Pubblicato nella 'Eventi' Categoria

54 Premi Nobel non possono competere con i politici meschini

I fisici Sir Roger Penrose e  Prof. Carlo Rovelli, oltre ad altri cinquantadue Premi Nobel, sono tra i firmatari di una nuova iniziativa denominata “Dividendo della Pace Globale”. L’iniziativa mira a “ridurre la spesa militare del 2% in tutti i paesi”, quindi “risparmiare un trilione di dollari in 5 anni” e utilizzare il denaro “per combattere le emergenze planetarie”. Poiché, come scrivono, “l’umanità affronta rischi che possono essere evitati solo attraverso la cooperazione”, gli scienziati suggeriscono di “cooperare invece di combattere tra di noi”.

Per quanto vorrei che la loro iniziativa avesse successo, i premi Nobel non governano il mondo; i politici lo gestiscono, e faranno di tutto e non risparmieranno alcuno sforzo per raggiungere il dominio militare, anche se ci porterà a una terza guerra mondiale atomica, cosa che avverrà.

Abbiamo un problema. L’odio, la follia e l’egoismo hanno raggiunto livelli che formano un muro impenetrabile. L’umanità è in uno stato disperato. Questo è come la vedo.

In ogni società, le persone che eccellono nel suo tratto più dominante sono i suoi leader. In una società egoista, i leader sono i più egoisti. La società umana non è fatta solo di  egoismo, ma lo sta diventando sempre di più, di giorno in giorno. Pertanto, i nostri leader sono i più egocentrici. In quanto tali, non possono vedere nulla o pensare a nient’altro che a se stessi. Ci faranno la predica e fingeranno di preoccuparsi delle persone quando in realtà il loro unico obiettivo è il loro posto al timone.

Non è colpa loro, è la natura umana,  non possono andare contro la natura che li spinge dall’interno. Ne sono totalmente schiavi e faranno qualunque cosa essa dica a loro. Se dice loro che è perfettamente giusto distruggere le economie dei propri paesi per stare al passo con la corsa agli armamenti, non esiteranno un minuto.

La Russia, ad esempio, ha sfruttato tutto ciò che poteva. A parte poche centinaia di individui super ricchi, il resto della gente è in povertà. Anche gli Stati Uniti si stanno deteriorando rapidamente. Tuttavia, i governi non possono controllare la loro passione per il controllo. Ricorda la regola: in una società egoista, chi è al vertice è il più egoista. Pertanto, le persone non dovrebbero aspettarsi alcun beneficio dai leader.

L’unica volta in cui i politici ascoltano gli scienziati è quando dicono loro che possono sviluppare un’arma più letale che darà loro la superiorità militare. Se dicono loro qualcos’altro, risponderanno: “Dateci solo armi nucleari; sapremo cosa farne”.

Nel 2020, l’economia mondiale si è ridotta di oltre il 4%. Nello stesso anno, gli acquisti globali di armi hanno raggiunto il massimo storico di quasi due trilioni di dollari. Questo dimostra quanto i leader mondiali siano concentrati sui propri obiettivi. Si potrebbe pensare che se c’è una recessione, gli acquisti di armi diminuiscono, ma è successo il contrario.

Quando ci pensi da una prospettiva egocentrica, ha perfettamente senso: più stiamo male, più soldi abbiamo bisogno di spendere per armarci, poiché è più probabile che i leaders inizino le guerre. Poiché i leader devono impedire alla loro gente di ribellarsi, devono incitarli contro gli altri. Quindi, peggio facciamo finanziariamente, più dobbiamo spendere in armi per prepararci alla guerra. E se pensi che a un certo punto le risorse per le armi si esauriranno, io non ci conterei; i leader spenderanno il loro ultimo centesimo in armi.

Anche costruire rifugi non aiuterà. Puoi costruire rifugi che proteggano dai razzi, ma non puoi costruire rifugi per proteggere una nazione dalle bombe atomiche. L’unica soluzione che esiste è cambiare l’ego stesso. L’ego è il motore della corsa agli armamenti e della guerra imminente. Quindi, solo cambiando l’ego e tenendolo a freno si potrà evitare una guerra.

Le persone che mi comprendono dovrebbero unire le forze e coltivare l’unità, prendersi cura l’uno dell’altro e alla fine amarsi l’un l’altro al di sopra di tutte le differenze. Questo è l’unico antidoto al virus dell’egoismo. Non esiste altro vaccino per questo se non quello di cercare di prendersi cura l’uno dell’altro nonostante la nostra intrinseca estraneità.

Se siamo già consapevoli di essere dipendenti l’uno dall’altro e che il narcisismo è il nostro nemico, dovremmo iniziare a lavorare insieme per cambiare il nostro comportamento da egocentrico ad altruistico. Proprio come attualmente insegniamo a noi stessi ad essere egoisti, dovremmo insegnare a noi stessi che, se siamo egoisti, ci facciamo del male, quindi faremmo meglio a imparare a essere altruisti. Se molti di noi lo fanno insieme, in tutto il mondo, allora non è mai troppo tardi.

