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Cosa pensi in merito alla evoluzione dell’umanità e a quanto lontano può arrivare l’umanità?

Il processo di evoluzione  a cui siamo sottoposti è  relazionato alla nostra capacità di adattarci ai mondi superiori, ovvero, per  dirigerci a uno stato di connessione armoniosa “come un solo uomo con un unico cuore”, un’unica umanità che funziona come un unico sistema.

Noi esistiamo in un sistema integrale con una interconnessione e interdipendenza tra le sue parti.

Nel processo, noi abbiamo bisogno di sperimentare che siamo schiavi della nostra natura umana  egoistica, che ci fa desiderare di essere felici a spese degli altri e della natura, fino a raggiungere uno stato di libertà da questa schiavitù nei confronti dell’egoismo.

Qual è  quel luogo di libertà?

È un luogo in cui si scopre l’integralità, una connessione profonda da un capo all’altro della natura, che emerge dal desiderio della forza superiore di amare e di donare.

La forza superiore dell’amore e del dono ci guida e si relaziona con noi come un’unica entità e ci conduce a uno stadio in cui ci concederà una connessione reciproca, in cui ognuno di noi considererà principalmente il beneficio degli altri e dell’intero sistema in cui esistiamo. 

In altre parole, dal vivere  al servizio dei nostri desideri egoistici, in cui   siamo attualmente bloccati, ci sviluppiamo attraverso varie crisi su scala personale, sociale e globale, attraverso le quali otteniamo gradualmente la possibilità di uscire dalla rete egoistica che ci controlla e di entrare in una nuova rete altruistica di connessioni.

Perché abbiamo bisogno di sopportare varie crisi per uscire dal nostro ego?

Perché l’ego umano è molto crudele e noi non siamo in grado di elevarci al di sopra di esso con le nostre forze. Ossia, ci manca la capacità di convincerci che vale la pena essere positivi, gentili e amorevoli con gli altri in tutto il pianeta. Ciò è semplicemente impossibile, posto che la  nostra natura egoistica ci spinge costantemente nella direzione opposta: quella di trarre vantaggio da noi stessi a spese degli altri e della natura.

Perciò, per mostrarci come i nostri atteggiamenti egoistici ci fanno soffrire, la natura ci invia varie crisi che ci obbligano ad affrontare la nostra connessione e la necessità di realizzarla positivamente. Di conseguenza, ci rendiamo conto che non abbiamo altra scelta se non quella di correggere i nostri atteggiamenti reciproci, da egoistici ad altruistici.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.  

Come motivare una squadra?

La motivazione di squadra più efficace è  l’unione, quando i membri del gruppo attribuiscono ad esso una importanza prioritaria e la aumentano costantemente fino al punto in cui non hanno più bisogno di comunicare verbalmente. 

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.

Perché l’orchestra rimase sul Titanic fino alla fine?

Diverse testimonianze di solidarietà e grandezza d’animo durante il naufragio del Titanic ci mostrano come le difficoltà permettano alle persone di aiutarsi e prendersi cura l’una dell’altra.

Per esempio, durante l’affondamento del Titanic, l’orchestra continuò a suonare fino alla fine, mentre le persone venivano messe sulle scialuppe e a bordo erano in preda al panico.

C’è anche la storia di un miliardario che preferì rimanere sulla nave fino a quando le donne e i bambini non furono salvati prima di tutti, e le testimonianze di donne che scelsero di rimanere con i loro mariti e di porre fine alla loro vita insieme, così come avevano vissuto insieme.

È naturale che gli uomini si sentano immediatamente obbligati a salvare donne e bambini in queste circostanze.

Per quanto riguarda i musicisti che hanno suonato insieme fino alla fine, il loro legame in un unico luogo ha evocato la forza di connessione che risiede nella natura per tenerli insieme.

