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Sotto anestesia

Domanda: L’umanità non può fare una connessione tra le catastrofi ecologiche e la correzione dell’egoismo. Come spiegare questa relazione alla gente?

Risposta: Dobbiamo cercare i mezzi, scrivendo articoli e formulando spiegazioni, proprio nel momento in cui avviene il disastro per trasmetterne l’essenza, ovvero che tutto questo avviene perché non siamo corretti.

Il mondo esterno è uno schema del nostro stato interiore. Pertanto, in realtà, stiamo parlando di catastrofi interiori che percepiamo come se fossero esterne. Tutte le nazioni sono parti di un’anima, ma nelle nostre sensazioni, sono parti divise che sembrano estranee.

È come se mi avessero fatto un’anestesia locale e non sentissi che la gamba si sta bruciando o che mi stanno amputando un braccio; sembra divertente, ma questo è quanto sta avvenendo.

Pertanto, voglio che la sensazione di appartenenza ritorni gradualmente. Voglio sentire le parti “esterne” come mie. Voglio ricevere l’opportunità di correggere il mio stato, la mia attitudine verso gli altri.

Se la realtà esterna diventasse davvero una parte di me, allora avrei una sensazione orribile. Di conseguenza, insieme alla scoperta di questa malattia, devo ricevere la medicina, l’opportunità di migliorare il mio stato. Questo è ciò che chiedo: la medicina insieme alla malattia che si rivela.

Allora potrò correggere le mancanze in me e come risultato, i cataclismi “esterni” si calmeranno.
Questo è ciò che dobbiamo fare: chiedere la correzione interna, il che risveglierà la correzione che ci sembra esterna. Allora vedremo tutti i problemi in noi e li correggeremo. Questi desideri (Kelim) ci uniranno, diventeranno interni e cesseranno tutti i disastri naturali evocati dalla nostra mancanza interna di correzione.
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(Dalla 4° parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 13.03.2011)

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Dai limiti estremi della creazione al suo Centro

I Kabbalisti, che esplorano la realtà superiore, ci spiegano che abbiamo iniziato tutta la nostra evoluzione nel mondo dell’Infinito, Ein Sof, dove eravamo tutti uniti insieme come un solo uomo con un solo cuore, dentro un solo punto – ed il nostro legame era dunque molto forte. Questo legame era inizialmente alimentato dalla forza della Luce Superiore che ci controllava e ci appagava.

Ma in seguito, abbiamo iniziato a discendere da questo mondo dell’Infinito poiché la nostra connessione ha incominciato ad indebolirsi. Si è venuta così a formare una distanza tra di noi, che ha continuato a crescere (i mondi di Adam Kadmon, Atzilut, Beria, Yetzira, e Assiya nel disegno qui sotto), finché non siamo caduti al livello della nostra attuale esistenza, il livello più basso del mondo di Assiya.

Questa discesa indica che, sotto influsso dall’Alto, piano piano abbiamo perso la Luce che colmava lo spazio tra di noi. La Luce ha continuato a diminuire di proposito, di sua volontà, e alla fine, si è creata una distanza tra di noi. Mentre eravamo nel mondo dell’Infinito eravamo tutti legati insieme, ma quando abbiamo raggiunto il mondo di Assiya ci siamo sentiti distanziare grandemente gli uni dagli altri. Ora noi ci viviamo come due realtà separate: la mia e la vostra. Il nostro ego, che ci domina, è responsabile della spaccatura che ci divide. Questo è il comune modo di sentire di ogni uomo.

Adesso nel mondo ci sono sette miliardi di individui-alieni egoisti. Ma è vero che nel mondo dell’infinito noi esistiamo come un solo uomo! Ed in base alla nostra sensazione, anche la realtà è cambiata poiché la viviamo come una sensazione nel nostro desiderio, nelle nostre qualità.

Ma noi dobbiamo capire che abbiamo a che fare con due grosse discrepanze: la realtà che percepiamo e la realtà in cui ci troviamo nella quale, di fatto, esistiamo. Noi ci sentiamo alieni tra di noi, lontani dalla perfezione, dall’eternità, dall’appagamento senza fine, da qualche parte ai limiti estremi dell’intera creazione, in questo mondo transitorio. E tuttavia, la connessione tra di noi rimane, ed è molto forte. Siamo ancora legati dal reciproco sostegno, come un solo uomo con un solo cuore.

