Pubblicato nella '' Categoria

La relazione Israele-Polonia: dovremmo concentrarci solo sulla correzione

Alcuni giorni fa il parlamento polacco ha approvato la legge contro la restituzione dei beni confiscati durante l’Olocausto “progettata per porre fine alle richieste di restituzione delle proprietà e di risarcimento per le proprietà confiscate dal regime comunista del paese negli anni ’40 e ’50, compresa quella dei sopravvissuti all’Olocausto” , scrive Jeremy Sharon nel Jerusalem Post. Due giorni dopo, Israele ha richiamato il suo inviato dalla Polonia per protestare contro la nuova legge e gli Stati Uniti e Israele hanno dichiarato che stavano coordinando la loro risposta alla legge anti-restituzione.

Non serve conoscere i dettagli degli argomenti sulla restituzione per sapere che l’antisemitismo è molto diffuso in Polonia.  E’ anche ben documentato che i Polacchi parteciparono all’uccisione degli Ebrei durante la seconda guerra mondiale.

In ogni modo, credo che focalizzarsi sulle colpe del popolo polacco e declassare il livello delle relazioni diplomatiche con la Polonia per la questione non sia il modo giusto di gestire la situazione.  Non renderà la Polonia meno antisemita, e non aiuterà a commemorare l’Olocausto  L’unica cosa che fa è infangare il nome di Israele.

Credo che se vogliamo veramente fare del bene a noi stessi e al mondo, dovremmo focalizzarci sulla correzione del futuro, il che significa, prima di tutto, correggere noi stessi.  Questo è l’unico passo che possiamo fare che porterà a buoni risultati. Tutto il resto avrà soltanto esiti negativi.

Il popolo d’Israele, che ne sia consapevole o meno, un tempo era in possesso di un metodo che ha cambiato la natura umana dall’inclinazione al male che è in noi fin dalla nostra giovinezza, come scrive la Torah (Gen. 8:21), in una natura di dazione e unione. Questo metodo permise ad Abramo di unire i nomadi che si erano riuniti intorno a lui per sentire i suoi insegnamenti sulla gentilezza e la misericordia.  Questo metodo aiutò Mosè  a rivolgersi agli Israeliti fuggiti dall’Egitto a una nazione dopo essersi impegnati  a unirsi “come un unico uomo con un unico cuore”.  Questo metodo ci rese “come una luce per le nazioni” nel III secolo A.C quando Tolomeo II, re d’Egitto, invitò settanta saggi da Gerusalemme a tradurre la loro saggezza dall’ebraico in greco.

Allo stesso tempo l’abbandono di questo metodo ci ha portato Nabucodonosor, che distrusse il Primo Tempio, mandando in esilio il popolo di Israele in Babilonia. L’abbandono di questo metodo ha portato su di noi anche l’Impero Seleucide, la cui cultura ellenistica ha minacciato di dissolvere l’unità ebraica e che ci ha inflitto una sanguinosa guerra civile.

Alla fine, l’abbandono del metodo di unione ci ha portati Tito e la sua legione romana, che distrusse ciò che era rimasto di Gerusalemme dopo che ci distruggemmo tra di noi all’interno delle mura della città.  Se non avessimo rinunciato al metodo di  connessione di Abramo, che trasforma individui egocentrici in esseri umani premurosi come Abramo stesso, le nostre cronache sarebbero state totalmente diverse.

Ma non dobbiamo commiserarci;  dobbiamo fortificare il nostro futuro.  Come allora, ora la nostra forza si trova nella nostra unione. Se ci innalziamo al di sopra del nostro (intenso) odio reciproco, nessun nemico potrà perseguitarci. Se cerchiamo di coprire il nostro odio con amore, come suggerito dal Re Salomone (Prov. 10:12) forgeremo un’unione solida che brillerà come un faro di speranza per tutta l’umanità, che vedrà che i nemici possono davvero diventare amici.

Quando il nostro esempio accenderà la luce fioca sulle relazioni internazionali dell’umanità, il mondo giustificherà la nostra presenza nella terra di Israele e ci sosterrà in ogni modo possibile. In quel momento, non avremmo bisogno di lottare per la restituzione, lotteremo contro i nostri ego, per innalzare l’unione al di sopra dell’odio, e il mondo intero ci sosterrà nella nostra lotta per garantire il nostro successo.

L’Olocausto ha rivendicato la vita di milioni del nostro popolo, compreso la maggior parte dei membri della mia famiglia.  Se vogliamo fare giustizia alla loro memoria, dare alla loro vita un significato permanente, dobbiamo prendere il lascito del nostro popolo, una realtà vivente, una realtà di unione al di sopra della divisione, amore al di sopra dell’odio, ed essere una prova vivente che persone di culture, lingue, valori e obiettivi  diversi possono diventare un’unica nazione solida. Saremo una nazione fiera e rispettata soltanto quando mostriamo che “Ama il prossimo come te stesso” non è uno slogan vuoto, ma la nostra realtà e lo scopo della vita .

Per ulteriori informazioni su questo argomento, vedete il libro The Jewish Choice: Unity or Anti-Semitism, Historical facts on anti-Semitism as a reflection of Jewish social discord.

 

Didascalia della foto:

Il primo ministro della Polonia Mateusz Morawiecki arriva per un incontro bilaterale a Bruxelles, Belgio, 13 luglio 2021. REUTERS/Pascal Rossignol/Pool