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Che cosa porto al Creatore?

Domanda: La natura dell’ uomo è tale che egli non desidera riconoscere il suo male interiore. Solo quando obbligato, una persona si sente forzato ad ammettere il bisogno per la correzione. Cos’è il male che si nasconde in me?

Risposta: Odio infondato; ha distrutto i discepoli di Rabbi Akiva. Non esiste altro male. Ogni altra cosa è male dal punto di vista del mio ego. Solo l’odio infondato rappresenta il male che resiste al bene: amare gli altri come amiamo noi stessi. Questo è l’unico criterio col quale misuro me stesso e la mia corruzione. Ogni altra “virtù” non viene vista come difetti dal Creatore. Non sono considerati una buona causa per fare appello a Lui. Lui si aspetta un preghiera autentica. L’intero sistema di correzione è fatto per i Kelim rotti, o i desideri che non sono in grado di unirsi.

Domanda: Quindi, dobbiamo costantemente sentire questo male e non edulcorare o nasconderlo da noi stessi, giusto?

Risposta: Dai salmi: “Riconosco le mie trasgressioni e il mio peccato è sempre davanti a me” (Salmo 51:3). Altrimenti, cosa individuerò al Creatore? Cosa richiederò che egli corregga? In realtà è molto semplice, desiderio partecipare alla vita del gruppo. Sono attratto da esso, e allo stesso tempo, vedo che non sono in grado di farlo. É esatto questo che viviamo durante un congresso di Kabbalah. Essendoci riuniti insieme, ci rendiamo immediatamente conto che non vogliamo, e non siamo in grado di unirci. Questo viene detto “scoprire il proprio male” é grandissimo! Ora dobbiamo tenere questo male come nostro obiettivo ed esigere che sia corretta.
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(Dalla prima parte della Lezione quotidiana di Kabbalah 16.12.2010)

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Il Libro dello Zohar – Introduzione, «Gioisci delle Festività e non dare al povero”: questo è il senso della denuncia della Verità circa la creazione dell’uomo, dicendo che lui è tutto bugie… Comunque, Hesed disse: “Lascia che venga creato perché egli fa misericordia”, poiché la misericordia che egli fa, che è necessariamente un atto che viene esaminato come dazione, attraverso di esso, viene progressivamente corretto fino a che non può impegnarsi in tutte le Mitzvot al fine di dare.

L’attributo di verità parla della questione del desiderio che è totalmente egoistico (allo scopo di ricevere) e che non può pensare ad altro tranne che riceve per se stesso. Allora perché è stato creato? Dopo tutto, non è degno di niente. Questo è il modo in cui una persona vede se stessa nello specchio della verità.

Ma l’attributo di Hesed è responsabile del fatto che una persona può cambiare. Questo perché la materia del desiderio può eseguire azioni di Hesed (misericordia).

Ma come è possibile? Dopo tutto, il desiderio di ricevere è una bugia totale e vuole solo trarre beneficio per se stesso. È vero, tutte le sue intenzioni sono per il suo bene, ma le azioni possono essere finalizzate a al fine di dare. Poi, nonostante questa scissione interna, nonostante il divario tra i pensieri e le azioni, le azioni che al momento hanno delle intenzioni imprecise, possono cambiare il desiderio.

Io uso le azioni di dazione al fine di raggiungere l’attributo di dazione. Anche se io non voglio raggiungere la dazione e mi sembra solo bramarla, se cerco di farlo il più possibile collegandomi agli amici, al Maestro, e al Creatore, allora insieme a questa bugia sulla parte dell’attributo della verità, queste azioni mi porteranno alla correzione.

Non posso evocare la Luce Circostante con la mia intenzione egoistica, ma l’azione stessa è al fine di dare e io sono consapevole di questo. Quindi evoco la Luce che Riforma ed essa mi influenza nella misura in cui mi sembra di voler uscire dalla mia intenzione egoistica al fine di ricevere e acquisire l’intenzione altruistica di al fine di dare.

È vero che non posso e non voglio dare, ma le mie azioni sono volte correttamente, e questo è sufficiente. Un’azione corretta insieme con l’intenzione sbagliata evoca la Luce che corregge l’intenzione.

Questo si verifica perché io sono fatto di un desiderio e di un’intenzione (un pensiero). Non riesco a controllare la mia intenzione, poiché voglio sempre per me stesso. A volte sembra che voglio veramente il bene degli altri, ma poi si scopre che è tutto un gioco fisso e che ho semplicemente mentito a me stesso dato che non capisco me stesso. Le mie intenzioni sono malvagie, sbagliate o cattive (per errore o anche intenzionalmente). Questo è il risultato della frantumazione dei vasi e non c’è niente che possiamo fare al riguardo.

