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La transizione dall’individualismo alla comunità

Domanda: Alcuni esperti credono che sia consigliabile cambiare costantemente i concetti manageriali per includere gli ultimi avanzamenti della scienza.  Un approccio tale, di trasformazione costante del sistema , è possibile da un punto di vista Kabbalistico?

Risposta: E’ necessario. Ma innanzitutto, dobbiamo innalzarci dal livello di approccio individualistico  del mondo, della vita, e della risoluzione dei problemi, individuale, a un livello di approccio integrale.

Ora inizierà una fase di transizione, dall’individualismo alla communità.  Per far sì che questo avvenga, si dovrebbe creare un team in cui, diciamo, dieci persone, si sentono come un’unica entità comune.

Una visione completamente diversa della natura, del lavoro, della vita, di tutto, comparirà in loro.  Cambierà l’algoritmo della percezione dentro di loro e inizieranno a sentire la natura diversamente da come la sentiamo noi, al di sopra di ogni differenza individuale.  Compare un nuovo livello di pensiero integrale, con una sensazione completamente nuova, e un nuovo modo di risolvere i problemi.

Quando ci innalziamo a questo livello, iniziamo a sentire che tutta la natura, compreso noi stessi, è un unico intero, ci relazioniamo alla natura nella maniera corretta.  E poi iniziamo a prendere decisioni manageriali  completamente nuove, nuove istruzioni, con un obiettivo totalmente diverso.  L’obiettivo è soltanto ulteriore integrazione.

In questo nuovo livello fondamentale, uniamo ancora di più tutti gli elementi della natura nella nostra consapevolezza, in modo che diventi sempre più integrale, e comprende, in maniera più ampia possibile, l’intera natura, e il più vicino possibile, l’intera umanità.  Quindi l’egoismo, sempre crescente, non ci divide in alcuna delle sue manifestazioni, ma, al contrario, ci obbliga a unirci al di sopra di esso.

Nella nuova percezione della realtà, ci sono 125 livelli di interazioni, sempre più integrali.

 

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Dalla trasmissione di KabTV “The Science of Management”

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E’ ora di rinnovare il nostro pensiero sui figli

Secondo un saggio pubblicato il 20 luglio 2021, nel Journal of Adolescence, negli ultimi anni c’è stato un incremento notevole nella solitudine scolastica tra gli adolescenti. Il saggio, intitolato: “L’aumento mondiale della solitudine adolescenziale”, scritto dall’ acclamato Prof. di psicologia Jean M. Twenge e altri ricercatori, giunge alla conclusione che tra il 2012 e il 2018, “la solitudine negli adolescenti è aumentata…in 36 paesi su 37.  In tutto il mondo, quasi il doppio degli adolescenti nel 2018 hanno manifestato  segni di solitudine, rispetto al 2000, con l’aumento più significativo dopo il 2012”. Tuttavia, i ricercatori aggiungono che “anche con l’incremento recente…la maggior parte degli studenti non hanno segnalato livelli alti di solitudine”.

Quindi gli adolescenti si sentono soli, o no?  Credo che il problema non sia che si sentano soli, ma che noi non comprendiamo ciò che pensano o provano e perciò spesso attribuiamo a loro stati emotivi che non stanno vivendo, dato che pensiamo che siano come noi, ma non è così. 

Gli adolescenti di oggi sono più intelligenti, più sensibili, e più comprensivi di quanto pensiamo. Guardano noi,  ciò che abbiamo (o non abbiamo) realizzato,  le conseguenze delle nostre azioni e traggono le proprie conclusioni. Non sono impressionati come  eravamo noi, da titoli accademici, da viaggi, o dall’accumulare ricchezze e beni materiali. Ogni cosa è accessibile, basta premere un tasto sul cellulare e non hanno la voglia  che avevamo noi di conquistare, di essere “qualcuno”. Vedono quanto ci ha reso “felici” e che mondo abbiamo costruito grazie ad essa. 

Quando guardo i miei nipoti, non mi sembra che soffrano. È una nuova generazione con un carattere diverso. Fanno domande pragmatiche, vogliono sapere cosa otterranno da tutto ciò che fanno e quando non ottengono risposte soddisfacenti, ordinano una pizza a domicilio e stanno a casa con le loro app e i loro giochi sui social media. Nel migliore dei casi, potrebbero invitare un amico o due, ma spesso comunicano con gli amici solo sui social media.

