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Alla Giornata Mondiale dei Diritti Umani manca il diritto più importante

Ogni anno a dicembre i media discutono molto di diritti umani in occasione della Giornata dei Diritti Umani che viene celebrata dalla comunità internazionale il 10 del mese, in memoria della Dichiarazione Universale dei diritti umani che fu proclamata nel 1948 dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.

La dichiarazione stabilisce una vasta gamma di diritti fondamentali e libertà di cui tutti abbiamo diritto, come ad esempio il diritto alla libertà, eguaglianza, dignità, sicurezza personale, istruzione e lavoro. Ma c’è ne uno fondamentale a cui tutti abbiamo diritto, ma nessuno di noi ce l’ha perché non ne è consapevole. Tuttavia senza questo, non avremo nessuno di tutti gli altri diritti.

Si tratta di quel fatto unico e fondamentale, che determina tutto nelle nostre vite. E cioè che siamo tutti connessi l’uno all’altro e che dipendiamo gli uni dagli altri. Poiché non sappiamo questo, o non vogliamo saperlo, violiamo reciprocamente i diritti a destra e a manca, senza comprendere che così facendo stiamo danneggiando la vera struttura che ci sostiene e ci nutre. Quindi, il nostro diritto più essenziale, che è anche il nostro dovere, è di sentire che siamo gli uni il salvagente degli altri.

Che ci piaccia o no, siamo tutti insieme in questo. La legge generale della natura è “uno per tutti e tutti per uno” ed è imprescindibile. Prima lo comprendiamo, prima inizieremo a vivere di conseguenza. 

Noi non sfruttiamo i nostri figli, né li depriviamo dei loro bisogni primari. Al contrario, cerchiamo di fornire loro tutto quello di cui hanno bisogno e anche di più, perché li percepiamo come un’estensione di noi stessi. Allo stesso modo, se sentissimo che ognuno intorno a noi è anch’esso una nostra estensione, non lo sfrutteremmo.

Al momento dobbiamo lottare contro gli usi e gli abusi nel mondo, proprio perché ci sentiamo disconnessi gli uni dagli altri. Fino a quando non porremo fine a questo senso di disconnessione, non potremo sradicare lo sfruttamento e la lotta per i diritti umani sarà futile e inutile.  Anzi, ne beneficeranno solo coloro che ottengono fama e fortuna mostrandosi paladini dei poveri, quando di fatto speculano sulle loro spalle tormentate.

Dato che la comprensione della dipendenza reciproca è essenziale per curare tutti i mali della società, io insisto sempre sul fatto che l’educazione alla connessione è l’iniziativa più urgente e più importante che dobbiamo prendere. Deve venire prima di ogni cosa, perché, di nuovo, sapendo che dipendiamo gli uni dagli altri, non ci colpiremo a vicenda e non ci sarà alcun abuso dei diritti umani.

Al contrario, ignorando la nostra interdipendenza, troveremo sempre modi per sfruttare gli altri e anche organizzazioni, che pretendono di lottare per i poveri, perpetueranno la loro miseria al fine di incrementare la propria ricchezza e il proprio potere.

Didascalia della foto:
Persone partecipano a una marcia contro il regime islamico in Iran nella Giornata Internazionale dei Diritti Umani. I manifestanti hanno chiesto giustizia per Mohsen Shekari, un uomo di 23 anni giustiziato dal regime islamico l’8 dicembre per aver bloccato una strada e presumibilmente ferito un soldato durante una protesta. Le manifestazioni in Iran, iniziate in risposta alla morte di Mahsa Amini, si sono trasformate in un movimento contro il regime e i manifestanti continuano a chiedere un Iran laico e democratico. (Foto di Allison Bailey / SOPA Images/Sipa USA)

Un Mondiale macchiato da morte e corruzione: interessa a qualcuno?

