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Gli Hunger Games della guerra

Dopo un mese di guerra in Ucraina, si prevede una crisi alimentare mondiale senza precedenti. Le esportazioni di grano della Russia e dell’Ucraina insieme rappresentano quasi il 30% della produzione globale, mentre la Russia è il principale esportatore di fertilizzanti nel mondo. Pertanto, il conflitto minaccia di scatenare rapidamente una “tempesta perfetta” nell’agricoltura globale, influenzando la disponibilità di cibo e i prezzi. Alla sua base, dobbiamo renderci conto che la fame incombente non è il risultato di una mancanza di cibo, ma una conseguenza di un eccesso di egoismo umano.

Se consideriamo che circa 45 milioni di persone nel mondo sono già sull’orlo della carestia, e quasi 283 milioni di persone in 81 paesi sono ad alto rischio di insicurezza alimentare (secondo le stime del World Food Program), le previsioni per il futuro non sono promettenti. Una stretta energetica e l’aumento vertiginoso dei prezzi del gas naturale hanno inferto un duro colpo alla produzione alimentare e ai costi di trasporto.

L’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura prevede un’impennata di almeno il 20% dei prezzi dei prodotti alimentari nei prossimi mesi, oltre alle interruzioni e agli aumenti dei costi dovuti alla pandemia COVID-19. Si prevede che la situazione aggraverà fortemente la sicurezza alimentare globale e creerà disordini sociali e instabilità.

Se il mondo avesse affrontato correttamente il problema della sicurezza alimentare, forse non avrebbe raggiunto una crisi tale da mettere in pericolo le provviste che potrebbero mettere milioni di persone in pericolo di fame. Avremmo potuto affrontare la situazione in modo sano e valutare ciò che abbiamo, quanto è necessario, chi manca e come distribuire al meglio le nostre risorse, come in una famiglia.

Il problema è che mentre il mondo è sempre più interdipendente, allo stesso tempo è diventato sempre più disconnesso. Nessuno pensa veramente al benessere degli altri. In alcuni luoghi, i cereali di base per il consumo saranno addirittura bruciati per mantenere alti i prezzi, facendo letteralmente morire di fame la gente in altri luoghi. Quindi la crisi alimentare che affrontiamo non è una questione di disposizioni limitate, ma la mancanza di preoccupazione e responsabilità reciproca tra di noi.

Questa non è la prima crisi alimentare che il mondo ha affrontato e non sarà l’ultima. I miliardi di dollari ricevuti dalle organizzazioni internazionali per affrontare la fame avrebbero potuto sfamare più volte il mondo intero, ma il problema non viene risolto perché non c’è un vero interesse a trovare una soluzione. La fame è un affare redditizio e un modo di dominare. Coloro che ne traggono profitto saranno felici di perpetuare la fame. Altri, in un’analisi a mente fredda, guardano addirittura la popolazione mondiale di 8 miliardi e pensano che sarebbe più facile e vantaggioso, nel complesso, occuparsi della metà di quel numero di persone, come accadeva cento anni fa quando si richiedevano meno risorse naturali.

A mio parere, finché non affrontiamo il cuore del problema, che è l’egoismo nella natura umana e la guerra tra interesse personale e interesse comune, non troveremo alcun rimedio ai nostri guai. Abbiamo finito le opzioni. Solo elevarsi al di sopra degli interessi egoistici per il beneficio comune può risparmiare all’umanità molti altri anni di inutili tormenti.

La crisi alimentare che affrontiamo dovrebbe costringerci a rivalutare le nostre priorità su come gestire i problemi globali. Solo quando le persone capiranno che tutti nella società dipendono da tutti gli altri e che il mondo è come un corpo in cui una grave malattia in uno dei suoi organi colpisce l’intero sistema fino al collasso, cominceremo a cambiare. In quel momento cominceremo a vedere atti di preoccupazione reciproca, e sistemi di supporto che sono stabiliti dalla comunità, dalle autorità e da tutti i responsabili per l’emergere di una nuova società di responsabilità reciproca. L’umanità semplicemente non ha altra scelta, non c’è altro modo per sopravvivere. 

Perché abbiamo bisogno di così tante persone nel mondo

All’inizio del XX secolo, la popolazione mondiale era di circa due miliardi di persone. Oggi sono circa otto miliardi. Di questi otto miliardi, la maggior parte è povera e più di un miliardo di persone è affamato al punto di morire di fame. Provvedere a così tante persone a un livello decente sembra un compito troppo arduo per la Terra. Inoltre, ogni giorno, sempre più bot, robot e macchine automatiche sostituiscono i lavori umani. L’umanità sta producendo abbastanza per provvedere a tutti, quindi la domanda è perché abbiamo bisogno di così tante persone. La Terra, e l’umanità, non starebbero meglio se fossimo solo quattro miliardi, per esempio? La verità è che non staremmo meglio; staremmo molto peggio. C’è una buona ragione per la crescita esponenziale della popolazione umana nell’ultimo secolo circa.

