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L’eredità di Baal HaSulam: demistificare la Kabbalah per il XX secolo e successivi.

L’essenza del metodo di Baal HaSulam è la verità.

Tutto ciò che esiste è la forza di ricezione della persona, la forza di dazione del Bore e la connessione tra di loro.

Più possiamo usare la nostra forza con la forza del Bore, che risplende su di noi, più avanziamo verso la sorgente delle nostre vite.

Baal HaSulam visse e agì nel XX secolo. C’erano stati molti Kabbalisti prima di lui e pure alcuni nella sua generazione. Tuttavia, Baal HaSulam è unico in quanto ha ricevuto il permesso dall’alto di rivelare il metodo della Kabbalah, cioè il metodo di correzione della persona per ottenere la qualità di dazione del Bore, mentre prima di Baal HaSulam era molto difficile comprendere e ottenere la qualità del Bore. Chiunque desiderasse studiare la Kabbalah doveva sottoporsi a preparativi complicati, come l’apprendimento delle sette saggezze. Baal HaSulam, tuttavia, ha portato la saggezza e il metodo della Kabbalah molto più vicini alle persone, rendendo più facile, per chiunque lo desideri, raggiungere il Bore.

Se leggiamo i testi di Baal HaSulam parola per parola e sentiamo quelle parole un po’ dall’interno, allora vediamo che ha scritto per persone che desiderano sentire il Bore, perché è questa la sensazione più elevata e importante che possiamo raggiungere.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.   

Perché io ho la necessità di provare vergogna?

Ci è stata data la qualità della vergogna affinché, grazie a determinati sforzi, ci eleviamo gradualmente dalla nostra vita corporea innata, in cui siamo chiusi nei nostri desideri di godere per il proprio tornaconto, alla vita spirituale nell’opposto desiderio di dazione.

Nel metodo della Kabbalah, ci relazioniamo con la vergogna in modo costruttivo come una tappa del nostro avanzamento verso la meta spirituale, il raggiungimento del desiderio di donare, e lo facciamo in un contesto di gruppo. Cioè, ci circondiamo di persone che condividono un desiderio simile di raggiungere un obiettivo spirituale nella vita e iniziamo a lavorare su come avvicinarci e connetterci a queste persone secondo il principio “ama il tuo amico come te stesso”.

Così facendo, ci mettiamo nelle condizioni di attrarre la forza d’amore e di dazione della natura e, quando sentiamo questa sublime forza spirituale, vediamo la nostra natura egoistica opposta ad essa. Questo processo continua fino a quando non ci vergogniamo della nostra natura rispetto alla natura spirituale altruistica e usiamo questa rivelazione in modo costruttivo, per uscire dal nostro attuale livello corporeo di desiderio di ricevere costantemente l’appagamento per il beneficio personale e salire al livello della natura stessa, con un desiderio  di donare e amare in modo puro.

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L’ allegoria delle quattro candele: pace, fede, amore e speranza

Quattro candele tremolano dolcemente in una stanza. La prima sussurra: “Io porto la pace, la gente non sa come proteggermi” e si spegne. La seconda dichiara: “Io sono la fede, la gente non ha bisogno di me” e si spegne. La terza lamenta: “Io incarno l’amore, la gente non mi apprezza” prima di scomparire.

All’improvviso entra un bambino, spaventato dall’oscurità crescente, e inizia a piangere. La quarta candela parla: “Non piangere. Io sono la speranza. Finché risplenderò, potrai riaccendere le altre candele attraverso di me”.

Finché la speranza persiste, la vita dura. Essa guida il nostro cammino verso la crescita. La speranza spinge le persone ad attraversare vasti oceani, a cercare nuove terre e a fare nuove scoperte. Incarna l’essenza dei sogni e alimenta lo spirito.

