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Perché nella Torah ci sono 613 comandamenti e nello Zohar solo 14?

È perché lo Zohar ha un sistema di classificazione completamente diverso, poiché ognuno dei quattordici comandamenti chiave è suddiviso in altri.

Potrebbe sembrare una quantità schiacciante di istruzioni con cui lavorare, ma in realtà sono piuttosto semplici. Tutti i comandamenti si basano sul modo in cui possiamo rispettare le leggi della natura e influenzare positivamente la natura, la società e noi stessi.

I comandamenti non sono stati inventati dagli uomini. Sono stati scritti dai kabbalisti, dai loro conseguimenti delle leggi e delle forze intrinseche della natura. Se noi desideriamo aderire a queste leggi, dobbiamo comportarci in determinate maniere. 

Le leggi della natura sono quelle della dazione. Le nostre qualità sono all’opposto: ricezione. I comandamenti sono le istruzioni della natura su come possiamo affrontare i desideri che emergono a livello inanimato, vegetativo e animato in equilibrio con le leggi della natura.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.   

Rabbi Shimon bar Yochai esce dalla grotta, dando inizio alla nostra era

Oggi viviamo in tempi in cui più progrediamo senza coltivare relazioni unificanti tra di noi e più un disgustoso fetore di divisione e di odio oscura le nostre vite. Oggi, più che mai, abbiamo bisogno di nutrire un amore genuino al di sopra delle nostre pulsioni divisive, il tipo di amore che la Torah raffigura e che Rabbi Shimon bar Yochai ha descritto nella grotta con i suoi nove amici. 

Per tredici anni, Rabbi Shimon e suo figlio Rabbi Elazar vissero in una grotta a Peki’in. Successivamente altri otto discepoli saggi si unirono a loro e insieme, scrissero Il Libro dello Zohar, un commentario che comprende la Torah, i Profeti e le Scritture.

Dopo aver approfondito le intricate interpretazioni dello Zohar da parte di quei dieci saggi, possiamo riconoscere l’alto livello di codificazione della Torah. La semplicistica narrazione storica  con numerose trame e personaggi umani, sia buoni che cattivi, non è affatto l’unico modo per comprenderla.

Nell’introduzione de Il libro dello Zohar, scritto mentre Rabbi Shimon e Rabbi Elazar erano isolati nella caverna, c’é un articolo distinto chiamato “L’uscita di Rabbi Shimon dalla grotta”. Questo pezzo illustra magnificamente come la storia fisica si intrecci con gli insegnamenti spirituali.

Storicamente ambientata circa duemila anni fa durante il dominio romano in Israele, la storia narra che Rabbi Shimon e suo figlio Elazar sfuggono ai Romani, cercando rifugio in una grotta della Galilea. Nonostante il crollo della grotta a causa di un antico terremoto, la storia rimane intatta nel tempo: 

“Rabbi Pinhas stava regolarmente davanti a Rabbi Rehumai, presso la riva del Mar di Galilea. Rabbi Rehumai era un grande uomo, anziano e i suoi occhi erano deboli. Egli disse a Rabbi Pinhas: “Ho sentito che Yochai, il nostro amico, ha una gemma, una pietra preziosa, un figlio. Ho guardato nella luce di quella gemma ed é come l’illuminazione del sole, dal suo fodero, che illumina  il mondo intero.”   Zohar per tutti, “L’uscita di Rabbi Shimon dalla caverna”. 

Questa storia particolare ritrae il  saggio cabalista Rabbi Shimon, figlio di bar Yochai, un giovane ragazzo che si rivela essere una meraviglia luminosa e un vero discepolo della Torah. A un livello più profondo mostra che la rivelazione dell’essenza interiore del Libro dello Zohar richiede una connessione tra generazioni, tra “padri” e “figli”.

Più avanti, l’articolo descrive il tentativo di Rabbi Pinhas di contattare Rabbi Shimon, scomparso, ricorrendo a elementi della natura per la comunicazione. Lo raggiunge non tramite il cinguettio degli uccelli ma tramite mezzi spirituali, connettendosi con Rabbi Shimon attraverso un grado noto come “Chai” (ebraico “animato”), prevedendo la sua uscita dalla grotta e la sistemazione de Il Libro dello Zohar che annuncia l’era del Messia.

