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Il virus è fatto dall’uomo?

Domanda: Molte persone credono che il coronavirus sia stato creato dall’uomo e diffuso dall’uomo stesso poiché siamo diventati noncuranti e arroganti, abbiamo creato così tanti laboratori e ora non sappiamo come controllarli. O è stato il Creatore a mandare il virus per purificarci un po’?

Risposta: Non importa da dove sia arrivato, se creato dall’uomo o mandato dall’alto. È la stessa cosa, è fatto da una singola forza chiamata Creatore, dentro la quale noi esistiamo.

Domanda: Una volta hai detto di essere grato per la diffusione del virus sulla terra. Non capisco ancora, per quale motivo?

Risposta: Prima di tutto perché ci porta a riflettere un po’, ci rende più contenuti, rende chiaro che non possiamo sempre controllare ogni cosa nella nostra vita: c’è qualcosa al di fuori di noi, al di sopra di noi e malgrado noi. Il virus, per così dire, educa un po’ l’umanità.

 

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From KabTV’s “Meetings with Kabbalah” 1/5/22

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La dieta non riguarda la forza di volontà

Fin dal primo momento della nostra esistenza, la vita ci offre difficoltà e ostacoli. In effetti, tutta la nostra vita è una serie di sforzi per superare gli ostacoli. Quando la nostra forza per superarli viene meno, noi moriamo.

Essendo egocentrici per natura, siamo portati a fare solo ciò che vogliamo. Fino a quando vogliamo qualcosa, avremo la forza di superare gli ostacoli per ottenerlo. Ma quando dobbiamo andare contro la nostra volontà, è allora che iniziano i problemi. Per esempio, nessuno vuole alzarsi la mattina e andare a lavorare, anche se lavoriamo da casa. Dobbiamo ricordare a noi stessi che abbiamo una famiglia di cui occuparci, un mutuo o un affitto da pagare e altri incentivi simili che, alla fine, ci fanno alzare dal letto.

Lo stesso vale per il cibo. Nessuno vuole essere a dieta; vogliamo mangiare quello che vogliamo, quando vogliamo e quanto vogliamo. Possiamo anche volere sentirci bene e avere un bell’aspetto, ma se il desiderio di queste due cose non è così forte come la voglia di dolci e carboidrati, non saremo in grado di resistere e persistere nella dieta. In altre parole, interrompiamo una dieta non per mancanza di volontà, ma per indecisione su quale obiettivo sia più importante.

Per avere successo con una dieta, come con qualsiasi altra cosa nella vita, dobbiamo prima determinare perché ne abbiamo bisogno. Se non capiamo i benefici di essere magri, leggeri e sani, non troveremo mai la determinazione di mangiare cibi sani e di attenersi a mangiare cibi sani in quantità sane.

È una lotta costante per dirigere le voglie, mettere in dubbio ciò che vogliamo, aggiustare le nostre intenzioni e obiettivi e rafforzarli dove diventiamo deboli. Non ci concentriamo sul desiderio in sé, ma aumentiamo l’importanza dell’obiettivo: essere sani e belli.

Il modo migliore per aumentare il desiderio di qualcosa è quello di circondarsi di persone il cui obiettivo è lo stesso del nostro. Insieme, possiamo rafforzarci e incoraggiarci a vicenda quando uno di noi diventa più debole.

Inoltre, se ci concentriamo sull’incoraggiare gli altri a raggiungere il nostro obiettivo comune, non ci concentreremo sulle nostre debolezze e l’incoraggiamento che diamo loro tornerà a noi come forza supplementare.

Lo scopo della vita va al di sopra di quello di mantenere un bel fisico. Il suo scopo è quello di elevare il nostro spirito al di sopra dell’esistenza materiale e portarci in un nuovo ed ampio regno della percezione.

Siamo destinati a rivelare le nostre connessioni a livelli molto più profondi e significativi di qualsiasi impegno mondano. Lo scopo della nostra vita è quello di sperimentare tutta l’umanità come un unico organismo le cui cellule, che siamo noi, si conoscono e sentono l’un l’altro con la stessa chiarezza e vivacità con cui sentono il proprio corpo, se non di più.