Ma come si fa a sostenere la speranza in assenza di pace, fede e amore? Quando tutto sembra perduto, ci arrendiamo alla vita, alla natura o a un potere superiore, riponendovi completa fiducia. Ogni candela si spegne per consentire un momento cruciale, appena prima del buio completo, per afferrare il filo che ci lega alla nostra fonte, cioè quello che ci collega alla sorgente della nostra vita, la forza dell’amore, del dono e della connessione. Possiamo quindi continuare il nostro viaggio insieme a quella forza.

La speranza funge da legame tra l’umanità nel regno fisico e il mondo spirituale superiore. Rimane eternamente accesa, simboleggiando la connessione eterna. Quindi, se la speranza si affievolisce momentaneamente, è un segno che dobbiamo riallinearci: riconoscere l’armonia, la felicità e la pace che ci attendono quando ci colleghiamo alla fonte d’amore e di dazione della nostra vita, e questo dovrebbe darci la forza di andare avanti.

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Si può amare una persona malvagia?

Sì, si possono amare le persone che compiono anche gli atti più spregevoli, perché in loro c’è un pezzetto di anima.

Dobbiamo capire che c’è una differenza tra corpo e anima. Le persone che fanno del bene o del male nel mondo non hanno un’anima.

Un’anima è chiamata “una parte della Divinità dall’alto”. Siamo fatti di desideri di godere, chiamati “corpo”, e il loro godimento di base è a un livello corporeo dove cerchiamo di godere attraverso piaceri legati al cibo, al sesso, alla famiglia, al denaro, all’onore, al controllo e alla conoscenza. Alla fine, nel nostro desiderio di godere, emerge un piccolo punto di desiderio che proviene da un grado spirituale superiore, al di sopra della corporeità.

Invece di desiderare di godere solo per il proprio beneficio, questo piccolo punto di desiderio ha radici in un mondo permeato dalla qualità della natura stessa: amore e dazione, al di là dei limiti dei nostri desideri corporei. Se abbiamo un tale desiderio, allora abbiamo una parte dell’anima, e se non sentiamo alcun desiderio di elevarci al di sopra dei nostri desideri corporei in modo amorevole e di dazione verso gli altri e la natura, allora non abbiamo un’anima, nemmeno il suo punto di partenza.

Possiamo paragonare questo punto del desiderio a un seme che deve essere posto nelle giuste condizioni, come un terreno fertile, con umidità, aria e una certa quantità di luce solare, per svilupparsi in una pianta in fiore. In altre parole, dobbiamo collocare questo punto dell’anima in un luogo protetto che sia in grado di svilupparlo in un’anima pienamente cresciuta, che possa amare, donare e connettersi in modo simile alla qualità sconfinata di amore e donazione della natura.

I Kabbalisti definiscono questo punto dell’anima, quando emerge tra i nostri desideri corporei, come “il punto nel cuore”. Vale a dire, il cuore sono i nostri desideri corporei, dove percepiamo piaceri transitori e un’esistenza temporanea, e il punto nel cuore è il desiderio radicato nell’anima, dove possiamo percepire armonia completa, pace ed esistenza eterna.

Se sentiamo un tale desiderio dentro di noi, un punto che solleva domande sul significato della vita, perché siamo qui, chi siamo, cos’è la realtà, perché c’è così tanto dolore nel mondo e altre domande esistenziali fondamentali, allora possiamo mettere tale desiderio in condizioni che possano svilupparlo fino a un certo volume, e all’interno di tale volume, far crescere un sentimento di amore, dazione e connessione positiva con tutti e con la natura stessa. In tale stato, raggiungiamo la nostra anima.

Pertanto, in relazione allo sviluppo dell’anima, possiamo aggiungere l’amore, la cura e l’obiettivo di darle tutto ciò che è necessario per farla sbocciare nel suo stato eterno e completo. Tuttavia, in relazione ai desideri egoistici, non è necessario amare nessuno di essi. I Kabbalisti chiamano l’ego, cioè il desiderio di godere a spese degli altri e della natura, “inclinazione malvagia”, ed è in definitiva in uno stato di morte. È destinato a essere distrutto fin dall’inizio, perché non può provare alcun piacere e appagamento duraturi, secondo la sua stessa natura.

