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“Come riconoscere gli ebrei delle Dieci Tribù Perdute?” (Breaking Israel News)

Il più grande portale di informazione online “Breaking Israel News” ha pubblicato il mio nuovo articolo “Come riconoscere gli ebrei delle Dieci Tribù Perdute?

La luce penetra le finestre di una piccola capanna di mattoni e illumina un gruppo di uomini africani vestiti di bianco che ondeggiano da una parte all’altra. Uno di essi chiude gli occhi e grida a gran voce, con un forte accento ebraico: “Oseh shalom!”

“Alleluia!” Risponde la folla.

Egli canta di nuovo: “Oseh shalom!”

Tutti insieme rispondono: “Alleluia, rendiamo pace nelle Sue altezze”.

Gli Igbo pregano insieme e nelle loro voci traspare un velo di nostalgia per la Terra di Israele.

La tribù degli Igbo vive nella regione del Biafra, nella Nigeria sud-orientale e si stima che ammonti a circa 20 milioni di persone. Decine di migliaia di essi si identificano come ebrei a tutti gli effetti. Una significativa parte dei membri della tribù degli Igbo è formata da ebrei osservanti che praticano la circoncisione, leggono la Torah, indossano yarmulkes e scialli di preghiera.

Nel corso delle generazioni, molte tribù indigene e gruppi etnici di ogni continente sono stati identificati come possibili discendenti delle Dieci Tribù Perdute che furono esiliate dopo la conquista del Regno di Israele da parte degli Assiri nell’anno 722 a.C., e il loro destino rimane sconosciuto da quello stesso giorno. La tribù degli Igbo e altri gruppi potrebbero far parte delle Dieci Tribù Perdute di Israele? Come potremmo determinare quali di essi sono ebrei?

I simboli, i rituali e le usanze possono indicare con precisione se una persona o una tribù è ebrea? Per rintracciare le radici ebraiche, gli storici e i genetisti, così come le autorità, devono prendere in considerazione le questioni religiose? La saggezza della Kabbalah vede la risposta alla domanda “Chi è ebreo?” da una prospettiva più profonda che ci chiede di guardare indietro al regno dell’antica Babilonia, alla culla dell’umanità di quel tempo, dove ebbe inizio l’ebraismo.

Circa 3.800 anni fa in Mesopotamia, una generosa regione situata nelle terre dell’odierno Iraq, l’umanità iniziò a vivere fianco a fianco in fratellanza con un senso di destino condiviso, come una grande famiglia universale. Senza aspirare a grandi conquiste, la società pagana di quei tempi soddisfaceva i piccoli desideri dei suoi membri per una vita pacifica, un riparo e del cibo. Costituirono così una fiorente società agricola che persistette indisturbata, come un unico corpo.

Ma improvvisamente in Babilonia la vita cambiò. Il desiderio di ricevere piacere, meglio conosciuto come “egoismo”, cominciò a crescere in maniera naturale e a svilupparsi, richiedendo sempre maggiori piaceri dalla vita. L’egoismo crescente cominciò a scontrarsi e a causare separazione, spingendo tutti a vedere gli altri solo in termini di beneficio personale, anche a rischio di danneggiarli.

Turbato dalla disgregazione della società, un sacerdote babilonese di nome Abrahamo, cominciò ad indagare seriamente sul motivo per cui i babilonesi avevano smesso di amarsi l’un l’altro. Nel corso della sua esplorazione, scoprì che il sistema naturale che collega tutte le persone è guidato da un’unica forza avvolgente: l’amore. Scoprì anche che la radice dell’odio umano risiede nello sviluppo dell’ego e nel suo squilibrio.

Abrahamo comprese che per bilanciare il potere negativo dell’egoismo è necessario risvegliare la forza positiva dell’amore e della connessione insita nella natura. In altre parole, lo sforzo comune di costruire buone relazioni, nonostante e oltre il rifiuto egoistico, apre un nuovo spazio spirituale tra le persone all’interno delle quali si trova un senso di totalità e armonia. La brillante scoperta di Abrahamo, e il metodo per metterla in pratica, furono elaborati nella saggezza della Kabbalah. Eccitato dalla sua scoperta, Abrahamo intraprese una vasta campagna per diffondere la saggezza tra tutti gli abitanti dell’antica Babilonia.

Come spiegò Rambam, decine di migliaia di persone, che rappresentavano quelle che in seguito vennero definite le 70 nazioni del mondo, giunsero nella terra di Israele da tutte le tribù e clan, e formarono le fondamenta per la costruzione della nazione israeliana. Il resto degli antichi abitanti di Babilonia si sparse in tutta la terra e si sviluppò in circa 70 nazioni.

Il popolo ebraico non è un popolo come qualsiasi altra nazione, fondato su comuni denominatori quali la zona di residenza, le relazioni familiari, l’origine o il colore della pelle. I seguaci di Abrahamo erano invece un agglomerato di persone diverse il cui unico denominatore era una base ideologica condivisa. Questo gruppo speciale sarebbe stato chiamato in seguito “Israele”, che deriva dalla frase “Yashar-El” (Diritto a Dio), cioè un desiderio orientato direttamente al potere che governa la realtà.

Da allora e nel corso della storia, chiunque si unisse a Israele sulla base dello stesso principio unificatore è stato accolto calorosamente. Francesi, italiani, africani, giapponesi, chiunque nel mondo, era o poteva essere ebreo. La Kabbalah ci spiega che il popolo ebraico non è una nazione come le 70 nazioni del mondo. L’ebraismo è un’ideologia, l’atteggiamento di una persona nei confronti degli altri. Anche se nel corso delle generazioni gli ebrei hanno vissuto e si sono sposati fra loro come una qualsiasi piccola etnia, e ne hanno acquisito una simile forma esteriore, quando le Dieci Tribù Perdute verranno rivelate, non saranno i geni che ci legheranno, ma l’ideologia. La forma esteriore delle Dieci Tribù Perdute apparirà sicuramente diversa da quella che oggi riconosciamo negli “ebrei”, ma tra tutti loro ci sarà sempre uno spirito di mutua solidarietà unito all’amore di Sion.

Il risveglio e la manifestazione delle Dieci Tribù Perdute dipendono dal risveglio degli ebrei stessi. Man mano che gli ebrei diverranno sempre più connessi, la loro unione sarà proiettata attraverso la rete di connessioni che unisce tutta la vita e questo farà emergere le tribù dai loro nascondigli. Allo stesso tempo, l’unione ebraica costruirà una sorta di “utero”, un ambiente capace di assorbire le Dieci Tribù Perdute, l’ambiente in cui nasceranno.

Dopo aver letto queste poche righe, caro lettore, se vuoi sperimentare la singolare forza che opera nella creazione, sappi che la nostra organizzazione mondiale che insegna l’antica saggezza della Kabbalah, Bnei Baruch, accoglie calorosamente tutti coloro che desiderano conoscere il significato della vita, attraverso la nostra connessione, come un’unica grande famiglia.

Breaking Israel News: “Uno Stato ebraico virtuale può portare al Tikkun Olam”

Il famoso portale Breaking Israel News ha pubblicato il mio nuovo articolo “Uno Stato ebraico virtuale può portare al Tikkun Olam

Tutti noi sappiamo bene cosa sia il “Cloud”. Ma abbiamo mai sentito parlare di “Cloud Nations”?

Vi sono alcuni visionari e futuristi come ad esempio Roey Tzetzana, che prevedono che nei prossimi decenni non esisteranno più istituzioni del mondo delimitate territorialmente. Piuttosto, la maggior parte dei servizi pubblici e civili saranno forniti in tutto il mondo automaticamente attraverso nuove tecnologie tipo Blockchain.

Le “Cloud Nations” sono essenzialmente un mezzo virtuale, per un numero molto grande di persone, per unirsi in un’identità comune e pianificare in maniera semplice dei contratti che supervisioneranno in maniera chiara la vita di queste persone; allo stesso tempo permetteranno di godere di tutti i diritti e servizi che al momento esistono solo nel mondo materiale.

Le “Cloud Nations” non avranno confini territoriali, ed i cittadini potranno entrare ed uscire da questi “Stati” liberamente. Potranno sostituire molte delle istituzioni governative e pur anche trasferire il potere decisionale ai cittadini rendendo gradualmente inutili alcune funzioni accentrate nelle stesse istituzioni.