Ma il percorso per raggiungere questa percezione è esattamente lo stesso che usiamo per perdere peso. Se ci circondiamo di persone che cercano il nostro stesso obiettivo sublime, ci incoraggeremo e ci sosterremo a vicenda lungo il cammino, così raggiungere quell’obiettivo diventerà facile e veloce. Se cerchiamo di raggiungere l’obiettivo da soli, non avremo alcuna possibilità, come con una dieta.

Vivere o non vivere, questo è il problema

“Essere, o non essere, questo è il problema”, meditava il principe Amleto nella cosiddetta “scena del convento” dell’opera teatrale di William Shakespeare Amleto. Ogni anno, in tutto il mondo, circa 800.000 persone rispondono negativamente a questo quesito e si tolgono la vita. Peggio ancora, il suicidio è una delle principali cause di morte tra i giovani. Perché le persone, soprattutto i giovani, si tolgono la vita? È possibile rafforzare il loro desiderio di vivere?

Gli autori del Talmud hanno scritto: “Per due anni e mezzo, la Casa di Shammai e la Casa di Hillel hanno discusso. Da una parte dicevano: “È meglio che l’uomo non nasca affatto”, e dall’altra parte dicevano: “È meglio per l’uomo nascere piuttosto che non nascere affatto”. Essi conclusero: “È meglio per l’uomo non nascere, ma una volta nato occorre che ponga attenzione alle sue azioni» (Eruvin 13b). In effetti, se un alieno dovesse atterrare sulla Terra ed osservarci, probabilmente direbbe: “Questi patetici umani litigano, si ridicolizzano e si umiliano a vicenda e fanno tutto il possibile per rovinarsi la vita a vicenda. Non c’è da stupirsi che siano così depressi. Perché la natura ha creato esseri tanto miserabili?”

Il suicidio è la conseguenza estrema di una serie di problemi che affliggono le persone al punto da decidere di farla finita. Ma ancora prima che questi problemi diventino troppo difficili da gestire, ci spingono ad interrogarci sul senso della vita. Dopotutto, se la vita consiste solo nel cercare di sopravvivere tra un problema e l’altro, allora è davvero meglio non nascere affatto.

Il fatto è che quando iniziamo a fare domande sulla vita, o come hanno scritto i saggi, “poniamo attenzione alle nostre azioni”, iniziamo a crescere. Il dolore porta a uno sviluppo spirituale che ci eleva a regni che non avremmo mai sognato esistessero e non li avremmo cercati se non fossimo stati costretti dal dolore.

La chiave per questi nuovi regni sta nel promuovere connessioni positive tra le persone, nell’uscire dalla mentalità di alienazione e narcisismo che abbiamo nutrito così devotamente fino ad ora, per scoprire che quando simpatizziamo con gli altri, guadagniamo piuttosto che perdere.. Acquisiamo nuove prospettive e nuove idee, nuova saggezza e conoscenza e nuovi amici. Cambiando il nostro atteggiamento verso gli altri, cambiamo il nostro mondo.

Inoltre, scegliendo con chi legare, modelliamo e rimodelliamo il nostro mondo con ogni nuova conoscenza. In questo modo, nessun mondo è troppo duro per viverci, poiché possiamo sempre cambiare le persone con cui ci connettiamo e, così facendo, cambiamo il nostro mondo. Inoltre, non c’è fine alle intuizioni e alla conoscenza che possiamo acquisire poiché ci saranno sempre più connessioni di quante ne possiamo stabilire nel corso della nostra vita.

E soprattutto, quando ci connettiamo con altre persone, ci sintonizziamo con la realtà circostante, che è già connessa e avrebbe funzionato in perfetta armonia se noi umani non l’avessimo interrotta. Più sviluppiamo connessioni positive, che mirano a sostenere e nutrire piuttosto che deprimersi e opprimersi a vicenda, più espandiamo la nostra percezione della realtà. Scopriamo che la realtà che abbiamo conosciuto fino ad ora era solo un “corridoio” verso una percezione più profonda ed espansiva.

Se vogliamo che le persone non si tolgano la vita, dobbiamo dare loro una ragione per vivere. Quando le persone capiranno a cosa serve la vita, avranno uno scopo per affrontarne le prove e le tribolazioni. Come scrisse Nietzsche, “Chi ha un perché per cui vivere può sopportare quasi ogni come”.

