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Cosa pensate delle sfide di TikTok?

Le sfide su TikTok e sulle piattaforme di social media in generale rappresentano la nostra natura animale primordiale e il modo in cui impariamo dagli altri. È naturale per noi imitare gli altri, poiché siamo animali sociali.

Alla fine, l’imitazione reciproca ci avvicina. In un certo senso, iniziamo a capirci meglio.

Se tali sfide siano positive o negative dipende da ciò che imitiamo.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.

Elon Musk contro Twitter

Nelle ultime settimane, il nuovo proprietario di Twitter, Elon Musk, ha pubblicato quelli che sono noti come i “Twitter Files”. I “file” sono documenti di corrispondenza interna tra ex dirigenti dell’azienda, che Musk ha licenziato non appena l’ha acquistata. I documenti rivelano l’inserimento di prassi nella lista nera di giornalisti e politici conservatori, tra cui l’allora presidente Donald Trump, il blocco dei tweet che non rientravano nell’agenda politica dell’azienda e la soppressione di notizie che non promuovevano la causa liberale, come la vicenda, ora verificata, del computer portatile di Hunter Biden.

Non ho dubbi sul fatto che Musk sapesse cosa stava comprando quando si è lanciato nell’affare. Sono sicuro che non solo Musk, ma molte altre persone hanno fatto dei controlli per lui e gli hanno detto cosa stava succedendo nell’azienda. Questo spiega anche perché la prima cosa che Musk ha fatto quando ha preso in mano la società è stata quella di licenziare i vertici dell’azienda.

Non credo che l’intenzione di Musk sia quella di ripulire il mondo dal male o dai malfattori. Se così fosse, sarebbe già stato “ripulito” dai malfattori. Ad ogni modo, sono molto favorevole alle denunce di Musk e il fatto che sia riuscito a sopravvivere finora significa che è fortunato o che c’è in gioco qualcosa di cui non sono a conoscenza.

Eppure, Twitter  è soltanto una delle piattaforme. Non c’è dubbio che la situazione non sia diversa in Facebook, o in qualsiasi piattaforma che sia un centro in cui miliardi di persone si trovano e possono essere influenzate. Alla fine, il nome del gioco in questo caso è potere e controllo. Questo è il motivo per cui gli ex dirigenti di Twitter hanno fatto ciò che hanno fatto e per cui tutti i grandi media tecnologici e le società internet manipolano i dati. Questo è anche il motivo per cui l’FBI, secondo i file di Twitter, è stata coinvolta nelle manovre.

Il punto fondamentale è che chi controlla i servizi di informazione, controlla ciò che la gente sa e chi controlla ciò che la gente sa, controlla ciò che essa pensa. Quando si controlla ciò che le persone pensano, non c’è limite a ciò che si può fare su di loro. Questo è l’obiettivo finale delle grandi aziende tecnologiche: potere e controllo per il bene del potere e del controllo.

Non so se Elon Musk sia alla ricerca di potere e controllo o di qualcos’altro. È stato un pioniere dell’alta tecnologia per molti anni e ha fondato Tesla e SpaceX, ma Twitter è una novità per lui. Dove lo porterà non lo sa nessuno e potrebbe portarlo ad avere legami di ogni tipo con varie aziende e persone. In ogni caso, sono sempre favorevole alla trasparenza e all’esposizione dei problemi, perché è l’unico modo per riconoscere i problemi e i malfunzionamenti e quindi ripararli. Pertanto, qualunque sia la motivazione di Musk, purché porti alla luce la verità, sono favorevole.

La facciata di neutralità di Internet è stata smascherata

Dopo aver evitato per anni questa delicata questione, la Corte Suprema degli Stati Uniti ha finalmente accettato il mese scorso “di decidere se le piattaforme di social media possono essere citate in giudizio nonostante una legge che protegge le aziende dalla responsabilità legale per ciò che gli utenti pubblicano sui loro siti”, scrive il New York Times. “La causa, intentata dalla famiglia di una donna uccisa in un attacco terroristico, sostiene che l’algoritmo di YouTube raccomandava video che incitavano alla violenza. … Sezione 230 del Communications Decency Act, una legge del 1996 intesa a promuovere … Internet … La legge stabilisce che le aziende online non sono responsabili della trasmissione di materiale fornito da altri. La Sezione 230 ha anche contribuito all’ascesa di enormi social network come Facebook e Twitter, garantendo che i siti non si assumessero nuove responsabilità legali con ogni nuovo tweet, aggiornamento di stato e commento”.