Quando guardiamo le persone, vediamo volti e corpi, esseri umani e niente di più. Ma la verità è molto più complicata e complessa di così. Provate a immaginare un qualsiasi animale senza metterlo in relazione con il suo ambiente,  vi renderete conto che è una causa persa. La forma, il colore, il comportamento, le dimensioni, la longevità e ogni altro aspetto della sua esistenza deriva dall’ambiente in cui esiste. Gli animali non sono isolati dal loro ambiente; dipendono da esso, seguono le sue leggi, e allo stesso tempo creano l’ambiente che li sostiene e di cui fanno parte.

Anche gli esseri umani costituiscono un sistema. Pensiamo a noi stessi come individui isolati, ma in realtà siamo parti di una società umana globale. Noi la influenziamo, essa ci influenza, e quasi tutto ciò che è vero per il regno animale è vero per noi.

Ci sono solo due differenze tra gli animali e le persone, anche se sono differenze fondamentali. La prima è che le persone sono intrinsecamente meschine ed egoiste, mentre gli animali no. La seconda è che i nostri desideri crescono e si intensificano, mentre quelli degli animali rimangono in gran parte gli stessi.  Mentre noi desideriamo più soldi e più potere di quello che abbiamo, gli animali si accontentano di quello che hanno, una volta che hanno la loro parte.  

Peggio ancora, di generazione in generazione, stiamo diventando più avidi, dominatori e narcisisti. Al contrario, le “aspirazioni” degli animali non cambiano da una generazione all’altra.  Se hanno abbastanza erba, o selvaggina, sono felici e contenti. 

La ragione per cui i nostri desideri crescono mentre quelli degli animali rimangono gli stessi è che un maggior desiderio ci fa accelerare il nostro sviluppo. Alla fine, gli esseri umani non sono destinati a percepire solo l’esistenza fisica, ma a penetrare attraverso di essa e percepire la connessione e l’interdipendenza tra tutti noi non solo intellettualmente, come sto spiegando qui, ma nei sensi, proprio come percepiamo il mondo fisico, se non di più.

Il nostro costante desiderio di cercare, esplorare, scoprire e imparare deriva dalla nostra aspirazione a conoscere i livelli più profondi della realtà. Questa conoscenza è l’unica prerogativa degli esseri umani, poiché solo gli uomini sviluppano desideri così profondi.

Man mano che i nostri desideri crescono, dobbiamo imparare a dirigerli verso la scoperta dello scopo e della struttura della vita. I nuovi desideri appaiono prima al livello più grossolano e dobbiamo coltivarli, elevarli al livello in cui migliorano la nostra percezione della realtà.

Poiché questi desideri sono così intensi, abbiamo bisogno di più persone per “condividere il carico”. Come appena detto, anche se ci sentiamo isolati, in realtà siamo un unico sistema. Tutto ciò che pensiamo sia nostro è in realtà parte del sistema dell’umanità e tutta l’umanità lo condivide. Pertanto, anche i nostri desideri non sono personali, anche se si sentono come tali.

Ogni volta che eleviamo un desiderio dal livello corporeo ai livelli superiori di percezione, influenziamo tutta l’umanità. E ogni volta che una persona muore, il peso di elevare il nostro desiderio comune diventa più gravoso per tutti noi.

Ecco perché la vita di ogni persona è preziosa. Determina il ritmo di avanzamento di tutta l’umanità. Se ci rendessimo conto di quanto profondamente siamo legati e del danno che causiamo maltrattando gli altri, se lo sentissimo come è realmente, ossia che stiamo torturando noi stessi, non oseremmo maltrattarci l’un l’altro o trascurare anche una sola persona.

Il lockdown in Cina: carenza di cibo, rabbia in abbondanza

La Cina sta finendo il cibo e la gente è sempre più disperata. Questo non è un problema da poco quando più di centonovanta milioni di residenti in circa ventitré città stanno vivendo in regime di isolamento totale o parziale, attuato come parte della politica ufficiale “zero Covid” in seguito al numero record di casi, in particolare a Shanghai, l’epicentro dell’epidemia.

Shanghai, la città più popolosa della Cina con ventisei milioni di abitanti, segnala ogni giorno migliaia di nuove infezioni da Covid-19, il peggior aumento da quando il virus è apparso nella città centrale di Wuhan nel 2019. La Cina è una delle ultime nazioni rimaste ancora impegnate a sradicare la pandemia, a differenza della maggior parte del mondo, che sta cercando di convivere con il virus nella sua variante Omicron.

La rigida chiusura di Shanghai ha un impatto su milioni di persone che stanno soffrendo per la scarsità di cibo, alcuni dicono che stanno già morendo di fame. I genitori vengono separati con la forza dai loro figli che sono risultati positivi alla malattia. Mentre le condizioni di vita continuano a deteriorarsi senza una fine in vista, la rabbia della popolazione cresce. I Cinesi, normalmente disciplinati e obbedienti, sfidano le autorità con proteste di strada e avvertono le conseguenze, compresi i potenziali disordini civili.

