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I software spia non ci nuoceranno, l’atto di spiare invece si.

Pegasus, il software spia sviluppato dall’azienda di armi informatiche NSO, può essere segretamente installato su telefoni cellulari e dispositivi che utilizzano sistemi iOS o Android. È in grado di leggere messaggi di testo, tracciare telefonate e localizzazioni, impadronirsi di password, accedere al microfono ed alla telecamera oltre che raccogliere informazioni dalle app.

Il software spia realizzato in Israele viene utilizzato da autorità di tutto il mondo, oltre che da Israele stessa, sollevando l’allarme per un’indebita violazione della privacy. Secondo la mia opinione, il problema non risiede nel software spia ma nell’atto di spiare, ossia le cattive intenzioni di coloro che utilizzano la tecnologia per nuocere, manipolare ed abusare gli altri.

Non mi sorprende che i software spia esistano. E’ risaputo che governatori e ufficiali governativi non siano dei santi e che farebbero qualunque cosa per raccogliere informazioni in modo da poter manipolare e controllare gli altri più facilmente, ottenendo così, più potere.

Dobbiamo riconoscere che la nostra società è sgretolata. Il comportamento del governo riflette nient’altro che la società stessa. Lo stesso vale per il rafforzamento delle leggi e del sistema di giustizia in generale. Se una società è corrotta e piena di persone che desiderano giusto ferire e sopraffare gli altri, non possiamo aspettarci che i loro rappresentanti siano tanto diversi.

E’ così da decenni. Ciò che è iniziato con le intercettazioni telefoniche e altre forme di sorveglianza, si è semplicemente adattato alla tecnologia di oggi, ma nella sostanza, non è cambiato nulla. E’ per questo che a nuocere non sono i software spia ma la costante necessità di spiarci reciprocamente.

Quando i genitori controllano i propri ragazzi volendo conoscere i loro movimenti, non li stanno spiando, si stanno occupando dei loro cari. Ma quando estranei o autorità fanno lo stesso, parliamo di spiare in quanto le loro intenzioni sono di ferirci e di manipolarci. In altre parole, il problema non è il software ma chi lo gestisce.

Se vogliamo correggere Pegasus e altri malware, abbiamo bisogno di correggere il malo-intento che li gestisce, vale a dire, la natura umana.

La malizia che nutriamo gli uni nei confronti degli altri, è la radice di ogni male. Quindi non si tratta di Pegasus ma tutto ciò che facciamo con l’intenzione di nuocere, di manipolare, di espropriare e di sopraffare gli altri e l’intero mondo. Se non correggiamo il problema alla radice, sostanzialmente noi stessi, non saremo in grado di correggere nulla.

Come primo passo verso la correzione delle nostre radici, dobbiamo essere coscienti che siamo marci quanto le azioni che riserviamo agli altri. Qui, le parole chiave sono trasparenza e coraggio. Se non siamo disposti a guardarci allo specchio, non progrediremo e non ci saranno miglioramenti nella società. Dovremmo attendere fino a quando le nostre negligenze emergeranno a tal punto da convincerci che dobbiamo cambiare, non tanto l’atto, e neanche i mezzi attraverso i quali certi azioni vengono praticate, ma piuttosto colui che le pratica.

Quando accetteremo di essere noi stessi il problema (per noi intendo la società nel suo insieme o almeno la maggioranza di essa), piuttosto che i mezzi che utilizziamo per soddisfare la nostra volontà malata, solo allora potremmo iniziare a lavorare su noi stessi. Questo avverrà quando inizieremo ad esaminare noi stessi invece di accusare altri di essere la causa dei nostri guai.

Quando l’attenzione verrà spostata dall’altro a noi stessi, potremmo osservare che noi siamo sbagliati tanto quanto gli altri. Questo non accadrà quando una o due persone riveleranno il proprio io malato attraverso un percorso di autocoscienza. Accadrà quando l’intera società intraprenderà questo processo. Come risultato le persone inizieranno a cambiare atteggiamento verso gli altri e si passerà dal desiderio di sfruttare l’altro, a quello di sostenere l’altro.

La realizzazione del processo potrebbe richiedere molto tempo ma la transizione da un atteggiamento di sfruttamento ad uno di sostegno reciproco, potrebbe essere veloce. D’altro canto, qui non c’è bisogno di fare nulla; si tratta di cambiare le intenzioni alla base delle nostre azioni e questo può avvenire velocemente, con la stessa rapidità con la quale cambia un pensiero.

