Pubblicato nella 'Felicità' Categoria

L’Era dell’infelicità

Un recente articolo della società di analisi e consulenza globale Gallup ha rivelato che l’infelicità è in aumento in tutto il mondo. Secondo l’articolo, la situazione “è preoccupante perché l’infelicità è ora a un livello record. … Le persone provano più rabbia, tristezza, dolore, preoccupazione e stress che mai”. Pur ammettendo che la pandemia ha contribuito all’aumento dell’infelicità, l’articolo afferma anche che “in realtà, l’infelicità è in costante aumento da un decennio”. Gli studi dimostrano che la felicità dipende dai legami sociali. Statisticamente, le persone con legami sociali più forti e numerosi si sentono più felici, mentre gli introversi hanno maggiori probabilità di sentirsi infelici.

La correlazione tra felicità e legami sociali evidenzia un elemento fondamentale di tutto il creato. In ogni parte della realtà, la solidità, la vitalità e l’evoluzione dipendono dalle connessioni con l’ambiente. Ogni cambiamento che avviene in qualsiasi parte della realtà, avviene a causa di una qualche interazione con l’ambiente. Anche le connessioni apparentemente negative, come la fuga dai predatori, accelerano l’evoluzione.

Ciò che è vero per tutta la natura, è altrettanto vero per il nostro corpo. Il nostro corpo può sostenersi, nutrirsi, proteggersi da agenti patogeni e inquinanti e mantenersi sano e forte solo grazie alla miriade di connessioni tra le cellule e gli organi. La diversità di queste connessioni e il loro sostegno reciproco conferiscono al corpo forza, resistenza e vitalità.

L’unico posto in cui queste connessioni sono interrotte e difettose è la società umana. Tutte le altre comunità e tutti gli altri sistemi naturali funzionano in modo armonioso e le loro parti si completano e si sostengono a vicenda. Nel nostro caso, invece, non c’è sostegno reciproco né complementarità. Le nostre connessioni sono basate sullo sfruttamento e sul sopruso, e i nostri obiettivi non sono quelli di migliorare la nostra vita, ma di peggiorare quella degli altri.

Pertanto, tutti i fenomeni negativi riportati dal sondaggio Gallup, rabbia, tristezza, dolore, preoccupazione e stress, derivano dai legami corrotti e infranti tra di noi. L’era dell’infelicità che è iniziata è opera nostra. Se cambiamo il modo in cui ci relazioniamo gli uni con gli altri, ne usciremo in un’epoca in cui tutto ciò che attualmente percepiamo come negativo sarà invertito nel suo opposto positivo.

Le relazioni negative che attualmente prevalgono nella società diventeranno il substrato di una società che insiste sulla vicinanza e sull’interesse reciproco, poiché conosce il prezzo della noncuranza e del distacco. L’era dell’infelicità può diventare l’innesco di un’era di vera illuminazione, di conoscenza della natura e di apprendimento di come correggere la natura umana e rendere la vita bella per tutta l’umanità. In alternativa, se scegliamo l’inazione, l’infelicità diffusa può continuare a crescere e creare un’era di infelicità senza precedenti.

Il piacere supremo

Gli scienziati hanno scoperto che una formica esposta al calore durante un’attività con altre formiche si comporta come se non lo sentisse. Continua con tutte le altre formiche come se non sentisse nulla e cambia rotta solo quando tutte le formiche lo fanno. Lo stesso vale per molti stormi di uccelli, come gli storni, e per molti banchi di pesci. Non si seguono l’un l’altro, ma si muovono come se fossero un unico organismo composto da innumerevoli esemplari. Non so se lo fanno rilasciando ormoni o altro, ma il risultato è che sono completamente in sincronia l’uno con l’altro.

Gli esseri umani non possono sentire in questo modo. Ci è negata la capacità di fonderci completamente nella società; noi sentiamo sempre la nostra individualità. Inoltre, diamo priorità alla nostra soggettività rispetto alla società, quindi non possiamo connetterci con la mente collettiva con cui lavorano gli storni e i banchi di pesci.

