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Cosa posso fare se smetto di essere sensibile alla sofferenza degli altri?

Dai agli altri e in questo troverai un significato.

Che significa “dare agli altri?” Significa aiutare, supportare e incoraggiarli, verificando ciò di cui hanno bisogno. Così facendo, giustifichiamo la nostra esistenza e ci avviciniamo alla rivelazione della qualità della dazione e dell’amore, chiamato “ll Bore”, nella nostra vita.

In breve, dovremmo pensare meno a noi stessi, approfondendo i nostri sentimenti nei confronti di ogni tipo di persona e circostanza, e pensare invece all’esterno, a beneficio degli altri.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.   

 

Che cosa significa realmente “amare”?

Esiste un detto sull’amore: apprezzare un fiore significa coglierlo, mentre amare un fiore significa innaffiarlo quotidianamente.

Ma cosa significa veramente amare, nutrire un fiore, per così dire? Significa comprendere i bisogni dei propri cari e soddisfarli, cioè “annaffiarli”. L’amore consiste nell’individuare ciò di cui gli altri hanno bisogno e nel fornirglielo.

Immaginate di incontrare un fiore che sta appassendo. Possiamo farlo rinascere facilmente dandogli dell’acqua, per poi vederlo rinvigorirsi e riprendere vita. Ma che dire dell’amore che sembra svanire completamente, come un fiore che muore? Perdiamo la speranza o continuiamo ad annaffiarlo? In questo caso, il vero amore richiede di persistere e di continuare a nutrirlo.

Mentre molti potrebbero sostenere che dovremmo lasciare in pace i fiori che appassiscono, io sostengo che dovremmo mantenere viva la speranza e continuare ad annaffiarli. Perché in natura nulla scompare. I cicli della natura stessa presentano esempi di terre aride che improvvisamente germogliano di vita.

Pertanto, anche se ci troviamo di fronte alla morte, a un’esistenza appiattita, possiamo superare questo stato. Come? Dipende dall’espansione dei nostri sentimenti interiori.

Quando parliamo di qualcosa che “torna in vita”, intendiamo dire vivere al nostro livello, ripristinando le forze vitali. Potrebbe sembrare inverosimile per la nostra comprensione attuale, ma possiamo davvero invertire i processi di decomposizione e decadimento attraverso i nostri sforzi.

Dove possiamo trovare la pazienza per questi sforzi? Nessuno possiede una pazienza infinita. Possiamo, piuttosto, raggiungere una comprensione del processo. Se l’amore è diminuito dentro di noi, possiamo ravvivarlo nel corso di un periodo prolungato considerandolo un investimento in ciò che cerchiamo di risvegliare. In questi casi, non dobbiamo pensare agli anni che occorrono; essi diventano irrilevanti perché viviamo già il risultato. Gli sforzi che investiamo si dissolvono rapidamente di fronte all’obiettivo di ciò che cerchiamo di far rivivere. Il nostro spirito penetrerà allora in questo stato morto e germoglierà.

Inoltre, non dobbiamo mai arrenderci in questi sforzi, per quanto difficili possano essere. Diventa una ricerca incessante e alla fine si trasforma in una vera preghiera. In passato ho avuto una vicina di casa il cui figlioletto era malato di infiammazione cerebrale.  Ricordo che, verso le due o tre del mattino, ha bussato alla mia porta e mi ha portato questo bambino, un piccolo fagotto, me lo ha consegnato e ha detto impotente: “Portatelo via”. Lei si è arresa. Non dovremmo mai arrivare a uno stato del genere. Non arrendendoci mai, alla fine raggiungiamo una preghiera autentica. È complicato, e potrebbero esserci situazioni in cui sembra troppo tardi, ma il messaggio rimane: non arrendersi mai nel nostro amore e nella nostra cura per gli altri.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.    

Che cosa è un vero eroe?

Gli eroi sono coloro che, pur immersi nella loro natura egoistica ed egocentrica, costruiscono un’altra persona a partire da se stessi, che sia all’altezza della forza altruistica della natura.

Immaginate di trovarvi in uno spazio chiuso e buio, come un verme dentro una mela marcia.

Iniziate a emergere lentamente da esso.