Per ulteriori informazioni sull’importanza della solidarietà, vedere il mio libro: “INTERESSE PERSONALE CONTRO ALTRUISMO NELL’ERA GLOBALE: Come una società può trasformare gli interessi personali in beneficio reciproco

 

Didascalia della foto
Il fisico Carlo Rovelli. Foto: fonte propria.

Negare l’antisemitismo non lo elimina

L’antisemitismo è in aumento e gli Ebrei vengono attaccati ogni ora in varie parti del mondo, ma tutti sembrano negarlo. Anche quando il pericolo è proprio davanti ai loro occhi, gli Ebrei in Europa e negli Stati Uniti dicono: “Non succederà a me”. I leaders e i governi promettono: “Non tollereremo questi estremisti”, ma nulla cambia davvero in meglio. E nulla cambierà finché non tratteremo la causa principale della malattia. 

Nell’antica Babilonia, circa quattromila anni fa, gli uomini smisero di capirsi l’un l’altro, e come conseguenza ci furono confusione, lotte e caos. Un saggio di nome Abramo emerse e insegnò loro come superare lo squallido egoismo: ricevere solo per il proprio beneficio, che è la causa di tutti i conflitti. Se impariamo a fare questo, scopriremo nelle nuove relazioni che nascono tra di noi una forza speciale nascosta nella natura: il potere dell’amore e del dare.

Coloro che divennero discepoli di Abramo impararono il metodo di connettersi con amore al di sopra del loro ego e delle loro differenze, e poi si formò la nazione di Israele. Nel corso della storia, i mentori che vennero dopo Abramo continuarono a insegnare il metodo per acquisire il desiderio dell’unità e del donare.

Ma circa duemila anni l’umanità cominciò a sottomettersi ai propri desideri egoistici. Questo causò la rovina del Tempio, poiché l’odio tra gli individui prese il sopravvento. La connessione spirituale che esisteva tra di noi fu distrutta, e la nostra visione altruistica del mondo fu ridotta ad una preoccupazione egocentrica. 

Da allora fino ad oggi, la cosa principale che tiene uniti gli Ebrei è l’odio espresso nei nostri confronti dagli altri popoli. Ci ricorda che apparteniamo a quella stessa nazione che discende da Abramo.  Gli antisemiti ci rendono fratelli d’armi contro l’odio che sperimentiamo.

L’odio nei nostri confronti ha causato ogni sorta di fenomeni. In primo luogo, nel corso della storia ci sono stati Ebrei che hanno cercato di sfuggire all’antisemitismo rinunciando al loro ebraismo, e nel processo sono diventati essi stessi grandi antisemiti. I “Conversos”, gli Ebrei che si convertirono al cattolicesimo nella Spagna del XIV e XV secolo furono grandi esempi di questo. 

In secondo luogo, le comunità ebraiche, che soffrivano di persecuzioni, cercavano degli espedienti per sfuggire all’odio assimilandosi alle altre culture per negare l’antisemitismo. Pagavano persino le autorità e assistevano in tutto ciò che potevano, nella speranza che esse li lasciassero sopravvivere in qualche modo. Per gli Ebrei era chiaro che erano odiati, ma non aveva senso parlarne.

In terzo luogo, anche i governanti, da parte loro, stavano al gioco. In generale, era bene per loro negare l’antisemitismo di base, e trovare nuove giustificazioni per il loro ostile trattamento degli Ebrei. 

Oggi, vediamo la stessa signora con un vestito diverso. Non troverete un governo che si dichiari antisemita. L’ONU si opporrà all’antisemitismo anche in pubblico, naturalmente, ma è evidente che l’oltraggioso trattamento di parte di questa organizzazione verso l’unica nazione ebraica, Israele, denota qualcos’altro. Negare pubblicamente l’antisemitismo è spesso una cortina fumogena per non fare nulla riguardo al problema o peggio, per commettere effettivamente quelle azioni che apparentemente essi denunciano.

Quindi, ci si può chiedere, è questo il destino degli Ebrei? Questo brutto film non finirà mai? Tutto è nelle nostre mani. Se capiamo che l’antisemitismo è un fenomeno naturale, radicato nelle nazioni del mondo, allora possiamo anche trovare la cura per questo odio. 

Quello che Abramo nell’antica Babilonia    ha cercato di insegnare a tutti è disperatamente necessario nel mondo di oggi. L’ego umano ha raggiunto proporzioni enormi. In un momento in cui il mondo sta diventando più connesso e interdipendente gli uomini sono più odiosi l’uno verso l’altro.   Siamo tutti sulla stessa barca, altamente dipendenti l’uno dall’altro e senza un nuovo modo di vivere, non saremo in grado di sopravvivere al XXI secolo.

