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Il lavoro nella decina

Domanda: Nel lavoro della decina, l’effetto positivo si verifica quando almeno uno dei suoi membri pensa agli altri nove oppure quando l’intera decina fa contemporaneamente la stessa cosa?

Risposta: E’ sufficiente che solo pochi amici pensino agli altri in un determinato momento, e che quei pochi ruotino periodicamente a turno. A tutti loro questo viene ricordato dall’alto, poiché tutto avviene non perché loro vogliono che accada, ma perché sono controllati dal sistema superiore, e sono riorganizzati fra loro con la costante intenzione verso la connessione personale e verso l’unione con la forza superiore.

Essi non controllano assolutamente nulla; stanno solo cercando di pensare alla decina. Hanno solo bisogno di richiamare l’attenzione, l’uno con l’altro, verso la grandezza di questa forza dominante e sulla loro capacità di influenzarsi a vicenda.

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Dalla trasmissione di Kab TV “L’ultima generazione”, 16/08/2017

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Per che cosa vivo?

Senza la saggezza della Kabbalah, è impossibile rispondere alla domanda sul significato della vita. Dopotutto noi esistiamo nel desiderio di provare piacere, che rappresenta tutta la nostra natura, e così siamo sempre al suo servizio.

Il nostro ego risponde immediatamente alla domanda: “Per che cosa vivo?” con: “Per sentirmi bene nel mio desiderio di provare piacere!” ossia, all’interno della tua natura, non al di sopra di essa.

Ne risulta che tutta la mia vita ruota attorno allo scopo di garantire il soddisfacimento del mio egoismo. Ossia, io servo il mio corpo animale. Non esisto al di sopra del mio livello animale ma al suo interno.

Esisto solo nella condizione che io dia al mio corpo animale le cose strettamente necessarie, come ad un bue, ad un asino o ad un cavallo cosicché essi possano servire noi esseri umani; allora io sto usando il mio corpo per soddisfare i bisogni della persona che è al di sopra del mio corpo animale. Se io analizzo la domanda: “Per che cosa vivo?” Non mi sto riferendo al bue o all’asino, ma alla persona che c’è dentro di me: Qual è lo scopo della sua vita?

Allora scopriamo che la vita non è nel desiderio di provare piacere, che nasce e poi muore, ma al di sopra di esso. Significa che dovremmo cercare il significato della vita al di sopra dell’egoismo, dove esiste solamente la forza che ha creato il desiderio di provare piacere: il Creatore.

Ne deriva che la risposta sul significato della vita non possa essere trovata dentro di noi, nel nostro corpo animale, ma solo esaminando la forza che ci ha creati e indirizzati verso questa domanda. Io devo scoprire il Creatore ed allora scoprirò per che cosa sto vivendo.

Il conseguimento del Creatore avviene in 125 livelli. In ciascun livello noi scopriamo il Creatore sempre di più, comprendendo per che cosa viviamo. Quando completeremo tutte le nostre correzioni, ossia l’intero conseguimento del Creatore, allora scopriremo la risposta completa alla domanda sul senso della vita.

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Dalla seconda parte della Lezione quotidiana di Kabbalah del 26/01/2018, lezione sul tema: “Per che cosa sto vivendo?” (Preparazione per il Congresso Mondiale 2018)

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L’importanza di creare un dizionario di definizioni spirituali accurate per sostituire le definizioni materiali

La difficoltà principale è che non sappiamo cos’è il lavoro spirituale. Non si trova nelle nostre sensazioni né nel nostro intelletto.

Innanzitutto noi siamo persone che appartengono a questo mondo. Noi lavoriamo, discutiamo e comprendiamo in base a ciò che abbiamo in questo mondo. E’ la nostra vita. Le definizioni di questo mondo creano uno spazio di lavoro dentro di noi. Il nostro mondo è pieno di definizioni di ricezione o dazione allo scopo di ricevere, all’interno delle quali viviamo sensazioni più o meno forti.

