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Perché non rendiamo tutto gratis in questo mondo e eliminiamo il concetto di denaro?

Il denaro è l’equivalente del nostro investimento reciproco, delle nostre relazioni di dare e avere in cui miriamo a ricevere qualcosa in cambio del nostro dare qualcosa.

Ma è possibile eliminare i soldi?

Sarebbe possibile eliminare il denaro se ci fossero:

Uno stato in cui nessuno possiede nulla;

Considerazione reciproca come membri di un unico sistema comune;

La sensazione che ognuno di noi serve i bisogni dell’intero sistema in cui ci troviamo e, indipendentemente da chi dà o riceve nel sistema, agiamo in base ai suoi bisogni;

Una sensazione uguale per ciascuna di queste condizioni tra tutte le persone.

Il denaro è una copertura per i nostri atteggiamenti reciproci.

Pertanto, i nostri problemi non scomparirebbero semplicemente se il denaro scomparisse. Questo richiederebbe di elevarsi al di sopra di noi stessi nelle nostre sensazioni. Inoltre, in una fase del genere, perderemmo la sensazione di questo mondo, perché esso esiste solo nelle nostre sensazioni.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.  

Qual è il futuro del denaro?

Oggigiorno abbiamo bisogno di denaro per sentirci al sicuro e, in pratica, il denaro agisce da connettore: io do del denaro a te, tu lo dai a me e ognuno guadagna dall’altro, ottenendo un guadagno a spese l’uno dell’altro.

È una fotocopia delle nostre attitudini verso gli altri:quello che noi vogliamo dagli altri viene espresso con l’ammontare di banconote che ci scambiamo. 

Noi incontriamo un datore di lavoro, lavoriamo per lui e veniamo pagati. Questo tipo di relazione la troviamo non solo nel lavoro, ma in tutta la società, anche tra marito e moglie. Esprimiamo le nostre relazioni in una specie di equivalenza con il denaro poiché vogliamo ricevere qualcosa dagli altri in continuazione. Perciò, oggi il denaro rappresenta l’equivalente dei nostri sforzi egoici, con i quali desideriamo soddisfazione a spese degli altri, desiderando ottenere un determinato pagamento per i nostri sforzi.

Alla fine, il denaro mostrerà il suo fallimento e la sua incapacità di connetterci al livello egoistico e allora dovremo convertirlo in un connettore di relazioni altruistiche. E finalmente, ad un certo punto, saremo in grado di misurare gli sforzi altruistici in termini monetari; ad esempio, come quantità del nostro dare l’un l’altro.

In altre parole, il cambiamento dalle relazioni egoistiche alle relazioni altruistiche non richiede una grande rivoluzione nel cambiare il sistema corrente. Abbiamo solo bisogno di cambiare la nostra attitudine e discutere di come migliorare la qualità delle nostre relazioni.

Allo stesso tempo, il cambiamento dalle relazioni egoistiche a quelle altruistiche è un grande cambiamento poiché otterremo un’aggiunta di anima; ad esempio, la qualità del dare. In questa anima, la qualità del dare, inizieremo a percepire di vivere ad un più alto livello di esistenza: il mondo spirituale, dove percepiremo eternità e perfezione. 

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.   

È sbagliato voler essere ricchi?

Molte persone pensano al denaro in modo dispregiativo, ad esempio come la radice di tutti i mali.

Altri pensano al denaro semplicemente come a un mezzo: lavoriamo, guadagniamo e poi possiamo pagare ciò di cui abbiamo bisogno e che vogliamo. Il secondo punto sembra abbastanza chiaro e logico: guadagnando, non siamo un peso per la società, non chiediamo la carità e possiamo quindi goderci la nostra vita.

In ebraico, la parola che indica il denaro è “Kesef“, che deriva dalla parola “copertura” (“Kisui“), cioè il denaro ci permette di coprire i nostri bisogni con il nostro lavoro. In altre parole, ci impegniamo con la nostra mente e i nostri sentimenti e questo lavoro copre i nostri bisogni.

Il denaro non è un male e non deve essere considerato in modo dispregiativo. Non c’è alcun problema con il denaro in sé e per sé. Al contrario, possiamo esserne orgogliosi.

Il problema è quando inseguiamo il denaro non come mezzo, ma come fine, quando ne facciamo un idolo, un Dio, inchinandoci davanti ad esso e volendo solo guadagnare sempre di più.