La gente sente che gli Ebrei hanno qualche segreto che nascondono, qualche speciale potere e le loro accuse sono corrette. Anche se noi stessi non ne siamo consapevoli, abbiamo ereditato la saggezza della connessione che non stiamo diffondendo al mondo. Re Salomone ha detto: “L’odio suscita zizzania e l’amore copre tutti i crimini” (Proverbi 10:12). Questo insegna come evocare in azione la forza del dare per coprire il grande ego con l’amore. Quando riveleremo questa forza tra di noi, vedremo come l’odio verso di noi sarà sostituito dall’amore di tutti.

 

Didascalia:
Vista del Riverdale Jewish Center dove porte e finestre di vetro sono state distrutte a New York il 25 aprile 2021. La polizia fa la guardia davanti alla sinagoga e la Task Force Hate Crime della polizia di New York sta indagando sugli incidenti. (Foto di Lev Radin/Sipa USA)

TEMPI DURI DI FRONTE

I periodi di transizione sono sempre soggetti a problemi. Stiamo vivendo uno dei periodi di transizione più instabili nella storia dell’umanità, poiché stiamo passando da una mentalità egocentrica a una più olistica, dove siamo interdipendenti, interconnessi e nelle nostre azioni consideriamo il benessere degli altri. Purtroppo, mentre siamo in questo passaggio, i nostri ego ribelli ci stanno portando a estremi sempre più pericolosi che mettono a rischio noi e l’intera società. Prima diventiamo consapevoli di essere in un cambiamento, maggiori sono le possibilità di attraversare la transizione in modo pacifico e veloce.

Allo scopo di riconoscere che siamo in un passaggio, che siamo troppo interconnessi per potere ignorare i bisogni degli altri, dobbiamo creare sistemi educativi che ci portino alla consapevolezza di ciò. Quindi, la più grande sfida dell’umanità in questo momento è l’educazione. 

Idealmente, i capi mondiali avrebbero dovuto essere i leaders della transizione. Sono in una posizione naturale per cominciare e dirigere il processo. Purtroppo, i responsabili di oggi hanno un cuore di pietra tale che semplicemente non potranno sentire queste idee. Non è che io mi sia arreso, perché non l’ho fatto, ma dobbiamo riconoscere a che punto siamo. Allo stesso tempo, so che dobbiamo continuare. 

Siamo tutti esseri che cercano il piacere; questa è la nostra natura. Pertanto, non cambieremo il nostro modo di vivere a meno che non soffriamo nel presente, o che qualche grande ricompensa ci chiami e noi siamo sicuri di riceverla. Capiamo solo due cose: piacere o dolore.

Ecco perché l’umanità cambierà: o perché sta soffrendo nello stato di egoismo assoluto o perché vede una ricompensa garantita nello stato di responsabilità reciproca e di cura degli altri. In questo momento, la gente preferisce aspettare che più dolore la convinca a passare a un’attitudine più partecipativa.

Ecco perché l’educazione è così importante. Se l’umanità è convinta che tutti i colpi che subiamo sono il risultato del nostro egoismo, vorrà liberarsene. Se crediamo che l’ego possa ancora darci dei benefici, che nient’altro può, rimarremo con il nostro ego fino a quando il dolore non ci convincerà a lasciarlo.

Didascalia della foto:
Le guardie lavorano tra i materiali bruciati dall’incendio Dixie. L’incendio Dixie ha bruciato 963.309 acri lasciando dietro di sé distruzione e sterpaglia. (Foto di Ty O’Neil / SOPA Images/Sipa USA)

Non c’è un posto dove scappare

Nel 1938, dopo che i cittadini polacchi perpetrarono pogrom contro gli Ebrei in Polonia, l’influente poeta e cantautore ebreo Mordechai Gebirtig scrisse una canzone che avvertiva gli Ebrei polacchi del pericolo imminente. “Fuoco, fratelli, fuoco! La nostra città è tutta in fiamme!” scrisse. Testimoniò di aver pianto come un bambino quando scrisse quelle parole. Anche se la canzone divenne popolare e il ritornello era: “E voi vi trattenete e non date una mano”, questo non aiutò.

Come lui, il kabbalista Yehuda Ashlag, autore del commentario Sulam [Scala] al Libro di Zohar, aveva previsto la calamità. Essendo residente a Varsavia, mise in guardia gli Ebrei del luogo e cercò di fare in modo che centinaia di famiglie ebree venissero in Israele (allora Palestina) e si salvassero. Purtroppo per gli Ebrei, i capi della comunità di Varsavia li dissuasero dal piano promettendo che non sarebbe stato fatto loro alcun male.

Il mese scorso, alla vigilia del giorno dell’indipendenza della Polonia, centinaia di manifestanti si sono riuniti nella città polacca di Kalisz e hanno giurato di cacciare i nemici della patria in Israele, riferendosi ai 3.500 Ebrei che vivono oggi in Polonia. Hanno bruciato libri, gridato: “Morte agli Ebrei!” e nessuno li ha fermati.