Ma io posso eseguire delle azioni nel gruppo, nella divulgazione e nel parlare di educazione integrale. Se queste azioni sono disposte correttamente in modo che io possa adempierle, devo chiedere al gruppo e all’insegnante la forza di venire alle lezioni, al fine di acquisire gradualmente la saggezza e rivolgermi al pubblico al fine di trasmettere loro il mio messaggio in modo che possano accettare la mia opinione. Io preparo le mie azioni come se dessi il più possibile. Questo è sufficiente ad evocare la Luce Circondante, che in risposta comincia a cambiare la mia intenzione.

Questo avviene perché le mie azioni sono corrette e solo la mia intenzione è corrotta. Ora essa si aggiunge alle mie azioni attraverso la Luce Circondante che opera. Così “i cuori sono attratti dopo le azioni”, fino a quando l’intenzione corrisponde a quella azione.

Noi ci distinguiamo da tutti gli altri solo per la nostra intenzione con la quale attiriamo la Luce che Riforma. Se non lo facciamo, non ci riusciremo e le cose andranno ancora peggio. Si passerà attraverso un nuovo ciclo che alla fine ci porterà anche al bene, ma tramite la via della sofferenza.

Eseguire delle buone azioni non è un problema. Io posso dare dei regali solo perché c’è un angelo con un bastone in piedi dietro di me, e se mi fermo per un momento, ricevo subito un duro colpo. Si scopre che l’azione di per sé è buona, ma l’intenzione talvolta si cela, anche a me. Quindi l’unica cosa che mi serve è evocare la Luce Circondante attraverso miei sforzi.

Io cerco di aggiungere la giusta intenzione per quanto riguarda gli amici, l’insegnante, lo studio, e il pubblico poiché sono questi sforzi ad evocare la Luce che Riforma.

La materia del desiderio non cambia, le azioni non cambiano, l’ unica cosa che cambia è l’intenzione. L’intera creazione è intesa solo per stabilire la giusta intenzione e connetterla gradualmente alle nostre azioni.

Le azioni devono corrispondere all’intenzione. In primo luogo io non voglio ricevere nulla dal momento che non ho la giusta intenzione, e quindi posso già ricevere qualcosa grazie al Masach (schermo) e la Luce che Ritorna. Posso già dare in cambio, e poi io produco i desideri, i miei vasi di ricezione.

Questo significa che il nostro lavoro può basarsi sull’evitare ricevere o nel ricevere al fine di dimostrare che abbiamo capito ciò che l’amore del Creatore verso di noi è e vogliamo ringraziarlo per questo ripagandolo con la stessa attitudine.

L’importante è che l’intenzione determina la qualità dell’azione.
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(Dalla prima parte della Lezione quotidiana di Kabbalah del 26.08.2013, Lo Zohar)

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Io Voglio!

Il Rabash, “Che cos’è l’ordine di spazzare via Amalek”: Ed inoltre, vediamo che un uomo deve prepararsi per godere del piacere di cui il vaso è rivestito. Ciò significa che l’uomo può godere la Luce del piacere di cui il vaso è rivestito nella misura in cui si è preparato, il che è considerato un fatto esteriore. Ciò significa che non possiamo paragonare un uomo che beve acqua quando ha sete con un uomo che beve acqua quando non ha sete. Questo perché il vaso di ricezione del piacere non è misurato dalla brama del piacere.

Noi sappiamo che la differenza tra “lo accelererò” e “a suo tempo” sta solamente nella preparazione. Alla fine un uomo deve compiere le azioni da solo e dire: “Io voglio!” e quando lo vorrà, le cose si spalancheranno per lui!

Ci sono due modi per arrivare alla richiesta di “Io voglio!”. O con i colpi che non lasciano all’uomo alcuna altra scelta e che lo obbligano a riprendersi dopo ogni colpo o problema e che lo risvegliano dal suo rifiuto di fare tutto. Questo succede perché egli è confuso e non riesce a trovare in sé le forze di connettersi con gli amici al fine di costruire il vaso, e sono solamente i colpi che lo costringono a fare un passo in avanti.

Oppure si tratta di fare un passo, ma non è soltanto fare un passo. Egli vede che questo passo è vantaggioso sia in senso spirituale che materiale. Il vantaggio materiale consiste nel fatto che egli si sbarazza dei colpi ed il vantaggio spirituale consiste nel fatto che egli si riprende ed inizia a percepire di avere uno scopo, un processo, ed una possibilità di percepire qualcosa del cammino di “Io lo accelererò”.

