri, ne usciremo in un’epoca in cui tutto ciò che attualmente percepiamo come negativo sarà invertito nel suo opposto positivo.

Le relazioni negative che attualmente prevalgono nella società diventeranno il substrato di una società che insiste sulla vicinanza e sull’interesse reciproco, poiché conosce il prezzo della noncuranza e del distacco. L’era dell’infelicità può diventare l’innesco di un’era di vera illuminazione, di conoscenza della natura e di apprendimento di come correggere la natura umana e rendere la vita bella per tutta l’umanità. In alternativa, se scegliamo l’inazione, l’infelicità diffusa può continuare a crescere e creare un’era di infelicità senza precedenti.

Inebriarsi con il potere della vita

Un sondaggio del Centro Israeliano per le Dipendenze ha scoperto che “un israeliano su 7 soffre di qualche forma di dipendenza”. Negli ultimi 5 anni dall’ultimo sondaggio, circa mezzo milione di persone si sono aggiunte alla categoria. In un paese di soli 9 milioni di abitanti, mezzo milione in cinque anni è davvero molto. E peggio ancora “il 90% di questi [le persone con dipendenze] non cerca trattamenti.”

Non sono solo gli adulti ad avere delle dipendenze ma anche i ragazzi. Assuefazione vuol dire che si è abituati ad un’attività che stimola il corpo a produrre sostanze che ci fanno star bene e siccome si ha sempre più bisogno di provare quella sensazione, l’attività viene ripetuta in modo compulsivo.

Le persone possono assuefarsi a qualunque cosa, all’attività fisica, a medicinali, alcuni possono sballarsi persino con certi tipi di musica.

Oltre che per stare bene, c’è un altro motivo per cui si diventa dipendenti: staccarsi dai problemi della vita. La sensazione di libertà dagli obblighi e dai problemi può essere inebriante.

Di norma, un giovane diventa dipendente più facilmente di un adulto perché adolescenti e giovani sono alla costante ricerca di piaceri. Per loro, sentirsi bene e tutto ciò che conta.

Man mano che maturiamo entrano in gioco altri calcoli oltre al piacere immediato. Questo rende gli adulti più “resistenti” all’assuefazione anche se non del tutto immuni.

Ci sono due ragioni per l’aumento delle dipendenze. In primo luogo è più facile entrare a contatto con sostanze che producono dipendenza. In secondo luogo, e ancora più importante, la disperazione si è diffusa in tutto il mondo. Le persone stanno perdendo il senso dello scopo della vita, così cercano di evadere. La sensazione di essere inebriati oppure l’adrenalina, in altre forme di dipendenza, calmano le persone oppure infondono un certo senso di vitalità.

Il trattamento terapeutico più diffuso è compensare una dipendenza con un’altra meno dannosa. Le dipendenze più semplici da trattare sono quelle che richiedono una compensazione minore. Tuttavia, essenzialmente, non si cura la dipendenza ma si sostituisce con un’altra.

La ragione per cui oltre il 90% dei tossicodipendenti non cerca trattamenti terapeutici è che sanno che la medicina non può farcela. Se tutto ciò che la medicina può offrire è l’astensione forzata oppure la sostituzione di una droga con un altra, allora queste non sono cure e non interessano i tossicodipendenti.

In realtà c’è solo un rimedio che può curare le persone dalle dipendenze letali che affliggono l’umanità: il potere della vita. Questo viene rivelato attraverso connessioni positive tra le persone. Quando le persone stabiliscono delle connessioni reciproche positive, ciò riproduce la reciprocità positiva che pervade tutta la realtà.
Questa è la forza che fa crescere ogni cosa.

Quando le persone sviluppano tali connessioni, e la loro natura reciproca richiede che si sviluppino in una società di persone che la pensano allo stesso modo, sono pervase dal senso dello scopo e soddisfazione. Si sentono connesse alla realtà, l’una all’altra e con se stesse.
È un tipo di soddisfazione completamente diversa da quella che può dare qualsiasi sostanza, è molto più profonda e appagante. Una volta che le persone iniziano a sperimentare il potere della vita, non avranno più bisogno di altro perché non si vorranno mai più disconnettere dalla forza vitale che hanno scoperto.

