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La tecnologia è dannosa?

La tecnologia ci offre scoperte mediche che salvano vite e innovazioni che supportano le nostre professioni e la nostra vita quotidiana. Tuttavia, molto del progresso tecnologico provoca devastazione, poiché porta alla creazione di modi sempre più sofisticati per uccidere, ferire e sfruttare le persone.

Come possiamo quindi assicurarci che la tecnologia ci sia favorevole?

Da un lato, siamo ben oltre la promozione dell’arresto degli avanzamenti tecnologici e il ritorno a una forma primitiva di esistenza. Tuttavia, è necessario rivedere il modo in cui prendiamo in mano lo sviluppo tecnologico e guidiamo le nostre innovazioni in modo responsabile. In caso di fallimento, potremmo soccombere a una terza o quarta guerra mondiale e potremmo davvero degenerare in uno stato primitivo.

Gestire la tecnologia in modo vantaggioso per l’umanità non significa soffocarla con regole rigide e vincoli morali, un punto che spesso viene sollevato in relazione a questo argomento. Richiede piuttosto che i suoi creatori e operatori rafforzino continuamente un atteggiamento di mutuo beneficio, considerazione e sostegno reciproco.

Dovremmo quindi incoraggiare l’apprendimento che arricchisce le connessioni, mostrare esempi di cura e gentilezza, conoscere i fondamenti altruistici e integrali della natura e cercare di generare un’atmosfera sempre più socialmente coesa che alimenti continuamente le persone con fiducia e felicità.

Così facendo, possiamo sintonizzare i nostri atteggiamenti verso gli altri, passando dalla nostra innata preoccupazione per noi stessi a una preoccupazione molto più matura per gli altri e per la natura nel suo complesso. Questa trasformazione è la chiave per garantire un percorso positivo alla tecnologia, aiutandoci a raggiungere stati di maggiore equilibrio tra di noi e con la natura.

Il nostro uso improprio dei progressi tecnologici ha origine da un cuore gonfio di interessi personali, che non ha imparato a percepire il bisogno della natura di raggiungere una connessione positiva e una considerazione reciproca tra di noi. Abbiamo lasciato che le nostre pulsioni divisorie ci spingessero a sfruttarci, a maltrattarci e a manipolarci a vicenda, utilizzando la tecnologia per sopraffare e ingannare gli altri.

Pertanto, se c’è timore che la tecnologia si rivolga contro di noi e arrechi molto danno alle nostre vite, dovremmo cercare di migliorare gli atteggiamenti di coloro che sono dietro lo sviluppo e l’uso della tecnologia. Quando riusciremo a sintonizzare i nostri cuori per desiderare sinceramente il massimo beneficio per le altre persone e per la natura, useremo la tecnologia in modo benefico.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.  

Esistono problemi che non possono essere risolti a nessun livello?

Nelle scienze esatte si parla di problema irrisolvibile quando gli scienziati dimostrano che qualcosa non può essere risolto. Per esempio, in astronomia esiste “il problema dei tre corpi” che non può essere risolto in generale, ma solo in casi specifici, oppure esiste il concetto di fermare un problema quando si dimostra che non può essere risolto algoritmicamente. 

Tuttavia, direi che si tratta di compiti che ci prefiggiamo sulla base dei limiti della nostra conoscenza e delle nostre conclusioni. Pertanto, non possiamo dire che la natura sia, in linea di principio, inconoscibile. Possiamo solo dire che noi ancora non la conosciamo.

Non dobbiamo dire però che tale conoscenza sia completamente inaccessibile. In passato si pensava che esistessero determinati confini della conoscenza, poi sono state fatte delle scoperte che hanno allargato questi confini. Abbiamo a disposizione pochi dati per affermare che c’è un chiaro limite alla nostra conoscenza.

Penso che ci impegneremo sempre per la conoscenza e che ci saranno alti, bassi e periodi di sviluppo di ogni tipo, come dimostra la storia dell’umanità ma, in generale, il processo di conoscenza è un processo di arricchimento di noi stessi, ed è senza limiti.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.  

Lei pensa che potremo vivere in pace in un futuro senza guerre?

Nel libro del profeta Isaia c’è una nota frase: “E trasformeranno le loro spade in vomeri e le loro lance in falci. Nazioni non alzeranno più la spada contro altre nazioni né impareranno più la guerra” (Isaia 2:2-4).

