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Purtroppo, la mediazione non ci farà conquistare il cuore del mondo

Negli ultimi giorni, il Primo Ministro israeliano Naftali Bennett ha volato da una capitale all’altra nel tentativo di mediare tra Russia e Ucraina. Ha fatto lunghe telefonate con i leader di tutto il mondo e sembra aver posizionato Israele in un territorio poco familiare: l’intermediario. Israele, il paese che di solito è il bersaglio di critiche e condanne e che spesso usa intermediari per comunicare con i suoi nemici, si è trovato sulla poltrona del conciliatore. Purtroppo, anche se Bennett dovesse riuscire nel suo intento, la posizione di Israele nel mondo non migliorerebbe, dato che il mondo non ha bisogno di noi come mediatori, ma ha bisogno che facciamo la pace tra di noi  ed essere un modello di unione interna.  

Israele è sempre stata una nazione speciale tra le nazioni. Fin dalla sua nascita, il suo posto nel mondo non è mai stato chiaro.  La gente non comprendeva il ruolo o lo scopo della nazione di Israele, ma sentiva che c’era una ragione per la nostra esistenza. 

Come nel passato, la stessa cosa avviene oggi: Il mondo non ci accoglie.  Tuttavia, sia la Russia che l’Ucraina sembrano aver accettato la mediazione di Bennett e, almeno in apparenza,  sembrano collaborare. Da parte sua, anche il resto del mondo sembra abbastanza a suo agio con la posizione insolita di Israele, dato che il premier israeliano riferisce a Stati Uniti, Francia e Germania dei suoi sforzi e riceve la loro benedizione.

Tuttavia, nonostante tutti i suoi sforzi, Bennett non riuscirà a portare la pace tra gli avversari.  Forse riuscirà a negoziare un armistizio, nel migliore dei casi, ma non la pace.  Per ottenere la pace, dobbiamo prima sapere che cosa essa sia. 

Il vocabolario Webster definisce la pace come  “uno stato di tranquillità o quiete: come la libertà da disordini civili” o “uno stato di sicurezza o di ordine all’interno di una comunità prevista dalla legge o consuetudine.” In altre parole, “pace” significa l’assenza di violenza o di guerra attiva.  Inteso così, se la Russia e l’Ucraina dovessero smettere di combattere domani, ci sarebbe la pace tra di loro. Ma saremmo in grado di fare affidamento su tale “pace”? Ci aspetteremmo anche che duri? Probabilmente no, e per una buona ragione: non durerebbe.

La parola ebraica per “pace” è shalom, dalle parole shlemut (totalità) o hashlama ( complementarietà). La pace, quindi, richiede l’esistenza di due parti opposte e conflittuali che possiedono ciò che l’altra parte non possiede, e decidono di unirsi e completare le reciproche carenze.  In questo modo, l’intero è più forte della somma delle sue parti, dato che quando sono in pace e si completano a vicenda, hanno entrambe tutte le qualità, comprese quelle che non avevano prima di unirsi all’ex avversario.

I nostri saggi hanno dedicato a questo argomento molti scritti. Il libro Likutei Etzot (Consigli Assortiti), per esempio, definisce la “pace” nel modo seguente: “L’essenza della pace è collegare due opposti. Quindi, non allarmatevi se vedete una persona la cui opinione è completamente opposta alla vostra e pensate che non sarete mai in grado di fare pace con lei. Oppure, quando vedete due persone che sono completamente in contrasto tra loro, non dite che è impossibile una loro riconciliazione. Al contrario, l’essenza della pace è cercare di creare la pace tra due opposti”.

La nazione di Israele si è costituita quando persone di numerose tribù e clan, si sono unite nello spirito del suddetto motto di reciproca complementarità, dando vita a una nuova nazione composta da tutte le nazioni del mondo antico. In un certo senso, hanno indicato il metodo con cui l’umanità può raggiungere la pace nel mondo. 

Dato che il popolo ebraico comprende membri di tutte le nazioni, tutte le nazioni sentono di avere un interesse nel popolo ebraico.  E a causa del nostro ruolo unico, quello di dimostrare il metodo per raggiungere una pace forte e duratura, si sentono in diritto di criticarci quando sentono che stiamo tradendo la nostra missione.

Quando facciamo la pace tra di noi, facciamo pace, indirettamente, tra tutte le nazioni del mondo, proprio perché esse sono dentro di noi e lo sono sempre state, fin dalla nostra origine. 

Quindi, se vogliamo mettere fine alle guerre una volta per tutte, dobbiamo portare a termine l’unico compito che ci è stato dato: essere un modello di unione, una luce per le nazioni, così il mondo ci sosterrà nei nostri sforzi.  

Didascalia della foto:

Foto di ( da sinistra a destra): il Presidente russo Vladimir Putin, il Primo Ministro israeliano Naftali Bennett e il Presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky. Naftali Bennett si è recato segretamente a Mosca sabato 5 marzo 2022 per un incontro con il presidente russo Vladimir Putin per discutere della guerra in Ucraina. L’incontro al Cremlino è durato tre ore, secondo la stampa israeliana. Una fonte diplomatica ufficiale israeliana ha dichiarato che l’incontro è stato coordinato con gli Stati Uniti, la Germania e la Francia, in un dialogo continuo con l’Ucraina. Dopo l’incontro con Putin, l’ufficio del Primo Ministro ha riferito che Bennet ha parlato con il Presidente dell’Ucraina Volodymyr Zelensky. Non ha specificato di cosa hanno discusso i due.

