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E se tornassimo indietro nel tempo?

La rivista dell’Università di Cambridge ha annunciato che i ricercatori di Cambridge hanno trovato un modo per “riportare indietro  di 30 anni le cellule epiteliali umane”. Il corpo della notizia è un po’ meno promettente, e spiega che i ricercatori sono stati in grado di “ripristinare in parte la funzione delle cellule più vecchie, oltre a rinnovare l’età biologica”, e che “in esperimenti che simulavano una ferita cutanea, le cellule parzialmente ringiovanite mostravano segni di comportamento più simile alle cellule giovanili”.  Anche se i ricercatori credono che “i risultati potrebbero prima o poi rivoluzionare la medicina rigenerativa,” io non ne sono convinto.  Inoltre, se dovesse succedere, sarebbe contro la natura e scontrarsi con la natura non è mai consigliabile. 

La rigenerazione delle cellule potrebbe aiutare per alcune ferite o problemi medici, ma non funzionerà per il corpo intero.  Non siamo in grado di ringiovanire di trent’anni, e qualsiasi tentativo di farlo porterà a malfunzionamenti e malattie che ci impediranno di farlo. 

Inoltre, non vorrei sottopormi a una simile pratica perché non credo che ricominciare da capo sia una grande idea. Possiamo pensare che le esperienze acquisite nel corso degli anni ci aiutino se torniamo giovani, ma non è così; non saremmo più saggi.

I nostri corpi non sono destinati a vivere per sempre. Sono qui per servire come veicoli con lo scopo di raggiungere molto di più dell’esistenza fisica. La vita reale non esiste nei limiti del corpo ma nelle connessioni tra le persone, connessioni su ogni livello: corporeo (che abbiamo già), mentale (che abbiamo parzialmente) e spirituale (che non abbiamo). 

Dato che la vita spirituale riguarda le connessioni tra i cuori delle persone, dove i loro desideri e aspirazioni si intrecciano e si percepiscono senza parole, non sono limitati al corpo o al tempo.  Non c’è bisogno di tornare indietro perché, fin dall’inizio, non c’è un “indietro”.

Essere in grado di ringiovanire le nostre cellule significa continuare a vivere nella paura perpetua della morte e della sofferenza. Ci confina nel nostro ego e ci tiene imprigionati nel nostro corpo. Essere in grado di connettersi con tutta la realtà a livello spirituale significa che ci siamo elevati al di sopra del nostro ego e abbiamo superato le suddivisioni che ci fanno sentire separati.

Per una persona tale, il tempo fisico è irrilevante.  Esiste invece un flusso eterno di desideri e sensazioni che formano costantemente nuove connessioni e nuove esperienze. 

Per salire a questo livello, dobbiamo invertire l’attenzione, passando dalla cura del nostro ego alla cura e al miglioramento delle nostre connessioni con gli altri. Se lavoriamo su questo con persone simili a noi, saremo in grado, progressivamente , di innalzare queste connessioni a un livello in cui il corpo diventa irrilevante e le persone iniziano a sentire gli altri al di là della loro posizione o presenza fisica. 

Una volta che raggiungiamo questo con un’altra persona, lo replichiamo con tutti e tutto; possiamo scoprire una parte della realtà della quale non eravamo a conoscenza. In quel momento, ci eleviamo al di sopra del tempo. Ne consegue che, sorprendentemente, la chiave per raggiungere l’immortalità, non  si trova nella biologia, ma nelle connessioni tra di noi.

Credit: Wikimedia commons

Un campo comune di pensiero

Domanda: da dove deriva il pensiero?  Come può una persona essere in contatto con esso?

Risposta: Siamo all’interno del campo del pensiero.  Quindi, si tratta di un’ induzione.  Evoca ogni sorta di pensieri individuali in noi.

Il campo comune in cui esistiamo come particelle di polvere nell’aria, ovvero, l’aria stessa, il pensiero stesso, il campo stesso, induttivamente ci manda ogni tipo di pensieri che ci permettono di capirci a vicenda, di sentire questo campo, il suo movimento generale, di influenzarlo a nostra volta, ecc.