Vi saranno organi di giustizia decentralizzati e decisioni immediate tanto che le Corti di Giustizia non saranno più necessarie. I cittadini potranno far valere i loro diritti dovunque ed in ogni momento con un’Amministrazione che lavora per loro e per i loro interessi.

Si svilupperà inoltre un’economia cooperativa senza che il potere rimanga concentrato nelle mani di pochi avidi burattinai. Allo stesso tempo l’intelligenza artificiale delle “Cloud Nations” avrà in ogni momento la risposta ad ogni domanda poiché analizzerà le informazioni dell’umanità sin dalla sua nascita oltre a conoscere i bisogni di ognuno, che soddisferà attraverso un pulsante e una stampante 3D.

Nonostante la complicazione di questo scenario futuro, Roey Tzezana, nel suo ultimo libro “Rulers of the Future”, fa ulteriori previsioni sugli sviluppi delle “Cloud Nations”.

In collaborazione con ricercatori e scienziati ebrei sta lavorando al progetto di una “Jewish Cloud Nation”, una Nazione virtuale che unirà tutti gli ebrei del mondo senza distinzioni di razza o affiliazioni religiose, e garantirà servizi a tutti in maniera centralizzata senza limitazioni geografiche”.

I valori centrali di questa Nazione saranno definiti da un comitato di saggi composto da eminenti personalità e sociologi che si incontreranno fisicamente o virtualmente per decifrare e definire valori comuni per tutti gli ebrei del mondo.

Come riportato sul sito Internet della “Jewish Cloud Nation”, l’obiettivo è quello di realizzare il fondamentale principio di “Tikkun Olam” un concetto non recentissimo secondo il quale gli ebrei portano con sé la responsabilità del mondo intero. Il codice della “Jewish Cloud Nation” sarà aperto e trasparente e sarà condiviso con tutti per permettere lo sviluppo di altre “Cloud Nations”, in modo da supportare i bisogni dei cittadini di tutto il mondo senza il coinvolgimento di governi non funzionali o regimi corrotti.

È interessante notare come gli esperti che studiano l’imminente futuro tecnologico comprendano anche la necessità di una società cooperativa e come questa si possa realizzare. Questo modo di vedere corrisponde perfettamente agli insegnamenti in chiave sociale che si possono discernere negli scritti autentici della Kabballah. Il kabbalista Yehuda Ashlag circa un secolo fa ha scritto: “Non siate sorpresi se io mischio il benessere di una specifica collettività con quello del mondo intero, poiché, di fatto, siamo arrivati ad un tale livello che si può considerare il mondo intero come una singola collettività o una singola società”.

Il movimento in cui stiamo entrando non è null’altro che la nascita di una nuova umanità. Giorno dopo giorno, ci stiamo confrontando con una crisi globale dalle molteplici facce che richiederà di riorganizzare l’intera umanità. Dovremo adattarci alla nostra interdipendenza così come all’interconnessione con il sistema naturale. Gli esperti di tecnologia sono senza dubbio i pionieri di questo sviluppo. Essi conoscono, inoltre, gli strumenti pratici per creare un’infrastruttura che permetta di sviluppare un nuovo ordine sociale a tutti i livelli: economico, sociale, politico, educativo, ecc.

Già ora, i contratti intelligenti non sono l’unico strumento di connessione tra le persone. La tecnologia supporta le nostre possibilità ma non accresce le nostre qualità interiori e come ci relazioniamo agli altri.

Se la “Jewish Cloud Nation” si propone di diventare un riferimento di società basata sull’interesse comune deve partire da un processo educativo che sia condiviso dai cittadini. Bisognerà stimolare la considerazione per gli altri e costruire nuove regole e valori che stimolino una condivisione sociale. Occorrerà infine sviluppare una nuova maniera di percepire gli altri come parti di un insieme. Questo sviluppo delle coscienze ha bisogno di persone che abbiano la volontà di cambiare e di accrescere la propria percezione della vita.

Un esempio di questo cambiamento riguarda la questione della privacy. Per alcuni futuristi quali Tzezana è chiaro che a prescindere da come si considera il diritto alla privacy oggigiorno, in un futuro tecnologico la questione non si porrà, tanto che la rinuncia alla privacy aiuterà il sistema a favorire l’individuo.

La privacy nelle “Cloud Nations” sarà ridotta al minimo ma la volontà di rinunciare alla privacy è una problematica che necessita di una profonda preparazione e dell’adozione di valori che modificheranno con benefici reali la richiesta di privacy. Si tratta di un esempio della necessità di modificare la coscienza umana e sviluppare la connessione umana.

Mentre ci muoviamo verso la struttura della società futura che la nostra tecnologia sta tessendo sotto i nostri occhi, dobbiamo adattarci ai valori e ai concetti che oggi sembrano utopistici o semplicemente deliranti. Quindi, piuttosto che aspettarci che la tecnologia ci guidi, dobbiamo educare noi stessi ai cambiamenti che ci aspettano, connettendoci come singoli e diventando una società che porti avanti l’unione e supporti l’interesse e la considerazione reciproca.

Se i promotori della “Jewish Cloud Nation” arriveranno a questo, i risultati saranno di beneficio per tutto il mondo.

Da The Times Of Israel: “Come reindirizzare l’antisemitismo emerso dalle proteste dei Gilet Gialli”

The Times of Israel ha pubblicato il mio nuovo articolo “Come reindirizzare l’antisemitismo emerso nelle proteste dei Gilet Gialli

Quello che è iniziato come un movimento contro gli aumenti delle tasse sul carburante ha rapidamente alimentato la fiamma dell’antisemitismo già presente in Francia. gli slogan sui cartelli e i manifestanti nelle strade dichiarano e urlano: “Macron è la puttana degli ebrei, un burattino”. Nelle ultime settimane l’opposizione al presidente Emmanuel Macron da parte degli attivisti soprannominati “Gilet Gialli” ha scosso il paese.

Di chi è la colpa quando le cose vanno male? Naturalmente degli ebrei. Sebbene le turbolenze sociali e il clamore avrebbero potuto essere fermati dalle concessioni offerte dal governo francese, le proteste hanno portato in superficie i sentimenti antisemiti profondamente radicati che si diffondono attraverso i social media. Sul web, infatti, circolano dei video che dichiarano che “Il vero nemico sono gli ebrei“, e affermano che “I responsabili dell’abbassamento delle tasse sui ricchi e dell’intera situazione finanziaria” sono gli ebrei.

Com’è possibile che, in una protesta contro le misure economiche e l’abbassamento del tenore di vita in Francia, gli ebrei possano diventare il punto focale per espressioni di odio e di antisemitismo da parte dei manifestanti? Indipendentemente dalle rivolte, secondo un recente sondaggio dell’Unione Europea, circa il 95% degli ebrei francesi sono “molto preoccupati” per l’antisemitismo nel loro paese. La grande domanda è: qual è la causa che porta dimostranti, attivisti sociali e molte celebrità francesi a trasformare gli ebrei francesi nei loro sacchi da boxe?

La risposta a questa domanda preoccupante arriva dai nostri saggi del Talmud. Com’è scritto: “Nessuna calamità arriva nel mondo se non per Israele” (Talmud Bavli, Yevamot). “Questo significa, come è scritto nelle correzioni di cui sopra, che essi [il popolo di Israele] causano povertà, rovina, rapine, uccisione e distruzione in tutto il mondo” (Rav Yehuda Ashlag [Baal HaSulam], “Introduzione a Il Libro dello Zohar”).

Il fattore determinante nell’equazione è la sofferenza che sentono una persona o un’intera nazione. Se il dolore è tollerabile, allora ci sono molti modi per affrontarlo. Tuttavia, se il dolore aumenta oltre i limiti della sopportazione, le masse scendono in piazza a manifestare. Quando la sofferenza supera tutti i limiti di sopportazione, comincia a crescere un senso di odio bruciante che diventa acutamente focalizzato e velenosamente diretto contro gli ebrei. Agli occhi delle nazioni del mondo, il popolo ebraico viene percepito come avido manipolatore che merita un triste destino.