Pertanto, il nostro compito oggi è rimodellare le nostre connessioni per rimodellare il nostro mondo. Il mondo riflette il nostro atteggiamento verso gli altri. Se trasformiamo insieme il nostro atteggiamento verso gli altri da offensivo e aggressivo a premuroso e altruista, anche la vita di tutti noi cambierà, passando da una battaglia persa ad un viaggio tranquillo e piacevole. Dipende davvero da noi.

Dal corpo alla mente

L’attuale ondata sta causando più confusione che mai. Se precedentemente gli esperti credevano che le vaccinazioni di massa fossero necessarie per poter ridurre la diffusione del virus, ora ci sono esperti che credono che dovremmo abbassare la guardia, dato che la variante attuale trasformerà la pandemia in una malattia endemica come il raffreddore comune.  Non so come andrà a finire e se finirà. In ogni modo, una cosa è chiara: la nostra sofferenza non finirà. Arriverà una nuova minaccia, che non influenzerà i nostri corpi, ma le nostre menti.

Per iniziare, l’intero problema è nella nostra mente.  Sono le nostre menti ad essere malate e fanno ammalare i nostri corpi e il resto del mondo. Per questo motivo, credo che le sofferenze future saranno più complesse, più sofisticate e più sottili. Non attaccheranno il nostro corpo, ma i nostri cervelli. Di conseguenza, inizieremo a pensare diversamente e vedere le cose in maniera diversa.

La malattia nella nostra mente ha a che fare con il nostro atteggiamento verso gli altri. Siamo così aggressivi verso gli altri che non possiamo fermarci anche quando sappiamo che stiamo danneggiando noi stessi nel percorso. C’è un aneddoto su un uomo, sopraffatto dalla  gelosia nei confronti del suo vicino. Un giorno, l’uomo trovò una lampada. Quando la strofinò, uscì un genio che gli promise di dargli tutto quello che voleva, ma con un avvertimento: “Qualunque cosa ti darò, ne darò il doppio al tuo vicino”. L’uomo geloso ci pensò per un po’ e alla fine disse al genio: “Toglimi un occhio”.

Questo è ciò che stiamo facendo noi ora.  La nostra mente cerca il predominio, il potere e la ricchezza, a spese degli altri.  Nel procedere, stiamo distruggendo la vera fonte di abbondanza che rende il nostro mondo vivibile. Siamo diventati così assorbiti dal sopraffare gli altri che non possiamo smettere di tentare di distruggerli anche quando alla fine significa distruggere noi stessi.

Questo atteggiamento sarà il bersaglio del nuovo virus che ci infetterà. Spero che accada prima piuttosto che dopo, ma non posso esserne certo. Quello che so è che quando arriverà, cominceremo a riconoscere il danno che abbiamo causato a chi ci circonda.

Purtroppo, impariamo solo attraverso il dolore. Solo i colpi ci aprono gli occhi per vedere che stiamo andando nella direzione sbagliata. Se usiamo il nostro intelletto per imparare più rapidamente, risparmieremo molto del dolore, ma dipende dalla nostra volontà di imparare. Per ora, purtroppo, non posso dire che siamo in fase di apprendimento.

Covid, cosa facciamo adesso?

Si avverte nell’aria, ne parlate con gli amici, il coronavirus sta scemando. Nonostante ci siano ancora casi di infezione nel mondo, in quasi tutti gli stati, rallentano le restrizioni, viene meno l’obbligo di indossare la mascherina e si riprende a viaggiare in aereo.

Gli ultimi dati pubblicati dai vari Ministeri della Salute sono in costante calo, incluso l’indice di contagio e la capacità ospedaliera. Sembra che in qualche modo l’attuale fardello Omicron sia sotto controllo. Sembra che la quinta ondata stia per finire e che possiamo letteralmente tornare a respirare entro breve tempo.

Comunque, sia che il coronavirus scompaia definitivamente o meno, è probabile che non ci libereremo del soffio della natura, così facilmente. Perché se non è questa variante, sarà un’altra variante oppure ci saranno nuovi problemi che non avremmo previsto. D’altronde, come possiamo vivere senza l’aiuto della natura?

Non che io speri che ci siano malattie e sofferenza ma fino a quando non assolviamo ai precetti che la natura ha stabilito per noi come società, non ci libereremo dai problemi, non saremo realmente liberi da limitazioni.

La pandemia attuale ed ogni crisi che conosciamo, sono la reazione della natura all’individualismo che taglia i legami tra noi e non ci permette di unirci in armonia con i vari aspetti della natura: altre persone, animali, piante e la natura inanimata. Quindi la natura continuerà a soffiare su di noi, più e più volte, fino a quando non ci riporterà sulla retta via.