A tutti gli effetti, la carenza di cibo potrebbe avere un grosso impatto sulla società cinese.  Non c’è nulla di più importante del cibo. E’ letteralmente la base del sostentamento di qualsiasi società. Il cibo è il bisogno più importante nella scala dei desideri umani, seguito da sesso, famiglia, denaro, onore e conoscenza.  Il pensiero razionale non funziona a stomaco vuoto, e ciò che controlla la mente è il modo per soddisfare i bisogni fondamentali a qualsiasi costo.  

Come conseguenza della pandemia, i Cinesi stanno certamente attraversando dei grandi cambiamenti. Sono un popolo con fondamenta e tradizioni molto forti, quindi ogni cambiamento che attraversano potrebbe essere un esempio per il resto del mondo. Ma la pressione sociale popolare può portare un cambiamento nella politica della Cina? La capacità di governo è un problema ovunque nel mondo di oggi. I paesi che si aspettavano la piena egemonia sugli altri si stanno rendendo conto che non è più così facile quando grandi masse sono pronte ad opporsi.

Governare sarebbe più facile se ci fosse un re che governasse secondo l’eredità familiare, che potesse guidare il popolo e il popolo accettasse il suo mandato come parte di una stirpe riconosciuta. Ma non è così, quindi la gente deve capire che la natura agisce come re supremo. L’umanità deve smettere di aspettarsi grandi cambiamenti da governi e politici, il livello materiale di governo, e rendersi conto che c’è un regno supremo, il regno della natura, che controlla le nostre vite, il virus e tutto nella realtà.

Saremo in grado di rispettare questo dominio quando ci renderemo conto che possiamo risolvere i nostri problemi di approvvigionamento e di salute quando facciamo i conti con il potere della natura. Dobbiamo raggiungere un equilibrio con essa riconoscendo che c’è un prezzo da pagare per la sovrappopolazione e lo sfruttamento delle nostre limitate risorse naturali.

Ancora più importante, dobbiamo capire che non possiamo continuare a sfruttare gli altri solo per il nostro guadagno personale, senza conseguenze. In un futuro non troppo distante, sia le culture Occidentali che quelle Orientali, dovranno scoprire che all’umanità manca il senso di responsabilità reciproca.  

Didascalia della foto:
Un uomo in piedi su uno scooter scansiona un codice QR per acquistare cibo da un venditore dietro le barricate di un’area chiusa, dopo l’epidemia di coronavirus (COVID-19) a Shanghai, Cina 30 marzo 2022. REUTERS/Aly Song

Chi è un Giudeo?

“Giudeo” non è una brutta parola. Non c’è bisogno di scusarsi per usarla, è stata l’affermazione della comunità ebraica tedesca dopo che il principale dizionario di lingua tedesca Duden ha aggiunto una spiegazione alla loro definizione standard, affermando che il termine “Giudeo” (Giuda) potrebbe essere spesso percepito come dispregiativo. Questo chiarimento è stato successivamente rimosso perché gli Ebrei tedeschi hanno deciso che avrebbe solo “consolidato il termine come discriminatorio”. Tuttavia, tali controversie sulla terminologia non cancelleranno mai l’odio contro gli Ebrei, ma lo metteranno solo in evidenza.

Per aggirare la questione ed evitare possibili connotazioni negative, molte comunità ebraiche nel mondo si definiscono “Ebrei” o “Israeliti”. Allo stesso modo, la squadra di calcio britannica del Tottenham ha recentemente esortato i fan a smettere di chiamarsi “Yid Army” (dallo yiddish, riferendosi al loro particolare numero elevato di seguaci ebrei), poiché non vogliono identificarsi con termini che potrebbero essere considerati offensivi. Ma andare in punta di piedi intorno alle parole non allevierà mai le opinioni antisemite perché l’odio contro gli Ebrei non è un problema di semantica, è un problema umano.

L’antisemitismo nasce dalle profondità della rete di connessioni tra tutti gli esseri umani nel mondo. Queste connessioni sono connessioni spirituali invisibili, ma sono profondamente sentite nel subconscio della razza umana. A livello di questa rete, gli Ebrei hanno un ruolo centrale da svolgere nell’umanità: fungere da fattore di collegamento tra gli altri popoli, che sentono la naturale separazione gli uni dagli altri.

Se gli Ebrei non adempiono a questo ruolo unendosi prima tra loro in un solo cuore in modo che la forza di collegamento tra loro leghi tutta la realtà come organi in un unico corpo, allora suscitano contro di loro forze negative, invitando una risposta antisemita ostile. 

Pertanto, invece di occuparsi di spiegazioni superficiali sul fatto che la parola “Giudeo” sia o meno dispregiativa, gli Ebrei dovrebbero mettere in pratica e mettere in atto il significato più profondo del termine che è prevalso nel corso delle generazioni: “Giudeo” (dalla parola ebraica Yehudi), Yehudi significa unico e unificato.