In principio, la Kabbalah tratta la teoria del campo generale.  Con questo campo intendiamo il Creatore.  Non si tratta di un signore anziano che ci dirige dall’alto, ma di un campo comune, un piano comune.

La Kabbalah parla di come questo piano possa essere influenzato, come agisce su di noi, e come possiamo entrare in equilibrio con esso, che è l’obiettivo della nostra esistenza attuale, ovvero raggiungere l’equilibrio con il campo comune.

Quando raggiungeremo questa omeostasi completa, allora entreremo nella fase successiva di creazione.  Questa è la dialettica del nostro sviluppo.

 

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From KabTV’s “Close-Up. Secrets of Immortality”

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L’universo ha una volontà?

Domanda: Il più grande scienziato nel campo dell’astronautica K. E. Tsiolkovsky ha scritto nelle sue opere sul volere dell’universo. Ha detto che questo volere  condiziona tutto ciò che vediamo e sentiamo. L’unica domanda è: qual è questo volere?

L’universo ha una volontà? E possiamo parlarne?

Risposta: I veri scienziati, fisici, astronomi e cosmologi ritengono che l’universo sia un pensiero, una mente. Quando si addentrano in ciò che accade fuori di noi a grandi distanze, in grandi forze, sentono che esso respira con una sorta di enorme piano, qualcosa di molto grande e intelligente, finalizzato a qualcosa di misterioso, ma che ha una sua forza, una sua coerenza, una sua maturità, una sua logica superiore, per noi incomprensibile.

E noi siamo in questo come piccoli complici e l’universo ha la sua volontà e il suo programma. Molti hanno questa sensazione.

 

 

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Da “Primo piano” di KabTV. Il desiderio dell’universo” 11.28.2010

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Vaiolo delle scimmie: il nuovo virus in città?

Non abbiamo finito di affrontare un virus che ne arriva un altro. Il vaiolo delle scimmie, un cugino solitamente lieve del virus mortale del vaiolo, esiste dal 1958. Finora, però, era endemico soprattutto in Africa. Ora, come ogni cosa al giorno d’oggi, è diventata una minaccia globale. Secondo l’ultimo aggiornamento dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), “ci sono ora un totale di 131 casi confermati di vaiolo delle scimmie… in 19 Paesi”. Tuttavia, l’OMS afferma anche: “Sebbene l’epidemia sia insolita, rimane “contenibile””.

Non sono sicuro che questo sia l’inizio di una nuova pandemia, anche se gli esperti non pensano che lo sia. In ogni caso, se non questa minaccia, un altro pericolo verrà dalla natura per aumentare la nostra sensibilità verso il modo in cui ci tratta.

Niente è più potente della natura stessa. A questo proposito, il grande pensatore e cabalista del XX secolo Baal HaSulam scrive nel suo saggio “La pace” che Dio e la natura sono sinonimi. Allora, cosa vuole Dio, o la natura, da noi? Perché sta punendo tutta l’umanità con gli stessi colpi nello stesso momento e perché sta accadendo proprio ora?

La risposta a queste domande viene dal nostro stesso comportamento. Il fatto che così tante persone si pongano queste domande molto serie è esattamente ciò che la natura “vuole” ottenere, se così si può dire. Ma perché la natura ci impone tutte queste limitazioni? Perché ci fa temere di avvicinarci ad altre persone per paura di essere contagiati? Proprio perché quando non abbiamo paura di avvicinarci gli uni agli altri, lo facciamo per farci del male o per usarci a vicenda, o per entrambe le cose.

La natura continuerà a sferrare colpi inaspettati finché non ci renderemo conto che la radice del problema non è nel regno animale, ma nei mali sociali della società umana. La nostra estraneità e il nostro odio reciproco stanno facendo ammalare i nostri corpi, le nostre menti e il mondo che ci circonda. Questa è la grande lezione che la natura sta cercando di insegnarci attraverso le sue calamità.

