Pubblicato nella 'Società' Categoria

Cambia questa unica cosa per raggiungere la perfezione

Il mondo si sta dirigendo verso uno stato di perfezione. Sebbene possa sembrare che ci stiamo allontanando sempre di più dalla perfezione, è necessario che percepiamo la nostra lontananza da uno stato perfetto per desiderare di unirci e avanzare verso di esso.

La perfezione è uno stato che va bene per tutti, senza problemi, con un senso di vitalità e in cui tutti si preoccupano gli uni degli altri.

Per realizzare la perfezione, dobbiamo prima cancellare la nostra competitività materialistica, che ci tiene in una costante inquietudine e che ci fa anche vedere gli altri in modo sfavorevole.

Dobbiamo calmarci, uscire dalla vita frenetica e agire nel mondo perché desideriamo portare il bene a tutti. Vale a dire, dobbiamo modificare la nostra motivazione, ed essere motivati semplicemente dal fatto che vogliamo fare del bene a tutti.

Se i valori della società si spostassero da come sono ora, la venerazione per il successo di individui che competono per arrivare al culmine della ricchezza, della fama e del potere, al valorizzare le persone per il bene che portano alla società, allora saremmo spinti a portare bontà a tutti, dato che così facendo, guadagneremmo il rispetto della società. Spero che questo cambiamento avvenga al più presto, perché allevierebbe molte sofferenze e permetterebbe di far fluire nel mondo un’abbondanza di bontà.

 

Basato sul video “Change This 1 Thing to Achieve Perfection” con il kabbalista Dr. Michael Laitman e Oren Levi. Scritto/editato dagli studenti del kabbalista Dr. Michael Laitman.

Alla Giornata Mondiale dei Diritti Umani manca il diritto più importante

Ogni anno a dicembre i media discutono molto di diritti umani in occasione della Giornata dei Diritti Umani che viene celebrata dalla comunità internazionale il 10 del mese, in memoria della Dichiarazione Universale dei diritti umani che fu proclamata nel 1948 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

La dichiarazione stabilisce una vasta gamma di diritti fondamentali e libertà di cui tutti abbiamo diritto, come ad esempio il diritto alla libertà, eguaglianza, dignità, sicurezza personale, istruzione e lavoro. Ma c’è ne uno fondamentale a cui tutti abbiamo diritto, ma nessuno di noi ce l’ha perché non ne è consapevole. Tuttavia senza questo, non avremo nessuno di tutti gli altri diritti.

Si tratta di quel fatto unico e fondamentale, che determina tutto nelle nostre vite. E cioè che siamo tutti connessi l’uno all’altro e che dipendiamo gli uni dagli altri. Poiché non sappiamo questo, o non vogliamo saperlo, violiamo reciprocamente i diritti a destra e a manca, senza comprendere che così facendo stiamo danneggiando la vera struttura che ci sostiene e ci nutre. Quindi, il nostro diritto più essenziale, che è anche il nostro dovere, è di sentire che siamo gli uni il salvagente degli altri.

Che ci piaccia o no, siamo tutti insieme in questo. La legge generale della natura è “uno per tutti e tutti per uno” ed è imprescindibile. Prima lo comprendiamo, prima inizieremo a vivere di conseguenza. 

Noi non sfruttiamo i nostri figli, né li depriviamo dei loro bisogni primari. Al contrario, cerchiamo di fornire loro tutto quello di cui hanno bisogno e anche di più, perché li percepiamo come un’estensione di noi stessi. Allo stesso modo, se sentissimo che ognuno intorno a noi è anch’esso una nostra estensione, non lo sfrutteremmo.

Al momento dobbiamo lottare contro gli usi e gli abusi nel mondo, proprio perché ci sentiamo disconnessi gli uni dagli altri. Fino a quando non porremo fine a questo senso di disconnessione, non potremo sradicare lo sfruttamento e la lotta per i diritti umani sarà futile e inutile.  Anzi, ne beneficeranno solo coloro che ottengono fama e fortuna mostrandosi paladini dei poveri, quando di fatto speculano sulle loro spalle tormentate.

