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Come attivare l’energia per il successo?

Ottenere l’energia per avere successo dipende soltanto  dall’importanza dell’obiettivo.

Ossia quando si vuole ottenere qualcosa, bisogna avere l’energia per raggiungerla.

La cosa più importante da capire è qual è l’obiettivo e che bisogna raggiungerlo, allora arriverà l’energia per conseguirlo.

Si può anche aumentare l’importanza dell’obiettivo scegliendo, testi, mass media, insegnanti e un gruppo di persone di cui ti circondi, con le quali condividere la stessa meta.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman. 

Questioni di soldi

Il testo che segue è il riassunto delle parole del Dott.Laitman nel programma El Mundo (Il Mondo).

Si dice che il denaro non sia tutto nella vita. Può essere vero, ma col denaro si può comprare praticamente tutto. I nostri desideri sono in genere divisi in sei categorie che sono: cibo, sesso, famiglia, denaro, potere e conoscenza. Il denaro, la quarta categoria, può comprare tutte le altre cinque. In altre parole il denaro è potere; è un corrispettivo che può essere scambiato per tutto quello che vogliamo o necessitiamo.

Questo è il motivo per cui in ebraico la parola kesef (denaro) significa due cose: kisuf (volere/bramare) e kisui (coprire). In altre parole il denaro può coprire (soddisfare) tutti i nostri voleri.

Più la civiltà si sviluppa, più sviluppa i suoi sistemi monetari. Siamo diventati totalmente dipendenti da esso, poiché non possiamo barattare prodotti come facevano i nostri avi, quindi dobbiamo usare qualcosa che corrisponda al valore dei prodotti che vogliamo comprare, qualcosa che sia trasferibile, accumulabile e riconosciuto equamente in tutto il mondo. E il denaro è ciò che risponde a tutti questi requisiti.

L’unica cosa che può sostituire il denaro è l’amore, dato che l’amore ci porta a dare e a ricevere in modo leale e corretto. Ma purtroppo l’amore non esiste nella società, fatta eccezione tra genitori e figli, anche se oggi nemmeno questo è scontato. In ogni caso, nella società odierna, basata sulla sfiducia, l’unico mezzo di scambio pratico è il denaro.

Tuttavia, per un numero sempre maggiore di persone, esiste qualcosa che vale più del denaro, nonostante tutto quello che si può comprare. Queste persone cercano qualcosa che il denaro non può proprio acquistare. Col denaro si può comprare tutto, ma non la spiegazione del significato della vita stessa, il suo scopo!

Di solito, quando siamo più giovani, ci concentriamo maggiormente sul guadagno di denaro, pensando che sia questo a renderci felici e a farci sentire sicuri. Quando maturiamo e raggiungiamo i trenta o i quarant’anni, ci rendiamo conto che forse abbiamo guadagnato abbastanza soldi per garantirci la vita, più o meno, ma non sappiamo perché viviamo. “Ok, sono nato, ho vissuto finora e ho dei figli che vivranno dopo di me. Ma ora mi aspettano altri decenni di vita, in cui passerò attraverso gli eventi senza capire a cosa serva tutto questo”.

Pensiamo a tutto ciò che facciamo nella vita: sappiamo sempre cosa vogliamo ottenere. Come possiamo quindi continuare a vivere la vita stessa senza sapere perché siamo qui? Nessuna somma di denaro può rispondere a questa domanda, ed è per questo che la maggior parte delle persone ha persino paura di ammettere a se stessa di essersela posta.

La mia opinione personale , come persona che si occupa molto più del significato della vita che del finanziamento di soddisfazioni effimere, è che il denaro dovrebbe coprire le nostre necessità di base. Dovremmo averne abbastanza per assicurarci la salute, una casa, l’istruzione e il cibo per noi stessi e per le nostre famiglie. Oltre a questi bisogni basilari, io non provo piacere nell’accumulare contanti; preferisco spendere il mio tempo a sviluppare i livelli più elevati della vita, quelli che hanno a che fare con lo scopo dell’esistenza, non quelli che mi assicurano l’esistenza materiale.

