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L’amore richiede un lavoro costante per mantenerlo vivo?

Nella saggezza della Kabbalah si dice che “tutto il nostro lavoro consiste nello scoprire l’amore tra di noi ogni giorno”.

L’amore è la forza generale inclusiva della natura e si legge che raggiungere l’amore per gli altri come per noi stessi “è la più grande regola della Torah” (si veda il kabbalista Yehuda Ashlag, “Matan Torah [Il dono della Torah]”).

Oggi, nell’era della globalizzazione, stiamo scoprendo la nostra interconnessione e interdipendenza globale. La forza dell’amore ci avvicina dalla parte della natura, ma noi siamo all’opposto, in uno stato di odio reciproco. In altre parole, la natura è una forza altruista e la nostra natura è egoista, un desiderio di beneficiare se stessi a spese degli altri e della natura. Siamo quindi opposti alla natura e questa opposizione è la causa di ogni nostro problema.

Il nostro problema principale è la mancanza di amore. Nell’amore scopriamo una vita eterna e perfetta.

Allora perché dobbiamo lavorare per l’amore? Non è forse vero che tutti vogliono già l’amore?

In effetti, tutti abbiamo il desiderio di sentire l’amore, ma come possiamo realizzarlo non in modo transitorio e involontario, che è il modo in cui generalmente sentiamo l’amore nel nostro mondo, ma in un modo in cui possiamo far crescere l’amore? Lo realizziamo invitando nei nostri legami la forza dell’amore che risiede in abbondanza nella natura. A proposito di attirare la forza dell’amore nella nostra vita, è scritto che “ho creato l’inclinazione al male, ho creato la Torah come una spezia, perché la Luce in essa riforma”

La luce è la forza dell’amore che può entrare nella nostra vita e correggere le nostre intenzioni in modo che vogliamo veramente amare gli altri come noi stessi. Più ci colleghiamo a fonti che spiegano i fondamenti della natura, sia della natura umana che di quella generale e inclusiva, come possiamo attrarre la forza dell’amore della natura nelle nostre connessioni e, così facendo, ottenere una vita felice e armoniosa in tutto il mondo, più attiriamo la forza della luce e questa lavora per correggerci.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.   

Che cosa significa completezza?

Possiamo comprendere e apprezzare la completezza quando percepiamo la forza superiore dell’amore, della dazione e della connessione che entra nelle nostre vite, poiché solo quella forza è veramente completa.

Nella saggezza della Kabbalah, questa forza superiore è chiamata “il Creatore” e anche “la Natura”, cioè il Creatore e la Natura sono trattati come sinonimi della forza d’amore e dazione, che ha la capacità di cambiarci in modo che sperimentiamo la completezza raggiungendo la stessa traiettoria della forza superiore nella nostra intenzione.

Ecco perché lo scopo dello studio della Kabbalah, all’inizio, è quello di raggiungere la sensazione della forza superiore. Prima non possiamo capire cosa sia l’interezza e la forza superiore sceglie di rivelarsi a noi proprio nelle nostre qualità più incomplete.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman. 

 

Perché la Kabbalah è ritenuta una saggezza nascosta?

La saggezza della Kabbalah è chiamata saggezza nascosta perché solo le persone che la usano correttamente possono rivelarla.

Cosa significa usare la saggezza della Kabbalah “correttamente”? Significa che i suoi praticanti costruiscono un sistema di connessione tra di loro in cui rivelano l’insegnamento.

È un insegnamento che non proviene dalla nostra mente. In diversi punti è scritto che la saggezza della Kabbalah non ha bisogno di persone intellettualmente intelligenti. Invece, ha bisogno di persone che lavorino sui loro cuori, cioè persone che calibrino i loro desideri in modo da influenzarsi reciprocamente. Così facendo, influenzano il sistema di connessione che esiste tra loro e, di conseguenza, ricevono un’influenza speciale chiamata “il Creatore”, la forza superiore dell’amore e della dazione che risplende all’interno del sistema di connessione che costruiscono.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman. 

Come pensi possa essere diversa la vita sulla Terra tra cinquecento milioni di anni?