In questo modo egli consegue il doppio: Egli consegue delle nuove capacità ed un nuovo gusto dal punto di vista materiale e forse anche spirituale. Tutto questo gli viene dato dopo i colpi, poiché ci sono due opposti nei colpi che egli riceve dal Creatore, nel colpo della Luce che funziona su un uomo in modi diversi e che lo spingono verso lo scopo. Noi studiamo che in ogni stato, anche in quello più basso in assoluto, ci sono dieci Sefirot, la Luce di NRNHY, Reshimo (gene spirituale) del rivestimento, e il Reshimo di Aviut (grossezza).

Quindi, dobbiamo cercare di capire che tutto dipende dalla nostra preparazione che ci porta alla richiesta di “Io voglio!”. Dobbiamo raggiungere lo stato in cui non ci rimane alcun desiderio tranne uno e questo desiderio dovrebbe essere il più grande. Ci sono due modi per arrivarci: “A suo tempo” (attraverso il cammino della sofferenza), o “Io lo accelererò” (attraverso il cammino della Luce). Ma è impossibile uscire dall’Egitto senza il desiderio di “Io voglio!”

D’altra parte, un uomo sente una grande afflizione e disperazione nelle sue forze e, allo stesso tempo, sostegno e fiducia che il Creatore può salvarlo, il che significa che tutto è nelle mani di Dio. Questa versatilità deve dare forza ad un uomo e non distruggerlo nel momento in cui esce.
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(Dalla Preparazione alla Lezione Quotidiana di Kabbalah del 28.06.2013)

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Conta solo la preparazione

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Pertanto, prima dello studio, lo studente si impegna a rafforzare la sua fede nel Creatore prima, il che significa che egli è diretto verso la dazione. Deve essere sicuro di aver fatto tutto il possibile per prepararsi corporalmente dal momento che ha l’ambiente che il Creatore ha predisposto per lui.

Il Creatore ha portato la persona verso l’ambiente e ora lui deve rafforzare se stesso in esso e stabilire i giusti rapporti con gli amici. Di conseguenza, egli avrà almeno le forze per eseguire delle azioni corporee e questo è già sufficiente per evocare l’influenza delle Luci Circostanti. Così, inizia a realizzare se stesso correttamente.

Se la persona nutre dei dubbi che riguardano il motivo per il quale studia e il perché si reca alle lezioni e si alza la mattina, allora impostando per sé l’obiettivo di acquisire la Luce della fede, durante il giorno, il che significa la forza della dazione, non esiste Mitzvah (comandamento) più grande che egli possa eseguire. Essa comprende già tutto e non c’è niente altro che possiamo acquisire durante la nostra vita intera. Questo è lo scopo per cui siamo stati creati, questo è il motivo per cui noi esistiamo in questo mondo, e tutta la nostra vita ruota solo intorno a questo.

Tutto è pronto e ci sta aspettando e quindi la preparazione per lo studio è una condizione essenziale per poter ricevere tutto ciò che è stato preparato per noi. Abbiamo raggiunto una fase in cui dobbiamo prestare attenzione e concentrare tutte le nostre forze, i nostri pensieri e la nostra persistenza su questa cosa, dobbiamo vedere che siamo uniti attorno a questo obiettivo comprendendo che la preparazione per lo studio e, in generale, la preparazione di ogni azione che facciamo è in realtà ciò che determina la sua qualità e la sua altezza, il che significa che essa avrà un impatto positivo o negativo, a seconda se sarà un bene o un male per noi.

Noi possiamo eseguire un’azione che sembra buona da un punto di vista corporeo, ma se è accompagnata dall’intenzione sbagliata, la qualità delle azioni sarà il contrario. Sappiamo che prima della distruzione del Tempio, la posizione del grande sacerdote è stata venduta per denaro. Il grande sacerdote fece qualcosa di sbagliato nel senso corporeo durante il rituale di Yom Kippur? Egli fece tutto correttamente, ma la sua intenzione era quella di ricevere rispetto, fama e ricchezza in cambio, e così entrò nel Santo dei Santi e morì.

Ciò significa che tutto deriva solo dall’intenzione. Siamo pronti e in grado di lavorare consapevolmente a questo insieme in un modo speciale unito in modo che sia il problema principale e l’obiettivo in ogni momento della nostra vita. Dovremmo usare ogni momento correttamente!