Quando perseguiamo il denaro in questo modo, vedendolo come una fonte illimitata di appagamento verso cui ci sforziamo costantemente di tendere sempre di più, raggiungiamo uno stato in cui non ci è più utile.

Da un lato, la natura ha alcune leggi che mirano a connetterci armoniosamente, sviluppandoci in uno stato in cui ognuno di noi darà la priorità al beneficio degli altri rispetto al proprio tornaconto. D’altra parte, quando ci concentriamo sull’eccessiva ricerca del denaro, agiamo in modo contrario alla direzione in cui la natura vuole che ci sviluppiamo.

Facciamo quindi del denaro un Dio. Lo idolatriamo e, così facendo, ci limitiamo molto. Sembra che il denaro ci compri la libertà, perché così possiamo viaggiare dove vogliamo, mangiare quello che vogliamo in qualsiasi ristorante, avere l’auto e la casa che vogliamo, e così via, ma così facendo non ci rendiamo conto di come in realtà derubiamo noi stessi.

Come facciamo a derubare noi stessi quando ci concentriamo solo sul guadagnare sempre di più?

Rendendo i soldi un Dio, e non noi stessi.  Al contrario, dobbiamo fare di noi stessi un Dio, e non il denaro.

Questo significa che dobbiamo  iniziare a sviluppare qualità interamente divine, ovvero qualità dell’amore, dazione e connessione. Ci relazioneremo quindi con il mondo come se fosse nostro e gestiremo il suo sviluppo in una direzione positiva, come se ognuno di noi contenesse l’umanità dentro di sé, che tutti sono nel nostro regno e ognuno di noi è il suo re.  

Arriveremo quindi a vedere gli altri come il nostro popolo, i cittadini del nostro regno, e questo ci darà la possibilità di portarli al miglior stato possibile semplicemente attraverso il nostro atteggiamento positivo nei loro confronti, cercando di rendere la loro vita la migliore possibile.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.

Che cos’è l’Abbondanza e perché l’Abbondanza si associa generalmente con il denaro?

L’abbondanza è la nostra capacità di realizzarci.

Ci sentiamo ricchi quando possiamo fare tutto ciò che abbiamo la capacità di fare. Se non fosse così, potremmo avere miliardi sul nostro conto bancario, ma ci sentiremmo poveri.   

L’associazione tra abbondanza e denaro scaturisce da una radice spirituale.

In ebraico, la parola “denaro” è “Kesef”, che scaturisce dalla stessa radice linguistica di “Kisuf”, che significa “rivestimento”. Quando rivestiamo i nostri desideri egoistici, ad esempio, desideri di beneficiare noi stessi a spese degli altri, allora possiamo superare tali desideri, sviluppando l’intenzione di dare al di sopra del nostro istintivo desiderio di ricevere, e così sperimenteremo ricchezza e abbondanza al livello spirituale.   

Nel mondo materiale, siamo abituati a considerare l’abbondanza con l’avere tanto denaro per poter comprare tutti i prodotti e i servizi che desideriamo, mentre, nel mondo spirituale, l’abbondanza è la quantità con cui possiamo rivestire i desideri egoistici ed agire con l’intenzione di dare.

Il rivestimento altruistico che va a coprire il desiderio egoistico si chiama “schermo”, (in ebraico, “Masach”). È, in sostanza, il sentire l’importanza della qualità dell’amore, del dare e della connessione, che supera l’importanza di soddisfare i desideri che mirano a soddisfare solo noi stessi. Quando ci rivestiamo con l’amore, il dare e con la connessione positiva agli altri, diventiamo ricchi e ci sentiamo ricchi.

Allora, sentiamo di avere tutto ciò che vogliamo, che siamo diventati uguali alla forza superiore dell’amore, del dare e della connessione. Facendo questo, raggiungeremo il completo riempimento e l’abbondanza, poiché avremo ottenuto la connessione con la fonte del piacere e della delizia.   

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.

 

Questioni di soldi

Il testo che segue è il riassunto delle parole del Dott.Laitman nel programma El Mundo (Il Mondo).

Si dice che il denaro non sia tutto nella vita. Può essere vero, ma col denaro si può comprare praticamente tutto. I nostri desideri sono in genere divisi in sei categorie che sono: cibo, sesso, famiglia, denaro, potere e conoscenza. Il denaro, la quarta categoria, può comprare tutte le altre cinque. In altre parole il denaro è potere; è un corrispettivo che può essere scambiato per tutto quello che vogliamo o necessitiamo.