Eppure, il fatto che siano soli non significa che si sentano soli. Alcuni sono soli e altri no, proprio come lo eravamo noi. Per loro stare da soli per molte ore non significa sentirsi soli. Quando noi volevamo socializzare, andavamo fuori. Quando loro vogliono socializzare, vanno online. Vivono in un mondo diverso, prima ce ne rendiamo conto e più semplice sarà aiutarli a crescere  al suo interno.  

Dobbiamo sostenerli e prenderci cura di loro, ma dobbiamo anche lasciarli crescere alle loro condizioni e a modo loro. Avranno le loro sfide come le abbiamo avute noi e avranno bisogno del nostro aiuto, ma non dobbiamo forzare la nostra visione del mondo su di loro, poiché ciò impedirà loro di sviluppare la visione del mondo di cui hanno bisogno nella realtà di oggi, dove tutto è mescolato e interconnesso, fisico e virtuale, locale e globale, solo e insieme.

Non intendo dire che non dobbiamo assicurarci che non prendano una strada sbagliata. Tuttavia, non dovremmo nemmeno costringerli a seguire la nostra strada solo perché pensiamo che la nostra strada fosse giusta per noi. Infatti, se era giusto per noi quando siamo cresciuti, certamente non lo è per loro, poiché il mondo in cui siamo cresciuti non esiste più; viviamo in un mondo diverso. Quindi, gli adolescenti di oggi devono trovare una strada loro, e noi dobbiamo aiutarli a trovarla con sicurezza, sapendo di avere un cuscino su cui cadere  se dovesse servire.  

In aggiunta a tutto ciò, io insegnerei loro le basi della saggezza della Kabbalah. La saggezza della Kabbalah è la scienza della  connessione tra le persone, e dunque l’apprendimento delle basi delle connessioni positive tra la gente, può essere molto utile in un mondo iperconnesso. 

Credo che adottando questo approccio attraverseremo l’adolescenza dei nostri figli in maniera più semplice e piacevole.  

Come sentirsi necessario?

Domanda: i giovani spesso chiedono:”Perché nessuno ha bisogno di me?” Allo stesso tempo, hanno genitori, una scuola e soldi; sono ben accuditi e studiano bene, ma provano un assoluto senso di vuoto come se nessuno si preoccupasse di loro.

Risposta: non è una falsa percezione. In effetti, siamo in un vuoto. E sebbene ci siano miliardi di persone intorno a noi, non possiamo dire che sentiamo la loro influenza positiva su di noi.

Tutte le vibrazioni che riceviamo dal mondo che ci circonda sono negative o emanano una totale assenza di anima e indifferenza.

Domanda: e cosa fare? Le persone si sentono assolutamente indesiderate nonostante il fatto che sembrano circondate da molta attenzione e cura. Cosa possono fare per sentire di essere necessarie?

Risposta: Ma hanno qualche obiettivo nella vita se parlano del  significato della vita. Devono sentire che stanno andando dritto verso di esso: un altro piccolo passo, un altro passo e si stanno muovendo.

Altrimenti, sorgeranno queste domande e le persone inizieranno a odiare se stesse. Ma se l’uomo ha un obiettivo chiaro, vuole raggiungerlo e ogni giorno ci si avvicina, allora è ispirato dalla sua vita, dal suo progresso, ed è felice di esistere.

 

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Dalla trasmissione di KabTV “Integral World” del 13/07/2018

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Navigare nel labirinto della comunicazione con i nostri figli

Quale dovrebbe essere il nostro approccio quando comunichiamo con i nostri figli, specialmente quando sono giovani?  Che tipo di relazioni dobbiamo costruire con loro per prepararli al meglio alla vita? A quanto pare, c’è una formula chiamata “adulto-uguale-più giovane”, che funziona molto bene nel preparare i nostri figli alla vita, se la usiamo correttamente. 

Come genitori, il nostro obiettivo principale è “costruire” la personalità di nostro figlio per renderlo pronto alla vita, sicuro di sé e con l’abilità di eseguire qualunque lavoro egli possa scegliere di intraprendere, come anche essere in grado di trattare  costruttivamente e positivamente i fallimenti.  Per ottenere ciò abbiamo bisogno di imparare a relazionarci con i nostri figli da tre differenti prospettive: come adulti, come uguali, come più giovani. Ogni prospettiva ha il suo ruolo e il momento giusto per essere utilizzata. Il trucco è sapere quando usare quale di esse e come utilizzarle correttamente.