Quando i dieci amici finirono di comporre il Libro dello Zohar e uscirono dalla grotta, rabbi Shimon ne ordinò la  sepoltura fino al sorgere della generazione in grado di porre fine all’oscurità spirituale, alla distruzione e all’esilio, iniziati e continuati fin dai suoi giorni. In questa generazione attesa, le persone sarebbero state in grado di sviluppare la consapevolezza del male della natura umana egoistica, che divide le persone l’una dall’altra e dalla forza originaria della natura che i saggi dello Zohar avevano rivelato. Queste persone sarebbero andate avanti a cercare una forma superiore di unità tra di loro e con le forze della natura: l’amore, la dazione e la connessione, come lo Zohar aveva anticipato.

Ora che Lo Zohar è stato rivelato su larga scala, il cabalista Yehuda Ashlag (Baal HaSulam) ha creato un commentario chiamato “Sulam” (“Scala”). Questo commentario Sulam dello Zohar è cruciale per ascendere al nobile tesoro che rivela. La sua scoperta e composizione indicano l’era del Messia, cioè l’era in cui la forza superiore dell’amore e della dazione emerge per “tirare” (“Messia” dalla parola ebraica per “tirare” [“Moshech”]) noi fuori dalle nostre relazioni egoistiche e divisive in un’ascesa rigogliosa verso l’amore assoluto, come è descritto nella Torah e nello Zohar:

“C’è amore, fratellanza e verità nella Torah. Abramo amava Isacco; Isacco amava Abramo; e si  abbracciavano. Erano entrambi stretti a Giacobbe da amore e fratellanza e donavano il loro spirito l’uno nell’altro. Gli amici dovrebbero essere come loro e non macchiarli, perché se manca l’amore in loro, macchieranno il loro valore superiore, cioè Abramo, Isacco e Giacobbe.”  Zohar per tutti, Ki Tissa [quando prendete], articolo 54.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.  

Lo scopo della creazione

Lo scopo della creazione è di elevare una persona interiormente dal livello animale di esistenza, detto “il livello della bestia” al livello dell’essere umano, un livello di similitudine con il Bore, la forza superiore dell’amore e della dazione. (In Ebraico, la parola “umano” (Adam”) significa “simile” (Domeh), da (simile al più elevato).

Quindi, all’inizio di qualsiasi nostro operato quotidiano, dobbiamo elevarci dal livello animale, in cui ci preoccupiamo soltanto dei nostri stessi desideri e di quelli della nostra famiglia, al livello del Bore, che si preoccupa del beneficio dell’umanità, vedendo tutti e tutto come un’unica parte integrale. Questo è il desiderio più grande che esiste in natura. 

A questo riguardo, il Kabbalista Yehuda Ashlag (Baal HaSulam) ci scrive (nel suo articolo “L’amore per il Creatore e l’amore per gli esseri creati”) di due parti nella Torah: tra uomo e Bore, e tra uomo e uomo, che sono la stessa cosa. Ovvero, per poterci elevare interiormente al livello del Bore, dobbiamo avere la  preoccupazione di elevarci nell’amore per il nostro prossimo. 

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.   

Cosa significa imparare la Torah?

“Quando una persona impara la Torah, deve pensare che la Torah e le Mitzvot che sta seguendo lo aiuteranno a uscire dal controllo del male”. Kabbalista Baruch Ashlag (Rabash), “Che cos’è ‘La terra ebbe timore e restò immobile’ nel Lavoro”.

L’apprendimento della Torah richiede l’applicazione dell’intenzione di cambiare la nostra natura egoistica, che ci fa desiderare di godere di noi stessi a spese degli altri, nel suo opposto.

L’intenzione di trasformarci in altruisti che si connettono positivamente agli altri significa che usiamo quella che viene chiamata “la luce”, la luce superiore, l’energia superiore, la luce della Torah o la Torah stessa, per correggerci, cioè per trasformarci da egoisti in altruisti.

Imparare la Torah significa quindi sentire costantemente ciò che ci accade a livello di desideri, pensieri e azioni. È imparare non con la mente, ma con il cuore.

Imparando la Torah, svolgiamo un lavoro interiore sul cammino verso la meta della vita e usiamo la Torah come forza che ci corregge, cioè che inverte la nostra natura da egoista ad altruista. Grazie a questa forza, possiamo identificare il male che è in noi, la nostra natura egoistica, fino a farlo scomparire.