Perché la longevità

Gli ingegneri del MIT e dell’Università Tecnica di Monaco hanno progettato un nuovo tipo di cella a combustibile che converte il glucosio (zucchero) in elettricità. Il dispositivo ha un diametro di circa un centesimo di un capello umano. La fonte di energia zuccherina genera la più alta densità di forza di qualsiasi altra cella a combustibile a base di glucosio in condizioni ambientali. Poiché il glucosio è la fonte di energia delle cellule del nostro corpo e scorre liberamente nelle nostre vene, il dispositivo può utilizzare questa stessa fonte di energia ed evitare la necessità di una batteria. “È entusiasmante”, dice uno degli ingegneri della cella a combustibile, “che siamo in grado di ricavare energia e corrente sufficienti per alimentare dispositivi impiantabili”, come i pacemakers per il cuore. “Invece di usare una batteria”, aggiungono, “che può occupare il novanta per cento del volume di un impianto, si può creare una… fonte di energia senza impronta  volumetrica” e senza la necessità di sostituirla, come avviene per le batterie.

La medicina può davvero aumentare la longevità. In effetti, lo sta facendo da circa centocinquant’anni. Con i progressi tecnologici e le scoperte scientifiche, sembra davvero che non ci siano limiti a ciò che possiamo ottenere quando si tratta di medicina.

La domanda non è se possiamo vivere più a lungo, ma per quale motivo? Perché la longevità? Cosa faremo con i nostri anni in più? Oggi trascorriamo i primi due o tre decenni della nostra vita crescendo, altri due o tre decenni lavorando sodo e cercando di divertirci, e i restanti due o tre decenni svaniscono a causa di malattie e vecchiaia. Perché allungare tutto questo su tre secoli?

Penso che prima di prolungare la nostra vita, dovremmo pianificarla meglio. Non credo che sia giustificato vivere più a lungo, a meno che non usiamo il nostro tempo qui per giovare agli altri piuttosto che indulgere in piaceri egoistici per un altro secolo o giù di lì. Il numero di anni che viviamo deve essere determinato dalla quantità di bene che possiamo apportare.

Tutto ciò che facciamo deve avere uno scopo. Questo vale soprattutto per la totalità della nostra vita. Lo scopo della vita è di  trovare la forza ultima della vita, la forza motrice dell’esistenza, e di dirlo al mondo in modo che  tutti possano raggiungere questo obiettivo.

Attualmente siamo in guerra con la vita stessa; ecco perché il nostro paradigma è la “sopravvivenza del più forte”. Siamo in costante lotta per la sopravvivenza e i nostri momenti migliori sono quelli in cui riusciamo a prenderci una pausa dalla guerra. Ma non lottare per rimanere in vita non significa godersi la vita; non è nemmeno godere, ma solo un sollievo temporaneo dalle lotte per la sopravvivenza.

Lo scopo della vita è di essere completi, per capire tutto, giustificare tutto, essere felici di tutto e sentire la forza della Creazione che opera dietro tutte le cose. Sappiamo che c’è una forza che opera su tutte le cose, perché, se non ci fosse, esse non esisterebbero. Tuttavia, non sentiamo questa forza. Se la sentissimo, sentiremmo che la stessa forza opera su tutto, su tutto ciò che esiste, compresi noi stessi. E poiché sentiremmo la stessa forza che sta dietro a tutto, sentiremmo che tutto è uno, diverse facce della stessa forza.

Quando tu senti quell’unica forza, senti la Creazione stessa, capisci cosa sta succedendo, dove ti trovi, e che questa forza è dentro di noi e ci avvolge. La sintonia con la Creazione apre tutti i tuoi sensi; senti il mondo direttamente, come se non fossi avvolto nella tua pelle e nulla si frapponesse tra te e tutta la Creazione. 