Cominciamo con la prospettiva “adulta”. Qui ci poniamo al di sopra del bambino, come figura dominante e genitoriale.  Dettiamo le regole e applichiamo pressione quando necessario. Con la prospettiva dell’ “uguale” scopriremo che spesso il bambino ci ascolta molto più attentamente quando parliamo come uguali piuttosto che con un tono dall’alto in basso. Qui è quando trattiamo i bambini come amici, compagni di gioco e persino come confidenti. Quando assumiamo la prospettiva del “più giovane”, permettiamo al bambino di far pratica nell’essere l’ “adulto maturo” nel condurci e dirigerci.

Combinare le tre cose aiuta i bambini a capire meglio la complessità delle relazioni umane. Questa tecnica li aiuta a sviluppare l’abilità di adattarsi e adeguarsi a circostanze mutevoli, a sapere come relazionarsi con insegnanti, amici e, più tardi nella vita, con partner e colleghi.

Ora che abbiamo delineato le tre prospettive, aggiungiamo alcuni approfondimenti su ciascuna di esse. Quando assumiamo la prospettiva del “più giovane” dobbiamo sapere come farlo senza perdere la nostra autorità di genitore. Per fare questo dobbiamo spiegare al bambino con parole ed esempi, che ogni persona ha punti di forza e debolezze, che non possiamo sapere tutto ed essere capaci di fare tutto. Per esempio, persino se sei un campione olimpico non puoi essere un campione olimpico in tutti gli sport. Quando i bambini comprendono che è va bene non eccellere in tutto, viene sollevato un gran peso dalle loro giovani spalle e si permette loro di essere felici dove sono, perseguire le cose che veramente li interessano  e alla fine eccellere in esse. Allo stesso tempo non diverranno insicuri per il fatto di non conoscere tutto o non capire tutto.

Riguardo alla prospettiva dell’ “uguale” è importante che il bambino senta che noi stiamo sempre lavorando per il suo massimo interesse. I bambini devono sapere che qualunque cosa accada, anche se siamo arrabbiati con loro o diventiamo esigenti, è perché stiamo lavorando nel loro interesse, che la nostra sollecitazione li aiuta a raggiungere ciò che sarebbe più difficile, se non impossibile da raggiungere se non fosse per la nostra pressione. E’ una buona idea dire a loro esplicitamente che ci addolora doverli rimproverare e mettere sotto pressione, e spiegare il motivo per cui è per il loro bene.

Se il bambino non accetta le nostre spiegazioni dobbiamo mostrare quanto siamo dispiaciuti di dover essere in questo modo, che stiamo soffrendo insieme con lui, ma dobbiamo farlo comunque perché è la cosa migliore per lui  e, come genitori, dobbiamo fare in modo che i nostri figli ricevano la migliore educazione che li aiuterà maggiormente a diventare adulti di successo. Talvolta possiamo persino ammettere che la nostra richiesta è molto ardua, che non siamo sicuri che loro la possano gestire, ma che se loro lo faranno ne trarranno grandissimo beneficio e aprirà loro nuove porte. In quella fase dobbiamo lasciare al bambino lo spazio per costruire se stesso in modo indipendente.

Riguardo alla prospettiva dell’ “adulto”, qui il/i genitore/i prende/prendono le decisioni. Devono spiegare che a volte dobbiamo solo accettare certe cose. Ciò può non essere semplice per il bambino ma è un grande esempio perché quando cresciamo dobbiamo obbedire alla legge, seguire le regole della scuola o dell’università in cui siamo, del posto di lavoro, dei capi, ecc. Se i bambini non sono abituati ad obbedire alle regole anche se a volte non le capiscono e non sono d’accordo con esse, può essere un problema per loro affrontare la società in cui vivono. 

Ecco un esempio di vita reale e di come possiamo usare le tre prospettive per trasformare una situazione quotidiana da un supplizio a un’esperienza di crescita. Spesso la mattina occorre molto tempo ad un bambino piccolo per vestirsi, lavarsi e prepararsi per la scuola. Questo può creare molto stress e tensione e condurre a situazioni spiacevoli. La prima cosa nell’affrontare questa circostanza è ripercorrere con il bambino tutte le fasi della routine mattutina, non in tempo reale ma nel vostro tempo libero, quando siete tutti rilassati. Immaginate ciò che fate ogni mattina un passo alla volta e insieme al bambino imparate cosa comporta ciascuna fase (bagno, colazione, vestirsi, ecc.). Assegnate, in collaborazione con il bambino, un tempo limite realistico per ogni azione e il bambino ora farà “pratica” mantenendo la tempistica invece che passivamente e spinto a stare al passo. In questo modo, l’intero procedimento diventa un po’ un gioco. 