È difficile sapere quanti lavoratori migranti siano morti nella costruzione degli stadi per i Mondiali di calcio del 2022 in Qatar, ma i due numeri più diffusi sono 6.500 e 15.000. In ogni caso, non interessa a nessuno.

Oltre allo sconcertante numero di morti per due settimane di spettacolo (se vi piace guardare il calcio), ci sono voci insistenti che il Qatar abbia pagato per ottenere la decisione di ospitare il Mondiale di quest’anno. Anche in questo caso non c’è nulla di nuovo. Non siamo cambiati dai tempi antichi, quando le persone venivano servite come cibo per i leoni davanti a folle acclamanti, o quando si combatteva contro le bestie per la gioia del pubblico. Anzi, siamo peggiorati. Quindi perché dovrebbe importare a qualcuno se migliaia di persone sono morte per costruire le moderne strutture di intrattenimento?

Ammetto di non essere un appassionato di calcio. Anche il mio insegnante, RABASH, non lo amava, ma rispettava il fatto che dà gioia alle persone. Questo lo capisco, e lo rispetto anch’io. Credo inoltre che se dovessi assistere a una partita e sedermi tra i tifosi che esultano, potrei finire anch’io a urlare a squarciagola, tifando qualsiasi squadra sostenuta dalle persone intorno a me.

Tuttavia, non provo alcun desiderio di farlo. E più che deplorare la perdita di vite umane, deploro l’apatia con cui l’umanità accetta tutto questo. Questa apatia provoca molto di più della morte di migliaia di operai edili; provoca guerre, brutalità, inquinamento, sfruttamento e tutti i torti che gli esseri umani infliggono ad altri esseri umani e all’intero pianeta.

Spero che mentre le persone festeggiano il calcio, almeno pensino meno a uccidersi a vicenda, ma non sono sicuro che anche questo sia vero.

Didascalia della foto:
Doha Katar Qatar Stadium 974 Doha 4 giorni prima che la città ospiti la Coppa del Mondo FIFA, WM, Weltmeisterschaft, Fussball 2022 Foto: Moritz Müller

Cum grano salis

Il presidente degli Stati Uniti Joe Biden ha dichiarato che “il rischio di ‘Armageddon’ nucleare è il più alto degli ultimi sessanta anni dopo che il presidente russo Vladimir Putin ha rinnovato le sue minacce mentre i suoi militari arretrano in Ucraina”. Tuttavia, secondo un articolo pubblicato dal Los Angeles Times, la dichiarazione “sembrava andare oltre le valutazioni dell’intelligence statunitense”. Infatti, “i funzionari della sicurezza nazionale dicono di non avere prove che Vladimir Putin abbia piani imminenti per un attacco nucleare”. In questo caso, credo anch’io che dovremmo prendere le dichiarazioni di entrambi i leader cum grano salis.

Alla fine, anche i Russi temono le conseguenze dell’uso delle armi nucleari. L’umanità non ha mai visto che aspetto ha una guerra nucleare mondiale. I precedenti di Hiroshima e Nagasaki, per quanto orribili, non sono nulla in confronto alla distruzione massiccia e prolungata che una guerra mondiale nucleare infliggerà, soprattutto se si considera la potenza delle bombe atomiche e all’idrogeno di oggi.

Le minaccie della Russia e dei suoi alleati sono inquietanti, ma credo che sia proprio questa la loro intenzione: demoralizzare e spaventare. Non credo che ci sia un’intenzione reale di impiegare testate tattiche nucleari o qualsiasi altro tipo di armi nucleari.

Se l’umanità precipita in una guerra mondiale nucleare, non abbiamo idea di dove ci porterà o di come finirà. Credo che tutti se ne rendano conto e agiscano di conseguenza. C’è semplicemente troppo in gioco, troppo da perdere per giocare d’azzardo con una guerra nucleare.