Poiché ora sai che tutto è uno, tu giustifichi  la Creazione, giustifichi il suo creatore e giustifichi lo scopo della Creazione. E poiché ti senti connesso a tutto e a ogni individuo, e senti che sono tutti te e tu sei  loro, non puoi che fare del bene a tutte le cose e sentire che fare del bene agli altri è fare del bene a te stesso.

Se riesci a raggiungere questo obiettivo, allora la vita ha un senso e la longevità è un valore. In effetti, se raggiungi questo obiettivo, hai  raggiunto l’eternità. 

 

Didascalia della foto:

Chip di silicio con trenta microcelle a combustibile di glucosio individuali, viste come piccoli quadrati d’argento all’interno di ogni rettangolo grigio. Credito: Kent Dayton

 

Attraverso il filtro egoistico

Per avere successo nei nostri tentativi di trattare vari problemi medici e rallentare significativamente il processo di invecchiamento, è chiaramente necessario comprendere i linguaggi usati dalle cellule per comunicare tra di loro. Siamo riusciti a raggiungere questo obiettivo, fino a un certo punto. Sembrerebbe che i linguaggi che stavamo cercando, siano in realtà nascosti nel 98% di DNA spazzatura contenuto nel nostro apparato genetico.

Domanda: È difficile immaginare che la principale struttura di informazioni di un essere umano, il suo genoma, sia quasi al 100% “spazzatura egoista” il cui unico interesse è quello di essere conservata nei nostri cromosomi, senza avere alcuna utilità. Che cos’è in effetti il nostro genoma?

Risposta: Essenzialmente, è così che percepiamo il nostro genoma dato che noi stessi siamo egoisti e in realtà siamo effettivamente questa “spazzatura”. Ovvero “spazzatura” che percepisce la “spazzatura”.
Il problema è che non siamo in grado di interpretarlo in maniera diversa dato che indaghiamo una persona con un approccio diretto, egoistico.

Questo è il nostro apparato concettuale, la forma della nostra ricerca e come siamo costruiti all’interno. La persona rappresenta il desiderio di ricevere piacere e esiste all’interno di questo desiderio. Tutto ciò che percepisce e che vede, lo percepisce dentro di sé, nella sua forma, nei suoi desideri, nei suoi pensieri e nei suoi sentimenti egoistici.

In accordo con questo, tutto ciò che egli ricerca passa attraverso questa sorta di filtro. Significa che percepisco ogni cosa attraverso il mio filtro egoistico e non importa se studio il genoma o un certo oggetto macroscopico. L’unica cosa che percepisco è se qualcosa è un sì o un no, benefico o dannoso, per il mio egoismo.

Esiste una moltitudine di componenti e di forme della materia studiata nello spazio circostante: macro o micro, inanimata, vegetale, animata, biologica, o persino interiore, morale, sensoriale o spirituale. Qualunque cosa io ricerchi, la vedo soltanto attraverso il mio filtro egoistico e non vedo tutto il resto.
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Da KabTV “Close-Up, Human Genome” 17/7/11

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La paura deriva dall’assenza di amore

Più il mondo diventa caotico,  più stressati e ansiosi diventiamo anche noi. L’insicurezza sul futuro è causa di trepidazione, l’unica cosa che sembra certa è che non possiamo fidarci di nessuno e non abbiamo idea di cosa ci riserverà il domani. C’è un solo responsabile dietro le nostre paure e ansie: siamo ostili e odiosi gli uni verso gli altri, e dove non c’è amore, c’è paura, e tanta.

Non solo le persone sono impaurite. Anche gli animali domestici, gli altri animali e persino le piante hanno paura, anche se non la etichettiamo come tale. La paura ci rende un grande servizio: è una sentinella che ci avverte di non cadere in trappole pericolose, un meccanismo di protezione che tutti gli esseri viventi utilizzano.

Sembra ragionevole pensare che il progresso ci abbia reso più sicuri di noi stessi. Sembra che attraverso la tecnologia possiamo proteggerci meglio in confronto a quando si viveva nelle caverne. Tuttavia, lo sviluppo ha portato con sé una serie di pericoli sconosciuti che non abbiamo idea di come affrontare.