Questo non succede solo in Polonia. Ogni giorno sentiamo di un’altra dimostrazione contro gli Ebrei in qualche luogo del mondo. Gli Ebrei vengono insultati a New York, picchiati in Belgio, i loro negozi vengono imbrattati con graffiti neonazisti in Germania, vengono assassinati in Francia, e sinagoghe e cimiteri vengono dissacrati in tutto il mondo.

A differenza dei giorni del Terzo Reich, oggi tutti vedono quello che succede. In alcuni casi, gli attacchi sono trasmessi in diretta sui social media. L’unica cosa che non è cambiata è la nostra compiacenza, la nostra cecità alla verità, dato che siamo nel mezzo di un’ondata antisemita che sta crescendo come una palla di neve e che nessuno può o vuole fermare.

Non dobbiamo soccombere a questa ottusità. Dobbiamo riconoscere la (molto) scomoda verità: se gli Ebrei prima della seconda guerra mondiale avevano un posto dove scappare, almeno in una certa misura, oggi non c’è più nessun posto dove scappare. Non c’è un rifugio sicuro per gli Ebrei.

L’unico rifugio che ci rimane è il legame che ci unisce. Dobbiamo forgiare un legame così stretto da formare uno scudo contro coloro che vogliono il nostro male. Ora è il momento di tornare ai nostri valori fondamentali: “Ama il tuo prossimo come te stesso” e “come un solo uomo con un solo cuore”.

C’è un potere spirituale nel legame tra di noi. È il legame che ci univa nei tempi antichi. È sempre stata la nostra protezione; quando l’abbiamo coltivata tra noi, ha sciolto l’odio delle nazioni verso di noi.

Non siamo una nazione isolata. I nostri antenati provenivano da tutta la Mezzaluna Fertile, e i popoli che vi abitavano si sono poi diffusi in tutto il mondo. La nazione ebraica racchiude al suo interno rappresentanti di tutte quelle nazioni, e questo piccolo, indistinguibile legame ci collega ad ogni nazione della Terra.

Perciò, quando facciamo pace tra di noi, le nazioni del mondo ci rispettano e fanno pace tra di loro. D’altra parte, quando siamo disuniti, l’umanità ci disprezza e ci incolpa delle lotte che scoppiano tra loro.

Per aiutare noi stessi e aiutare il mondo, dobbiamo smettere di scappare e guardarci l’un l’altro, guardare i fratelli che odiamo. Dobbiamo superare l’animosità che proviamo gli uni per gli altri non perché lo vogliamo, ma perché è ciò di cui il mondo ha bisogno, e l’unica cosa che lo farà smettere di perseguitare gli Ebrei.

Riflessioni dopo i risultati delle elezioni in Virginia

Alla fine, l’identità politica è esattamente questo: politica.  Non si tratta di vita reale, è finzione.  Alla fine l’umanità respingerà le idee che non coincidono con la natura. Forse ci vorrà una grande guerra, forse un altro virus o qualche altro fattore scatenante, ma potrebbe non essere così.

In ogni caso, l’umanità si volterà contro gli eccessi dell’ego e stabilirà una società equilibrata e armoniosa, dove le persone trovano la propria espressione di sé in maniere che contribuiscono alla società piuttosto che frantumarla in una miriade di individui, confusi e infelici. 

Tradizionalmente, il popolo americano è abbastanza conservatore, nel senso buono della parola.  Ci sono varie oscillazioni  ma alla fine credo che gli Americani arriveranno a conclusioni e seguiranno ciò che è naturale e non le urla di persone con idee alla moda, che sono qui oggi ma che spariranno un domani. 

Cambiare la propria identità, decidere che sono qualcosa di diverso da come sono nato, sono tutti segni di crescita.  Ma la crescita deve essere guidata, altrimenti cresciamo dove conduce il nostro ego, lontani gli uni dagli altri e più profondamente dentro noi stessi, verso la separazione, l’isolamento e la tristezza. 

È qui che la  Critical Race Theory e l’identità politica ci conducono e i residenti della Virginia hanno usato le elezioni del governatore  per respingere questa direzione. Invece di sviluppare la nostra vera identità e realizzare il suo pieno potenziale, le idee che sono state respinte in questa elezione ci incoraggiano ad adottare un’altra identità, per poi passare il resto della nostra vita a cercare di giustificare la nostra scelta. Questa non è una ricetta per la felicità.

Tuttavia, c’è una buona ragione per cui tali idee vengono impiantate nelle persone. Quando le persone sono occupate a cercare di determinare chi (o cosa) sono, è più facile governarle.