Dopo questa diagnosi, la Torah trasforma il male in noi in bontà e noi assomigliamo al Bore, la forza buona e assoluta dell’amore, della dazione e della connessione. Scopriamo allora quello che viene chiamato “il mondo intero è pieno della Sua gloria”. In altre parole, riveliamo che il Bore, la forza dell’amore, della dazione e della connessione, esiste in tutti e in tutto.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman. 

Cosa significa Shavuot?

Shavuot significa il giorno del dono della Torah, che è il più grande evento che possa mai accadere.

Perché è il più grande evento di sempre?

Esso segna uno stato in cui alcuni uomini che vivevano le loro solite vite, ignare del motivo per cui erano vive, hanno ricevuto istruzioni, un metodo, su come vivere in modo ottimale nel nostro mondo, come scoprire chi erano veramente e che, se lo desideravano, potevano uscire dalla ristretta cornice di sentire questo mondo nei loro cinque sensi corporei, espandendo la loro percezione e sensazione per sentire un nuovo mondo.

Hanno chiamato il metodo che hanno ricevuto “la Torah”. Attraverso questo metodo, potevano scoprire una realtà molto più ricca e più ampia – la realtà eterna – con cui potevano connettersi e sentire.

Questo è ciò che ci dà la Torah. È un metodo per espandere la nostra percezione e che ci permette di scoprire la vera realtà in cui dimorano le forze dell’amore, della dazione e della connessione oltre alla realtà ristretta che percepiamo nei nostri cinque sensi corporei.

Shavuot è quindi una festa molto speciale. Segna una differenziazione di noi che viviamo come animali in questo mondo per diventare esseri umani nel senso più pieno del termine, cioè, coloro che escono dalla loro sensazione di questo mondo ristretto e transitorio ed entrano nel raggiungimento di una realtà vera, eterna e perfetta al di là i sensi corporei.

Dovremo quindi rispettare questa festa e cercare di raggiungere ciò che coloro che hanno conseguito quegli stati: i cabalisti, ci dicono al riguardo: che è uno stato di connessione “come un solo uomo con un solo cuore”, di mutuo sostegno e comprensione, con amore e di cura l’uno dell’altro, e dove sentiamo noi stessi esistere in un solo cuore.

Anche se ognuno di noi inizialmente vive nelle proprie qualità egoistiche, dove ospitiamo molti pensieri, desideri, decisioni e pinti di vista divisivi che resistono allo stato della nostra completa connessione reciproca, con il metodo della Torah, il metodo di come connetterci alla forza della natura superiore che ci influenza e ci cambia, noi possiamo elevarci dal nostro livello egoistico a un livello di eternità e perfezione.

Se non avessimo ricevuto il metodo della connessione chiamato “la Torah”, allora saremmo diventati completamente separati e non avremmo avuto l’opportunità di comprendere la qualità dell’amore, della dazione e della connessione. Saremmo rimasti come animali in questo mondo. Grazie a vari individui unici che hanno implementato questo metodo su se stessi, possiamo accedere e applicare lo stesso metodo su noi stessi.

Quando lo facciamo, sviluppiamo un senso per sentire la qualità dell’amore, della dazione e della connessione. Poi arriviamo a sentire che c’è una forza speciale che rivitalizza e illumina la connessione tra di noi.

Tutti gli uomini possiedono questo senso ma alcuni lo sentono più di altri, e il metodo che abbiamo ricevuto a Shavuot ci permette di svilupparlo finché non ci sentiamo attratti dal connetterci “come un solo uomo con un solo cuore”. Inoltre, coloro che sviluppano questo senso influenzano il suo risveglio negli altri, e come tale, sempre più individui si orientano sempre più verso di esso.

Cos’è questo senso? In generale, è un senso dell’amore.

Se ci manteniamo nell’inclinazione a raggiungere un amore comune l’uno per l’altro, allora sperimentiamo diversi stati in cui sentiamo la nostra disconnessione, con disprezzo e mancanza di rispetto reciproco, finché non scopriamo la forza dell’amore, della dazione e della connessione che ci unisce in quegli stati.