Poiché il mondo è un unico sistema connesso, tutto ciò che facciamo, diciamo o pensiamo si ripercuote sul mondo intero. L’alienazione e l’aggressività che dominano le relazioni umane permeano il resto dei livelli della natura e producono effetti negativi. Producono non solo nuove malattie, ma anche disastri naturali di ogni tipo. Tuttavia, esse sono in realtà il riflesso del nostro atteggiamento ostile verso l’altro e verso la natura, poiché sono influenzate dall’unico elemento malato dell’ecosistema globale: il genere umano.

Se vogliamo evitare che future piaghe ci flagellino, dobbiamo affrontare il problema alla radice: le relazioni dannose tra di noi e tra noi e la natura. Se smettiamo di nutrire pensieri negativi gli uni verso gli altri, smetteremo di diffondere la negatività nell’ecosistema globale.

Per raggiungere questo obiettivo, non dobbiamo concentrarci sulla negatività dei nostri pensieri, ma creare un’atmosfera positiva e di sostegno per tutte le persone. Se ci concentreremo sul contributo di ogni nazione e di ogni persona alla società e se le persone impiegheranno le loro capacità e i loro talenti per il bene comune, cambieremo l’atmosfera che ci circonda e smetteremo di far trasudare costantemente cattiveria nel mondo.

Questo, a sua volta, fermerà la produzione di agenti nocivi da parte della natura nei confronti dell’uomo.

Didascalia della foto
Provette etichettate “virus del vaiolo delle scimmie positivo e negativo”. Illustrazione del 23 maggio 2022. REUTERS/Dado Ruvic

Il pensiero è materia

Domanda: L’eminente neuroscienziato russo e pioniere della psicologia oggettiva Vladimir Bekhterev ha dichiarato che l’uomo è immortale. Egli riteneva che ciò potesse essere dimostrato in modo puramente logico per la semplice ragione che il pensiero è materia e, di conseguenza, significa che influisce sulla materia.

Cosa dice la Kabbalah a questo proposito?

Risposta: La saggezza della Kabbalah è assolutamente d’accordo con lui. Il fatto è che il pensiero è materia così come tutto il nostro mondo è materia e come anche il mondo spirituale è materia.

Cioè, la materia è desiderio. Il desiderio funziona da sé, che sia per assorbimento o per emanazione non ha importanza, ma è materia. Non c’è nulla che non sia materia. Il nostro pensiero e il nostro desiderio sono materiali quanto ciò che percepiamo come natura inanimata, vegetativa e animata. Dopo tutto, la materia può manifestarsi sotto forma di forze e di onde.

Se scaviamo più a fondo nella materia, allora ci sono solo onde lì. Dietro le onde, iniziamo a sentire che non c’è altro che un pensiero. Su questo pensiero, le nostre idee materiali su di esso si addensano gradualmente sotto forma di ammassi di materia.

Sembra che questa materia si stia sviluppando, ma non è essa stessa a svilupparsi, bensì il pensiero che è al suo interno. Nelle fasi di sviluppo del pensiero, il pensiero comincia a manifestare se stesso come azioni della materia sotto forma di forze, trasformazioni meccaniche di ogni tipo e così via. Ma tutto questo è un pensiero.

 

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Da KabTV’s “Primo piano. Segreti di immortalità” 7/1/11

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Decodificare il genoma umano: più sappiamo, meno comprendiamo

Nelle ultime settimane giornali e riviste scientifiche hanno salutato il completamento della mappatura del genoma umano. La rivista Smithsonian ha affermato: “Gli scienziati hanno decifrato l’otto percento mancante del nostro progetto genetico, gettando le basi per nuove scoperte nell’evoluzione umana e nelle malattie”. Il Time Magazine ha citato solennemente Evan Eichler, uno dei leader del progetto di mappatura, “L’entusiasmo nella comunità genomica e medica è palpabile. “Alleluia, abbiamo finalmente completato un genoma umano, ma il meglio deve ancora venire”, ha detto Eichler durante un briefing. ‘Nessuno dovrebbe vedere questa come la fine, ma l’inizio di una trasformazione non solo nella ricerca genomica ma anche nella medicina clinica.'”