Oltre a ciò, un attacco del genere metterebbe il mondo intero contro l’aggressore. Nessuna superpotenza, per quanto forte e armata, può opporsi al mondo intero. Pertanto, le minacce di usare armi nucleari e le dichiarazioni sconfortanti su un possibile Armageddon nucleare sono, a mio avviso, irrealistiche, almeno in questo momento.

Detto questo, nel complesso il mondo si sta certamente muovendo in una direzione negativa. Se non riusciamo a capire che la guerra non è il modo per ottenere vantaggi politici o economici al giorno d’oggi, alla fine precipiteremo in una terza guerra mondiale.

Gli sviluppi in Ucraina dovrebbero preoccupare tutti noi e incoraggiarci a coltivare legami più forti tra tutte le parti dell’umanità, per evitare un possibile crollo della società globale.

Se riusciamo a trarre una lezione da questa dolorosa guerra, forse daremo un senso alla miseria che milioni di persone stanno vivendo. Se non riusciamo a trarne insegnamento, avremo bisogno di un’altra guerra, probabilmente più crudele, per accettare che dobbiamo deporre le armi e trattare l’umanità come è realmente: una singola entità le cui parti sono interconnesse e interdipendenti.

Alla fine impareremo che la guerra non è la strada giusta. Spero solo che non lo impareremo per mezzo di una prova nucleare.

 

Didascalia della foto:
FOTO DI ARCHIVIO: incontro tra il presidente degli Stati Uniti Joe Biden e il presidente russo Vladimir Putin  per il vertice USA-Russia a Villa La Grange a Ginevra, Svizzera, 16 giugno 2021. REUTERS/Kevin Lamarque

 

Quanto siamo vicini a una guerra nucleare mondiale?

In relazione alla guerra in Ucraina, la tensione tra le due Coree e la situazione nel Medio Oriente, Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres all’inizio di agosto ha avvertito: “Oggi l’umanità è a un passo dall’annientamento nucleare, basta piccolo disguido,  un solo errore di calcolo”. Dopo aver visto le “esercitazioni” che la Cina ha svolto vicino a Taiwan mentre la Speaker  della Camera Nancy Pelosi era in visita, con la retorica aggressiva che ha accompagnato quelle azioni, sembra proprio che manchi un passo falso per un cataclisma nucleare. Ma, nonostante la tensione, non credo probabile che i paesi stiano per premere il grilletto uno contro l’altro, dato che ognuno capisce che non c’è ritorno da una guerra nucleare e chissà se l’umanità si riprenderebbe.

L’America ha svolto un ruolo molto significativo e lo ha portato a termine senza che nulla accadesse realmente. Tuttavia, non dobbiamo dimenticare che le persone sono sempre in guerra; è la nostra natura. Ciò che è riuscito ora, potrebbe non riuscire domani.

C’è una ragione per le guerre: come già sappiamo, tutta la realtà è connessa e ogni elemento influenza tutti gli altri. Anche noi siamo parte di questa rete, ma lo dimentichiamo e ci comportiamo come se ognuno di noi vivesse su un proprio universo.

Le guerre sono il risultato di scontri tra il senso di individualità delle persone e delle nazioni, con il fatto che siamo tutti connessi e dipendenti l’uno dall’altro. Quando aspirazioni contrastanti si scontrano, cerchiamo di imporre la nostra volontà all’avversario e, quando falliamo, ricorriamo spesso alla violenza. Di conseguenza, stiamo gradualmente imparando che siamo connessi e non isolati e che se vogliamo condurre una vita dignitosa, non abbiamo altra scelta che collaborare. Tuttavia, lo stiamo imparando nel modo più duro e non deve essere così.

Sebbene le guerre siano atti di violenza, il loro risultato è una maggiore inclusione tra le parti in lotta. La traiettoria della realtà è una crescente realizzazione della nostra connessione, e la guerra è un modo violento di integrazione, il risultato della nostra riluttanza a farlo volontariamente.

Pertanto, il vincitore della guerra non è quello con l’esercito più grande o quello che inizia l’aggressione. Il vincitore è l’integrazione, anche se nessuna delle parti la vuole.