Pertanto, possiamo sviluppare amore non verso la parte egoista in noi, da cui provengono distruzione e sofferenza, ma nella parte di ogni persona chiamata “umana”, il punto nel cuore che può svilupparsi in un’intenzione completamente amorevole e di dazione capace di portare vita e luce nel mondo.

I desideri egoistici che abbiamo dentro sono opposti alla forma altruistica ed eterna della natura. Non sono quindi considerati “umani”, parola che in ebraico significa “Adamo” e che deriva dalla parola “simile” (“Domeh“), dalla frase “Adameh le Elyon” (“simile all’Altissimo”). In altre parole, l’essere umano è colui che sviluppa il proprio punto nel cuore in modo simile alla forza d’amore e di dazione della natura e, così facendo, si eleva al livello umano in somiglianza con la natura, in cui scopre l’eternità e la perfezione della qualità altruistica della natura. In questo stato, è possibile “amare il prossimo come se stessi”, cioè scoprire la forza comune dell’amore, della donazione e della connessione positiva che si trova nella nostra anima e che collega i nostri punti del cuore in un’unica anima.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman. 

Come faccio a superare la mia dipendenza dal gioco d’azzardo?

L’attrazione per il gioco d’azzardo deriva da una forte sensazione di mancanza di connessione con il destino.

Che cos’è la mancanza di connessione con il destino? È la mancanza di una connessione armoniosa tra le persone e la natura, o di un percorso per raggiungere questo obiettivo.

Alla base di tutti i nostri desideri c’è il desiderio di connetterci con la fonte della nostra vita, la forza dell’amore, del desiderio di dare  e della connessione che ci ha creato e ci sostiene e che può appagarci completamente.

Stiamo seguendo un percorso di sviluppo per scoprire questa forza, ma non tutti conosciamo questo obiettivo o il processo che stiamo seguendo per raggiungerlo.

Desideriamo quindi conoscere il nostro destino, il processo in cui ci troviamo, ciò che è radicato nella natura e il piano con cui la natura opera.

Di conseguenza, giocando, ci sentiamo come scienziati in un laboratorio. Esprimiamo il nostro desiderio di rivelare la formula con cui operano la natura e l’umanità.

Capisco e sento i giocatori d’azzardo, anche se io stesso non sono un giocatore e non ho mai provato attrazione per il gioco d’azzardo. Mia moglie, invece, una donna adulta, ha interesse a giocare a vari giochi d’azzardo. Questo deriva dalla ricerca di una forza del destino che agisce su di noi e che, se offriamo alle persone l’opportunità di incontrare questa forza, allora la sentiranno.

Potrebbe sembrare che un giocatore d’azzardo ossessivo voglia solo fare soldi velocemente, ma non si tratta di soldi. Può tranquillamente perdere e vincere denaro, quindi non si tratta di perdere o guadagnare. Piuttosto, a livello interiore, il giocatore d’azzardo cerca una connessione con la forza superiore che opera su di noi in ogni momento. C’è un aspetto spirituale, come in tutti i giochi.

Qual è l’aspetto spirituale dei giochi? I giochi sono azioni in cui i giocatori passano da un livello all’altro. Quando giochiamo, non ne conosciamo l’esito. Così è la vita. In questo senso, possiamo dire che uno scienziato che conduce vari esperimenti o ricerche è una sorta di giocatore d’azzardo.

Ci comportiamo allo stesso modo in molti ambiti della nostra vita. Se vogliamo progredire su basi sicure, allora dobbiamo staccarci dall’idea del destino e lanciarci in un gioco d’azzardo.