Il popolo ebraico non è un popolo come le altre nazioni, fondato sui comuni denominatori di zona geografica, rapporti familiari, origine o colore. I seguaci di Abramo, il fondatore della nazione ebraica, erano invece un agglomerato di persone diverse il cui unico comune denominatore era una base ideologica condivisa. Questo gruppo speciale sarebbe poi stato chiamato “Israele”, che deriva dalla frase Yashar-El (Diritto a Dio), cioè un desiderio diretto alla forza che gestisce la realtà.

Sulla base di questo principio, secondo i saggi un Giudeo è ogni persona nel mondo, indipendentemente dalla razza, dal sesso, dalla lingua o dalla nazionalità, che desidera essere unita a tutti al di sopra di ogni differenza. Un Giudeo è colui che si sforza di unire l’intera umanità e l’intera realtà con la forza primaria della natura, la Forza Superiore.

Pertanto, solo una comunità ebraica che impara a unirsi, a trascendere tutte le differenze che crescono e separano i suoi membri, sentirà come i pregiudizi e gli atteggiamenti negativi nei suoi confronti siano invertiti in qualcosa di migliore. Allora, anche senza parole e definizioni, un nuovo significato di essere Giudei si farà sentire nel cuore di coloro che vi si oppongono e l’animosità si trasformerà in apprezzamento.

Esilio e Redenzione. La via di Israele

Questa sera, venerdì 15 aprile, gli Ebrei in tutto il mondo celebreranno la Pasqua, la redenzione di Israele dalla schiavitù in Egitto, trentatré secoli fa. L’esodo dall’Egitto non è ricordato solo nella data in cui si colloca nel calendario ebraico. In effetti, non solo nel Giudaismo ma anche nel Cristianesimo si attribuisce grande importanza alla liberazione degli  Israeliti dalla schiavitù. Nel corso della storia, ci sono stati innumerevoli casi di schiavitù e di liberazione. Perché allora questo è così importante che ci si preoccupa di ricordarlo? L’esodo simboleggia molto di più della liberazione di una nazione da un’altra. Descrive il processo interiore con cui si riscatta la propria anima dalla schiavitù dell’ego. E poiché siamo tutti nati schiavi del nostro ego, l’esodo dall’Egitto riguarda ogni persona sul pianeta.

Quando gli Israeliti erano nel deserto del Sinai, si lamentavano con Mosè: “Ci ricordiamo del pesce che abbiamo mangiato gratuitamente in Egitto, dei cetrioli e dei meloni, delle verdure, delle cipolle e dell’aglio” (Num. 11:5). In un’altra occasione, si lamentarono dicendo: “Vorrei che fossimo morti per mano del Signore nella terra d’Egitto, quando sedevamo vicino alle pentole di carne, quando mangiavamo pane a sazietà” (Esodo 16:3). Vediamo che non furono le difficoltà fisiche ad affliggere i figli di Israele in Egitto, ma qualcos’altro li tormentava al punto che non potevano tollerare di rimanere lì anche solo per un’altra notte. Quel qualcosa è la ragione per cui la storia dell’esodo dei figli di Israele dall’Egitto è ancora così ben ricordata.

Per capire cos’è questo qualcosa, dobbiamo ricordare che il popolo di Israele è diverso da qualsiasi altra nazione. Le loro radici non possono essere ricondotte a nessuna nazione o paese, clan o tribù. Noi attribuiamo la nascita della nazione ad Abramo, ma egli fu solo il primo. Il giorno della sua morte, gli Ebrei non erano ancora una nazione. Ricevettero il loro status ufficiale, se volete, solo ai piedi del Monte Sinai, dopo aver fatto voto di unirsi “come un solo uomo con un solo cuore”.

Fino ad allora, individui di numerose tribù e nazioni si univano agli Ebrei per loro scelta. L’unica condizione per unirsi agli antichi Ebrei era accettare il principio dell’unità al di sopra di ogni differenza. In altre parole, la nazione emergente era composta da uomini di origini diverse, che si univano al gruppo che Abramo aveva costituito perché aderivano all’idea con cui egli lo aveva fondato: unità, cura degli altri, questo è tutto ciò che conta. Ecco perché la legge fondamentale del Giudaismo è “Ama il tuo prossimo come te stesso”.

Nonostante i loro sforzi per unirsi, l’ego degli antichi Ebrei li deluse più e più volte. Ogni volta che lo superavano e si univano, si intensificava e li separava ancora una volta. Ecco perché la storia del popolo di Israele è piena di conflitti e guerre.

La storia dell’esodo dall’Egitto è un racconto simbolico che parla degli sforzi per superare il proprio ego. Mosè, per esempio, è la qualità dentro di noi che trascina costantemente verso l’unità. Il nome ebraico Moshe [Mosè] è simile alla parola ebraica moshech [tirare], cioè tirare via dall’ego e verso l’unità e l’amore per gli altri.