Tuttavia, la tutela dalla responsabilità sembra essere stata abusata. “Un gruppo crescente di legislatori, accademici e attivisti bipartisan è diventato scettico nei confronti della Sezione 230”, prosegue la notizia, “e sostiene che essa abbia messo al riparo le gigantesche aziende tecnologiche dalle conseguenze della disinformazione, della discriminazione e dei contenuti violenti che scorrono sulle loro piattaforme”.  Però, secondo i querelanti, “le piattaforme perdono le loro protezioni quando i loro algoritmi raccomandano contenuti, indirizzano annunci o introducono nuove connessioni ai loro utenti”.

Può sembrare una battaglia legale sul potere e sul controllo, ma la Sezione 230 può costare vite umane. “In un caso”, continua il giornale, “la famiglia di un americano ucciso in un attacco terroristico ha fatto causa a Facebook, sostenendo che il suo algoritmo aveva favorito la diffusione di contenuti prodotti da Hamas”. La causa è stata respinta, ma un giudice ha affermato che “i suggerimenti algoritmici di Facebook non dovrebbero essere protetti dalla Sezione 230”.

La libertà di Internet è un problema. Poiché la natura umana ci spinge a sfruttare qualsiasi cosa per il nostro bene, quando i giganti tecnologici possono sfruttare una piattaforma promuovendo contenuti che aumentano le loro entrate, nessuna morale li inibirà. Di conseguenza, hanno promosso video di decapitazioni dell’ISIS e altri raccapriccianti atti di terrore a persone che hanno identificato come potenziali simpatizzanti. La causa sostiene che la promozione di tali contenuti non solo aumenta le vendite dei giganti tecnologici, ma incoraggia anche potenziali terroristi ad agire.

È certamente necessario limitare la circolazione di video violenti o di contenuti che incitano alla violenza. Inoltre, uno degli argomenti contro i social media è che se indirizzano contenuti specifici a persone specifiche, non sono più “cartelloni pubblicitari” non coinvolti, come sostengono, ma attori attivi nel plasmare le menti di chi usa le loro piattaforme.

Da un lato, è impossibile tornare ai tempi in cui non c’era il cosiddetto “targeting”. D’altra parte, chi deciderà in che misura e con quali criteri effettuare il targeting? Dopotutto, siamo tutti soggetti alle stesse debolezze che inducono i giganti dei social media ad approfittare delle loro piattaforme. Come possiamo quindi garantire che chi è incaricato di monitorare i contenuti non cada negli stessi errori dei proprietari delle piattaforme di social media?

L’unica soluzione che vedo è quella di avviare un processo educativo completo, approfondito e a lungo termine che ci renda consapevoli della nostra interconnessione. Solo se ci rendiamo conto, al livello più profondo del nostro essere, che quando facciamo del male agli altri, facciamo del male a noi stessi, smetteremo di sfruttarci, opprimerci, maltrattarci e danneggiarci a vicenda.

Al momento, non siamo affatto vicini alla comprensione della necessità di questo processo. Ci stiamo spingendo con insistenza in un tunnel che finirà in una guerra mondiale nucleare. Se avvieremo questo processo educativo in tempo, invertiremo la tendenza che stiamo percorrendo. Se non lo faremo, ci infliggeremo reciprocamente sofferenze inconcepibili fino a quando non ci renderemo conto di essere dipendenti l’uno dall’altro.

Polarizzazione e reti antisociali

La divisione e la polarizzazione aumentano di giorno in giorno come anche la rabbia e l’odio che vengono adoperati come arma da un flusso inondante di informazioni sui social media. Queste sono le conclusioni di un recente studio dell’università di Yale. Ma siamo davvero sorpresi da questa informazione?

Secondo la ricerca fatta in collaborazione con l’Università della Pennsylvania e l’Università della California del Sud, una quantità maggiore di informazioni non si traduce necessariamente in pluralismo , ma intensifica solo le opinioni già polarizzate. Le persone tendono a leggere e assorbire solamente ciò che conferma le loro idee in una sorta di ” bias di conferma”.

Per me non c’è nulla di nuovo. Dopotutto è scritto e risaputo, “Il cuore dell’uomo ha un’inclinazione al male sin dall’infanzia” (Genesi 8:21). Ciò vuol dire che siamo tutti sotto il controllo di un desiderio egoistico e alla costante ricerca della realizzazione di sé. Questa tendenza non esiste solo nell’essere umano ma anche nella società intera che fonda le sue radici in esso. La famiglia, le relazioni nazionali ed internazionali, tutta la società è fondata sul sistema egoistico. Questo è naturale e logico dal momento che tutto in natura, incluso il livello inanimato vegetale ed animale, lavora per ottenere il massimo piacere dal minimo sforzo.