Diventiamo quindi una nuova nazione basata su un comune desiderio di connetterci nell’amore al di sopra delle nostre qualità separatrici, cioè una nazione che prima era inesistente in modo naturale e biologico.

È mia speranza che sviluppiamo davvero questo senso di amore, dazione e connessione usando il metodo della connessione che abbiamo ricevuto, e che arriviamo a ottenere questo nuovo senso prima, piuttosto che dopo. Quando lo faremo, sentiremo aprirsi davanti a noi una nuova realtà inclusiva, eterna e perfetta, una sensazione di armonia e pace che non possiamo nemmeno immaginare nei nostri attuali sensi terreni.

 

Contenuti scritti ed editati da studenti basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman

Comprendere Torah e Mitzvot spirituali

Forse la misura chiave della propria devozione religiosa è il grado di osservanza dei comandamenti della propria confessione. Nell’Ebraismo ortodosso, ciò può significare l’osservanza di determinate regole alimentari o la recita di determinate preghiere di ringraziamento in certi momenti o situazioni della giornata. Per i Musulmani può essere osservare il digiuno del Ramadan e recarsi in pellegrinaggio alla Mecca, mentre per i Cristiani può essere andare in chiesa la domenica o, se si è Cattolici, confessarsi.

Nell’Ebraismo, i comandamenti sono chiamati Mitzvot e una persona è considerata religiosa quando osserva ciò che è chiamato Torah e Mitzvot, cioè le Mitzvot che sono scritte nella Torah, i libri dell’Antico Testamento, e le regole che sono state stabilite in seguito e sono state dettagliate in testi successivi.

Molte persone considerano la saggezza della Kabbalah un ramo dell’ Ebraismo, o come una parte esoterica o mistica dell’Ebraismo. Alcuni la considerano addirittura come una religione vera e propria. Come kabbalista che ha ricevuto la sua conoscenza dalla fonte più autorevole,  RABASH, il figlio primogenito e successore di Baal HaSulam, posso dirvi che non è nessuna di queste cose.  La Kabbalah è un approccio scientifico alla vita. Insegna le leggi fondamentali dell’esistenza e dice cosa ci si può aspettare se le si segue. Tuttavia, lascia a voi il compito di sperimentare su voi stessi e scoprire se le leggi che insegna sono corrette o meno.

La Kabbalah quindi non è una religione, e certamente non è misticismo. Si tratta di un metodo rigoroso che si differenzia dalla scienza naturale soltanto nel fatto che il soggetto dell’esperimento è lo sperimentatore.  In altre parole, nella saggezza della Kabbalah, l’osservatore e l’osservato sono la stessa cosa. 

La scienza della Kabbalah precede la religione.  La religione ebraica che conosciamo oggi si è evoluta negli ultimi secoli della presenza di Israele nel Regno di  Giuda, circa 2.000 anni fa. La saggezza della Kabbalah iniziò con il Libro dell’Angelo Raziel, attribuito all’Adamo biblico, ma in maniera ancora più significativa con gli insegnamenti di Abramo. Anche Abramo scrisse libri, ma l’unico giunto fino a noi  è Sefer Yetzira [Il libro della Creazione].

Capire che la Kabbalah è un metodo scientifico è importante perché uno dei suoi concetti chiave è quello di Torah e Mitzvot. Tuttavia, la Torah e le Mitzvot di cui parla la Kabbalah non hanno nulla a che vedere con la Torah e le Mitzvot di cui parla l’Ebraismo.

Nella saggezza della Kabbalah, la Torah è semplicemente una legge generale della realtà.  Tutte le galassie, stelle, pianeti, tutte le persone e tutto ciò che esiste, seguono  un certo codice di leggi.  Il codice di leggi è chiamato Torah.  La parola Torah ha diverse origini, ma una  è hora’a, che significa istruzione.  Quindi, le leggi di comportamento di ogni cosa che esiste sono chiamate Torah. 

Dentro la realtà che rispetta le leggi della Torah ci sono le persone. Le persone conducono le loro vite in certi modi, pensano  pensieri diversi, e hanno ogni tipo di intenzione dietro le loro azioni. Quando conducono le loro vite secondo la legge comune della realtà, ovvero la Torah, si ritiene che seguano l’imperativo della natura [tzivui].  Questa è l’origine della parola Mitzvot   [comandamenti]. 