Il fatto è che noi non desideriamo seguire queste condizioni, e questo è il solo problema. Ma la natura fa in modo che noi siamo connessi comunque. E’ solo che questa connessione ci viene rivelata non al livello della legge del mondo dell’Infinito, ma nella misura in cui ci siamo distanziati da esso.

In altre parole, al momento non ci si aspetta che osserviamo tutte le condizioni del sostegno che governano il mondo dell’Infinito, nel quale eravamo completamente connessi con tutti i nostri desideri, come un solo insieme e c’era una sola anima al centro della creazione. Abbiamo solo bisogno di capire che rimaniamo legati insieme, voi ed io, e che c’è una connessione tra di noi.

Questi legami esistono tra tutte le anime che in passato si trovavano insieme, ma che oggi si sono distanziate. Tutti noi abbiamo però bisogno di ritornare al centro dal quale arriviamo.
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(Dalla 1.a parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 14.03.2011 sul Sostegno reciproco)

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Dove è il “Gruppo di Abramo” oggi?

La nazione d’Israele è una definizione collettiva di persone i cui antenati abitavano nell’antica Babilonia e ricevettero un risveglio verso il “lavoro del Creatore”, arrivare all’adesione con Lui. Abramo scelse queste persone e le organizzò in un gruppo. Ci stiamo riunendo con lo stesso gruppo che consiste di persone che esistono nel nostro mondo, così come di anime che non hanno corpi materiali.

In sostanza, è lo stesso gruppo, le stesse anime, che si connettono tra di loro per rivelare il mondo spirituale, il Creatore, per riuscire ad essere simile a Lui e renderlo felice. Tutte queste anime riunite, sono chiamate il gruppo di Abramo.

Parte di queste anime sono cadute dal mondo spirituale e si sono completamente perse, nessuno sa dove siano. Si dice che 22 milioni di persone siano state scoperte in Pakistan, certamente un tempo, sono appartenute al popolo d’Israele. È impossibile saperlo adesso e non è così importante. Non stiamo pensando in termini di “quante teste”, ma in relazione alle anime, ai desideri.

Riguardo al desiderio, quelli che aspirano a raggiungere il mondo spirituale oggigiorno, così come tutti quelli che lo hanno raggiunto in tutte le generazioni, insieme, sono considerati come parte del gruppo di Abramo. Inoltre, quelli che una volta erano nel grado spirituale e dopo ne caddero, abbandonando il “lavoro del Creatore”, sono adesso in uno stato “latente”, sperando di recuperare quello che hanno perso. Anche loro appartengono a questo gruppo.

Risulta che “Israele” (Iashar-Kel o “diretto al Creatore”) è un gruppo abbastanza numeroso, visto che molte persone sono “passate attraverso” di esso nelle generazioni trascorse. Questo gruppo ha bisogno di rinforzarsi costantemente. Stiamo tutti lavorando per raggiungere la spiritualità mentre siamo ancora in questo mondo e si uniscono a noi tutte le anime del mondo superiore, di un’altra dimensione, che ci stanno assistendo, lavorando insieme a noi in un sistema unificato per passare la Luce all’anima comune di Adam HaRishon.

Facendolo, stiamo risvegliando tutte le anime che sono cadute dal mondo spirituale durante la distruzione del Primo e del Secondo Tempio; le stiamo aiutando a ritornare. Dopotutto si sono compromesse in altri desideri ed anime, quello che è chiamato “essere in esilio”. In aggiunta, stiamo risvegliando delle anime che non sono mai state risvegliate.

Non stiamo lavorando da soli, ma insieme alle anime dei patriarchi, di Abramo e del gruppo dell’antica Babilonia! È un sistema immenso.

Però anche se il sistema connette a se stesso tutte le anime, tutte le persone del mondo, e se tutte le anime nel mondo spirituale passano la Luce per correggere i desideri, tutto questo sarà solo una sottile linea nel mondo dell’Infinito. Nefesh de Nefesh. Così enorme è Malchut del mondo dell’Infinito.
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(Dalla 4° parte della Lezione quotidiana di Kabbalah del 22.02.2011, “Introduzione al libro, Panim Meirot uMasbirot”)

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L’ unione di venti miliardi di persone

Domanda: Vediamo che l’ uomo è un predatore. Tutto il significato della sua esistenza sta nel divorare che gli è vicino per conquistare il suo obbiettivo. Se raggiungeremo il sostegno reciproco e la popolazione della terra aumenterà fino a 20 o 25 miliardi di uomini, come si potrà realizzare di fatto tutto questo?

