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Perché è importante Rosh Hashanah?

Prima di parlare dell’importanza di Rosh Hashanah, il capodanno ebraico, è importante capire che le festività ebraiche non sono la tradizione di una particolare nazione o popolo. Sono piuttosto simboli di stati spirituali unici in cui raggiungiamo una qualità comune di amore e di dazione in livelli più elevati della nostra connessione tra di noi e con la natura.

Se raggiungiamo un certo livello di unità che è latente nella natura, allora celebriamo questo evento. Quando ci innalziamo un po’ di più al livello successivo di connessione tra di noi e con la natura, allora raggiungiamo di nuovo un nuovo grado di percezione e sensazione unificata della natura e celebriamo tale evento.

Le nostre decisioni non hanno alcun ruolo nel determinare le festività. Celebriamo invece il raggiungimento di certi livelli di equivalenza di forma che sono onnipresenti in natura. Non possiamo quindi cambiare queste festività.

La natura è una rete interconnessa e interdipendente di forze altruistiche. È un sistema unificato in cui ogni sua parte è completamente interconnessa. Noi esseri umani, invece, siamo le uniche parti della natura che vi si oppongono e vi resistono con il nostro desiderio egoistico di trarre beneficio per noi stessi a spese degli altri e della natura.

Se noi, l’umanità o almeno una massa critica all’interno dell’umanità, inizieremo a subire un processo di cambiamento della nostra qualità egoistica in una qualità altruistica simile a quella della natura, allora ci avvicineremo alla forma unificata della natura.

Un passo fondamentale in questo processo si chiama “riconoscimento del male”. Ciò significa che dobbiamo prima riconoscere la nostra natura egoistica innata che ci impedisce di sperimentare l’interezza che esiste in natura. Per cambiare la nostra natura egoistica in una natura altruistica, simile alla forza d’amore e di dazione della natura, è necessario un profondo esame interiore, che si chiama “preghiera”. In ebraico, pregare (“Lehitpalel“) significa “incriminare” (“Lehapil“) se stessi. Cioè, dobbiamo incriminare noi stessi, e tale confessione che precede Rosh Hashanah è chiamata “il mese di Elul”.

Durante questa analisi, vediamo il nostro attuale basso stato egoistico in confronto allo stato altruistico, esaltato e completo di amore, dazione e connessione, che desideriamo raggiungere. L’immenso abisso tra questi due stati dà origine a una preghiera, in cui ci giudichiamo ed esprimiamo un grande desiderio di cambiare la nostra intenzione egoistica in una altruistica, simile a quella della natura.

Scopriamo come la nostra natura egoistica ci trasformi in criminali insieme alla scoperta di una forza superiore e molto più grande dei nostri poteri egoistici, la forza altruistica della natura, verso la quale desideriamo avanzare.

Questo stato è chiamato “Rosh Hashanah”, l’inizio (“Rosh“) del nostro cambiamento (“Shinui“). È l’inizio di un nuovo ciclo di stati attraverso i quali progrediamo per diventare sempre più simili alla forza amorevole e generosa della natura.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.  

Che cosa indica il termine “Modeh Ani” in ebraico?

La Modeh Ani è una breve preghiera che si recita ogni giorno al risveglio del mattino. In questa preghiera si ringrazia il Bore appena si aprono gli occhi dicendo: “Ti rendo grazie, Re vivente ed eterno, perché hai misericordiosamente recuperato la mia anima dentro di me; la tua fedeltà è grande!”. Una persona ringrazia il Bore, che riempie e controlla il mondo intero, per averle restituito l’anima e averle permesso di svegliarsi per conoscerLo. Questa preghiera segna l’inizio di un nuovo giorno.

Qual è il significato della preghiera Modeh Ani? Eccolo, pezzo per pezzo.

Modeh ani lefanecha” : Ti ringrazio. Per cosa si ringrazia il Bore? “Melech chai ve kayam“: Re vivente eterno, il che significa che Egli riempie il mondo intero, controlla il mondo intero e nessun altro. “Vivente”: significa che Egli esiste in tutto ciò che esiste. Senza la Sua presenza in qualcosa, questa non esisterebbe. “Melech chai ve kayam, she he chezarta bi nishmati“: “perché hai misericordiosamente ristabilito la mia anima dentro di me; la tua fedeltà è grande!”.