Ogni religione promette che se si osservano le sue Mitzvot, la vita sarà buona. La Kabbalah dice la stessa cosa, ma per una ragione molto diversa. Nella Kabbalah non c’è alcuna divinità suprema che ci premia per aver obbedito ai suoi comandamenti.  Tutto ciò che esiste sono le leggi della Torah, le leggi della realtà.  Se viviamo secondo queste leggi, la nostra vita diventa confortevole.  È come remare controcorrente o verso valle: verso valle è come obbedire alle leggi della realtà, e controcorrente significa opporsi ad esse, come facciamo attualmente perché non le conosciamo. 

Le leggi della Torah sono molto semplici: tutto è equilibrato. Dazione e ricezione sono bilanciate e mantengono un equilibrio dinamico proprio come un corpo mantiene l’omeostasi.  Se studiamo queste leggi e sappiamo come mantenere l’equilibrio con la realtà, la nostra vita diventa semplice e priva di dolore. Se non conosciamo le regole, avviene l’opposto. 

La Kabbalah ci insegna quali siano queste regole e come essere in equilibrio con tutta la realtà. Più riveliamo le leggi della realtà, più riveliamo ciò che è chiamato il Creatore, la legge che ha creato e sostiene la realtà.  La parola ebraica per Creatore è Boreh, dalle parole bore’eh  [vieni e vedi], ovvero vieni e vedi le leggi della creazione. Se le vedi, saprai come vivere una vita equilibrata e felice. È anche questo il motivo per il quale i Kabbalisti aspirano a rivelare il Bore, perché significa conoscere tutta la creazione e come comportarsi in essa. 

Come possiamo vedere, non c’è nulla di mistico o religioso nella saggezza della Kabbalah e nei suoi termini. È  molto importante tenere in mente questi concetti quando leggiamo i testi di Baal HaSulam e degli altri Kabbalisti.  

Buona fortuna nel rivelare la realtà! 

Perché la festa di Purim oggi è più importante che mai?

Costumi, maschere, doppie identità. Dietro la gioiosa celebrazione di Purim c’è una storia profonda sul bene e sul male. Svelare il suo significato segreto può salvare il mondo di oggi, specialmente quando la realtà sembra così cupa e incerta. Così, questa festa è significativa non solo per il popolo ebraico, ma per tutta l’umanità.

La lettura tradizionale del “Rotolo di Ester” durante la festa di Purim non celebra semplicemente un evento avvenuto molto tempo fa. In realtà descrive uno stato spirituale, ancora non chiaro,  che si trova davanti a noi e che verrà scoperto non appena ci uniremo. In effetti, Megilat Ester o Il Rotolo di Ester si riferisce alla “rivelazione del nascosto”, perché in ebraico, “guilui” significa rivelazione, e “ester” da “hastara” significa occultamento.

Nel racconto di Purim, Haman avanzò la pretesa al re Assuero che gli Ebrei dovessero essere uccisi perché erano separati e quindi ritenuti inutili: “C’è un certo popolo, sparso e disperso”.

In risposta, Mardocheo fece appello al re Assuero per avere misericordia degli Ebrei tramite la regina Ester, ma ella disse che era impossibile per lei aiutarli finché fossero rimasti dispersi e non uniti. Così Mordechai andò in missione per trasmettere questo appello all’unità del popolo ebraico. Quando alla fine si riunirono e si unirono, Ester fu in grado di convincere il re Assuero ad avere pietà di loro.

Come in tutte le storie della Torah, i personaggi e l’interazione tra loro rappresentano attributi e poteri che si manifestano nei nostri pensieri, desideri, atteggiamenti e relazioni.

Mardocheo simboleggia una forza positiva che si prende cura profondamente di tutti dato che il futuro del mondo dipende dallo sviluppo delle qualità sublimi dell’amore e della dazione, e dallo sviluppo di una connessione integrale perfetta tra tutte le parti della realtà e tutti gli esseri viventi.  Al contrario, il malvagio Haman simboleggia la forza negativa, una tendenza egoistica a controllare tutti gli altri, a piegare tutti sotto di noi, a prendere tutto ciò che è possibile da loro, a sfruttarli a nostro vantaggio. 