Non posso ignorare le cose buone che ci ha portato il Covid. Ci siamo abituati a vivere la casa, a passare il tempo in famiglia e a condividere, abbiamo smesso di rincorrere attrazioni in giro per il mondo ed iniziato ad apprezzare la bellezza delle cose semplici intorno a noi, abbiamo infine, iniziato ad apprendere online.

Il Covid ha liberato la società Umana del grasso in eccesso; sono diminuiti i lavori non del tutto necessari, c’è meno “cultura” irragionevole, meno spreco assurdo e meno inquinamento. Ci è stato insegnato a vivere senza dover folleggiare a tutti i costi. Adesso, anche se il Covid sta diminuendo con una certa rapidità, dobbiamo continuare il cambiamento di vita che il virus ha innescato. Dobbiamo estendere il lavoro e mirare ad una vita buona e bilanciata e operare il cambiamento per scelta.

Prima di tutto dobbiamo provvedere a migliorare l’istruzione dei nostri figli, dobbiamo innalzare la consapevolezza sulla nostra natura umana, sulla natura del mondo e le connessioni che desideriamo tra di esse. In secondo luogo dobbiamo vedere come creare condizioni necessarie ad ogni persona e ad ogni famiglia. Capire come dobbiamo provvedere all’approvvigionamento di scorte di cibo vitali e come possiamo prepararci all’incombente crisi climatica ed altri disastri.

Siamo stati così impegnati a fronteggiare la pandemia del Covid e ora dobbiamo mettere al primo posto il risanamento della comunità. Dobbiamo usare questa boccata di ossigeno per guarire il vero morbo scoperto nella società e ricucire le relazioni tra di noi in ogni aspetto della vita.

La verità è che è importante risolvere i nostri problemi assieme, prima di occuparci di tutto ciò che abbiamo trascurato negli anni. Questo in sé sarebbe già un modo per risolvere una buona metà del problema. Il problema è l’assenza di una connessione umana di spessore tra di noi. La mancata connessione ci erode. Se adesso affrontiamo solamente le cose basilari e necessarie che servono a ristabilirci, probabilmente scopriremo che l’unica cosa che occorre è la connessione bonaria tra le persone, è il senso di fratellanza e di solidarietà. Un’intima connessione spirituale tra noi rivelerà una nuova vita e quando saremo vicini gli uni agli altri ci eleveremo ad un nuovo livello di esistenza.

In questo momento ci sono condizioni ottimali per un cambiamento sociale e profondo. In molti casi non abbiamo più la necessità di fare lavori fisici, di spendere soldi come se non ci fosse un domani e a volte neanche di dover uscire di casa. Con calma e passi prudenti, con pensiero equilibrato ed attento, possiamo trasformare i nostri stili di vita senza esperire situazioni drammatiche. Sono a nostro vantaggio anche la fatica, l’esaurimento, la debolezza e la mancanza di forze che spesso proviamo oggi. Ci invitano a mobilitare maggiori forze interne piuttosto che le connessioni esteriori tra noi. Forze spirituali che ci aiuteranno a creare una vita felice e soddisfacente per noi stessi.

Didascalia della foto:
La gente cammina di fianco a un cartello di controllo del COVID-19, durante la pandemia di Coronavirus (COVID-19) nel quartiere di Manhattan di New York City, New York, Stati Uniti, 20 gennaio 2022. REUTERS/Carlo Allegri

Un problema sistemico di depressione richiede una soluzione sistemica

La depressione è una condizione che è andata via via crescendo nel mondo industrializzato nel corso degli ultimi decenni, ma con la pandemia il problema è aumentato a dismisura, come i tassi di mortalità per abuso di sostanze, i suicidi e l’uso delle armi da fuoco. L’ansia è diventata un problema importante ma non sempre è possibile rivolgersi a medici specialisti, sia per l’elevato costo dei trattamenti o magari per la difficoltà di raggiungere personale specializzato oppure per entrambe queste circostanze. Una tale condizione richiede uno sforzo sistemico e concertato. Possiamo salvare molte vite e migliorare le condizioni di tantissime altre attraverso l’uso dei mass media per diffondere messaggi di conforto e dare consigli a persone in difficoltà.