 

La gente egoista non può produrre soluzioni altruiste.

 In Europa e in altre parti del mondo, i governi pagano somme colossali alle grandi aziende per aiutarle ad evitare il fallimento. Che lo chiamino “pacchetto di salvataggio” o “quantitative easing”, alla fine è lo stesso: il governo paga le aziende per rimanere operative.

Non credo che questo possa funzionare a lungo termine. Forse potrà aiutare le aziende a rimanere a galla per altri sei mesi, un anno, ma come regola un governo, qualsiasi governo, non può sostenere le aziende che non riescono a sostenersi da sole. Alla fine la situazione esploderà provocando conseguenze peggiori di ciò che avrebbe potuto succedere se il governo le avesse lasciate fallire naturalmente. 

La questione è più complicata di quanto appare. Non credo che un governo possa fare qualcosa di buono per il suo popolo. Funzionari, ministri e viceministri vanno sempre per la loro strada e hanno a cuore solo i propri interessi. Dato che tutti sono intrinsecamente egoisti, tutti hanno un secondo fine che non è il beneficio del pubblico. 

Non possiamo aspettarci che le persone egoiste agiscano in maniera altruista: è come chiedere a una tigre di diventare vegetariana. Se va contro natura non può funzionare. Quindi, chiedere alle persone che hanno a cuore solo la propria carriera di pensare al benessere della gente è irragionevole, irrealistico e inevitabilmente non funzionerà. 

I socialisti, i capitalisti di estrema destra o di estrema sinistra sono tutti immersi nel proprio egoismo. Non è colpa loro; è la natura umana e noi dovremmo modificare le nostre aspettative dai nostri leader.  

Se vogliamo un vero e duraturo cambiamento positivo dobbiamo trasformare la natura umana. Dato che la nostra natura è egoista fino al midollo, cambiarla è l’unico modo per uscire dalla crisi nella quale il mondo sta cadendo oggi. Cadremo sempre più in basso fino a quando non capiremo che il problema non sono i combustibili fossili che bruciamo, le foreste che tagliamo, l’acqua che inquiniamo o le persone che uccidiamo. Il problema è la causa di tutti questi danni che stiamo infliggendo alla natura e su di noi: il nostro innato egoismo. Quando inizieremo a lavorare per cambiare noi stessi invece di pretendere che tutto e tutti cambino, forse riusciremo a salvarci prima che sia troppo tardi.

 

La dichiarazione congiunta per prevenire la guerra nucleare ed evitare le corse agli armamenti sono parole vuote

Il 3 gennaio scorso, gli Stati Uniti, la Cina, la Russia, il Regno Unito e la Francia hanno firmato una dichiarazione in cui affermano: “Consideriamo la prevenzione della guerra tra gli Stati dotati di armi nucleari e la riduzione dei rischi strategici come le nostre principali responsabilità”. Le potenze hanno convenuto che “una guerra nucleare non può essere vinta e non deve mai essere combattuta”. Inoltre, hanno concordato che “l’uso del nucleare avrebbe conseguenze di vasta portata”. Esse affermano che “le armi nucleari, finché continueranno ad esistere, devono servire a scopi difensivi, per scoraggiare le aggressioni e prevenire la guerra”. Questa dichiarazione non è altro che parole vuote, fatta per la gente comune, ma anche essa probabilmente la ignorerà.

Non c’è nessuna sostanza dietro queste parole. L’unica ragione per cui i leader hanno firmato la dichiarazione è per rimanere al potere, continuare a rubare e rapinare, e chiamarla “leadership”.

Ma se mi ascoltassero, non si precipiterebbero a scalare quell’Olimpo in nessun paese. Come ho detto quando Biden è entrato in carica, non vorrei essere nei suoi panni oggi, guardate cosa sta succedendo in America.

In verità, non possiamo biasimare i capi di stato per essere così. Sono stati eletti dal popolo, questo è ciò che il popolo vuole sentire, quindi questo è ciò che i leader stanno vendendo alla gente. Questi politici sono spietati perché se non lo fossero, non sarebbero in grado di salire ai vertici del potere e diventare capi.

Se dai nostri governanti vogliamo propositi onesti, un progetto autentico finalizzato a porre fine ai conflitti, dobbiamo cambiare noi stessi. Le cose miglioreranno quando capiremo che in un’epoca in cui tutti sono connessi e dipendenti gli uni dagli altri, non possiamo aspettarci che gli uomini cambino se non cambiamo tutti quanti.

Cambieremo quando accetteremo di rieducarci, di “riprogrammarci” per passare dal sistema violento e indifferente in cui ci troviamo oggi a un sistema in cui siamo rispettosi l’uno dell’altro perché sappiamo che altrimenti nessuno di noi sopravviverà. È evidente che non ci preoccupiamo l’uno dell’altro. Tuttavia, se comprendiamo che le nostre vite dipendono dall’essere mutualmente premurosi, poiché altrimenti la guerra totale ci spazzerà via tutti, allora accetteremo di agire come se ci importasse molto, e questo comportamento ci cambierà.