“L’uomo è un piccolo mondo”, spiegano i nostri saggi. Significa che in ognuno di noi si trovano tutte queste forze descritte nel Rotolo di Ester, anche se non le sentiamo. Esse definiscono la direzione di sviluppo che ci salverà dalle lotte egoistiche di tornaconto personale a spese degli altri, che minacciano di far degenerare la razza umana verso l’autoestinzione.

Più ci sviluppiamo, più questi poteri si intensificano. La volontà spietata di governare e controllare affiora sempre più nelle persone e grandi forze di separazione operano per dividerci. Pertanto, il messaggio centrale della storia di Purim è che l’unità sarà la nostra salvezza e che la nostra negligenza nel superare le differenze tra di noi ci mette in pericolo, ci danneggia e può persino annientarci.

In altre parole, lo stato elevato che l’umanità è così desiderosa di raggiungere e che è così disperatamente necessario in questi giorni ora è celato. Non appena impareremo a connetterci correttamente l’uno con l’altro, al di sopra del nostro egoismo, rimuoveremo la radice di tutto il male dalle nostre vite e un mondo di tutto il bene sarà rivelato.

Buon Purim a tutti!

Simchat Torah: La causa della gioia sbloccata

Il fallito intento recente dei legislatori americani progressisti di ridurre l’aiuto della difesa per l’Israele e l’imminente commemorazione dell’ONU del ventesimo anniversario del Convegno antisemita di Durban, sottolineano, ancora una volta, come Israele e gli Ebrei in tutto il mondo siano isolati e criticati.

L’attenzione globale che stiamo ricevendo, per quanto negativa, è la nostra opportunità di essere “una luce per le nazioni”. Quindi, il festeggiamento di Simchat Torah (gioire per la Torah) quest’anno ha un significato speciale. É uno spiraglio per dimostrare al mondo una strada verso la luce che i nostri progenitori scoprirono secoli fa; la strada che volevano condividere con il mondo.

Dobbiamo solo praticare questo semplice metodo di unità tra di noi.  Il nostro esempio è tutto ciò che serve al mondo per potersi rendere conto  che c’è un’alternativa all’odio e al conflitto e che il popolo di Israele ci sta mostrando la strada.

I Giorni Sacri del calendario Ebraico, rappresentano il processo di trasformazione dal nostro essere ricettori a datori. Alla sua conclusione, il giorno di Simchat Torah, festeggiamo il successo di questo cambiamento predestinato.  La festività ci porta a riflettere sul tipo di individui che  siamo e che società siamo diventati.  Anche se scopriamo di non essere puri quanto vorremmo essere, c’è comunque motivo di gioire, poiché il riconoscimento della verità è il primo passo verso il cambiamento.

“Torah” è la parola ebraica per “istruzione” (“Hora’a). E’ scritto: “Ho creato l’inclinazione del male, ho creato la Torah come spezia”. La Torah è la luce che corregge il desiderio, ovvero la forza positiva della natura che ci connette al di sopra del nostro egoismo.  Simchat Torah rappresenta la correzione finale di questo desiderio in cui ci connettiamo senza limiti tra di noi e con la natura.  Questa correzione completa è la ragione della gioia (Simcha).

Il Libro di Zohar (Teruma) scrive che la “Torah è luce, e chi si impegna nella Torah è ricompensato con la luce”.   La luce di cui parla lo Zohar è una forza creatrice che genera ogni cosa che esiste.  Simile allo Zohar, l’ARI scrive nell’Albero della Vita:  “Sappiate che prima che le emanazioni fossero emanate e le creature create, la luce semplice superiore aveva riempito tutta la realtà”. Questa luce, continua l’ARI “ha emanato, creato, formato e fatto tutti i mondi”.

La luce funziona secondo un principio molto semplice: la dazione. Questa qualità di dazione ha creato ogni cosa che ci circonda, l’universo intero con noi al suo interno. Quando studiamo il nostro universo, le galassie, i pianeti, le piante, gli animali, persino noi stessi, stiamo, in realtà, studiando le manifestazioni di questa luce.

Simchat Torah celebra la gioia di chi riesce ad acquisire la qualità della Torah (luce): completa e assoluta benevolenza. “L’inclinazione del cuore dell’uomo è malvagia fin dalla sua giovinezza,” e “ogni inclinazione dei pensieri del cuore [dell’uomo] era solo il male,” ci dice la Torah nella Genesi.