C’è anche un altro punto: chi persegue il denaro e altri piaceri corporei non è mai veramente soddisfatto. Se si accontentano di ciò che hanno, è solo perché sono troppo stanchi o timidi per cercare di ottenere di più, ma non è detto che non desiderino di più. Queste persone non possono mai essere soddisfatte perché la stessa soddisfazione dei loro desideri li fa crescere. La sensazione di vitalità viene dal soddisfare i nostri desideri e, una volta soddisfatti, non ci sentiamo più vivi in quanto non ci sono più desideri da soddisfare. Come risultato, emergono in noi desideri nuovi e più intensi. Al contrario, colui che aspira a conoscere lo scopo della vita è sempre soddisfatto perché non ha bisogno di raggiungere qualcosa per sentirsi felice. La ricerca stessa lo fa sentire vivo e pieno di energie. Una volta che ha imparato qualcosa, anch’egli vuole apprendere di più, ma non è la conoscenza il suo scopo, bensì l’apprendimento stesso, che rende l’individuo soddisfatto e carente allo stesso tempo.

Per queste persone, il denaro non conta. Tutto quello che conta è apprendere ed esplorare il mondo in cui vivono, il modo in cui funziona, perché funziona così e come possono farlo funzionare meglio.

Il Sistema della domanda d’oro

Il mio amico e studente Semion mi ha chiesto di una cosa chiamata:  “Il sistema della domanda d’oro”. Mi ha raccontato che nel 1994 Jeff Bezos, fondatore e presidente esecutivo di Amazon, aveva deciso di lasciare il fondo speculativo di cui era vicepresidente per avviare una libreria online. Il suo capo gli chiese di riconsiderare le sue dimissioni e gli diede quarantotto ore per pensarci, dicendogli che gli avrebbe dato un aumento se avesse scelto di restare. Durante quelle quarantotto ore, Bezos rifletté a lungo. Immaginò di avere ottant’anni e di rimpiangere di non aver portato a termine la sua decisione. Si rese anche conto che se non avesse avuto successo, non se ne sarebbe pentito. Decise quindi di procedere con sue dimissioni e di fondare la libreria online che sarebbe poi diventata Amazon.

Questa serie di domande, ha detto Semion, è chiamata: “Il sistema della domanda d’oro”. In sostanza, incorpora cinque domande, che in realtà sono una sola: “Come mi sentirò riguardo alla mia decisione domani, tra una settimana, tra un mese, tra cinque anni e tra vent’anni?”

Le domande sono molto importanti. Quando ci si trova di fronte a un bivio nella vita, è importante porsi la domanda giusta. Secondo me, in questi momenti, la domanda da porsi è: “Con quale risultato voglio arrivare alla fine della mia vita?” o “A quale tipo di conclusione voglio arrivare alla fine?”.

Non è una situazione semplice. Se senti che ti perderesti qualcosa non facendo ora un salto nell’ignoto, allora dovresti seguire l’istinto poiché altrimenti potresti passare il resto della vita pentendoti di non averlo fatto. D’altra parte, se il salto non dovesse avere successo, quale sarebbe il prezzo del fallimento?

Pertanto, non dobbiamo prendere queste decisioni alla leggera e non possiamo stravolgere la nostra vita un giorno sì e l’altro pure. Tuttavia, una o due volte nella vita, dobbiamo fare dei cambiamenti radicali. Se evitiamo di prendere decisioni e rimaniamo esitanti, non otterremo nulla e ce ne pentiremo sempre.

Come tutti, ho avuto i miei momenti critici nella vita, che hanno richiesto decisioni radicali. Una di queste è stata lasciare l’Unione Sovietica e trasferirsi in Israele. Un’altra decisione, ancora più radicale, è stata quella di abbandonare un’attività che stava fruttando milioni di dollari letteralmente per nulla, e di rimanere fedele al mio insegnante RABASH. Non mi sono mai pentito di nessuna delle due decisioni, nemmeno per un minuto.

Avevo un obiettivo nella vita, c’era una reale opportunità di raggiungerlo e avrei rinunciato a qualsiasi cosa per ottenerlo. Ne è valsa la pena. Ora ho quello che volevo davvero nella vita e non ho bisogno di oro, denaro, auto o altro.

Per me, il modo di gestire le svolte della vita non è stato quello di guardare indietro, ma di guardare avanti, all’ultimo giorno della mia vita, e chiedermi: Quale sarà la conclusione della mia vita, il risultato finale?

Dovevo essere consapevole che, indipendentemente dal successo o meno, e anche se avessi commesso degli errori, mi ero impegnato. Questo è ciò che conta: che mi sono impegnato, che ho fatto del mio meglio per riuscirci.

La vita ha uno scopo; dobbiamo essere pronti ad affrontarlo e quando arriva l’opportunità di realizzarlo, dobbiamo essere pronti a saltare verso l’ignoto.