Anche se suona poco realistico al giorno d’oggi è senza dubbio una profezia e si avvererà. I profeti non sbagliano, poiché vedono il futuro come se fosse il presente. 

Questa profezia si riferisce al tempo della rivelazione del quadro completo dell’universo, quando tutti capiranno e sentiranno come la legge della natura controlla tutto e tutti. È uno stato che ciascuno dovrà raggiungere: la comprensione, la percezione e la visione della rivelazione.  

Leggiamo nella frase uno stato del mondo senza guerre molto desiderabile, ad esempio: “E trasformeranno le loro spade in vomeri e le loro lance in falci.” Ovviamente in tale stato non c’è la necessità di lottare e al posto dell’impegno nelle lotte ci sarà un lavoro creativo. Questo è il significato dell’utilizzo della parola ”vomeri” per fare giardini in uno stato dove sosteniamo la pace reciproca.

Per di più, questo stato di pace non è quello che intendiamo oggi, ad esempio un accordo per non avere più conflitti e guerre. Ma piuttosto descrive uno stato di pace nel senso pieno della parola, “pace” in ebraico (“Shalom”) significa interezza, totalità (“Shlemut”); uno stato in cui la realizzazione che entra nelle nostre vite è completa.

Ci sono degli stati che sperimenteremo quando scopriremo come agiscono su di noi le leggi della natura, proprio grazie al nostro allineamento con quelle stesse leggi. Raggiungeremo tali stati quando li desidereremo. Arriveremo ad un livello dell’evoluzione umana dove capiremo che non possiamo continuare con le nostre vite in disaccordo con la conoscenza e la percezione delle vere leggi che guidano la natura e la loro rivelazione è quello che ci manca oggi.

È uno stato che non possiamo ancora immaginare, visto che non abbiamo desiderio per esso.  Mentre ci dirigiamo verso il futuro, più soffriremo più saremo pronti a desiderare la rivelazione delle vere leggi della natura nelle nostre vite. Tuttavia, è possibile raggiungere tale desiderio senza un grande accumulo di sofferenza. Più implementiamo l’apprendimento che arricchisce la connessione, influenzandoci a vicenda con la necessità e l’importanza di connetterci positivamente al di sopra dei nostri istinti divisivi e egoistici, allora più prepareremo le condizioni per raggiungere un tale desiderio, quello di allinearsi con le leggi della natura: le leggi della completa interconnessione e interdipendenza. La mia speranza è che facciamo passi avanti per avvicinarci al desiderio di rivelare le vere leggi della natura per mezzo dell’apprendimento che arricchisce la connessione, che noi possiamo incrementare la nostra consapevolezza e coscienza della realtà in cui ci troviamo. Facendo ciò, attenueremo la necessità di tutte le disgrazie che ci spingono verso un futuro stato di pace, quello che il profeta Isaia ha descritto.    

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.  

Perché, come esseri umani civilizzati e avanzati, non possiamo ancora controllare/modificare i nostri istinti primitivi?

C’è un aneddoto che fa riflettere sullo sviluppo della civiltà umana. Un sopravvissuto a un incidente aereo atterra su un’isola abitata da cannibali. Questi ultimi, guidati da un intelligente capo dall’aspetto europeo, intendono banchettare con il sopravvissuto. Il sopravvissuto, sconcertato dall’apparente cultura del capo, chiede: “Non siete influenzati dalla civiltà?”. Il capo risponde: “Certo, subisco tale influenza. Quando ti mangerò, lo farò con classe, usando un piatto, una forchetta e dei condimenti. Sarà una cosa molto sofisticata”. 

Questa storia ci fa riflettere sul perché la civiltà non sia riuscita a fermare guerre e orrori.

La civiltà ha bisogno di un lavoro interiore. Ossia, per cambiare in meglio la civiltà umana è necessario partire dal cambiamento della persona dall’interno. In realtà, non ci sono orrori. I cosiddetti orrori a cui assistiamo sono solo persone che mostrano la loro intrinseca natura umana egoistica, che è il godimento a spese degli altri. È questa natura che deve essere riparata. Da qualsiasi parte si guardi, a livello personale, sociale, internazionale e globale, l’egoismo umano è fuori equilibrio.