Il Bore prende l’anima alla sera e la restituisce al mattino, al risveglio. Una persona entra in un sogno, dove non controlla più se stessa,  quindi il suo evidente collegamento con il Bore viene interrotto. Solo il Bore è il padrone di essa durante il sonno, durante la notte. Al mattino una persona recupera la sua anima e ringrazia il Bore per questo. “Perché hai misericordiosamente ristabilito la mia anima in me” significa che il Bore ha deciso di restituire l’anima al corpo. Nel frattempo, altri potrebbero non svegliarsi affatto.

Secondo la saggezza della Kabbalah, “Dio” o “il Bore” è la qualità dell’amore e della dazione completa e incondizionata. È una forza spirituale priva di qualsiasi rappresentazione corporea, una forza che guida e sostiene la realtà, chiamata anche “forza superiore”, il suo scopo è uno solo: fare il bene. A tal fine, il Bore ha creato noi, che siamo destinati a raggiungere la bontà finale acquisendo la qualità divina ed eterna dell’amore e della dazione assoluti.

La preghiera è un appello alla forza superiore per correggere il proprio egoismo, il desiderio di godere solo per il proprio tornaconto. La trasformazione della nostra percezione e sensazione egoistica innata in una nuova percezione altruistica avviene attraverso un atto chiamato “preghiera”.

Questa preghiera, tuttavia, non ha nulla a che fare con il giorno e la notte. Nella Kabbalah, il giorno è quando siamo illuminati, cioè possiamo vedere e sentire, mantenendo una connessione con il Bore. La notte è quando cala uno stato simile al crepuscolo sull’anima e sul cuore. Quando poi arriva l’alba e abbiamo una connessione con il Bore, recitiamo questa preghiera.

Non è necessario recitare le parole esatte di questa preghiera. È più importante sentirle nel cuore. Possiamo dire al Bore dal cuore quanto sia bello essere collegati a Lui, e questo è per me un giorno; e quanto sia brutto e triste per me essere solo senza il Bore, e questo è come la notte. Sono grato al Bore per avermi svegliato e per avermi dato le condizioni per avvicinarmi a Lui.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.   

Quale segreto permetteva ad Antonio Stradivari di realizzare i migliori violini della storia?

In effetti,  oltre alle più recenti tecnologie, incapaci di riprodurre il suono di un violino Stradivari e all’Associazione Internazionale dei Liutai e degli Archettai, che ha ripetutamente provato invano a scoprire il segreto del maestro, sono state fornite spiegazioni logiche di ogni tipo, legate ad esempio alla specificità del legno o ai tempi che erano diversi, ma di fatto nessuno conosce il segreto.

Prima di tutto bisogna capire cosa succede all’interno del nostro orecchio, ossia il motivo e il modo per cui sia possibile suscitare il tipo di reazione che le corde di uno Stradivari provocano e come i suoni entrano in noi.

C’è davvero un segreto qui, ma credo che anche lo stesso Stradivari ne fosse inconsapevole.

Il segreto risiede in una speciale combinazione di suoni che influenzano il cuore, dobbiamo pensare prima a come risponde il cuore e poi l’orecchio, che segue. Il ruolo primario del cuore è di massima importanza qui, ma nessuno ancora lo sa.

Neanche Stradivari lo sapeva, era inconsapevole di questo meccanismo interno. Lui e le sue mani erano semplicemente diretti da un’intuizione interiore e certamente la forza superiore che ci guida ha giocato un ruolo in questa interazione.

Stiamo parlando di un uomo che in realtà era solo una persona comune con una certa professione, ma che allo stesso tempo venne scelto per svolgere un certo ruolo, e questo segreto venne trasmesso attraverso di lui.

E allo stesso modo, il segreto del suono dei violini di Stradivari si può applicare a tutto quello che va oltre gli strumenti musicali.

Il suono deve prima entrare nel cuore e solo dopo raggiunge l’orecchio. Certamente questo va contro il pensiero comune,  cioè che non sentiamo con le orecchie, ma col cuore.

Le parole anche hanno questa qualità ed è così che si formano. Quando parliamo o scriviamo, dobbiamo trovare la parola che entra nel cuore e la sentiamo solo dopo.