Alla luce dell’attuale situazione in Francia, all’interno della comunità ebraica vi è un senso di incertezza sul modo migliore di rispondere. Come è stato annunciato, alcune sinagoghe e centri comunitari verranno temporaneamente chiusi come misura di sicurezza e intere famiglie stanno considerando di emigrare in Israele. Nulla di tutto ciò risolverà comunque la situazione. Inoltre non importa se i manifestanti francesi riceveranno da Macron tutti i fondi del mondo, comprese delle vacanze in Costa Azzurra, l’odio rimarrà per sempre nei loro cuori. Forse per un po’ si riuscirà a placare le fiamme dell’odio, ma sarà solo una questione di tempo prima che scoppi il prossimo incendio. La prova di ciò si può vedere nel fatto che i ricchi della Francia non mancano di mezzi, eppure molti di loro sono chiaramente persone che odiano gli ebrei.

Baal HaSulam spiega così questo fenomeno: “È un dato di fatto che Israele è odiato da tutte le nazioni, che sia per motivi religiosi, razziali, capitalistici, comunisti o cosmopoliti, ecc. È così perché l’odio precede tutte le ragioni e ognuna di esse si limita a risolvere il suo odio secondo la sua stessa psicologia” (Gli Scritti dell’Ultima Generazione).

Questo odio è in realtà l’espressione di una potente forza nella natura che dobbiamo comprendere. Secondo la saggezza della Kabbalah, due forze opposte fanno funzionare tutta la nostra realtà: il positivo e il negativo, la forza di dare e la forza di ricevere, la forza della connessione e la forza della separazione. Negli esseri umani queste forze sono egoismo e altruismo.

La forza negativa appena menzionata cresce in noi costantemente e quando le è permesso di scoppiare, senza alcuna inibizione, si manifesta come eccessivo amor proprio che separa gli esseri umani e suscita l’odio per l’altro. L’unica forza che può frenare e usare questa natura egoistica senza annullarla è la forza positiva della natura, una forza che può elevarci al di sopra di tutte le nostre divisioni e contraddizioni in un sistema ben oliato che opera armoniosamente.

Da dove proviene questa forza positiva decisiva? Dove può essere trovata? Può essere trovata tra gli ebrei stessi.

Baal HaSulam scrisse nell’articolo “L’Arvut“: “La nazione israeliana era stata costruita come una sorta di porta attraverso la quale le scintille di purezza avrebbero brillato su tutta la razza umana di tutto il mondo … fino a quando si sarebbe sviluppata al punto in cui poter comprendere la piacevolezza e la serenità che si trovano nell’essenza dell’amore per gli altri”. L’intera razza umana fa parte di quella rete che contiene tutta la realtà, come un unico sistema in cui tutte le sue parti dipendono l’una dall’altra. Quando gli ebrei si avvicinano tra loro, essi agiscono come “condotti” attraverso i quali una forza positiva e unificante fluisce nel mondo. Questa forza di armonizzazione ha la capacità di diffondersi su tutta la rete. In breve, questa forza operata dagli ebrei diventerà “Una luce per le nazioni”.

Ma quando il mondo invece non sente questa forza unificante, la gente sprofonda nella forza separatrice. Il potere negativo creato tra loro viene inconsciamente percepito e associato agli ebrei. Poiché il potere di connessione degli ebrei giace dormiente e sigillato poiché essi sono invece assorti nei propri interessi, le nazioni del mondo – e nel caso specifico la nazione francese – sentono istintivamente che gli ebrei sono colpevoli di tutti i mali e gridano che “I veri nemici sono gli ebrei”.

Perché ora stiamo osservando questo fenomeno tra i francesi? Accade perché sono un popolo altamente sviluppato. In altre parole, la forza negativa dell’interesse personale opera in loro più intensamente, e questo è ciò che li motiva a scendere in strada a chiedere il cambiamento, portando, dentro di sé, il desiderio nascosto per la realizzazione che questo cambiamento arrivi dagli ebrei. Le proteste dei Gilet Gialli sono solo l’onda di un intero tsunami di proteste che potrebbe spazzare i popoli dell’Europa e del resto del mondo. Di giorno in giorno assistiamo all’intensificazione della forza negativa all’interno della rete della natura che induce le persone a comportarsi in modo più egoistico e a diventare più esigenti riguardo al loro futuro. Se lasceremo prevalere questo potere negativo, sentiremo sempre più frequentemente notizie di estremo terrore, come l’attacco mortale ad un mercatino, che non è accaduto casualmente a Strasburgo, sede del Parlamento Europeo.

Così, proprio come la rivoluzione francese del 1789 annunciò un periodo di turbolenze e cambiamenti di potere nella storia francese, così oggi i francesi potrebbero essere destinati a provocare una nuova rivoluzione sociale di unione e amore, rivolgendo tutte le loro energie e la loro rabbia verso di ebrei di Francia e di altri paesi per costringerli ad unirsi. La forza positiva è impressa nella memoria genetica ebraica e possiede il metodo collaudato per connettere tutta l’umanità: la saggezza della Kabbalah. Pertanto, anche il più piccolo sforzo da parte di tutti gli ebrei del mondo ad unirsi nell’amore fraterno attiverà la forza positiva che potrà fluire e diffondersi in tutto il mondo, per calmare tutte le ondate di rabbia nelle strade e portare uno spirito positivo di pace e fratellanza a tutta l’umanità.

Da Thrive Global: “Qual è l’autentica fonte della felicità?”

Thrive Global ha pubblicato il mio nuovo articolo: “Qual è l’autentica fonte della felicità?

La Kabbalah è il metodo che insegna come creare una società positivamente connessa di individui felici, in equilibrio con la natura.

Tutti vogliono essere felici. Ci sono miriadi di interpretazioni di cosa sia la felicità, di come essere felici, di quale sia la fonte della felicità, e certamente, se potessimo individuare la vera fonte della felicità, allora potremmo confidare in uno scopo a cui aspirare.

In questa analisi sull’autentica fonte della felicità, osserveremo:

  • se esiste una cosa come la vera fonte della felicità,
  • se la felicità è soggettiva e relativa ad ogni persona o se ci può essere una fonte di felicità comune per tutti,
  • i ruoli che la società e i suoi valori ricoprono riguardo alla nostra felicità,
  • cosa ci impedisce di essere sempre felici,
  • il ruolo svolto dalla natura umana sulla nostra felicità,
  • definire l’autentica fonte della felicità e il tipo di trasformazione necessaria per provarla.

Esiste una vera fonte di felicità?

La felicità è soggettiva e relativa a ciascuna persona o ci può essere una fonte di felicità comune a tutti?

Per trovare risposta a queste domande è importante considerarci come una specie sociale, vedere le nostre vite connesse agli altri e comprendere che la qualità delle nostre connessioni influenza le nostre opinioni e le sensazioni di felicità.

Il fatto che siamo una specie sociale ci differenzia dagli animali. Siamo plasmati e influenzati dall’ambiente circostante in ogni momento della vita. Il luogo dove siamo nati, dove siamo cresciuti, le nostre famiglie, le scuole, gli amici, i colleghi di lavoro, come la nostra cultura e i mezzi di comunicazione che assorbiamo e ci coinvolgono, tutto influenza la definizione di felicità, di come possiamo raggiungerla e di cosa possiamo fare a questo proposito.

Molti studi sulla felicità hanno già confermato che una società positivamente connessa e solidale fornisce ai suoi membri le basi per la felicità. Una base sociale in cui ciascuno tende all’altro -ricevendo tanto quanto è necessario ad ogni individuo e lavorando a beneficio di tutti – è un assetto ottimale per la felicità di ognuno.

Cosa interferisce con la nostra felicità?

Il problema è che dove c’è la società, ci sono i desideri sociali, cioè desiderio di denaro, onore, rispetto, fama, controllo, potere e conoscenza. Il perseguimento individuale di tali desideri a spese degli altri interferisce con la nostra felicità. Per esempio, se una persona vuole diventare ricca, potente o famosa, deve lottare di continuo per superare gli altri, costruendo la ricerca di tali obiettivi sul danneggiare o rovinare il benessere, il potere o la fama degli altri.

Inoltre, la natura umana, che è desiderio di ricevere, funziona in modo tale che quando otteniamo qualcosa, il nostro desiderio per quella fonte di soddisfazione si estingue col riceverla e, al suo posto, si affaccia un nuovo desiderio. Questo modus operandi della natura umana ci rende costantemente insoddisfatti e bramosi.

Questa formula con cui viviamo, ovvero la ricerca della felicità a spese degli altri unita alla costante insoddisfazione insita nella natura umana, è l’antitesi della felicità. Si può concludere quindi che se le fonti della felicità restano quelle della ricerca di piacere individuale a spese degli altri non sperimenteremo mai una forma di felicità duratura e florida. Saremo afflitti dal fatto che i nostri desideri si svuotano continuamente e sopporteremo una crescente insoddisfazione finché finiremo per disperarci nel tentativo di farci strada nella società, con motivazioni competitive e individualistiche.