Tra cinquecento milioni di anni, non ci sarà più nulla sulla Terra, perché il nostro pianeta e il nostro universo saranno inesistenti.

Questo perché noi percepiamo il mondo attraverso sensi incorretti, ossia attraverso i sensi che percepiscono in un modo da voler godere solo egoisticamente, a spese degli altri e della natura. Nel momento in cui correggiamo i nostri sensi in modo da percepire in modo opposto, volendo donare gioia agli altri e alla natura, ci eleviamo al di sopra del nostro mondo e percepiamo una realtà spirituale diversa.

Oggi, parlare di una tale realtà spirituale al di sopra dei nostri attuali sensi egoistici sembra una fantasia. Tuttavia, quando raggiungeremo tale realtà, sentiremo come la nostra percezione egoistica sia in realtà una fantasia irrealistica, e che la vera realtà è attraverso una modalità di donazione agli altri e alla natura.

La correzione dei nostri sensi avviene durante un periodo che i cabalisti chiamano “seimila anni”, a partire da Adam HaRishon (ebraico: il Primo Uomo), e si traduce in poco più di duecentoventi anni di permanenza in questo attuale livello di realtà.

Nel nostro mondo, Adam HaRishon è stato il primo uomo a correggere i propri sensi da egoistici ad altruistici, ovvero da una completa opposizione alle leggi della natura a un’equivalenza ed equilibrio con esse. Prima di Adam HaRishon, c’erano persone che vivevano da diversi anni. Tuttavia, poco più di cinquemilasettecentottanta  anni fa, un uomo chiamato “Adamo” scoprì per la prima volta la realtà spirituale, la vera forma dell’universo. Così facendo, scoprì anche il programma con cui l’umanità si sviluppa e come apparirà alla fine del suo sviluppo. Scrisse le sue scoperte in un libro intitolato “Raziel ha Malach”  (“The Angel Raziel”) ed è considerato il primo cabalista.

Tutti gli uomini sono destinati a passare dall’egoismo all’altruismo e a scoprire la realtà spirituale, come ha fatto Adam HaRishon. Quando lo faremo, percepiremo una realtà spirituale diversa e la realtà corporea verrà inghiottita da quella spirituale, semplicemente smettendo di sentirla. Percepiremo solo i fenomeni che si svolgono a un livello superiore di esistenza, al di sopra del nostro mondo.

La realtà inferiore nei nostri sensi egoistici poi scomparirà, perché i nostri cinque sensi corporei sembrano evaporare e non essere percepiti. Attualmente accettiamo il nostro mondo così come ci appare,  perché siamo fatti in modo da sentire, vedere, gustare e respirare, ossia usiamo i sensi della vista, dell’udito, del gusto, dell’olfatto e del tatto. Essi ci danno la sensazione di vivere in una certa realtà. Se avessimo sensi diversi, percepiremmo una realtà diversa.

L’evaporazione e la scomparsa di questo mondo non avvengono in un istante, ma gradualmente. È perché, quando iniziamo a connetterci positivamente e ad elevarci spiritualmente nella nostra sensazione di realtà, perdiamo il nostro modo egoistico di percepire la realtà. Possiamo paragonarlo al modo in cui non percepiamo i livelli inanimati e vegetativi della natura nel nostro corpo. Prendiamo, ad esempio, i capelli e le unghie, che sono il livello vegetativo del nostro corpo. Li sentiamo crescere? No, non lo sentiamo. O crescono o non crescono, e possiamo tagliarli e continuano a crescere. Non ci causano alcun disturbo.

È simile a quando saliamo al livello umano dell’esistenza, che è caratterizzato dallo sviluppo dell’intenzione di donare al di sopra del nostro innato desiderio egoistico di ricevere. Non sentiremo quindi il livello animato, il nostro desiderio di ricevere, rispetto al nuovo livello umano che sviluppiamo e con cui ci identifichiamo. Quando ci svilupperemo tutti nel livello umano dell’esistenza, smetteremo di sentire il livello animato. Smetteremo di percepire la realtà come solida come facciamo attualmente. Piuttosto, la percepiremo sempre più come forze e qualità.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman. 

In una frase, qual è l’essenza del metodo del Kabbalista Yehuda Ashlag (Baal Hasulam)?