Dato che la comprensione della dipendenza reciproca è essenziale per curare tutti i mali della società, io insisto sempre sul fatto che l’educazione alla connessione è l’iniziativa più urgente e più importante che dobbiamo prendere. Deve venire prima di ogni cosa, perché, di nuovo, sapendo che dipendiamo gli uni dagli altri, non ci colpiremo a vicenda e non ci sarà alcun abuso dei diritti umani.

Al contrario, ignorando la nostra interdipendenza, troveremo sempre modi per sfruttare gli altri e anche organizzazioni, che pretendono di lottare per i poveri, perpetueranno la loro miseria al fine di incrementare la propria ricchezza e il proprio potere.

Didascalia della foto:
Persone partecipano a una marcia contro il regime islamico in Iran nella Giornata Internazionale dei Diritti Umani. I manifestanti hanno chiesto giustizia per Mohsen Shekari, un uomo di 23 anni giustiziato dal regime islamico l’8 dicembre per aver bloccato una strada e presumibilmente ferito un soldato durante una protesta. Le manifestazioni in Iran, iniziate in risposta alla morte di Mahsa Amini, si sono trasformate in un movimento contro il regime e i manifestanti continuano a chiedere un Iran laico e democratico. (Foto di Allison Bailey / SOPA Images/Sipa USA)

Peggio degli animali

Questa mattina, dato che stiamo studiando l’influenza dell’ambiente sociale, uno studente, spinto dalle discussioni in cerchio che stavamo facendo, ha posto con sconcerto una domanda sul tema.  Ha detto: “Studiamo che acquisiamo tutte le nostre abitudini dall’ambiente. Recentemente, cose date per scontate per migliaia di anni vengono messe in discussione e cioè gli uomini vogliono essere donne, le donne vogliono essere uomini, i bambini vogliono essere trattati come fossero gatti e gli insegnanti devono soddisfare i desideri degli alunni. Dove andremo a finire? Quanto in basso cadremo?”

La mia risposta è stata semplice e immediata: ”Diventeremo peggio degli animali, in tutto”. Mi spiego meglio: gli esseri umani possiedono caratteristiche che vanno oltre il livello animale. Questi attributi ci hanno portato a sviluppare arti, culture, religioni, etica e varie forme di governo. In una parola, hanno creato quella che chiamiamo “ civilizzazione”.

Tuttavia, quando  ne facciamo un uso improprio, questi attributi ci abbrutiscono e ci rendono inferiori a qualsiasi animale. Quando applichiamo la moralità umana agli istinti animali, che non hanno nulla a che fare con la moralità bensì lavorano in noi come in qualsiasi altro corpo animale, deformiamo la nostra percezione del mondo e creiamo distorsioni nella società.

Gli animali non fanno domande di genere e non riflettono su quale specie sono. Sono semplicemente come la biologia li ha creati. Quando introduciamo moralità nella biologia, che appartiene esclusivamente al regno degli istinti, roviniamo i nostri istinti e compromettiamo la nostra biologia.

Gli umani possono essere al di sopra di tutta la realtà o completamente al di sotto. Se abbandoniamo il livello animale e ci concentriamo su quello umano, migliorando la società attraverso maggior solidarietà e preoccupazione reciproca, eleviamo l’umanità al di sopra di tutta la creazione. Ancor di più, così facendo, diamo un contributo al mondo in cui viviamo. Al contrario, quando ci concentriamo invece nel confondere la biologia, diventiamo inferiori agli animali, perché alteriamo la società e danneggiamo la nostra etica e i nostri corpi.

L’unico modo per fare le cose giuste è occuparci delle questioni umane piuttosto che di quelle del corpo. Se ci preoccupiamo solo di aumentare la coesione sociale e la responsabilità reciproca, la gente si sentirà sicura rispetto a come è e a come comportarsi. E questo di conseguenza renderà tutti più calmi e più felici. Tutti si sentiranno connessi alle loro comunità e il nuovo livello di coesione sarà così appagante che le persone smetteranno di chiedersi se sono uomini, donne o gatti.