Prima arriviamo a questa consapevolezza, meno dovremo soffrire nel nostro attuale miserabile stato. Fino ad allora, i governanti continueranno a firmare carte senza senso con promesse vuote a cui nessuno crede o intende mantenere.

A un passo dalla guerra

Non sono un politico. Guardo il mondo solo dal punto di vista della correzione, e il mondo potrà essere corretto soltanto quando tutte le nazioni si uniranno.  Da questa prospettiva, ciò che sta succedendo oggi tra la Russia e l’Ucraina è molto negativo.  Spero e prego che la questione non si aggravi fino a diventare una vera e propria guerra.  In ogni caso, gli eventi fino a ora indicano quanto abbiamo ancora bisogno di correggere noi stessi prima di poterci connettere, in maniera positiva, con gli altri.

Non esistono vincitori in guerra.  Quando si giudica soltanto dal proprio punto di vista, non si può giudicare correttamente.  Quindi, in questo conflitto nessuno ha ragione, anche se tutti credono di averla, altrimenti non ci sarebbe alcun conflitto.

Peggio ancora, anche se si volesse guardare la questione dalla prospettiva dell’altra parte, è impossibile farlo se lo sforzo non è reciproco.  Ma con una tale sfiducia e ostilità  tra le due parti, come si può cercare di esaminare la situazione dalla prospettiva dell’altro?

Quindi, dal momento che non c’è speranza, non dovremmo concentrarci su chi ha ragione e chi ha torto in questo conflitto, ma sul costo della guerra e sul fatto che l’unica vera soluzione è che entrambe le parti superino il loro rancore, costruiscano la fiducia e alla fine consolidino il calore tra loro.

In generale, le guerre sono andate “fuori moda”, per così dire; semplicemente non risolvono più i problemi. Non è che ci sia meno inimicizia e odio, ma le guerre stanno assumendo nuove forme. Abbiamo provato le armi nucleari, abbiamo provato le armi chimiche, e abbiamo capito che non possiamo usarle. Cosa ci rimane, proiettili e pallottole? Per quanto possiamo desiderare di distruggere i nostri nemici, vediamo che le guerre oggi non possono più svolgersi come una volta.

Viviamo in un’epoca diversa. Credo che ci stiamo avvicinando ad uno stato in cui possiamo capire che l’unica soluzione possibile a tutti i conflitti è correggere le nostre relazioni reciproche. Solo quando ci renderemo conto che non c’è speranza nel litigare su chi ha ragione, e che l’unica soluzione è fare la pace al di sopra del conflitto e nonostante esso, sarà possibile porre fine alle guerre e inaugurare una nuova era di pace e fratellanza nelle cronache dell’umanità.

Un anno dopo. La polarizzazione sta ancora affondando l’America

Un anno dopo la presa d’assalto del Campidoglio Statunitense del 6 gennaio avvenuta durante la protesta elettorale del 2020, negli Stati Uniti prevalgono atteggiamenti polemici e si propaga un sentimento di sfiducia. Secondo un sondaggio dell’ABC/Ipsos, solamente il 20% degli Americani ha fiducia nell’integrità del proprio sistema elettorale (con un decremento circa del 50% dall’anno precedente). Sembra impossibile che Repubblicani e Democratici possano trovare un terreno comune per risanare la fiducia dei cittadini, ma su questa questione di fondamentale importanza non ci sono alternative.

Un anno fa, i sostenitori del precedente Presidente Donald Trump, invasero Capitol Hill nel tentativo di prevenire la ratifica di Joe Biden come capo di Stato. In quei giorni il paese era carico di tensioni sociali e profonde divisioni politiche che divisero gli Americani in due fazioni. Mentre metà della nazione celebrava con euforia ed eccitazione, l’altra metà si sentiva privata dei propri diritti, frustrata ed arrabbiata fino al punto di sospettare con veemenza la frode del processo elettorale.

Non è cambiato molto. Le ferite sono ancora profonde, scoperte e sanguinanti. Gli Americani restano divisi ed il divario sociale si è intensificato. Un recente sondaggio dell’università del Massachusetts rivela che il 71% dei Repubblicani considera illegittima la vittoria di Joe Biden, mentre invece il 91% dei Democratici crede che Biden sia stato legittimamente eletto.

Il problema non risiede nel fatto che diverse fazioni siano in disaccordo in quanto ci saranno sempre divergenze di opinioni. La vera minaccia risiede nell’estremismo. La diffidenza e le forti accuse reciproche stanno erodendo il tessuto sociale americano. In questo momento la situazione è talmente brutta che è difficile credere che possa peggiorare. Tuttavia, la frattura della politica statunitense ed il disaccordo tra la sua cittadinanza, rappresenta una opportunità unica affinché tutti possano acquisire la consapevolezza che non ci sarà alcuna possibilità di sopravvivenza nonché di prosperità futura se il paese non trova la strada dell’unità. 