Abbiamo già raggiunto questo punto e soprattutto ora, che il congresso di San Pietroburgo è alle porte, tutte le nostre azioni per arrivare dovrebbero essere con la giusta intenzione. È molto importante, è la garanzia per il nostro successo.

Così come dice Baal HaSulam: Lo studente si impegna a rafforzare il suo destino nel Creatore prima dello studio. Questo significa che ci siamo impegnati a rafforzare il nostro desiderio solo per la forza della dazione reciproca in ogni azione della nostra vita. E non fa differenza se durante il giorno dobbiamo fare le nostre faccende basilari quotidiane che non sono strettamente legate al raggiungimento dello scopo, per raggiungere la forza spirituale, dal momento che questo è il modo in cui la nostra vita è organizzata. Anche queste azioni, che sono molto lontane dalla meta, devono essere compiute con la giusta intenzione, dal momento che, dopo tutto, noi le facciamo per raggiungere lo stato desiderato. Ogni azione deve essere compiuta solo per raggiungere la forza della dazione, per uscire dal desiderio attuale e acquisire un nuovo desiderio.
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(Dalla 3a. Parte della Lezione quotidiana di Kabbalah del 23.06.2013, Talmud Eser Sefirot)

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Dobbiamo sentirci a vicenda

Un prestito in termini spirituali

Baal Hasulam, “La Pace”: Queste sono le parole di Rabbi Akiva: “Il libro è aperto e la mano scrive”. Ogni stato in cui si trova una generazione è come un libro, e tutti i malvagi sono come le mani che scrivono perché ogni malvagio è scolpito e scritto nel libro fino a quando non sono così tanti che gli uomini non possono più sopportarli. In quel momento, essi distruggono questo stato di malvagità e si riorganizzano in uno stato migliore. In questo modo, ogni singola azione è calcolata e scritta nel libro, vale a dire nello stato.

Ed egli dice, “Tutti coloro che desiderano prendere in prestito posso venire e farlo”. Ciò significa che egli crede che questo mondo sia come un magazzino aperto senza un padrone, ma che ci sia un padrone presente, un custode che si trova nel magazzino e chiede ad ogni cliente il giusto prezzo per la merce che prende dal magazzino, nel senso dell’impegno nel Suo lavoro mentre egli è nutrito da questo magazzino, in una maniera che di sicuro lo porterà allo scopo della creazione, come a Lui piace.

Il suo scopo è di conseguire la dazione. Però, un uomo deve avere il potere per farlo, e non ha questo potere. Lo prende in prestito, anche se lo intende tutto per la dazione. Inoltre, è così anche se egli vuole ripagare, cioè, nel senso che non vuole usare nulla per se stesso. Egli usa il mondo intero per la dazione.

In base agli standard del nostro mondo, è impossibile riconoscere che un uomo come questo stia prendendo qualcosa in prestito. Voi sapete che si prende in prestito per un vantaggio personale. Qui, tutto è al contrario. A proposito, il divieto della Torà di dare in prestito con interesse deriva da questo. Nel mondo spirituale, nessun prestito deve essere restituito in misura maggiore di ciò che è stato ricevuto.

Quindi, le forze che non ho dall’inizio le prendo in prestito, ma non le prendo per me stesso. Esse non sono mie, le aggiungo solamente al desiderio per il bene della dazione. Invece che al Creatore, io dono a tutti, ed il mio intero obbiettivo è solamente di trasmettere abilmente questa dazione, come se arrivasse dalle Sue mani. Io non ho niente di mio a parte il mio altruistico io che stride con il desiderio egoistico al suo interno e che agisce al di sopra di esso. Perciò, in sostanza, non ho niente da restituire.

Domanda: Nonstante tutto questo, non è comunque chiaro. Come può una persona chiedere un prestito per sé nella spiritualità?

Risposta: Allora, ho detto che si tratta di un altro genere di prestito. Vedi, io non ho dei miei poteri di dazione. Inoltre, io (specificamente, io) voglio dare proprio come fa il Creatore. Io devo trasmettere e dare ciò che Egli desidera per il mondo.

Questo stato è descritto allegoricamente con una metafora che dice che il Creatore voleva donare alle nazioni del mondo il metodo della correzione. Però, esse non furono capaci di accettarlo. Quindi, Egli usò un gruppo di passaggio chiamato Israele, che significa “diritto al Creatore”. Gli uomini di Israele sono come i coordinatori che connettono la Luce superiore con l’AHP. Grazie a questo, Malchut può elevarsi in Bina e qui essere “addolcita”, in modo da passare la Luce dall’alto verso il basso.