Se cercassimo di collegarci con la forza di connessione che risiede tra noi, allora si creerebbe un’unione tale da alleviare molte crisi e sofferenze che sperimentiamo nella nostra vita. Per estrarre questa forza di connessione dal suo nascondiglio è sufficiente che ci stringiamo l’uno all’altro. Allora essa appare tra noi.

È anche la soluzione alla paura. Se ognuno di noi si concentra sul beneficio degli altri, non sentiamo più noi stessi. Sentiamo gli altri al nostro posto e, così facendo, ci lasciamo alle spalle la paura. Perché la paura nasce dalla preoccupazione per se stessi e quando sostituiamo la preoccupazione per noi stessi con quella per gli altri, non lasciamo spazio alla paura.

Se ci sforzassimo di connetterci positivamente gli uni con gli altri, inizieremmo a sentirci parte di un’entità comune e superiore, che è piena di bontà e di pace.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.

Quali sono i consigli per gestire lo stress e l’ansia?

Possiamo superare lo stress e l’ansia sviluppando sempre più legami positivi, amicizia e vicinanza con gli altri. Altrimenti, queste e altre sensazioni negative ci disturberanno sempre di più.

Se creiamo piccole società in cui sviluppare legami di reciproca considerazione e sostegno, allora potremo liberarci di paure, malattie, insonnia e di tutto ciò che ci impongono lo stress e l’ansia della vita.

Più sperimentiamo sensazioni negative come lo stress e l’ansia, più ci avviciniamo a comprendere la necessità di amicizia, cooperazione, sostegno reciproco e cura. Allo stesso modo, arriveremo a comprendere il bisogno di creare società che enfatizzino questi valori. Altrimenti, continueremo a svilupparci accumulando sempre più sensazioni negative per un periodo di tempo molto lungo, finché alla fine non ci sveglieremo e capiremo la necessità di questi valori.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.

Perché l’inglese è considerato una lingua internazionale?

In passato Inghilterra e Germania furono in competizione per diffondere le rispettive influenze sul territorio americano e, a un certo punto, la lingua tedesca sembrò destinata a prevalere. Se fosse stato così, oggi molto probabilmente ci troveremmo in un mondo con il tedesco come lingua internazionale comune.

Ma lo sviluppo umano prese una piega diversa.

Fu invece il ramo di cultura inglese, non poi così tanto diverso dal tedesco, ma più aperto, a diventare la lingua internazionale.

A quel tempo, i Tedeschi volevano sopraffare e asservire gli altri con la forza. Gli Anglosassoni, invece, impiantarono la loro cultura e la loro lingua, espandendosi in modo completamente diverso.

Gli Inglesi avevano un atteggiamento più morbido e gradevole nei confronti del mondo e della scoperta di nuove terre rispetto ai Tedeschi,  così prevalse l’inglese. In virtù di questa differenza di approccio, l’inglese è più adatto a essere riconosciuto come lingua internazionale rispetto al tedesco.

Nonostante la prevalenza e la diffusione della cultura tedesca in tutta Europa, la lingua tedesca non viene parlata se non in Germania e in alcuni Paesi confinanti.

A differenza del nostro sviluppo passato, tuttavia, il percorso odierno verso l’unificazione non avverrà attraverso l’espansione di nazioni e lingue. La nostra prossima forma di unificazione è invece quella che la natura ci sta imponendo, con una crescente interconnessione e interdipendenza a livello mondiale.

Stiamo arrivando a un punto critico in cui avremo bisogno di un nuovo metodo per connetterci l’un l’altro al di sopra delle nazionalità e delle lingue. Se non miglioriamo il nostro atteggiamento nei confronti degli altri, per stabilire una comunicazione positiva al di sopra delle nostre differenze e divisioni, allora sentiremo la nostra crescente interdipendenza globale come un fenomeno negativo che ci porterà sempre più sofferenza.