Risposta: Qual è il problema di essere in venti miliardi di persone? Immaginiamo che siano tutti nostri parenti e di sentirci una cosa sola con loro. Non ci darebbe affatto fastidio di stare con loro. Al contrario, cambieremmo il nostro atteggiamento verso gli altri: ci sentiremmo meglio ad averli tutti quanti il più vicino possibile.

Seguito della domanda: Ma cosa succederà se non ci saranno dei limiti?

Risposta: Ogni persona si pone dei limiti. Immaginiamo una madre con venti miliardi di figli. Questo numero potrebbe preoccuparla se lei avesse tutto quello che a loro servisse? Ella esiste nel mondo dell’ Infinito, cioè nel mondo della Luce, della soddisfazione, dell’appagamento e dell’abbondanza senza limiti.

Naturalmente, è difficile immaginare il modo in cui una persona può cambiare. Ma se ci troviamo vicino alla persona che amiamo veramente senza alcun tornaconto, allora vogliamo stare sempre con questa persona. Vogliamo averla sempre e il più possibile vicino.

Quindi, quale sarebbe il problema di avere venti miliardi di persone che amiamo? Non ci accorgeremmo di averne venti miliardi. Le sentiremmo tutte insieme a noi. Questo è il massimo stato desiderabile e quello più vantaggioso.

Nella realtà non divideremmo le persone in venti miliardi di individui, ma ci sarebbe un unico noi. Questa è ciò che si chiama inclusione.

Il nostro ostacolo è un problema psicologico. Non riusciamo ad immaginare il modo in cui questo potrebbe avvenire. Noi immaginiamo di esistere nei nostri corpi, ma quando raggiungeremo il reciproco sostegno allora, invece dei corpi, percepiremo il potenziale interiore di ogni uomo.

(Dalla seconda lezione del Congresso di Berlino del 28.01.2011)

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La Luce cerca un cuore unito

La Kabbalah, il metodo per raggiungere il mondo superiore, include due parti:

1. La prima parte ci parla di come unirci tra noi, o di come provare a connetterci ed unirci;

2. La seconda parte ci parla di come evocare l’ influenza o l’ effetto della Luce superiore su di noi.

Prima di cominciare a studiare, dobbiamo essere attraversati dall’ aspirazione di unire i nostri desideri. Allora, ogni persona, avrà un desiderio molto più grande del proprio. Comincerà ad essere permeata dai pensieri, dalle qualità e dai desideri di altre persone che anche aspirano allo stesso risultato ed alla stessa meta. Questa deve essere la nostra principale intenzione prima dello studio.

Una persona che non si è preparata allo studio in questa maniera, si perde praticamente tutto, perché l’ influenza della Luce superiore non va al desiderio di ogni persona, ma all’ aspirazione che ognuno di noi ha verso gli altri, cioè nelle nostre reciproche aspirazioni di unirci gli uni con gli altri, tutti uniti all’ interno di un desiderio comune.

Se io immagino questo unico desiderio comune e desidero essere incluso in esso “come un solo uomo”, come prima della frammentazione di Adamo in anime separate, allora la mia aspirazione riceve l’ influenza della Luce superiore. Poi, come risultato di questi sforzi, ottengo davvero una realizzazione spirituale.

Tuttavia, se vado alla lezione senza fare questi sforzi, senza cercare di essere incluso nel desiderio comune, allora la Luce Superiore non ha niente con cui possa influenzarmi. Non le fornisco una superficie o una base che possa influenzare e pertanto, tutte le mie azioni, estrapolano semplicemente solo una conoscenza formale, cioè, ascolterò e memorizzerò ciò che è scritto nel libro, ma niente più.

Pertanto, deve esserci molto chiaro che la Luce Superiore viene solo verso i nostri sforzi comuni! Dovete essere comuni! Pertanto, la condizione per attrarre la Luce verso di noi è la stessa condizione che fu richiesta durante la ricezione della Torà: “Essere come un solo uomo con un solo cuore”. Solo in questo caso viene la Luce.