Dunque, la fase più importante della nostra correzione sta avvenendo proprio adesso. Tanto più rapidamente sveliamo la malvagità della natura umana e prendiamo atto che questo è ciò che siamo, quanto più rapido e semplice sarà il cambiamento tra cattive e buone intenzioni. Si passerà dalla sorveglianza reciproca alla cura reciproca.

Meta non serve; basta una Pillola

Abbiamo tutti sentito come Mark Zuckerberg stia costruendo un’ipotetica iterazione di Internet chiamata Meta. Nelle clips che pubblicizzano la piattaforma, possiamo vederlo trasferirsi a vivere lì, nel suo universo virtuale. L’idea è quella di consentire alle persone di comunicare e persino spostarsi indipendentemente dalla distanza fisica e di consentire loro di viaggiare tra tempi e paesi. Non vorrei finire lì dentro. Non sarà un posto dove le persone possono essere felici e in un posto del genere non ci voglio stare.

L’intera idea di Meta, per come la intendo io, è di avere persone che vivono in un’illusione. In un angolo, un superuomo sta combattendo un demone; in un altro angolo, i dinosauri ballano al ritmo della musica pop, o qualcosa del genere, il tutto mentre io assisto allo spettacolo in una stanza con loro.

Questa è la realtà? No, è una droga.

Se tutto ciò che vogliamo è stare bene, non abbiamo bisogno di Meta; sarà sufficiente una pillola. Possiamo creare una pillola che rilasci lentamente i farmaci che ci fanno sentire felici, mettendola sotto la lingua e lasciando che ci tranquillizzi durante la giornata. Non avremmo bisogno di nient’altro; perché preoccuparsi di creare illusioni high-tech quando possiamo star bene semplicemente prendendo una pillola?

Il piacere è possibile solo quando desidero qualcosa così fortemente che quando lo ottengo, sperimento il sollievo come piacere. Ma se posso prendere una pillola che mi fa stare bene senza il precedente desiderio, perché preoccuparmi di sentirlo? È vero che sarò uno zombie, soggiogato dalla mia pillola, ma finché mi sento bene e non faccio male a nessuno, cosa c’è di sbagliato in questo?

Sarei come un leone, sdraiato tutto il giorno sotto un albero e che si alza solo quando il suo stomaco è vuoto o è la stagione degli amori. Ma è questa la vita di un essere umano?

Agli esseri umani è stata data una società per una ragione. Disconnettersi dalle persone per il gusto di trovarsi in un universo fasullo ci renderebbe animali, mentre connettersi alle persone può rivelarci un mondo completamente nuovo.

Le vere gioie della vita non stanno nell’intorpidire i nostri desideri e le nostre menti, ma nell’intensificarli e nel vivificare i nostri spiriti. L’unico modo per rafforzare i nostri desideri è attraverso le connessioni con altre persone. L’unico modo per rafforzare i nostri desideri è attraverso le connessioni con altre persone. Quando le vediamo fare cose che le divertono, imparare cose che le arricchiscono e aumentano le loro capacità, le invidiamo e vogliamo emularle. È così che cresciamo.

Guardate come i bambini piccoli sono attenti al loro ambiente. I loro occhi aperti sono sempre alla ricerca di nuove cose da vedere e le loro orecchie sono sempre in ascolto di nuovi suoni e parole. Sono desiderosi di imparare dal mondo che li circonda; i loro desideri sono enormi, ed è per questo che crescono così velocemente.

Man mano che cresciamo, chiudiamo gli occhi, le orecchie e soprattutto i nostri cuori alle connessioni con gli altri. Perdiamo lo spirito nelle nostre vite e cerchiamo piaceri compensatori per riempire il vuoto dentro di noi. Ma così facendo, rinunciamo allo scopo della nostra vita.

Non dovevamo essere leoni. Siamo stati creati per essere esseri umani consapevoli, consapevoli di tutto ciò che ci circonda, connessi alla realtà e in costante interazione con il mondo che ci circonda. Dovevamo scoprire come funziona il mondo e come i suoi elementi si intrecciano. Eravamo destinati a scoprirlo interagendo con tutto. Se vogliamo vivere, dobbiamo dare e ricevere, connetterci e disconnetterci, e in questo modo crescere. Non abbiamo bisogno di Meta per questo, ma di un vero universo in cui possiamo davvero vivere.