Sbirciate fuori e vedete un nuovo mondo meraviglioso e luminoso, pieno di amore e di attenzioni, con persone che si godono felicemente la loro vita insieme.

Poi uscite da voi stessi ed entrate in uno spazio completamente diverso, con una luce solare splendente e un cielo azzurro, fuori dall’oscurità in cui eravate prima.

Dopo essere usciti dall’oscurità, è necessario elaborare il fatto che seguire i dettami dei propri desideri egoistici porta all’oscurità, poiché l’ego stesso spegne il piacere in una direzione egoistica.

Questa trasformazione è davvero fattibile?

Sì, lo è: costruendo se stessi, a partire dal proprio ego, in analogia con la forza altruistica della natura.

Studiate le leggi della natura.

Si chiede loro di rivelarsi nella loro forma puramente altruistica, di mostrarvi un esempio come un adulto a un bambino.

A questo punto superate il più possibile il vostro ego.

Utilizzate il vostro ego non per voi stessi, ma per assomigliare e raggiungere l’equilibrio con le leggi altruistiche della natura.

Cosa significa assomigliare alle leggi altruistiche della natura?

Significa sviluppare l’amore per tutte le persone.

Si imparano quindi gradualmente le leggi della natura, un po’ alla volta, rendendosi sempre più simili ad essa.

Di conseguenza, arrivate a vedere che il vostro ego, questo ammasso di desiderio di godere che è tutta la vostra natura, esiste per invertire l’intenzione su di esso.

Così facendo, si ottiene la piena qualità altruistica, l’amore e la dazione, per tutti, come la forza altruistica della natura.

Si raggiunge quindi l’equilibrio con la natura: un nuovo stato, sperimentando una forza speciale di grande connessione amorevole e generosa con gli altri e con la natura, l’opposto di come usiamo attualmente il nostro desiderio di godere (egoisticamente, a spese degli altri e della natura).

 

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.

L’Universo è infinito?

La differenza tra noi e il Bore è infinita.

Chi o che cosa è il Bore? Esso, o Lui, è la essenza dell’amore e della dazione, l’opposto della nostra essenza, la ricezione.

Nella nostra opposizione al Bore, percepiamo una piccolissima parte dell’universo infinito.

Siamo limitati in quanto esseri creati. Tuttavia, proprio perché siamo esseri creati, possiamo avvicinarci al Bore, rivelarLo, capirLo, e sentirLo in base alla nostra equivalenza della forma con Lui.

In altre parole, nella misura in cui accettiamo su di noi la qualità d’amore e di dazione del Bore, saremo in grado di percepire correttamente l’universo come la vera essenza d’amore infinito del Bore.


Contenuti scritti ed editati da studenti basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.

Il coefficiente di dazione

Qualsiasi scienza nel mondo studia le connessioni tra le parti della realtà, ciascuna al proprio livello di realtà: fisiologica, psicologica, biologica e fisica, e quindi c’è la psicologia, la biologia, la fisica, ecc.

La saggezza della Kabbalah non si occupa di questi livelli, bensì di quello più elementare, cioè il desiderio contenuto in ogni parte della creazione, solo in forme diverse, su diversi livelli e in diverse dimensioni.

Pertanto, la Kabbalah è considerata la scienza fondamentale. Conduce la stessa ricerca scientifica di qualsiasi altra scienza, ricava formule, studia la creazione e le azioni del Creatore, chiarisce qual è il nostro posto nella creazione e misura la creazione in relazione al Creatore. Tutto ciò presuppone uno studio scientifico serio. Tutte le altre scienze non danno definizioni così precise.

In effetti, la creazione è molto complessa. Anche se sembrerebbe basata su una formula molto semplice: il desiderio del Creatore di dare equivale al desiderio della creatura di ricevere.

Tuttavia, questa non è una semplice equazione perché include un coefficiente che dovrebbe portare sullo stesso livello il desiderio di ricevere e il desiderio di dare: il desiderio del Creatore di concedere è uguale a C moltiplicato per il desiderio della creatura di ricevere.

Questo coefficiente include al suo interno una restrizione, uno schermo (Masach) e una luce riflessa. Abbiamo bisogno di lavorare su questa equazione tutto il tempo. Pertanto, devo conoscere il desiderio di ricevere, il desiderio di dare e il mio coefficiente.