È fantastico che abbiamo “sequenziato un genoma umano ‘senza buchi’”, come lo ha descritto la rivista Smithsonian, ma la realtà mostra che più sappiamo, meno comprendiamo. La decodifica del genoma umano potrebbe aiutare a risolvere alcuni problemi, ma non renderà le nostre vite più facili o più felici. Dal momento che non abbiamo comprensione di ciò che ci circonda, non capiamo il contesto per cui i nostri geni si sono evoluti e come operano in relazione all’ambiente. Pertanto, tutte le formule e le conoscenze saranno inghiottite nell’abisso della nostra incomprensione della realtà e renderemo più profondi e più gravi i nostri problemi con il nostro comportamento.

Ogni singolo gene che è codificato in noi è lì per una ragione. Se lo alteriamo o manipoliamo, altereremo tutto ciò che è connesso ad esso. La natura non crea malfunzionamenti di proposito. Ripara solo. Pertanto, quando cerchiamo di “riparare” la natura, invariabilmente roviniamo ciò che non è stato rotto, soltanto che non possiamo vederlo a causa della nostra cecità.

I nostri saggi nel Talmud babilonese (Shabbat 156a) scrissero che se una persona nasce con la natura di un assassino, può diventare un assassino o un ladro,  un macellaio o uno che pratica la circoncisione. In altre parole, non dovremmo cercare di cambiare le caratteristiche di base delle persone, ma  solo usarle per aiutare tutta la società.

Invece di cercare di cambiare i geni delle persone, dovremmo insegnare loro come usare la loro natura innata a beneficio della società invece di  danneggiarla. Per fare ciò, dovremmo creare un’atmosfera sociale in cui le persone che apportano un contributo siano rispettate, riconosciute ed apprezzate.

Attualmente, i “leader” della società sono narcisisti che  apprezzano solo se stessi e aspirano a essere  più “unici” possibile, oppure sfruttano la società per ottenere ricchezza, potere e influenza. Quando queste sono le persone che tutti ammirano, la società non può che disintegrarsi. I valori egocentrici che tutti cercano di seguire dividono la società e la spezzano in frammenti sempre più piccoli. Alla fine, ognuno sarà lasciato a se stesso. Percepiranno di non avere nessuno vicino e chiunque è un potenziale nemico. In uno stato del genere, le uniche vie di fuga dalla miseria saranno la droga e il suicidio.

I leader non cambieranno modo di essere. Sono leader solo perché noi siamo come loro, quindi stimiamo le persone che eccellono in ciò che vorremmo essere. Pertanto, non dobbiamo aspettare che gli idoli della società cambino. Invece, dovremmo  cambiare chi siamo, e dato che cambiamo noi, anche i personaggi che adoriamo cambieranno e nuovi valori saranno al centro della scena.

Una volta cambiati i valori della società, scopriremo che non c’è nulla di intrinsecamente sbagliato in ognuno di noi. Il nostro unico difetto è il modo in cui  abbiamo utilizzato ciò che è stato instillato in noi dalla natura. In altre parole, la colpa è dell’intenzione dietro le nostre azioni, non  del nostro DNA.

Poiché le nostre intenzioni attuali sono solo di autoesaltazione, tutto ciò che scopriamo e sviluppiamo è dannoso per la società. E poiché viviamo in una società che danneggiamo, la stessa società che ci nutre e ci sostiene, tutto ciò che sviluppiamo e scopriamo finisce per danneggiare noi.

Non dobbiamo cambiare cosa siamo, ma chi siamo. Il nostro problema non è cosa facciamo, ma perché lo facciamo. Se lavoriamo per portare beneficio alla società in cui viviamo, ne beneficeremo noi stessi.

Ci vuole uno sforzo congiunto per superare la nostra mentalità narcisistica, ma la situazione globale è già così grave che credo non abbiamo scelta né tempo da perdere.

Perdere fiducia negli scienziati

Secondo un recente sondaggio del Pew Research Center, la fiducia negli scienziati e nei medici è diminuita. Il sondaggio ha scoperto che solo il 29% degli adulti statunitensi ha una grande fiducia sia negli scienziati che nei medici in merito al fatto che agiscano nell’interesse del pubblico, in calo rispetto al 40% rilevato nel Novembre 2020.