Didascalia della foto:
Il CEO di Facebook Mark Zuckerberg si può vedere mentre tira di scherma nel Metaverso con uno schermidore  medaglia d’oro olimpica durante una conferenza in live-streaming di realtà virtuale e aumentata per annunciare la ridenominazione di Facebook come Meta, in questo schermata tratta da un video pubblicato il 28 ottobre 2021.

Questa serie dell’orrore ci mostra chi siamo

Un mio studente mi ha raccontato di una nuova serie chiamata “Squid Game”. Si tratta di una “serie thriller” sudcoreana, come la chiamano loro, che è diventata un fenomeno della cultura pop ed è la più seguita in oltre novanta paesi.  La serie presenta centinaia di persone che si trovano tutte in situazioni di grande debito finanziario e in stati emotivi disperati. I produttori li mettono l’uno contro l’altro, anche se sono molto affiatati, e li inducono a odiarsi a vicenda. Il vincitore intasca milioni di dollari e gli altri vengono uccisi. 

Questa serie non sarebbe così orribile se non ritraesse la nostra vera natura. Il fatto stesso che guardiamo con entusiasmo un tale spettacolo è la prova che sotto la facciata “civilizzata”, la nostra natura è come lo spettacolo descrive.

Funziona come una calamita.  Adoriamo guardare la lotta tra il bene e il male, finché siamo al sicuro dalle conseguenze della battaglia.  Il fatto è che in questa serie non c’è alcun bene, solo male. In effetti, gli esseri umani sono l’essere peggiore della realtà. Ciò che ci rende così unicamente malvagi è il fatto che vogliamo esplicitamente danneggiare gli altri. Non vogliamo mangiare gli altri perché moriremo di fame se non lo facciamo: vogliamo vederli soffrire! Traiamo piacere dal dolore altrui e traiamo il massimo piacere quando siamo noi a infliggerlo. 

Diciamo spesso che la realtà è come una giungla, dove il forte mangia il debole. Tuttavia, nella giungla, i forti non vogliono distruggere i deboli; vogliono mangiare. Una volta sazi, vogliono dormire e giocare e non uccidere o ferire per divertimento. Nella giungla umana, non vogliamo mangiare altre persone, vogliamo vederle soffrire! Ecco perché la giungla naturale prospera senza alcuna legge, mentre la giungla umana, che erroneamente chiamiamo “civiltà”, si sta disintegrando nonostante le leggi che si sforzano di limitare la nostra barbarie.

Se avessimo qualche speranza di trovare la bontà nella natura umana, “Squid Game”, e soprattutto la sua popolarità, dimostra che non abbiamo nulla in cui sperare quando si tratta della natura umana. Se possiamo creare tali spettacoli, e se possono essere così popolari, allora possiamo anche compiere tali orrori nella vita reale.

L’unico bene possibile che può scaturire da un tale spettacolo è la consapevolezza che non è fantasia, ma un’autentica rappresentazione di ciò che siamo. Forse se ci rendessimo conto di questo, saremmo disposti a impegnarci per cambiare noi stessi.

La tendenza attuale è quella di offuscare la nostra consapevolezza di quello spettacolo dell’ orrore umano in cui viviamo rendendo la cannabis disponibile e legale. Infatti, più impariamo in merito alla natura umana, più ci rendiamo conto che forse è meglio intorpidire la vita finché non è finita.

Per ora, ci rallegriamo alla vista di altre persone che soffrono, proprio come la gente esultava alla vista dei poveri uomini che combattevano contro i leoni nell’antica Roma. Solo se ci rendiamo conto che non va bene essere così, la nostra mente potrebbe aprirsi ad altre opzioni. Se un programma così diabolico può essere il più seguito in oltre novanta paesi, significa che il mondo intero è immerso in una brutalità sfrenata.

Una soluzione esiste, ma è impegnativa e deve coinvolgere il mondo intero per avere successo. Per cambiare ciò che siamo, dobbiamo avviare un processo educativo mondiale in cui tali programmi siano vietati e vengano prodotti e mandati in onda programmi a favore della connessione umana. 

Anche se non avranno  successo  all’inizio, non possiamo permetterci di essere esposti al veleno violento e alla cultura del narcisismo che consumiamo attualmente.  Essi possono essere dolci, ma sono letali.

Se la persone non vogliono guardare spettacoli sulla connessione umana, possono mettere da parte i loro dispositivi multimediali e semplicemente parlare l’una con l’altra. Questo sarà già un grande miglioramento rispetto alla situazione attuale.