Didascalia della foto:
L’amministratore delegato di Amazon.com Jeff Bezos parla con i giornalisti durante la conferenza stampa a New York, in cui è stato annunciato il raggiungimento di un accordo per il rilancio di Borders.com come sito Web di marca supportato dalla piattaforma di e-commerce di Amazon.com, l’11 aprile 2001.

Come giocare al gioco della vita

Perché i bambini si svegliano con gli occhi spalancati, saltano giù dal letto, mentre noi li apriamo a malapena, giusto per vedere il telefono in modo da spegnere la sveglia? Perché i giovani sono energici e pronti a “conquistare il mondo” mentre gli anziani sono cauti ed esitanti?  E’ possibile  rimanere con lo spirito giovane in eterno? Dopo tutto, se la vita non è un gioco, non c’è entusiasmo. E se non c’è entusiasmo nella vita, qual è lo scopo della vita?

Se vogliamo continuare a divertirci, dobbiamo rendere la vita un gioco eterno. Questo gioco è molto diverso da quelli che conosciamo. Non si tratta di cosa possiamo ricevere, ma di cosa possiamo scoprire! Connettendoci con gli altri, scopriamo nuovi mondi, i mondi delle altre persone!

Come possiamo raggiungere questo obiettivo? Molto semplicemente, dobbiamo concentrarci sugli altri piuttosto che su noi stessi. Questo può sembrare semplice, ma se lo provate, vi renderete conto di quanto siete assorbiti da voi stessi.

Siamo tutti così. Anche coloro che sentono di essere generosi e gentili sono assorbiti dal loro dare e non vedono quanto lo fanno per il proprio interesse, come sono concentrati sul proprio tornaconto quando danno. Dare va bene, ma è importante l’intenzione. Se l’intenzione fosse sul ricevente, il donatore scoprirebbe innumerevoli rivelazioni che sono nascoste a un occhio egocentrico.

Affinché il gioco abbia successo, hai bisogno di compagni. È impossibile giocare al gioco della dazione senza persone a cui si può dare e da cui si può ricevere. Pertanto, ci deve essere un gruppo di persone, fino a una decina, che giocano insieme.

Per riuscire a scoprire i mondi degli altri giocatori, dobbiamo pensare bene di loro. Altrimenti, non avremo nessun incentivo ad avvicinarli, nessun desiderio di scoprire il loro mondo. Possiamo pensare bene gli uni degli altri se facciamo cose buone l’uno per l’altro. Possono essere le cose più semplici, ma devono farci sentire bene l’uno per l’altro. I pensieri positivi sull’altro ci avvicinano, e la vicinanza apre la nostra mente e il nostro cuore agli altri, così possiamo vedere il mondo attraverso i loro occhi.

Come in ogni gioco, più ci esercitiamo, più diventiamo bravi, e il gioco diventa più difficile, ma più gratificante. Ma a differenza di qualsiasi altro gioco, man mano che miglioriamo in esso, scopriremo che tutta la nostra prospettiva sulla vita cambia e si espande, e diventiamo più saggi e competenti.

Il gioco della vita, a differenza di qualsiasi altro gioco, ci rivela i segreti della vita, i segreti della realtà, perché quando puoi guardare qualcosa da tutte le angolazioni, niente ti rimane nascosto.

 

 

 

Dio esiste?

Dr. Michael LaitmanDomanda: Se la saggezza della Kabbalah è una scienza e non una religione, vuol dire che lei nega l’esistenza di Dio?

Risposta: Io nego l’esistenza di Dio nel senso in cui una persona religiosa Lo percepisce, come qualcuno che esiste in forma di figura corporea.

Dio è l’attributo generale di amore e di dazione che sostiene tutto l’universo e tutti i mondi. E’ la forza positiva (che la saggezza della Kabbalah chiama Luce) che ha creato la materia e sviluppa questa materia per assomigliare a Lui. Questa forza è chiamata Dio, o il Creatore o il Superiore, semplicemente perché è superiore a tutte le altre forze.

I nostri rapporti reciproci con questa forza non si basano sul principio umano che implica che Dio può sentirsi dispiaciuto, perdoni, o ci punisca. Noi ci rapportiamo a un sistema di provvidenza che percepisce le nostre azioni e risponde di conseguenza, senza alcun rimpianto, misericordia, etc.

Non è il Dio a cui le persone religiose si riferiscono quando piangono e lo pregano di essere misericordioso e clemente. Noi vediamo che nel corso della storia, le nostre grida e le nostre mendicanze sono inutili, perché non è questo ciò che il sistema chiamato Creatore esige da noi.