Ovunque nel mondo le persone stanno sollevando domande critiche riguardo allo scopo delle loro vite. La loro incapacità di rispondere a tali domande, li lascia con un senso di inutilità e se non si ha uno scopo nella vita, si pensa che la vita sia senza scopo. Questa è la causa del desiderio di evasione espresso in una miriade di modi, dalla pratica degli sport estremi al fondamentalismo religioso, passando per l’abuso di sostanze fino al suicidio.

Per gli esseri umani, azioni come mangiare, bere, dormire ed accoppiarsi, non sono intrinseche al concetto di vivere. Esistere vuol dire vivere appieno il motivo per cui siamo stati messi al mondo. Se non conosciamo il motivo per cui siamo stati messi qui, non sentiamo di essere vivi, né che la nostra vita abbia valore e questo può portare a conseguenze orribili.

Se solo poche persone si trovassero in questa condizione, si potrebbero rivolgere a professionisti in grado di lenire il loro dolore fino a quando non trovano lo scopo nella vita. Ma quando sono in molti a vivere questa angoscia, il sistema viene travolto e sopraffatto e bisogna quindi cercare un nuovo approccio.  I media di ogni ordine e grado dovrebbero diffondere messaggi che possano aiutare a risolvere questa situazione, piuttosto che riempire le nostre teste di messaggi che ci inducono a fare shopping ed a svuotare i nostri portafogli e, cosa ancora più importante, a svuotare i nostri cuori.

Non è impossibile: la questione risiede nella risolutezza dei governi e nella comprensione da parte dei media che la situazione potrà presto sfuggire di mano. In uno stato di emergenza bisogna agire di conseguenza e noi sicuramente stiamo per varcare quella soglia.

Ci sono molti modi in cui i media possono alleviare la crescente infelicità della gente, ma tra tutti, il più efficace sarebbe quello di invertire la tendenza attuale,  cioè di montare le persone le une contro le altre e incoraggiarle invece ad avvicinarsi. Innumerevoli studi hanno dimostrato come la solidarietà e la coesione nella società aiutano a mitigare o anche a rallentare sia tante patologie che altrettanti problemi socioeconomici. Dunque se i media riservassero un “trattamento collettivo” pubblicando contenuti che incoraggiano le persone ad avvicinarsi, si risolverebbero molti problemi esistenziali.

Si dice che “un dolore condiviso è un dolore dimezzato”. Questo è molto vero. Connettersi agli altri e condividere è un modo sicuro per unire i nostri cuori e guarire dalle malattie. Più lavoriamo sulla nostra solidarietà, più velocemente riusciremo a dipanare le tante questioni di natura sociale ed emotiva.

Didascalia della foto:
Compresse di Hydrocodone a base di oppioidi in una farmacia di Portsmouth, Ohio, 21 giugno 2017. REUTERS/Bryan Woolston

Le disabilità degli altri sono un’opportunità per elevarci

Non molto tempo fa, i giornali pubblicarono una notizia  che riguardava un ragazzo disabile di dodici anni, la cui classe stava partendo per un’escursione. Il ragazzo pensava di dover saltare la gita ed era molto triste, ma i suoi compagni di classe decisero che non lo avrebbero abbandonato. Predisposero una sedia a rotelle speciale e lo portarono con loro. Durante l’escursione lo spinsero lungo il sentiero e il ragazzo si sentì uno di loro, un uguale tra uguali.

C’è una profonda lezione in questa storia. In superficie, sembra che i compagni di classe siano stati ragazzi meravigliosi che hanno aiutato il loro compagno disabile e che lui fosse la persona svantaggiata da aiutare. Questo è vero, ma è solo una parte della verità e non la parte più profonda. La parte più profonda è che attraverso la sua disabilità, il ragazzo ha aiutato i suoi compagni di classe ad elevarsi al di sopra di se stessi, del loro ego, e a connettersi con un altro essere umano. Quel dono che ha fatto loro è il dono più grande che chiunque possa offrire.

Permettendo agli altri di aiutare, una persona disabile dà a chi aiuta l’opportunità di connettersi, di lavorare insieme. Quando emergiamo dal senso di sé, dalla preoccupazione ossessiva di ciò che vogliamo, di come ottenere ciò che vogliamo, di come non farci male, e di tutti gli altri pensieri “Io! Io! Io!”, entriamo in un mondo nuovo, spensierato e felice. Le persone disabili, che hanno disperatamente bisogno del nostro aiuto per fare ciò che noi diamo per scontato, ci rendono possibile avventurarci in quel nuovo mondo proprio attraverso la loro vulnerabilità.