Il popolo di Israele è la qualità dentro di noi che può relazionarsi con Mosè e seguirlo, ma esita a farlo. Sono tentati dall’ego di rimanere in Egitto, dove l’ego è il re. Questo è il motivo per cui mettono costantemente in discussione la guida di Mosè e si chiedono se non sarebbe stato meglio se fossero rimasti in Egitto.

L’Egitto simboleggia il nostro ego, il nostro odio per gli altri. Il Faraone è l’epitome dell’ego. Non è solo l’odio per gli altri, ma il desiderio di dominare su tutti e tutto, di opprimere tutta la realtà sotto il proprio governo. Ecco perché il Faraone dice: “Chi è il Signore perché io obbedisca alla Sua voce?” (Es. 5:2). In altre parole, il Faraone non si inchina a nessuno; è il nucleo dell’egoismo.

La lotta di Mosè per liberare il popolo di Israele dall’ego ebbe successo. Per un individuo, è la redenzione dell’anima dalle catene dell’ego, il re che ci governa dalla nascita, come è scritto: “L’inclinazione del cuore dell’uomo è malvagia fin dalla sua giovinezza” (Gen. 8:21).

Come possiamo vedere, la storia dell’esodo di Israele dall’Egitto è molto pertinente. Il mondo di oggi, che è immerso nell’egoismo, ha bisogno di redenzione dall’ego non meno di quanto il popolo di Israele ne avesse bisogno allora. Abbiamo costruito un mondo bellissimo, che è abbondante in ogni modo possibile. Eppure, l’asservimento al nostro io narcisistico ci separa gli uni dagli altri e ci porta a distruggere ogni frammento di bellezza sul nostro pianeta.

Proprio come la schiavitù del popolo di Israele in Egitto era in realtà la schiavitù del loro ego, così noi siamo intrappolati dal nostro ego e cerchiamo di dominare e opprimere gli altri (se siamo Faraone), o semplicemente odiamo le altre persone (se siamo semplici egiziani). In entrambi i casi, è distruttivo per noi, per la società e per il mondo in cui viviamo. 

Che questa Pasqua sia l’inizio della nostra redenzione dall’ego e l’inizio dell’unità e dell’amore per gli altri.

La guida di Mosè per condurre l’umanità fuori dall’Egitto

Sull’odierno sfondo di un vuoto mondiale di autorità, la figura di Mosè che fece uscire Israele dall’Egitto sembra più rilevante che mai. Cosa ha reso il grande profeta, l’eroe della festa di Pasqua, così importante nelle pagine della storia? Quale speciale capacità di comando aveva?

In termini di capacità di comando, non c’era nulla di palesemente speciale in Mosè. Era tutt’altro che eloquente, non era un capo nato e spesso non riusciva a capire il Creatore di cui portava il messaggio. Con la sua apparente mancanza di risultati, chiunque altro si sarebbe arreso molto prima, ma non Mosè. Egli aveva la qualità che ci piacerebbe vedere nei governanti di oggi: un amore vero e disinteressato per il suo popolo.

Nel corso della storia, ci sono state molte persone che hanno saputo gestire bene le cose e governare gli altri secondo le loro aspirazioni egoistiche, ma non sono state necessariamente considerate bravi capi. Sofisticazione, scaltrezza e altre qualità subdole, tutte non sono richieste in un vero capo.

Un capo è prima di tutto e soprattutto un educatore. Mosè certamente lo era, ha educato il suo popolo ad amarsi l’un l’altro e lo ha aiutato a connettersi al di sopra del suo egoismo, dei suoi desideri innati di trarre vantaggio per se stesso. Gli Ebrei si unirono intorno al Monte Sinai, che non a caso prende il nome dalla parola ebraica “sinah” (odio). Non distrussero la montagna dell’odio tra di loro, ma mandarono l’elemento più incontaminato in mezzo a loro, Mosè, a scalare la montagna, a conquistarla e a portare giù una legge (Torah) con la quale avrebbero potuto stabilire l’amore tra di loro.

Ma la Torah non è un copione di Hollywood. Parla dello sviluppo spirituale all’interno di una persona e della lotta costante tra le forze dell’egoismo e le forze della fratellanza e dell’unità dentro di noi. Questo è spiegato nel Libro dello Zohar con la frase: “L’uomo è un piccolo mondo”. Così, quando è scritto nella Torah (Esodo 6:2) a proposito di Mosè che lo spirito del Signore parlò nella figlia del Faraone per chiamarlo Moshe (Mosè) dalla parola “moshech” (tirare), è perché lui è colui che tira Israele dall’esilio, li tira fuori dall’Egitto, cioè dall’egoismo che stava distruggendo le relazioni tra loro.

Oggi sentiamo che il periodo oscuro dell’Egitto sta ritornando, ma è generale e globale. Vediamo già chiaramente che il mondo intero è strettamente interconnesso, ultimamente con l’impatto della pandemia e con le ripercussioni della guerra in Ucraina sulle economie e le forniture di cibo in tutto il mondo.