Non solo le professioni scientifiche e mediche stanno vedendo un declino della fiducia del pubblico. La percentuale di Americani con molta fiducia che i militari agiscano nell’interesse del pubblico è scesa di 14 punti, dal 39% del novembre 2020 al 25% del sondaggio attuale, e anche la percentuale di Americani con molta fiducia nei presidi delle scuole pubbliche K-12 e negli agenti di polizia è diminuita.

Dal mio punto di vista, ci sono diversi livelli di questo fenomeno. A livello più superficiale, il pubblico semplicemente non vuole continuare a finanziare studi vuoti e inutili che non hanno alcun beneficio per nessuno se non per coloro che li portano avanti. Abbiamo fondato istituzioni, centri di ricerca e laboratori che non portano niente di buono a nessuno. È meglio tenersi alla larga da queste “scoperte” che servono solo a confonderci e non sprecare i soldi dei contribuenti in questi studi.

Ad un livello più profondo, i funzionari pubblici, o chiunque abbia il compito di servire il pubblico e lavorare per il pubblico beneficio, sono intrinsecamente inetti per il loro lavoro. La loro stessa natura impedisce loro di svolgere il proprio compito.

Il problema non è con loro, ma con tutta la società. Non è che qualcun altro sarebbe più affidabile se fosse nei loro panni.  Quando tutta la società è piena di sfiducia e malafede, i rappresentanti del pubblico non possono essere migliori del pubblico che li ha posti nel loro ruolo. 

L’unico modo per cambiare il pubblico dal quale provengono i suoi funzionari è attraverso l’educazione. È qui che dobbiamo investire il nostro denaro, il nostro tempo e i nostri sforzi. I valori alla base della società determinano la sua struttura e definiscono il livello di fiducia tra il pubblico e i suoi funzionari.

I funzionari pubblici vogliono veramente servire la società e capiscono cosa significa farlo? Sanno dove vogliono condurre la società? Sanno in cosa possono contribuire? Se possono fare tutto questo allora sono degni di fiducia. Ma quale funzionario pubblico è così? 

Per poter riformare i funzionari pubblici e gli scienziati in modo che lavorino per il bene del pubblico e non per se stessi, dobbiamo trasformare il nostro intero sistema educativo. Fin dai primi anni e per tutta la vita, le persone devono essere occupate in un processo di educazione continua.  

Quando nasciamo, siamo semplicemente degli animali a due zampe. L’educazione deve fornire alle persone non solo la conoscenza, ma come prima cosa i valori umani, con etiche che pongono l’unione e l’amicizia al di sopra dell’egoismo e del narcisismo. 

Se alla gente non viene insegnato che la società consiste di molte persone che lavorano insieme per creare una vita migliore per tutti, come possiamo aspettarci che credano che lavorare per il bene comune li aiuti personalmente? E se le persone in una certa società non si sentono collegate e non danno valore alla responsabilità reciproca e alla preoccupazione per gli altri, possono aspettarsi che i loro rappresentanti si prendano cura di loro? Può un rappresentante del pubblico possedere ciò che il pubblico che lo ha incaricato non ha?

Se il cibo e gli altri beni di prima necessità fossero distribuiti equamente, nel mondo non ci sarebbe una sola persona a soffrire la fame . Tutti i nostri bisogni di base e i beni di prima necessità sono abbondanti ed economici. Le sole ragioni per cui non sono accessibili a tutti sono l’avidità e la crudeltà. Se il mondo producesse il doppio di quanto produce oggi, chi non ha continuerebbe a non avere.  

In altre parole, non c’è una mancanza di scorte, ma c’è una grande mancanza di volontà di fornirle. Nella nostra era globale, il mondo intero deve funzionare come una singola unità. Arrivarci è un processo graduale, ma succederà, che ci piaccia o no. Se impariamo come utilizzarlo per il bene di tutti e accettiamo di lavorare come una sola unità globale, tutti beneficeremo dell’abbondanza che esiste in questo mondo e non ci saranno più fame o guerre.