In passato, i pericoli erano altrettanto temibili, se non di più, e davvero esistenziali. Per gli uomini delle caverne, ad esempio, avventurarsi fuori dalla caverna significava essere vulnerabili agli attacchi dei predatori. Tuttavia, la paura non generava panico perché si conoscevano i pericoli e si sapeva come proteggersi da essi.

Oggi, innumerevoli elementi e fattori influenzano la nostra vita e quella dei nostri cari e non possiamo conoscerli tutti, non possiamo prevederli e non sappiamo come superarli. Naturalmente, questo ci mette in uno stato di costante pressione e ansia.

Più ci evolviamo, più diventiamo egocentrici. Di fatto, dall’inizio del secolo, abbiamo raggiunto un tale livello di egoismo che i sociologi parlano di “epidemia di narcisismo”.

Poiché stiamo diventando sempre più sofisticati e sempre più narcisisti, stiamo sviluppando sistemi sempre più complicati che ci lasciano impotenti e diffidenti nei loro confronti e nei confronti degli altri. Poiché non ci piacciono e non ci fidiamo l’uno dell’altro, stiamo erigendo scudi protettivi che aumentano il nostro isolamento, la nostra esclusione e quindi la nostra paura.

Se vogliamo sentirci sicuri, non dobbiamo lavorare direttamente sull’aumento della nostra sicurezza. Al contrario, dovremmo mettere da parte l’eccessiva preoccupazione per noi stessi e concentrarci sullo sviluppo dell’attenzione per gli altri, poiché la mancanza di questa è la causa della nostra paura.

Il senso di sicurezza non deriva dalla lotta contro l’odio, ma dalla ricerca di un legame, di una cura. L’unica malvagità che esiste è nei nostri cuori. La sua cura non consiste nell’estirparla, ma nell’instillare considerazione e infine gentilezza.

Una persona che si dedica agli altri non ha paura di nulla. Prendersi cura degli altri è il dono più grande che si possa ricevere. Se riusciamo a costruire una società basata sulla considerazione e sul prendersi cura, sarà una società di persone fiduciose e felici, perché non c’è paura in presenza dell’amore.

L’acqua, la base della vita

Domanda: Perché colleghiamo l’acqua alla vita? Che cos’è questa qualità speciale, l’acqua?

Risposta: L’acqua è la base della vita. E’ un componente integrale di tutte le sostanze e il componente principale del nostro corpo, per peso, volume e importanza. In generale, tutto ciò che ci circonda è praticamente una proprietà dell’acqua.

Anche sulla luna e su Marte, stiamo principalmente cercando l’acqua.  Questo è considerevole e significativo dato che ogni altra cosa si basa su di essa.

Le proprietà speciali dell’acqua comprendono il punto di gelo, di rugiada e di bollitura. Grazie a essi, la vita si preserva sotto il ghiaccio e il congelamento avviene con andamenti molto interessanti.

L’acqua contribuisce al miglioramento della salute. Fin dai tempi antichi,  si conoscevano acque minerali speciali potabili.  Duemila anni fa, Avicenna disse che la salute umana fosse direttamente collegata all’acqua che si beve.

In quegli anni, quando non eravamo ancora così disconnessi dalla natura, e non usavamo vari aggiuntivi chimici, l’acqua era di grande importanza. Quindi, le acque minerali erano il mezzo più potente di guarigione per una persona.

Ci laviamo con l’acqua ed è così che introduciamo un nuovo programma di wellness dato che l’acqua porta un grande quantità di informazioni. Siamo tutti nell’acqua. Anche l’aria che ci circonda è un tipo di struttura acquea.

 

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From KabTV’s “Close-Up. The Secret of Life” 7/13/11

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Vaiolo delle scimmie: il nuovo virus in città?

Non abbiamo finito di affrontare un virus che ne arriva un altro. Il vaiolo delle scimmie, un cugino solitamente lieve del virus mortale del vaiolo, esiste dal 1958. Finora, però, era endemico soprattutto in Africa. Ora, come ogni cosa al giorno d’oggi, è diventata una minaccia globale. Secondo l’ultimo aggiornamento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), “ci sono ora un totale di 131 casi confermati di vaiolo delle scimmie… in 19 Paesi”. Tuttavia, l’OMS afferma anche: “Sebbene l’epidemia sia insolita, rimane “contenibile””.