Dobbiamo affrontare l’oscurità e anche capire cosa ci sta mostrando. Ha lo scopo di avvicinare tutta l’umanità alla redenzione. Dobbiamo smettere di fingere che questo stato di oscurità non sia sceso su tutti noi. Non possiamo ignorarlo o semplicemente sperare che se ne vada. È importante riconoscerlo e capire che l’oscurità è il segno di un nuovo stato luminoso.

Ma abbiamo bisogno di aiuto per usare questo avvertimento in modo mirato e raggiungere i risultati desiderati. Dovremmo essere condotti dagli attributi della guida di Mosè espressi nella forma di un sistema educativo pan-sociale. Abbiamo bisogno di un sistema che permetta a ciascuno di noi di capire che la radice di tutti i nostri problemi, in patria e all’estero, è l’ego che porta separazione e che le guerre tra di noi rendono solo amara la vita di tutti e portano solo più problemi in ogni parte del il mondo. Abbiamo bisogno di una guida che ci insegni a trascendere tutti i disaccordi e che ci insegni come, nonostante tutte le differenze, connetterci tra di noi.

Al contrario, se manchiamo di rispetto e ci facciamo del male l’un l’altro, inevitabilmente si manifesteranno altri flagelli come quelli dell’Egitto. Questo significa che tutto dipende da noi, ora. Se capiremo al pari di un bambino che vede lo sguardo dei suoi genitori, affronta e interpreta l’avvertimento e migliora il suo comportamento in risposta, allora non ci sarà bisogno di altri colpi. Invece, costruiremo ponti d’amore sull’odio.

L’unico distruttore nel mondo

Sono passate diverse settimane dall’inizio della guerra in Ucraina e non c’è ancora una tregua in vista. Reuters stima che più di quindicimila persone abbiano perso la vita e più di tre milioni siano state sfollate. Eppure, non c’è una fine in vista. Diventa ogni giorno più chiaro che c’è una sola ragione per la guerra e un solo obiettivo che le uccisioni e la distruzione mirano a raggiungere: il dominio dell’ego.

Nel suo saggio classico, scritto agli inizi del 1930 , “Pace nel Mondo”, il grande pensatore e kabbalista Baal HaSulam scrisse che l’uomo è governato da un senso di unicità, la sensazione di essere l’unico a esistere nel mondo. Alcuni anni dopo che aveva scritto l’articolo, il mondo intero ha sperimentato gli effetti devastanti di questa percezione.

Da allora, le persone non sono diventate meno egocentriche, anzi, lo sono ancora di più.  Nel 2009, gli psicologi Jean M. Twenge e Keith Campbell conquistarono fama con il loro libro illuminante “The Narcissism Epidemic: Living in the Age of Entitlement”. In esso, non solo lamentano “l’inesorabile aumento del narcisismo nella nostra cultura”, ma sottolineano anche che “l’aumento del narcisismo sta accelerando”.

L’attuale conflitto in Ucraina dimostra che l’egoismo umano ha davvero raggiunto un livello in cui gli orrori della seconda guerra mondiale non sono più un deterrente. Ancora una volta, l’ego non si fermerà davanti a nulla per ottenere potere e controllo. L’ego, come lo descrive il Baal HaSulam, “sente che tutte le persone del mondo dovrebbero essere sotto il suo governo e per il suo beneficio privato”.

Non possiamo sradicare l’ego; è la nostra costituzione. Eppure, non serve farlo.  Invece, dobbiamo reindirizzarlo verso obiettivi costruttivi e non distruttivi. Poiché possediamo un senso innato di unicità, dovremmo far sentire le persone uniche per il loro contributo alla società anziché per il loro potere e controllo.

Attraverso l’opinione pubblica, possiamo ” manipolare” noi stessi per agire a favore della società piuttosto che contro di essa. In questo modo, creeremo comunità in cui le persone si sentono incoraggiate, sicure e amate proprio perché contribuiscono con le loro capacità e i loro sforzi al bene comune.

L’inutile distruzione che vediamo oggi è il prodotto della nostra natura. Potremmo evitarla se riconoscessimo la nostra natura e la trattassimo correttamente. Dato che non stiamo prendendo il controllo del nostro ego, l’ego sta controllando noi. Non ci può essere alcun compromesso: o noi, come società, governiamo e dirigiamo il senso di unicità di ogni persona verso un obiettivo costruttivo, oppure il nostro senso di unicità, ovvero il narcisismo, ci condurrà dove vorrà.  Se scegliamo l’inazione, il secondo scenario avverrà, e distruggeremo noi stessi e il mondo in cui viviamo.  Questo è una certezza. 

“Gli occhi del saggio sono nella sua testa”, scriveva il re Salomone (Eccl. 2:14); egli vede il futuro. Se siamo saggi, lavoreremo per costruire un buon futuro per noi stessi e per i nostri figli. Se non lo siamo, distruggeremo il nostro avvenire con le nostre azioni.