Per quanto riguarda il superamento di una dipendenza distruttiva dal gioco d’azzardo, è scritto che la Torah guarisce tutti. Consiglio a chiunque sia dipendente dal gioco d’azzardo di aprire e leggere i libri della Kabbalah. Il metodo della Kabbalah prevede un percorso di gioco d’azzardo, cioè di intraprendere rischi, esperimenti e ricerche per trovare e sentire una certa scintilla che esiste dentro di noi. Ci lascia, per così dire, sul filo del rasoio, in quanto possiamo  perdere quella scintilla o aumentarne l’intensità in ogni momento. Applicandoci al metodo kabbalistico, otteniamo un grande appagamento, acquisendo maggiore conoscenza, consapevolezza e saggezza sulla nostra vita, e ci impegniamo regolarmente in un gioco per progredire verso livelli sempre più alti di percezione della realtà.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.  

Cosa sono le Sefirot?

La parola “Sefirot” deriva dalla parola “Sapir“, che significa “splendore” o “illuminazione”.

La saggezza della Kabbalah spiega che esiste una forza spirituale di amore e dazione, che chiama “luce”, e quando ci adattiamo a questa forza, permettiamo che essa entri nei nostri desideri e li illumini. Chiamiamo poi i desideri in cui la luce spirituale brilla, “Sefirot“.

Il processo di raggiungimento spirituale consiste nell’elevarsi al di sopra dei nostri desideri corporei innati, con l’intenzione spirituale di amare e dare. Più lo facciamo, più riveliamo le  Sefirot.

Scopriamo queste Sefirot nei cosiddetti  mondi spirituali, Olamot, dalla parola He’elem, occultamento. In altre parole, più saliamo nei gradi spirituali, più riveliamo le illuminazioni delle Sefirot e  scompaiono gli occultamenti sulla nostra percezione e sui nostri sensi.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.  

L’ascesa dell’intelligenza artificiale

Domanda: Oggi l’intelligenza artificiale sta sostituendo vasti ambiti dell’attività umana, anche quelli creativi.

Secondo le previsioni, molte professioni semplicemente non saranno necessarie. Una persona non sarà in grado di realizzarsi in nulla. In tal caso, cosa faranno le persone?

Risposta: Autoeducazione, penseranno più profondamente, desidereranno più profondamente e si sintonizzeranno più profondamente per raggiungere gli strati più profondi della natura.

Domanda:  Sam Altman, CEO di Open AI, ha parlato di  Chat GPT e di  GPT-4 in un podcast. In esso ha affermato di “credere che l’AI (Intelligenza Artificiale) possa diventare cosciente, ma definire l’AGI (Intelligenza Artificiale Generale) e la coscienza è complesso”. Egli suggerisce che un’AI cosciente deve mostrare comprensione di sé, avere memoria e possedere la capacità di soffrire. Mentre lavoriamo verso l’AGI, è vitale considerare questi aspetti della coscienza e garantire che i sistemi di AI siano in linea con i valori e le preferenze umane” (medie).

Pensi che l’intelligenza artificiale abbia una coscienza?

Risposta: Il fatto è che dobbiamo prima determinare cos’è l’intelligenza artificiale. L’intelligenza può essere artificiale? Possiamo in qualche modo controllarla, o è solo una specie di giocattolo meccanico per i corpi viventi?

Domanda: Gli scienziati nel campo dell’intelligenza artificiale hanno coniato un termine per descrivere l’ascesa dell’intelligenza artificiale: General Artificial Intelligence Takeoff (decollo dell’Intelligenza Artificiale Generale). Dicono che ad un certo punto ci sarà la completa confisca di tutte le iniziative umane da parte dell’intelligenza artificiale. Sostituirà assolutamente tutto e avrà il controllo di tutto.

Hai qualche paura di un tale stato?

Risposta: Assolutamente no. Non ci credo. Una macchina del genere, un robot del genere può davvero fare molto, ma non potrà mai elevarsi al di sopra dell’uomo. Certo, può confonderci. Ci confondono anche le sciocchezze che inventiamo e creiamo oggi. Ma non abbiamo nulla da temere dalla rivolta delle macchine.