Quindi, questo è chiamato prestito solamente perché un uomo non ha la forza della dazione, e la riceve dal Creatore. Tuttavia, egli non la usa per se stesso, come è solito avvenire nel nostro mondo egoistico. In questo mondo, un uomo cerca prima di tutto il vantaggio per sé, e poi, pensa al vantaggio degli altri, sia che si tratti di questioni finanziarie, benessere, o semplice piacere. Nella spiritualità, io non chiedo per me stesso. Voglio prendere parte alla vita del Creatore. Questa partecipazione è intesa completamente per la dazione. Per il bene di questa partecipazione, metto in moto tutto il mio desiderio al livello massimo possibile. Tutto il resto lo tengo temporaneamente “sotto chiave” sotto la restrizione.

Domanda: Quindi, come mai è necessario chiedere un prestito così per lo scopo della dazione?

Risposta: Si chiama ascesa, richiesta di correzione (MAN). Al Creatore io richiedo la forza di essere capace di esaminare, di correggere, l’azione stessa. Io voglio che Lui faccia questo, come è scritto:”Vieni dentro di me e compi l’azione della dazione”. E’ come un bambino appena nato che chiede aiuto alla sua mamma o semplicemente piange, e la mamma arriva e lo aiuta. Tutto il problema è di diventare internamente come “il pianto di un bambino”. E ci vuole tempo per impararlo…
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(Dalla 4.a parte della Lezione quotidiana di Kabbalah del 19.04.2013 “La Pace”)

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La connessione che cambia il mondo

Domanda: In quale intenzione abbiamo bisogno di essere per correggere il mondo durante il prossimo congresso?

Risposta: Se siamo collegati l’uno con l’altro bene e con forza, con l’intenzione per il nostro obiettivo, la dazione reciproca comune, questo sicuramente raggiungerà il mondo, e questo inizierà a cambiare.

Il fatto è che siamo collegati insieme attraverso lo stesso sistema interno. Quello che si studia nella Kabbalah: Sefirot, Partzufim, i mondi – tutte queste sono le connessioni tra di noi. Non sono da qualche parte nello spazio: questa è la nostra vera connessione.

Rivelando questo nei gruppi delle decine, improvvisamente vediamo che ci sono i cerchi dei mondi tra di noi che ci collegano, come noi influenziamo queste connessioni, e come loro ci influenzano, e la luce si manifesta tra di loro, questa è la manifestazione del Creatore, la Sua rivelazione.
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(Dalla lezione virtuale  del 02.06.2013)

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Il successo è determinato dalla preparazione

I disturbi possono essere differenti

Domanda: Quando io devo sostenere un esame o trovare un lavoro, io prendo automaticamente un’appassionata preghiera, un desiderio ardente per il desiderio voluto. Perché non succede lo stesso nel cammino verso il Creatore?

Risposta: Mettendolo in maniera diversa, quando otterrai finalmente un reale motivo per girarti verso il Creatore?

Diciamo che ti sia accaduta qualche cosa di veramente sgradevole. Per esempio, qualcuno ti ha insultato seriamente, in modo talmente pesante che tu sei pronto per sparire dal posto in maniera che altri non vengano a saperlo. Allo stesso tempo, non c’è niente che tu possa fare. Ed è qui, in questo stato di completa impotenza che tu ricevi “un regalo dall’alto”, tu inizi a sentire che non c’è niente tranne Lui e che il Creatore t’invia questo con uno scopo specifico; tu devi unicamente girarti verso Lui e chiedergli che sarebbe meglio se questo non stesse accadendo.

Ti giri verso Lui e te ne penti subito: “Che cosa voglio? Evitare la sfortuna? O essere con il Creatore? Lasciamo che la paura e la vergogna rimangono se solo attraverso questo io posso mantenere una connessione con Lui”.

È cosi che andiamo avanti: Abbiamo bisogno della paura, che non possiamo maneggiare, che viene dai nostri desideri egoisti, e allora noi veramente avremmo bisogno dell’aiuto del Creatore.
Sei pronto per questo? Vuoi che succeda questo? Senza riserve e concessioni?

Domanda: Allora non c’è maniera di scappare dai disturbi?

Risposta: Unisciti a un gruppo, e insieme agli amici volerai come un razzo. Perché allora, al posto della vergogna e altri problemi “animali”, riceverai altri disturbi causati dall’inabilità di amare i tuoi amici e di unirti a loro. Tu fai degli sforzi ma sei incapace di raggiungere questo.