In alternativa si prospetta uno scenario di costante conflitto che sicuramente esploderà in una totale spaccatura all’interno dell’America. Questo chiaramente, non porterà beneficio né alle diverse fazioni e né ai singoli. Oggi viviamo una realtà interdipendente ed interconnessa e danneggiare la barca che tiene tutti a galla, finirà semplicemente per trascinare tutti a fondo e questo accadrà talmente velocemente che non resterà alcuna possibilità di salvataggio. Attualmente ciascuna fazione è talmente occupata a remare nella propria direzione che non riesce neanche a notare che c’è un foro nella barca.

C’è la necessità di rivelare qualcosa che al momento non esiste: un comune denominatore capace di sanare la rottura. C’è un unico modo in cui le diverse fazioni possono ottenere questo ed è assieme. I Repubblicani guardano al lato economico, all’industria e alle forze militari mentre i Democratici guardano ai movimenti sociali ed alle proteste di massa, stimolando un linguaggio cortese per realizzare i propri programmi. E’ possibile vivere gli uni senza gli altri? No, questo non è possibile, una fazione non può cancellare l’altra; c’è bisogno che le due parti si compensino al fine di restituire la fiducia al sistema democratico.

I due partiti avversari e i relativi sostenitori, che attualmente percorrono traiettorie opposte, debbono cambiare direzione ed avvicinarsi e non perché provano un sentimento di reciproco amore o sintonia ma perché devono recuperare il loro interesse comune, la nazione. Vincere le differenze è nell’interesse di tutti per far sì che l’America rimanga a galla. 

Didascalia della foto:
I sostenitori di Trump protestano sui gradini del Campidoglio degli Stati Uniti a Washington il 6 gennaio 2021. Foto di Yuri Gripas/ABACAPRESS.COM

54 Premi Nobel non possono competere con i politici meschini

I fisici Sir Roger Penrose e  Prof. Carlo Rovelli, oltre ad altri cinquantadue Premi Nobel, sono tra i firmatari di una nuova iniziativa denominata “Dividendo della Pace Globale”. L’iniziativa mira a “ridurre la spesa militare del 2% in tutti i paesi”, quindi “risparmiare un trilione di dollari in 5 anni” e utilizzare il denaro “per combattere le emergenze planetarie”. Poiché, come scrivono, “l’umanità affronta rischi che possono essere evitati solo attraverso la cooperazione”, gli scienziati suggeriscono di “cooperare invece di combattere tra di noi”.

Per quanto vorrei che la loro iniziativa avesse successo, i premi Nobel non governano il mondo; i politici lo gestiscono, e faranno di tutto e non risparmieranno alcuno sforzo per raggiungere il dominio militare, anche se ci porterà a una terza guerra mondiale atomica, cosa che avverrà.

Abbiamo un problema. L’odio, la follia e l’egoismo hanno raggiunto livelli che formano un muro impenetrabile. L’umanità è in uno stato disperato. Questo è come la vedo.

In ogni società, le persone che eccellono nel suo tratto più dominante sono i suoi leader. In una società egoista, i leader sono i più egoisti. La società umana non è fatta solo di  egoismo, ma lo sta diventando sempre di più, di giorno in giorno. Pertanto, i nostri leader sono i più egocentrici. In quanto tali, non possono vedere nulla o pensare a nient’altro che a se stessi. Ci faranno la predica e fingeranno di preoccuparsi delle persone quando in realtà il loro unico obiettivo è il loro posto al timone.

Non è colpa loro, è la natura umana,  non possono andare contro la natura che li spinge dall’interno. Ne sono totalmente schiavi e faranno qualunque cosa essa dica a loro. Se dice loro che è perfettamente giusto distruggere le economie dei propri paesi per stare al passo con la corsa agli armamenti, non esiteranno un minuto.

La Russia, ad esempio, ha sfruttato tutto ciò che poteva. A parte poche centinaia di individui super ricchi, il resto della gente è in povertà. Anche gli Stati Uniti si stanno deteriorando rapidamente. Tuttavia, i governi non possono controllare la loro passione per il controllo. Ricorda la regola: in una società egoista, chi è al vertice è il più egoista. Pertanto, le persone non dovrebbero aspettarsi alcun beneficio dai leader.

L’unica volta in cui i politici ascoltano gli scienziati è quando dicono loro che possono sviluppare un’arma più letale che darà loro la superiorità militare. Se dicono loro qualcos’altro, risponderanno: “Dateci solo armi nucleari; sapremo cosa farne”.

Nel 2020, l’economia mondiale si è ridotta di oltre il 4%. Nello stesso anno, gli acquisti globali di armi hanno raggiunto il massimo storico di quasi due trilioni di dollari. Questo dimostra quanto i leader mondiali siano concentrati sui propri obiettivi. Si potrebbe pensare che se c’è una recessione, gli acquisti di armi diminuiscono, ma è successo il contrario.