Attraverso l’amore per gli altri, avvicinarsi al sistema nel quale  il Bore può essere rivelato e gioire delle Sue creature.

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Cosa significa “la resurrezione dei morti”?

Secondo la saggezza della Kabbalah, la “resurrezione dei morti” si riferisce alle nostre  qualità interiori, non alle persone decedute.

Un corpo è un desiderio e un “corpo morto” significa  un desiderio che non vuole fare nulla per seguire la direzione spirituale di amore, dazione e connessione. Desidera rimanere soddisfatto semplicemente così com’è, come un desiderio egoistico. Un desiderio di questo tipo è considerato “morto”.

Nel percorso spirituale mettiamo molto impegno per eliminare i nostri desideri egoistici, in modo da raggiungere  lo stato in cui non desideriamo più godere solo del nostro vantaggio personale, ottenuto a spese degli altri e della natura. In uno stadio più avanzato del nostro percorso, vogliamo però  ridare vita a questi desideri perché possono essere utilizzati in modo diverso, cioè per il bene della dazione. Questo viene chiamato “la resurrezione dei morti”.

Prendiamo contatto con le nostre qualità egoistiche morte e lavoriamo per correggerle in direzione della dazione. 

Occorre quindi che ci impegniamo per  riportare in vita i “corpi morti” aiutandoci reciprocamente a far  risorgere i desideri morti e a elevarli al di sopra di noi stessi.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman. 

Chi è spirituale?

Si è spirituali quando si è al di sopra del nostro mondo.

Il “nostro mondo” è il desiderio egoistico che calcola costantemente il proprio tornaconto a spese degli altri e della natura. Se ci proponiamo all’esterno per dare soddisfazione agli altri e alla natura, quando il risultato delle nostre azioni non è legato a chi le compie, anche indirettamente, allora siamo considerati spirituali.

In altre parole, essere spirituali significa raggiungere l’intenzione di donare agli altri e alla natura al di sopra del nostro desiderio innato di trarre piacere solo per noi stessi. Con questo conseguimento, arriviamo a percepire la nostra esistenza eterna e perfetta come un’unica anima, cioè come un grande desiderio che aspira a trarre piacere attraverso l’intenzione di donare alla forza superiore di dazione che crea e sostiene la vita.

Tale esistenza è al di sopra del tempo, dello spazio e del movimento. Non è in alcun modo legata alla sensazione del corpo animato, ma è piuttosto percepita in un nuovo spazio interiore nei nostri sensi, in un’intenzione di donare che sviluppiamo e raggiungiamo.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman. 

Ti piace la Natura? Perché?

Amo moltissimo la natura, soprattutto quella inanimata e vegetativa. Mi piace camminare in montagna, nei campi e nei boschi. Quando cammino in questi luoghi provo un senso di bontà, gradevolezza e calma.

Percepisco la natura come armonia divina. Nel nostro mondo, tuttavia,indeboliamo i livelli animato e vegetativo della natura. Ma in linea di principio possiamo ancora vedere armonia, accordo, complementarità e reciprocità in tutta la natura. Tali fenomeni provocano sentimenti corrispondenti in un cabalista.

La saggezza della Kabbalah evidenzia l’armonia della natura e descrive come dovremmo mirare alla stessa armonia nelle connessioni umane. Raggiungendo connessioni armoniose tra tutti noi a livello umano, ci equilibriamo con la natura e arriviamo a sperimentare la piena armonia e pace che esiste in natura.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman. 

Dove possiamo essere liberi?

Siamo controllati dalle leggi della natura.

Esiste una forza generale della natura, da cui si dipartono due forze opposte: la dazione e la ricezione.

Noi esistiamo tra queste forze, ed entrambe queste qualità agiscono su di noi. 

Sorge quindi la domanda: Come ci sviluppiamo sotto l’influenza di queste forze? Dove agiamo? Dove siamo liberi? Come accumuliamo e correliamo queste due forze in noi stessi? Come possiamo costruire noi stessi a partire da esse?