Il significato della parola “Dio” – “Elokim” in Gematria (numerologia) è uguale in valore alla parola “NaturaTeva”, dal momento che la natura e Dio sono la stessa cosa.

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Da Kab.TV  “Un Parere Speciale” 17.08.2014

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Come noci in un sacco

Dr. Michael LaitmanDomanda: In che modo possiamo aiutarci a vicenda nello spingere il nostro carro comune in avanti e in anticipo?

Risposta: Tutto ciò che viene detto durante una lezione deve essere interiorizzato nel cuore della persona in modo che essa comincerà a viverlo. Tutto ciò che è rivestito da noi deve entrare nei Kelim, nelle sue emozioni, allo scopo di formattare e organizzare i suoi desideri interiori affinché senta dentro di sé i fenomeni di cui ha sentito.

Ognuno è certamente familiare con il testo che abbiamo già letto molte volte in precedenza. Ma è possibile realizzare l’azione spirituale più semplice solo se si pensa di connettere i nostri Kelim in frantumi. È necessario che ci raffiguriamo il quadro in modo preciso e chiaro: l’involucro egoistico all’interno del quale è avvolta la scintilla spirituale, non ci consente di connetterci.

Anche se dobbiamo cercare più volte di connetterci tra di noi con la giusta intenzione, certamente non siamo pronti per questo. E da questo, in ognuno di noi scoppierà un vero e proprio grido verso il Creatore che ci consentirà e aiuterà a connetterci.

Ognuno è nella sua capsula egoistica o bolla all’interno della quale la scintilla della dazione è tenuta prigioniera. E chiediamo al Creatore che ci aiuti a connetterci, anche se ognuno è avvolto in un guscio (involucro) rigido, esteriore, egoistico come delle noci in un sacco, come ha descritto il Baal HaSulam. E nonostante tutto, le noci con cui possiamo connetterci si trovano all’interno del sacco.

Per questo, dobbiamo scoprire il nostro vero stato e non nasconderci o fuggire da esso. Ciò è dovuto al fatto che è molto sgradevole percepire la nostra vera essenza egoistica, che scopriamo improvvisamente dopo tanti anni di sforzi per raggiungere la dazione. E in questo modo dentro di noi nasce la preghiera.

La Luce Superiore arriva solo se vi è una mancanza per essa. E noi dobbiamo raggiungere questa mancanza, perché è impossibile gridare artificialmente. Quindi è necessario per noi cercare di immaginare la nostra forma corretta e vera, e ci stiamo già avvicinando ad essa.

La divulgazione diffusa è molto utile a questo, in quanto attraverso essa, negli ultimi due mesi siamo avanzati di più rispetto ai precedenti diversi anni.

Solo la preghiera giusta ci aiuterà quando sentiamo che non siamo pronti per la connessione. Questo perché ci aspettiamo di scoprire il Creatore, con la giusta intenzione, nel senso di dare a Lui e non a noi stessi. Per questo, è necessario che accada una rivoluzione radicale, una rivoluzione interiore nei nostri Kelim, che dipende da tutto il nostro grande gruppo mondiale.
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Dalla 1. parte della Lezione quotidiana di Kabbalah del 29.10.2014, Shamati 1

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Che cos’è una preghiera nella Kabbalah?

Dr. Michael LaitmanUn vero Kabbalista si rende conto di essere sotto il dominio dell’ego e che solamente un punto nel profondo dentro di lui, il cosiddetto punto nel cuore, è libero dall’influenza egoistica e può connettersi al Creatore.

Se egli si sforza e connette il suo punto nel cuore al Creatore, egli riceve la forza che lo eleva al di sopra del suo ego ed incomincia piano piano a correggere l’ego usandolo per il bene dell’altruismo.

Tutto il lavoro nella correzione spirituale è di chiedere al Creatore la forza di correggere l’ego. Perciò, l’ego in questo caso gioca un ruolo positivo, risvegliando in noi il bisogno del Creatore.

Quando ci rivolgiamo al Creatore riceviamo da Lui la forza necessaria per la correzione e nell’ego corretto sentiamo una relativa connessione al Creatore. Non si tratta di un contatto ad un punto specifico, ma di un’unione più ampia e più forte. Poi, farà la sua comparsa un ego ancora più grande, un ego più robusto, e ancora una volta chiederemo al Creatore di darci la forza di correggerlo.