Questo è il motivo per cui in ebraico la parola kesef (denaro) significa due cose: kisuf (volere/bramare) e kisui (coprire). In altre parole il denaro può coprire (soddisfare) tutti i nostri voleri.

Più la civiltà si sviluppa, più sviluppa i suoi sistemi monetari. Siamo diventati totalmente dipendenti da esso, poiché non possiamo barattare prodotti come facevano i nostri avi, quindi dobbiamo usare qualcosa che corrisponda al valore dei prodotti che vogliamo comprare, qualcosa che sia trasferibile, accumulabile e riconosciuto equamente in tutto il mondo. E il denaro è ciò che risponde a tutti questi requisiti.

L’unica cosa che può sostituire il denaro è l’amore, dato che l’amore ci porta a dare e a ricevere in modo leale e corretto. Ma purtroppo l’amore non esiste nella società, fatta eccezione tra genitori e figli, anche se oggi nemmeno questo è scontato. In ogni caso, nella società odierna, basata sulla sfiducia, l’unico mezzo di scambio pratico è il denaro.

Tuttavia, per un numero sempre maggiore di persone, esiste qualcosa che vale più del denaro, nonostante tutto quello che si può comprare. Queste persone cercano qualcosa che il denaro non può proprio acquistare. Col denaro si può comprare tutto, ma non la spiegazione del significato della vita stessa, il suo scopo!

Di solito, quando siamo più giovani, ci concentriamo maggiormente sul guadagno di denaro, pensando che sia questo a renderci felici e a farci sentire sicuri. Quando maturiamo e raggiungiamo i trenta o i quarant’anni, ci rendiamo conto che forse abbiamo guadagnato abbastanza soldi per garantirci la vita, più o meno, ma non sappiamo perché viviamo. “Ok, sono nato, ho vissuto finora e ho dei figli che vivranno dopo di me. Ma ora mi aspettano altri decenni di vita, in cui passerò attraverso gli eventi senza capire a cosa serva tutto questo”.

Pensiamo a tutto ciò che facciamo nella vita: sappiamo sempre cosa vogliamo ottenere. Come possiamo quindi continuare a vivere la vita stessa senza sapere perché siamo qui? Nessuna somma di denaro può rispondere a questa domanda, ed è per questo che la maggior parte delle persone ha persino paura di ammettere a se stessa di essersela posta.

La mia opinione personale , come persona che si occupa molto più del significato della vita che del finanziamento di soddisfazioni effimere, è che il denaro dovrebbe coprire le nostre necessità di base. Dovremmo averne abbastanza per assicurarci la salute, una casa, l’istruzione e il cibo per noi stessi e per le nostre famiglie. Oltre a questi bisogni basilari, io non provo piacere nell’accumulare contanti; preferisco spendere il mio tempo a sviluppare i livelli più elevati della vita, quelli che hanno a che fare con lo scopo dell’esistenza, non quelli che mi assicurano l’esistenza materiale.

C’è anche un altro punto: chi persegue il denaro e altri piaceri corporei non è mai veramente soddisfatto. Se si accontentano di ciò che hanno, è solo perché sono troppo stanchi o timidi per cercare di ottenere di più, ma non è detto che non desiderino di più. Queste persone non possono mai essere soddisfatte perché la stessa soddisfazione dei loro desideri li fa crescere. La sensazione di vitalità viene dal soddisfare i nostri desideri e, una volta soddisfatti, non ci sentiamo più vivi in quanto non ci sono più desideri da soddisfare. Come risultato, emergono in noi desideri nuovi e più intensi. Al contrario, colui che aspira a conoscere lo scopo della vita è sempre soddisfatto perché non ha bisogno di raggiungere qualcosa per sentirsi felice. La ricerca stessa lo fa sentire vivo e pieno di energie. Una volta che ha imparato qualcosa, anch’egli vuole apprendere di più, ma non è la conoscenza il suo scopo, bensì l’apprendimento stesso, che rende l’individuo soddisfatto e carente allo stesso tempo.

Per queste persone, il denaro non conta. Tutto quello che conta è apprendere ed esplorare il mondo in cui vivono, il modo in cui funziona, perché funziona così e come possono farlo funzionare meglio.