Non sono sicuro che questo sia l’inizio di una nuova pandemia, anche se gli esperti non pensano che lo sia. In ogni caso, se non questa minaccia, un altro pericolo verrà dalla natura per aumentare la nostra sensibilità verso il modo in cui ci tratta.

Niente è più potente della natura stessa. A questo proposito, il grande pensatore e cabalista del XX secolo Baal HaSulam scrive nel suo saggio “La pace” che Dio e la natura sono sinonimi. Allora, cosa vuole Dio, o la natura, da noi? Perché sta punendo tutta l’umanità con gli stessi colpi nello stesso momento e perché sta accadendo proprio ora?

La risposta a queste domande viene dal nostro stesso comportamento. Il fatto che così tante persone si pongano queste domande molto serie è esattamente ciò che la natura “vuole” ottenere, se così si può dire. Ma perché la natura ci impone tutte queste limitazioni? Perché ci fa temere di avvicinarci ad altre persone per paura di essere contagiati? Proprio perché quando non abbiamo paura di avvicinarci gli uni agli altri, lo facciamo per farci del male o per usarci a vicenda, o per entrambe le cose.

La natura continuerà a sferrare colpi inaspettati finché non ci renderemo conto che la radice del problema non è nel regno animale, ma nei mali sociali della società umana. La nostra estraneità e il nostro odio reciproco stanno facendo ammalare i nostri corpi, le nostre menti e il mondo che ci circonda. Questa è la grande lezione che la natura sta cercando di insegnarci attraverso le sue calamità.

Poiché il mondo è un unico sistema connesso, tutto ciò che facciamo, diciamo o pensiamo si ripercuote sul mondo intero. L’alienazione e l’aggressività che dominano le relazioni umane permeano il resto dei livelli della natura e producono effetti negativi. Producono non solo nuove malattie, ma anche disastri naturali di ogni tipo. Tuttavia, esse sono in realtà il riflesso del nostro atteggiamento ostile verso l’altro e verso la natura, poiché sono influenzate dall’unico elemento malato dell’ecosistema globale: il genere umano.

Se vogliamo evitare che future piaghe ci flagellino, dobbiamo affrontare il problema alla radice: le relazioni dannose tra di noi e tra noi e la natura. Se smettiamo di nutrire pensieri negativi gli uni verso gli altri, smetteremo di diffondere la negatività nell’ecosistema globale.

Per raggiungere questo obiettivo, non dobbiamo concentrarci sulla negatività dei nostri pensieri, ma creare un’atmosfera positiva e di sostegno per tutte le persone. Se ci concentreremo sul contributo di ogni nazione e di ogni persona alla società e se le persone impiegheranno le loro capacità e i loro talenti per il bene comune, cambieremo l’atmosfera che ci circonda e smetteremo di far trasudare costantemente cattiveria nel mondo.

Questo, a sua volta, fermerà la produzione di agenti nocivi da parte della natura nei confronti dell’uomo.

Didascalia della foto
Provette etichettate “virus del vaiolo delle scimmie positivo e negativo”. Illustrazione del 23 maggio 2022. REUTERS/Dado Ruvic

La depressione arriva presto

Il centro di ricerca Our World in Data, con sede a Oxford, ha recentemente pubblicato un studio da cui emerge che in molti Paesi “la depressione viene diagnosticata in età precoce rispetto al recente passato”. Lo studio ha rilevato che in Danimarca, ad esempio, nel 1996 la percentuale più alta di persone a cui veniva diagnosticata la depressione aveva un’età di circa cinquant’anni. Vent’anni dopo, nel 2016, la percentuale più alta di persone a cui veniva diagnosticata la depressione era di ventiquattro anni. Mentre il centro di ricerca ha attribuito la diagnosi di età più giovane alla crescente disponibilità a “cercare un trattamento per le condizioni di salute mentale”, altri ricercatori hanno trovato ragioni diverse per il calo di età nella diagnosi. 