Ad ogni modo, i disturbi sono necessari dato che non ti volti verso il Creatore se vedi la più piccola possibilità di correggerti in un’altra maniera. Solo la completa impotenza fa alzare la tua richiesta verso di Lui. E questo significa che tu devi accrescere il tuo desiderio, lottando per l’unità ed elevandola sopra tutti gli altri. Allora scoprirai che puoi ottenere tutto tranne questo. E la breccia tra il desiderato e la realtà evocherà un urlo al Creatore.

Domanda: Che cosa deve succedere esattamente in un gruppo in modo che la situazione possa ottenere la scalata necessaria?

Risposta: Compiere tutti gli sforzi possibili e obbligare il gruppo a influenzarti. Questo è precisamente ciò che chiamiamo “garanzia mutua”.
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(Dalla quarta parte della lezione quotidiana di Kabbalah del 30.05.2012, l’Arvut (La garanzia mutua)

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Ci sono cose che devi fare da solo

Rabash, Shlavei Hasulam, 1984/1985, Saggio 19, “Vieni al Faraone – A”: Il segreto della ricerca dell’Inclinazione Maligna e l’Altro Lato è di causare lo Tzadikim a Errare e aderire alla Santità.

L’inclinazione maligna è “un angelo” che correttamente porta avanti il suo lavoro. Ci mostra costantemente quanto siamo deboli e non siamo pronti per fare niente e così ci obbliga a tornare alla Luce che Riforma. E così noi riceviamo una potenza dall’alto che ci porta ciò che è necessario. Poi, se l’ego non ci mostrasse il nostro completo fallimento, noi saremo d’accordo con ciò che è e non ritorneremo mai alla Luce.

L’inclinazione maligna non è il sunto delle tendenze maligne; si risveglia in me il non disperare dal fallimento in quella o quell’altra cosa perché sono un egoista. L’inclinazione maligna è una forza unica che è contro la Luce ed è direzionata verso Essa dalla sua opposizione: “Qui c’è ciò di cui hai bisogno.” Allora, l’oscurità ci risveglia alla ricerca della Luce, a risvegliare l’alba. Questo non è solo l’ego con le sue lussurie e desideri costanti: gelosia, lussuria, onore, controllo, e altro. No, invece, l’inclinazione maligna è la “cattiva” tendenza grazie alla quale noi sentiamo il bisogno di aiuto dal Creatore. Quindi vuol dire che questo è anch’esso altrettanto buono.

Domanda: Ma ogni tanto parli come se avessimo il potere di avanzare…

Risposta: Senza rovinare questi poteri, non realizzeresti che hai bisogno di chiedere l’aiuto. Non è abbastanza per sapere che sei senza forze. – devi anche avere l’esperienza. Osserva un bambinetto: Non importa quante volte gli spieghi qualcosa, deve provare tutto da solo e non solamente una volta. Non crede alle tue parole: “Per cosa hai bisogno di fare questo se non hai nemmeno successo?” No, lui deve fare esperienza da solo.

Domanda: Ma nonostante tutto ciò, non è terribile che noi perdiamo tutto questo tempo?…

Risposta: Questo è il perché ne abbiamo bisogno. Vedi, provando ad agire indipendentemente tu correggi i Kelim, i tuoi desideri. Poco a poco, quando raggiungi la disperazione, li purifichi gradualmente e li sistemi. Comprensibilmente, vuoi saltare immediatamente alla correzione finale, ma prima devi imparare qualcosa.

Tutte le Luci e tutti i Kelim, vasi, discendono dal perfetto mondo dell’Infinito ad uno stato assolutamente imperfetto e frammentato. Così un sistema è stato creato – dall’opposizione tra la Luce e i vasi – non puoi migliorare sopra la sequenza prestabilita. Dopo tutto, non c’è nulla di superfluo o marginale qui. La Luce dona in una forma assoluta e i vasi ricevono in forma assoluta e noi costruiamo la connessione appropriata tra loro. Questo non è qualcosa di arbitrario o un capriccio di qualcuno; questa è l’inevitabile conseguenza di condizioni in cui siamo impostati alle origini.

Tra i due desideri – dazione e ricezione – un altro sistema di relazioni non può essere creato differente da ciò che c’è nei mondi di Adam Kadmon e ABYA. Non può semplicemente esistere. Le leggi assolute qui sono al lavoro; non c’è alcuna ragione di scusarsi riguardo al “perdere tempo.” Non puoi accedere all’Infinito con un salto. Devi passare attraverso tutti gli stadi; altrimenti, il desiderio di ricevere non avrà successo nell’acquisire l’intenzione di dazione.