Le nostre definizioni concordano con ciò che ci piace o con quello che ci fa soffrire. Questo perché siamo materia che desidera provare piacere. Quindi possiamo sentire suoni, odori e vedere cose, la loro larghezza e dimensione, anche se apparentemente non ci interessano. Non importa di che cosa si tratti, magari sono fenomeni meccanici: noi traduciamo sempre le cose in emozioni. Poi, considerando se ci sentiamo bene o male, noi elaboriamo, sentiamo e viviamo quelle emozioni, perché qualsiasi cosa che non entra nelle nostre sensazioni, non esiste per noi. Noi non la vediamo, ed in effetti non esiste perché il mondo esiste solo nel campo delle nostre sensazioni: il desiderio di ricevere, di provare piacere.

Quindi siamo programmati e creati come creature che percepiscono, e quello che ci piace o non ci piace ci è chiaro in base alla nostra esperienza. Così noi ci creiamo un’immagine del mondo.

Questo come si rapporta con la saggezza della Kabbalah?

Io inizio a sentirmi male nel nostro mondo. Molte altre persone si sentono male. Ci si potrebbe anche azzardare a dire che la maggior parte della gente si sente male. Inoltre non si tratta solo della gente ma anche del livello inanimato, del vegetale e dell’animale. Comunque oltre a sentirmi male, ho iniziato a provare qualcosa di sgradevole. Insieme a questo, ho iniziato a sentire un’attrazione per uno stato diverso. Questo è considerato il punto nel cuore che si risveglia nel mio cuore. Così ho iniziato a cercare con questo punto: dove mi sta portando? Cosa vuole da me?

Così arrivo alla saggezza della Kabbalah. Inizio a sentire ogni genere di cose ma non so cosa mi viene insegnato. Posso studiare per anni ma non so esattamente cosa sto studiando. Divento come un bambino che è stato mandato a scuola. Lui non sa perché è lì, ma è lì perché tutti gli altri bambini sono lì. Io magari mi sento anche a mio agio qui col mio punto nel cuore. In qualche modo mi sento in pace, al sicuro e sento che un futuro buono mi attende.

Ma che cos’è la Kabbalah? Questo davvero io non lo capisco.

Se me lo chiedeste, potrei spiegarvelo usando le parole che leggo. Ma non sono le mie. Perché? Perché, di nuovo, il mondo di cui parla la saggezza della Kabbalah non è il mio mondo. E’ qualcosa che non rientra nella mia comprensione né nelle mie sensazioni.

Ricordo che quando studiavo con Rabash, ero abituato a sedere, durante tutti i pasti, al Kiddush che lui teneva durante il Sabato, e nel quale era solito dare ogni genere di spiegazione sui vari articoli e cose del genere; e lui parlava sempre di fede al di sopra della ragione, diceva che tutto si consegue nella fede al di sopra della ragione.

Io capisco cosa significa fede. Fede significa “io credo”. Cosa significa “credere”? Significa che “io credo che una certa cosa esiste”.

Perché? Ne hai la prova?

No, se ne avessi la prova allora sarebbe conoscenza. Se non vi è prova, allora è fede.

Allora in cosa credi?

“Io credo in Dio. Questo è ciò che è scritto”.

Tu credi in “Lui”? Questo è anche più ambiguo.

Allora cosa è la fede?

I kabbalisti del passato hanno iniziato a scoprire il mondo spirituale, la qualità della dazione, l’amore per gli altri, “Ama il tuo amico come te stesso”, “L’amore copre ogni crimine”, ed in quel mondo hanno iniziato a conseguire quella qualità nella loro connessione, quella che hanno poi chiamato “fede”, perché è il livello di Bina. Non vi è mai stata un’altra definizione della parola “fede”.