“Per ogni nazione è un dovere essere fortemente unita all’interno, così tutti gli individui che la compongono sono legati l’uno all’altro da un amore istintivo. Inoltre, ogni individuo dovrebbe sentire che la felicità della nazione è la sua felicità, e la decadenza della nazione è la sua decadenza… Significa che le persone di quella nazione che sentono quell’armonia, sono quelle che fanno la nazione, e la misura della felicità della nazione e la stabilità sono misurate dalle loro qualità”.
– Il kabbalista Yehuda Ashlag, La Nazione.

Oggi l’opinione pubblica venera la rivalità e il successo individuale. In altri termini, se eserciti la concorrenza per avere successo come individuo, sei visto con rispetto. Si tratta di un sintomo intrecciato dei valori individualistici-competitivi con i quali siamo cresciuti, nelle scuole e nelle università, attraverso i film, la musica, i media, gli show televisivi, i dibattiti su Internet con cui ci confrontiamo abitualmente. Pertanto, se cerchiamo un’autentica fonte di felicità, dobbiamo prima supporre che non cambierà nulla se la nostra natura umana egoistica continua ad assorbire l’influenza sociale che alimenta la sua direzione egoistica a spese degli altri.

Anche se definissimo la vera fonte della felicità in modo che possa soddisfare tutti, ossia un’illimitata forma di piacere che ci soddisfa quando ci impegniamo nel dare e ci connettiamo positivamente agli altri, non sperimenteremmo tuttavia una felicità duratura se la società nel suo insieme non riuscirà a dare priorità ai valori di dazione, gentilezza, altruismo e connessione positiva al di sopra dei valori attuali competitivi e individualistici.

Cosa aumenterà la consapevolezza di una vera fonte di felicità?

L’aumento delle disgrazie e dei problemi nella società umana svolgerà il suo ruolo di sensibilizzazione sul perché non riusciamo a raggiungere una forma di felicità autentica e duratura. Nella saggezza della Kabbalah, questo stato è chiamato “il riconoscimento del male”. Ciò significa che i problemi e le crisi si accumuleranno finché non vedremo che per quanto vogliamo avere una vita felice e armoniosa, non ci riusciremo e, inoltre, la situazione peggiorerà. Infine, realizzeremo che la soluzione è un cambiamento radicale dei nostri valori: dai valori competitivi, individualistici ed egoistici, ai valori altruistici di cooperazione e connessione; oltre a questo, le istituzioni educative e i media che inculcano i valori nelle nostre vite, dovranno farsi carico di maggiore responsabilità in tale trasformazione.

La sola presenza della scienza della felicità e della psicologia positiva in un’epoca in cui la depressione è aumentata fino a diventare la malattia più diffusa del mondo, mostra un chiaro esempio di come, appena le sofferenze aumentano, cerchiamo di contrastarle con un antidoto.

In questa stessa epoca gli autori de Il Libro dello Zohar , così come il più noto dei kabbalisti del 20° secolo, Yehuda Ashlag (Baal HaSulam) affermarono che sarebbe stata rivelata l’autentica saggezza della Kabbalah e sarebbe stata accessibile a tutti, come metodo per guidare la società verso i tipi di connessioni positive che possono rendere tutti felici.

La Kabbalah è il metodo che insegna come creare una società positivamente connessa di individui felici, in equilibrio con la natura. Lo fa guidando gli studenti attraverso un processo di sperimentazione nella connessione con gli altri allo scopo di attirare la forza di connessione insita nella natura, che ha il potere di cambiarci per renderci più premurosi l’uno con l’altro. Quindi, ogni essere umano imparerà a desiderare non solo di realizzare la propria felicità, ma anche quella degli altri. Una società umana armoniosa sarà perciò costruita per garantire la felicità di ogni individuo.

Medium: “Come mai i giovani d’oggi sono meno attivi sessualmente?”

Medium ha pubblicato il mio nuovo articolo: “Come mai i giovani d’oggi sono meno attivi sessualmente?

Le giovani generazioni vivono nell’epoca più permissiva: usano app dove possono trovare sesso occasionale, hanno la pillola del giorno dopo, il sexting (ossia l’invio di testi o immagini sessualmente esplicite tramite Internet o telefono cellulare) è diventato un comportamento normale e la nostra cultura non è mai stata più aperta alle relazioni sessuali tra giovani adulti. Eppure il sesso è in declino soprattutto tra le giovani generazioni.

La rivista Atlantic la definisce una “Sex Recession” e ha dedicato il numero di Dicembre 2018 all’esplorazione dell’argomento. Un articolo di 12.665 parole cerca di capire le ragioni principali del fenomeno, come ad esempio un sovraccarico di intrattenimento online abbia causato un calo del desiderio di intimità sessuale, l’uso frequente di app di appuntamenti che ha reso il flirt negli spazi pubblici meno accettabile, la depressione, l’ansia, la bassa autostima e la privazione del sonno che sono stati tutti identificati come motivi per reprimere il desiderio di fare sesso.

A questo si aggiungono gli alti tassi di visualizzazione del porno, il movimento #Metoo che ha reso gli uomini più ansiosi e meno spontanei nell’approcciare le donne, la paura crescente delle donne di essere sfruttate, le differenze di genere che diventano meno evidenti, l’accettazione sociale del matrimonio verso l’età dei quaranta, la tendenza a vivere con i propri genitori per convenienza economica ed evitare di avere figli, ed ecco che avete una serie di condizioni che hanno contribuito ad un calo rilevante dell’attività sessuale negli ultimi due decenni.

Ma invece di vedere il declino dell’attività sessuale come un semplice problema, dobbiamo vederlo come un fenomeno evolutivo che si sta verificando nella razza umana.

Alla deriva con la crescita del nostro Ego

L’ego è la forza trainante dell’evoluzione umana. È l’inclinazione naturale che differenzia l’essere umano dal mondo animale. Man mano che l’ego umano si evolve, spinge gli umani a concentrarsi maggiormente sui loro bisogni e desideri individuali chiedendo una convenienza sempre maggiore per permettere ad un individuo di creare connessioni con gli altri. Oggi, però, l’ego umano ha raggiunto un picco per cui è volto a minimizzare ogni impegno verso gli altri, anche quando si tratta di attività sessuale.

La crescita dell’ego è la ragione fondamentale alla base del declino dell’attività sessuale e ha importanti implicazioni nella società umana. Mentre il declino del sesso è evidente in superficie, il declino meno apparente sta avvenendo nella spinta alla base del corteggiamento tra i sessi. L’impulso di compiacere l’altro, di mostrare il nostro affetto nei confronti dell’altro e di creare un genuino interesse verso l’altro nei nostri confronti, tutto questo ha perso ogni importanza. Di conseguenza stiamo perdendo una passione fondamentale per la vita ed un combustibile significativo per l’attività umana.

Ogni essere umano ha un forte bisogno di attenzioni. Gli uomini, per esempio, vogliono istintivamente impressionare le donne, e questo dà forma a molti dei loro pensieri e azioni, con o senza la loro consapevolezza. Le donne, d’altra parte, hanno bisogno di un’attenzione diretta da parte degli uomini, che può essere espressa attraverso un complimento o un certo gesto fatto per amor loro.

Tuttavia, poiché il nostro egoismo è cresciuto e ha ampliato le distanze tra noi, anche la cultura umana si adatta, rendendo più conveniente per i sessi evitare di corteggiarsi reciprocamente e “arrivare dritti al punto”. Ma non solo finiamo per essere meno sessualmente attivi, stiamo anche intorpidendo l’interazione reciproca tra i sessi.

Maschio e femmina sono forze complementari della natura

Se “corteggiare” fosse il primo corso da insegnare di nuovo ai nostri figli a scuola, allora “ballare” sarebbe la prima lezione del corso.

L’intera natura esiste in una danza armoniosa tra i suoi elementi maschili e femminili – che siano più e meno, sperma e uovo, elettrone e protone, defluire e rifluire – le due parti opposte della creazione assumono continuamente nuove forme e creano nuovi livelli di vita.