Attualmente, non penso che siamo ad un errore di calcolo da una guerra nucleare. Tuttavia, se insistiamo a resistere alla crescente connessione e inclusione, accadrà. Non c’è dubbio, poiché questa è la direzione dell’evoluzione della realtà.

Ci serve un mondo nuovo

Uno studente mi ha scritto dicendo che oggi tante persone credono che serva un mondo nuovo. Ha chiesto “ se tu dovessi costruire il mondo da capo, da dove inizieresti?” Gli ho risposto che inizierei con un Paese, un Paese autosufficiente. Poi chiederei un po’ di tempo per sviluppare il popolo, sviluppare la società.

Il problema è che siamo tutti come bambini che si aspettano che il mondo funzioni come vogliamo noi semplicemente perché lo vogliamo. Non funziona così. Per far sì che le cose funzionino come vogliamo noi, dobbiamo imparare come farlo accadere, come farlo correttamente.

Con imparare, non intendo dire che dovremmo apprendere il mondo, ma noi stessi. Dobbiamo cambiare noi per poter costruire un mondo dove otterremo ciò che vogliamo, senza inquinare l’aria, la terra e l’acqua, senza eliminare specie intere di piante e animali, e alla fine distruggere noi stessi.

Il cambiamento che dobbiamo apportare in noi riguarda il nostro rapporto con la società, l’importanza che attribuiamo alla società in cui viviamo, non a noi stessi. In altre parole, le connessioni tra noi dovrebbero essere la nostra priorità, in opposizione alla nostra tendenza attuale di concentrarci su di noi.

Solo una volta cambiati noi, i prodotti che creiamo contribuiranno al mondo intero. Dato che la nostra mentalità cambierà dal narcisismo alla considerazione reciproca, tutto ciò che facciamo avrà come obiettivo servire gli altri piuttosto che soltanto noi.

Questo non vuol dire che non avremo più oggetti personali o che non avremo bisogno di cose personali, ma il modo in cui li creeremo e useremo includerà intrinsecamente il pensiero del bene comune. Di conseguenza, non dovremo più preoccuparci di creare prodotti sostenibili o usare prodotti che rispettino l’ambiente poiché sarà la nostra natura lavorare per il beneficio di tutti.

In altre parole, il livello al quale eleviamo l’umanità corrisponde al livello al quale si innalzerà la società. Il successo di un paese non dipende dagli avanzamenti tecnologici, dai governi o dai paradigmi educativi. Il successo di un paese dipende da quanto le persone tengono a mente il bene comune. La coesione sociale e la responsabilità reciproca sono gli unici fattori che determinano il destino di una nazione.

Una volta che avremo costruito un paese modello per l’umanità, sarà possibile riprodurlo in tutto il resto del mondo. Questa è stata la mia risposta allo studente che ha chiesto come costruire un nuovo mondo.

Possiamo ancora risollevare il mondo

Ci sono sempre stati scontri nell’umanità. Ci sono stati scontri tra paesi, tra Nord e Sud, o tra regimi e ideologie. Ma lo scontro attuale è più profondo. È uno scontro di nazioni che non sono disposte ad accettarsi l’un l’altra così come sono e vogliono opprimersi a vicenda. Eppure non è troppo tardi per risollevare il mondo dal suo declino e noi, il popolo che comprende il valore della diversità, siamo gli unici in grado di farlo.

Per costruire una società pacifica mondiale, abbiamo bisogno che le persone apprezzino la diversità. Solo le persone che cercano la connessione al di sopra delle differenze possono costruire una società che diventa tanto più forte quanto più si diversifica.

Tutto ciò che è sopravvissuto alla prova dell’evoluzione include opposti che si complementano tra di loro. Dal livello atomico alle strutture più complesse dell’universo, ogni cosa consiste di opposti che collaborano per creare una struttura più forte dove un elemento compensa per ciò che l’elemento opposto non ha. Quindi, se distruggi il tuo avversario, distruggerai anche te stesso.