Carne coltivata: un passo ragionevole per la civiltà

Un articolo di giornale che mi è stato  inviato la scorsa settimana asseriva che “La Food and Drug Administration (FDA) statunitense ha dichiarato sicuro per il consumo umano il suo primo prodotto a base di carne coltivato in laboratorio. Il prodotto é un pollo non macellato,  cresciuto da cellule  in coltura, che può essere distribuito al pubblico nel giro di pochi mesi.” Se questo sviluppo viene commercializzato con successo,  e se vengono mantenute le condizioni adeguate per produrre carne sana  e sicura, e c’è un grande “se”  attorno a quest’ultima condizione, allora sono assolutamente favorevole.

Oggi la maggior parte delle persone vive in città. Raramente vedono il collegamento tra il cibo che comprano al supermercato e la sua provenienza. Se le verdure che mangiano sono coltivate senza terra, o se la carne che comprano proviene da una fabbrica piuttosto che da un animale macellato per produrla, non credo che a loro importi. In effetti, molte persone sarebbero felici di sapere che la carne di pollo che hanno comprato non proviene da un vero pollo e che nessun animale è stato macellato per preparare la loro cena.

Inoltre, considerando il costo dell’allevamento di bestiame e pollame, la carne e il pollo coltivati in laboratorio saranno probabilmente più economici da produrre e più economici da acquistare. Per molti, il cibo sano è un lusso, quindi forse questo lo renderà leggermente più conveniente. 

Inoltre, c’è un chiaro vantaggio ambientale nel produrre carne coltivata in laboratorio rispetto alla carne che proviene da animali. Gli animali hanno bisogno di pascoli, che non solo impoveriscono la vegetazione, ma distruggono anche l’habitat naturale della fauna selvatica.

In un futuro più remoto, credo che il cibo coltivato naturalmente scomparirà del tutto. Forse le persone acquisteranno scatole contenenti alimenti non riconoscibili come quelli che conosciamo oggi, che non saranno né verdure né carne, ma qualcosa di completamente diverso. Non ho alcun problema con questo, soprattutto perché io stesso non sono un grande fan della carne. Non sono vegetariano, ma non sono nemmeno affascinato dalla carne. Finché l’umanità produrrà cibo adeguato, non ho problemi a produrlo in un laboratorio o in una fabbrica, e non credo che dovremo pensarci due volte.

Quello a cui dobbiamo pensare è la nostra attitudine verso le cose che ci circondano. Dobbiamo imparare a trattare tutto con dignità e gentilezza e capire che dipendiamo gli uni dagli altri a tutti i livelli, dal minerale al vegetale, all’animale e al livello umano. 

Se comprenderemo quanto tutti noi siamo vitali per la perfezione del nostro pianeta, come ci completiamo a vicenda e come il nostro benessere dipenda dal benessere di tutti gli abitanti della Terra, ci comporteremo correttamente e ci sarà cibo in abbondanza per tutti.

Rabbia per le strade? Fateli Vergognare

Negli ultimi due anni si è registrato un aumento del venti per cento degli incidenti violenti sulle strade israeliane. Qualche giorno fa, una coppia che stava attraversando la strada sulle strisce pedonali è stata quasi investita da uno scooter. Quando hanno affrontato il conducente, questi ha accoltellato l’uomo che lo aveva affrontato e se ne è andato con disinvoltura, lasciando morire l’uomo accoltellato.

Pochi giorni prima, un motociclista non ha gradito il commento di un automobilista e lo ha colpito con il casco facendogli perdere i sensi. In un altro recente incidente, un automobilista ne ha minacciato un altro con un coltello, ma si è risolto a tagliare “solo” le gomme dell’altra auto.

Questa ondata di incidenti violenti non è una cosa che un paese piccolo come Israele è abituato a vedere. A mio avviso, la soluzione migliore a questo problema è l’esposizione pubblica e la vergogna.