Gli sviluppatori degli algoritmi dei social network hanno iniziato a bombardarci per farci rimanere più tempo possibile sulle loro piattaforme, al fine di trarre profitto dai contenuti di marketing. Successivamente questa tendenza ha incrementato gli sforzi per tentare di craccare gli algoritmi al fine di capire il motivo della loro efficacia su di noi. Ciò che in realtà va esaminato più a fondo è il nostro comportamento umano.

È molto meglio occuparsi della ricerca di noi stessi. Il nostro istinto malevolo è una bomba ad orologeria con un potenziale negativo terribile; questo lo testimonieremo via via, sempre di più. È importante interiorizzare il concetto che, a seconda dell’ambiente in cui viviamo, non esitiamo a beneficiare noi stessi anche se questo viene fatto alle spese del prossimo. Cerchiamo il nostro personale tornaconto senza alcun rimorso per le persone che potremmo danneggiare.

Vedremo la luce alla fine del tunnel nel momento in cui non saremo più in grado di tollerare il mostro che abbiamo costruito con le nostre stesse mani. Unanimemente decideremo di distruggerlo oppure, al limite, di condurre il mostro in un centro di riabilitazione.

Non abbiamo idea del danno che provoca il virus della polarizzazione alle nostre menti. In base alla nostra evoluzione l’umanità dovrebbe dirigersi verso l’equilibrio, ma prima che questo accada, anziché comportarci e connetterci in un unico sistema globale, noi permettiamo al nostro desiderio egoistico di controllarci e di separarci e tutto questo viene fatto con la collaborazione delle nostre menti, che poi corrispondono alla nostra intenzione. Come risultato litighiamo, ci separiamo, divorziamo e ci dividiamo, causando grandi danni che finiamo per pagare amaramente.

Quando non riusciamo a risolvere le cose con il buon senso razionale, ci riempiamo di rabbia e di collera e scoppiamo sotto pressione. I social network riflettono la nostra natura e infiammano le passioni antagoniste. È sufficiente che nei social prenda piede un’opinione estrema per superare il limite della nostra agitazione e crearci uno squilibrio emozionale.

Non sarà d’aiuto ripulire il contenuto tossico e censurare gli incitanti video e tweet. In realtà non faremo altro che ridurre il male nauseante per un breve periodo per poi riprendere con le nostre abitudini distruttive fino all’eruzione successiva.

Per cambiare direzione e pensiero c’è bisogno che riconosciamo, affrontiamo e prendiamo coscienza della nostra natura nociva e che parliamo dell’egoismo umano che ci governa. Una consapevolezza elevata può portare le persone a eliminare questa nostra imperante natura malevola. Un riconoscimento serio ed adeguato renderà tutti consapevoli che agire e pensare contro gli altri causa una frattura che conduce progressivamente all’auto distruzione.

Questo processo deve avvenire a tutti i livelli della nostra società e da lì si diffonderà nei social network in quanto essi non sono altro che uno specchio. Allora naturalmente approveremo delle leggi condivise dal mondo dei social media, che ci impediranno di essere noncuranti verso il prossimo e questo perché verrà universalmente riconosciuto che il nostro intento malevolo ci si ritorcerà contro.

Se già interagiamo con il mondo dei network, sarebbe bello sviluppare un algoritmo sano che sappia incoraggiare unità e vicinanza e che sia in grado di evocare una sensazione che porti beneficio e dolcezza alle nostre vite. Così come i social network sono entrati con impeto nelle nostre vite, cambiandole nel profondo, anche questo algoritmo potrebbe svilupparsi con grande successo. Solo allora inizieremo a costruire dei veri social network.

Non mentirò

NGL è una applicazione nuova che ha riscosso molta popolarità. Il nome dell’applicazione è l’acronimo di  ” Not Gonna Lie”, ” Non Mentirò”,  con essa gli ideatori ritengono di offrire “una nuova interpretazione dell’anonimato”.  Secondo i creatori dell’app, “l’anonimato dovrebbe garantire un luogo divertente ma anche sicuro dove poter esprimere le proprie emozioni ed opinioni senza provare vergogna”. In realtà l’app è diventata terreno fertile per insulti, calunnie e minacce. È vero che nell’applicazione le persone esprimono le proprie opinioni, ma è tutt’altro che un luogo sicuro. D’altronde, se la natura umana è quella che è, cosa ci dobbiamo aspettare? 