È di fatto molto semplice trovare parole del genere nella saggezza della Kabbalah. Il mio maestro Rabash (il Kabbalista Baruch Ashlag) diceva a proposito: “Michael, hai sentito cosa  dice la preghiera Shema? Dice ‘Shema (Ascolta O) Michael’”. Io ero sorpreso, chiedendomi perché diceva “Michael” e non “Ascolta O Israele”. “Israele” è un nome generale ma in realtà possiamo inserirci il nostro nome. Ossia, questo “Ascolta O Michael” parla al cuore e allora la composizione inizia.

Quella di Shema è considerata una delle preghiere più elevate e la preghiera viene ascoltata prima dal cuore di una persona e solo dopo dall’orecchio, se mai viene ascoltata.

Nella Saggezza della Kabbalah noi diciamo che la preghiera di una persona comune è più elevata delle preghiere composte da saggi e Kabbalisti. Questo perché la persona la sente, cioè il suo cuore risuona con la parola che è radicata in una sensazione spirituale. Quando quindi una persona recita una preghiera con i suoi sentimenti, la ascolta prima dall’alto. Non è qualcosa che nasce dentro di noi.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.

Risposta ad una moglie in lutto

Una mia studente mi ha scritto la seguente lettera (abbreviata):

“Caro maestro, vorrei chiederle di insegnarmi a parlare con il Creatore. Studio con lei da più di 12 anni e circa due mesi fa è venuto a mancare mio marito. Siamo stati insieme per 28 anni e lui mi ha sempre sostenuto e aiutato a studiare. Era come un angelo. Il mio cuore si spezza dentro di me. Parlo con lui nel mio cuore, gli chiedo consigli. È come un dialogo. Ma lui non c’è più, c’è solo il Creatore. Come posso passare dal parlare con l’immagine di una persona al parlare direttamente con il Creatore? Per favore, mi aiuti.”

Cara …, 

per prima cosa, le mie condoglianze per la perdita di tuo marito. In secondo luogo, il fatto che sia morto fisicamente non significa nulla. Al contrario, il tuo legame con lui ora è ancora più forte, anche se non ne percepisci la forza. Quindi, non pensare che il legame con tuo marito sia scomparso. Al contrario, immagina che lui sia con te internamente, emotivamente e spiritualmente. È così che dovresti relazionarti con lui. Parla con lui e parla con il Creatore; questo è tutto ciò di cui hai bisogno. Puoi parlare come vuoi. Basta parlare e sia lui che il Creatore ti capiranno. La cosa migliore da fare è parlare nei termini più semplici possibili.

Tuo marito è incorporato nella forza superiore, il Creatore, così come tutto il resto è incorporato in esso. Ogni volta che parliamo a qualcuno, in realtà stiamo parlando al Creatore, anche se non ne siamo consapevoli.

Il nostro problema più grande è capire che non c’è altro oltre al Creatore. Buoni, cattivi, tutto ciò che ci circonda è una manifestazione della forza superiore, il Creatore.

Le tue parole sincere, che vengono dal cuore, sono la preghiera migliore e più vera; è tutto ciò di cui hai bisogno. Le preghiere più efficaci sono quelle che non provengono da testi scritti da altri, per quanto sagaci, ma dal profondo del cuore.

Perciò, cara …, continua a parlare a tuo marito e al Creatore con parole tue. È la cosa migliore che tu possa fare per te stessa.

Sono così combattuta che ho paura di pregare

Qualche giorno fa, ho ricevuto una mail da Yulia, che mi ha confessato di sentirsi lacerata, impotente in questo mondo, e incapace di aiutare chi le sta vicino. “Ho una preghiera per la pace”, ha scritto, “per i buoni rapporti tra le persone, ma ho la strana sensazione che più chiedo, più le cose si aggravino. È come se ci stessimo dirigendo verso questa fossa infuocata in cui potremmo cadere tutti, quindi ho paura di continuare a pregare”.