Spero quindi che si compia al più presto questa importante transizione verso nuovi atteggiamenti positivi, solidali, premurosi e incoraggianti nei confronti degli altri al di là delle nostre differenze e che ci si renda conto di quanto migliore, armoniosa, gioiosa e pacifica possa essere la nostra vita.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.

Qual è il significato di Purim nella Bibbia?

La storia di Purim descrive il quasi genocidio del popolo ebraico.

Haman considerò la divisione degli Ebrei come un’opportunità per sradicarli. “C’è un popolo sparso e disperso tra i popoli” (Ester 3:8). Haman disse che, secondo lui, gli Ebrei avrebbero potuto essere distrutti perché erano separati gli uni dagli altri. Tuttavia, Mordechai, l’eroe della storia di Purim, si adoperò per superare le divisioni tra gli Ebrei, e alla fine salvò loro la vita: “Gli Ebrei si riunirono per difendere la loro vita” (Ester 8:11).

Purim è importante per gli Ebrei di oggi come lo era per gli Ebrei della storia. Inoltre, riveste un’immensa importanza per la società in generale. Un aspetto importante che deve essere compreso sul significato di Purim per capire la sua rilevanza moderna è in relazione ad Haman: Chi o cosa è Haman nel nostro tempo? Ovvero, chi o cosa c’è dietro il crescente isolamento e la polarizzazione della società?

La risposta immediata, secondo i nostri istinti primordiali, è quella di attribuire la colpa a un presidente o a un gruppo di politici, finanzieri, dirigenti o altri cospiratori. Tuttavia, al di là del dito puntato, ciò che è davvero alla base della divisione sociale odierna è la mentalità divisiva che Haman rappresenta: il desiderio di cercare denaro, onore, controllo e potere a dispetto di tutti e di tutto.

Questa mentalità divisiva ci esclude gli uni dagli altri, ci separa, ci danneggia e maschera il male che ci facciamo a vicenda.

La tumultuosa atmosfera sociale di oggi ci chiama a cercare la nostra voce comune come umanità che condivide valori e scopi comuni. Se usiamo questa chiamata per connetterci un po’ al di sopra dei nostri istinti primordiali, allora possiamo creare un mondo molto più armonioso e pacifico.

Ogni volta che il popolo ebraico ha rischiato la rovina, è stata la nostra unità a salvarci. Possiamo usare la storia di Purim come promemoria eterno del fatto che la nostra unità può tirarci fuori dalle situazioni peggiori e che, unendoci, diamo un esempio costruttivo e positivo al resto dell’umanità.

Sebbene noi ebrei abbiamo l’obbligo innato di stabilire lo standard per la scelta dell’unità rispetto alla divisione, le persone di tutte le razze, colori, forme e dimensioni dovrebbero fare gli stessi passi verso l’unificazione prima di andare incontro a maggiori turbolenze e crisi. Il nostro destino è nelle nostre mani.

 

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.

 

 

 

L’era dell’unione

Perché sembra sempre più che l’umanità sia il bullo del quartiere? Tra le nazioni, nei rapporti personali, con i colleghi di lavoro, tra i coetanei a scuola e nei confronti della natura, siamo maldestri come un elefante in un negozio di porcellane, rompendo tutto ciò che tocchiamo e lasciando un caotico disordine dietro di noi. C’è una ragione per questo: Il mondo intorno a noi sta cambiando. Mentre siamo intrappolati nella mentalità di dover lavorare solo per noi stessi e che se siamo deboli, gli altri ci mangeranno, la vita ha rivelato la sua natura connessa e ci mostra che se agiamo da soli, falliamo. La realtà ha inaugurato l’era dello stare insieme e, se vogliamo avere successo, dobbiamo adattarci.

In questa nuova era, non possiamo avere successo da soli. La forza delle persone non deriva dalle proprie capacità, ma dalla capacità di connettersi e collaborare con gli altri.