Pensiamo che le manifestazioni di odio e violenza si vedano principalmente nei film e che nella vita reale le persone siano più contenute. Forse sono un po’ più contenute,  ma un’applicazione come NGL dimostra che si tratta solo di una facciata e che se ci viene data l’opportunità siamo capaci di scannarci. Se c’è qualcosa di buono in applicazioni come la NGL è che attraverso di esse ci possiamo rendere conto di quanto sappiamo essere cattivi. 

Non si tratta solo di applicazioni, in ultima analisi, tutto ciò che creiamo si trasforma in cattivo per via della nostra natura malvagia. Anche se volessimo non potremmo creare altro. Il fatto che ci siano delle invenzioni che sembrano innocue o addirittura buone, non vuol dire che sono come appaiono, ma solo che la cattiveria che è in loro non è stata rivelata. Questa rivelazione, ad ogni modo, per quanto difficile possa essere, è il primo passo verso l’eliminazione della piaga.

Per acconsentire ad essere gentili gli uni con gli altri, dobbiamo accorgerci della nostra natura corrotta. Al di là di poche eccezioni le persone non hanno una briciola di bontà. Usano gli altri per le proprie necessità e la differenza tra un comportamento e l’altro, sta nel tornaconto personale; le necessità altrui non vengono prese in considerazione.

Anche le persone buone sono buone solo perché si sentono meglio con se stesse,  non non si tratta di altruismo. Se fossero nate con meno compassione nel cuore, si comporterebbero con meno gentilezza verso gli altri.   In altre parole la loro bontà non è generata dal buon cuore ma da un comportamento egoistico. Certo, questo è preferibile alle persone che amano la prepotenza, ma il motivo dietro a tale condotta è pur sempre dettato dall’egoismo e, qualora dovesse presentarsi la circostanza, l’ egoismo si rivelerebbe.

In conclusione, Not Gonna Lie, Non Mentirò, non mente davvero. La domanda è cosa vogliamo fare della verità che rivela. Vogliamo che la natura umana ci diriga verso maggiori soprusi, dolore, sfiducia, emarginazione e le loro relative propaggini quali depressione, violenza, abuso di droghe e guerre? Oppure vogliamo dire: “Basta!” al nostro ego e decidere insieme di cambiare il nostro atteggiamento verso l’altro e di elevarci al di sopra della nostra natura violenta? Ora che lo sappiamo, possiamo scegliere.

Nessuna magia nelle lenti di Mojo

Mojo è un’azienda americana il cui obiettivo dichiarato è quello di aiutare le persone a “raggiungere il loro massimo potenziale nel lavoro, nel gioco e nella vita, rimanendo connessi a persone ed eventi nel mondo reale”. A tal fine, l’azienda ha sviluppato lenti a contatto a realtà aumentata che sono sempre connesse a Internet e aggiungono informazioni a qualsiasi cosa si stia vedendo. Se osservi le stelle, le lenti le uniranno con delle linee mostrandoti i segni che stai osservando. Se guardi una persona,  le lenti ti diranno che persona è, ecc.  Sembra magia ma penso che l’incantesimo svanirà presto perché i nostri problemi non hanno origine da ciò che sappiamo o non sappiamo ma da come ci relazioniamo a ciò che ci circonda.

Se avessimo bisogno di conoscenza, potremmo semplicemente impiantarci un chip con tutte le informazioni nel cervello, cosa che forse un giorno faremo, oppure proiettarle attraverso qualche campo elettromagnetico. Ma cosa ci darebbe in più l’informazione? Oggi la conoscenza di una persona media è nettamente superiore a quella di persone altamente istruite di due secoli fa. Questo ci ha reso più felici? Ha reso le nostre vite più soddisfacenti?

Raggiungere il nostro massimo potenziale non ha nulla a che vedere con ciò che sappiamo, ma con il motivo per cui vogliamo saperlo. Se vogliamo conoscere qualcosa e abbiamo un giusto scopo, useremo di gran lunga meglio ciò che già sappiamo di quanto potremmo fare con tutte le informazioni del mondo, ma senza il giusto scopo. E se abbiamo bisogno di acquisire conoscenza, lo riusciamo a fare in un istante, se lo scopo è giusto.

Per ” giusto scopo”, mi riferisco al beneficiario del mio lavoro. Se lavoro unicamente per beneficiare me stesso, incurante degli altri, questo sarà inevitabilmente lesivo sia per gli altri che per me. Invece se lavoro a beneficio degli altri, questo sarà utile per tutti, me incluso. 