Tutto quello che posso dire è che dobbiamo pregare perché la gente trovi il bene che esiste nel mondo, perché c’è il bene in questo mondo, ma non è rivelato. Abbiamo bisogno di un esempio di esso, per vedere che ci sono attività nel mondo che sono veramente buone, solo che non possiamo vederle perché i nostri occhi sono egoisti, rivolti verso noi stessi. Di conseguenza, non possiamo vedere ciò che è fuori di noi.

Possiamo cambiarlo, ma per questo dobbiamo cambiare le nostre preghiere. Chiediamo tranquillità, pace e felicità, ma queste, alla fine, sono richieste egoistiche. La forza che ha creato questo mondo e lo sostiene,  che noi chiamiamo Creatore, è il contrario dell’egoismo. È una forza di assoluta bontà. Pertanto, se vogliamo sentire la sua presenza e i suoi benefici per il mondo, dobbiamo imparare a vedere il nostro mondo attraverso gli occhi benevoli del Creatore piuttosto che attraverso i nostri occhi egoistici.

Possiamo farlo se smettiamo di chiedere che le cose siano buone per noi e cominciamo a chiedere di diventare noi stessi persone buone. Se avessimo la qualità della bontà, saremmo in grado di vedere che la forza buona è tutto ciò che opera nel nostro mondo. Ma poiché non ce l’abbiamo e non sappiamo come dovrebbe agire in qualsiasi situazione, perché siamo completamente opposti ad essa, non possiamo individuarla nel mondo che ci circonda. Quindi, se vogliamo sentire che il mondo è buono dietro gli orrori che vediamo con i nostri occhi di oggi, egoisti, dobbiamo prima pregare di diventare buoni anche noi.

Quindi, cara Yulia, se vuoi smettere di avere paura che il mondo possa cadere in una fossa infuocata, prega che il Creatore ti cambi, e vedrai che il mondo sta andando in un luogo di unità e amore reciproco. Inoltre, vedrai come possiamo arrivarci senza il dolore e la sofferenza che vediamo intorno a noi, e saprai cosa dire alla gente e come aiutarla ad arrivarci presto.

Alla fine esiste solo Uno

In tempi come questi, possiamo veramente sentire quanto Abramo sia stato un rivoluzionario. Quasi 4.000 anni fa, ha scoperto che alla fine c’è solo una forza che ha creato e governa tutta la realtà. In un’epoca in cui i suoi compatrioti erano in conflitto tra loro, uccidendosi a vicenda sui pendii maledetti della Torre di Babele, disse loro che c’è solo una forza che governa il mondo, una forza di unità, e che se la emulassimo, anche noi saremmo come uno.

La gente gli rise in faccia e continuò a litigare. Quattro millenni più tardi, ci troviamo ancora nella stessa condizione. Ma, alla fine, esiste ancora un’unica forza e se non cerchiamo di emularla soffriremo per chissà quanti millenni ancora.

Proprio quando scoppia l’odio, dobbiamo ricordare a noi stessi che sta scoppiando in modo da elevarci al di sopra di esso e chiedere la connessione, proprio come Abramo, chiedere che l’amore regni sull’odio. Certo, siamo semplici mortali e non possiamo elevarci al di sopra del nostro odio.  La forza che ha creato e sostiene tutta la realtà l’ha creata corrotta e piena d’odio, e solo questa forza può renderla amorevole.

È stato fatto prima, diverse volte, quando il popolo d’Israele si è unito ai piedi del monte Sinai “come un solo uomo con un solo cuore”, o quando il re Salomone disse: “L’odio suscita conflitti e l’amore copre tutti i crimini” (Prov. 10:12). Non abbiamo bisogno di altra vittoria se non quella di coprire l’odio con l’amore.

Se non possiamo rivolgerci al Bore e chiederGli di correggerci, possiamo e dobbiamo chiederGli di darci il desiderio di chiedere a Lui. È scritto: “Metti nei nostri cuori la comprensione, in modo che possiamo capire e sapere come ascoltare, imparare e insegnare la tua legge con amore” (dalla preghiera ebraica Shema).

Le situazioni difficili che sorgono tra di noi in questi tempi fatidici, non accadono per farci litigare come bambini. Accadono perché ci rivolgiamo all’unica, sola forza in tutta la realtà, il Bore, e chiediamo che ci faccia tutti uno, uguale a Se Stesso.