Comunque, in seguito, quando hanno iniziato a cadere dal livello di fede, dal livello di dazione ed amore (vi è la fede quale “dazione allo scopo di dare” e la fede completa quale “ricezione allo scopo di dare”), essi si sono attenuti alla comprensione che ciò è corretto, perché lo hanno sentito in passato ed erano connessi a molti di quei kabbalisti che avevano vicino in quello stesso periodo, oltre 2.000 anni fa, ed essi chiamarono il loro sentimento “fede”. Poi il termine “fede” ha iniziato ad essere corrotto. Ha iniziato ad essere interpretato come “sapere di fatto”: “sapere” non in senso di conoscenza ma semplicemente accettare che così stanno le cose.

Quindi, sino ad oggi, il concetto di fede è rimasto molto vago. Viviamo in modo tale per cui tutti credono in ciò in cui pensano di dover credere.

Inoltre “fede al di sopra della ragione” è un concetto incredibilmente difficile. Dobbiamo spiegarlo a noi stessi, ai principianti ed a chiunque studi con noi. Fede sopra la ragione è la costruzione del vaso spirituale, dove costruiamo il vaso di dazione sopra il vaso di ricezione e così facciamo un progresso spirituale.

E’ quindi molto importante per noi creare un dizionario di definizioni corrette della saggezza della Kabbalah, col quale poter mostrare a tutti come essa parli di una realtà differente, come le parole che paiono familiari ad una persona in questo mondo vengano immediatamente definite in modo diverso nella saggezza della Kabbalah da persone che hanno un conseguimento spirituale.

Questa è anche una delle difficoltà che abbiamo nel giungere alla rivelazione a partire dai disturbi, laddove i disturbi sostengono la rivelazione. I disturbi diventano d’aiuto quando sappiamo come definirli esattamente. Questa è la difficoltà. Avremo bisogno di creare quel dizionario dentro di noi, con definizioni spirituali accurate per rimpiazzare le definizioni materiali, in modo da chiarire cosa accadrà d’ora in poi, visto che non vi è nulla nella realtà oltre al desiderio ed alla luce che agisce su di esso, ed il desiderio deve essere definito correttamente, con definizioni reali, in base a quanto la luce agisce su di esso, lo divide e lo colloca gerarchicamente. Così dobbiamo avvicinarci alla saggezza della Kabbalah.

Dalla lezione quotidiana di Kabbalah del 23/01/2018

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“…ma devi atterrarli, e fare a pezzi le loro statue”

Dalla Torah, (Esodo 23:24): “Non ti prostrare ai loro dèi, e non prestar loro culto, né imitare le loro pratiche; ma devi atterrarli, e fare a pezzi le loro statue.”

Quello a cui ci riferiamo qui non è l’adorazione di un idolo delle tribù primitive, ma all’uomo che costruisce la somiglianza del Creatore dentro se stesso.

“…fare a pezzi le loro statue” significa distruggere tutto il desiderio egoistico, fino all’ultimo livello, fino alle “rocce”, in altre parole, fino al livello inanimato. L’uomo deve smettere di usare l’egoismo in una qualsiasi delle sue forme.

Inizialmente, quando una qualità chiamata, ad esempio, Gebusei o Ittiti, che non era mai stata sperimentata prima, inizia a svilupparsi, una persona può pensare di poter raggiungere correttamente l’obiettivo con questa qualità: vivere in questo mondo per crescere spiritualmente. Ma, più tardi, inizia a scoprire che questa qualità è opposta al livello spirituale.

Inoltre, questa qualità deve ancora essere sviluppata ad un punto di crescita tale, da disprezzarla: ora sei pronto a fare tutto il necessario per non rimanere più in questa sembianza, in questo guscio, in questa forma, che è così completamente opposta all’uguaglianza con il Creatore.

Tuttavia, grazie a questo, grazie a ciascuna di queste forme, ad ognuna di queste qualità, a ciascuna di queste “nazioni”, la forma del Creatore si rivela dentro di te. È così che arrivi a riconoscerLo da tutte le angolazioni e a rivelarLo gradualmente.

Solo una persona che si sta muovendo verso il Creatore è in grado di arrivare a disprezzare queste “nazioni” dentro di sé.

Domanda: Qualsiasi altro odio non è considerato odio?