Il movimento reciproco tra maschio e femmina è dove risiede la mente della natura. Se acquisiamo questa mente, riconosceremo i ruoli unici e naturali di entrambi i sessi, che sono profondamente radicati nella nostra biologia, che accadono nella nostra fisiologia e si esprimono nella nostra psicologia. Mentre è certamente possibile sfumare le differenze tra i sessi, è però impossibile eliminarle.

Inoltre, confondere le differenze tra maschio e femmina a livello socio-culturale disturba la nostra percezione della realtà. Proprio come i contrasti tra oscurità e luce, fame e sazietà, amaro e dolce, ecc. creano significato nelle nostre vite e costruiscono la nostra cognizione, il contrasto tra i sessi a livello umano è di fondamentale importanza per la nostra capacità analitica ed il modo in cui decifriamo la realtà.

Se continuiamo ad andare alla deriva con la crescita del nostro ego, senza lavorare coscientemente sulla connessione umana, potremmo trovarci in un futuro in cui i bambini vengono principalmente creati in laboratorio, le persone sviluppano relazioni principalmente con i robot, e la connessione umana gradualmente svanirà.

Il declino dell’attività sessuale indica una crisi evolutiva progettata per condurci verso la prossima mossa nella nostra danza con la natura. Le componenti maschili e femminili dell’umanità devono evolversi nella loro connessione per trovare un nuovo, più profondo, legame spirituale che è necessario per mantenere l’equilibrio nella società umana, non solo tra le persone, ma anche con l’intera natura.

Mentre gli animali mantengono il loro equilibrio per istinto, noi umani dobbiamo farlo coscientemente.

Abbiamo bisogno, pertanto, di educazione per sostenere e guidare la nostra trasformazione spirituale.
Poiché stiamo iniziando a salire verso un nuovo livello di connessione umana, non avremo bisogno di sfumare le nostre differenze perché vedremo come esse si fondono per creare armonia, come le nostre qualità uniche siano complementari l’una all’altra, proprio come succede nel resto della natura.

Questa è la connessione che manca a tutti noi. Le donne tendono ad essere naturalmente più sensibili a questo, ma anche gli uomini hanno lo stesso bisogno interiore per l’unione spirituale che la natura ha in serbo per noi. Come scrive Il Libro dello Zohar: “L’umano è l’inclusione di maschio e femmina, e il mondo non può essere costruito se maschio e femmina non sono entrambi presenti”. Scoprire la nostra connessione spirituale ristabilirà l’equilibrio tra maschio e femmina a tutti i livelli, compresa l’attività sessuale.

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Medium “Le scuse del primo ministro canadese Trudeau agli ebrei tedeschi arrivano mentre l’antisemitismo negli Stati Uniti e in Canada è all’apice”

Il mio articolo su Medium: “Le scuse del primo ministro canadese Trudeau agli ebrei tedeschi arrivano mentre l’antisemitismo negli Stati Uniti e in Canada è all’apice

Il Primo Ministro canadese Trudeau incontra la superstite dell’MS St. Louis, Ana Maria Gordon, a Ottawa (Reuters)

Il 7 giugno 1939, mentre cercavano di sfuggire alle atrocità della Germania nazista, a circa 900 rifugiati ebrei a bordo del transatlantico MS St.Louis, fu negato l’ingresso in Canada. Era una delle tante richieste di asilo respinte dal continente nordamericano e il transatlantico dovette riportare i passeggeri in porti sicuri di quattro paesi europei. Sfortunatamente, 254 di questi morirono, in seguito, nell’Olocausto.

Stavano fuggendo dalla persecuzione che era stata attivata in Germania da una serie di eventi che avevano messo in pericolo la vita degli Ebrei: l’ascesa di Adolf Hitler e del Terzo Reich, le leggi discriminatorie contro i cittadini ebrei, le leggi di Norimberga e le rivolte Kristallnacht dei nazisti nel 1938. Durante i pogrom in Germania e in Austria, più di 90 Ebrei furono uccisi, centinaia di sinagoghe furono incendiate e circa 30.000 Ebrei furono arrestati e mandati nei campi di sterminio.

L’MS St. Louis salpò il 13 maggio 1939. Il transatlantico di lusso partì da Amburgo, in Germania, e arrivò a Cuba, scalo intermedio per gli Stati Uniti. Ma il governo cubano non permise ai passeggeri di sbarcare e bloccò la nave nel porto per giorni. Le autorità rifiutarono di accettare i rifugiati stranieri nonostante possedessero visti legali acquisiti in precedenza. L’aumento dell’antisemitismo e le recenti modifiche ai regolamenti sull’immigrazione a Cuba non consentirono il loro ingresso.

Dopo il rifiuto di Cuba, il transatlantico navigò verso la costa della Florida in cerca di asilo, ma il presidente Franklin D. Roosevelt negò l’appello. Il governo sostenne che i profughi a bordo dovevano attendere il proprio turno nella lunga fila di richiedenti asilo, come chiunque altro. Dopo il rifiuto l’MS St. Louis ripartì per l’ Europa.

Consapevole dell’emergenza umanitaria, un gruppo di canadesi tentò invano di convincere il proprio governo a dare rifugio ai profughi. La risposta ufficiale fu che “Nessun paese può aprire le proprie porte con una ampiezza tale da accogliere le centinaia di migliaia di Ebrei che vogliono lasciare l’Europa”.

Il transatlantico proseguì poi il suo corso per il Vecchio Continente, attraccò in Belgio, e da lì i passeggeri furono dispersi in Francia, nei Paesi Bassi e nel Regno Unito. Ma durante la seconda guerra mondiale, molti dei paesi caddero sotto il controllo nazista, rimettendo i rifugiati in pericolo. Molti di loro sono sopravvissuti, ma centinaia furono inviati nei campi di concentramento e sono morti.

“Ci scusiamo con i 907 Ebrei tedeschi a bordo dell’MS St. Louis e con le loro famiglie”, ha detto recentemente il Primo Ministro canadese Justin Trudeau alla Camera dei Comuni. “Abbiamo usato le nostre leggi per mascherare il nostro antisemitismo, la nostra antipatia e il nostro risentimento”. Ha aggiunto: “Siamo spiacenti per l’insensibilità della risposta del Canada. E ci dispiace per non esserci scusati prima”.

Il “mea culpa” di Trudeau arriva nel momento in cui l’antisemitismo è in crescita a livello globale e Canada e Stati Uniti non fanno eccezione. L’attacco mortale alla sinagoga Tree of Life di Pittsburg negli Stati Uniti non è stato un incidente isolato. L’antisemitismo nei campus, su Internet, i continui attacchi fisici, non provocati, in città come New York, il vandalismo alle sinagoghe e alle case sono solo alcune delle manifestazioni dell’odio crescente verso gli Ebrei in America.

Con la costituzione dello Stato di Israele, il popolo ebraico può sentire che esiste un rifugio sicuro. In effetti, sull’orlo di una crisi insostenibile, nessun paese, nemmeno gli Stati Uniti o il Canada potranno essere sicuri in assoluto per noi, per difendere i nostri interessi e proteggerci dalle minacce esistenziali antisemite. Le ondate di moderno antisemitismo che affliggono gli Ebrei in Europa ora dovrebbero servire come promemoria della nostra missione: unire. Questa è la nostra unica assicurazione sulla vita.

Non abbiamo nessuno su cui contare, solo noi stessi. Tutto dipende da noi. Gli Ebrei sono responsabili di tutto ciò che accade nel mondo, sia nel bene che nel male. Come è scritto, “Non c’è calamità che viene nel mondo se non per Israele” (Tractate Yevamot 62a).

E anche se ora non ci sentiamo in quel modo, la saggezza della Kabbalah spiega che è così che il sistema di comunicazione umano è costruito dall’interno. Il Libro dello Zohar paragona la connessione tra Israele e il mondo agli organi del corpo umano: “Israele tra le nazioni è come un cuore tra gli organi; e come gli organi del corpo non possono esistere nel mondo neanche un momento senza il cuore, così tutte le nazioni non possono esistere nel mondo senza Israele”. Ogni accusa, ogni persecuzione, ogni rifiuto, ogni rabbia e minaccia esprimono la richiesta del mondo che il popolo ebraico, ovunque esso sia, assolva il proprio ruolo e conduca l’umanità alla felicità e ad una vita significativa.