Se rifiutiamo di accettare che siamo tutti un’unica umanità, allora l’attuale conflitto nell’Est Europa non sarà altro che il precursore di tante altre afflizioni a venire, che arriveranno per mano nostra. 

Come ottenere una risposta alla domanda sul significato della vita?

Quando una persona si domanda quale sia il significato della vita e condivide i suoi pensieri con i suoi amici, spesso non viene compresa e gli viene chiesto: “Cosa c’è che non va? Che cosa vuoi?” È questo che vediamo nel mondo oggi.

Di solito, queste persone si rivolgono a uno psicoanalista, che dice: “sei depresso, fai domande alle quali, in linea di principio, non ci sono risposte. Si tratta di una sorta di disturbo”. Una persona normale dovrebbe vivere all’interno della struttura del nostro mondo e trovare in essa il suo riempimento e la sua soddisfazione.

Deve accettare questa vita come una normale esistenza umana. E anche se abbiamo domande sulla morte, la percepiamo proprio come fanno gli animali, ma comprendiamo la sua inevitabilità e nonostante ciò esistiamo.

Durante l’era Sovietica, ci è stato scrupolosamente insegnato che la natura è infinita, eterna, perfetta, e gradualmente dobbiamo raggiungere l’armonia massima per poter vivere in maniera serena, sicura, gioiosa, bella e comoda, questo significa che la nostra esistenza animale dovrebbe essere molto buona, comoda, positiva e basta.

Commento: Il famoso psicoanalista Sigmund Freud credeva che una persona normale non dovesse farsi domande sul significato della vita.

La mia risposta: Aveva ragione, perché non ci sono risposte a questa domanda. E se rimane senza risposta, allora nasce da condizioni dolorose che sono innaturali per noi. Quindi, è considerata malsana.
È la domanda sul senso della vita, sugli stati ultraterreni profondi, da dove vengo, e cosa esiste lì?

Domande tali portano l’umanità ad azioni irragionevoli, guerre di religione, qualsiasi malinteso, migliaia di paradigmi di ogni tipo e non sappiamo cosa farcene.

Esistono varie diramazioni che emergono e l’umanità si divide secondo approcci diversi verso la vita e la morte. Le persone che inventano questi tipi di rituali, religioni, metodi e credenze ne traggono profitto. E tutto ruota intorno alla domanda sulla morte e sul significato della vita.

Quindi, Freud offre una soluzione molto semplice. Esistiamo dentro dei limiti sensibili e al di fuori di essi non abbiamo alcuna comprensione, nessuna sensazione, nessuna soluzione. Quindi, tutto ciò che avviene al di fuori di questa struttura, è frutto della nostra immaginazione. Non dobbiamo toccarlo, ci porterà sempre alla sofferenza. Chiudiamoci dentro la struttura del nostro mondo e vivremo per noi stessi e per la generazione futura.

Nello stesso modo, il governo Sovietico una volta ci educava in maniera molto semplice e primitiva. A tal proposito, le prime società all’alba dell’umanità, erano comuniste, ovvero, viviamo per noi stessi e per i nostri figli. Tutto qui. E in questo troviamo la soddisfazione, il riempimento e la felicità.

Domanda: La scienza della Kabbalah si occupa di dare alla persona una risposta alla domanda sul significato della vita?

Risposta: La Kabbalah si occupa in primis di innalzare una persona al livello di questa domanda e poi di dare una risposta. Ma se una persona non vuole approfondire, se non ha la motivazione di farlo, la Kabbalah non gli arriva.

E anche se una persona inizia ad interessarsi alla rivelazione di questa domanda attraverso la Kabbalah, non gli arriva immediatamente una risposta. È come se gli dicesse: “Devi sviluppare te stesso fino al punto in cui sei consapevole di questa domanda, e poi gradualmente inizierai a rivelare la risposta”.
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Da Kab TV “Primo Piano: Frankl ha ragione??” 8/8/10

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Ripensare l’evoluzione

Per molti decenni, ci è stato insegnato che l’evoluzione è casuale, che le mutazioni avvengono e quelle che contribuiscono maggiormente alla sopravvivenza della specie rimangono mentre le altre scompaiono. Ma la scienza sta gradualmente accettando che l’evoluzione non è casuale ma segue una direzione.