In Europa, il 13% dei giovani non lavora e non studia

Messaggio ILO: I giovani di oggi vivono con un senso di incertezza per il futuro. Hanno poca speranza ed opportunità di prosperare. In Europa, il 12,7% dei giovani non lavora e non studia. Nel mondo si osserva una preoccupante tendenza verso una maggiore disuguaglianza tra paesi e all’interno dei paesi stessi.

Oggi l’1% della popolazione mondiale – i cittadini più ricchi – hanno lo stesso reddito delle 3,5 miliardi di persone più povere in generale.

Dall’altro lato, i sistemi di protezione sociale ben progettati contribuiscono ad aumentare il reddito e il consumo interno del popolo, lo sviluppo del capitale umano e della produttività. Purtroppo, però, il rapporto di ILO dice: che nel mondo di oggi il 76% della popolazione vive senza un adeguato sostegno sociale e di protezione.

Il mio commento: Il governo non avrà altra scelta che fornire tutta la popolazione, occupati e disoccupati, con beni e servizi essenziali. Ma questo non eliminerà il degrado della popolazione e magari poi si renderà conto della necessità dell’educazione integrale. Altrimenti nasceranno conflitti, che spingeranno verso la guerra civile o internazionale.
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La selezione negativa del capitalismo

Opinione: La selezione negativa esiste in tutti i paesi capitalisti, perché il capitalismo è basato sul principio di “Uomo a Uomo – è un lupo.” E per sopravvivere in un branco di lupi, deve essere a sua volta un lupo.

I capitalisti dicono che il mercato mette tutto al suo posto, la mano invisibile della concorrenza regolerà tutto, la cosa importante è non interferire nel funzionamento del mercato.

C’è un fondo di verità: se sei un capitalista, devi competere, e per competere – dovresti essere efficace. Cioè, hai bisogno di ottenere più profitti rispetto ai tuoi concorrenti, perché chi ha più profitti, ha ancora più competitività e opportunità.

Ma più profitto del capitalista, peggiore è per il lavoratore ordinario. Ad esempio: Ci sono 3 capitalisti, che producono lo stesso prodotto della stessa qualità alle stesse condizioni, smerciano nello stesso mercato. Per vincere la competizione, hanno bisogno di rendere la loro produzione più efficiente, vale a dire, ridurre i costi di produzione, pur mantenendo il suo volume precedente.

1 – Trasferirà la produzione in un paese del terzo mondo, dove il lavoro degli operai è più economico.
2 – Comincerà ad acquisire materie prime di scarsa qualità, completandole con degli aromatizzanti.
3 – Aumenterà la lunghezza della giornata lavorativa e riuscirà a pagare meno tasse.

Ma la gara è permanente, e per sopravvivere, ognuno dovrà fare tutto ciò che hanno fatto prima ciascuno di loro.

Questo è un sistema di selezione negativa. La sopravvivenza del più forte, piuttosto, il più furbo, subdolo, è pronto a violare i valori morali solo per ottenere maggiori profitti. La vita è una guerra, e in guerra tutti i mezzi sono buoni.

Ciò che conta (che interessa) è la vita del lavoratore per il capitalista, e la sua famiglia e i figli? Tramite lo sfruttamento ha acquistato nuove attrezzature e ora può licenziare metà del personale per ridurre i costi del lavoro. Se tu non mangi – ti mangiano. Questo sistema porta un monopolio nel settore, sul mercato, sul potere, sulla verità, sul mondo. Allora il monopolio riceve uno senza scrupoli. E poi viene un altro peggiore – il fascismo e il dissidente viene mandato ai campi di concentramento.

Il mio commento: La legge della natura non prende in considerazione i nostri desideri, ma li cambia. La crisi subentra nel capitalismo – la crisi esterna, in tutti i settori della nostra vita è all’interno, cambiando il focus e il valore delle persone. La transizione graduale è possibile con il successo della formazione integrale delle masse e con la divulgazione dell’educazione integrale. Altrimenti, la transizione verso una società integrale sarà davvero attraverso il fascismo, come scrisse un centinaio di anni fa, Baal HaSulam.

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Il mondo è in attesa di nuove idee

Opinione (M. Hazin, economista): Praticamente in tutto il mondo la crescita economica si è fermata contemporaneamente – e sono iniziate le conseguenze di questo fatto:

– L’Elite finanziaria mondiale, che determina tutte le regole dell’economia globale, si è divisa in diversi gruppi (dopo il caso di Strauss-Kahn, nell’estate del 2011),

– Dato che il denaro non è sufficiente, nel mondo sta iniziando la rinascità della politica dell’ austerity.