Questo significa che l’ego in via di continua rivelazione ci scuote per connetterci al Creatore ed è perciò chiamato un aiuto contro. Il nostro appello costante al Creatore con cui chiediamo di correggere il nostro ego si chiama preghiera.
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da Kab.TV “Short Stories” 22.10.2014

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Domanda: Quando vengo a pregare in disperazione totale, devo chiedere di cambiare, io ho bisogno di chiedere che un amico avanzerà spiritualmente?

Risposta: Le preghiere sono chiamate il desiderio del cuore, il desiderio incontrollato del cuore. Posso dire quello che voglio, nulla aiuterà, sono soltanto i movimenti delle labbra. Potrei danzare, piangere, o rotolare per terra; questo non produce alcun risultato. La cosa principale è che cosa sto provando nella profondità del mio cuore.

Un desiderio è chiamato cuore e la quarta fase del mio desiderio è quello nascosto da me. A volte quando è rivelato, mi fa tremare. E questo aspetto è sentito dalla Luce, la contatta, perché è come il nome di quattro lettere del Creatore.

L’ultima fase si trova effettivamente in contatto con la fase superiore di Keter. Un anelito di connessione appare in essa che è opposta a quella di “Keter”: Una delle due vuole avere il controllo completamente (in qual caso questa fase è chiamata “Faraone” che vuole tenere la Luce dentro di sé), o l’opposto, che vuole somigliare a “Keter, ” la caratteristica di dazione.

Non abbiamo nessun controllo su questa fase, infatti non la intuiamo e non la sentiamo. Qui sono necessarie tutti i tipi di azioni pratiche! Non si tratta solo di sedere e meditare; la saggezza della Kabbalah non lo riconosce! Tutto questo non esiste! Puoi andare profondamente dentro di te, pensare che puoi avere tutti i tipi di intenzioni, ma tutte queste sono indagini interiori che sono determinate in definitiva dal lavoro preliminare e dal lavoro che ne consegue. Queste investigazioni sono obbligatorie solo per capire cosa ho ottenuto, quanto posso sentire quello che sono nel momento presente.

Allora, se noi vogliamo veramente evocare la Luce circostante su di noi, è necessaria un’azione; il risultato, l’influenza della Luce che da’ forma al corretto anelito del nostro desiderio nel suo ultimo aspetto. Come è scritto, “Il Creatore mette la preghiera nella mia bocca”. Anche se la persona non sta pensando a niente, ma meccanicamente effettua ciò che è necessario, alla fine, i suoi normali pensieri si trasformano in pensieri meravigliosi.

E il contrario è anche vero. Esiste il monito: “La sua saggezza è superiore alle sue azioni”. Questo non è consentito! Si ritiene che quando la saggezza di una persona supera i suoi atti, si uccide spiritualmente. Tutti tipi di filosofie, le intenzioni, i pensieri, che studiano dalla mattina alla sera non sono buoni. Il nostro mondo è un mondo di azioni. Ci troviamo nella fase finale del mondo di Assiya, tradotto come “azione”.
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Dal Congresso di San Pietroburgo “Giorno Due” 13.07.2013, Lezione 3

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Adesso o mai più

Dr. Michael LaitmanQuando usciamo per disseminare, e più in generale, durante tutto il giorno, dobbiamo preoccuparci con tutto il cuore della forza della nostra unione. Questa è la sola cosa che determina la forza della Luce, che passa attraverso di noi alla nazione di Israele ed al mondo. E’ come se stessimo cercando di tener su qualcosa, spaventati di lasciarlo cadere e rompere. Dobbiamo sempre tenere l’unità perché la Luce si riverserà solo attraverso di essa. Questa è la garanzia mutua.

Altrimenti le nostre parole saranno solo dei suoni vuoti. Cosa significa unirsi? Sedersi ed abbracciarsi gli uni con gli altri? Significa parlarne? Ne abbiamo parlato per anni, ma è forse servito a qualcosa? Forse ciascuno di noi deve essere messo al muro, con una pistola puntata alla testa per sentire il bisogno di unirsi?

Per voi, “unirsi” significa sedersi e parlare di quanto questo sia importante. Ma a me non piace sedermi e non mi diverto a parlare di queste cose.

Domanda: Allora come possiamo superare questi millimetri finali tra di noi? Ci sentiamo indifferenti, scollegati e abbiamo repulsione gli uni per gli altri. Tutte le persone giacciono nel loro angolo, nella loro propria nicchia, con i loro pensieri ed i loro piani. Ma noi non vogliamo tornare indietro, allora cosa dovremmo fare?