Inconsciamente, l’umanità sente che gli Ebrei hanno la soluzione a tutti i problemi e la chiave della felicità. La pressione globale su Israele è guidata dal programma di sviluppo umano determinato dalla natura, come scrisse Rav Kook agli inizi del 1900: “In Israele risiede il segreto per l’unione del mondo”. Se è così, prima o poi la nazione ebraica deve adempiere al suo ruolo verso l’umanità ed essere “Una luce per le nazioni”, servendo da buon esempio di una società civile in cui tutti vivono in reciproca solidarietà e in amore fraterno, al di sopra di tutte le differenze. Solo allora navigheremo verso un mondo nuovo e buono. Come dissero i nostri saggi: “Se io non sono per me, chi è per me; e se io sono (solo) per me stesso, cosa sono io. E se non ora, quando?” – Hillel, Etica dei Padri, 1:14

Dal Times Of Israel: “La saggezza ebraica ed il prossimo Rinascimento in Europa”

Il Times of Israel ha pubblicato il mio nuovo articolo “La saggezza ebraica ed il prossimo Rinascimento in Europa

L’umanità di oggi non riconosce necessariamente che le fondamenta su cui si è sviluppata la propria cultura sono nate in Europa: filosofia, scienza, arte, politica, economia e lingua. Tutto questo ha trasformato l’uomo da una creatura barbara ad un umano illuminato.

Tuttavia, giorno dopo giorno, l’Europa affonda. Proprio qualche giorno fa, dopo due anni di discussioni politiche e crisi, i leader di 27 paesi si sono riuniti a Bruxelles per finalizzare l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione Europea. La Brexit è l’ennesima scossa al mercato comune che, insieme al declino della stabilità politica, alla perdita dell’identità europea, all’aumento dell’estrema destra e alle ondate di immigrazione di massa, minaccia di affondare il battello europeo.

Così, la cultura umana che si è formata in Europa per oltre due millenni, la cultura che si è radicata nel DNA dell’umanità e che ha plasmato i modelli di pensiero che caratterizzano la società moderna, ora si sta sgretolando. E anche se non è ancora chiaro come andrà a finire, attraverso il prisma della Kabbalah una cosa è certa: ancora una volta, il mondo punterà lo sguardo sul popolo ebraico.

Duemila anni fa, quando il Secondo Tempio si trovava al culmine della sua gloria, molte persone provenienti dalle nazioni del mondo venivano per imparare dai saggi di Israele il segreto del popolo ebraico: la saggezza che riunì il popolo ebraico come un unico uomo in un unico cuore, la saggezza che aveva il potere di intessere le differenze tra le persone per creare un’umanità armoniosa basata sulle leggi della natura.

Quegli studenti furono introdotti alla profonda saggezza che aveva rinvigorito il popolo ebraico. Tuttavia, basandosi su una comprensione limitata, hanno creato delle versioni distorte della saggezza. Il kabbalista Yehuda Ashlag, meglio conosciuto come Baal HaSulam, descrive questo come segue:

“I saggi della Kabbalah osservano la teologia filosofica e denunciano che è stato rubato il guscio superficiale della loro saggezza, ciò che Platone e i suoi predecessori greci avevano acquisito mentre studiavano con i discepoli dei profeti in Israele. Hanno rubato degli elementi di base dalla saggezza di Israele e indossato un mantello che non è il loro.”

Anche alcuni dei successori di coloro che hanno studiato con i saggi ebrei hanno scritto su questo.

“La preminenza di Pitagora non derivava dai Greci, ma anch’essa dagli Ebrei. … Egli stesso fu il primo a convertire il nome ‘Kabbalah’, sconosciuto ai Greci, nel nome greco filosofia”, scrive il filosofo tedesco Johannes Reuchlin in “De Arte Cabbalistica”.

Lo scrittore Raimundus Lullus del 13° secolo scrisse quanto segue:

“Le scienze come la teologia, la filosofia e la matematica prendono i loro principi e le loro origini dagli insegnamenti della Kabbalah. Queste scienze sono inferiori alle leggi e ai principi della Kabbalah, quindi i loro argomenti sono incompleti senza di essa.”

Anche i fondatori del movimento rinascimentale furono influenzati dalla Kabbalah. Giovanni Pico della Mirandola, un filosofo e scienziato italiano che visse nel 15° secolo, studiò l’ebraico e rimase affascinato dalla saggezza della Kabbalah.

Nel suo saggio “Orazione sulla dignità dell’uomo”, Mirandola scrisse che “la vera interpretazione della legge data a Mosè è chiamata ‘Kabbalah'” e ha osservato che “i libri della Kabbalah contengono le fonti della conoscenza e della saggezza: la filosofia più solida che spiega la natura.”

Il suo saggio innovativo divenne in seguito un manifesto del movimento rinascimentale, che ha rimodellato tutta l’Europa attraverso l’arte, la religione, la filosofia, la letteratura, l’educazione e altro ancora. Il Rinascimento provocò un drammatico cambiamento della visione del mondo, che portò anche alla rivoluzione scientifica in Europa.

La presenza fisica degli Ebrei in tutta Europa, nei duemila anni di esilio, ha comportato anche molti cambiamenti. In campo economico, per esempio, gli Ebrei si erano affermati in modo significativo. Werner Sombart, una delle figure più importanti nel campo delle scienze sociali all’inizio del 20° secolo, ha descritto come gli Ebrei sono riusciti a stabilire il sistema capitalista che ha messo radici in Europa:

“Il popolo di Israele era come un sole, ovunque brillasse – una nuova vita emergeva dal terreno; quando se ne andavano – ne seguiva la distruzione.”

Ma l’influenza indiretta che l’Europa aveva assorbito dalla saggezza della Kabbalah insieme all’impatto diretto della presenza degli Ebrei che vi si erano stabiliti, erano espressione di un processo più profondo e più significativo. Sotto la superficie, si stava formando un legame interno tra il popolo ebraico e i popoli europei. Gradualmente, l’evoluzione della cultura umana e la saggezza della Kabbalah si intrecciarono fino a diventare dipendenti.

Oggi, circa duemila anni dopo, questo processo di connessione sta raggiungendo un nuovo stadio. La cultura umana sta diventando interconnessa in tutto il mondo. I confini si offuscano, Internet trasforma l’umanità in un unico spazio virtuale condiviso e l’umanità ha bisogno di una saggezza di connessione che sia adatta per unire la nostra generazione al di sopra delle proprie differenze.

Poiché l’Europa costituisce il fondamento della cultura umana, questo bisogno è sentito qua in primo luogo. Mentre il continente europeo va in declino, la richiesta della saggezza di connessione radicata nel popolo ebraico comincia a ribollire dall’interno e si propaga all’esterno in potenti ondate di antisemitismo.

Le pressioni interne ed esterne dirette agli Ebrei in Europa e in tutto il mondo li spingono a riscoprire il potere unificante della saggezza della Kabbalah.

“Riscoprire e riaccendere l’amore naturale dentro di noi, per far rivivere e rivitalizzare quei muscoli d’identità nazionale che sono sopiti in noi da duemila anni” (Baal HaSulam).

Una volta che il popolo ebraico inizierà ad elevarsi ad un livello superiore di connessione umana, le nazioni del mondo cambieranno il proprio atteggiamento ostile nei loro confronti con un atteggiamento amichevole. Come risultato emergerà un nuovo Rinascimento in Europa e nel mondo.

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Dal Times of Israel: “La nazione di Israele è l’unica nazione senza origini biologiche”

Il Times of Israel ha pubblicato il mio nuovo articolo  “La nazione di Israele è l’unica nazione senza origini biologiche

La nazione di Israele è la sola nazione del mondo che non abbia origini biologiche.

Diversamente dalle altre nazioni, i cui popoli sono nati da genitori comuni e da una piccola comunità di persone, la nazione di Israele non ha parentela biologica. Al contrario, essa è emersa dall’antica Babilonia, dove il patriarca Abrahamo unì genti di varie nazioni basandosi su di un’idea spirituale: la necessità di amarsi e unirsi al di sopra di tutte le differenze.

Se le persone che compongono la nazione di Israele si uniscono sulla base di quest’idea spirituale, allora possono essere considerate una nazione. Allo stesso modo, non c’è motivo per loro di essere chiamate nazione se non riescono a puntare verso l’amore e l’unione.

Specialmente oggi, la nazione di Israele chiaramente non è un popolo unito. Da quelli che non vogliono affatto identificarsi con l’essere ebrei, a coloro che sono contrari all’esistenza dello Stato di Israele, come la netta divisione di opinioni nelle varie fazioni politiche, religiose e laiche, possono essere tutti paragonati a delle noci in un sacco: se c’è pressione sul sacco, allora sono costretti ad unirsi ma, se quella pressione se ne va, si disperdono in direzioni diverse.