Risposta: No, qui non ci si riferisce alle qualità terrene, ma alle persone che si sono assunte l’obiettivo di rendersi simili al Creatore.

Non importa quanto questo sembri esagerato, è comunque un lavoro molto difficile. In realtà, il Creatore fa tutto, ma identificando dentro di te tutti gli opposti a Lui, a tal punto che Lo implori di correggerti, e così devi costruire te stesso. “Colpiscimi con uno scalpello e un martello, ritaglia tutti gli eccessi egoistici e lascia in me solo la Tua immagine“, è questo che hai bisogno di implorare.

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Dalla trasmissione di KabTV “I Segreti del Libro Eterno”, 1/07/2013

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Passato e presente

Domanda: Perché non possiamo comunicare direttamente con il Creatore? Perché abbiamo bisogno di un intermediario, tipo un insegnante?

Risposta: L’insegnante non è un intermediario. Egli rappresenta il tuo livello iniziale. Il fatto è che la creazione è un sistema frammentato, che inizia a correggersi, come gli anelli di una catena, partendo dagli elementi più piccoli, quasi intatti, a quelli più complessi.

L’elemento che è venuto per primo, passa sempre tutta la sua conoscenza, tutto ciò che ha accumulato, tutte le sue connessioni, al prossimo elemento. E poiché siamo anelli di una stessa catena, siamo sempre connessi ai nostri insegnanti e quindi diventiamo insegnanti per la prossima generazione.

Domanda: Se il mio livello iniziale è l’insegnante, allora qual è il mio prossimo stato?

Risposta: Lo stato futuro sei tu mentre avanzi spiritualmente. E poi sono i tuoi studenti, coloro che devono continuare la correzione dopo di te, passando attraverso i livelli di questo sistema corrotto. Loro, allo stesso modo, ti ritroveranno nel corso della vita, o in qualche modo si connetteranno con te spiritualmente dopo la morte.

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Dalla lezione di Kabbalah in lingua russa dell’1/10/2017

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Il passaggio verso il Mondo Superiore

La legge fondamentale della Torah è “Ama il prossimo tuo come te stesso”. Tutte le altre regole, leggi e condizioni dovrebbero essere dirette a connettere tutte le persone in un unico sistema comune chiamato “Adamo”.

Come risultato del cosiddetto “Peccato dell’albero della conoscenza”, questo sistema si è frammentato in molte piccole parti, desideri, ognuno dei quali è in tutti noi; questi desideri migrano da un corpo all’altro, da un organismo all’altro.

A partire da ora in avanti, noi dobbiamo connettere gradualmente queste parti frammentate con le altre fino a quando esse diverranno strettamente connesse in modo da rappresentare un unico desiderio.

Domanda: È scritto nella Torah che la condizione per riceverla è di diventare come “Un solo uomo con un solo cuore”. Il cuore è un desiderio. Cosa significa “Come un solo uomo”? Dopotutto, ognuno di noi è ancora un singolo individuo.

Risposta: Qui non esiste l’individualità. Essa dovrebbe manifestarsi solo nel fatto che io, dal punto di vista della mia individualità, avanzo verso l’obiettivo comune, come tutti gli altri. Dopotutto, siamo tutti diversi, ma avanziamo verso lo stesso obiettivo: l’unione. Nella connessione fra noi, anche se siamo solo dieci persone, noi scopriamo il passaggio verso il prossimo mondo.

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Dalla lezione di Kabbalah in lingua russa dell’8/10/2017

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“…egli gode la Mia fiducia più di tutti gli altri della Mia casa”