Quindi studio sempre il desiderio del Creatore di dare. Lo desidero e mi identifico con Lui. In base a questi parametri, determino il mio stato e il mio posto nella creazione. In questo modo, esploro tutta la creazione. Senza questo, mi è impossibile relazionarmi correttamente con il Creatore, e ho bisogno di raggiungere il grado di amore per Lui. Il coefficiente è la mia intenzione a favore della dazione. Senza di esso, non posso contattare il Creatore.

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Dalla prima parte della Lezione quotidiana di Kabbalah dell’1/03/2018, “Gli Scritti di Rabash”

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Allargare gli orizzonti della dazione

L’occultamento del volto diventa il Kli per scoprire il Creatore. Senza questo periodo di preparazione l’uomo non avrebbe nulla con cui percepire questa scoperta. E’ impossibile scoprire il Creatore solo perché lo volete adesso. Come si fa ad avere un desiderio se non si passa attraverso le fasi della ricerca, della chiarificazione, della pressione, e della disperazione mentre si tenta di scoprire il Creatore? Nel senso di scoprire le caratteristiche della dazione e dell’amore, che si vogliono acquisire ma che non si riesce.

E’ impossibile senza una ricerca come questa, e la cosa principale è che bisogna essere in un ambiente che vi indirizzi sempre verso l’obbiettivo. E anche se non vi state ancora connettendo al giusto obbiettivo non lo vedete, e siete confusi, tuttavia lo cercate costantemente ed incessantemente. E quindi la modalità inizia a stabilizzarsi sempre di più; è stabilizzata in molti modi e in molti percorsi e contratta sempre di più in un solo modo e percorso. In conclusione, lo scopo inizia ad essere più chiaro, inizia a rivelare che è imperativo. In questo modo, si raggiunge uno stato in cui c’è un obbiettivo davanti a voi; c’è una missione chiara. L’obbiettivo superiore diventa più chiaro, e così il vostro obbiettivo.State già lavorando in base ad un accordo per avvicinarvi, per scoprirlo e realizzarlo.

E’ impossibile farcela senza questa fase perché specialmente in essa mettiamo insieme il Kli per percepire il Creatore, il Kli per percepire la spiritualità. Ci sono 125 gradi in questa strada ed ogni grado comprende molte modalità, stati, ascese e discese, infinite integrazioni delle Sefirot l’una nell’altra.

Adesso non percepiamo i cambiamenti che avvengono in noi in questa misura anche se, insieme a questo, stiamo attraversando una moltitudine di stati. Come un bambino piccolino che gioca e corre dietro ai suoi genitori, non vede e non percepisce l’esistenza di un grande mondo intorno a lui con una moltitudine di attività e di eventi dove qualcosa succede sempre. Egli vive nel suo piccolo mondo.

Quindi, noi ci troviamo in un qualche genere di Klipa che ci nasconde la vera realtà. Ma, quando mettiamo insieme un po’ di esperienza, nel senso che impariamo a fare le azioni che sono sempre più dirette verso l’obbiettivo, secondo le possibilità che sono richiamate per noi da una supervisione superiore, allora allargheremo sempre di più i nostri orizzonti, cioè allargheremo il nostro Kli che assorbe, e allora inizieremo a percepire un mondo più ampio con tutti i sistemi che ci sono in esso.

Questo è il modo in cui avviene la maturazione nella vita materiale, ed è esattamente lo stesso nella vita spirituale. Solo nella vita spirituale, l’allargamento dipende dalla nostra capacità e prontezza a tollerare la dazione, Lishma, cioè, la capacità ad agire non per il nostro interesse, ma per l’interesse di tutti. Ed in seguito, da questo “per il bene di tutti” passiamo al “per il bene del Creatore”, come è detto: “Dall’amore per la creazione all’amore per il Creatore.” In questo modo passiamo attraverso le fasi dello sviluppo.
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(Dalla Preparazione alla Lezione quotidiana di Kabbalah del 12.05.2013)

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Oggi, poco a poco, si sta rivelando una sempre più profonda e rigorosa interconnessione tra i paesi, le nazioni e le persone. Anche individualmente, siamo collegati attraverso catene con diverse maglie. Tuttavia, c’è un certo problema: non sono ancora in grado di realizzare correttamente questa connessione.