Fin quando manterremo l’atteggiamento di “solo io ho ragione”, il mondo continuerà a peggiorare. Non importa chi abbia ragione. Un approccio che non include tutte le parti, che rivendica il diritto esclusivo alla verità, che nega il suo opposto, la sua controparte, annulla la sua stessa esistenza.

Pensate al “giorno” senza la “notte, “l’amore” senza “l’odio”, “la primavera” senza “l’autunno” o la “gentilezza” senza la “crudeltà”. Nessuno di questi termini “positivi” esisterebbe se non esistesse il suo opposto “negativo”. Allo stesso modo, il nostro mondo intero non esisterebbe se non fosse per l’equilibrio tra gli opposti che si complementano a vicenda e compensano le rispettive “mancanze”.

La situazione in tutto il mondo, per quanto precaria, è anche un’opportunità. Ora possiamo far circolare l’idea che soltanto accettando e persino abbracciando i nostri avversari, possiamo svilupparci. Le tensioni politiche crescenti ci rendono attenti a qualsiasi segno di ragione, e il suono della ragione oggi deve dichiarare che la guerra alla fine significa la fine di tutti.

Spero e prego che in questa guerra vinca la ragione.

Reuters: foto del file di un soldato ucraino

 

 

La Regina Elisabetta II- un monarca modello

La Regina Elisabetta II è stata un monarca esemplare. Ha vissuto in tempi storici molto significativi e complicati e ha mantenuto l’Inghilterra stabile e sulla strada corretta. Credo che la Gran Bretagna possa essere fiera della sua rappresentazione. Se cerchiamo un modello di un buon monarca, la Regina Elisabetta II sicuramente corrisponde alla descrizione.

La Gran Bretagna dovrà ora creare una nuova immagine di un monarca dopo essersi abituata per così tanti anni a vedere la Regina Elisabetta ricoprire questo ruolo. Non sarà facile, ma il paese non ha altra scelta, un monarca è essenziale per la stabilità della Gran Bretagna.

In termini più generali, le nazioni hanno bisogno di un re. Anche in Israele, esisteva un re per molti secoli; egli mantiene l’ordine nella società.

In ogni modo, il dovere del re di Israele era più che governare. Egli era un modello delle buone relazioni verso tutti. Il ruolo di re di Israele è insegnare al popolo ad amare gli altri come se stessi, e il re dovrebbe essere un esempio di questo amore.

Per quanto riguarda l’Inghilterra, le auguro di rimanere unita, tutti i membri del commonwealth, e di aumentare il legame tra di loro. Questo sarà il compito principale del Re Carlo III.

Storicamente, il Regno Unito e Israele hanno sempre avuto una buona connessione, anche se in presenza di alcune dispute. Spero che con il re Carlo, potremo mantenere questa buona connessione anche in futuro.

REUTERS/Paul Hackett RD/SA

Mikhail Gorbachev- un’impressione personale

La morte di Mikhail Gorbachev mi ha ricordato una breve conversazione che avuto con lui. Ancora prima di incontrarlo, avevo l’impressione che fosse un politico veramente diverso dagli altri. Non era intrinsecamente negativo, capiva le persone ed era vicino alla gente comune. Nella struttura impossibile in cui operava, credo che avesse fatto del suo meglio e a beneficio di tutti. Se non fosse stato tolto dal suo incarico di leader dell’Unione Sovietica, avrebbe fatto ancora di più per il bene del suo paese e per il mondo.

Quando l’ho conosciuto, nel novembre 2015, non era più in carica da quasi quattordici anni. Ciononostante, cercava ancora di rendere il mondo un posto migliore. Ci siamo incontrati a una conferenza a Tokyo, Giappone. In quei tempi ero membro del Consiglio Mondiale di Saggezza (WWC) e lui era un presidente onorario dell’organizzazione, diretta dal Prof. Ervin Laszlo.