Potrebbe non sembrare divertente, ma quale opzione abbiamo? Vivere lo “Squid Game”. Inoltre, dopo un po’ di pratica, scopriremo che connessione e cura sono molto più gratificanti e piacevoli di distruzione e crudeltà e non hanno gli effetti collaterali negativi della nostra cultura attuale.  

Didascalia della foto:
Guardando la serie “Squid Game” di Netflix sul tuo laptop. Fotografia di Romain LONGIERAS / Hans Lucas. Francia, Excideuil, 2021-10-06.

Il salto evolutivo di cui l’umanità ha bisogno

Negli ultimi decenni l’umanità si è evoluta al ritmo più veloce di sempre. Una volta eravamo felici con una semplice passeggiata; quando questo non fu più abbastanza veloce cominciammo a viaggiare in auto. Ora questo non è sufficiente e vogliamo viaggiare nello spazio. Veramente una di queste corse ha reso migliore la nostra vita? Probabilmente no. L’esperienza mostra che gli sviluppi tecnologici vengono sempre sfruttati dagli investitori a danno degli uomini. Al prossimo grado dell’evoluzione umana come esseri intelligenti, dobbiamo arrivare a capire che uno sviluppo veramente soddisfacente richiederà un cambiamento nel codice di comunicazione tra le persone.

Non ci sono sorprese nella natura, nulla succede per caso; tutto è governato da leggi assolute. Persino nello sviluppo della razza umana le leggi dell’evoluzione e le forze sono al lavoro, che noi le riconosciamo o meno. Come risultato di questa evoluzione le nostre percezioni emozionali e mentali cambiano col tempo. 

Nel XX secolo abbiamo fatto un lungo cammino. Abbiamo sperimentato rivoluzioni, guerre e scoperte nella scienza e nella tecnologia. Poi è arrivata la rivoluzione di internet e i social network hanno aperto con un forte impatto. L’umanità ha subito grandi cambiamenti. Ma in pochi anni è diventato chiaro che le nuove relazioni sociali che abbiamo costruito hanno il potenziale di causare grande danno.

Il fenomeno delle false notizie ha invaso la vita di tutti i giorni, ed oggi si può in un istante litigare con persone in ogni parte del mondo. Chiunque può scatenare problemi ovunque, sollevare la rabbia e incitare gli altri a distruggere il pianeta. 

In passato era chiaro che se le nazioni avevano il nucleare era nell’interesse di tutti mantenere lo status quo e la calma. Oggi, fattori come la diffusione di false informazioni potrebbero portare a una guerra nucleare e distruggere il mondo in un attimo. Inoltre, non è più possibile prendere decisioni che avranno un impatto solo su alcuni paesi limitati, perché tutto il mondo è una rete, connesso online, collegato.

Questa interconnessione è presente anche a livello personale. Calunnia, bullismo, disprezzo, annullamento e vergogna rendono le persone infelici e le spingono al limite.  Se i nostri nonni potessero essere testimoni e valutare lo stress in cui viviamo, direbbero tristemente che la nostra vita è peggiore oggi di quando eravamo meno sviluppati.

Davanti a noi abbiamo il compito di riconoscere che lo sviluppo dell’egoismo umano ha raggiunto il massimo, e per poter continuare ad esistere è imperativo sviluppare una nuova forza trainante che ci faccia andare avanti. Dobbiamo intraprendere insieme un processo educativo globale che comprenda una presa di coscienza della situazione in cui ci troviamo e la necessità di una corretta connessione tra gli esseri umani.

Identificheremo quindi un nuovo paradigma che descrive lo sviluppo dell’umanità, della società e della natura. Riceveremo una nuova guida su come elevarci al di sopra del gretto egoismo, l’approccio egoistico a scapito degli altri, per scoprire un potere che evoca un desiderio nuovo di zecca in noi, un desiderio di fare del bene agli altri.

La prossima fermata del nostro processo evolutivo sarà comprendere che la radice di tutti i nostri problemi risiede nella nostra natura egoistica, che oggi ha raggiunto il massimo del suo sviluppo. È il nostro egoismo che non ci consente di andare d’accordo con gli altri, ci porta ad esplodere in un istante e distruggere tutto ciò che tocchiamo.