Quando ci pensi da una prospettiva egocentrica, ha perfettamente senso: più stiamo male, più soldi abbiamo bisogno di spendere per armarci, poiché è più probabile che i leaders inizino le guerre. Poiché i leader devono impedire alla loro gente di ribellarsi, devono incitarli contro gli altri. Quindi, peggio facciamo finanziariamente, più dobbiamo spendere in armi per prepararci alla guerra. E se pensi che a un certo punto le risorse per le armi si esauriranno, io non ci conterei; i leader spenderanno il loro ultimo centesimo in armi.

Anche costruire rifugi non aiuterà. Puoi costruire rifugi che proteggano dai razzi, ma non puoi costruire rifugi per proteggere una nazione dalle bombe atomiche. L’unica soluzione che esiste è cambiare l’ego stesso. L’ego è il motore della corsa agli armamenti e della guerra imminente. Quindi, solo cambiando l’ego e tenendolo a freno si potrà evitare una guerra.

Le persone che mi comprendono dovrebbero unire le forze e coltivare l’unità, prendersi cura l’uno dell’altro e alla fine amarsi l’un l’altro al di sopra di tutte le differenze. Questo è l’unico antidoto al virus dell’egoismo. Non esiste altro vaccino per questo se non quello di cercare di prendersi cura l’uno dell’altro nonostante la nostra intrinseca estraneità.

Se siamo già consapevoli di essere dipendenti l’uno dall’altro e che il narcisismo è il nostro nemico, dovremmo iniziare a lavorare insieme per cambiare il nostro comportamento da egocentrico ad altruistico. Proprio come attualmente insegniamo a noi stessi ad essere egoisti, dovremmo insegnare a noi stessi che, se siamo egoisti, ci facciamo del male, quindi faremmo meglio a imparare a essere altruisti. Se molti di noi lo fanno insieme, in tutto il mondo, allora non è mai troppo tardi.

Per ulteriori informazioni sull’importanza della solidarietà, vedere il mio libro: “INTERESSE PERSONALE CONTRO ALTRUISMO NELL’ERA GLOBALE: Come una società può trasformare gli interessi personali in beneficio reciproco

 

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Il fisico Carlo Rovelli. Foto: fonte propria.

L’egoismo distruggerà la Democrazia.

Forse uno dei  fenomeni più evidenti in questi ultimi anni è il deterioramento della fiducia della gente nelle autorità. Sia che si tratti di dimostrazioni contro le restrizioni per il Covid, o di  proteste contro le riforme economiche o di rivolte contro le politiche riguardo ad ogni tematica dall’educazione all’immigrazione, alla difesa, il pubblico  sta perdendo fiducia nei suoi rappresentanti eletti nei paesi democratici.

Il problema è che coloro che sono più egoisti e più sfruttatori stanno raggiungendo le posizioni più elevate e la gente non è cieca riguardo a ciò. Finché non correggiamo la natura brutale delle nostre relazioni, i regimi diventeranno sempre più corrotti fino al punto che cadranno tutti insieme  e guerra e violenza prenderanno il sopravvento.

Sin dal diciassettesimo secolo la democrazia contemporanea ha iniziato a prendere forma in quanto i parlamenti hanno iniziato a formarsi e i re e il clero hanno ceduto potere agli organismi eletti. La democrazia ha raggiunto il suo stato più elevato dopo due guerre mondiali in cui i paesi democratici avevano salvato il mondo dai despoti in Germania, Italia e Giappone.

Dopo la prima guerra mondiale, emerse una prima organizzazione intergovernativa, la Società delle Nazioni, che più tardi cambiò il suo nome in Nazioni Unite,  la cui missione principale era quella di mantenere la pace mondiale.

Ma né la democrazia né le Nazioni Unite mantennero le promesse fatte. La democrazia non fornì una reale libertà di espressione sebbene per un po’ ci  fece pensare che fosse così e le Nazioni Unite sono state un fallimento totale per il mantenimento e persino per la promozione della pace mondiale. E peggio ancora, nel tempo, l’umanità è diventata sempre più egoista, una tendenza questa  che ha solo accelerato in questi ultimi anni e ancora continua.

Oggi, la gente è così assorbita in se stessa che se tu la testassi secondo gli standard che venivano usati fino a  qualche decade fa, verrebbe “definita ” come narcisista. E poiché siamo narcisisti prendiamo dei narcisisti e li collochiamo al timone dei nostri paesi. Invece di scegliere persone che abbiano a cuore i nostri bisogni, eleggiamo la gente più egoista per condurre le nostre più “aperte” società.

Recentemente, l’essere così assorbiti in loro stessi ha reso i leader talmente corrotti che la gente non può più ignorare tale fatto. Finalmente la gente si sta svegliando ed è arrabbiata.

Da una parte il crescente risentimento dei cittadini verso i governi è un buon segno e sta ad indicare che le persone si stanno rendendo conto che i nostri leader non ci stanno portando verso nulla di buono. Dall’altra, si tratta di una situazione precaria dal momento che la volatilità delle tensioni sociali potrebbe condurre a forti episodi di violenza la cui natura e conseguenze sono ipotizzabili da chiunque. 

Un altro pericolo che deriva dal nostro crescente narcisismo è che a meno che il governo non ci dia esattamente quello che desideriamo, non possiamo accettarne  la legittimità. La democrazia è fondata sul governo della maggioranza, considerando allo stesso tempo i bisogni delle minoranze. Non è costruita per gestire  una situazione  in cui le minoranze stanno continuamente sovvertendo al di sotto delle sue fondamenta.