Pertanto, nella realtà odierna, la nazione di Israele è solo una nazione potenziale. È un gruppo che ha il potenziale per unirsi basandosi sull’idea spirituale di: “Ama il tuo amico come te stesso” (Levitico 19:18) e per servire da esempio positivo di tale unione all’umanità (“Una luce per le nazioni” [Isaia 49:6]). In altre parole, il gruppo nato nell’antica Babilonia, che comprendeva rappresentanti di varie nazioni che avevano il desiderio di unirsi al di sopra delle loro diversità e di raggiungere una forma di unione completa e positiva, ricevette da Abrahamo il metodo per unirsi.

Perché?

Perché potessero passare all’umanità il metodo e l’esempio di unione in un periodo in cui l’umanità ne avrebbe avuto bisogno. Oggi è quel momento. Oggi, l’ego umano, caratterizzato dal desiderio di godere a spese delle altre persone, è cresciuto in modo sproporzionato.

Provoca crescenti divisioni nelle società e favorisce i conflitti tra popoli e nazioni. Pertanto, parallelamente alle crescenti fratture nella società umana, aumenta il bisogno di unione, di un metodo e di un esempio per unirsi al di sopra di ogni differenza.

Fino a quando il potenziale unificatore della nazione di Israele non si realizzerà, affiorerà sempre più l’antisemitismo per spingere il popolo di Israele a raggiungere l’unione al di sopra delle differenze e poi passare questo esempio all’umanità.

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Dal Times of Israel: “Attenzione! Queste nozioni su Hanukkah richiedono un certo sforzo mentale ed emotivo”

Il mio articolo “Attenzione! Queste nozioni su Hanukkah richiedono un certo sforzo mentale ed emotivo” pubblicato sul Times of Israel.

Mentre accendiamo le candele, mangiamo soufganiyot e spin dreidels (ciambelle ripiene e trottole) in questa Hanukkah, ecco un po’ di informazioni per avere una visione più profonda sulle abitudini e sul significato di questa festa. Dato che Hanukkah tratta dell’entrata in una nuova, vasta realtà di connessione positiva tra le persone, in aggiunta ai punti di cui sopra, ecco ulteriori elaborazioni…

Hanukkah, la Festa della Luce, ovvero la Festa della Connessione Positiva

Il significato interiore di “luce” indica connessione positiva fra le persone. Non ha nulla a che vedere con la luce del sole, delle candele, e neppure con la luce di contentezza che sentiamo risolvendo un grande dubbio. Portare connessione tra le persone è compito del popolo ebraico, cioè, essere “Una luce per le nazioni”.

Noi Ebrei dobbiamo prima realizzare tra noi una connessione positiva, attraverso un’educazione per migliorare la connessione e, così facendo, essere un canale per far circolare questa luce nel mondo. Hanukkah è un momento speciale in cui noi Ebrei possiamo riflettere sul suo significato, per noi e per il mondo, se realizzassimo il nostro ruolo di essere “Una luce per le nazioni” nei tempi turbolenti di oggi.

Hanukkah = La prima tappa sulla strada dell’amore

Connettendoci in modo positivo, correggiamo le nostre connessioni egoistiche dissestate. Si tratta di un processo e Hanukkah è la prima sosta (Hanu [parcheggio/fermata], Koh [qui]). Rappresenta il non fare agli altri ciò che odiamo. Questo processo di correzione continua finché non raggiungiamo “Ama il tuo amico come te stesso”.

Noi Ebrei abbiamo sia la missione che i mezzi per aprire la strada e passare al resto del mondo questo processo di connessione. Ad Hanukkah ci fermiamo in questo punto in cui siamo connessi nel “Non fare agli altri ciò che odiamo”. Non è ancora amore ma un passo significativo in quella direzione.

I Greci = L’Ego

I Greci sono il discernimento specifico del nostro ego, per cui giustifichiamo razionalmente il perché non serva sforzarci per connetterci con gli altri. Non ha nulla a che vedere con la nazionalità o con la cultura greca.

Se noi invece risvegliassimo la capacità ebraica di unirsi, cercando di connettersi al di sopra dell’ego che ci dice altrimenti (i Greci), cominceremo a sentir splendere nel mondo la luce della connessione positiva, una sensazione straordinaria di realtà molto più completa di quella mai sperimenta nelle nostre vite ordinarie. Quella realtà speciale, bloccata dietro i nostri sforzi per connetterci è quella di cui noi Ebrei abbiamo la chiave di sblocco per noi e per il mondo.

Il miracolo di Hanukkah = Il risveglio del desiderio di connettersi

Mentre i Greci, i nostri ego, ci elencano ogni buon motivo per cui non è necessario provare a connetterci con gli altri, se mettiamo dell’impegno al di sopra di questa logica, trovando anche la minima volontà per connettersi, quel desiderio di connessione è considerato il miracolo di Hanukkah. Ciò è miracoloso perché non esiste nella natura umana egoistica. È una scintilla di desiderio che si risveglia in noi, e se la curiamo come la preziosa luce di una candela che vogliamo proteggere dal vento e da qualsiasi cosa possa spegnerla, allora possiamo fare in modo che la luce della candela duri e accenda il processo per correggere le nostre connessioni.

Al di là delle usanze e delle storie piuttosto infantili, Hanukkah segna una fase iniziale molto seria nel processo di correzione delle nostre connessioni: “Non fare agli altri ciò che odi”. Mentre seguiamo il ritmo delle usanze e delle canzoni di Hanukkah, perché non facciamo attenzione all’atteggiamento che abbiamo verso gli altri? Stiamo facendo uno sforzo per connetterci positivamente al di sopra di qualsiasi differenza tra noi?

Usiamo questa Hanukkah per realizzare il passo importante che essa rappresenta, per diventare “Una luce per le nazioni”, cioè diventare un esempio di connessione positiva per il mondo.
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La connessione umana può aiutare ad alleviare ansia e paura

La connessione umana può aiutare ad alleviare ansia e paura

A tutti noi piace rilassarci e dormire sonni tranquilli, ma la crescente incertezza sul futuro ci rende ansiosi e preoccupati. Il modo migliore per superare questi stati emotivi è passare dalla preoccupazione per noi stessi alla preoccupazione per gli altri.

L’ansia è qualcosa che si accumula nel tempo, non appare da un giorno all’altro. Ogni sera, probabilmente, vi sedete davanti al computer o al televisore, cercando di rilassarvi dopo una lunga giornata di lavoro e cosa vedete? Un mondo sull’orlo del collasso: la devastazione degli uragani negli Stati Uniti, l’epidemia di overdose da oppiacei, sparatorie a scuola, drammi politici, persone che uccidono i propri familiari … e tutto questo si aggiunge ai problemi che già avete a casa e al lavoro. Di conseguenza, invece di sentirvi sereni ed entusiasti per il giorno successivo, provate costantemente ansia e paura per la vita. Se anche voi vi riconoscete in questa descrizione, sappiate che non siete i soli. I disturbi d’ansia sono le malattie mentali più comuni negli Stati Uniti e colpiscono 40 milioni di adulti dai 18 anni in sù.

La sensazione d’impotenza riguardo al futuro è una questione universale di preoccupazione.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) riferisce che una persona su tredici soffre d’ansia e che il disturbo dell’ansia sociale è il più comune. Si manifesta come il timore di essere giudicati dagli altri, valutati negativamente o respinti in un contesto sociale o prestazionale.

Non possiamo vivere in una bolla. Per necessità, viviamo le nostre vite come membri della società, tuttavia il problema risiede nel fatto che non sappiamo come relazionarci gli uni con gli altri.

Le organizzazioni internazionali, nell’affrontare i problemi di salute mentale, hanno riscontrato che l’ansia e la depressione insieme sono la principale causa di disabilità in tutto il mondo. Per affrontare questo fenomeno sono state lanciate molteplici campagne d’informazione, ma senza successo, poiché c’è stato un aumento di quasi il 50% tra il 1990 (416 milioni) e il 2013 (615 milioni) nel numero di persone che lottano contro queste disfunzioni mentali.

Perchè siamo così ansiosi?