Dopo un giorno o due, quando il bambino conosce la routine a memoria, voi assumete la prospettiva del “più giovane” e il bambino diviene l’adulto. Ora è il turno del bambino controllare che voi siate puntuali e essere sicuro  non lo stiate facendo ritardare.

In questo modo ogni situazione della vita, specialmente le più impegnative, possono diventare esperienze di apprendimento che conducono ad una crescita personale e all’acquisizione di nuove abilità che faranno crescere i nostri figli felici, sicuri di sé e capaci di comunicare con successo con le persone che li circondano.

 

 

Prima di parlare

Domanda: non è un segreto che le persone parlano tanto, con e senza motivo.  Questo ha un effetto sugli altri, sulla società e su se stessi?

Risposta: certo che sì.  E’ per questo che il silenzio è d’oro.

Domanda: una persona dovrebbe riflettere su ciò che dice?

Risposta: Naturalmente! dopotutto, tanti problemi provengono dal fatto che le persone parlano incessantemente.

E’ detto che “Il saggio vede il futuro”.  Quindi, dobbiamo capire quali saranno le conseguenze se apriamo bocca.  Prima dovremmo anticipare le conseguenze, e poi parlare

Domanda: come possiamo imparare a prevedere questo? Spesso, una persona sembra capire le conseguenze, ma poi sbaglia. Come possiamo approcciarsi a questo correttamente?

Risposta: Nella Kabbalah, questo si risolve con l’aiuto dall’ambiente.  Devo creare il giusto ambiente intorno a me, preferibilmente fatto di dieci persone.  Se mi annullo davanti a loro, e agisco in accordo con l’opinione della decina, allora ciò che faccio, di solito, è positivo.

 

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Dalla trasmissione di  KabTV’ “Kabbalah Express” 6/13/21

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Sdraiarsi e disconnettersi

Domanda: La cultura del “tang ping,” uno stile di vita passivo senza stress e carrierismo, sta guadagnando popolarità tra la gioventù Cinese.“Tang Ping” significa “ sdraiarsi e spegnere.” Questa è la salvezza dalla pressione della società, che spinge i giovani a cercare lavoro, a lavorare sodo e a costruirsi una carriera, com’è di consuetudine in Cina.

Il termine “tan ping” è stato utilizzato dall’autore di un post che ha scritto di non aver lavorato negli ultimi due anni e di non considerarlo un problema. Invece di inseguire il successo, ha deciso di “sdraiarsi”.

Dici che questo non è sempre un male?

Risposta: Questo non è un male. E’ meglio capire: Cosa vuoi esattamente? Per cosa? Perché? E’ solo dopo, se ne vale davvero la pena per te e per il mondo, per non bruciare carburante, per non inquinare l’aria, calcola attentamente qual è il significato del tuo lavoro. Danneggi l’ambiente, inclusa, la materia, vegetale, animata, e umana, la società, e così via?

E dopo, fai questo lavoro. Immagina quale può essere il risultato del tuo lavoro. Allora vedrai che forse non fare nulla è davvero la cosa migliore da fare per tutta l’umanità. E anche il fatto che tu esisti e consumi alcune calorie non è importante. Non stai causando danni.

Domanda: Ma come provvederò alla mia famiglia?

Risposta: Provvederemo noi per te. Se non produci eccessi, ma solo il necessario per tutti noi, per tutta l’umanità, ci basterà alzarci dal divano e lasciare il telefono, o anche non lasciarlo, per un’ora alla settimana, a settimana! E andrà tutto bene.

Domanda: Ci sarà qualcosa da mangiare un tetto sotto cui vivere?

Risposta: Ci sarà assolutamente tutto li per te. Fermate tutte queste navi e locomotive a vapore che sfrecciano in giro per il mondo e consegnano tutti i tipi di spazzatura di cui nessuno a bisogno. Solo chi fa soldi ha bisogno di questi pezzi di carta, e poi li buttano nel nulla.

Domanda: Quando dici che una persona dovrebbe vivere come necessario, non significa un equalizzazione, che abbiamo già attraversato tempo fa?

