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Congresso in Sochi – 14.07.2014

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Tutti siamo uguali, come figli per la Mamma

Dr. Michael LaitmanQuando veniamo ad un congresso, ci troviamo in compagnia con persone che ci sono estranee e che non abbiamo mai visto prima. Non sentiamo e non ci capiamo l’un l’altro, ma non è importante questo. Se so che devo connettermi con gli altri allo scopo di connetterci con il Creatore, poi entro in qualsiasi gruppo.

E non mi riguarda chi è seduto lì, da quale paese viene, o che lingua parla. La cosa principale per me è partecipare emotivamente e internamente in questo cerchio.

A me non importa se stiamo parlando la stessa lingua o ci conosciamo l’un l’altro bene, se siamo amici stretti o ci vediamo per la prima volta. Non cambia nulla. La cosa principale è salire oltre il nostro ego e volersi integrare nel cerchio allo scopo di ottenere l’unità e tramite essa, permettere al Creatore di ascoltare quel che vogliamo.

Allora le regole di condotta nel gruppo o altri momenti del workshop sono i seguenti:

Tutti siamo uguali, come figli per la Mamma

  1. Nessuno pensa a se stesso. Non c’è Io!
  2. Tutti devono sentire che il resto degli amici è più di se stesso (I < 9). In tutto, gli amici sono più alti di me e io scompaio in loro come il più piccolo.
  3. Sopra tutta la connessione della nostra particolare caratteristica personale c’è il Kli (vaso) nel quale si scopre il Creatore. Il Creatore (Bore) è “Vieni e Vedi” (Bo-Re); significa che raggiungiamo questo stato e troviamo lì il Creatore. In questo modo il nostro Kli è uguale al Creatore. Al grado d’intensità del Kli, nel suo potere (Bo), posso scoprire il Creatore (Re). Non vi è alcuna misurazione del Creatore. Non sappiamo la Sua vera misura. Però lo scopriamo secondo quanto abbiamo preparato il nostro Kli (Bo): a questo grado lo vediamo (Re).
  4. Durante il workshop nessuna discordia con l’opinione dell’altro. Non ci sono domande: Ognuno aggiunge solamente (10 = 1 + 1 + 1 …). La cosa importante sono i più e non le unità. L’uno che ha il turno successivo aggiunge solo a quello precedente, e nessuno discute.

Anche se non ho successo nel salire oltre la mia attitudine critica, e a me sembra che qualcuno ha detto qualcosa di sbagliato, devo correggere me stesso immediatamente. Se sento che un amico ha detto qualcosa sbagliato, significa che non sono nel bene.

Così tutti aggiungono e aggiungono di nuovo, solo a ciò che è stato detto dagli altri. Qualcuno può fare un tipo di congettura, continuo, e poi viene il turno del prossimo. Così si aggiunge costantemente. Non ci sono i grandi o i piccoli nella nostra connessione, tutti sono uguali.

Non importa quale tipo di superiorità uno ha nel gruppo, giovane o anziano, maggiore o minore comprensione. Fra tutti noi, le nostre caratteristiche fisiche in questo mondo non c’è nulla che può violare la nostra uguaglianza. Nel mondo spirituale, tutti noi siamo uguali, come i figli per la loro madre.
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(Dal Congresso in Francia “Tutti per Uno e Uno per Tutti” Giorno Due 10.05.2014, Lezione 2)

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Quando ascolto un amico che parla durante il workshop sono incorporato nelle sue parole senza dubbi o critiche. Percepisco quello che dice come la più importante opinione e desidero essere incorporato in esso, per collegarlo in modo che in realtà diventa la mia opinione. Voglio che le sue parole tocchino il mio cuore e giochino con esso come su corde. Questo è come mi relaziono a tutti coloro che parlano.

Non critico quello che dicono in alcun modo, ma semplicemente voglio essere inserito nello stesso pensiero. Noi ci apriamo gli uni agli altri e siamo totalmente candidi mentre parliamo da cuore a cuore. Ognuno cerca di annullare completamente le sue critiche in modo che non ci sarà nessuna barriera che blocca le parole degli amici e così penetreranno direttamente il mio cuore, come se le avessi detto io stesso, pienamente fiducioso che sia corretto.
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(Dalla prima parte della Lezione quotidiana di Kabbalah del 14.01.2014, Workshop)

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