Quando pensiamo alla collaborazione, spesso pensiamo di dover scendere a compromessi e rinunciare a cose che vorremmo per mantenere un legame. Non è più così. Al contrario, la nuova unione richiede di utilizzare tutte le nostre capacità, i nostri talenti, le nostre idee e le nostre aspirazioni. Tuttavia, li useremo per il bene comune piuttosto che per il nostro.

Attualmente, usiamo le nostre capacità per avvantaggiare noi stessi e impedire agli altri di ferirci o superarci. Questo ci pone in una guerra costante con gli altri. Di conseguenza, spesso annulliamo le buone idee e i punti di forza degli altri, spesso loro annullano i nostri, e tutti finiamo per essere stanchi, logori, con potenzialità non realizzate, e l’intera società ci rimette.

Quando usiamo i nostri vantaggi individuali per il bene comune, rafforziamo le qualità degli altri, miglioriamo i risultati e facilitiamo la realizzazione del loro pieno potenziale. Tutti ne traggono beneficio. Ci sentiamo appagati, sicuri di noi stessi, benvenuti nel nostro ambiente sociale e tutta la società ottiene giovamento dal nostro contributo. L’energia che prima spendevamo per l’autodifesa viene orientata allo sviluppo e i risultati ottenuti ci spronano a dare ancora di più di noi stessi alla collettività.

L’unica cosa che ci impedisce di vivere questa società da sogno è il nostro ego ostinato. Finché lo lasciamo governare, continuerà a distruggerci e a demolire la nostra società. Alla fine, distruggerà tutto e ci renderemo conto che non abbiamo altra scelta che lasciare andare il nostro ego.

Se ce ne rendiamo conto ora e non più tardi, ci eviteremo questa triste prospettiva e porteremo il futuro nel presente. Se ci aiutiamo l’un l’altro ad elevarci al di sopra di noi stessi, saremo in grado di farlo, perché nell’era dell’unione, anche elevarsi al di sopra dell’ego è possibile solo se si lavora insieme.

Cosa resta dopo che ce ne siamo andati

Qualche giorno fa, alcuni amici stavano dando una festa in casa, quando improvvisamente si è aperta una voragine sotto la piscina mentre alcuni dei partecipanti erano in acqua. Due uomini sono stati risucchiati nel buco. Uno è riuscito a uscire da solo, ma l’altro era stato risucchiato nel buco di 13 metri, ed è annegato.

Come si è scoperto, la vittima, Klil Kimhi, 32 anni, era un ragazzo popolare tra i suoi amici e spesso postava riflessioni sui social media. Si poneva domande come: “Chi sono io senza il mio titolo? Chi sono io senza i miei successi? Chi sono senza il mio lavoro? Cosa saresti se una mattina ti svegliassi e tutti quei titoli che ti definiscono ti venissero tolti? ” Domande molto toccanti. Un mio studente me le ha riferite e ha chiesto la mia opinione a riguardo. 

In effetti, senza il proprio titolo, l’unica cosa che rimane è la persona.  I titoli sono i titoli, ma non sono la persona. Qualsiasi cosa tu abbia dentro è ciò che sei. Qualsiasi cosa tu faccia di te stesso è ciò che rimane quando i titoli non ci sono più, quando tu non ci sei più.

Secondo me, una persona si misura solo da quanto è riuscita a riconoscere il proprio egoismo, o forse anche a passare al fare del bene. Per “fare del bene” intendo la misura in cui ha lavorato per avvicinare le persone, per unire i loro cuori, per farle sentire connesse. In questo, ognuno è unico e il suo contributo rimane nel patrimonio collettivo dell’umanità anche quando non ci siamo più.

Di tutti i nostri impegni, questo è l’unico che lascia un impatto positivo sul mondo. Tutto il resto svanisce insieme alla persona. Quando riunisci le persone, quando le fai sentire più vicine e unite, più responsabili le une per le altre, rendi il mondo un posto migliore e questa sarà la tua eredità.