Quando nasciamo siamo il completo opposto della dazione, della luce.  La maggior parte di noi è soddisfatta, e persino ignara, della sua natura egocentrica.  Ma quando questa natura inizia a danneggiare noi stessi e gli altri, ci obbliga a cercare alternative.  E’ questa la situazione che si sta manifestando nel nostro mondo, oggi.

Nonostante l’apparente difficoltà, c’è una via lastricata e collaudata per realizzare la trasformazione che dobbiamo intraprendere. Non puoi dare nel modo necessario quando sei da solo, hai bisogno di persone che la pensano come te con le quali puoi “esercitarti” a dare.  Attraverso queste esercitazioni, insieme, si crea una società sostenibile e prospera di datori che ha acquisito la qualità benevole della luce.

La necessità di diventare datori per poter stabilire un società fiorente è l’impulso dietro l’antica enfasi ebraica dell’amore per gli altri.  “Ama il prossimo come te stesso”, “come un unico uomo con un unico cuore” e “non fare all’altro ciò che odi” non erano intesi come principi morali, ma come strumenti pratici per creare una società i cui membri hanno acquisito la qualità della dazione o, in altre parole, una società che gioisce con la Torah.

Ci sottomettiamo costantemente alla nostra natura innata e scoppia così l’odio reciproco.  Eppure, anche se forse non ne siamo consapevoli, abbiamo il rimedio per la nostra condizione: esercitarci a dare al di sopra del nostro egoismo, riuscendo così a guarirlo.  Il libro  Maor Vashemesh affermava, duecento anni fa, che “La cosa da cui tutto dipende è l’amore e la fratellanza tra i figli di Israele, perché quando ci sono pace, amore, fratellanza e amicizia tra di loro, possono ricevere la Torah.”

Allora la gioia arriva realmente, com’è scritto: “la gioia è un riflesso delle buone azioni di dazione”.

Questo è perché la Torah è la forza che è pronta a correggere l’odio e la separazione tra di noi e trasformarli in connessione e amore, che è la scoperta detta “Simchah” (gioia).  Con essa la persona sente al suo interno l’intero vasto sistema che la circonda, e conquista una vita eterna, intera e felice.

Perché abbiamo bisogno del libro dello Zohar?

Domanda: Perché era necessario Il Libro dello Zohar? Dopo tutto, c’è la Torah, la cui prima parte è scritta da Mosè, ed è considerata un testo fondamentale.

Risposta: Cosa c’è nella Torah? Non ci capiamo nulla. E se apri lo Zohar, si dice che è un commentario kabbalistico alla Torah.

Cosa significa un commentario kabbalistico? Mosè ha scritto un libro davvero fondamentale, ma è criptato. C’è un codice unico ma molto profondo in esso. È scritto nel cosiddetto linguaggio dei rami.

La Kabbalah spiega di che cosa si tratta e ci aiuta a capire cosa è  esattamente implicito nel libro di Mosè. Dopotutto, la Torah è percepita da tutti come una creazione puramente artistica che racconta la storia di alcune tribù antiche. È scritta in un linguaggio narrativo.

E la Kabbalah ci insegna a vedere le radici superiori attraverso questo, le forze che causano azioni corrispondenti nel nostro mondo, per salire al livello di queste forze, a comprendere il sistema che governa il nostro mondo e ad essere inclusi in questo sistema in modo che noi possiamo gestire attivamente il nostro mondo attraverso di esso e correggere noi stessi e il mondo intero.

 

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Dalla trasmissione di KabTV “The Power of The Book of Zohar” # 3

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La Torah: originale o traduzione?

Domanda: Bisogna leggere la Torah solo nella lingua originale? È inutile cercare di comprendere il significato della Torah e de Il Libro dello Zohar così come sono tradotti?

Risposta: È inutile leggere la Torah sia in originale che tradotta perché l’uomo non comprenderà cosa essa voglia dirgli realmente.

Allo scopo di studiare la Torah in qualsiasi lingua dobbiamo prima studiare la Kabbalah. Poi comprenderemo il significato nascosto nella Torah.

 

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Dalla trasmissione di KabTV “Ask the Kabbalist”, 20/03/2019

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