La verità è che il mondo ha già abbondanza di tutto. Produciamo il doppio del cibo che consumiamo e nonostante ciò milioni di persone nel mondo hanno fame. Disponiamo di tecnologie in grado di fornire acqua pulita, aria pura, abitazioni sicure, buona assistenza sanitaria e buona istruzione a ogni persona sul pianeta, eppure miliardi di persone non hanno questi bisogni umani fondamentali. Perché? Non è solo perché non ci preoccupiamo l’uno dell’altro, ma anche perché vogliamo essere superiori agli altri, trattarli con condiscendenza e opprimerli. Questa è la radice di ogni sofferenza, di ogni carenza, di ogni abuso e sfruttamento dell’uomo, degli animali e dei minerali su questa terra.

Ciò di cui abbiamo bisogno, dunque, è educarci ad essere più umani, non più istruiti. Quando la connessione tra di noi diventa l’essenza della nostra vita ci colleghiamo alla sorgente della vita stessa, alla sua origine. La soddisfazione e la felicità non provengono dalla conoscenza ma dal senso di appartenenza. Quando sentiremo qual è il nostro posto, perché siamo qui e dove sta andando la nostra vita, saremo felici. L’informazione non può procurarci questa sensazione, può farlo solo la connessione tra noi ed il creato.

 

La libertà di espressione è in vendita?

Lo spazio sembra essere troppo piccolo per Elon Musk, l’uomo più ricco del mondo. Dopo aver reso i viaggi spaziali privati una realtà, il suo prossimo obiettivo è quello di conquistare il pianeta informazione. Il magnate del business ha comprato Twitter perché crede nel potenziale della piattaforma globale per “la libertà di espressione”. Renderà veramente il mondo più libero, più aperto?

Se un tempo i social media, e i media in generale, provavano a mantenere apparenze come piattaforme per il pluralismo e la libertà di espressione, adesso è chiaro che la libertà di parola è in vendita e chi controlla le azioni controlla le informazioni.

La gente legge un giornale, gira sulle reti, ascolta ogni tipo di narrazione e poi crede di scegliere la propria visione del mondo. Questo è ridicolo, perché la libera parola e la libera stampa non esistono nella realtà e non sono mai esistite. La narrazione è sempre stata determinata da chi paga, da chi ordina le “notizie”, stabilisce l’agenda e vuole influenzare l’opinione pubblica. Così è stato e così sarà.

Infatti, è merito di Musk e di altri ricchi che lottano per il controllo oggi se capiamo che non c’è libertà di parola. Capiamo con maggiore chiarezza chi sta tirando i fili e prende le decisioni dietro le quinte. Mentre in passato i centri di controllo erano anonimi, ora tutto è trasparente, e sappiamo chiaramente quale giornale e quale rete appartiene a chi.

Il prossimo passo da aspettarsi è che tutti i ricchi si uniscano e abbiano il pieno controllo in una sola mano. Anche se domani il presidente Biden dominasse i media o l’ex presidente Trump, per molto tempo bandito da Twitter, tornasse ad accelerare l’attività sui social media o mille altri leader prendessero il loro posto, non cambierebbe nulla. Sopra di loro ci sono degli interessi consolidati con il capitale che circola nelle stesse mani,  questi sono gli azionisti di controllo. Pertanto, non c’è alcuna speranza realistica per la libertà di espressione.

Anche se ci fosse speranza per la libertà di parola, quale libera verità potrebbero dirci i media? Che ci sono guerre qua e là? E cosa si potrebbe fare a riguardo? Potrebbero dare consigli su come uscire dai guai? Potrebbero raccontare al mondo il suo buon futuro?

Nel frattempo, nessun leader, giornale o rete può riuscire a portare il mondo più vicino alla pace e alla riconciliazione. Al contrario, ognuno cerca solo i propri interessi personali. Perciò non riusciamo ancora ad ammettere la semplice verità: che un buon futuro può essere ottenuto solo quando ci sono legami cordiali tra le persone. Le guerre che si intensificano ora con il crescere dell’egoismo o dell’interesse personale non hanno alcun futuro da offrire; infatti, tutto ciò che possono promettere è la nostra distruzione.
Per uscire dal ciclo delle guerre e dei combattimenti senza fine, Twitter e altri media similari devono diffondere la possibilità di pace e di riconciliazione reciproca tra tutti. Potrebbero giocare un ruolo importante nell’ influenzare positivamente l’opinione pubblica e la percezione della realtà della società attraverso esempi tratti dal passato e dal presente sui benefici del miglioramento delle relazioni umane. Finora, questo obiettivo sembra lontano come lo spazio.