Dalla Torah, (Numeri 12:02 – 12:08): “E dissero: ‘Il Signore ha Egli parlato unicamente con Mosè? Egli ha pure parlato anche con noi’. Ed il Signore l’udì. Mentre Mosè stesso è l’uomo più mite che sia sulla faccia della terra, cioè udì anch’egli quelle parole, ma per la mitezza del suo carattere non ne fece risentimento. Ed il Signore disse repentinamente a Mosè, ad Aronne ed a Mirjàm: ‘Uscite tutti e tre e andate al padiglione di congregazione’. Ed uscirono tutti e tre. E scese il Signore nella colonna di nubi, e si fermò all’ingresso del Padiglione, e chiamò Aronne e Mirjàm, ed uscirono entrambi. E disse: ‘Ascoltate le mie parole. Se uno di voi è talvolta profeta, io, il Signore, gli rivelo Me stesso in visione, e gli parlo in sogno. Non è così per il Mio servo Mosè: egli gode la Mia fiducia più di tutti gli altri della Mia casa, cioè più d’ogni altro Mio servo, più d’ogni altro profeta. Io gli parlo, per così dire, a bocca a bocca, con chiarezza e senza enigmi; ed egli contempla la divina apparizione; e come mai non avete temuto di dir male del Mio servo Mosè?’”

Il livello di Mosè è quello della realizzazione del Creatore. E la realizzazione del Creatore avviene nello stato corretto dell’uomo. Cioè, Mosè nella sua correzione, è di molti livelli superiore rispetto ad Aronne e Mirjàm.

Essendo inferiori a lui, essi non lo comprendono e si oppongono. Il livello inferiore non comprende mai quello superiore. Nella spiritualità, il livello superiore sembra assolutamente illogico.

Nel nostro mondo, per esempio, lo vediamo nell’educazione dei figli: anch’essi non sono quasi mai d’accordo con noi. E’ una cosa naturale.

E nella spiritualità, il livello superiore ci sembra stupido, meschino, incomprensibile, illogico, senza un approccio consapevole, poiché ogni volta dobbiamo esercitare una fede sempre più grande al di sopra della ragione. Dobbiamo solo annullarci, chiudere gli occhi e seguire il livello superiore, o contro il nostro desiderio, o stabilendo che è una necessità.

Domanda: Di che cosa parla Dio con Aronne e Mirjàm?

Risposta: Mirjàm e Aronne si trovano nel livello della profezia. Un profeta è una persona con cui il Creatore parla. Egli riesce anche a vedere delle manifestazioni del Creatore nella Luce Riflessa (Ohr Hozer). Ma generalmente questo si realizza per mezzo della proprietà di Bina. Quindi, il livello di Bina viene chiamato “udire”.

E’ scritto: “Io gli parlo…a bocca a bocca…”, che significa senza nascondere nulla, senza passare attraverso alcuna trasformazione e indebolimento: quello che è in Me, anche lui lo riceve. Questo è il livello più alto dell’adesione dell’anima al Creatore.

Domanda: Cosa significa “…egli gode la Mia fiducia più di tutti gli altri della Mia casa”?

Risposta: Mosè ha acquisito la completa padronanza della qualità di Bina. Quando Malchut ascende al livello di Bina, lì si trova la casa del Creatore.

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Dalla trasmissione di KabTV “I Segreti del Libro Eterno”, 25/03/2015

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La connessione con il Creatore

Domanda: Come mai proviamo paura per i cambiamenti che ci accadono nella vita?

Risposta: La paura del cambiamento nella vita altro non è che un piccolo “animale” egoista che esiste e ha paura di uscire dalla sua tana. Tutto lì è buono per lui, o almeno, tutto gli è familiare. Così piccolo è già stanco di cattive notizie. Questa è la paura del cambiamento.

Per un kabbalista avviene invece il contrario. Quando chiudo gli occhi e penso che tutto arriva dal Creatore, non ho paura dei cambiamenti, qualsiasi essi siano. Sono connesso con il Creatore da cui tutto proviene e tutti i cambiamenti negativi sono a mio favore. Innalzandomi al di sopra di essi, mi metto persino in contatto più forte con Lui. In questo caso, amo e apprezzo i cambiamenti che mi arrivano.

Domanda: Quindi io, addirittura, voglio i cambiamenti?

Risposta: Certo. In quale altro modo posso io, un egoista, essere comunque connesso al Creatore se non attraverso le influenze negative? Io non mi avvicino mai a Lui a meno che non debba scappare da qualcosa di negativo.