Queste sono le domande che la saggezza della Kabbalah si pone: come ricevere queste due forze in un equilibrio ottimale e, con il loro aiuto, plasmare noi stessi in modo da assomigliare alle leggi stesse della natura, per innalzarci e raggiungere l’equivalenza di forma con la forza di dazione della natura. Queste stesse leggi ci hanno dato la possibilità di controllare l’andamento del nostro progresso nell’accettarle su di noi.

È questo lo scopo del libero arbitrio.

Come potremmo agire se non avessimo il libero arbitrio? Chi saremmo? Saremmo semplicemente come dei robot, sempre sotto controllo? 

Fino ad ora, siamo sempre stati sotto controllo. Che cosa significa? 

La natura ci inietta una goccia di egoismo, il desiderio di godere a spese degli altri,  poi lo fa un po’ di più,  un po’ di più ancora e noi riceviamo l’impulso a muoverci verso ogni tipo di obiettivo egoistico. Più il nostro egoismo si gonfia, più diventiamo disposti a muoverci per guadagnare sempre di più a spese degli altri. La natura ci spreme costantemente la siringa fino a quando non ci infonde l’intera quantità di egoismo.

La nostra epoca è caratterizzata dal fatto che la siringa dell’egoismo è stata completamente iniettata in noi,  non c’è più egoismo da iniettare. Per questo non abbiamo più un posto dove scappare.

Come usciamo da questa situazione? Cosa facciamo?

Inoltre, l’egoismo è diventato globale e integrale. All’inizio ci sentivamo bene perché avevamo raggiunto connessioni egoistiche globali nel mondo e pensavamo che tutto sarebbe andato bene. Tuttavia, quando tali connessioni hanno iniziato a dipendere da tutti, è emerso che siamo l’opposto della natura.

In questo momento ci troviamo di fronte a un grande dilemma e dobbiamo capire cosa fare. Se il nostro egoismo gonfiato e le nostre connessioni globali sempre più strette ci portano a problemi crescenti in tutto il mondo, oggi abbiamo bisogno di una nuova forma di educazione che arricchisca le connessioni e che sia in grado di guidarci su come trasformare  le nostre interazioni egoistiche in altruistiche. Questa è la chiave per la transizione verso un mondo armonioso e pacifico.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.  

Perché alcune persone sono mancine e altre destrorse?

Secondo la saggezza della Kabbalah, esiste un livello di realtà superiore in cui le connessioni tra diversi fenomeni nel nostro mondo si connettono alla radice, come il rovescio di un’ immagine ricamata. 

Quando le forze discendono dalla realtà superiore a quella che percepiamo e sentiamo, si formano persone destrorse, altre mancine e altre  ambidestre, queste ultime sono molto più rare. 

La maggior parte delle persone sono inizialmente mancine e si convertono semplicemente in destrimani. Unendo le mani e vedendo se il pollice destro o sinistro è in alto, possiamo capire se in origine eravamo destrimani o mancini.

La radice del fatto che siamo destri, mancini o ambidestri risiede in ciò che la Kabbalah chiama le tre linee che fondano la nostra anima. Alcune persone provengono più dalla linea destra, altre più dalla sinistra e il terzo tipo si trova nel mezzo. Dipende dal tipo di anima, perché tutti noi siamo interconnessi in un unico sistema, un’anima, e ognuno di noi ha una funzione unica in quel sistema, come le varie cellule e gli organi di un corpo umano.

Inoltre, molte cellule e organi del nostro corpo operano in direzioni diverse e non necessariamente coincidono. Un altro esempio di questo tipo di sistema è un’automobile, con le sue varie parti che si muovono in direzioni diverse, alcune girano in avanti, altre indietro, e di conseguenza servono reciprocamente a spingere l’intera auto in avanti. La nostra vita è simile: ognuno sembra funzionare in modo versatile, ma c’è un equilibrio generale.

Pertanto, non importa se una persona è destrorsa e un’altra è mancina. Queste sono solo espressioni esteriori dei nostri stati interiori, delle qualità che scendono nel nostro mondo. La questione è se cerchiamo di completare in modo armonioso e pacifico le qualità degli altri, cioè di non usare le nostre qualità per competere e sopprimere gli altri, ma per avvantaggiarli.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.