Cosa ci guadagnano gli Stati Uniti

Mercoledì 16 marzo 2022, il presidente dell’Ucraina, Volodymyr Zelenskyy, si è rivolto al Congresso degli Stati Uniti. Zelenskyy “ha supplicato gli Stati Uniti di ‘fare di più’ istituendo una zona di interdizione al volo, fornendo ulteriori aerei e sistemi di difesa aerea, e creando una nuova alleanza per la sicurezza”. Poco dopo il discorso, il presidente Biden ha promesso “800 milioni di dollari in assistenza alla sicurezza”, compresi “800 sistemi antiaerei Stinger, 100 droni” e altre armi e munizioni.

Gli Americani sono molto cauti. Finora, non hanno dato jet da combattimento all’Ucraina e hanno impedito alla Polonia di fornirle 28 jet MIG-29, sostenendo che potrebbe spingere la guerra verso un conflitto globale, dato che la Polonia è un membro a pieno titolo della NATO. Nonostante la richiesta di Zelenskyy, gli Stati Uniti non hanno dichiarato una no-fly zone sull’Ucraina per evitare un conflitto diretto con la Russia.

A giudicare dai risultati, penso che gli Stati Uniti si siano finora comportati correttamente. Le loro informazioni riguardo alle intenzioni di Putin sembrano essere state corrette e le loro analisi della situazione in corso sembrano dimostrarsi valide. Per questo meritano credito.

Attualmente, gli Stati Uniti stanno decisamente guadagnando dalla situazione.  Insieme ai loro alleati della NATO, stanno logorando la Russia, esaurendo la sua forza militare e le sue risorse in una guerra che non può vincere. L’obiettivo dell’America è semplice: svuotare la Russia di armi, munizioni e rifornimenti e metterla a tacere per molto, molto tempo.

Gli Stati Uniti controllano già la NATO. Una volta che la Russia sarà fuori dal gioco di potere globale, rimarrà solo la Cina da affrontare e, a mio parere, l’America non considera la Cina una minaccia militare.

Non è che la Cina non voglia dominare il mondo, perché lo vuole. Tuttavia, i Cinesi non hanno un approccio intrinsecamente aggressivo. Vogliono dominare attraverso la loro forza lavoro e il loro potere d’acquisto piuttosto che attraverso l’occupazione militare. A mio parere, ci riusciranno.

La parte più triste della storia, tuttavia, è il popolo ucraino. Nessuno si preoccupa di loro; sono la carne da cannone in questa guerra. Gli Stati Uniti li stanno usando per esaurire La Russia e prosciugare il suo potere, i russi stanno distruggendo l’Ucraina nel tentativo di dimostrare la loro forza fino a quando non ne rimarrà più nulla e, nel mezzo, gli ucraini vengono uccisi in massa e il loro paese devastato.

Al momento, gli Stati Uniti non hanno alcun interesse a porre fine alla guerra, non prima di aver raggiunto il loro obiettivo: l’esaurimento della Russia. Pertanto, con ogni probabilità, continueranno a sostenere l’Ucraina solo per quanto necessario per continuare a combattere, ma non per vincere. Se l’Ucraina sconfiggerà la Russia prima che l’esercito russo sia stato eliminato, allora gli Stati Uniti non avranno raggiunto il loro obiettivo. Quindi, la triste conclusione è che più la guerra continua, meglio è per gli Stati Uniti e la NATO, e peggio è per la Russia e l’Ucraina.

Questa guerra è terribile, come ogni guerra. Purtroppo, l’umanità non impara in altro modo. Tutte le lezioni che abbiamo imparato, le abbiamo apprese attraverso il dolore. Ora, anche l’umanità sta imparando una lezione dolorosa: la potenza militare non vince le guerre.

Nonostante la loro incontestabile inferiorità in soldati, armi, addestramento, risorse e ogni aspetto militare che si possa pensare, gli Ucraini non solo tengono duro, ma stanno gradualmente passando all’attacco. Stanno combattendo per il loro paese e gli aerei da guerra, i carri armati e le navi da guerra della Russia non sono all’altezza della loro unità e determinazione. 

La lezione che tutti noi dovremmo imparare da questa guerra è che, alla fine, la solidarietà e la responsabilità reciproca trionferanno; questi sono gli strumenti del successo di domani. Che peccato che la lezione arrivi sotto forma di vite umane e miseria.

Cosa sta succedendo nel mondo?

Domanda: Ho la sensazione che il mondo sia diretto verso l’Armageddon. Tra un po’ di tempo, un anno o due, succederà qualcosa che farà sembrare il virus, che si è diffuso in tutto il pianeta, come un semplice giocattolo.  Cosa sta succedendo nel mondo? Che cosa dice la Kabbalah a tal proposito?

Risposta: Parlo solo dalla prospettiva della Kabbalah, che studio da quasi 50 anni.