Dunque, cerchiamo di pensare in questa maniera.
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(Dalla 3° lezione del Congresso di Berlino del 28.01.2011)

Il rompicapo delle 613 dimensioni dell’ anima integrale

Dov’ è il nostro libero arbitrio, dopo tutto? Non è stata mia volontà venire in questo mondo, né ho scelto il mio ambiente di vita; la famiglia, il paese e l’ origine etnica. Io sono fatto dei geni dei miei genitori, che definiscono assolutamente tutte le mie qualità. Sono cresciuto nell’ ambiente in qui mi trovavo: la mia casa, l’ asilo e la scuola, nessuno dei quali dipendeva da me. Niente in me, è mio.

Nel momento in cui cresco, sono completamente formato, un prodotto finito, come un dolce nel forno, ma questo non è tutto! Di fatto, come ci insegna la saggezza della Kabbalah, siamo tutti ruote dentate interconnesse, siamo parti integranti di un’ anima che si è frammentata in pezzi. È come se diventassimo un “rompicapo” stampato come un’ immagine completa per poi essere tagliata in piccoli frammenti.

Così ad ognuno di noi, viene assegnato un luogo molto specifico nel quale siamo incastrati con tutte le nostre proprietà ed attributi, 613 desideri, che ci fanno dipendere da una persona, da una seconda e da una terza, per legarci a loro. Tutti dipendono da tutti per completare questo rompicapo; e non è soltanto un rompicapo di una sola dimensione, visto che non ci connettiamo per mezzo dei nostri contorni semplici: ognuno di noi ha “613” sfaccettature, per mezzo delle quali uno è adiacente a tutti. Immagina un tale spazio di 613 dimensioni.

Allora, cos’ è la libertà della quale stiamo parlando, se sono solo un piccolo pezzo del rompicapo, obbligato a coincidere totalmente con tutti gli altri nelle mie proprietà? Pertanto, quando si discute del libero arbitrio, non appartiene ad una persona in sé e alla sua scelta personale ed indipendente. Questa è una libertà condivisa da tutti ed è determinata da tutti noi insieme!

Anche se una persona può fare un certo movimento, deve corrispondere a tutte le altre parti, tutte le altre anime e le loro proprietà. Se mi muovo in una direzione, il movimento deve avvenire in tutto il sistema. Adesso dobbiamo indagare; dopotutto, in cosa consiste il mio libero arbitrio?
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(Dalla quarta parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 7.01.2011, “La Libertà”)

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Tutto è dentro la nostra connessione

Domanda: Come si relaziona la rivelazione della verità con la rivelazione del sistema delle anime interconnesse?

Risposta: È la stessa cosa. La connessione reciproca è la verità. La rete della nostra unione è chiamata “vaso” (Kli). Il Creatore imprime se stesso nella materia del desiderio di ricevere e colloca la Sua immagine dentro tutto il suo spessore. Adesso, dentro di me, c’ è uno spazio vuoto con un’ immagine scolpita.

Questa immagine è composta dalle connessioni tra i desideri che il Creatore riempie se essi sono corretti. In questo caso, la sua rete si trasforma in Lui. La rete integrale di questi punti è chiamata “Malchut del mondo dell’ Infinito”.

Gradualmente, il Creatore si occulta ed abbandona il sistema delle anime, il quale comincia la discesa dei mondi. Nella misura in cui Lui scompare, le anime si sentono sempre più opposte tra loro nel passaggio al lato opposto (Sitra Achra) dove la connessione è corrotta, impoverita ed assume una natura egoista. Come risultato, ci troviamo nel mondo corporeo ed invece della connessione reciproca, invece di sperimentare il Creatore che ci soddisfa, sperimentiamo un distaccamento dagli altri.

In verità, io sento costantemente il Creatore. Dopotutto, non c’ è altro che io possa sentire poiché ci siamo solo Lui ed io. Tuttavia, nella presente realtà, Lo percepisco in accordo al mio stato egoista attuale dell’ esistenza.