Per esempio, i ricercatori di uno studio,  che si è concentrato su una piccola erba infestante chiamata crescione, hanno dichiarato che: “Si è scoperto che la mutazione è molto non casuale ed è non casuale in un modo che beneficia la pianta. È un modo totalmente nuovo di pensare alla mutazione”, hanno concluso.

Un altro studio, che ha esaminato la mutazione dell’emoglobina che protegge dalla malaria, ha scoperto che essa appare più frequentemente nelle persone provenienti dall’Africa, dove la malaria è comune, che nelle persone provenienti dall’Europa, dove è rara. “Le mutazioni sfidano il pensiero tradizionale”, ha detto il ricercatore capo. “I risultati suggeriscono che l’informazione complessa che si accumula nel genoma … ha un impatto sulla mutazione e quindi i tassi di origine specifici delle mutazioni possono rispondere … a pressioni ambientali specifiche”.

Se guardiamo il fenomeno in maniera più approfondita, troveremo che anche l’ambiente si sta evolvendo in una direzione specifica: verso l’aumento dell’integrazione. Ci stiamo evolvendo verso uno stato che già esiste, anche se non l’abbiamo percepito. È uno stato in cui le specie sono separate le une dalle altre, ma in armonia con tutta la creazione.

La terra è un sistema equilibrato. Le sue parti sono in perfetta armonia tra di loro,  e questo garantisce la sopravvivenza delle piante e degli animali terrestri. In apparenza, non avrebbe dovuto esserci evoluzione. Se tutto è perfetto e armonioso, non avrebbero dovuto esserci cambiamenti nelle specie.

La ragione per cui l’evoluzione avviene ancora, nonostante l’equilibrio tra tutte le creazioni, è che sotto tutta la creazione si nasconde un desiderio di miglioramento costante del proprio stato individuale. Più una creatura è evoluta, più intenso è il suo desiderio.  Nel genere umano questo desiderio si manifesta come egoismo e narcisismo, come brama di controllo, di essere superiori e addirittura divini. Nel regno animale e nelle piante, si esprime in uno sforzo costante di rafforzarsi contro i propri nemici naturali, ma non in un desiderio di dominare e controllare. Quindi, a ogni livello, a parte quello umano, l’equilibrio rimane, pur essendo dinamico e evolutivo. 

Nell’umanità, “l’evoluzione” principale è nella nostra percezione,  non nel corpo, anche se ci sono cambiamenti fisici. Con l’evolversi della nostra comprensione del mondo, la nostra percezione della realtà cambia e si allinea con l’interconnessione del mondo che ci circonda.

Dato  che la natura è interamente integrata e tutte le sue parti sono inestricabilmente intrecciate, la società umana diventa anch’essa sempre più interconnessa e interdipendente.  Di conseguenza, gli insediamenti si sono trasformati, nei secoli, da clan nomadi a comunità sedentarie, a città, stati e imperi.

Con la crescita in dimensioni degli insediamenti, siamo diventati sempre più interdipendenti economicamente, nell’approvvigionamento delle nostre forniture alimentari, nell’istruzione e in ogni aspetto della nostra vita. Ora, il mondo intero è diventato connesso al punto che anche interi paesi, comprese le superpotenze come la Cina o la Russia, non possono sostenersi da soli. La globalizzazione ha reso il mondo intero un villaggio, ma i suoi abitanti sono riluttanti ad accettare i propri vicini e si scontrano costantemente gli uni con gli altri.

Lo sviluppo della società umana verso l’aumento dell’integrazione non è una coincidenza. Dato che viviamo in un universo integrale, in cui ogni cosa è interconnessa e dipendente, anche noi ci sviluppiamo in questa direzione. Questo è il motivo per cui, nonostante tutti i nostri sforzi per superare il prossimo, alla fine, siamo ancora dipendenti da tutti gli altri, nessun paese può mantenere la sua supremazia indefinitamente. Contro la nostra volontà, siamo trascinati nella cooperazione.