Se alle persone fosse concessa la libertà di farsi del male a vicenda, senza essere punite e senza conseguenze negative per le loro azioni, allora assisteremmo a un’immensa barbarie. Inoltre, insieme a questa barbarie, vedremmo anche persone che usano piatti, forchette, coltelli e cucchiai quando mangiano, semplicemente per abitudine.

Oltre alle guerre e alle barbarie, vediamo la nostra natura umana egoistica riprodursi in molte delle cose che consideriamo normali e apprezzate nella nostra vita. Per esempio, prendiamo uno stadio sportivo gremito di decine di migliaia di persone, alcune delle quali tifano per una squadra e altre per un’altra. Questo dimostra come siamo fondamentalmente l’uno contro l’altro.

La nostra disponibilità a tifare per una parte e contemporaneamente a divorare l’altra è il punto dentro di noi che deve essere cambiato. Personalmente, metterei fine a questi eventi, cioè a qualsiasi tipo di competizione che favorisca l’odio e la superiorità.

Non sono contrario alla competizione in generale, ma solo a quella che alimenta l’odio. Dobbiamo unire le nostre teste per creare eventi competitivi che non enfatizzano chi è più grande, migliore, più veloce e più forte, ma che ci permettono di cercare il successo dell’unità al di sopra della nostra natura egoistica e divisiva.

Se ci poniamo in competizione con la nostra natura egoistica per elevare l’unità al di sopra di essa, alla fine scopriamo che non abbiamo bisogno di confini tra i Paesi o di altre forme di segregazione delle persone. Tuttavia, prima, all’interno di questi confini, dobbiamo subire questa correzione: competere per elevarci al di sopra della nostra natura egoistica, dell’odio verso gli altri, e creare un’atmosfera di amore, considerazione reciproca e connessione positiva al di sopra dell’egoismo.

Alla fine, ci accorgeremo di essere un’unica nazione diffusa in tutto il mondo. La differenza tra il modo in cui questo concetto si svolge qui rispetto ad altri che hanno cercato di attuare una simile visione, consiste nel loro errore di cercare di costruire una trasformazione collettiva senza cambiare la natura umana egoistica che risiede in ogni persona. Hanno ignorato il male insito in noi. Prima di qualsiasi trasformazione collettiva, abbiamo bisogno di un cambiamento all’interno di noi stessi.

Oggi abbiamo raggiunto una fase in cui possiamo imparare da questi errori del passato che l’uso della forza per costruire società non porta a nulla di positivo. Tuttavia, dobbiamo ancora costruire una vera civiltà umana.

Civiltà significa rendersi conto dell’importanza di forti legami positivi al di sopra della nostra innata natura egoistica. Questo è il nocciolo della questione. Quando diamo priorità a questi legami, ci allineiamo alle leggi naturali dell’interconnessione e dell’interdipendenza e percepiamo un nuovo mondo armonioso e pacifico che si apre a noi.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.   

 

Puoi suggerirmi alcune domande che mi aiuteranno nell’introspezione?

Ho amore per l’umanità?

Se, per iniziare, ti sembra troppo ambizioso avere amore per l’umanità potresti cominciare con l’amore per le persone nel tuo paese.

Come si fa a verificare se si ha amore per le persone del proprio Paese?

Sei disposto a condividere con loro tutto ciò che hai?

Se provassi amore, condivideresti con loro certamente tutto ciò che hai, proprio come fai in famiglia.

Oggi potremmo essere disposti ad essere cittadini onesti che trovano un lavoro e pagano le tasse ma la natura ci chiede di più.

Essa vuole che tutti noi sentiamo un legame molto più profondo l’uno con l’altro, “come un solo uomo con un solo cuore”. Raggiungere una connessione alimentata dall’amore è una condizione stabilita dalla natura stessa ed è in  contrasto con la nostra natura egoistica, per la quale desideriamo godere di un beneficio personale a scapito degli altri.

Anche se a causa del nostro egoismo non vogliamo dare priorità al bene per gli altri, possiamo comunque contrastare il nostro desiderio egoistico e iniziare a prenderli in considerazione. Dipende unicamente dal modo in cui ci influenziamo a vicenda. 

Se impostiamo la comunicazione nelle nostre società, nelle nostre culture e nei media in modo da influenzarci reciprocamente con valori ed esempi di considerazione reciproca, allora ci rafforzeremo a vicenda per connetterci positivamente al di sopra delle nostre pulsioni egoistiche.