Lo scopo di questo processo è trovare la verità, lo stato autentico, dopo esserci spogliati di tutta la nostra copertura. Trovando nuovamente la connessione tra di noi, in un certo punto, vedrò che questa non lega le persone ma le anime o i desideri. È nella natura di questa connessione, nella sua essenza, che il Creatore può rivelarsi davanti a noi. Non c’è altra realtà al di fuori di quella integrale, la connessione mutua. Questa impregna tutto e noi ne siamo fatti, cosicché non possiamo sentire nient’altro. Siamo all’interno di questa realtà.
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(Dalla 1° parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 3.11.2010, “Il Creatore e Israele furono in esilio”)

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Il gruppo è il luogo dove ci incontriamo

Domanda: Se si va avanti solo in virtù dell’ ambiente, poi, quando verrà la scelta della nostra volontà altruistica, Lishma?

Risposta: Dobbiamo raggiungere la perfezione, e ciò contiene due parametri:

  1. Da un lato, io sono indipendente e pari al Creatore in ogni modo.
  2. Dall’ altra parte, io sono simile a lui in ogni modo. In tal caso, io sono indipendente e perfetto.

Si scopre che l’ indipendenza e la perfezione devono unirsi e portarmi allo stato finale. Ma come possono l’indipendenza e l’ equivalenza esistere insieme? Come posso raggiungere la perfezione, elevando entrambe queste qualità, che sono di fronte l’una dall’altra?

Per permettere questo, il Creatore ha dovuto aggiungere un terzo fattore ai due già esistenti (Lui e me). Questo terzo fattore sarà il luogo del nostro incontro, il luogo della rivelazione. E’ lì dove rivelerò la mia indipendenza e il Creatore opposto a me.

E’ necessario creare un “territorio” dove saremo in grado di essere partner, opposti ma uguali e uniti. Questo territorio è chiamato la somma delle anime, la Shechina, Malchut. Dopo la rottura, noi come il Creatore siamo al di fuori dei confini della somma delle anime, e ora dobbiamo incontrarci lì. Facciamo questo per il grado, siamo nella condizione di partecipare a questo processo e rivelarci l’ un l’ altro.

Ecco perché la creazione era frantumata. Si è rotta in molte parti diverse, che sono il grado dell’ indipendenza della creazione, cioè la separazione e il distacco dal Creatore.

Dobbiamo usare questa situazione, che è il motivo per il quale Baal HaSulam scrive che dobbiamo mantenere l’ unicità di ogni persona. Dopo tutto, nessuno sarà il doppione di qualcun altro. Ogni persona deve essere autonoma e speciale.

Ma d’ altra parte, dobbiamo dare ad ogni persona la possibilità di essere aiutato a raggiungere l’ equivalenza della forma con il Creatore. Per mezzo della propria unicità, avendo una combinazione inimitabile di qualità e desideri, ogni persona li sviluppa in modo da indirizzarli verso la dazione. È così che egli raggiunge l’ equivalenza con il Creatore.

Questa somiglianza si realizza per mezzo dell’ unione con gli altri. Perché non è fatto attraverso l’ unione con il Creatore? Il fine è di preservare l’ indipendenza. Quando si lavora davanti al Creatore, una persona si annulla, mentre in relazione al gruppo, può giocare un ruolo decisivo, simile al Creatore.

Il luogo del nostro incontro è il territorio del gruppo, che è stato creato artificialmente e diviso in parti. Arriviamo lì attraverso la linea mediana e l’ unione. Lì dobbiamo realizzare il Zivug di HaVaYaH ed Elokim, l’ unità di giudizio e di misericordia.

Tuttavia, se una persona non pensa a questi tre elementi: lui e il Creatore, nell’ unità del gruppo, egli immagina in modo errato la realizzazione dell’ obiettivo della creazione che lo attende.

(Dalla prima parte della Lezione quotidiana di Kabbalah 12.01.2011 , Scritti di Rabash)

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Lascia entrare la Luce!

Domanda: come si realizzano le Reshimot (impressioni spirituali di informazione)?

Risposta: Tutte le Reshimot sono selezionate dalla Luce Superiore (la Luce di AB-SAG). Immagina che tipo di lavoro è classificare tutte le Reshimot che sono rimaste dopo la Malchut collettiva frammentata mentre si desidera realizzare la correzione completa (Gmar Tikkun).