 

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Da “Kabbalah nel moderno mondo turbolento” di KabTV 8/3/23

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La Kabbalah: la scienza del dare

Domanda: Per molti anni abbiamo attraversato uno sviluppo inconscio durante il quale il nostro desiderio di essere riempiti, di ricevere piacere, si è costantemente evoluto. E cos’è lo sviluppo cosciente?

Risposta: Lo sviluppo cosciente è quando cominciamo a capire che non possiamo vivere solo con il desiderio di godere, di essere riempiti. Oltre al desiderio di ricevere, vogliamo anche essere nel desiderio di dare. E qui sorge il problema: Come possiamo svilupparci nel desiderio di dare?

Qui ci viene in aiuto la Saggezza della kabbalah. Attraverso lo studio diventa chiaro come sviluppare questo in noi stessi.

La scienza del dare è la Saggezza della kabbalah. È in contraddizione con tutte le scienze, i metodi, e le teorie che, senza eccezione, si occupano solo del desiderio di ricevere, su cui si basa l’intera natura del nostro mondo.

 

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Dalla “Prefazione alla Saggezza della kabbalah” di KabTV’s 27/8/23

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Perché esiste la guerra? È qualcosa di profondamente radicato nella natura umana?

La guerra esiste perché l’universo è composto da due forze opposte: la ricezione e la dazione. Quando queste forze non entrano in equilibrio, vanno in corto circuito e cercano di distruggersi a vicenda. Lo sforzo reciproco di ciascuna parte per eliminare l’altra è la guerra.

La causa principale della guerra è lo scontro tra queste forze opposte della natura: la ricezione e la dazione. Questo scontro di forze spirituali dà origine alle guerre che si svolgono nel nostro mondo materiale.

Pertanto, per fermare la guerra alla sua origine è necessario sviluppare un senso regolatore che abbia la capacità di elargire al di sopra della nostra innata forza di ricezione, costituita dai nostri desideri egoistici che mirano esclusivamente ad assorbire in noi stessi. Nel linguaggio della Kabbalah, questo senso della dazione è chiamato “schermo” (ebr. “Masach”). Attraverso questo nuovo senso regolatore, possiamo acquisire uno stato di connessione umana positiva ed equilibrata.

Questa è la chiave per un’esistenza senza guerre, armoniosa e pacifica.

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Può la Kabbalah essere compresa senza conoscere l’ebraico?

È possibile comprendere la Kabbalah in qualsiasi lingua. Inoltre, è auspicabile studiare la Kabbalah nella propria lingua madre. Tuttavia, allo stesso tempo, ci sono un certo numero di termini Kabbalistici in ebraico che si dovrebbero imparare per avanzare nello studio.

Ad esempio, la parola ebraica “Partzuf” si traduce letteralmente con “faccia”, ma nella saggezza della Kabbalah ha un significato completamente diverso e nessun termine può esprimere correttamente il suo significato spirituale a parte la parola “Partzuf”. Una situazione simile si ha con molte altre parole. Se pensi a “Partzuf” come “faccia” e ad altre parole tipo “Rosh” come “testa” e “Raglaim” come “gambe”, cioè gli usi ebraici quotidiani di questi termini, allora diventerai del tutto confuso e perderai completamente il punto.

Queste parole e molte altre sono la terminologia dell’anima, e gradualmente arriviamo a percepirle come tali man mano che avanziamo nel metodo della Kabbalah.

Penso quindi che non abbia senso tradurre queste parole. Allo stesso modo, in molte delle professioni del mondo, molte parole rimangono nella loro lingua originale. Ad esempio, il latino è usato in medicina, l’italiano è usato in musica e ogni tipo di espressione in tedesco e inglese è usata nei linguaggi tecnici internazionali. 

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