La crescente destabilizzazione può condurre ad uno dei  due risultati: anarchia o guerra. Nessuna delle due è benvenuta.

Al fine di evitare quello che sembra un inevitabile scenario da giorno del giudizio, dobbiamo individuare la radice della dissoluzione delle società libere: l’egoismo umano. E possiamo farlo solo se ci occupiamo del  nostro egoismo dimostrando che è nel nostro migliore interesse cooperare ed essere premurosi gli uni verso gli altri. 

La realtà attuale dimostra troppo bene che non ci possiamo muovere  senza influenzare molte altre persone. Ogni ritardo nella produzione o nella catena di fornitura di quasi ogni prodotto, crea immediatamente dei ritardi su scala mondiale che ostacolano le economie e turbano le vite di miliardi di persone in tutto il  mondo. Se ce ne rendessimo conto e agissimo su questa constatazione, creeremmo un mondo completamente diverso. Non dovremmo preoccuparci dei regimi totalitari dal momento che negare la libertà agli altri sarebbe equivalente a negare la libertà a se stessi.

La co-dipendenza crea affinità. Quando le persone sono comprensive l’una verso l’altra, iniziano ad occuparsi l’una dell’altra non solo a livello emotivo ma anche a livello fisico e materiale. L’umanità produce abbondanza di tutto. Ogni singola persona nel mondo potrebbe essere appagata se solo ci preoccupassimo l’uno dell’altro e volessimo che fosse così. Quindi, invece di tentare di soffocare l’ego altrui o (peggio) di nascondere la nostra cattiveria sotto un velo di falsi sorrisi, con i coltelli dietro la schiena, dovremmo sfruttare le nostre tendenze egoistiche a beneficio collettivo. Se comprenderemo che ognuno di noi dipende dall’altro, i nostri ego ci diranno cosa fare per garantire che ognuno di noi sia soddisfatto e felice. 

 

Didascalia:
Da sinistra a destra: Il vice ministro degli Esteri italiano Marina Sereni, il ministro federale tedesco per la cooperazione economica e lo sviluppo Svenja Schulze, il ministro degli Esteri delle Filippine Teodoro L Locsin Jr, il ministro degli Esteri tedesco Annalena Baerbock, il ministro degli Esteri italiano Luigi Di Maio, il ministro degli Esteri britannico Liz Truss, il segretario di Stato americano Antony Blinken, Il ministro canadese degli affari esteri Melanie Joly, il ministro canadese dello sviluppo internazionale Harjit Sajjan, l’alto rappresentante dell’Unione per gli affari esteri Josep Borrell e il ministro degli affari esteri del Brunei Dato Erywan Pehin Yusof posano per una foto di gruppo durante il vertice dei ministri degli esteri e dello sviluppo del G7.

30 anni dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, il mondo ha avuto benefici?

Trenta anni dopo la disgregazione dell’Unione Sovietica, si cerca ancora una strada da intraprendere.  La disgregazione  ha scosso il mondo, ma non lo ha reso più sicuro o più stabile. L’umanità è nel mezzo di un cambiamento globale.

Trenta anni fa, il 26 dicembre 1991 per l’esattezza, l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS), alias l’Unione Sovietica, si è disgregata negli stati che la componevano. Le repubbliche lasciarono l’unione e gli stati subordinati della Russia divennero indipendenti e iniziarono a combattere l’uno contro l’altro o si unirono ai loro ex-rivali, la NATO. Trent’anni dopo, la Russia sta ancora cercando la sua strada e brama ancora il dominio del mondo.

Non posso dire che la disintegrazione dell’URSS abbia reso il mondo un posto migliore. Anche se era una superpotenza povera, era comunque una superpotenza, e le nazioni che ne facevano parte sapevano dove stavano.

Anche se non era una democrazia, era solida, e con i tempi tumultuosi di oggi, anche questo ha i suoi meriti. Può essere un bene che i paesi che componevano l’Unione Sovietica siano diventati indipendenti, ma finché non raccoglieranno i benefici della loro indipendenza, continueranno ad essere pericolosamente instabili.

Nessuno sa cosa riserva il futuro per la Russia, ed è chiaro che la situazione sta diventando sempre più precaria, minacciando la stabilità.  Allo stesso tempo, gli USA stanno anch’essi perdendo colpi. Nonostante sia una democrazia e abbia una superiorità economica, anche l’America sta cadendo.

Quindi, da un lato l’economia Russa è instabile, e dall’altra la democrazia Americana non soddisfa le esigenze del mondo attuale.  Di conseguenza la Cina  è più forte sia dell’America che della Russia.

L’Unione Europea è completamente fuori gioco. L'”unione” è diventata un insieme di una trentina di paesi che non riescono ad accordarsi su nulla. Ne consegue che l’UE ha perso il suo status di giocatore importante nell’arena del mondo. 

Questo lascia il mondo con tanti punti interrogativi. 

Se ci aggiungiamo il Medio Oriente, che è una fossa di serpenti, non c’è molto da aspettarsi, nonostante la quiete temporanea.