Solo quando impareremo a trascendere il nostro egoismo, cominceremo a trattare la razza umana come un unico corpo. Solo allora potremo cominciare a capire come costruire una buona vita per tutti godendo dei benefici dei nostri sviluppi e innovazioni tecnologiche. 

Alla fine, il nostro prossimo livello di evoluzione umana deve basarsi sullo sviluppo e il nutrimento di connessioni complementari tra ognuno di noi.

È ora di spostarci da InterNet a InnerNet

Sono passati pochi più di trent’anni da quando internet è disponibile a tutti.  È stato detto che, dall’invenzione della ruota, nessuna tecnologia ha rivoluzionato la nostra vita così velocemente e così profondamente come internet.  Nessuna delle cose che diamo per scontate oggi sarebbe  stata possibile senza. 

Eppure internet non ci ha resi più felici. Quindi, dopo trent’anni di tentativi di trovare la felicità nelle connessioni virtuali tra di noi, è arrivata l’ora di avanzare.  È arrivato il momento di spostarci dall’inter-net all’inner-net, una rete di cuori che si sentono a vicenda e si prendono cura l’uno dell’altro. 

Quando  internet ha fatto la sua comparsa, ci è stato promesso che avrebbe liberato l’umanità dalle catene del luogo fisico, che ci avrebbe portato a terre lontane e luoghi esotici dalla comodità del nostro desktop. Ci ha promesso che avrebbe unito persone di tutto il mondo, aiutato a fare amicizie in ogni parte del globo  e colmato il divario tra nazioni e civiltà. 

In realtà, ora siamo più soli che mai  e tanti dei nostri amici fisici si sono dissolti in un universo virtuale.  Grazie a internet, è molto più semplice comunicare, ma fin troppo spesso  la comunicazione è usata in maniera prepotente, per  il traffico sessuale e di schiavi, per censurare pensieri (paradossalmente), intimidire e semplicemente per vendere cose che probabilmente non servono. 

Non è colpa di internet. Pensavamo che avrebbe migliorato la vita, ma abbiamo instillato in esso la ragione che ci rende tristi fin dall’inizio: la nostra natura maligna.  Internet non è né un bene né un male; è semplicemente un riflesso di chi siamo.  Dato che siamo maligni, ogni cosa che creiamo ci si rivolta contro e, alla fine, ci danneggia.  L’unica soluzione possibile è di cambiare la nostra cattiva natura, e in fretta. 

Non consiglierei di evitare internet.  Io stesso lo uso sempre. Infatti ho capito subito il suo grande potenziale positivo appena l’ho usato. Quattro anni dopo che è stato reso disponibile, ho creato il mio primo sito internet per insegnare come riunire i cuori delle persone attraverso la saggezza della Kabbalah.

Anche se mi sono reso conto fin dall’inizio dell’enorme potenziale commerciale di internet, ho fatto sì che il contenuto autentico del mio sito fosse disponibile a tutti, gratuitamente. Negli anni, e con l’aiuto dei miei studenti e amici, abbiamo costruito il nostro sito internet, di gran lunga il grande sito di contenuti sulla saggezza della Kabbalah, in cui tutto il contenuto (testi, audio e video) sono ancora gratuiti per tutti. Traduciamo tutti i contenuti che possiamo in decine di lingue, comprese le lezioni dal vivo e le lezioni quotidiane, e li offriamo a costo zero. 

Non abbiamo alcun interesse a controllare internet; ci sforziamo di costruire una rete interiore: una rete di cuori collegati dalla cura reciproca e dall’empatia. Al mondo serve questo: è l’unica cura per le molteplici crisi attuali. Tuttavia, possiamo somministrare questa cura soltanto agli altri.  Non possiamo curare noi stessi con l’amore: ci vogliono almeno due persone e, di solito, anche di più. 

Evidentemente, nessun regolamento aiuta a colmare l’odio che trasuda dai dispositivi mobili e dai computer attuali.  Il relativo anonimato di internet aiuta a esporre la nostra natura più di quanto oseremmo esporla in un ambiente fisico, così esplode la brutta realtà, e possiamo finalmente riconoscerla. 

Se non fosse per questa consapevolezza, non crederemmo mai che questa sia la vera natura dell’umanità.  Ora che abbiamo messo uno specchio digitale nella profondità dei nostri cuori, vediamo cosa c’è lì, nell’oscurità.  È come dicono gli scritti sulla natura umana: “Ogni disegno concepito dal loro cuore non era altro che male” (Gen.6:5).