Nel percorso, necessiti del Creatore, la Luce, e più ancora. ChiamaLo come vuoi, ma c’è solo una forza che agisce in realtà. E dentro il tuo desiderio di ricevere c’è un piccolo punto. Devi comprendere dove trovarlo, identificare il suo desiderio e ritornarlo alla Luce Circostante (Ohr Makif – OM) con una richiesta che tutte le parti di questo desiderio saranno corrette. Non c’è nient’altro oltre a questo. Tutto il nostro lavoro fa affidamento su questo: che da questo punto nel nostro desiderio noi ci rivolgiamo alla Luce.

Eppure per fare ciò sono necessari molti test e sforzi. Vedi che stai lavorando con il tuo ego, una forza che vuole stabilire il proprio dominio e non ci permetterà di rivolgerci al Creatore. Al contrario, il Creatore è celato al grado che stabilisci da te stesso; noi dobbiamo decidere: “O io o Lui.”

E quindi, (1) prima noi abbiamo bisogno di fare la prima restrizione (Tzimtzum Aleph – TA) sul nostro ego. Questo non vuol dire che lo distruggiamo; noi riconosciamo che con il suo aiuto non è permesso raggiungere la dazione. Non puoi usare l’ego, nemmeno se lo volessi. Così si causa “un’atrofia.”

Dopo questo, (2) ti rivolgi a Bina; vuoi la forza di dazione che ti regoli. Questo ti porta ad una scoperta particolare (3). E’ vero che scopri solamente la Luce di Hassadim, ma questo è già qualcosa. Così gradualmente rimuovi il coperchio, gli occultamenti da te stesso.

Immagina questo come un esempio. Ci sono due persone di fronte a te: io ed un giovane uomo che è energetico, intelligente, attraente e i propri compimenti siano chiari. Vicino a lui è come se io mi dissipassi, dissolvendoti dal tuo campo visivo. Allora, tutto il tuo lavoro ora è muovere l’attenzione dall’uno all’altro.

Lui si maschera, si copre e si nasconde. Questo significa che devi “nullificarlo” dai tuoi occhi. Quindi “lo restringi” e lo sostituisci con me. Si scopre che qualcosa vali; io sono importante per te, e quindi sei pronto per entrare sotto la mia autorità invece che la sua autorità…

Così molte azioni sono richieste, passi per portarti alla via della rivelazione. Niente si compie da sé. Dall’inizio, sei sotto l’autorità del desiderio egoistico e devi passare all’autorità del desiderio altruistico. Vedi, il tuo desiderio non può rimanere “non associato ad alcuna cosa”; sia l’intenzione di ricevere sia l’intenzione di dazione devono dominarlo. E questa transizione richiede un po’ di tempo.
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(Dalla 3° parte della Lezione quotidiana di Kabbalah 31.03.2013, Scritti di Rabash)

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La fune di salvezza verso la spiaggia

L’avanzamento è possibile solamente attraverso lo spazio tra la Luce interiore e la Luce Circostante. La Luce Interiore rappresenta il presente e la Luce Circostante rappresenta il futuro. Più riusciamo ad elevare il futuro rispetto al presente, più potente sarà la forza che ci spingerà in avanti, ed il nostro desiderio per il futuro sarà più grande. E, in base alla forza di questa assenza, attiriamo la Luce che penetra lo stato presente dal futuro.

Perché nel mondo spirituale esistono già tutti gli stati; tutto dipende solamente dal nostro desiderio di conseguire il futuro. Se lo vogliamo, lo sentiremo come bene. Ma se non abbiamo desiderio per il futuro, allora la sua Luce ci arriverà in base al programma di sviluppo “a suo tempo”, e questa cosa ci provoca sofferenza.

Tutto dipende dal modo in cui aumentiamo il nostro desiderio per il futuro e risvegliamo noi stessi verso il futuro. Questa deve diventare la nostra principale preoccupazione. Per questa ragione, dobbiamo descriverlo a noi stessi, farne un disegno davanti a noi, e giocarci dentro come se già vivessimo in questo futuro. Dobbiamo comportarci come dei bambini che giocano a fare gli adulti e risvegliano dentro di loro l’entusiasmo per questo gioco, aiutandosi così a crescere.