Truth Social. Una mossa estremamente necessaria che non funzionerà

Dopo essere stato bandito, insieme a molti dei suoi sostenitori, dai giganti liberali dei social media, l’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha lanciato la sua propria piattaforma sociale, Truth Social. La piattaforma si concentra sulla diversità. Il primo paragrafo della descrizione dell’app lo dimostra: “Pensate ad una gigantesca tenda per eventi all’aperto in occasione del matrimonio del vostro migliore amico. Chi c’è lì? La combinazione di più famiglie da tutti gli Stati Uniti e dal mondo. Lo zio Jim di Atlanta è un fiero libertario. La zia Kellie dal Texas è una conservatrice convinta. Tuo cugino John dalla California è un liberale irriducibile. E indovinate un po’? Sono tutti insieme per divertirsi e condividere i loro diversi punti di vista sul mondo. Anche se non siamo sempre d’accordo tra di noi, diamo il benvenuto a queste diverse opinioni e alla vigorosa conversazione che portano”.

Da un lato, penso che debba essere così: aperto a tutti. I giganti liberali della tecnologia sono diventati intollerabilmente sfacciati e audaci. D’altra parte, penso che sia un grosso problema dare uguale presenza a tutti i punti di vista, perché se si vuole aprire la piattaforma a tutti, si rischia di perdere tutto.

Capisco l’aspirazione a dire la verità, a portare un po’ di giustizia ed equilibrio nei media.  Allo stesso tempo, non credo che la verità esista, quando ci sono di mezzo le persone. A causa della natura corrotta degli esseri umani, anche i progetti che iniziano con le migliori e più pure intenzioni finiscono in corruzione e depravazione. 

Potreste tentare di bilanciare il pregiudizio intrinseco partecipando alle piattaforme sociali di entrambi gli schieramenti politici, ma anche questo non funzionerà. Invece di ottenere un quadro completo, otterrete due immagini, deformate e distorte in due modi opposti.

Se state cercando la verità, sappiate questo: non c’è verità dove l’ego guida i nostri pensieri e sentimenti. L’ego vede solo il proprio lato. Poiché la realtà consiste di molteplici lati, l’ego non può vedere il vero quadro della realtà. Pertanto, qualsiasi visione, per difetto, è sbagliata.

L’unica soluzione possibile alla divisione nella società è smettere di cercare la verità e iniziare a cercare l’amore, o almeno, un certo livello di cura e preoccupazione per gli altri. Se cambiamo il modo in cui ci relazioniamo gli uni con gli altri, non avremo bisogno di costruire piattaforme mediatiche separate per esprimere i nostri punti di vista, perché accoglieremo le opinioni degli altri.

Internet, come ogni sistema creato dall’uomo, riflette la nostra natura. Poiché la nostra natura è intrinsecamente corrotta, lo è anche Internet. Non cambierà finché non cambieranno le persone che la creano.

Attualmente siamo così divisi che non cerchiamo nemmeno la verità. Tutto quello che vogliamo è che la gente ci dica che abbiamo ragione. Di conseguenza, andiamo sui social media alla ricerca di persone che la pensano come noi e le piattaforme mediatiche se ne rendono conto e soddisfano i nostri desideri presentandoci solo persone che pensano come noi e parlano come noi.

Come risultato, la società si è divisa in molteplici “universi paralleli”,  ogni universo pensa che la propria realtà sia l’unica, dato che non incontra mai gli abitanti degli altri universi.

Dal momento che i social media aspirano a tenerci in gioco il più a lungo possibile, ci mostreranno punti di vista diversi solo quando cominceremo a cercarli. Se cerchiamo di connetterci con persone che hanno punti di vista alternativi al nostro, i social media ce li presenteranno. Se cerchiamo di trovare la nostra immagine nel riflesso, questo è ciò che vedremo.

Quindi, qualsiasi cambiamento nei social media, o in qualsiasi forma di media, dipende solo se, e in che misura, noi stessi cambiamo. Se vogliamo stringere legami, i social media ci aiuteranno a farlo; se vogliamo separarci, i social media ci aiuteranno a dividerci. Per questo è essenziale che smettiamo di cercare di dimostrare che abbiamo ragione e iniziamo a dimostrare che ci preoccupiamo gli uni degli altri e che vogliamo formare una società unita al di sopra di tutte le differenze.

Didascalia della foto:
Immagine del sito web TRUTH Social  su un dispositivo mobile con una foto dell’ex presidente degli Stati Uniti Donald Trump sullo sfondo. Varsavia, Polonia, il 23 febbraio 2022.

I software spia non ci nuoceranno, l’atto di spiare invece si.