Niente è più efficace che ferire l’orgoglio di qualcuno. Il conducente dello scooter che ha ucciso l’uomo non ha mostrato alcun segno di rimorso quando è stato arrestato. Ma se avesse saputo che la società lo avrebbe scomunicato se avesse fatto questo, che non sarebbe stato in grado di trovare un lavoro, di crescere una famiglia o di avere amici perché la gente non lo avrebbe voluto intorno a sé, ci avrebbe pensato dieci volte prima di reagire in modo così brutale.

La luce del sole è il miglior disinfettante per le contaminazioni. Allo stesso modo, l’esposizione è il miglior detergente per le malefatte delle persone. L’identità di questi criminali dovrebbe essere nota a tutti, compresi i dettagli del loro reato, e dovrebbero essere severamente puniti e umiliati.

Oltre all’umiliazione, il governo e tutte le autorità dovrebbero avere tolleranza zero per i bulli assassini. È necessario uno sforzo consolidato e intransigente per arginare questi comportamenti e l’opinione pubblica dovrebbe sostenere questa politica.

La rabbia per le strade può colpire chiunque. Soprattutto al giorno d’oggi, quando le persone sono sempre più narcisiste e si sentono sempre più autorizzate, è più probabile che diventino violente senza un motivo apparente. Per questo, credo che solo una motivazione forte, che tocchi gli interessi più egoistici delle persone, possa impedire loro di mettere in pericolo gli altri utenti della strada.

Famiglia: la prossima generazione

Un nuovo documentario in Israele parla di una tendenza in crescita in Israele: il matrimonio aperto. Il film presenta coppie che esprimono una sensazione di stagnazione nel loro matrimonio e desiderano “dare vitalità” alla loro relazione. Il matrimonio aperto è solo una sfaccettatura di un fenomeno molto più ampio di deturpazione e dissoluzione accelerata dell’unità familiare nel tentativo di “rinfrescare” le relazioni delle persone e “rivitalizzare” le loro vite.

Capisco la fonte di questo bisogno. Gli umani sono esseri dinamici.  Come tali, hanno bisogno di cambiamenti e innovazioni costanti. Questo non ha nulla a che vedere con il fatto che siamo, o non siamo, intrinsecamente monogami.

La percezione attuale è che le persone abbiano una famiglia, crescano dei figli, li portino all’indipendenza e passino a miglior vita. Ci aspettiamo che questo continui per l’eternità, ma questa non è la nostra vocazione; è la vocazione degli animali e noi abbiamo dentro di noi qualcosa che non appartiene al regno animale: non solo viviamo, ma ci chiediamo quale sia lo scopo della vita. Che lo sappiamo o no, la nostra vita non è dedicata a vivere, ma a capire perché viviamo.

Nella maggior parte delle persone la domanda sullo scopo della vita è ancora sopita, ma in molte altre, e in un numero sempre maggiore ogni giorno, si è risvegliata e chiede risposte. Per queste persone nulla è scontato, mettono in discussione tutto e hanno bisogno di capire perché fanno quello che fanno. Non è un desiderio di distruggere, ma l’urgenza di capire, di comprendere tutto ciò che accade al livello più profondo.

Questa pulsione è la causa della frantumazione delle nostre istituzioni sociali tradizionali. La troviamo non solo nelle nostre case, ma in ogni aspetto della nostra vita. Mettiamo in discussione l’istruzione, i sistemi economici, le forme di governo, la religione e la famiglia.

Anche se non riusciamo a trovare risposte, la messa in discussione dei sistemi esistenti ha un valore cruciale. Diffidare e rifuggire da essi ci libera dalle catene della tradizione e dei vincoli morali, e il senso di libertà ci permette di sviluppare qualcosa di completamente nuovo, che non è l’anarchia, ma relazioni più sane e soddisfacenti. Una società di questo tipo sarà quella in cui tutti si impegnano spontaneamente e consapevolmente.