Ma la nostra evoluzione verso una società interdipendente mira più in alto della società stessa. Ha lo scopo di rivelarci l’interdipendenza di tutta la creazione, che tutto è armonioso e tutti i pezzi della creazione si completano a vicenda. Il risultato finale della nostra evoluzione è la completa consapevolezza dell’universo in cui esistiamo su tutti i suoi livelli: fisico, mentale e spirituale. È come nuotare  nel verso della corrente invece di cercare di nuotare controcorrente, che è quello che stiamo facendo ora. È senza speranza e doloroso.

La riva che ci aspetta a valle del corso d’acqua è serena e tranquilla. Se nuotiamo verso di essa, aumentando volontariamente la nostra cooperazione e la considerazione reciproca, raggiungeremo quella sponda accogliente in modo rapido, piacevole e facile. Se resistiamo, ci arriveremo comunque, dato che non possiamo risalire il fiume, ma ci arriveremo solo quando saremo esausti, sconfitti e tormentati.

Robin Hood degli alberi

Il carbonio è la valuta negoziabile della foresta. Gli alberi assorbono carbonio dall’atmosfera come componente del processo di fotosintesi e ne condividono una parte con i funghi che crescono sulle loro radici. In cambio, i funghi danno loro nutrienti e minerali come azoto e fosforo, che gli alberi non possono assorbire dal suolo, ma i funghi sì.

Ora, un nuovo studio della Israel Society of Ecology and Environmental Sciences ha scoperto che i funghi non usano tutto il carbonio per se stessi. Invece “rubano” il carbonio dagli alberi più forti e lo passano a quelli più deboli. In un certo senso sono una specie di Robin Hood degli alberi, rubano ai ricchi per dare ai poveri. 

Ancora una volta, troviamo che dove vediamo la “sopravvivenza del più forte”, c’è in realtà la “sopravvivenza del più gentile”. L’ego ci nasconde la verità e ci impedisce di costruire una vita pacifica e ricca per noi stessi.

Le connessioni tra gli esseri umani sono molto più complesse e intricate di quelle tra gli alberi. Se le usassimo correttamente, potrebbero farci sopravvivere tutti abbondantemente, anche se ci fossero molte più persone al mondo dell’attuale popolazione mondiale. Ma noi non li usiamo correttamente. Li usiamo per sfruttare e dominare gli altri. Così facendo, ci condanniamo a guerre continue e all’inevitabile distruzione.

I nostri ego ci accecano. Ci inducono a credere che se condividiamo la nostra fortuna, rimarremo senza risorse. In verità, l’evidenza empirica mostra che coloro che condividono finiscono per avere maggiore abbondanza di quelli che non lo fanno, sia finanziariamente che emotivamente, mentre gli avari finiscono per perdere nella vita.

L’attuale crisi dei chip per computer, per esempio, avrebbe potuto essere evitata se solo avessimo coordinato i nostri bisogni invece che ogni azienda facesse scorta di scorte e “svuotasse gli scaffali”. La crisi del trasporto marittimo, che obbliga le navi ad aspettare fuori dai porti per settimane prima di poter scaricare il loro carico, è anche un risultato inutile della nostra riluttanza a cooperare, a considerare anche i bisogni degli altri.

Se vogliamo utilizzare le interconnessioni nella nostra società a nostro beneficio, dobbiamo incominciare a pensare a come le usiamo per il bene comune, non solo per  favorire quelli che sono al potere. Altrimenti le carenze di approvvigionamento si aggraveranno fino al punto in cui avremo difficoltà a procurarci i beni di prima necessità.

Non è naturale per noi condividere, come lo è per la natura, ma non abbiamo scelta. Questo è il motivo per cui ci è stata data l’intelligenza, in modo da poter usare il nostro intelletto per imparare quanto la condivisione possa ripagare.

La natura ha i suoi Robin Hoods, noi non abbiamo altro che un film. Quindi se vogliamo pace e abbondanza domani, dobbiamo nutrire il Robin Hood nascosto in noi.