Durante l’evento, il Goi Peace Foundation, in Giappone, aveva invitato il WWC a una conferenza a Tokyo, per partecipare all’iniziativa dal titolo “Creare una nuova civiltà”. Il culmine della manifestazione fu una serie di discorsi in una sala nel centro di Tokyo, davanti a un pubblico di 5000 persone, compresi ambasciatori e altri ufficiali provenienti da 46 nazioni.

La sera prima dell’evento, i membri del WWC si riunirono per un incontro sociale con un tono più informale delle discussioni formali. Quella sera scambiai alcune parole con Gorbachev. Era molto amichevole e informale, l’ultima cosa che ci si aspetterebbe da un ex presidente dell’Unione Sovietica.

Durante il convegno, gli raccontai quanto apprezzassi i suoi sforzi per rendere il mondo un luogo migliore. Mi rispose che apprezzava la mia comprensione del suo intento, e disse di essere ancora attivo nel cercare di essere d’aiuto ovunque fosse possibile.

Penso che, considerate le circostanze in cui operava, provenendo da un contesto sovietico e comunista, le riforme che aveva attuato erano sbalorditive, inconcepibili fino a quando non iniziò a farle. In quel senso, fu veramente un pioniere e merita il rispetto del mondo per il suo contributo all’umanità.

Una guerra squallida che proclama una nuova era

Sono passati più di quattro mesi dall’inizio della guerra in Ucraina. All’inizio il mondo era inorridito dalle atrocità che tanti pensavano non sarebbero più tornate in Europa. Ma con il passare dei giorni e delle settimane, le emozioni si sono intorpidite, l’orrore è diminuito, e la guerra tra la Russia e l’Ucraina è diventata un altro elemento nell’agenda  dei media. Tuttavia, questa squallida guerra ai margini dell’Europa è come nessun’altra guerra prima di essa. Preannuncia una nuova era, in cui gli aggressori non possono capitalizzare la loro coercizione.

Capisco perché il mondo si schiera con l’Ucraina. Quando c’è un aggressore evidente, il mondo si schiera con la vittima. Nonostante ciò, per quanto mi riguarda, non ho alcun interesse o coinvolgimento personale con questo conflitto. 

Da lontano, posso guardare le cose in modo più obiettivo e vedere che le circostanze non sono sempre state come sono ora.  Durante la Seconda Guerra mondiale, per esempio, i Russi erano molto meglio degli Ucraini. L’Unione Sovietica ha combattuto al fianco degli Alleati e ha sconfitto la forza più malvagia della storia, la Germania nazista. Gli Ucraini, dall’altro lato, hanno partecipato volontariamente allo sterminio degli Ebrei nei campi di concentramento. Questo era il passato, ora è il presente, e il risultato è che la storia, nonostante il dolore inflitto a così tante persone innocenti, guarda al quadro generale.

Ecco il punto principale che voglio trasmettere: non credo che la Russia vincerà questa guerra, e la mia speranza e convinzione è che questa guerra insegnerà all’umanità che nessuna nazione deve imporsi su un’altra nazione. L’era dell’imperialismo e del colonialismo è finita e l’umanità è in una nuova fase. Questa squallida guerra, così credo, è l’annuncio di una nuova era, quando la gente capirà che nessuna nazione può invadere un’altra e sperare di vincere. L’era dell’oppressione è finita.

La trasformazione non avverrà facilmente. Una mentalità che si è radicata nella coscienza umana per così tanti secoli non morirà senza combattere.  La Russia, però, non può sconfiggere l’Ucraina quando l’Ucraina è sostenuta dagli USA e dall’Europa Occidentale.  Non si arrenderà facilmente, ma alla fine, dovrà abbandonare i suoi piani.