Pegasus, il software spia sviluppato dall’azienda di armi informatiche NSO, può essere segretamente installato su telefoni cellulari e dispositivi che utilizzano sistemi iOS o Android. È in grado di leggere messaggi di testo, tracciare telefonate e localizzazioni, impadronirsi di password, accedere al microfono ed alla telecamera oltre che raccogliere informazioni dalle app.

Il software spia realizzato in Israele viene utilizzato da autorità di tutto il mondo, oltre che da Israele stessa, sollevando l’allarme per un’indebita violazione della privacy. Secondo la mia opinione, il problema non risiede nel software spia ma nell’atto di spiare, ossia le cattive intenzioni di coloro che utilizzano la tecnologia per nuocere, manipolare ed abusare gli altri.

Non mi sorprende che i software spia esistano. E’ risaputo che governatori e ufficiali governativi non siano dei santi e che farebbero qualunque cosa per raccogliere informazioni in modo da poter manipolare e controllare gli altri più facilmente, ottenendo così, più potere.

Dobbiamo riconoscere che la nostra società è sgretolata. Il comportamento del governo riflette nient’altro che la società stessa. Lo stesso vale per il rafforzamento delle leggi e del sistema di giustizia in generale. Se una società è corrotta e piena di persone che desiderano giusto ferire e sopraffare gli altri, non possiamo aspettarci che i loro rappresentanti siano tanto diversi.

E’ così da decenni. Ciò che è iniziato con le intercettazioni telefoniche e altre forme di sorveglianza, si è semplicemente adattato alla tecnologia di oggi, ma nella sostanza, non è cambiato nulla. E’ per questo che a nuocere non sono i software spia ma la costante necessità di spiarci reciprocamente.

Quando i genitori controllano i propri ragazzi volendo conoscere i loro movimenti, non li stanno spiando, si stanno occupando dei loro cari. Ma quando estranei o autorità fanno lo stesso, parliamo di spiare in quanto le loro intenzioni sono di ferirci e di manipolarci. In altre parole, il problema non è il software ma chi lo gestisce.

Se vogliamo correggere Pegasus e altri malware, abbiamo bisogno di correggere il malo-intento che li gestisce, vale a dire, la natura umana.

La malizia che nutriamo gli uni nei confronti degli altri, è la radice di ogni male. Quindi non si tratta di Pegasus ma tutto ciò che facciamo con l’intenzione di nuocere, di manipolare, di espropriare e di sopraffare gli altri e l’intero mondo. Se non correggiamo il problema alla radice, sostanzialmente noi stessi, non saremo in grado di correggere nulla.

Come primo passo verso la correzione delle nostre radici, dobbiamo essere coscienti che siamo marci quanto le azioni che riserviamo agli altri. Qui, le parole chiave sono trasparenza e coraggio. Se non siamo disposti a guardarci allo specchio, non progrediremo e non ci saranno miglioramenti nella società. Dovremmo attendere fino a quando le nostre negligenze emergeranno a tal punto da convincerci che dobbiamo cambiare, non tanto l’atto, e neanche i mezzi attraverso i quali certi azioni vengono praticate, ma piuttosto colui che le pratica.

Quando accetteremo di essere noi stessi il problema (per noi intendo la società nel suo insieme o almeno la maggioranza di essa), piuttosto che i mezzi che utilizziamo per soddisfare la nostra volontà malata, solo allora potremmo iniziare a lavorare su noi stessi. Questo avverrà quando inizieremo ad esaminare noi stessi invece di accusare altri di essere la causa dei nostri guai.

Quando l’attenzione verrà spostata dall’altro a noi stessi, potremmo osservare che noi siamo sbagliati tanto quanto gli altri. Questo non accadrà quando una o due persone riveleranno il proprio io malato attraverso un percorso di autocoscienza. Accadrà quando l’intera società intraprenderà questo processo. Come risultato le persone inizieranno a cambiare atteggiamento verso gli altri e si passerà dal desiderio di sfruttare l’altro, a quello di sostenere l’altro.

La realizzazione del processo potrebbe richiedere molto tempo ma la transizione da un atteggiamento di sfruttamento ad uno di sostegno reciproco, potrebbe essere veloce. D’altro canto, qui non c’è bisogno di fare nulla; si tratta di cambiare le intenzioni alla base delle nostre azioni e questo può avvenire velocemente, con la stessa rapidità con la quale cambia un pensiero.