Ecco perché la mia organizzazione fa proprio questo: riunire e unire persone di ogni provenienza, cultura, etnia e fede.

 

Didascalia foto:
I soccorritori lavorano sulla voragine (Israel Fire and Rescue Service)

Alla fine esiste solo Uno

In tempi come questi, possiamo veramente sentire quanto Abramo sia stato un rivoluzionario. Quasi 4.000 anni fa, ha scoperto che alla fine c’è solo una forza che ha creato e governa tutta la realtà. In un’epoca in cui i suoi compatrioti erano in conflitto tra loro, uccidendosi a vicenda sui pendii maledetti della Torre di Babele, disse loro che c’è solo una forza che governa il mondo, una forza di unità, e che se la emulassimo, anche noi saremmo come uno.

La gente gli rise in faccia e continuò a litigare. Quattro millenni più tardi, ci troviamo ancora nella stessa condizione. Ma, alla fine, esiste ancora un’unica forza e se non cerchiamo di emularla soffriremo per chissà quanti millenni ancora.

Proprio quando scoppia l’odio, dobbiamo ricordare a noi stessi che sta scoppiando in modo da elevarci al di sopra di esso e chiedere la connessione, proprio come Abramo, chiedere che l’amore regni sull’odio. Certo, siamo semplici mortali e non possiamo elevarci al di sopra del nostro odio.  La forza che ha creato e sostiene tutta la realtà l’ha creata corrotta e piena d’odio, e solo questa forza può renderla amorevole.

È stato fatto prima, diverse volte, quando il popolo d’Israele si è unito ai piedi del monte Sinai “come un solo uomo con un solo cuore”, o quando il re Salomone disse: “L’odio suscita conflitti e l’amore copre tutti i crimini” (Prov. 10:12). Non abbiamo bisogno di altra vittoria se non quella di coprire l’odio con l’amore.

Se non possiamo rivolgerci al Bore e chiederGli di correggerci, possiamo e dobbiamo chiederGli di darci il desiderio di chiedere a Lui. È scritto: “Metti nei nostri cuori la comprensione, in modo che possiamo capire e sapere come ascoltare, imparare e insegnare la tua legge con amore” (dalla preghiera ebraica Shema).

Le situazioni difficili che sorgono tra di noi in questi tempi fatidici, non accadono per farci litigare come bambini. Accadono perché ci rivolgiamo all’unica, sola forza in tutta la realtà, il Bore, e chiediamo che ci faccia tutti uno, uguale a Se Stesso.

L’aspirazione per l’unità nasce dalla radice più elevata della creazione, dalla sua origine. L’idea che essere uno sia la soluzione a tutti i nostri problemi e il nostro stato più felice, ci arriva poiché questa è davvero la nostra radice e quando siamo uno non esiste altro che pace e pienezza.

Tutti gli stati di separazione e divisione quindi, si scatenano per farci connettere e unire ancora di più. Ora che il grande odio è stato rivelato, è il momento di fare grandi sforzi per unirsi. Se preghiamo per la risoluzione dei problemi di tutte le persone nel mondo, metteremo fine ai duri decreti che affliggono il mondo. Se mettiamo la connessione al di sopra della separazione e l’amore al di sopra dell’odio, copriremo i nostri crimini con amore e guariremo i mali dell’umanità. 

Perché abbiamo bisogno di così tante persone nel mondo

All’inizio del XX secolo, la popolazione mondiale era di circa due miliardi di persone. Oggi sono circa otto miliardi. Di questi otto miliardi, la maggior parte è povera e più di un miliardo di persone è affamato al punto di morire di fame. Provvedere a così tante persone a un livello decente sembra un compito troppo arduo per la Terra. Inoltre, ogni giorno, sempre più bot, robot e macchine automatiche sostituiscono i lavori umani. L’umanità sta producendo abbastanza per provvedere a tutti, quindi la domanda è perché abbiamo bisogno di così tante persone. La Terra, e l’umanità, non starebbero meglio se fossimo solo quattro miliardi, per esempio? La verità è che non staremmo meglio; staremmo molto peggio. C’è una buona ragione per la crescita esponenziale della popolazione umana nell’ultimo secolo circa.