Quindi, ora che siamo diventati interconnessi, è ora di diventare inner-connessi. È ora di rendersi conto che siamo tutti dipendenti gli uni dagli altri  e che, se non mettiamo l’unione come nostra prima priorità, ci infliggeremo danni irreparabili

Se siamo ancora qui, e se possiamo ancora scrivere e parlarne, significa che non è troppo tardi per rimediare. Più di ogni altra cosa, dovremmo essere grati a internet per averci mostrato il nostro vero essere. Ora dovremmo rimboccarci le maniche e metterci al lavoro per riparare i nostri legami umani spezzati.

Perché anche la Cina non può fermare i social media

Ora è scientificamente provato che i social media sono dannosi per la nostra salute. I contenuti che vi si possono trovare sono negativi per la nostra solidità mentale ed emotiva, soprattutto quella degli adolescenti. Quando i social media iniziarono, pretendevano di connettere le persone e così di renderle più felici. Ma le persone creano i social media e le persone sono intrinsecamente cattive. Come  risultato, i social media fanno l’opposto di quanto intenzionalmente proclamano: ci  rendono più depressi, insicuri e disconnessi dal mondo reale di prima.  Solo quando cambieremo chi siamo, cambieremo il modo in cui ci connettiamo sui social ed altrove.

Nulla cambierà finché non cambieremo la nostra natura imperfetta. A lungo termine tutte le misure falliranno fino a che non ci renderemo conto che non abbiamo altra scelta che togliere la nostra attenzione da regolamenti, restrizioni e sanzioni e concentrarci sull’educazione di noi stessi, insegnando a noi stessi ad essere umani, che è il vero significato dell’essere umani.

Attualmente la Cina, per esempio, impone dei limiti al numero di ore in cui gli adolescenti possono giocare online. Invece di curare gli adolescenti cinesi, penso che questo aumenterà la loro voglia di giochi online. Inoltre il problema non è che giochino online o offline, il problema è la loro disconnessione dagli altri. Questo è ciò che fa ammalare  bambini, adolescenti e adulti.

Se, in precedenza, le persone si collegavano tra loro in modo naturale,  dato che le persone hanno bisogno una dell’altra in molti casi, oggi le persone si sentono molto più autosufficienti. Di conseguenza la loro tendenza a vedere il legame umano come un bene, piuttosto che come un peso, sta diminuendo. Più l’intelligenza artificiale diventa onnipresente, più l’automazione prenderà il sopravvento sulle nostre vite e farà sembrare gli altri superflui.

Invece di trattarlo come un problema, dovremmo considerarlo come un’opportunità. Questa traiettoria verso l’automazione e la disconnessione, che non cambierà, è la nostra occasione per portare le nostre relazioni al livello successivo. E’ un’opportunità per tutte le persone di connettersi nel cuore piuttosto che nel corpo.

Possiamo andare oltre lo schermo del telefono solo se puntiamo al cuore. Non c’è altra soluzione all’uso eccessivo dei social media, perché è proprio qui che dobbiamo avanzare, l’uno nel cuore dell’altro.

Per ora i social media ci aiutano a riconoscere che la disconnessione è un male. Ma rivelare il male non è la stessa cosa che riconoscerlo. Rivelare il male significa che vediamo che i social media sono un male per noi. Riconoscere il male significa riconoscere la radice del problema: la nostra alienazione l’uno dall’altro. Dobbiamo cercare di risolvere la nostra disconnessione, non i suoi sintomi, che si tratti di dipendenza dai social media, bullismo, abuso di sostanze o altro.

Se usiamo i sintomi per riconoscere il problema e lo curiamo alla base, non sarà più un problema, ma una parte della guarigione. Che possiamo essere abbastanza saggi da riconoscere il male piuttosto che rivelarlo, e abbastanza coraggiosi da insegnarci ad amare piuttosto che odiare.

La neutralità della rete non esiste perché la neutralità non esiste

Larry Sanger, il cofondatore di Wikipedia, recentemente ha criticato l’enciclopedia online che ha creato per  mancanza di neutralità. Questa non è stata la prima volta che l’ha fatto. Il 14 maggio 2020 Sanger ha scritto nel suo blog personale: “Wikipedia non ha più  una valida politica neutrale”. Invece, ha dichiarato, “Wikipedia pubblicizza punti di vista controversi sulla politica, religione e scienza.”