La crisi moderna si sta espandendo e abbraccia il mondo. Non finirà, anche se molti stanno promettendo che presto le cose inizieranno a migliorare.

I problemi non finiranno fino a raggiungere l’equilibrio. Dopo tutto, la causa della crisi è lo squilibrio, in altre parole, la mancanza di connessione tra noi.

Ecco dove si scopre la legge della garanzia reciproca. La Torà ci spiega che alla fine una persona amerà il prossimo come sé stesso.

L’amore” è proprio l’unità sistematica, quando ogni persona lavora per il bene di tutti, e vi è assoluta armonia tra di noi. Alla fine, una volta raggiunta la correzione finale, tutti noi, ancora una volta, diventeremo parte di una sola anima, come gli organi del corpo che operano in modi assolutamente diversi, ma esistono in armonia unificata, e questo è il motivo per cui il corpo vive.

Ogni organo svolge il proprio lavoro, la propria funzione, ma nel quadro di un programma comune che comprende e obbliga tutti a lavorare insieme. Al contrario, quando vi è uno squilibrio tra le parti del corpo, appaiono le malattie.

Dobbiamo trattare la correzione secondo lo stesso principio. Oggi, io esisto in assoluto e totale egoismo. Voglio che tutto “funzioni” su mio comando, eseguendo i miei desideri, e che pensi come me. Noi tutti iniziamo il nostro viaggio in questo stato.

Nella prima fase di lavoro su me stesso, devo giungere al grado di Hafetz Hessed. Non capisco nel modo degli altri. Come una ruota dentata, mi libero del “girare sul mio asse”, secondo i desideri dei miei vicini. Fai quello che vuoi da me. Sono pronto a “girare” su vostra richiesta, come se non avessi un desiderio mio, come se non fossi io, ma una forza di sostegno destinata a voi.

Stiamo parlando di un grado molto elevato. Dopo tutto, devo lavorare con il mio egoismo in modo che non sarà possibile ottenere nel mio modo di servire gli altri.

Per fare questo, devo conoscere i desideri degli altri e non essere mai di intralcio della loro realizzazione, essere assolutamente neutrale. Ci riferiamo a una correzione enorme, nel corso della quale ho creato schermi degli zero gradi, in primo luogo, e secondo il mio desiderio in più.

Poi, mi alzo al grado successivo. Dirigo i miei desideri, le mie capacità, le mie qualità, e il potenziale di tutta la mia forza ed energia, tutto, verso il beneficio dei miei vicini. Ora, il mio egoismo non è solo neutralizzato, non sono solo liberamente in esecuzione su un asse, ma io sono collegato al mio stesso motore che lavora a loro favore. Questo è il grado di amore. Ti do tutto per il suo bene.

Questo percorso si estende dal nostro mondo al mondo dell’infinito (∞) attraverso 125 gradi. Parte di essi li realizzo al grado di Hafetz Hessed, essendo neutrale, e l’altra parte la realizzo  attivamente mettendo i miei sforzi in vantaggio dei miei vicini.

Durante la prima fase, posso correggere 248 desideri e durante la seconda fase, posso correggerne 365. Nel complesso, la correzione di 613 desideri è chiamata “osservare i comandamenti”. In questo modo, il desiderio comune è suddiviso secondo la mia struttura interna.

Tutto questo per raggiungere una completa e assoluta mutua garanzia, uno stato dove potremo interagire con tutti in armonia, proprio come qualsiasi altra persona.

Quindi, è chiaro il tipo di correzione al quale l’umanità deve arrivare: tutti percepiscono e comprendono al loro interno tutta la realtà fino al punto di una piena identificazione con essa. Questo è il motivo per cui la Kabbalah si sta rivelando ora, perché se non sappiamo come realizzare questo, allora il nostro cammino sarà molto difficile e doloroso, anzi, sarebbe davvero la “via della sofferenza.”

Tuttavia, se cerchiamo di agire in gruppo, il nostro cammino non sarà facile, ma sarà buono (la freccia rossa sul grafico). Ci riuniamo insieme, percependoci tra di noi, evocando la Luce, e funziona su di noi, ci influenza, e ci desta. Attraverso il sentirsi reciprocamente l’un l’altro, consentiamo alla luce di fare il suo lavoro.