In una società di questo tipo, le persone si impegnano non solo per la propria famiglia, ma per l’intera comunità e, infine, per tutta l’umanità. Inoltre, si impegnano nella stessa misura, e anche di più, di quanto si impegnino attualmente nei confronti delle loro famiglie. Tuttavia, devono scegliere questo impegno liberamente e non possono essere costretti a rimanere impegnati se decidono di andarsene. Forse al momento è difficile immaginare un tale impegno, ma l’umanità è comunque diretta verso di esso.

In una società di questo tipo, in cui tutti si dedicano a tutti gli altri, tutti si preoccupano di tutti gli altri e i naturali sentimenti di estraneità e sospetto non determinano più il quadro sociale.

In una società di questo tipo i legami familiari saranno molto forti e solidi, ma non perché le persone saranno costrette a rimanere monogame. L’intero scopo della relazione cambierà, rendendo irrilevanti le questioni della monogamia e della fedeltà.

In questa società futura, le persone si concentreranno più sulla loro vita spirituale che su quella fisica. Coltiveranno i loro legami spirituali piuttosto che concentrarsi sulle loro azioni fisiche. Queste persone non si giudicheranno in base alla loro capacità di soddisfare i propri capricci, ma in base al loro contributo alla comunità.

Vivere in una comunità di questo tipo significa che tutti coloro che vi circondano si preoccupano per voi e vi aiutano a crescere. Il risultato naturale sarà che vorrete fare lo stesso per loro.

Quando le persone agiscono a questo livello, si sentono libere perché sono libere di dare e ricevono da tutti. Non hanno bisogno di “rinfrescare” le loro relazioni perché esse non diventano mai stantie. Più le persone danno e ricevono, più crescono e cambiano, e il dinamismo delle relazioni le mantiene nuove e vitali.

Certo, non siamo ancora arrivati a questo punto, ma l’umanità sta andando in questa direzione. La velocità con cui ci arriveremo dipende da noi e, a mio parere, prima lo faremo meglio sarà.

Chi è una regina di bellezza?

Per la prima volta dal 1950, non ci sarà alcun concorso di bellezza Miss Israele in Israele e Israele non invierà alcuna concorrente al concorso Miss Universo che si terrà negli Stati Uniti a gennaio. Secondo i24 News, la decisione “ha suscitato molte reazioni, alcune di rammarico per la fine dell’evento, altre di gioia. Negli ultimi anni”, continua la notizia, “il concorso è stato criticato perché le donne vengono giudicate solo in base al loro aspetto fisico”.

Sono d’accordo con i critici. Non credo che la lunghezza delle gambe di una donna sia un metro di misura della sua bellezza.  Inoltre, com’è possibile decidere chi sia la donna più bella del mondo quando ogni razza ed etnia ha un suo aspetto caratteristico?  Come possiamo paragonare lo standard di bellezza giapponese con quello europeo, e chi può dire chi sia la più bella?

Per far finta che queste ragazze non siano trattate come oggetti, i giudici pongono alle concorrenti domande sciocche, alle quali nessuno si aspetta che rispondano sinceramente. Se dovessimo credere a loro, penseremmo che tutte le ragazze desiderano la pace nel mondo e che sono tutte profondamente preoccupate per il cambiamento climatico.

Un mio studente mi ha raccontato che il concorso sta perdendo popolarità e ha chiesto la mia  opinione a riguardo.  Ero contento di sentirlo; credo che potrebbe essere indicatore del fatto che stiamo maturando e stiamo iniziando a guardare oltre alle apparenze fisiche. 

È ora di iniziare a cercare la bellezza interiore perché, in fin dei conti, è questo che rende felici le persone. Quando si cerca la bellezza interiore di una donna, si scopre che non è possibile misurarla. Questo vale non solo per le donne, ma per tutte le persone. Quando si cerca la loro bellezza, questa è sempre nascosta.