Il nostro dovere nei loro confronti, quindi, è quello di fare il possibile per far loro sentire che non sono limitati dalla loro situazione, che sono uguali a noi in tutto e per tutto. È come se la natura ci mandasse un messaggio che ci chiama ad elevarci verso un nuovo mondo di libertà da noi stessi, i portatori del messaggio sono i disabili in mezzo a noi. Ecco perché è nostro dovere aiutarli e nostro guadagno se lo facciamo.

 

Didascalia della foto:
Ciclisti disabili veterani e servizio di primo soccorso che partecipano al Project Hero’s California Challenge, un giro in bicicletta di una settimana da Santa Cruz a Los Angeles, California, che ha lo scopo di aumentare la consapevolezza e combattere l’emergenza nazionale per la salute mentale causata da lesioni cerebrali traumatiche e da disturbi post-traumatici da stress.

Chiudiamo il vaso di Pandora

Come possiamo riprenderci dal coronavirus e curare, in maniera generale, la nostra vita intera?  Ci chiediamo da dove viene questo virus.  Sì, il momento è arrivato, uno stato è stato raggiunto, una relazione tale tra le persone che ha causato l’uscita di tutti questi microbi.

I virus non agiscono contro di noi.  Arrivano tutti dal potere superiore con lo scopo di rafforzarci, connetterci tra di noi, coinvolgendoci in un progetto comune. Ci sembra che il virus ci separi perché non siamo mai stati connessi.  E ora, tutti soffrono, questa sofferenza collettiva, in qualche modo, ci avvicina l’uno all’altro.

Quindi, è possibile sopportare il virus soltanto a una condizione: che aggiustiamo le nostre relazioni tra di noi. Altrimenti la malattia scoppierà ovunque, dal nulla, al Polo Nord o su una nave isolata, dove non era imbarcata nessuna persona malata.  Non dipende da dove siano le persone, ma solo dalle loro relazioni.

Più le nostre relazioni sono egoiste, e peggio sarà il virus.  Quindi, aggiustiamole ora, e non aspettiamo il prossimo virus. “L’era dei virus” è arrivata, più colpi astuti dalla natura, che in accordo con il nostro sviluppo, colpiscono in maniera più sofisticata e precisa.  L’umanità, con i nostri macchinari e tecnologia, si sta sviluppando e i virus e le malattie si sviluppano insieme a noi.

Nell’antichità, le persone erano più semplici, e quindi non soffrivano di malattie moderne come emicranie e depressione.  Ai nostri tempi, anche gli animali soffrono dalle indisposizioni umane.  Stiamo avanzando con lo sviluppo.  Quindi dobbiamo correggerci, altrimenti arriveranno altri virus, ancora più terribili.  E dovremo inventare ogni volta nuovi medicinali. Ma non credo che potremo vincere la gara. Dopotutto, i virus diventano sempre più furbi e specializzati.

Una persona si sviluppa, ma allo stesso tempo non può diventare più saggia, e iniziare a correggersi. In fondo, l’egoismo di una persona cresce in ogni momento e gli copre gli occhi.  Non può ammettere a se stesso che tutto succede per colpa sua e che sta cercando un modo per eliminare il colpo piuttosto che stroncarlo sul nascere.

La natura ci dice che dobbiamo correggere noi stessi. Anziché il governo, o i programmi educativi statali, arriva un minuscolo virus, così piccolo che non si riesce a vedere, e ci educa tutti in un modo meraviglioso.  Non ci siamo inchinati davanti alle persone, alla società, ma ci siamo inchinati davanti a un virus microscopico, e siamo pronti a obbedirlo.  Il virus decide come viviamo e lavoriamo.

Speriamo che gradualmente riconquisteremo la ragione e le sensazioni per poter capire chi siamo e in base a cosa viviamo, che sia degno di persone.  Forse ci porterà al pentimento.

 

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From KabTV’s “A Conversation with Journalists” 1/6/22

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Alcuni pensieri positivi per le prossime settimane

Ogni carenza, mancanza o negatività che sentiamo, ogni preoccupazione che sperimentiamo e ogni apprensione nei nostri cuori, sono solo i risultati della rottura delle connessioni amorevoli, che una volta avevamo gli uni con gli altri. Ecco perché l’unico modo per correggere qualcosa nelle nostre vite e nel mondo che ci circonda è ripristinare e migliorare le nostre connessioni umane.