Questa è l’essenza del metodo. Non sai e non capisci niente, non sei capace di nulla, ma desideri “ingoiare” tutto il piacere, e hai solo bisogno di imparare a evocare la Luce. Se si impara, si raggiunge il successo così facilmente ed in modo bello, insieme a tutti nella gioia.
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Non Essere Un Asino Nel Banchetto Del Re

Domanda: se il Creatore ha creato tutto così perfetto, perché dobbiamo correggere qualcosa?

Risposta: si, ma non siamo ancora nello stato che Lui ha creato; ne siamo al di fuori, dietro ogni genere di veli, di occultamenti. Questi schermi hanno a che fare solo con noi, poiché siamo noi a sentire l’occultamento.

Il Creatore ha creato solo uno stato considerato come il Mondo dell’Infinito. Tuttavia, per sentire di essere in realtà in questo Infinito, dobbiamo accumulare ogni tipo di esperienza.

Supponiamo che qualcuno voglia allettarmi con un piatto esotico, però per far si che io apprezzi realmente il suo sapore, ho bisogno di desiderarlo. Si suppone che io abbia un’idea di cosa sia e di come si mangi, altrimenti, non lo capirò; allo stesso modo del fattore menzionato nel Libro dello Zohar, che visse tutta la sua vita in una fattoria, seminava il grano e finché non visitò una città, neppure sospettava quante cose deliziose si potevano fare partendo dalla fattoria. Tutto quello che conosceva era il grano non lavorato.

Quindi, anche stando nel Mondo dell’Infinito, lo sentiamo come fa un asino, masticando il grano non lavorato. Eccetto il semplice “grano” e “l’acqua”, non desideriamo altro. Non sentiamo nella Luce dell’Infinito tutte le delicatezze che il Creatore ha preparato per noi.

Allora, come cominciamo a desiderare la Luce che riempie l’Infinito ed a sentirla in tutte le sue manifestazioni, in tutta la sua profondità, con totale chiarezza? Non abbiamo questa necessità. Dobbiamo crearla dentro di noi.

Con il fine di costruire un desiderio di odorare la torta più dolce invece del grano non lavorato, per sentire l’Infinito invece della Luce più piccola Nefesh di Nefesh, rimanendo nello stesso stato e la stessa Luce, abbiamo bisogno di coltivare il desiderio. Questo cresce mediante l’occultamento, quando gli viene mostrata un po’ di Luce, la quale dopo si occulta un’altra volta, è esposta e dopo nascosta. Ciò è considerato “civettare”, è un gioco.

Questo è un gioco molto serio, visto che l’occultamento incrementa il desiderio. È così che la Luce gioca con noi, mostrandosi ed occultandosi. Per questo ci ritiriamo dal Mondo dell’Infinito e ce ne separiamo mediante numerosi occultamenti, fino a quando arriviamo in questo mondo, nel suo occultamento totale.

Tutto quello di cui abbiamo bisogno è il desiderio e nell’istante in cui lo otteniamo, riceveremo la preziosa “torta”. Non appena cresce un po’ di più, mi sarà data una delizia ancora più grande. Ad ogni nuovo passo, ho bisogno di incrementare il mio desiderio e la Luce superiore comincia ad illuminarmi in tutta la sua forza. Il mio desiderio mi apre per connettermi a Lui, permettendo a Lui di entrare in me.

Il Creatore ha creato tutti questi stati dall’inizio, però, di tutto l’Infinito, in questo momento, puoi sentire solo la più piccola Luce di Nefesh. Questo perché non hai un tuo desiderio di desiderarlo specificamente, affinché tu senta dolore per la sua mancanza.

Il desiderio deve essere totalmente nuovo, a differenza del tuo desiderio istintivo. Lo ricevi forzandoti, dominandoti e lottando contro tutta la tua natura. Quando cominci a volere tanto questa Luce, allora sarà un desiderio autentico. In altre parole, hai bisogno di desiderare la dazione!