La bellezza di una persona si evolve nel tempo. È definita dai legami con le altre persone e con l’ambiente. Le persone belle sono persone premurose, che comprendono i dolori e le difficoltà degli altri e vogliono aiutarli a stare meglio.

Questi sentimenti sono un dono, ma possiamo anche svilupparli. Una volta riconosciuto il nostro egocentrismo, possiamo imparare a cambiare.

Non si tratta di un processo che si può intraprendere da soli, ma se noi, come società, decidiamo che ne abbiamo avuto abbastanza della cultura dell’Io! Io! Io! potremmo imparare a pensare di più in termini di Noi! e meno in termini di Io! Questo farà un gran bene a tutti. È certamente un modo migliore di promuovere la pace nel mondo rispetto ai concorsi di bellezza di Miss Universo.

Al limite

C’è una ragione per il dibattito apocalittico che prevale così tanto ultimamente.  La minaccia che il conflitto Russia -Ucraina diventi nucleare con la centrale di Zaporizhzhya diventata ormai punto centrale di contesa, la crescente tensione tra Cina e Taiwan con il diretto coinvolgimento degli Stati Uniti, la costante minaccia atomica della Corea del Nord. Tutto questo e altro ancora danno l’inquietante sensazione di un mondo sull’orlo del disastro. Ci sono già condizioni, meno catastrofiche, ma comunque molto dolorose. L’impennata dell’inflazione sia negli Stati Uniti che in Europa, accompagnata dalla recessione, insieme ai violenti cambiamenti climatici, non fa che esasperare la situazione.

Queste emergenze avvengono simultaneamente perché siamo davvero al limite. Ci stiamo dirigendo verso una nuova era in cui il nostro modo di vivere di una volta, quello egoistico, sarà obsoleto.

Stiamo passando dall’era dell’egoismo a quella di una connessione e dipendenza reciproca tali che i pensieri egoistici, tanto meno le azioni egoistiche, non saranno più tollerate. Dovremo imparare  a essere reciprocamente rispettosi, all’inizio e a prenderci cura l’uno dell’altro, alla fine. Non potremo scegliere di evitare di preoccuparci per il prossimo, perché questo significherebbe non sopravvivere.

Non ci sarà un mondo cattivo. Al contrario, ci sarà un mondo dove ognuno è responsabile e si prenderà cura di tutti gli altri, un mondo dove non dovremo preoccuparci di noi stessi perché ognuno lo farà per noi. Sarà un mondo senza abusi, guerre o crimini. L’unico crimine sarà la mancanza di considerazione, l’egoismo.

Indubbiamente queste parole sembrano impossibili oggi. In effetti, siamo ancora lontani. Peraltro, rivoluzioni di questo tipo non avvengono dall’oggi al domani; questi sono processi ma ci siamo già ampiamente dentro.

La ragione per cui scrivo riguardo a questo adesso è che siamo già al limite. Dobbiamo iniziare a familiarizzare con concetti e regole che governeranno la nostra vita in futuro, perché prima le conosciamo e iniziamo a seguirle, più morbido sarà il passaggio.

Se opponiamo resistenza al percorso dell’evoluzione, le situazioni minacciose che stiamo vedendo oggi si materializzeranno. Se li accogliamo, i cambiamenti avverranno in modo morbido e piacevole.  Spero che sceglieremo il secondo.

Immagini:

1) Mucche sopravvissute all’uragano Florence, bloccate su un portico, circondate da acque alluvionali. North Carolina, USA.

2) Foresta di alberi di lava causata dall’eruzione di una linea di bocche di 1 km a est di Pu’u Kahaulea, sul vulcano Kilauea dell’isola di Hawaii.

Niente spaventa più di perdere la faccia

Di tutte le nostre paure, la peggiore è sicuramente quella di perdere la faccia, di provare vergogna. Per la maggior parte di noi, il rispetto di sé conta più ogni altra cosa. Se lo perdiamo, spesso preferiamo morire. Nessun’altra specie, oltre all’uomo, ne è dotata. Gli animali pensano solo a portare avanti la loro esistenza nel modo materialmente più confortevole possibile. Se incontrano un animale più forte, si ritirano senza pensarci due volte e certamente senza imbarazzo. Noi, invece, potremmo scegliere di andare al confronto con chi è considerato più forte di noi con la speranza di guadagnare rispetto o perché ci imbarazza confessare che siamo più deboli di qualcun altro. 