– Siccome l’idea liberale è stata screditata, le alternative (comunismo, fascismo, fondamentalismo islamico) stanno tornando in politica.

In una situazione del genere si offre solo la linea ideologica – è necessario prepararsi alla nascita di nuove idee.

Il mio commento: Recentemente, Michael Hazin mi ha visitato e durante pochi incontri abbiamo discusso la possibilità di aprire al mondo l’educazione integrale. Io credo nel suo talento di precognitore e che il tempo del nostro metodo di correzione verrà presto.
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La crisi globale – prospettive

Opinione (M. Delyagin, politico, PhD, Dir. Inst globalizzazione)
1. La Crisi economica è solo una particolare espressione della crisi del sistema umano,che cambia il suo aspetto intero. Questo è un cambiamento fondamentale nel rapporto tra uomo e natura, che include, non sensibile per noi, la nostra coscienza collettiva. La cosa principale sta diventando non il cambiamento del mondo circostante, ma la formazione della propria coscienza. In tutta la storia non c’è mai stata una transizione come questa.
2. La riduzione di richiesta di conoscenza del mondo aumenta la domanda per il misticismo, riduce la necessità di scienza e istruzione. Inizia la disumanizzazione dell’umanità, a rotazione un nuovo Medioevo.
3. La causa della crisi è il fallimento del modello dello sviluppo globale. Il suo contenuto è nel decadimento dei monopoli globali, il mercato globale sarà suddiviso in regioni con una forte concorrenza. Quindi già ora l’élite preferisce immergere le potenziali regioni nel caos.
4. Il problema dello sviluppo economico è l’assenza di una fonte di crescita economica, in sovrapproduzione. Pertanto, la crisi dell’economia uscirà non in recupero, ma nella depressione a lungo termine e nella guerra.
5. Il concorso sarà condotto sulla base non di un pensiero logico, ma creativo e mistico. Questo ridurrà l’importanza delle conoscenze e minaccerà il disastro tecnologico. La crescita del pensiero mistico, l’irrigidimento della concorrenza globale promuoverà la disumanizzazione della società.
6. Le tecnologie HPC postindustriali rendono la classe media superflua. Poiché la democrazia esiste in base alla classe media, essa degenererà in una dittatura della formazione di una nuova coscienza, nella rinuncia della civiltà e della sovranità e nell’autocoscienza. La crisi della democrazia favorisce la rinascita di sistemi di gestione d’ordine, degenerando in rituali e facendo rivivere il Medioevo.

Il mio commento: Tutto vero, oltre alla conoscenza del programma di sviluppo umano e del suo obiettivo, radicata nella natura. In base a ciò, proprio la crisi porterà l’umanità alla necessità di uscire dal proprio stallo egoistico alla rinascita spirituale, verso l’uscita dal “schiavitù egiziana egoistica”. Il nostro obiettivo è l’introduzione dell’ “istruzione e della formazione integrale” per facilitare una transizione “delicata” verso un nuovo principio di esistenza.
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La fame in Europa – come durante la guerra

Fatti (Yves Daccord, Direttore generale della Croce Rossa, CICR): La crisi in Europa fa sentire sempre di più la sua presenza, la fame minaccia milioni di europei. La gente va alla sede della Croce Rossa e di altre organizzazioni per chiedere aiuto alimentare per non morire di fame.

Nessuno parla di fame di massa in Germania, Benelux, Scandinavia, ma in Spagna, Grecia, Italia, Romania – la povertà copre il continente! Il CICR nel 2012 ha dato agli spagnoli che soffrono di fame oltre 33 tonnellate di aiuti alimentari.

In Italia, il numero di persone senza fissa dimora è in rapido aumento, e in Grecia – il numero di suicidi. Il relativo livello di povertà è aumentato negli ultimi anni del 40%. La povertà cresce rapidamente tra quegli strati della popolazione che prima della crisi veniva chiamata “classe media”. Sono costretti a richiedere assistenza anche i residenti del Belgio.

Il mio commento: Nel frattempo, secondo la Croce Rossa, viene buttato più cibo di quanto sia il fabbisogno, vale a dire che il problema non è una mancanza di cibo ma la mancanza di attenzione nei confronti delle persone che si trovano in uno stato di bisogno – e questo può essere corretto solo con la correzione delle persone…
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