L’aspirazione per l’unità nasce dalla radice più elevata della creazione, dalla sua origine. L’idea che essere uno sia la soluzione a tutti i nostri problemi e il nostro stato più felice, ci arriva poiché questa è davvero la nostra radice e quando siamo uno non esiste altro che pace e pienezza.

Tutti gli stati di separazione e divisione quindi, si scatenano per farci connettere e unire ancora di più. Ora che il grande odio è stato rivelato, è il momento di fare grandi sforzi per unirsi. Se preghiamo per la risoluzione dei problemi di tutte le persone nel mondo, metteremo fine ai duri decreti che affliggono il mondo. Se mettiamo la connessione al di sopra della separazione e l’amore al di sopra dell’odio, copriremo i nostri crimini con amore e guariremo i mali dell’umanità. 

Fate la pace invece della guerra

Caro Bore, 

Ti chiediamo di rinnovare nei cuori dei Russi e degli Ucraini il pensiero di essere fratelli. Questo risveglierà in loro il pensiero che in una guerra non ci può essere guadagno o successo per nessuno, ma solo perdite per tutti.

Dà loro la volontà di un armistizio in modo che ogni parte capisca che non c’è un vero disaccordo, che non ascoltino discorsi provocatori che li allontanino l’uno dall’altro. Altrimenti, saranno trascinati in una guerra e sarà una maledizione per generazioni.

Ci rivolgiamo a Te, amato Bore, perché Tu sei tutto e non c’è nulla che non provenga da Te, e sappiamo che Tu porti anche le guerre nel mondo per riparare l’intera società umana, che alla fine si unirà come un solo uomo in un solo cuore.

Chiediamo però che invece delle guerre sia creata la pace, che la correzione avvenga grazie a una bellissima connessione tra di noi, e non attraverso terribili battaglie.

Che alla fine si comprenda la verità:  che nella separazione tra di noi non esiste giustizia, poiché Tu unisci e Ti riveli nell’unificazione.

Tra disperazione e speranza

Decine di migliaia di civili attraversano il confine dell’Ucraina, ogni ora, una massa di persone cariche di bagagli sulle spalle e bambini in braccio, con valigie e ricordi che si trascinano dietro.  

Ho molti studenti e amici provenienti da ogni parte dell’Ucraina, da Kiev a Kharkiv, da Odessa a Lviv.  Ricevo aggiornamenti da loro e seguo la loro situazione con preoccupazione. Mi raccontano di come hanno cercato riparo in scantinati freddi o sono fuggiti nei villaggi vicini, altri hanno viaggiato in auto verso ovest per ore, pregando di non finire il carburante e di riuscire a fuggire.

L’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati (UNHCR) stima che più di 500.000 Ucraini siano fuggiti dalle loro case per via del conflitto, attraversando le frontiere dei paesi confinanti come Polonia, Ungheria, Moldova e Romania.

Non ho dubbi che i rifugiati riceveranno sostegno e un’accoglienza calorosa nei paesi dell’Europa occidentale.  Credo inoltre che alla fine ritorneranno a casa,  non resteranno per sempre nei paesi che li ospitano.  Il Canada, insieme ad altri, potrebbe aprire le sue porte all’immigrazione permanente.

Anche Israele agirà sicuramente in conformità con la Legge del Ritorno, che dà agli Ebrei il diritto di trasferirsi in Israele, e aprirà le sue braccia per accoglierli. Israele ha posto non solo per le migliaia di Ebrei che emigreranno dall’Europa orientale, ma per tutti gli Ebrei della diaspora.

Nel frattempo, il mondo, compreso Israele, sta fornendo assistenza umanitaria alle persone colpite dal conflitto. Ma oltre a soddisfare i bisogni di base delle persone, l’aiuto più importante è il sostegno interiore. Dobbiamo chiedere che lo spirito di amore, di dazione e di connessione positiva prevalga presto.

I disaccordi e le guerre vengono perché ci si possa unire al di sopra di essi. Solo l’unione dei cuori, quando ognuno si preoccupa del benessere dell’altro, salverà l’umanità.