Sanger ha ribadito le sue argomentazioni in un  articolo del 16 luglio, che Sanger ha dato a Lockdown TV due giorni prima. Secondo la storia “‘Wikipedia è conosciuta attualmente da tutti per avere molta influenza nel mondo … quindi c’è un gioco molto grande, brutto e complesso  che viene giocato dietro le quinte per far dire agli articoli ciò che qualcuno  vuole che  dicano”, ha detto Sanger, aggiungendo che “il sito ha un pregiudizio liberale”. La parola per riassumere ciò che Wikipedia è diventata, è “propaganda”, ha detto il suo co-fondatore.

Diversi anni fa la neutralità della rete è stata una questione importante. C’è anche una voce estesa al riguardo, avete indovinato, su Wikipedia. Il principio della neutralità della rete esige dai gestori di Internet di non discriminare individui o organizzazioni. Secondo Investopedia, “La neutralità della rete stabilisce che i fornitori di servizi non dovrebbero rallentare né [sic] bloccare il contenuto degli utenti.” Eppure Sanger afferma che la sua creazione non riesce a soddisfare queste disposizioni. 

Per come la vedo io, il problema non è con Wikipedia o con qualsiasi altra piattaforma che non riesce a soddisfare i termini della neutralità della rete. Il problema è che  ci aspettiamo che soddisfino questi termini in primo luogo.  È umanamente impossibile essere neutrali. Formuliamo un’opinione nel momento in cui incontriamo qualsiasi cosa: una persona, un evento o un’idea. 

Siamo tutt’altro che neutrali, quindi come possiamo essere invitati a mantenere imparziali le nostre azioni su Internet? Siamo intrinsecamente egoisti. Non ci piace ammetterlo, ma uno sguardo allo stato del mondo oggi testimonia il livello del nostro egocentrismo. Se questo è il caso, e siamo così profondamente prevenuti che spesso non siamo in grado di vedere la nostra stessa parzialità, come possiamo creare qualcosa di neutro? Anzi, chi se lo aspetterebbe? Quale persona sana di mente penserebbe che le persone possano scrivere una voce su un’enciclopedia senza riflettere le loro opinioni sull’argomento?

Per fortuna, penso che la gente stia cominciando a capire che ci vengono dati in pasto fatti falsi e false “verità”.  Vogliamo ancora consumare media che riflettono le nostre opinioni, che ci fanno sentire che abbiamo ragione, e che soddisfano il nostro ego, ma penso che stiamo cominciando a capire che essere alimentati da false narrazioni non è nel nostro interesse. La domanda è quanto ancora saremo disposti a tollerarlo prima di dire “Basta! Non possiamo più voltare le spalle alla verità.”

Una volta raggiunta questa decisione, capiremo che non c’è neutralità da nessuna parte perché siamo intrinsecamente parziali ed egocentrici  e quindi siamo la ragione per cui non possiamo vedere il mondo per quello che è. Anche se c’è un senso di colpa collettivo e noi  come specie siamo egoisti, c’è anche una responsabilità personale, la constatazione del fatto che tutti siano egoisti non giustifica il mio essere così.

Indipendentemente da tutti gli altri, ho la mia responsabilità di rispondere, soprattutto dal momento che sono consapevole dei miei difetti. Pertanto, dire: “Anche tutti gli altri sono così” non mi esime dall’assumermi la responsabilità di ciò che potevo correggere ma non l’ho fatto.

Una volta che un sufficiente numero di persone si sarà reso conto che il nostro ego ci impedisce di vedere il mondo correttamente e quindi ci fa costruire un mondo contorto, ciò si rifletterà sul resto dell’umanità e il cambiamento inizierà. Non posso dire quante persone ci vorranno per avviare il cambiamento, ma quando raggiungeremo la massa critica, sostituiremo l’attuale senso di autodeterminazione prevalente con un senso di connessione reciproca. Invece di trarre piacere dall’affermare ciò che crediamo sia nostro, godremo nel concedere ciò che possiamo.

Nel momento in cui la società diventerà una società di donatori, un’atmosfera di responsabilità reciproca e di preoccupazione per gli altri si diffonderà nelle comunità e nelle famiglie, e il mondo intorno a noi cambierà in meglio. In quel momento non perseguiremo la neutralità della rete, o qualsiasi neutralità, poiché l’unico motivo per cui la stiamo cercando ora è la nostra disposizione a sfruttare e abusare degli altri. Ma quando il nostro obiettivo sarà incoraggiare e sostenere gli altri, nessuno cercherà la neutralità.