Per natura, i governanti vogliono solo una cosa: governare. È facile gestire le persone quando sono confuse e si occupano di altre questioni oltre al governo e a quello che sta (o non sta) facendo per loro. Trovate loro un nemico, trovate loro una causa, si occuperanno di questo e lasceranno i governanti a godersi le comodità del governo. Machiavelli l’ha scritto secoli fa, e la natura umana non è cambiata da allora.

Eppure, tutto questo avviene per un motivo. L’idea di voler cambiare chi siamo non è senza merito. Deriva dal desiderio innato di trovare uno scopo superiore nella vita.  Il voler infrangere i confini della natura è un’espressione del nostro disaccordo con chi siamo. 

A differenza di qualsiasi altro essere,  è un desiderio innato negli esseri umani cercare risposte sulla propria esistenza.  Da dove vengo? Perché sono nato? Perché esiste il dolore?  Perché sono nato di un sesso e non di un altro? Posso cambiare ciò che sono?  E alla fine:  qual è lo scopo della mia esistenza? Questi anni che mi sono stati dati, hanno un significato e uno scopo oltre a quello di passare il tempo al meglio?  E, se esiste, qual è ? Queste domande sono caratteristiche del genere umano e ci portano alla confusione frenetica in cui ci troviamo oggi.

Nonostante ciò, non troveremo le risposte dentro di noi.  Le troveremo nelle nostre connessioni con gli altri.  La frantumazione della società “ci aiuta”, in maniera contorta, a capire che abbiamo costruito una società malata e dobbiamo ricostruirla se vogliamo essere felici.

Ma non serve cambiare nulla dentro di noi.  Non c’è niente di sbagliato in nessuno di noi come individui.   L’unica cosa che non funziona è come ci trattiamo tra di noi.  Quindi, le nostre relazioni sono l’unica cosa da correggere. 

Quando cominceremo a sentirci più uniti, che apparteniamo l’uno all’altro come membri di una famiglia, non sentiremo più il bisogno di cambiare chi siamo poiché saremo impegnati ad amare e a prenderci cura  degli altri.  

In una buona famiglia, le persone non si preoccupano di se stesse; si preoccupano l’una dell’altra e di tutta la famiglia. Ma poiché tutti nella famiglia pensano in questo modo, tutti sono felici perché tutti si sentono amati e curati.

In questi tempi, in cui tutti dipendono da tutti, in ogni parte del mondo, dobbiamo iniziare a costruire questa sensazione non solo in famiglia, ma tra ogni persona.  Alla fine, questa coperta di preoccupazione  coprirà ogni persona del mondo.

Certo, è un lungo viaggio, ma la sua fine è la beatitudine, e la natura ci spinge volenti o nolenti in quella direzione. Quindi, prima ci allineiamo con la natura, più saremo felici. Alla fine, non è questo che vogliamo tutti?

 

Didascalia della foto:
Il candidato repubblicano alla carica di governatore della Virginia, Glenn Youngkin, parla durante la sua festa della notte delle elezioni in un hotel di Chantilly, Virginia, Stati Uniti, 3 novembre 2021. REUTERS/Jonathan Ernst

La conferenza di Glasgow sul cambiamento climatico non cambia nulla

Mentre il mondo assiste al Congresso del 2021 sul Cambiamento Climatico, a Glasgow, sempre più dati indicano che gli sforzi umani, partendo dal presupposto che ci siano stati degli sforzi, sono stati, al meglio, insufficienti. Anche se i leader mondiali diffondono dichiarazioni a bizzeffe sulla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, la realtà è l’opposto. 

Il rapporto del Production Gap dell’ONU registra le discrepanze tra la produzione di combustibili fossili programmati dalle nazioni e i livelli globali reali.  Il rapporto di quest’anno rivela che “nonostante l’aumento delle ambizioni climatiche e gli impegni Net-Zero, i governi prevedono ancora di produrre più del doppio della quantità di combustibili fossili nel 2030 rispetto a quanto sarebbe coerente con la limitazione del riscaldamento globale a 1,5 C [2,7 F]. 

Tuttavia, anche se i governi intendessero rispettare i loro impegni, ciò non invertirebbe il cambiamento climatico. Se paragoniamo la quantità di gas serra prodotta dall’umanità alla quantità emessa dalle eruzioni vulcaniche, incendi forestali, e lo scongelamento accelerato del permafrost in Alaska, Groenlandia, Canada e Siberia, è chiaro che la natura è diretta ad un rapido cambiamento climatico con o senza il nostro “aiuto”. 

Ci sono crisi in ogni settore di coinvolgimento umano: le tensioni internazionali aumentano, l’estremismo religioso cresce, tensioni razziali e culturali dividono le nazioni dall’interno, e l’economia globale  è sull’orlo della stagflazione. Come se non bastasse, il coronavirus, tenace,  disturba la nostra vita e la ripresa economica del mondo intero, le catene di distribuzione  si stanno spezzando, portando a carenze di gas, cibo e altri beni basilari, e i disastri naturali si intensificano in frequenza e in ferocia  per via del cambiamento climatico. E’ chiaro che dobbiamo smettere di concentrarci su problemi specifici, e iniziare a pensare in maniera più sistematica. 