In effetti, stiamo vivendo in tempi speciali. In passato, le persone erano più legate alla terra, al suolo. Oggi tutto è artificiale. Nasciamo e viviamo dentro le mura degli ospedali, poi dentro le mura di casa, poi le mura di scuola, e poi le mura dell’azienda.  Di conseguenza, siamo diversi dalle generazioni precedenti, e il nostro approccio verso la vita è anch’esso diverso.

Per prevenire la depressione è necessario investire costantemente con il giusto approccio, poiché le persone non sono più adattate a una vita naturale. L’investimento non è di tipo finanziario. Dobbiamo piuttosto costruire un involucro che funga da mediatore tra la nuova generazione e la realtà in cui essa vive. Tale involucro dovrebbe preparare le persone alla vita a tutti i livelli, personale, sociale e ambientale. Devono imparare a comunicare e a connettersi tra loro e con la natura. Altrimenti si perderanno, come sta già accadendo.

In passato le persone vivevano più all’’aria aperta di quanto non facciano oggi. Comunicavano con altri individui e gran parte della loro vita prevedeva l’interazione con gli altri. Oggi fanno tutto online e al chiuso, l’esterno e le altre persone sono sconosciuti.  Dobbiamo farli familiarizzare con il mondo esterno, far sì che passino meno tempo da soli e con i loro telefoni o computer portatili e che comunichino invece con gli altri membri della famiglia, con gli amici, con gli amici veri, con quelli in carne e ossa e con gli animali.

I progressi tecnologici degli ultimi decenni ci hanno avvolto di gadget e ci hanno disconnesso dalle persone. Anche il nostro cibo non è vero cibo e non lo produciamo, ma lo riscaldiamo solo in un microonde digitale.

Non dobbiamo rinunciare alla tecnologia; occorre semplicemente aiutare le persone a bilanciare le loro vite. Il fattore chiave per ristabilire l’equilibrio è la connessione umana, costruttiva, positiva e solidale. Se le persone scoprono che i legami con gli altri le gratificano in un modo che la tecnologia non è in grado di offrire, li alimenteranno.

Oggi le persone sentono soprattutto che i loro legami con gli altri sono competitivi, ognuno cerca di superare gli altri, di fare meglio di loro e in generale di superarli. Questo è molto faticoso, quindi le persone si rivolgono naturalmente a un ambiente meno competitivo e aggressivo: quello digitale. Se le persone avessero esperienze positive nelle relazioni con gli altri, se sentissero che gli altri le approvano, le apprezzano e accolgono la loro compagnia, non avrebbero motivo di ritirarsi in un ambiente virtuale.

Inoltre, i legami con le altre persone possono dare loro ciò che nessuna tecnologia può dare: un senso alla vita. La vita diventa importante e significativa solo nella connessione con gli altri.  La dazione e ricezione reciproca danno significato e scopo a ogni cosa che facciamo. Quando facciamo qualcosa per un’altra persona, questa rimane. L’atto assume una vita propria, un nuovo significato, e influisce sulla nostra vita e su quella delle altre persone coinvolte in modi che non possiamo prevedere. Quando facciamo qualcosa online, con noi stessi, il nostro atto si perde nella nuvola digitale e ci fa sentire vuoti e insignificanti.

Pertanto, se vogliamo curare la depressione, dobbiamo trovare il modo di incoraggiare le persone a uscire, a comunicare e a entrare in contatto con altre persone. Questo darà loro gioia, soddisfazione e un senso, e il senso della vita previene la depressione.

Evasione totale

Ho già condiviso con voi che ricevo costantemente delle email da persone che pongono domande alle quali non hanno risposta. Un fisico mi ha posto la seguente domanda: “Ultimamente ho notato che le persone sono angosciate. È in aumento la richiesta di prescrizioni per antidepressivi; le persone vivono la vita con un senso di insicurezza e a parte i farmaci, non ho nulla da offrirgli. Si sono rivolti ad istruttori e formatori ma tutto sembra invano. Quindi dottor Laitman,  la domanda che le rivolgo è la seguente: a cosa possono aggrapparsi per procedere nella vita?”