Il senso della vita di una classe sociale “inutile”

Domanda: Sarebbe logico pensare che le comunità virtuali aiutino le persone a comunicare nella vita reale ma in realtà è il contrario, perché?

Risposta: Poiché le persone sono influenzate dal loro egoismo. Non possiamo farci nulla. Fintantoché non ci correggeremo, ogni modalità e forma di comunicazione ci danneggerà.
Domanda: Alcuni studiosi credono che i videogiochi forniranno un senso della vita alla classe sociale “inutile”, composta dagli individui che hanno perso il lavoro. Potranno essere miliardi di persone. Gli sarà garantito un salario minimo e giochi così da non farli ribellare. Lei vede possibile uno scenario del genere?

Risposta: Purtroppo sì, potrà succedere. Anche se questa sarà una fase intermedia di sviluppo dell’umanità e non quella finale.

Domanda: Oggigiorno ognuno di noi entra in contatto con così tante persone per cui non basterebbe una vita intera per incontrarle tutte. È un’opportunità per noi? Come possiamo sfruttarla nella giusta maniera per la nostra crescita personale?

Risposta: Credo che questo fenomeno ostacoli la nostra crescita personale, e che una persona qualunque non abbia la possibilità di staccarsene e crescere.
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Dalla trasmissione di KabTV “Communication Skills”, 7/10/2020

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Risposte dalla Kabbalah

Domanda: Qual è la differenza tra una comunità virtuale e una spirituale?

Risposta: Una comunità virtuale ha molti obiettivi diversi. La comunità spirituale invece persegue uno scopo che è molto chiaro, distinto e stabilito dai suoi grandi maestri. E noi, come studenti, ci stiamo muovendo verso questa meta.

Domanda: Cosa consiglierebbe ai proprietari di Social Network come Twitter, Facebook e YouTube?

Risposta: Consiglierei loro di guidare lo sviluppo dei Social Network nella direzione appropriata per dare alle persone l’opportunità di essere in comunicazione fra loro nel modo più aperto e l’umanità se ne accorgerà rapidamente.

Ma oggi, questi Social Network funzionano in un modo che impedisce alle persone di essere adeguatamente connesse. Dovrebbero permettere alle forze della natura di guidare le persone verso l’obiettivo corretto. Ma essi interferiscono, e questo è il loro male più grande.

Domanda: Che tipo di tecnologia potrebbe suggerire per sviluppare la comunicazione tra le persone? Ha qualche idea?

Risposta: No. Penso che tutte le idee emergeranno non appena ce ne sarà il bisogno.
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Dalla trasmissione di KabTV “Communication Skills”, del 07/10/2020

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Risposte dalla Kabbalah

I Social Networks come luogo dove esprimere le emozioni

Domanda: Se in passato una persona veniva travolta da emozioni, positive o negative che fossero, e le poteva condividere con diversi amici, oggi può condividerle con milioni di persone. Questa opportunità ci aiuta a svilupparci come individui?

Risposta: No, ciò non ha alcun senso come quello che succede a scuola. Che cosa condivide una persona? Che emozioni gli altri ricevono da esso o essa? Come reagiscono? Tutto questo si colloca ad un livello di bisogni primordiali e non significa nulla. In fin dei conti ciò che guida ciascuno di noi è un mero egoismo quotidiano.

Domanda: È sempre più difficile esprimere verbalmente i propri pensieri ed emozioni, soprattutto per le giovani generazioni. Inoltre, molti hanno vergogna della propria incapacità a scrivere correttamente che si compensa con emoticon, like e altri simboli. Lei pensa che stiamo regredendo all’età della pietra o piuttosto questo è una sorta di sviluppo?

Risposta: Credo sia una cosa positiva. Non c’è un’età della pietra.
Nell’età della pietra non c’erano restrizioni sulla trasmissione delle informazioni, eccettuate le limitazioni tecnologiche. Oggigiorno abbiamo limitazioni sul trasferimento di informazioni in quanto le informazioni semplicemente non esistono; è diventato tutto così piatto.

Ecco che in questo contesto trovano posto gli emoticon senza nessun problema.
Il degrado non è causato dall’uso degli emoticon ma da un decadimento generale. Gli emoticon sono solo un sottoprodotto di questo degrado.

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Dalla trasmissione di KabTV “Communication Skills”, 07/10/2020

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