Il nostro mondo è costruito come una piramide.  Alla base della piramide abbiamo il livello minerale, sopra la flora, e sopra ancora la fauna, con  l’uomo che si trova in cima alla piramide.  Non facciamo parte del regno animale perché mentre i nostri corpi sono simili a quelli degli altri primati, le nostre menti ci permettono di riflettere sul passato, sul futuro, e fare piani a lungo termine per noi stessi e per il pianeta.   

In ogni modo, nonostante la nostra mente superiore, non siamo “superiori” al sistema: ne facciamo parte. Per questo motivo influenziamo tutti i livelli sotto di noi. Perciò, qualsiasi malfunzionamento al livello superiore, quello umano, si “riversa” su tutta la piramide e rovina anche gli altri livelli.

Ora è facile vedere che il problema è proprio dell’umanità. Inoltre, dato che i problemi abbracciano ogni ambito dell’impegno umano, è chiaro che frenare le emissioni di gas non risolverà nulla. Se vogliamo sistemare il mondo, dobbiamo sistemare l’umanità.

Quando esaminiamo l’umanità, ogni persona ha delle capacità e delle caratteristiche uniche.  In sé, queste caratteristiche non sono un problema, ma un vantaggio. La varietà di pensieri, approcci, culture, idee e credenze umane, creano un tappezzeria con centinaia di intrecciature che formano una potente entità che potrebbe, in teoria, raggiungere qualsiasi cosa.  Quindi, il problema non sono le persone, ma come si connettono tra di loro. 

Attualmente, le intrecciature nella tappezzeria dell’umanità cercano di distruggersi tra di loro.  Anziché rafforzarci, sostenerci e incoraggiarci,  gareggiamo per supremazia e potere.  Anziché  lavorare per rendere il tessuto il più forte, e il più bello possibile, cerchiamo di essere il filo più forte di tutto il foglio.  C’è  quindi da meravigliarsi se siamo esausti? C’è da meravigliarsi se siamo nauseati dalle lotte senza fine e dal malcontento che ci circonda?  C’è da stupirsi che la depressione sia la malattia più comune dei nostri tempi?  E infine, c’è da meravigliarsi che il nostro mondo, la nostra unica casa, sia in rovina?  Ora, credo che sappiamo su cosa dovremmo concentrarci per salvare il nostro pianeta.  

Didascalia della foto:
Quattro attivisti della Extinction Rebellion Glasgow University si legano al Memorial Gate dell’Università di Glasgow il 29 ottobre 2021 a Glasgow, Scozia. 

Il clima non aspetta nessuno

Trent’anni fa  un mio amico è entrato nel settore dell’energia verde e ha cercato di tirarmi dentro. Gli ho chiesto per quale ragione, non è una cosa seria. Egli disse: “Non hai idea di quanti soldi ci vengono versati. Tutti vogliono partecipare, politici, finanzieri, uomini d’affari, tutti quanti”. Aveva ragione, ovviamente. Eppure nessuno vuole promuovere l’energia verde per salvare il pianeta, ma solo per gonfiarsi ancora di più le tasche. Le dichiarazioni  quindi  restano in aula dove vengono pronunciate, le azioni necessarie vengono ignorate e il clima non aspetta nessuno: continuerà a peggiorare.

Questa settimana a Glasgow, in Scozia, si svolge la ventiseiesima Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Ufficialmente  mira a “riunire le parti per accelerare l’azione verso gli obiettivi dell’Accordo di Parigi e della Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici”. In realtà  i paesi intendono fare l’esatto contrario. Il  Production Gap Report delle Nazioni Unite di quest’anno, che tiene traccia della discrepanza tra la produzione di combustibili fossili pianificata dai governi e i livelli di produzione globale effettivi, afferma quanto segue: “Nonostante le maggiori ambizioni climatiche e gli impegni a zero, i governi prevedono ancora di produrre più del doppio della quantità di combustibili fossili nel 2030 rispetto a quanto sarebbe coerente con la limitazione del riscaldamento globale a 1,5°C [2,7°F]”.

Le fonti e le tecnologie energetiche cambiano  ma non secondo ciò che è meglio per il pianeta, cambiano in base agli interessi dei politici e dei magnati del denaro e non va mai a beneficio del pianeta o della maggior parte dei suoi abitanti, cioè di tutti noi. 

Dal momento che il clima non aspetta nessuno, alla fine ci raggiungerà. La Terra è un sistema chiuso e  in un sistema chiuso ci sono conseguenze per lo sfruttamento: fa male sia a chi abusa che a chi viene abusato. Non so quando o a quale costo, ma alla fine dovremo tutti renderci conto che non possiamo prendere più di quanto abbiamo bisogno. Non possiamo continuare a sfruttare la Terra in modo egoistico e sconsiderato perché si rivolterà contro di noi.