Curiamo le ferite

Una vecchia ferita tra  Russi e Ucraini si sta aggravando.  È dolente e sanguinante ma non interamente riaperta. Proprio come i paesi dell’Europa dell’Est stanno ora vivendo il conflitto, questo avrà delle ripercussioni in tutto il mondo, su tutta l’umanità. Alla fine, tutti sentiranno sulla propria pelle la rivelazione di questa guerra: il controllo dell’uomo sull’uomo.

Prima che scoppiasse questa guerra, questo malessere non era visibile o tangibile. Era profondo e anche leggermente latente. Ricordo le immagini del passato quando i soldati russi e ucraini si incontravano; c’era tra di loro una connessione, sottile e interiore, come se si conoscessero già. E sono a tutti gli effetti psicologicamente vicini; provengono da contesti simili.

Dall’altro lato, con lo scoppio della guerra, un odio acuto è nato tra di loro ed è venuto a galla, un tipo di odio così forte che si può sentire e percepire. È  letteralmente palpabile. 

Due popoli che non sono tanto diversi tra di loro, anzi, sono molto simili, stanno scoprendo l’odio puro, cristallino, tra di loro, che precede ogni ideologia. È un odio naturale che scaturisce dalla forza della natura umana, che non si veste di razza, sesso, nazionalità o religione.  Non  è legato alla storia, alla lingua o alle differenze culturali. È  semplicemente la sensazione interiore che uno odia l’altro.

Questa sensazione è più profonda di qualsiasi altro tipo di odio che conosciamo. È un odio spirituale, il suo unico obiettivo è di rivelare quanto ci sia separazione nelle relazioni tra i due popoli e imparare dal divario individuato come mediare con l’amore. 

La scoperta di fratture e differenze, crimini e ferite, ci indica il punto in cui ripararle e ci aiuta a mettere a fuoco il nucleo del problema. La mediazione e la correzione sono parte di un processo a lungo termine che lavora secondo il piano della creazione per portare tutti i conflitti in armonia.

Ora vediamo davanti a noi la prima fase di questo processo. Si tratta di una feroce rivelazione del potere dell’odio, la forza negativa volta ad avvicinarci a comprendere che c’è un sistema di energie in natura che lavora in noi e con noi. Ma contro questa rivelazione dell’odio, deve risvegliarsi l’amore. L’amore stabile può essere evocato solo con l’aiuto di una preghiera comune. 

Siamo liberi. Liberi di pregare

Anche nei peggiori momenti, nelle situazioni più estreme, i nostri cuori sono sempre liberi. Qualunque cosa succeda, possiamo scegliere come affrontarla. Ora che c’è di nuovo una guerra in Europa, possiamo scegliere l’unione. La guerra, dopo tutto, è solo lo stato più estremo di disunione. Il suo antidoto, dunque, è l’unione e possiamo raggiungere l’unione attraverso la preghiera, la preghiera di tutti, in ogni parte del mondo.

Una preghiera è una richiesta precisa che viene dal profondo del cuore per aggiustare una situazione dolorosa. In uno stato di separazione e ostilità, nulla può impedirci di pregare per l’unione e l’amore. Siamo sempre liberi di pregare.

Una guerra si vince con lo spirito, non con le armi. Perciò dobbiamo innalzare il nostro spirito al di sopra della nostra triste situazione fisica e pregare per avere la forza di unire i nostri cuori al di sopra di tutte le differenze, divisioni e ostilità.

Se tutta l’umanità si raccoglie e prega affinché la guerra in Europa cessi, affinché le parti trovino la forza di appianare le loro differenze in modo pacifico, nessuna cattiva volontà potrà resistere. Insieme, l’umanità può spegnere il fuoco della guerra nel mondo. Questa guerra è nostra responsabilità, di tutti noi. È nostro dovere, il dovere di ognuno di noi, pregare dal profondo del cuore affinché i nemici depongano le armi.

Tutto ciò che accade, accade per connettere l’umanità, per unirla. I terribili eventi che si stanno verificando devono diventare un trampolino di lancio per l’unione globale. Tuttavia, questo può accadere solo se non ci sottraiamo al nostro dovere di elevarci al di sopra di noi stessi e formare una responsabilità reciproca globale. Se non cogliamo l’opportunità che ci è stata data per rafforzare l’unità nel mondo, allora siamo anche noi responsabili di ciò che sta accadendo e di ciò che deve ancora accadere.