Quando guardiamo le persone, vediamo volti e corpi, esseri umani e niente di più. Ma la verità è molto più complicata e complessa di così. Provate a immaginare un qualsiasi animale senza metterlo in relazione con il suo ambiente,  vi renderete conto che è una causa persa. La forma, il colore, il comportamento, le dimensioni, la longevità e ogni altro aspetto della sua esistenza deriva dall’ambiente in cui esiste. Gli animali non sono isolati dal loro ambiente; dipendono da esso, seguono le sue leggi, e allo stesso tempo creano l’ambiente che li sostiene e di cui fanno parte.

Anche gli esseri umani costituiscono un sistema. Pensiamo a noi stessi come individui isolati, ma in realtà siamo parti di una società umana globale. Noi la influenziamo, essa ci influenza, e quasi tutto ciò che è vero per il regno animale è vero per noi.

Ci sono solo due differenze tra gli animali e le persone, anche se sono differenze fondamentali. La prima è che le persone sono intrinsecamente meschine ed egoiste, mentre gli animali no. La seconda è che i nostri desideri crescono e si intensificano, mentre quelli degli animali rimangono in gran parte gli stessi.  Mentre noi desideriamo più soldi e più potere di quello che abbiamo, gli animali si accontentano di quello che hanno, una volta che hanno la loro parte.  

Peggio ancora, di generazione in generazione, stiamo diventando più avidi, dominatori e narcisisti. Al contrario, le “aspirazioni” degli animali non cambiano da una generazione all’altra.  Se hanno abbastanza erba, o selvaggina, sono felici e contenti. 

La ragione per cui i nostri desideri crescono mentre quelli degli animali rimangono gli stessi è che un maggior desiderio ci fa accelerare il nostro sviluppo. Alla fine, gli esseri umani non sono destinati a percepire solo l’esistenza fisica, ma a penetrare attraverso di essa e percepire la connessione e l’interdipendenza tra tutti noi non solo intellettualmente, come sto spiegando qui, ma nei sensi, proprio come percepiamo il mondo fisico, se non di più.

Il nostro costante desiderio di cercare, esplorare, scoprire e imparare deriva dalla nostra aspirazione a conoscere i livelli più profondi della realtà. Questa conoscenza è l’unica prerogativa degli esseri umani, poiché solo gli uomini sviluppano desideri così profondi.

Man mano che i nostri desideri crescono, dobbiamo imparare a dirigerli verso la scoperta dello scopo e della struttura della vita. I nuovi desideri appaiono prima al livello più grossolano e dobbiamo coltivarli, elevarli al livello in cui migliorano la nostra percezione della realtà.

Poiché questi desideri sono così intensi, abbiamo bisogno di più persone per “condividere il carico”. Come appena detto, anche se ci sentiamo isolati, in realtà siamo un unico sistema. Tutto ciò che pensiamo sia nostro è in realtà parte del sistema dell’umanità e tutta l’umanità lo condivide. Pertanto, anche i nostri desideri non sono personali, anche se si sentono come tali.

Ogni volta che eleviamo un desiderio dal livello corporeo ai livelli superiori di percezione, influenziamo tutta l’umanità. E ogni volta che una persona muore, il peso di elevare il nostro desiderio comune diventa più gravoso per tutti noi.

Ecco perché la vita di ogni persona è preziosa. Determina il ritmo di avanzamento di tutta l’umanità. Se ci rendessimo conto di quanto profondamente siamo legati e del danno che causiamo maltrattando gli altri, se lo sentissimo come è realmente, ossia che stiamo torturando noi stessi, non oseremmo maltrattarci l’un l’altro o trascurare anche una sola persona.