Posso capire perché le persone si sentano così. Per milioni di anni la vita delle persone è cambiata di pochissimo. Vivevano in piccole città o villaggi, avevano un mestiere o un pezzo di terra da coltivare, conoscevano il contesto in cui vivevano e le persone che lo abitavano. Erano vicino alle loro famiglie, si sposavano senza allontanarsi troppo dalla propria città o villaggio e in questo modo tutti avevano lo stesso tipo di vita, di cultura e di tradizioni. Le persone sapevano cosa aspettarsi. Le loro vite erano dure ma  avevano in qualche modo una direzione, avevano dei valori chiari e questo dava loro un senso di tranquillità, esattamente ciò che manca oggi alla gente.

Oggi la vita materiale è molto semplice ma le persone si sentono perse perché non comprendono il mondo che li circonda. Non vivono più in piccoli villaggi perché il mondo è diventato un villaggio globale. Anche gli agricoltori non riescono a lavorare la terra senza i macchinari e semenze provenienti da altri paesi ed il prezzo del loro raccolto dipende dai mercati mondiali delle materie prime. In altre parole un agricoltore deve intendersi anche di sistemi globali di approvvigionamento, dei mercati della domanda e dell’offerta, di clima e di carburanti. C’è bisogno di una connessione a internet, di contratti con società di spedizione e di fornitura, e di contabili per capire il proprio bilancio. C’è da meravigliarsi se la gente si sente persa?

Poiché si sentono così e non trovano risposte, non hanno altra scelta se non provare a dimenticare. Sognano il momento in cui potranno allontanarsi da tutto. Si dedicano a passatempi, giocano con il computer e si sfiniscono nello sport. Viaggiano, vanno in vacanza e meditano. Bevono e fanno uso di sostanze stupefacenti, si convertono e diventano estremisti e fanno tutto ciò che è in loro potere per evitare di confrontarsi con la loro incapacità di gestire il mondo in cui vivono. Nello sforzo che fanno per sopprimere il loro disorientamento, si rifugiano nell’evasione totale.

Tutto ciò che abbiamo costruito, l’industria dell’intrattenimento, gli sport professionali e amatoriali, lo shopping, il turismo e l’arte, l’abbiamo costruito al fine di non pensare alle nostre vite.

Ma abbiamo esaurito il carburante. Abbiamo consumato le energie, sia le nostre che quelle che riusciamo ad estrarre dalla terra, e stiamo anche rimanendo a corto di idee per continuare ad evadere. Presto rimarranno solo due possibilità: una guerra che annichilisce tutto oppure imparare a conoscere il mondo in cui viviamo.

Se assumiamo di scegliere la seconda, dovremmo imparare come tutti noi ci influenziamo l’un l’altro, come siamo collegati nel mondo e come siamo dipendenti l’uno dall’altro. Di conseguenza, ci renderemmo conto che dobbiamo prenderci cura l’uno dell’altro. E se, al quel punto, non lo facessimo, dovremmo riconoscere che tale atteggiamento è dannoso per gli altri e dannoso per noi.

Solo quando accetteremo che il mondo è definitivamente cambiato e che noi dobbiamo accettare i cambiamenti ed accogliere la connessione con l’intera umanità, saremo in grado di raccogliere i benefici del progresso e sentirci a nostro agio sia fisicamente che dal punto di vista emozionale.

Stima della Giornata Mondiale della Salute: il pianeta è malato

Non c’è molto da festeggiare nel giorno della salute, designato  il 7 Aprile dalle Nazioni Unite.  Vecchie malattie una volta considerate eradicate, come la poliomielite, stanno ritornando in diversi continenti, e dopo due anni dall’inizio del Covid-19, siamo ancora alle prese con la pandemia. 