Non posso dire che il mondo starebbe meglio se l’URSS non si fosse disgregata. Ciononostante, è chiaro che mentre era intatta, aveva una scienza e un’industria avanzata, si sosteneva indipendentemente, anche se in maniera povera, e verso la fine, molto povera. 

Tuttavia, i tempi stanno cambiando e ci sono sempre fluttuazioni tra gli stati.  Il nuovo contesto  porterà con sé il ringiovanimento. Nel frattempo però, il mondo è perso.  Non sa da che parte andare, economicamente, politicamente o nel senso militare.  Le persone e i paesi cercano semplicemente di sopravvivere. 

Può essere un punto di vista poco ortodosso, ma penso che nel complesso la Guerra Fredda sia stata una buona cosa. Almeno la gente sapeva da che parte stare e come comportarsi. Era un bene per le superpotenze, le regole erano chiare e, quando le regole sono chiare, è più facile non infrangerle e causare incidenti orrendi.

Oggi non c’è altro che confusione. Se lo stress continua ad accumularsi all’interno e tra i paesi, non avranno altra scelta che scaricarlo nel modo in cui scaricano sempre la pressione: andando in guerra.

Ora che il 2022 è iniziato, penso che stiamo iniziando il nuovo anno con grande smarrimento. La Russia è in una condizione terribile, così come l’America, e anche se la Cina sembra essere in cima al mondo, è completamente dipendente dal potere d’acquisto dell’America. Il mondo intero è in uno stato di collasso. Le ideologie che hanno tenuto in piedi i paesi stanno tutte manifestando la loro irrilevanza e debolezza, e non possono offrire all’umanità un modo di vivere attraente. Infatti, il mondo è pronto per il cambiamento.

Di chi ci possiamo fidare se nessuno è affidabile?

Una delle mie battute preferite da Le avventure di Tom Sawyer di Mark Twain è quando Tom viene definito “un eroe splendente… il cocco dei vecchi, l’invidia dei giovani”, e c’erano “alcuni che credevano che sarebbe diventato presidente, se fosse sfuggito all’impiccagione”. Con queste poche parole, Twain cattura l’essenza della leadership nel nostro mondo. Coloro che arrivano in alto sono i più feroci, determinati e spietati. Oggi, quest’ultima qualità è diventata così intensa che non possiamo più credere ai nostri leader e certamente non ci attendiamo che abbiano in mente il nostro massimo interesse.

Non sto accusando alcun leader in particolare e neppure tutti i leader in generale.  È semplicemente che in un mondo egoista, dove le persone fanno a gara per rovesciarsi l’una con l’altra per arrivare in cima, chi si trova in cima è chiaramente colui che ha calpestato e abbattuto più persone di chiunque altro. Sintetizzando, per arrivare in cima in un mondo egoistico bisogna essere l’egoista più grande. 

Quindi come facciamo a sapere di chi fidarci? Non lo sappiamo e non possiamo saperlo. Tutto quello che sappiamo è che siamo al buio.

In una cultura di egoismo sfrenato, qualsiasi teoria complottista sembra ragionevole, mentre la verità è introvabile.  Quando ogni persona che dice o scrive qualcosa cerca di promuovere un secondo fine, non c’è alcun modo di sapere chi ha ragione, cosa sta succedendo realmente o se, di fatto, sta succedendo davvero qualcosa. L’unico modo per ottenere un po’ di chiarezza sulle notizie e sulla buona volontà dei nostri leader è dire “Basta!” al nostro sistema attuale e costruire qualcosa di completamente indipendente.  Il principio guida di un sistema tale dovrebbe essere “solo informazioni”, nessun commento. Commentare significa che l’informazione è già stata distorta. Informazione significa dire solo ciò che accade, il più possibile, senza dire il perché, senza attribuire colpe e meriti.

Allo stesso tempo, dobbiamo iniziare un processo globale di auto-apprendimento. Dobbiamo sapere non solo cosa sta succedendo, ma anche perché noi alteriamo e distorciamo tutto. In altre parole, dobbiamo conoscere la natura umana e come essa presenta intenzionalmente le cose secondo la propria visione soggettiva, che si adatta al suo interesse. Per “pulirci” dalla distorsione dobbiamo imparare come innalzare il nostro interesse personale e sviluppare un atteggiamento ugualmente favorevole verso gli altri.  Questa è l’unica garanzia che la nostra interpretazione delle cose sia equilibrata e corretta.

Una volta acquisito un tale atteggiamento, scopriremo che le cose malvagie che vediamo nel nostro mondo riflettono la nostra malvagità interiore. Il nostro rancore verso gli altri crea un mondo dove governa il rancore e quindi il mondo è  pieno di malvagità e crudeltà.  Quindi, l’unica cosa che ci serve per creare un governo positivo, e in generale eliminare il rancore dal mondo, è generare una buona volontà dentro di noi. Quando nutriamo buona volontà verso gli altri, riempiamo il mondo di buona volontà.  Di conseguenza, il mondo si riempirà di gentilezza e compassione. 