In questo momento, sembra qualcosa di completamente stupido, un certo tipo di dazione ed un amore strano. Tuttavia, queste sono semplicemente parole che ci sono familiari, però rappresentano un nuovo tipo di desiderio che non esiste ancora in noi.
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(Dalla 3° parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 4 Maggio 2011, Talmud Eser Sefirot)

Provare diversi abiti di dazione

Domanda: Nelle scienze comuni si studiano le relative terminologia e le formule, e lentamente si incominciano a comprendere le leggi attraverso le quali la realtà funziona. Ma come si spiega che non capisco niente quando studio la scienza della Kabbalah?

Risposta: Prima di tutto, si può studiare e in qualche modo discutere ciò che c’è scritto, ed immaginare le leggi della Kabbalah anche se la Kabbalah non parla del nostro mondo e queste leggi non si vedono ad occhio nudo. Ma non abbiamo bisogno di niente di più di questo. Se aspiriamo a questa forma di dazione, è abbastanza per incominciare a cambiare noi stessi.

La scienza della Kabbalah viene usata in modo completamente diverso dalle scienze del nostro mondo. Quando studiamo un triangolo in geometria, non diventiamo un triangolo! Ma nella Kabbalah quando studiamo il Partzuf ZON, diventiamo il Partzuf ZON. Noi aspiriamo ad esso e da esso attiriamo la Luce che ci cambia. Qui sta tutta la differenza! Prendiamo la stessa forma di ciò che stiamo leggendo.

Ci sviluppiamo ed avanziamo lungo la linea che ci connette alla radice della nostra anima nel mondo dell’Infinito, e tutte le nostre forme e stati futuri sono già stabiliti. Attiriamo la Luce su noi stessi da questi stati futuri, e questa Luce ci influenza, facendoci avanzare.
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(Dalla 1.a parte della lezione qotidiana di Kabbalah del 15.02.2011, Gli scritti del Rabash)

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La gioia è un chiaro segno della dazione

La domanda che ho ricevuto: Perché il lavoro spirituale deve essere sempre fatto con gioia?

La mia risposta: La gioia è un segno che si sta agendo per il bene della dazione e che non lo si sta facendo per un senso di costrizione, perché non si ha altra scelta o perché si ha paura che ci possano succedere delle cose cattive.
Sappiamo quanto sia felice una madre quando riesce a dar da mangiare al suo bambino, perché ne riceve del piacere.

La dazione che arriva dall’amore, come nel caso di una madre, arriva sempre con gioia. La gioia è un segno e una conseguenza delle buone azioni ( la dazione).

Tuttavia, se un uomo è dominato dal suo ego, allora sarà teso ed arrabbiato con il Creatore. Perciò, la forza della gentilezza e della fede si esprime attraverso la serenità, il rifiuto di se stessi davanti alla Forza Superiore, la disponibilità a ricevere l’influenza e la correzione di questa Forza, che cambierà le nostre qualità nella dazione. Allora la Forza Superiore arriva per darci la forza, e tutto viene accompagnato dalla gioia.

Una vera preghiera al Creatore non può avvenire senza gioia. Se una preghiera è ascoltata dal Creatore, allora si chiama “la porta delle lacrime” (Shaar ha-Dmaot), che significa che una persona desidera essere uguale al Creatore ( dalla parola “Dommeh”- uguale). Perciò, l’uomo “piange”, cioè vuole veramente essere uguale a Colui che dà. Ad ogni modo, queste non sono lacrime di sofferenza; un uomo sente infatti gioia perché ha raggiunto questo grande desiderio.

Una preghiera al Creatore non può essere piena di sofferenza. Se si piange, significa che si incolpa il Creatore per quello che ci sta capitando e siamo quindi infelici del nostro percorso, che seguiamo sentendoci abbandonati. Un uomo che sente in questo modo non può essere un giusto. Perciò, se un uomo non sente della gioia in ogni stato in cui si trova ( sia il più elevato che si possa immaginare, come il peggiore), significa che l’uomo è ancora nell’egoismo e non ha alcuna via per appellarsi al Creatore.

Un uomo deve ascendere per rimanere sempre nella gioia. Poi non gli importerà nulla di quello che gli succede, poiché la sua sola richiesta sarà di acquisire la forza della dazione. E allora, la riceverà.