Risposta: L’equalizzazione è quando ti viene imposta. E non mi interessa., non mi confronto con nessuno. Non ho paura che avrò lo stesso del mio vicino. Non guardo al fatto di avere gli stessi mobili, lo stesso cibo, gli stessi vestiti, non importa.

Domanda: Perché vivo in modo da non guardare gli altri? Cosa è cambiato in me?

Risposta: Perché ho il mio mondo, l’interiorità, in cui vivo. E pertanto non sento che qualcuno mi stia sopprimendo. Al contrario, mi forniscono delle condizioni. L’ambiente, la società, tutti insieme ci procuriamo le condizioni per lo sviluppo interno. E non richiede calorie.

Domanda: Quando entrerà una tale comprensione, ridurrà automaticamente tutto al necessario, e il necessario mi basterà?

Risposta: Si.

 

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Dalla trasmissione di KabTV “News with Michael Laitman” 6/10/21

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Rivolgi il tuo cuore ai bambini

La società dovrebbe realizzarsi tramite la generazione più giovaneDovrebbe dargli il buon esempio, recitare davanti a loro.

Diciamo che siamo viziati, ci trascuriamo a  vicenda.  Ma dobbiamo giocare alla famiglia corretta, con le relazioni giuste tra di noi, e mostrare ai bambini quanto li amiamo in alcuni casi, e in altri quanto li disapproviamo.  Tutto questo deve avvenire in maniera molto  delicata, perché noi stessi dobbiamo ancora essere educati.

I mass media e ogni istituzione educativa dovrebbero includere questo metodo.  Tali programmi educativi  dovrebbero essere espressamente implementati nelle scuole, negli asili e nei luoghi di lavoro.  Il nostro problema più importante è nell’educare la prossima generazione, la prossima umanità.  Se lo facciamo nella maniera corretta, educheremo correttamente i nostri figli e nipoti, e anche loro lo faranno a loro volta.

Il problema con l’educazione di massa emerge ora per la prima volta. Vediamo che siamo arrivati alla fine del percorso, i nostri figli si stanno allontanando completamente da noi.

Ciononostante, siamo in grado di educarli correttamente.  Ma per farlo dobbiamo  mobilitare totalmente tutte le nostre risorse e capire che l’educazione è la cosa più importante.  Se lo facciamo, allora grazie ai nostri figli, riusciremo, alla fine, a correggere anche noi stessi.  La Torah dice: “Restituisci il cuore dei padri ai figli, e il cuore dei figli ai padri.” E’ così che i figli ci obbligheranno a correggerci.

Correggendo noi stessi per il loro bene, correggeremo anche loro, e otterremo lo stato corretto, normale e buono di tutta l’umanità.  Allora l’intera natura splenderà in maniera diversa, poiché l’individuo entrerà in armonia, in equilibrio, con essa.

Credo che lo stato in cui ci troviamo oggi, droga, depressione, suicidio e, principalmente la generazione più giovane, che si disconnette completamente e non vuole assolutamente avere a che fare con noi, ci obbligherà a ricostruire. Non una crisi, ma proprio questo.

Di conseguenza, l’individuo inizierà a capire che non è  nessuno, è solo,  odiato e respinto   persino dai propri figli.  Questo  provocherà grande dolore e ci obbligherà a rivolgere il nostro cuore a loro, proprio come dice la Torah.

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Da “Primo piano” di KabTV 19/08/09

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La natura di ognuno è imitare gli altri

Domanda: Si sta sviluppando un sorta di gioco chiamato “Challenge”—un particolare tipo di video, in cui il creatore fa delle azioni e dà il compito ai  follower di imitarlo. Per esempio, si innaffia con acqua ghiacciata e dice: “Fai come me.”. Possono essere cose intelligenti, stupide, complesse o semplici.

Ciò avviene tutti i giorni e centinaia di milioni di persone di tutto il mondo lo rifanno. Perché alla gente piace seguire gli altri?

Risposta: Non so se gli piace seguire gli altri ma è comunque nella nostra natura. Impariamo dagli altri. È la nostra natura di scimmie—i primati da cui ci siamo evoluti. È naturale per un individuo in generale copiare gli altri poiché siamo animali sociali. Non c’è nulla di nuovo in questo.

In fondo ciò ci fa integrare, ci avvicina. Dopotutto cominciamo a comprenderci meglio l’uno con l’altro. Non è male. Dipende da ciò che imitiamo.