Dobbiamo evolvere nella nostra consapevolezza reciproca per capire che il nostro legame positivo con l’altro, al di sopra delle nostre pulsioni egoistiche, non è una questione di etica o di morale. È piuttosto una condizione imposta dalla natura. 

Più lasciamo che i nostri ego si sviluppino senza fare sforzi per connetterci positivamente al di sopra di essi, più cadremo in una fossa di problemi sempre più profonda. 

Dobbiamo quindi arrivare ad uno stato in cui ci diciamo che dobbiamo raggiungere una connessione positiva perché è la legge più elevata della natura.

Non lo capiamo né lo sentiamo. Al contrario, pensiamo costantemente  l’inverso, focalizzandoci su come rendere più confortevole la nostra vita.

Ogni nostro desiderio, pensiero e azione è tipicamente orientato al beneficio personale, dalle modalità con cui ci sediamo, mangiamo e beviamo fino agli obiettivi che perseguiamo nella nostra vita.

La natura, tuttavia, ci chiede di elevarci al di sopra della nostra natura innata e, invece di pensare a noi stessi, di pensare agli altri. 

Questa consapevolezza dovrebbe gradualmente portarci a uno stato in cui ci rendiamo conto che semplicemente non possiamo desiderare, pensare e agire per il bene degli altri, e per farlo dobbiamo chiedere, chiedere che la forza dell’amore entri nelle nostre connessioni.

La natura ha creato il nostro mondo in modo tale che alla fine si arrivi a una vera richiesta di aiuto, chiamata “preghiera”. A quel punto ci connetteremo con la forza superiore della natura che trasmetterà la forza dell’amore a tutti. Diventeremo allora tutti un’unità, condividendo un’esistenza armoniosa e pacifica in un’unica connessione tra di noi e con la forza positiva dell’amore che dimora nella natura.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.  

Dovremmo amare il prossimo come noi stessi anche se odiamo noi stessi?

Dovreste cercare di amare il vostro prossimo.

La nostra percezione della realtà è completamente egoistica, quindi anche se può sembrare che odiamo noi stessi, è un’illusione che copre il fatto che in realtà amiamo noi stessi più di chiunque altro.

Per natura, diamo costantemente la priorità al beneficio di noi stessi rispetto a quello degli altri e della natura, e per definizione questa qualità si chiama “egoismo” o “amor proprio”.

Pertanto, allo stesso modo in cui amiamo noi stessi in ogni momento, dovremmo spostare la nostra attenzione sull’amore per gli altri. Quando raggiungeremo questa capacità, conquisteremo lo stato di “ama il prossimo come te stesso”.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman. 

Si può amare una persona malvagia?

Sì, si possono amare le persone che compiono anche gli atti più spregevoli, perché in loro c’è un pezzetto di anima.

Dobbiamo capire che c’è una differenza tra corpo e anima. Le persone che fanno del bene o del male nel mondo non hanno un’anima.

Un’anima è chiamata “una parte della Divinità dall’alto”. Siamo fatti di desideri di godere, chiamati “corpo”, e il loro godimento di base è a un livello corporeo dove cerchiamo di godere attraverso piaceri legati al cibo, al sesso, alla famiglia, al denaro, all’onore, al controllo e alla conoscenza. Alla fine, nel nostro desiderio di godere, emerge un piccolo punto di desiderio che proviene da un grado spirituale superiore, al di sopra della corporeità.

Invece di desiderare di godere solo per il proprio beneficio, questo piccolo punto di desiderio ha radici in un mondo permeato dalla qualità della natura stessa: amore e dazione, al di là dei limiti dei nostri desideri corporei. Se abbiamo un tale desiderio, allora abbiamo una parte dell’anima, e se non sentiamo alcun desiderio di elevarci al di sopra dei nostri desideri corporei in modo amorevole e di dazione verso gli altri e la natura, allora non abbiamo un’anima, nemmeno il suo punto di partenza.

Possiamo paragonare questo punto del desiderio a un seme che deve essere posto nelle giuste condizioni, come un terreno fertile, con umidità, aria e una certa quantità di luce solare, per svilupparsi in una pianta in fiore. In altre parole, dobbiamo collocare questo punto dell’anima in un luogo protetto che sia in grado di svilupparlo in un’anima pienamente cresciuta, che possa amare, donare e connettersi in modo simile alla qualità sconfinata di amore e donazione della natura.