La Terra è come un sommergibile: a bordo c’è solo una data quantità di ossigeno. Se alcuni membri dell’equipaggio prendono più della loro quota, il resto non ne avrà a sufficienza, moriranno e il sommergibile sprofonderà insieme a quelli che hanno ecceduto con la loro quota. Abbiamo bisogno di ricordarci costantemente che siamo un sistema e che dipendiamo tutti l’uno dall’altro. Dobbiamo comprendere veramente che l’egoismo ci ferisce proprio come lo sfruttamento fa male agli altri. Se ricordiamo continuamente a noi stessi che siamo interdipendenti, ci comporteremo con maggiore considerazione ed eviteremo l’impatto punitivo del cambiamento climatico.

L’altra opzione è continuare a lavorare, come il Production Gap Report delle Nazioni Unite afferma che stiamo progettando di lavorare,  e subire la risposta spietata della natura. Spero che riusciremo a svegliarci  in tempo, perché tutti pagheranno il prezzo di questo errore.

Didascalia foto:
Il Primo Ministro britannico Boris Johnson e il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres salutano il Presidente degli Stati Uniti Joe Biden al momento dell’arrivo alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP26) a Glasgow, Scozia, Gran Bretagna 1 novembre 2021. Alastair Grant/Pool via REUTERS

Il mondo vecchio sta morendo e ne sta nascendo uno nuovo.

Ogni estate (non so perché ma è sempre più turbolenta dell’inverno) abbiamo la sensazione che le cose peggiorino, gli incendi sono peggiori, le alluvioni sono peggiori, e le crisi provocate dall’uomo stanno peggiorando. Ogni estate abbiamo ragione. La differenza tra questa peggior estate e quella precedente è che ora riconosciamo la tendenza.  Riconosciamo il fatto che l’anno prossimo sarà ancora peggiore di quest’anno. Dato che vediamo già che il nostro mondo è in caduta libera, possiamo iniziare a parlare di ciò che sorgerà dopo che il nostro mondo sarà arrivato alla fine. 

Non lasciatevi ingannare dagli imprenditori e dalle apparenze delle persone che agiscono di corsa . La frenesia è una difesa che li aiuta a svegliarsi la mattina.  

In realtà, sono completamente insicuri.  Non sanno perché agiscono in un certo modo, o se quello che fanno porta davvero beneficio agli altri, o se riusciranno a creare qualcosa di importante.  Ogni cosa che abbiamo costruito in questo mondo sta crollando, proprio come stanno crollando i nuovi sogni e ideali della gente.  Gradualmente tutti si sentiranno completamente disorientati. 

Sapremo cosa fare e come aggiustare il mondo in cui viviamo solo quando inizieremo ad aggiungere ai nostri piani e alle nostre azioni un interesse comune. Quando ci renderemo conto che siamo totalmente interdipendenti e che non possiamo prosperare da una parte del pianeta se dall’altra parte la gente soffre di conseguenza, solo allora inizieremo ad agire correttamente.  

Prendiamo come esempio le auto elettriche.  Tre anni fa, un articolo  della rivista Wired raccontava: “Ecco un indovinello, totalmente moderno: che legame c’è tra la batteria del tuo smartphone e uno yak morto che galleggia in un fiume tibetano?  La risposta è il litio, il metallo alcalino reattivo che alimenta i nostri telefoni, tablet, computer e macchine elettriche”.  

In altre parole, fin quando non cambieremo la nostra mentalità e non penseremo al collettivo, le cose continueranno a peggiorare.  Le macchine elettriche non sono verdi e pulite se ci forniscono aria pulita da una parte del mondo, mentre inquinano le acque e la terra da un’altra parte. In un mondo in cui tutto è collegato, nessuna correzione è valida se non aiuta tutti. 

Quando cominceremo ad adottare una mentalità più inclusiva, ci renderemo conto che c’è abbondanza di energia. Ci sarà abbondanza di gas, petrolio ed elettricità, ma nessuno ne avrà bisogno. La gente userà forme più sottili di energia e ci sarà abbondanza.

Il problema oggi non è che c’è carenza di qualcosa. C’è abbondanza di tutto. L’unica cosa che manca è la premura e la considerazione. Quindi, ciò di cui l’umanità ha bisogno oggi non è energia pulita, ma cuori puliti. Finché manterremo i nostri atteggiamenti violenti e clientelari, finché l’alienazione affliggerà ogni angolo della comunicazione umana, nulla migliorerà.

Solo se insegniamo a noi stessi a comportarci, diciamo, più umanamente gli uni verso gli altri, risolveremo i nostri problemi e usciremo dalla fossa che abbiamo scavato per noi stessi e per tutto il nostro pianeta.