Questa guerra è una testimonianza dei limiti della potenza militare. Inoltre, più continueranno le aggressioni in Ucraina, più amara sarà la sconfitta della Russia.  Se persiste, alla fine della guerra si ritroverà una nazione esausta e indebolita. In seguito, dovrà concentrarsi sulla ricostruzione di se stessa e abbandonare i suoi grandiosi piani riguardanti altre parti d’Europa.

Per l’umanità, tuttavia, questa guerra sarà una buona lezione: per quanto si possa essere forti e ricchi, non si può vincere se si cerca di conquistare altri paesi. Nel mondo attuale, l’aggressore risveglia forze potenti che si innalzano contro di lui, e un mondo intero che lo critica e lo sanziona.

Anche per la Russia questa guerra sarà motivo di riflessione. Il popolo russo dovrà farsi delle domande pesanti su se stesso, la propria mentalità brutale e intimidatoria, e su dove sta andando nel mondo di oggi. Alla fine, si renderà conto che oggi chi inizia una guerra, perde.

Cosa cerca la gente nei podcast

Si potrebbe pensare che la gente abbia sempre meno pazienza di ascoltare gli altri parlare, ma in realtà è vero l’opposto.  Infatti, più sono giovani gli ascoltatori, più è probabile che ascoltino i podcast online piuttosto che la musica. Secondo il music business blog Hypebot, lo Spoken Word Audio Report di NPR e Edison Research riporta che “La quota di ascolto audio dello Spoken Word è aumentata del 40% negli ultimi sette anni; l’8% quest’anno” e “la crescita dello spoken word audio è guidata da un grande aumento del pubblico giovane e multiculturale”, mentre l’ascolto della musica è sceso del 10% rispetto allo stesso lasso di tempo.

Ho detto molte volte che i giovani d’oggi non sono superficiali o apatici, come alcune persone ritengono.  Al contrario, sono molto percettivi, diretti e sanno esattamente di cosa hanno bisogno. Non è così: semplicemente non hanno  voglia di usare parole che non possono saziare la loro sete. 

Hanno bisogno di risposte; vogliono informazioni precise sul mondo in cui vivono, e noi non le stiamo fornendo. Dobbiamo offrire alle persone, soprattutto ai millennial e ai più giovani, la comprensione di come pensare e agire in un mondo globalizzato, interconnesso e interdipendente.

Essi lo vivono in maniera naturale, hanno amici in ogni parte del mondo che non hanno mai incontrato ma con i quali chattano online.  Allo stesso tempo, i paesi in cui vivono possono essere ostili o addirittura in guerra tra di loro.  

Noi, la vecchia generazione, abbiamo ancora visioni obsolete di separazione e confini, mentre loro vivono in una nuvola virtuale dove non ci sono confini e si sentono molto a loro agio.  Ora hanno bisogno di informazioni; hanno bisogno di sapere come comportarsi in una vita del genere, perché nessuno dei sistemi educativi odierni fornisce loro informazioni in merito.

Il mondo sta cambiando rapidamente e il ritmo non fa che aumentare. Se vogliamo una transizione fluida e tranquilla, dobbiamo prepararci.  Il paradigma di entità distinte che lottano tra di loro per il predominio è obsoleto,  in un mondo dove ogni entità dipende da tutte le altre entità per soddisfare i suoi bisogni più basilari. 

Se non passiamo velocemente a un modo di pensare più cooperativo e funzionale, la realtà ci obbligherà a farlo nel modo più duro, attraverso le guerre, le malattie, i disastri naturali e innumerevoli altri “colpi” che Madre Natura ha in serbo per disciplinare i suoi figli insubordinati.

Non è solo la generazione più giovane ad avere bisogno di risposte: ne abbiamo bisogno tutti noi.  Prima riconosciamo che il mondo è cambiato, prima inizieremo a studiare il nostro mondo da questa nuova prospettiva interdipendente e saremo in grado di trovare le risposte di cui abbiamo bisogno per noi stessi e per i nostri figli.