I Kabbalisti definiscono questo punto dell’anima, quando emerge tra i nostri desideri corporei, come “il punto nel cuore”. Vale a dire, il cuore sono i nostri desideri corporei, dove percepiamo piaceri transitori e un’esistenza temporanea, e il punto nel cuore è il desiderio radicato nell’anima, dove possiamo percepire armonia completa, pace ed esistenza eterna.

Se sentiamo un tale desiderio dentro di noi, un punto che solleva domande sul significato della vita, perché siamo qui, chi siamo, cos’è la realtà, perché c’è così tanto dolore nel mondo e altre domande esistenziali fondamentali, allora possiamo mettere tale desiderio in condizioni che possano svilupparlo fino a un certo volume, e all’interno di tale volume, far crescere un sentimento di amore, dazione e connessione positiva con tutti e con la natura stessa. In tale stato, raggiungiamo la nostra anima.

Pertanto, in relazione allo sviluppo dell’anima, possiamo aggiungere l’amore, la cura e l’obiettivo di darle tutto ciò che è necessario per farla sbocciare nel suo stato eterno e completo. Tuttavia, in relazione ai desideri egoistici, non è necessario amare nessuno di essi. I Kabbalisti chiamano l’ego, cioè il desiderio di godere a spese degli altri e della natura, “inclinazione malvagia”, ed è in definitiva in uno stato di morte. È destinato a essere distrutto fin dall’inizio, perché non può provare alcun piacere e appagamento duraturi, secondo la sua stessa natura.

Pertanto, possiamo sviluppare amore non verso la parte egoista in noi, da cui provengono distruzione e sofferenza, ma nella parte di ogni persona chiamata “umana”, il punto nel cuore che può svilupparsi in un’intenzione completamente amorevole e di dazione capace di portare vita e luce nel mondo.

I desideri egoistici che abbiamo dentro sono opposti alla forma altruistica ed eterna della natura. Non sono quindi considerati “umani”, parola che in ebraico significa “Adamo” e che deriva dalla parola “simile” (“Domeh“), dalla frase “Adameh le Elyon” (“simile all’Altissimo”). In altre parole, l’essere umano è colui che sviluppa il proprio punto nel cuore in modo simile alla forza d’amore e di dazione della natura e, così facendo, si eleva al livello umano in somiglianza con la natura, in cui scopre l’eternità e la perfezione della qualità altruistica della natura. In questo stato, è possibile “amare il prossimo come se stessi”, cioè scoprire la forza comune dell’amore, della donazione e della connessione positiva che si trova nella nostra anima e che collega i nostri punti del cuore in un’unica anima.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman. 

Esiste qualche evidenza del bisogno di connessione umana?

La natura stessa non fornisce nessuna evidenza della necessità per la connessione umana. Possiamo identificare tale necessità in alcuni esempi dettati da scopi per la sopravvivenza, ma non esiste alcuna evidenza nella natura stessa.

Nelle nostre vite noi sperimentiamo varie forme di connessione oltre a quella tra umano e umano che si prova al livello delle emozioni. Qui, dobbiamo connetterci contro il nostro desiderio egoistico, che ci spinge costantemente nella direzione opposta; ad esempio, esso mira a beneficiare se stessi piuttosto che gli altri e usa qualsiasi tipo di connessione non per beneficiare gli altri, ma per beneficiare un individuo o un gruppo che avvantaggi lo stesso individuo.  

Solo connettendoci al di sopra dell’ego potremo raggiungere una connessione armoniosa, poiché sta scritto: “come un solo uomo con un solo cuore”.

Tuttavia la connessione tra umano e umano non avviene naturalmente e istintivamente come in altri livelli della natura: l’inanimato, il vegetativo e l’animato.

Specificatamente, la connessione al livello umano è unica; noi resistiamo e ci opponiamo gli uni agli altri secondo la nostra natura, come possiamo vedere nel corso della storia e quindi per connetterci veramente dobbiamo superare la nostra natura egoistica. 

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman. 

Perché dovremmo essere uniti?

Dovremmo unirci perché l’unità è l’idea fondamentale che ci unisce tutti.