Didascalia della foto:
Un’auto sommersa e detriti dopo un’inondazione a Trace Creek, Waverly, Tennessee, Stati Uniti, 23 agosto 2021. Foto scattata il 23 agosto 2021. George Walker IV/The Tennessean/USA Today

Svelare l’11 settembre. Il caso per trovare la verità sfuggente

Sono totalmente favorevole alla declassificazione dei documenti relativi all’attacco terroristico del 11 settembre 2001. Purtroppo, in mancanza di un impegno di mantenersi a un scadenza o di rivelare qualsiasi contenuto, la mossa di declassificazione dei documenti sembra più dichiarativa che sostanziale. 

Secondo la lettera del Dipartimento della Giustizia degli Stati Uniti d’America, l’FBI “riesaminerà le dichiarazioni di segreto precedenti per individuare le informazioni supplementari appropriate per la divulgazione.  L’FBI divulgherà tali informazioni il più rapidamente possibile”.

La cortina di fumo che circonda gli attacchi dell’11 settembre è un esempio degli errori che il governo continua a commettere.  Nascondere la verità, qualunque essa sia, su qualsiasi evento nella storia, ci impedisce di arrivare alle conclusioni corrette per il futuro e ne pagheremo il prezzo. 

Come nel caso della decisione di declassificare i documenti dell’11 Settembre, il motivo per la declassificazione è spesso per motivi di risarcimento monetari0. Tuttavia, un indennizzo di qualsiasi tipo non ci dice cosa è successo veramente e, se non sappiamo cosa è successo, ci manca la lezione più importante: cosa dovremmo fare per evitare che simili disgrazie accadano in futuro. 

Ogni catastrofe, disastro, sconfitta nella storia, viene interpretata diversamente da persone diverse, secondo la loro prospettiva personale.  Quindi, anche dopo la rivelazione della “verità”, dobbiamo continuare a cercare una verità “più vera”, ragioni più approfondite e nuovi discernimenti, dato che ci sarà sempre qualcos’altro da scoprire. 

Per me, la ragione per esporre la verità non è quella di incolpare qualcuno. La natura umana è marcia dal profondo, come sappiamo dai tempi della Bibbia, quindi non mi aspetto che le persone siano giuste o che credano che il risarcimento faccia del bene a qualcuno.  Il motivo per il quale credo che dovremmo sempre cercare la verità è perché non possiamo costruire un futuro migliore, se non conosciamo il nostro passato.

Più sappiamo sul perché le persone fanno quello che fanno, qual è la loro natura, cosa le muove e perché, più saremo in grado di costruire una società stabile e solida. La trasparenza è la chiave per la corretta costruzione di una società. Se non ci nascondiamo nulla, potremo comunicare più facilmente, sapremo cosa aspettarci l’uno dall’altro, cosa evitare e come rafforzare i nostri legami.

Ecco perché penso che la verità sia importante. Non per vendetta o indennizzo, ma come lezione per il futuro.

Le persone che stanno al passo con il piano della natura possono contrarre il Coronavirus?

Domanda: Migliaia di persone si sono unite, durante il recente congresso di Kabbalah in Israele. Immediatamente dopo, è iniziata l’epidemia globale. Noi ci siamo connessi e guarda cosa è successo. Abbiamo causato questo?

Risposta: No, non abbiamo causato questo. Prima di tutto, l’epidemia è iniziata prima del congresso, solo che non era così estesa.

Eravamo sicuri che nulla sarebbe accaduto ai partecipanti del congresso. Siccome decine di migliaia di persone in tutto il mondo si stavano connettendo fra loro fisicamente e virtualmente attraverso buoni sforzi, non c’era nessun pericolo lì.

Sono sicuro che nessuno dei nostri amici, dovunque fossero, dovunque si siano recati per partecipare ai congressi specchio del congresso, si sia ammalato. Non ci sono stati problemi con nessuno.

E come poteva accadere se ci siamo riuniti per generare fra noi ancora migliori connessioni? Noi ci muoviamo in sintonia con il piano della natura; quindi non possiamo essere contagiati dal virus che colpisce le connessioni egoistiche fra persone, società e paesi.

Domanda: E’ possibile dedurre la seguente formula: le persone che impareranno a connettersi con gli altri correttamente non saranno colpite da questo virus?

Risposta: Si. Posso darti la mia parola per questo. Dobbiamo solo capire che questa cosa non riguarda il 100% dei nostri studenti perché ci sono casi individuali che dovremmo analizzare singolarmente in modo da capire perché ciò sia successo.
Comunque, non penso che sentiremo parlare di un gran numero di studenti di Kabbalah che sono stati colpiti dal virus. E’ impossibile. Noi aspetteremo solo e vedremo.
[262188]

Dalla trasmissione di KabTV “Il Coronavirus sta cambiando la realtà”, 12/03/2020

Materiale correlato:
La migliore cura per il Coronavirus
Quando scomparirà il coronavirus?
Cosa ci insegna il Coronavirus