Quando ci avviciniamo alla connessione anziché alla separazione e all’ostilità, come facciamo oggi, tutto ciò che sembra minaccioso, intimidatorio  o vuoto, ogni dolore nel nostro cuore e ogni sofferenza nel nostro corpo diventerà positivo, pieno di gioia, connessione e amore. Tutto ciò a cui dobbiamo pensare è trasformare le nostre relazioni dall’ostilità all’amicizia. 

Dato che siamo diversi, siamo più forti insieme e più deboli separati. Quando ci prendiamo cura l’uno dell’altro, le differenze tra noi si completano a vicenda formando un unico intero e una sana società. Quando siamo separati, ci indeboliscono. È per questo che non dobbiamo cercare di rendere tutti uguali, ma piuttosto di essere premurosi e lasciare i nostri punti di vista e i nostri caratteri così come sono. Allora, il mondo intero troverà la sua pace e armonia.

Foto di Baruch Ratz

La medicina al proprio servizio.

Domanda: Il recente sviluppo della terapia genica (terapia per mezzo di cellule e geni) si è tradotto spesso nella vendita di cellule staminali prelevate da feti di bambini mai nati.

Si racconta di medici che, nell’eseguire l’ecografia, effettuano deliberatamente una diagnosi sbagliata, comunicando alla madre che è nella necessità di interrompere la gravidanza per motivi medici di modo che l’embrione possa essere usato per ringiovanire personaggi famosi. Tutto ciò con finalità economiche a vantaggio dei medici.

Cosa sta accadendo? Come è possibile tutto questo? Come è ben noto, i medici si prestano al giuramento di Ippocrate: “Non nuocere.”

Risposta: Di cosa stai parlando?! Siamo testimoni che i medici sono tra gli specialisti più egoisti in quanto sentono di avere potere sul paziente, che lo possono comandare; avvertono la propria impunità.

Commento: Sembrerebbe che debba essere l’opposto.

La mia risposta:  Ti riferisci alla moralità, ad una sorta di onestà interiore, alla coscienza o qualche forma di giustizia? Come si può chiedere questo ad una persona nel mondo di oggi? In special modo quando ai giovani viene insegnato ad essere egoisti, di mirare a raggiungere uno status o qualunque tipo di potere, ad ogni costo. Un medico è pagato per servire un grande numero di pazienti e prescrivere loro più farmaci di quanto non si possa pagare.

Ciascun medico ha interesse a che i pazienti vadano da lui piuttosto che da un altro medico. I medici hanno vantaggio a prescrivere farmaci supplementari ai propri pazienti in quanto, in fin dei conti, questo si traduce in un introito cospicuo per loro. Ho parlato con alcuni medici che mi hanno spiegato apertamente come stanno le cose. In sostanza, il medico non ha alcun interesse alla salute dell’uomo.

Pertanto, al giorno d’oggi, tutta la medicina ha lo scopo di ottenere profitto. E non c’è da aggiungere molto riguardo al costo dei farmaci e dell’attrezzatura medica. Il bilancio della sanità nazionale a volte eccede quello della difesa. Questa rappresenta una greppia comoda per milioni di persone.

Dal momento che facciamo un uso egoistico della medicina, non possiamo aspettarci che i medici aiutino in modo disinteressato le persone. Sostanzialmente, l’attività medica è rivolta alla cura degli organi di una persona e non alla cura della persona nel suo insieme. Dunque, l’approccio generale come anche quello individuale sono assolutamente viziati.

Domanda: Può essere cambiato questo approccio?

Risposta: No. Questo sarà possibile solamente quando gli individui si convinceranno di vivere connessi gli uni agli altri ed in un mondo aggregato. Se desiderano mantenersi in salute, allora si devono prendere cura della salute dell’intera società.

Da The Book of Zohar, nel capitolo “Pinchas,” si cita che tutte le nostre patologie sono il risultato di un’inclinazione egoistica verso l’altro. Trasmettiamo questo contagio e questo veleno da persona a persona e dunque, ci ammaliamo.

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Dalla trasmissione di KabTV “Close-up-Anamnesis” 19/02/2010

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