È al di sopra della vita, al di sopra della morte, al di sopra di ogni cosa.

Al di là della miriade di obiettivi, piaceri e valori egoistici nella nostra vita, l’unità è in realtà della massima importanza. L’unità completa, dove siamo tutti lì l’uno per l’altro, collegati dalla forza unificante che dimora nella natura,  è il nostro vero stato al di là della nostra immagine temporanea e immaginaria del mondo, dove ci vediamo come esseri separati in competizione.

Dovremmo quindi mirare a unirci al di sopra delle nostre divisioni, ora e per sempre. Più eleviamo il valore della nostra unità al di sopra di ogni altra cosa, più ci eleviamo al di sopra delle nostre pulsioni transitorie, egoistiche e divisive e ci connettiamo al nostro stato vero, eterno e perfetto.

Dobbiamo unirci per adempiere al nostro ruolo all’interno delle leggi della natura che alla fine ci sviluppano verso stati di unità più elevati. Calibrando i nostri atteggiamenti in una direzione di unificazione al di sopra delle molte visioni negative e di odio che emergono in noi, ci avviciniamo all’equilibrio con la natura, uno stato di totale armonia e pace.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman. 

Perché c’è così tanta confusione nel mondo?

In questo periodo un nuovo desiderio si sta manifestando nell’umanità.

Compare in un numero sempre maggiore di persone ma solo come il seme di un desiderio, non ancora completamente chiarito.

Cosa vuole realizzare? È una minuscola scintilla di desiderio per uno stato di amore assoluto, dazione e connessione.

Ma come conseguenza del manifestarsi di questo nuovo desiderio, la confusione sta aumentando poiché le persone non sanno come realizzarlo.

Contrariamente ai desideri  che si sono sviluppati in noi fino ad oggi, cioè i desideri materiali per  cibo, sesso, famiglia, denaro, onore, controllo e conoscenza, per questo nuovo desiderio non abbiamo esempi su come soddisfarlo, perché esso non è materiale ma spirituale e dunque il suo sviluppo richiede un cambiamento nel modo in cui percepiamo e sentiamo  la realtà.

Di quale cambiamento di percezione e sensazione abbiamo bisogno per realizzarlo?

I nostri innati desideri egoistici ci fanno desiderare di ricevere il massimo beneficio solo per noi stessi. Cercano costantemente di acquisire auto-gratificazioni. Questa è la nostra organizzazione interiore attraverso la quale attualmente  ci relazioniamo con il mondo. Istintivamente, in ogni momento, cerchiamo di ricevere il massimo appagamento possibile e agiamo sempre nel modo che il nostro sistema interiore ritiene necessario e più vantaggioso per noi stessi.

Nel nostro egoismo, sappiamo più o meno come lavorare con gli altri facendo pressione  per ottenere ciò che vogliamo ricevere, per prendere e dare, per pagare e comprare, e così via. Interagiamo tra di noi in questo modo utilizzando un’ampia varietà di mezzi: l’astuzia, l’inganno e la politica, per citarne solo alcuni. Nel nostro mondo, sappiamo come comportarci nonostante la venalità e le menzogne con cui siamo cresciuti.

Ora però, emerge un’altra condizione, una nuova forza e una nuova qualità, ossia un nuovo desiderio che prima non sentivamo: un piccolo punto di desiderio di amore, di dazione e di connessione.

Questo è radicato nella natura stessa che nella sua essenza  è un desiderio di amare e di donare. In altre parole, l’amore è la legge base della natura. Quindi più oggi ci sviluppiamo, più sperimentiamo che la forma più intima della natura si avvicina a noi per rivelarsi.

Qual è l’espressione dell’avvicinarsi a noi  e svelarsi della forma più intima  della natura? Iniziamo a scoprirci sempre più interconnessi e interdipendenti a livello globale.

È così che la qualità d’amore, di dazione e di connessione della natura si manifesta nel mondo materiale: oltre alla forza egoistica c’è anche una forza altruistica che si rivela sempre più attraverso la nostra interconnessione e interdipendenza globale. Di conseguenza finché non cambiamo il nostro atteggiamento verso gli altri da egoistico ad altruistico, sentiremo sempre maggiore confusione entrare nella nostra vita come una nuvola scura che scende sempre più su di noi.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.