Malchut dell’ Infinito realizzò uno “Zivug” (adesione, fusione) con la Luce della correzione finale nel suo volume totale creato dal Creatore nella sua fase completa Dalet (4/4), e tutto si frammentò nei più piccoli frammenti. Non c’è nessuna proprietà, Sefirà o sua sub-Sefirà che possa rimanere vincolata all’ altra. Esse si odiano.

Che moltitudine infinita delle diverse proprietà ci sono adesso nel Rosh de SAG dalla moltiplicazione di queste luci che si elevarono a lui dopo la frammentazione. È impossibile contarle ed immaginarle. La Luce della correzione finale è contraria al Kli (il desiderio di ricevere, desiderio) alla fine della correzione e invece dell’unificazione, c’è odio tra di loro. Tutto questo Kli è completamente frammentato, scomposto in frammenti.

Adesso, Rosh de SAG deve ordinare il vaso frammentato in tutte le sue Sefirot individuali: cosa raccogliere di queste al fine di fare del primo Partzuf, per lo meno qualcosa di corretto, sotto la Seconda restrizione e da varie limitazioni. Che lavoro enorme e complesso è questo!

D’ altro canto, quando la Luce Superiore entra, illumina tutta questa moltitudine di rotture, le Reshimot, ed esse si allineano immediatamente nella loro luce con ognuna di esse, occupando il loro luogo corretto. La Luce le organizza, illuminandole, chi più e chi meno ed in questa Luce tutte loro si allineano in linea retta in una sola volta.

Allora, dalla innumerevole moltitudine di queste forme, SAG seleziona le forme corrette e le mette in ordine; ma come riconoscerle? Questo lavoro è fatto ancora dalla Luce Superiore che illumina le Reshimot dall’ alto, i più meravigliosi discernimenti di ciò che è corretto e di ciò che non lo è, secondo la proprietà, la direzione ed in che modo allinearle lungo le tre linee, dall’ Alto verso il basso, con gli schermi affinché tutte loro siano connesse reciprocamente.

La Luce raccoglie i pezzi rotti nella prima goccia di seme, che è l’ inizio di un embrione. Questa contiene tutto, eccetto il lavoro, che deve essere aggiunto. Comunque, tutte le classificazioni sono fatte dalla Luce; ed allora, l’ inferiore è capace di lavorare. In quanto al discernimento, l’ inferiore non può mai ottenerlo.

Pertanto, se vogliamo discernere qualcosa, classificarla ed unirci agli altri nel nostro mondo, non saremo mai capaci di farlo. Niente e mai! Abbiamo bisogno della Luce Superiore per connettere tutte le parti separate, visto che anche noi rimaniamo nel mondo frammentato. Intanto, vogliamo organizzarlo, restauralo e riviverlo noi stessi … Che impegno insensato!
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(Dalla seconda parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 19.12.2010, Talmud Eser Sefirot)

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Il mondo intero? Che cosa di poco conto!

Domanda: Qual è la mia responsabilità verso il mondo? Se durante la giornata non ho avuto successo in qualche cosa, questo si riflette sul mondo?

Risposta: Senz’ altro. Dopo tutto tu sei un “ingranaggio” nel meccanismo comune della creazione. Il Creatore ha creato un sistema dove tutto il mondo è egoista. Questo sistema è diviso per te in 125 gradi o stati spirituali: dalla completa separazione dagli altri ad una connessione sempre più stretta e più forte del tuo ingranaggio con gli altri, finché tutti diventeranno un insieme.

Inoltre, cosi come tu vedi, in realtà non ci sono altre persone, ma soltanto Adam HaRishon. Tu sei sotto l’ influenza delle stesse leggi che lavorano su tutti gli altri. La tua volontà di ricevere (desiderio) è semplicemente maggiore di quella degli altri. Loro sono soddisfatti dalle “inezie”, mentre tu invece desideri “consumare” anche il mondo spirituale.

Il punto nel cuore non è ancora la dazione. Contrariamente,il più “inquieto” dei desideri di piacere si sviluppa nella spiritualità. E soltanto allora, quando questo abisso si apre, una persona si prepara per la trasformazione.
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(Dalla quarta parte della Lezione quotidiana di Kabbalah del 26.12.2010, “La Pace nel mondo”)

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