Un uomo non può crescere attraverso i guai e la sofferenza. La sofferenza, invece, obbliga l’uomo a chiudersi in se stesso, a mettersi all’angolo, a nascondersi dietro uno scudo. Al contrario, la felicità apre il cuore alla grazia, alla misericordia, alla dazione, all’amore e porta un uomo avanti, come se avesse le ali.

Perciò, se descriviamo a noi stessi un futuro positivo e bellissimo, facciamo in modo di elevare tutto il gruppo, dando a tutti gli amici un sentimento di speranza, di fiducia e di gioia circa le prospettive per il futuro, dalla sua grandezza, la grandezza del Creatore, del maestro, dell’insegnamento, e del gruppo; tutto questo darà ad ognuno energia e desiderio, ed allargherà la percezione di tutti. Grazie a ciò, attireremo ancora più influenza della Luce Circostante per i nostri desideri allargati, e riceveremo ancora più forza e più Luce, e saremo attirati in avanti.

Quindi, rivolgendosi continuamente al futuro e ricevendo da qui la Luce, un uomo spinge avanti se stesso. E’ come se io avessi una corda e mi tirassi in avanti con il suo aiuto. O come se fossi seduto in una barca con una corda, e lanciassi la corda a qualcuno sulla spiaggia, e usassi la corda per tirarmi verso la spiaggia.

In questo modo, un uomo lavora con la Luce Circostante, risvegliando in se stesso un desiderio ardente per il futuro, lodando il Creatore e lo stato futuro e da lì raggruppare le mancanze per se stesso. Con la mancanza che sviluppa, l’uomo pensa ancora al futuro ed insieme a questo impara che in questo modo attira la Luce Circostante dal futuro. Tutto questo lavora sui suoi vasi esteriori che sono previsti per il futuro. Perché non sono ancora dei vasi interiori; non hanno ancora conseguito la correzione e l’appagamento.

In questo modo un uomo rivela il suo desiderio futuro; il che lo attira verso il futuro ed in questo modo avanza. L’uomo riceve questo risveglio dal futuro, riceve l’appagamento e la forza ad intermittenza. Con l’aiuto dell’ambiente e dello studio, l’uomo crea un collegamento con il futuro, con la Luce Circostante che influenza i suoi desideri non sono ancora corretti, e finalmente egli conquista il traguardo.
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(Dalla preparazione alla Lezione quotidiana di Kabbalah del 12.04.2013)

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Laitman blog: Una scintilla del desiderio del Creatore

Un approccio maturo ai problemi

Un approccio maturo ai problemi è quando sai di poter raggiungere l’obiettivo solo superando il problema. Tu superi le sensazioni spiacevoli nel tuo desiderio di ricevere, sopra il buio, e lì chiedi la connessione con il gruppo, con il Creatore. Anche la tua preghiera è falsa, e interiormente aspetti solo che il problema vada via, che l’oscurità si dissolva almeno un po’, in modo che sarai in grado, in una certa misura, di riposare, di rilassarti e di sentirti al sicuro.

Ma mantieni te stesso e cerca una connessione e adesione con il gruppo, con i libri, e con l’insegnante. Tu sei come un bambino che vuole tenerli tra le braccia. Tu cerchi tutto il supporto che puoi ottenere, che ti permette di chiedere non che il buio si dissolva, ma piuttosto di superare il buio e pensare al Creatore, e non ai propri sentimenti. La tua preoccupazione è quella di portare il piacere a Lui e non a te stesso.

Se riesci a pensare in questo modo, allora in quella misura tu senti già la contentezza. Quando puoi desiderare di portare al Creatore un appagamento ancora maggiore attraverso il gruppo e attraverso tutti gli altri mezzi, allora senti una gioia ancora più grande. Se non riesci, allora dovresti chiederlo affinché tu possa sentire la vita nei vasi esterni, nei vasi stranieri, che significa “al di fuori della propria pelle”, dove si trova la tua anima.

I sintomi della “malattia” andranno via nel momento in cui smetterai di pensare a loro e aderirai al Creatore non a causa dei sintomi corporei. Potrai venire fuori dalla tua pelle, come se tu morissi, e aderissi al Creatore, all’anima e non al corpo. Questo si chiama vivere nella fede al di sopra della ragione, venire fuori da te stesso, la transizione tra la vita e la morte, almeno in una certa misura.

Poi a poco a poco ti unisci a questa transizione, e quindi combatti la morte. Dobbiamo almeno capire il modello di questa transizione, e poi tutto avverrà secondo lo stesso principio, nella stessa maniera.
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(Dalla prima parte della Lezione quotidiana di Kabbalah del 04.04.2013, Shamati 36)

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