Domanda: Quindi, il kabbalista percepisce tutti i cambiamenti, gli ostacoli ed i problemi come una sfida del Creatore?

Risposta: No. Sapendo che questo viene da Lui, non ho nulla di cui aver paura, a meno che, naturalmente, io non commetta azioni sconvenienti. Abbiamo solo bisogno di capire come e perché ci è permesso di agire in questo modo.

Poiché tutto, per principio, arriva dal Creatore, quale può essere il problema se una persona è soltanto e costantemente connessa con Lui? Questa è la nostra salvezza, il nostro benessere e il bello della nostra vita.

Essendo in connessione con Lui, ci si sentirà sempre in un mondo diverso, in uno stato diverso e in unione con la forza superiore. E, quindi, tutto ciò che apparirà davanti ai tuoi occhi, che ascolterai con le tue orecchie o che percepirai con gli altri sensi in questo mondo, inizierai a sentirlo come qualcosa di secondario, come un’immagine al di sopra della quale devi essere sempre connesso con Lui.

Dopo tutto, i sentimenti più grandi che si provano sono quelli nei quali ci troviamo in connessione con Lui. E l’immagine del nostro mondo diventa gradualmente nebbiosa ed irreale, fino a quando scompare del tutto, e rimane solo la connessione dell’uomo con il Creatore. Questo è uno stato eterno.

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Dalla lezione di Kabbalah in lingua russa del 13/08/17

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Quando è apparso per la prima volta il termine “Ego”?

Domanda: La scienza crede che il termine “Ego” sia stato introdotto con la teoria della psicoanalisi di Sigmund Freud. Ma la Kabbalah è più antica della psicologia? Quando è apparso per la prima volta questo termine?

Risposta: Nella Kabbalah questo termine originariamente si chiamava desiderio di ricevere piacere. Lo introdusse Adamo 5.778 anni fa. Il desiderio di ricevere piacere è la materia del nostro mondo.

Domanda: E quando è apparsa la parola ‘Kabbalah’?

Risposta: Non posso dire con assoluta certezza quando sia apparsa per la prima volta la parola ‘Kabbalah’, però gli antichi greci la tradussero con la parola “ricezione”, cioè “ricevere” la scienza del ricevere, da rivelare.

Dalla lezione di Kabbalah in lingua russa del 10/09/2017

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La connessione fra insegnante e studente

Domanda: Un insegnante di Kabbalah sceglie i propri studenti, oppure è lo studente che deve seguire il maestro e chiedergli di insegnargli ciò che sa?

Risposta: Nessuna delle due opzioni è quella esatta. Il maestro e lo studente vengono determinati dall’alto. Essi vengono messi l’uno a fianco dell’altro, affinché si stabilisca una relazione tra di loro, anche ad una certa distanza. Mentre si occupa della connessione con il Creatore, lo studente si avvicina al maestro.

Domanda: Rabash venne a prenderla, allontanandola dal suo primo maestro Hillel?

Risposta: Si, perché non ero in grado di lasciare Hillel da solo. Non riuscivo ad allontanarmi da lui perché il mio egoismo riceveva piacere, risposte e soddisfazione indescrivibili.

Con il Rabash, era l’opposto. Si sedeva e apriva il Talmud Eser Sefirot. Io a malapena riuscivo a capire qualche parola. Rabash, io e molte altre persone ci sedevamo e leggevamo durante tutta la lezione. Eravamo impegnati con l’attrazione della Luce superiore in accordo con la nostra intenzione. Mentre con Hillel ero semplicemente occupato nell’acquisire conoscenza.

Domanda: Quali sono le connessioni fra studente e maestro?

Risposta: Esiste una connessione fra loro solo attraverso il Creatore, nient’altro. Tutto si muove attraverso di loro con il proposito di raggiungere il traguardo superiore.

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Dalla lezione di Kabbalah in lingua russa dell’1/10/2017

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