Dunque, la fase più importante della nostra correzione sta avvenendo proprio adesso. Tanto più rapidamente sveliamo la malvagità della natura umana e prendiamo atto che questo è ciò che siamo, quanto più rapido e semplice sarà il cambiamento tra cattive e buone intenzioni. Si passerà dalla sorveglianza reciproca alla cura reciproca.

Meta non serve; basta una Pillola

Abbiamo tutti sentito come Mark Zuckerberg stia costruendo un’ipotetica iterazione di Internet chiamata Meta. Nelle clips che pubblicizzano la piattaforma, possiamo vederlo trasferirsi a vivere lì, nel suo universo virtuale. L’idea è quella di consentire alle persone di comunicare e persino spostarsi indipendentemente dalla distanza fisica e di consentire loro di viaggiare tra tempi e paesi. Non vorrei finire lì dentro. Non sarà un posto dove le persone possono essere felici e in un posto del genere non ci voglio stare.

L’intera idea di Meta, per come la intendo io, è di avere persone che vivono in un’illusione. In un angolo, un superuomo sta combattendo un demone; in un altro angolo, i dinosauri ballano al ritmo della musica pop, o qualcosa del genere, il tutto mentre io assisto allo spettacolo in una stanza con loro.

Questa è la realtà? No, è una droga.

Se tutto ciò che vogliamo è stare bene, non abbiamo bisogno di Meta; sarà sufficiente una pillola. Possiamo creare una pillola che rilasci lentamente i farmaci che ci fanno sentire felici, mettendola sotto la lingua e lasciando che ci tranquillizzi durante la giornata. Non avremmo bisogno di nient’altro; perché preoccuparsi di creare illusioni high-tech quando possiamo star bene semplicemente prendendo una pillola?

Il piacere è possibile solo quando desidero qualcosa così fortemente che quando lo ottengo, sperimento il sollievo come piacere. Ma se posso prendere una pillola che mi fa stare bene senza il precedente desiderio, perché preoccuparmi di sentirlo? È vero che sarò uno zombie, soggiogato dalla mia pillola, ma finché mi sento bene e non faccio male a nessuno, cosa c’è di sbagliato in questo?

Sarei come un leone, sdraiato tutto il giorno sotto un albero e che si alza solo quando il suo stomaco è vuoto o è la stagione degli amori. Ma è questa la vita di un essere umano?

Agli esseri umani è stata data una società per una ragione. Disconnettersi dalle persone per il gusto di trovarsi in un universo fasullo ci renderebbe animali, mentre connettersi alle persone può rivelarci un mondo completamente nuovo.

Le vere gioie della vita non stanno nell’intorpidire i nostri desideri e le nostre menti, ma nell’intensificarli e nel vivificare i nostri spiriti. L’unico modo per rafforzare i nostri desideri è attraverso le connessioni con altre persone. L’unico modo per rafforzare i nostri desideri è attraverso le connessioni con altre persone. Quando le vediamo fare cose che le divertono, imparare cose che le arricchiscono e aumentano le loro capacità, le invidiamo e vogliamo emularle. È così che cresciamo.

Guardate come i bambini piccoli sono attenti al loro ambiente. I loro occhi aperti sono sempre alla ricerca di nuove cose da vedere e le loro orecchie sono sempre in ascolto di nuovi suoni e parole. Sono desiderosi di imparare dal mondo che li circonda; i loro desideri sono enormi, ed è per questo che crescono così velocemente.

Man mano che cresciamo, chiudiamo gli occhi, le orecchie e soprattutto i nostri cuori alle connessioni con gli altri. Perdiamo lo spirito nelle nostre vite e cerchiamo piaceri compensatori per riempire il vuoto dentro di noi. Ma così facendo, rinunciamo allo scopo della nostra vita.

Non dovevamo essere leoni. Siamo stati creati per essere esseri umani consapevoli, consapevoli di tutto ciò che ci circonda, connessi alla realtà e in costante interazione con il mondo che ci circonda. Dovevamo scoprire come funziona il mondo e come i suoi elementi si intrecciano. Eravamo destinati a scoprirlo interagendo con tutto. Se vogliamo vivere, dobbiamo dare e ricevere, connetterci e disconnetterci, e in questo modo crescere. Non abbiamo bisogno di Meta per questo, ma di un vero universo in cui possiamo davvero vivere.

Didascalia della foto:
Il CEO di Facebook Mark Zuckerberg si può vedere mentre tira di scherma nel Metaverso con uno schermidore  medaglia d’oro olimpica durante una conferenza in live-streaming di realtà virtuale e aumentata per annunciare la ridenominazione di Facebook come Meta, in questo schermata tratta da un video pubblicato il 28 ottobre 2021.