Le complicazioni che risultano da questo comportamento, guidato dal rispetto, sono enormi. Tuttavia, nonostante tutti i problemi che il perseguimento dell’onore ci causa, questo è anche il motore dello sviluppo. Se non fosse per brama di prevalere sugli altri, non avremmo sviluppato le civiltà e saremo ancora selvaggi come i nostri antenati che vivevano nelle caverne o dormivano sugli liberi per paura di essere sbranati dagli animali.

Prendiamo ad esempio il ragazzino di 8 anni che ha scalato El Capitan insieme  al padre. La roccia, un imponente monolite di granito alto 914 metri nel Parco Nazionale dello Yosemite, in California, è una delle sfide più ambite dagli scalatori. Cosa ha spinto il padre a mettere il figlio in un rischio del genere? Il desiderio di fama, il perseguimento dell’onore, come egli stesso ha detto: ” Che settimana incredibile! Sono così orgoglioso di Sam [il nome del ragazzino].”

Per molti il rispetto vale più della vita e evidentemente, in alcuni casi, vale più della vita dei figli.

Più ci allontanano dal livello animale verso il livello umano e maggiore è il valore che diamo al rispetto piuttosto che alla vita stessa. Invidiamo tutti quelli che hanno successo in qualcosa che consideriamo lodevole, perché vogliamo noi la lode. Alcuni invidiano addirittura personaggi famosi del passato, come ad esempio sovrani o conquistatori. Altri vogliono essere i migliori del loro ambito e sperano che i successi conseguiti sopravvivano  a lungo dopo la loro morte.

Comunque il desiderio di rispetto non è per natura negativo. C’è una buona ragione in tutto, compreso questo. Seguire questo desiderio ci fa migliorare e perfezionare valori e obiettivi. Ci eleva dai desideri materiali a quelli spirituali e alla fine ci porta ad abbandonare la nostra natura, perché il nostro egocentrismo ci sembrerà vergognoso.

Quando accade questo e il nostro perseguimento egoistico di rispetto ci conduce a volere diventare altruisti, comprendiamo che se non fosse stato per la ricerca dell’onore, non saremmo giunti a un obiettivo così nobile e sublime. Affinando e raffinando i nostri valori, arriviamo a comprendere che trascendere la brama per il rispetto, e concentrarsi sugli altri piuttosto che su noi stessi, è l’obiettivo più onorevole, ammirevole e rispettabile. Chi ha raggiunto questo non persegue più il rispetto e vuole evitare le complicazioni che accompagnano questa smania.

Sarà inoltre gentile con gli altri, non al fine di guadagnarsi il loro rispetto, ma perché la gentilezza stessa è la qualità più degna di rispetto.

La società “impianta” nelle nostre menti ogni tipo di idea riguardo a cosa è rispettabile o no. Spesso queste idee sono dannose per noi e per gli altri. Colui che si eleva dalla dipendenza del rispetto della società non viene influenzato dalle idee effimere e negative che riguardano cos’è rispettabile. Questa persona sente che la sottomissione al proprio ego è la condizione più vergognosa che esiste e che prendersi cura degli altri è la più ammirevole. Quando fare questa cosa ammirevole diventerà la motivazione che muove le persone all’azione, il mondo sarà un luogo ideale dove vivere.