Cambiando noi stessi, creeremo un mondo opposto a quello che abbiamo creato attraverso i nostri desideri di dominare, controllare e spesso annientare le altre persone.

Riflessioni dopo i risultati delle elezioni in Virginia

Alla fine, l’identità politica è esattamente questo: politica.  Non si tratta di vita reale, è finzione.  Alla fine l’umanità respingerà le idee che non coincidono con la natura. Forse ci vorrà una grande guerra, forse un altro virus o qualche altro fattore scatenante, ma potrebbe non essere così.

In ogni caso, l’umanità si volterà contro gli eccessi dell’ego e stabilirà una società equilibrata e armoniosa, dove le persone trovano la propria espressione di sé in maniere che contribuiscono alla società piuttosto che frantumarla in una miriade di individui, confusi e infelici. 

Tradizionalmente, il popolo americano è abbastanza conservatore, nel senso buono della parola.  Ci sono varie oscillazioni  ma alla fine credo che gli Americani arriveranno a conclusioni e seguiranno ciò che è naturale e non le urla di persone con idee alla moda, che sono qui oggi ma che spariranno un domani. 

Cambiare la propria identità, decidere che sono qualcosa di diverso da come sono nato, sono tutti segni di crescita.  Ma la crescita deve essere guidata, altrimenti cresciamo dove conduce il nostro ego, lontani gli uni dagli altri e più profondamente dentro noi stessi, verso la separazione, l’isolamento e la tristezza. 

È qui che la  Critical Race Theory e l’identità politica ci conducono e i residenti della Virginia hanno usato le elezioni del governatore  per respingere questa direzione. Invece di sviluppare la nostra vera identità e realizzare il suo pieno potenziale, le idee che sono state respinte in questa elezione ci incoraggiano ad adottare un’altra identità, per poi passare il resto della nostra vita a cercare di giustificare la nostra scelta. Questa non è una ricetta per la felicità.

Tuttavia, c’è una buona ragione per cui tali idee vengono impiantate nelle persone. Quando le persone sono occupate a cercare di determinare chi (o cosa) sono, è più facile governarle.

Per natura, i governanti vogliono solo una cosa: governare. È facile gestire le persone quando sono confuse e si occupano di altre questioni oltre al governo e a quello che sta (o non sta) facendo per loro. Trovate loro un nemico, trovate loro una causa, si occuperanno di questo e lasceranno i governanti a godersi le comodità del governo. Machiavelli l’ha scritto secoli fa, e la natura umana non è cambiata da allora.

Eppure, tutto questo avviene per un motivo. L’idea di voler cambiare chi siamo non è senza merito. Deriva dal desiderio innato di trovare uno scopo superiore nella vita.  Il voler infrangere i confini della natura è un’espressione del nostro disaccordo con chi siamo. 

A differenza di qualsiasi altro essere,  è un desiderio innato negli esseri umani cercare risposte sulla propria esistenza.  Da dove vengo? Perché sono nato? Perché esiste il dolore?  Perché sono nato di un sesso e non di un altro? Posso cambiare ciò che sono?  E alla fine:  qual è lo scopo della mia esistenza? Questi anni che mi sono stati dati, hanno un significato e uno scopo oltre a quello di passare il tempo al meglio?  E, se esiste, qual è ? Queste domande sono caratteristiche del genere umano e ci portano alla confusione frenetica in cui ci troviamo oggi.

Nonostante ciò, non troveremo le risposte dentro di noi.  Le troveremo nelle nostre connessioni con gli altri.  La frantumazione della società “ci aiuta”, in maniera contorta, a capire che abbiamo costruito una società malata e dobbiamo ricostruirla se vogliamo essere felici.

Ma non serve cambiare nulla dentro di noi.  Non c’è niente di sbagliato in nessuno di noi come individui.   L’unica cosa che non funziona è come ci trattiamo tra di noi.  Quindi, le nostre relazioni sono l’unica cosa da correggere. 

Quando cominceremo a sentirci più uniti, che apparteniamo l’uno all’altro come membri di una famiglia, non sentiremo più il bisogno di cambiare chi siamo poiché saremo impegnati ad amare e a prenderci cura  degli altri.  

In una buona famiglia, le persone non si preoccupano di se stesse; si preoccupano l’una dell’altra e di tutta la famiglia. Ma poiché tutti nella famiglia pensano in questo modo, tutti sono felici perché tutti si sentono amati e curati.

In questi tempi, in cui tutti dipendono da tutti, in ogni parte del mondo, dobbiamo iniziare a costruire questa sensazione non solo in famiglia, ma tra ogni persona.  Alla fine, questa coperta di preoccupazione  coprirà ogni persona del mondo.

Certo, è un lungo viaggio, ma la sua fine è la beatitudine, e la natura ci spinge volenti o nolenti in quella direzione. Quindi, prima ci allineiamo con la natura, più saremo felici. Alla fine, non è questo che vogliamo tutti?

 

Didascalia della foto:
Il candidato repubblicano alla carica di governatore della Virginia, Glenn Youngkin, parla durante la sua festa della notte delle elezioni in un hotel di Chantilly, Virginia, Stati Uniti, 3 novembre 2021. REUTERS/Jonathan Ernst