Il mondo sta avanzando verso la correzione. Ha un certo programma di sviluppo, e il programma viene realizzato che lo vogliamo o no, con poco o con molto spargimento di sangue, verrà in ogni modo realizzato.

Ora ci spetta un grande compito: far capire a tutti, che nel mondo moderno possiamo esistere soltanto se abbiamo la buona volontà di avvicinare le persone. Purtroppo, questo ancora non sta accadendo. Quindi, vediamo risultati opposti.

Ma so che il programma ci farà comunque avanzare, con i colpi oppure con le carote, fino alla comprensione che possiamo esistere soltanto con il sostegno reciproco di tutte le persone del mondo. Dovremo arrivare a questo.

 

 

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From KabTV’s “Meetings with Kabbalah” 1/5/22

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Tempi duri di fronte

La guerra che ha risvegliato l’Europa dal suo sonno

Nonostante il pericolo, i leader di Polonia, Repubblica Ceca e Slovenia sono saliti su un treno per Kiev per incontrare  il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Secondo i funzionari dell’UE, questa guerra ha saldato l’Europa occidentale più di qualsiasi altro evento dalla seconda guerra mondiale. Il continente ora si armerà contro le minacce alla sicurezza.

In questa guerra, la Russia ha svolto il ruolo di nazione unificante e ha avvicinato i paesi europei. Ha dato loro una buona scossa per far loro sentire che ci sono altre cose importanti oltre all’avidità per il petrolio e il gas, come la sicurezza e la conservazione delle nazionalità. I Russi hanno fatto un ottimo lavoro in questo senso. Non per scelta, probabilmente inaspettata, ma è andata così.

Finora l’Europa ha immaginato di potersi affermare senza investire nella propria esistenza e sicurezza. Ogni paese ha creduto di poter riposare per sempre sugli allori senza fare alcuno sforzo, contribuendo solo in minima parte alla sicurezza, niente di più. Ma questo non è il modo per garantire una sicurezza duratura.

A causa del peggioramento della situazione, i paesi europei sono costretti a esaminare la rilevanza della loro appartenenza alla NATO, il che richiede anche alla NATO di dimostrare che si preoccupa davvero per tutti. Fino ad oggi, quando uno stato ha proposto di aumentare il bilancio della difesa, tutti hanno risposto platealmente che era impossibile.

Pertanto, il colpo sotto forma di guerra farà capire all’Europa che la pace ha un costo. Si spera che questo accada e di conseguenza la psiche europea cambierà. Si uniranno per motivi di sicurezza.

Non c’è una vera unificazione in questo momento tra i membri europei della NATO, poiché la vera unità dovrebbe essere adeguatamente sentita e il desiderio di unirsi non dovrebbe essere causato dalla costrizione, ovvero dalla minaccia di guerra. Ora sta accadendo soltanto per mancanza di scelta, ma è un passo in avanti per rivelare la verità, che è riconoscere quanta mancanza di unione vi sia tra i paesi europei e quanto siano deboli e indifesi.

Così la natura, la Forza Superiore, sta lavorando attraverso la Russia per risvegliare la letargica Europa. È la stessa forza che ha creato il mondo e che spinge l’umanità, attraverso tutti i tipi di difficoltà e sofferenze, ad avvicinarsi e ad unirsi gli uni agli altri.

Attraverso le generazioni, la Forza Superiore ha impregnato l’umanità di orgoglio, egoismo e altri desideri egoistici. Tali aspetti hanno causato tutti i tipi di problemi, tra cui la separazione e la guerra. Poiché tutti abbiamo gli stessi desideri egoistici, vediamo il resto del mondo come uno strumento per soddisfare i nostri capricci. Così, sfruttiamo e approfittiamo degli altri per anni, pensando che così dovrebbe essere la vita.

Nella nostra generazione, queste distinzioni, che si sono pigramente evolute attraverso periodi storici di schiavitù e coercizione, saccheggio e crudeltà, stanno acquistando una rinnovata importanza. D’ora in poi, queste intuizioni non si svilupperanno più gradualmente dentro di noi, ma ricadranno sulla nostra comprensione come una slot machine da cui una mossa riuscita fa cadere un abbondante flusso di monete.

Nella prima fase, la società umana si renderà conto che non può gestire la vita senza connessione. Vedremo attraverso piaghe, conflitti, guerre e altri eventi spiacevoli, che senza una migliore connessione umana non abbiamo futuro.

Nella seconda fase, mireremo ad unirci non solo per sopravvivere ed esistere, ma per vivere adeguatamente. Scopriremo anche cosa conta per una vita vera, come superare gli istinti egoistici dentro di noi e assomigliare alla forza della natura, dove tutto è in equilibrio. Tutto ciò che ci è richiesto è la comprensione che la relazione prevaricatrice ed egoista tra di noi porterà alla fine alla nostra distruzione. Da lì, il percorso verso il perseguimento dell’unificazione è breve.