Credito: Joe Baker, Instagram

La verità, l’amore e la connessione tra loro

“La verità è negli occhi di chi guarda”, recita una famosa massima. Nell’era delle false notizie, è più difficile che mai distinguere il vero dal falso. Come possiamo decidere a chi credere? Come possiamo sapere qual è la strada giusta quando tutti sembrano essere disonesti? La filosofia, la matematica, la legge e la scienza utilizzano tutte tecniche diverse per determinare la verità e definirla. Anche la saggezza della Kabbalah ha la sua definizione: La verità è prendersi cura degli altri. Il Creatore del mondo lo ha creato con la qualità dell’amore nei confronti di tutte le creazioni, altrimenti non le avrebbe create, e in ebraico Emet [verità] è il nome del Creatore. Pertanto, la verità è il Creatore ed è una relazione gentile con gli altri. Ogni altra relazione con gli altri, quindi, è falsità, o quasi.

Gentilezza, o attenzione per gli altri, significa che mi relaziono con gli altri con gentilezza e attenzione, che penso al loro bene. Non devo sapere cosa è bene per loro e cosa non lo è; non si tratta di ciò che so o non so, ma di come mi sento nei loro confronti. Prendendomi cura degli altri, saprò anche come trattarli in modo da far loro del bene.

Ne consegue che, per diventare sinceri, dobbiamo imparare a prenderci cura degli altri, dato che la nostra natura innata è l’egoismo. Per farlo, dobbiamo inserirci in una società in cui possiamo coltivare questi sentimenti verso gli altri, in cui posso mostrare agli altri che sto agendo verso di loro secondo verità, cioè con gentilezza, e loro ricambiano questa condotta.

La verità, quindi, non è qualcosa di assoluto. La misura della mia veridicità dipende dal livello della mia gentilezza verso gli altri. La verità assoluta è l’obiettivo ultimo dei nostri sforzi, la correzione finale. È il culmine di un processo di correzione delle nostre relazioni.

Si noti che non dobbiamo correggerci o cambiare in alcun modo noi stessi. Tutto ciò di cui abbiamo bisogno è cambiare il nostro modo di relazionarci, il nostro atteggiamento verso gli altri. Se abbiamo buone intenzioni nei confronti degli altri, stiamo agendo verso di loro con sincerità. Se intendiamo danneggiare gli altri, stiamo agendo nei loro confronti con falsità. In realtà è molto semplice.

C’è un altro detto che dice che solo i bambini e gli ubriachi dicono la verità. È vero, perché quando cresciamo e diventiamo più sofisticati, nascondiamo le nostre cattive intenzioni nei confronti degli altri. Sfruttiamo gli altri e ci relazioniamo bene con loro solo quando serve al nostro interesse egoistico. Di conseguenza, dobbiamo nascondere le nostre cattive intenzioni agli altri e anche a noi stessi, perché è molto sgradevole pensare a noi stessi come persone egoiste. In un certo senso, l’unica verità del nostro mondo è l’ipocrisia.

Possiamo cambiare il nostro egoismo innato e diventare persone vere e gentili. Tuttavia, non possiamo farlo da soli. Per cambiare noi stessi, dobbiamo inserirci in un contesto sociale che mi dimostri costantemente che gli altri sono gentili, o almeno più gentili di me. Usare l’invidia in questo modo può elevarmi dalla mia attuale disposizione egocentrica a uno stato di premura per gli altri, e cambiare le mie qualità da premura per me a premura per gli altri è considerato come passare dalla falsità alla verità.

Non possiamo fare a meno di partire dalla falsità: è la nostra natura innata. Tuttavia, dovremmo usarla solo per il tempo necessario a decidere che vogliamo cambiare noi stessi. Una volta stabilito che vogliamo cambiare, dobbiamo elevarci al di sopra della nostra natura, con l’aiuto dell’ambiente, come ho appena detto, e acquisire sempre più gentilezza.

Vediamo che dipendiamo dagli altri quando si tratta di cambiare noi stessi. Pertanto, se vogliamo avere successo, dobbiamo fare in modo che anche molte altre persone vogliano cambiare se stesse in meglio. Ne consegue che, come dice sempre la saggezza della Kabbalah, l’individuo e la società dipendono l’uno dall’altra, il che implica che se la società non riesce, non ci riuscirà nemmeno il singolo individuo.