Quest’anno il tema dell’evento dell’ONU era:  “Il nostro pianeta, la nostra salute”. È stato incentrato sull’interdipendenza tra tutti i livelli della natura e la nostra salute. L’Organizzazione Mondiale della Sanità stima che più di 13 milioni di morti in tutto il mondo ogni anno sono causati da problemi ambientali. Infatti, il cambiamento climatico è collegato a malattie come il cancro, l’asma, i problemi di cuore, le epidemie e altre.

Possiamo continuare a contare i decessi e lamentarci dello stato del mondo ma non cambierà nulla fino a quando non ammetteremo che i sistemi sanitari globali hanno fallito. La nostra principale preoccupazione dovrebbe essere interrogarsi su come l’umanità abbia raggiunto un punto così basso nonostante tutti i progressi scientifici che avrebbero dovuto assicurare una buona vita a tutti.

L’umanità ha dato vita a sistemi sanitari basati sulle proprie caratteristiche egoistiche e malintenzionate. Quindi non possiamo aspettarci che dal male nasca il bene.   Il male al quale ci riferiamo qui sono gli attributi egoisti, egocentrici radicati nell’umanità. I sistemi sanitari, come tutti i sistemi della società, dipendono da come viene gestito il denaro e dalla volontà delle persone di farli funzionare correttamente. Molte organizzazioni internazionali che dovrebbero garantire uno stato migliore dell’ambiente e della salute globale, anziché promuovere questi obiettivi, si preoccupano soltanto di accumulare sostegno economico e di fare viaggi lussuosi tra una conferenza e l’altra, senza ottenere alcun vero risultato o compiere azioni per migliorare la situazione.

Quindi non c’è da meravigliarsi per il fatto che non solo non siamo in grado di affrontare efficacemente le pandemie, ma anche vecchie malattie, che si pensava fossero state virtualmente sradicate, stanno riemergendo. Può darsi che ci sia un periodo di incubazione di centinaia di anni in cui una malattia ritorna e noi non siamo consapevoli di questo processo, ma non saremo mai in grado di sterminarle definitivamente se continuiamo a creare le condizioni favorevoli per la loro diffusione.

Ogni malattia, in particolare quelle scoperte negli ultimi decenni, deriva dallo squilibrio mentale, psicologico e biologico tra la persona e l’ambiente e tra gli esseri viventi. Fino a quando non aggiusteremo questo squilibrio, non potremo eliminare le cause delle malattie. 

Come esseri umani, dobbiamo capire che lo stato della natura dipende dalle relazioni tra di noi.   Abbiamo prove visibili del nostro impatto negativo sulla natura, ma l’interconnessione è ancora più profonda.  Dobbiamo affrontarlo, cambiare i nostri atteggiamenti ed essere disposti ad adattarci all’integrità della natura. Questo significa che dobbiamo prendere solo ciò che è necessario per la sopravvivenza e preoccuparci del buon funzionamento dell’intero sistema, invece di considerare solo i calcoli egoistici e afferrare tutto ciò che possiamo senza alcun riguardo per le conseguenze.

Ci si potrebbe chiedere come siano connessi  le relazioni umane e ciò che avviene in natura.  In natura esistono quattro livelli: inanimato, vegetale, animale e umano. Tutti, tranne l’uomo, esistono secondo le leggi di reciprocità ed equilibrio della natura.  Gli altri livelli non hanno alcuna libera scelta; agiscono istintivamente prendendo solo ciò che serve per la loro sopravvivenza. Al contrario, il livello umano è l’unico che commette atrocità sulla Terra e contro gli altri intenzionalmente, coscientemente, per il gusto di fare del male. Tutte le reazioni negative che riceviamo dalla natura  sono semplicemente una conseguenza delle nostre azioni.  Per dirlo in maniera semplice, siamo noi che provochiamo questi colpi. 

Se cerchiamo di costruire un sistema armonioso di relazioni umane, tutta la natura sarà equilibrata, compresa l’umanità. Quando sentiremo quanto siamo dipendenti da tutti e ognuno agirà con preoccupazione per gli altri individualmente e collettivamente, come con una mente comune e come un unico corpo, l’antico proverbio “Mente sana in un corpo sano” diventerà una realtà.