Commento: Una nuova moda è quella di far vedere su Internet delle buone azioni, come aiutare qualcuno.

La mia Risposta: Ciò è differente ed io lo sposo in pieno.

 

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Dalla trasmissione di KabTV “Kabbalah Express” 16/2//21

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Crescita non distruzione

Domanda: Possiamo osservare che ogni generazione che viene in questo mondo è più egoista, più rude delle precedenti. Rinnega inoltre i valori delle generazioni passate. Perché?

Risposta: Non è che le rinnega. Ha solo bisogno di nuovi valori. Ci sembra che la successiva generazione dovrebbe smantellare quella precedente. Nel frattempo, però, non si occupa della distruzione del passato ma piuttosto si prende cura di se stessa e ne costruisce uno nuovo.

Mentre i rivoluzionari qua e là volevano distruggere tutto ciò che era vecchio, questo era un male. Se tutto questo non avviene attraverso una rivoluzione, ma attraverso un’evoluzione fine a se stessa, in questo caso è prevedibile una crescita e non la distruzione.

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Dal programma di Kab TV “In primo piano la generazione”

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Come proteggiamo i nostri bambini?

Domanda: La giornata internazionale dei diritti dell’infanzia si tiene dal 1925 “ per sensibilizzare gli adulti sui diritti dei bambini, protezione dalla violenza e il diritto alla vita”.

Che cosa vuol dire proteggere i bambini?

Risposta: Prima di tutto, dai genitori.  In modo che i genitori capiscano come allevarli.  Anch’io ne sapevo molto poco, anche se hanno cercato di instillare queste cose in me. Sento quanto fosse insufficiente.  Come si può trasformare una coppia che non sa nulla e non capisce nulla, in delle persone che capiscono tutto quando hanno un figlio?

E’ un grande problema.  E’ qui che dobbiamo veramente lavorare su noi stessi.  Altrimenti, la nostra società, la nostra umanità, rimarrà infelice, come lo è adesso.

I genitori devono sapere come trasformare questo neonato in una persona.  Prima di tutto bisogna capire, fin dal primo giorno, cosa gli si vuole dare, quali sono i suoi bisogni, e che cosa desidera da te.  Questa è una connessione non-verbale, mentale, spirituale, neurale. Proprio come dev’essere tra la coppia e il neonato.

Poi bisogna dare ai genitori un’educazione, il nutrimento che gli serve per educare nella maniera corretta.  Tutto ciò che è necessario a due persone che hanno un neonato tra le braccia.

Domanda: Quindi essere genitori è una scienza?

Risposta: Certamente!  E non prepariamo le persone a questo.  Quindi non possiamo dire di vedere tra i nostri neonati, bambini, adolescenti, femmine e maschi, mentre crescono, le persone che potremmo potenzialmente vedere.

E’ colpa nostra.  E allora iniziamo a dare la colpa a loro, li sgridiamo, esigiamo, li spingiamo.  Non è così che bisogna fare.  Allora è troppo tardi.

Dobbiamo anche formare delle relazioni più strette tra la famiglia, la scuola, la strada, ogni posto.  Un bambino non deve pensare che queste siano delle società completamente opposte, diverse.  Dev’essere tutto omogeneo.   Qui è necessario cambiare anche la società.

Commento: Si tratta già della “Giornata della Società Unificata” e non della “Giornata dei diritti dell’infanzia”.

La mia risposta: E’ questa la protezione dei bambini. Dalla società.

Questo è il nostro lavoro reale, perché altrimenti la nostra educazione ci porterà al disastro.  Tutto ciò che vedi negli adulti è stato fatto quando il bambino aveva forse qualche mese o qualche anno di vita.

La giornata dei diritti dell’infanzia è un giorno positivo, se siamo d’accordo nel creare per loro un’atmosfera, un ambiente, che li sostiene e li formatta nella maniera corretta, trasformandoli in persone, persone buone, gentili, premurose, e disponibili, che vogliono aiutare gli altri e accettano l’aiuto dagli altri.

Ci dovrebbe essere un atteggiamento gentile, equilibrato, verso tutti.

Domanda: E questo è merito soltanto dei genitori e della società?

Risposta: Sì.  E allora vedremmo come ogni cosa cambia.

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Tratto da KabTV’s “News with Dr. Michael Laitman” 5/27/21

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