Questi non sono solo numeri, sono dure lotte che la gente combatte ogni giorno. Lo scrittore britannico Matt Haig condivide i suoi aneddoti personali sulle moderne influenze negative dei social media e la sua animata battaglia contro l’ansia e la depressione nel suo libro “Notes on a Nervous Planet” sottolineando che: “Non è la tecnologia stessa il problema. È la nostra mancanza di consapevolezza su come sta cambiando la nostra vita e su come influenza le nostre menti”.

Sentirsi ansiosi di tanto in tanto fa parte della nostra vita quotidiana, per esempio quando dobbiamo prendere decisioni importanti o affrontare sfide nel lavoro, o con le nostre famiglie. L’ansia è considerata una malattia mentale quando l’angoscia ci travolge e ci impedisce di continuare a svolgere i nostri compiti quotidiani, provocandoci la privazione del sonno e compromettendo la nostra salute e il nostro benessere.

Entrambi gli aspetti, genetico e ambientale, influenzano sia le caratteristiche dell’ansia comune che quelle dei disturbi dell’ansia, ma la pressione sociale è il fattore chiave nello sviluppo del comportamento ansioso cronico su ciò che viene percepito come mancanza di controllo in circostanze o eventi stressanti della vita.

Un importante aspetto che contribuisce all’ansia sociale è la competizione innescata dai social media. Ci confrontiamo costantemente e questo ci provoca un’angoscia inquietante, ci vediamo meno popolari o meno di successo di quelli che valutiamo come modelli di comportamento o standard desiderabili, che di solito non sono realistici.

La preoccupazione come base della vita

La vita è un processo naturale che non è concepita senza stress e problemi. Se guardiamo al regno animale, anche gli animali sono costantemente preoccupati della loro sopravvivenza, di come superare le minacce di chi vuole mangiarli e rapire i loro piccoli. Gli esseri umani, la parte più sviluppata della natura, non fanno differenza.

Lottiamo per tutta la vita. Perché? Perché la nostra natura è la volontà di provare piacere, la quale si sviluppa costantemente, non in quantità, ma in qualità e complessità. La società e l’educazione ci fanno pressione giorno e notte per perseguire piaceri più elevati e di maggior qualità. Vogliamo costantemente soddisfarci il più possibile secondo la nostra personalità, le condizioni e l’ambiente che modellano i nostri valori e atteggiamenti verso la vita. Questi elementi di valutazione determinano ciò che consideriamo piacere o sofferenza. Più progrediamo, più ci sentiamo indifesi.

Come avere il controllo del nostro destino

Come umani, siamo in grado di valutare consapevolmente se le nostre azioni sconsiderate possano influenzare sia noi che gli altri livelli della natura. Invece, siamo controllati dal nostro ego, cioè dal nostro desiderio infinito di provare piacere. Vogliamo divertirci il più possibile anche se a spese degli altri.

Il mondo ha creato delle condizioni simili al gioco del tiro con l’arco. Con uno sguardo al passato abbiamo apparentemente sviluppato l’umanità fino al punto in cui abbondano i mezzi per soddisfarci e in cui tutti dovrebbero divertirsi. In realtà, il percorso è stato così pieno di sofferenze, spargimenti di sangue, guerre e delusioni che finalmente iniziamo ad accorgerci che non può più funzionare in questo modo. Pertanto, d’ora in poi, dovremo iniziare a rilasciare la freccia dall’arco scoccandola nella giusta direzione, cioè verso un’esistenza più equilibrata.

Come possiamo soffrire meno?

Percepire questo desiderio interiore per la realizzazione richiede molto del nostro tempo. Per sentirsi felici e liberi ci vogliono molta energia, forza e nervi saldi.

Abbiamo creato tutti i meccanismi per evitare di essere ansiosi. Le persone hanno cercato di isolarsi, disconnettersi con le droghe, l’alcol o a lasciare andare la loro frustrazione attraverso un comportamento aggressivo. Ma l’influenza dell’ambiente nel plasmare i nostri valori è così potente che questi tentativi di sfuggire la realtà non ci aiuteranno.

I problemi non possono essere cancellati magicamente, ma è necessario arrivare ad un livello rassicurante in cui l’individuo è in grado di affrontare paure e ansia per raggiungere l’equilibrio tra le normali preoccupazioni e una vita sana. Ciò non significa che dobbiamo evitare le responsabilità o gettarci nelle braccia della società perchè si occupi dei nostri doveri. Si tratta, tuttavia, di una condizione che non possiamo raggiungere da soli.

Da cosa dipende veramente? Dipende completamente dall’influenza dell’ambiente, la quale è sia la fonte del problema che la soluzione. La società deve organizzarsi in modo tale che la persona si senta nutrita attraverso un flusso equilibrato di informazioni, senza distorsioni create dai media per attirare l’attenzione della gente.

Una competizione sana

Abbiamo sempre bisogno di desiderare qualcosa, di avere la sensazione di fame insieme alla possibilità di soddisfarla. È un’inclinazione naturale che non dobbiamo distruggere. Ma dobbiamo sperimentare un qualche tipo di mancanza, non al livello di ansie, minacce e paure, ma ad un livello che ci spinga a soddisfare la mancanza in modo positivo.

Il mondo è diventato rotondo. Viviamo in un sistema integrale in cui siamo interdipendenti. Diventiamo consapevoli dell’influenza dell’ambiente perché viviamo in esso, quindi vediamo che non abbiamo altra scelta se non quella di migliorarlo. Come? Attraverso un nuovo tipo di educazione, sin dalla più tenera età e fino all’età adulta.

Sin dall’infanzia dovremmo ricevere un’educazione integrale, non solo conoscenze e informazioni. La nostra educazione è attualmente focalizzata su un sistema di competizione individualistica che ci spinge a diventare sempre più egocentrici ed egoisti. Questo deve cambiare. Piuttosto, al fine di creare una società libera dall’ansia e da molti altri sintomi dei nostri sistemi basati sull’egocentrismo, la nostra educazione dovrebbe essere basata su quanto ognuno può contribuire alla società. Sarebbe comunque un sistema competitivo, ma si tratterebbe di una sana competizione, in cui colui che aiuta di più e rende di buon umore gli altri, diventa il più premiato, a dispetto di chi costruisce il proprio successo sulle disgrazie degli altri.

Se realizzeremo questo principio, le nostre vite prenderanno una svolta nella direzione positiva. Questa nuova attitudine altruistica che avremo sviluppato e allenato, come un muscolo, si espanderebbe esternamente e influenzerebbe positivamente il modo in cui trattiamo l’ecologia e tutti i sistemi della vita. Ma tutto inizia e dipende dal miglioramento delle relazioni tra le persone. Come risultato della nuova educazione, adottata per cambiare l’influenza della società sulle persone, le ansie e le paure ritorneranno nelle loro proporzioni equilibrate insieme a tutte le altre nostre caratteristiche.

Una sana connessione

Come una madre che protegge il suo bambino da influenze esterne negative, o un campo magnetico che circonda la terra, possiamo costruire uno scudo difensivo, un potente sistema di supporto contro forti influenze negative.

Il mezzo per raggiungere un tale ambiente protettivo si chiama il metodo della connessione, metodo in cui le persone si siedono insieme in cerchio per condividere informazioni positive ed esperienze edificanti sulla connessione con gli altri. Impariamo come sviluppare un orecchio selettivo, insegnandoci su come filtrare le informazioni importanti da quelle inutili per il nostro progresso personale, come parti integranti della società.

I cerchi di persone che si connettono possono trasformare l’ansia in stati emotivi di sicurezza, felicità e rilassamento, attraverso vari giochi ed esercizi. Tutti suggestionano gli altri con l’essendo “più piccoli” e influenzano gli altri in modo positivo essendo “più grandi”. Ognuno eleva l’umore generale del gruppo con battute.

Le ipersensibilità sono alleviate assorbendo dagli altri le impressioni opposte del rilassamento. Giocando l’uno con l’altro come se ci sentissimo al sicuro e protetti, ciò che recitiamo insieme può gradualmente diventare la nostra nuova realtà.

Le ansie, le preoccupazioni e le paure sono una parte naturale del nostro carattere. La chiave per superare l’ansia non è quindi quella di cancellarla, ma di direzionarla verso gli altri: passando dalla preoccupazione per se stessi alla preoccupazione per gli altri. Lavorando con il metodo della connessione e usando tecniche per sviluppare connessioni sane, vedremo allora la trasformazione di tutte le ansie in stati emotivi di felicità e sicurezza.