Risposta:Avete bisogno di un lamento di una preghiera.

Dovete capire che non ci sarà perdono, non ci sarà un’altra opportunità. Se volete ottenere il successo, allora questo è il momento. E se non siete all’altezza allora è meglio che ve ne andiate secondo le vostre vie separate. Almeno lungo quel cammino sarete sicuri di essere sulla via sbagliata e di non star facendo nulla per la correzione della vostra anima.

In questi casi, le parole non servono. Quando una persona sente il vero amore, non ne parla. Le persone non mettono in mostra le cose più vicine al loro cuore – le tengono segrete. Ecco perché non posso andare in giro ad urlare riguardo all’unità. E’ diverso quando ne parli scientificamente, anche se l’emozione non può essere comunque espressa visto che essa giace in livelli molto più profondi.

Ad ogni modo, adesso avete un’occasione unica e tocca a voi realizzarla. Da parte mia, vi ho dato tutto quello che era possibile e non posso fare più nulla per voi. Il pallino è dalla vostra parte. Se vi ritirate ora, il futuro di Israele ed il vostro proprio futuro dipenderà dal verdetto del superiore…

Non ci sarà nessun altro momento. Avete sempre aspettato il momento per fare questo lavoro. Ma questo non giungeva. Baal HaSulam ha detto a questo proposito: Colui che rifiuta l’occasione di questo momento se ne accorgerà qualche anno più tardi. Proprio in questo momento siamo semplicemente obbligati a lavorare 24 ore al giorno 7 giorni su 7, sostenere l’unità ad ogni occasione. Non c’è altra scelta. Questo deve essere il nostro solo obbiettivo personale e comune.

Lasciatemi perdere. Avete già tutto quello di cui avete bisogno, e quindi agite, se questo è quello che volete. E se non lo fate, non ho più nulla da aggiungere. Ci sono delle cose che un padre non può fare per il proprio figlio. Adesso è il vostro turno. Tutto dipende da voi.

Quello che è importante non è il materiale che distribuiamo od i discorsi che facciamo riguardo alla necessità di unirsi. Questo deve essere trasmesso in modo sincero da cuore a cuore. Spero che accetterete questa cosa e che lo sentirete sinceramente nel profondo. Spero che voi otteniate la preghiera, un lamento ed il supporto reciproco. In bocca al lupo!
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Dal discorso  su “L’importanza della Disseminazione” 3.08.2014

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Papa Francesco: “Dentro ad ogni Cristiano c’è un Ebreo”

Dr. Michael LaitmanNotizie (da Huffington Post): “Sottolineare i legami stretti tra Cristianesimo e Giudaismo e definire la negazione dell’Olocausto una “pazzia”, Papa Francesco ha detto ad un intervistatore che ‘dentro ad ogni Cristiano c’è un Ebreo’.

“In un’intervista a tutto campo pubblicata venerdì (13 giugno) sul giornale spagnolo La Vanguardia, il Papa ha detto che il dialogo tra due le fedi può talvolta diventare una “patata bollente”.

“’ Credo che il dialogo inter-religioso debba indagare le radici giudaiche della Cristianità e lo sviluppo Cristiano del Giudaismo’, ha detto Francesco. ‘Comprendo che sia una sfida, una questione che scotta, ma è possibile vivere come fratelli’.

La dichiarazione di Francesco sembra andare oltre quella del suo predecessore, San Giovanni Paolo II, che finì sulle prime pagine dei giornali nel 1986 per essere stato il primo Papa a far visita alla più importante sinagoga di Roma e ad aver dichiarato che gli Ebrei sono “i fratelli maggiori della fede Cristiana”

“’Ogni giorno, prego i salmi di Davide. La mia preghiera è ebraica, poi celebro l’Eucarestia, che è Cristiana’, ha aggiunto il pontefice Argentino”.

Il mio commento: Senza dubbio, l’ulteriore sviluppo dell’umanità verso lo scopo della creazione porterà le persone a prendere le distanze da tutte le religioni e le fedi del mondo. Inizieranno sempre di più a percepire la loro radice spirituale comune, che non è inserita in immagini terrene o in rappresentazioni che le religioni e le credenze impongono loro.

Questo porterà tutte le persone del mondo a sentire che solamente la Kabbalah esprime la vera rappresentazione della forza superiore. Aspirando ad avvicinarsi a questa forza, le persone si avvicineranno tra di loro.
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