Non riuscendo a percepire la mente collettiva, ci viene negata la comprensione e la percezione della realtà generale. È come se vivessimo in un mondo in cui non riusciamo a vedere oltre il nostro naso. Allo stesso tempo, proprio perché non siamo nati con una percezione integrale, guadagneremo infinitamente di più sviluppandola che essendo nati con essa. Otterremo non solo la mente comune, ma anche il pensiero che sta alla base del suo sviluppo, la differenza tra averla e non averla e anche il modo per aiutare gli altri ad acquisire anche questa coscienza.

Quando vediamo che esiste questo stato di coscienza collettiva, vogliamo raggiungerlo. Questo ci spinge a valorizzarla di più del nostro innato egocentrismo. Man mano che la nostra motivazione cresce, capiamo che possiamo raggiungere quello stato solo se lo preferiamo al nostro egoismo.

Una volta raggiunto questo stato, scopriamo un tipo di piacere completamente nuovo, il piacere ultimo. In questo tipo di piacere, ci sforziamo di non sentire noi stessi, ma la nostra esistenza comune, la nostra unità. Non si tratta di una sospensione del sé, ma dell’aggiunta di un nuovo sé che consiste e appartiene a ogni essere della realtà. Il nostro sé originario continua a esistere e se ne aggiunge uno nuovo.

Una volta acquisita questa coscienza collettiva, comprendiamo il vero significato dell’amore e del perché tutti lo desiderano. In questo amore, sentiamo i nostri sé separati e allo stesso tempo sentiamo gli sforzi di ognuno per elevarsi al di sopra del proprio sé e unirsi agli altri nell’amore.

Di fatto, in questo stato, lo scopo dell’ego cambia e il suo nuovo ruolo è quello di distinguere tra uno stato di odio e separazione e uno stato di amore e connessione. Più grande è l’ego, più grande è la gioia dell’amore, perché un ego più grande richiede un amore più grande per essere superato.

Alla fine del processo, un uomo sente l’egoismo assoluto dell’ego e allo stesso tempo sente l’amore assoluto che esiste nella coscienza collettiva. Ciò che i pesci e gli uccelli sentono istintivamente, noi possiamo sentirlo solo quando sviluppiamo l’amore per ogni virgola della Creazione. Questo amore supremo porta con sé il piacere supremo. L’amore definitivo che tutti desideriamo provare non è quello di essere amati in modo assoluto, ma quello di provare amore assoluto per gli altri. Quando lo sperimentiamo, scopriamo che tutto è amore assoluto.

Ridefinire la felicità e la sicurezza

Per molte persone la felicità è la sensazione di essere amate, accettate e sicure nel proprio ambiente sociale. Ci sentiamo sicuri quando abbiamo un’immagine positiva del futuro.  Una sensazione di ottimismo sul futuro ci dà una ragione per vivere. Se la perdiamo, ci sentiamo scoraggiati e a volte anche con tendenze suicide. Il futuro è più importante per noi del presente; illumina o oscura il presente, quindi è fondamentale capire come costruire un futuro sicuro, circondato da amore e amicizia.

Attualmente, per sentirci sicuri, ci circondiamo di polizze assicurative, fondi pensione e simili. Ma in fin dei conti, poche persone si sentono tranquille e sicure quando si tratta del futuro.

In passato, l’unità familiare era fonte di amore e sicurezza. Oggi, i legami familiari sono talmente spezzati che non possiamo più contare su di essi nei momenti di bisogno. Ci sentiamo soli, viviamo in un’epoca di estraneità e isolamento.

Invece di essere legati a una famiglia affettuosa, oggi siamo incatenati al mondo intero. L’umanità è diventata una rete globale in cui tutti si sentono collegati, influenzati e dipendenti gli uni dagli altri. È come se l’umanità fosse seduta su una barca alla deriva in acque tempestose; dipendiamo gli uni dagli altri per la nostra sopravvivenza, ma non ci sopportiamo e non vogliamo che gli altri a bordo vivano. In questo stato, ovviamente, ci sentiamo insicuri e non amati.

Questo stato può farci venire voglia di arrenderci, ma possiamo anche vederlo come una sfida, un trampolino di lancio per il prossimo livello del nostro sviluppo. Per farlo, dobbiamo invertire l’interdipendenza negativa che ci è stata imposta dalla realtà in una positiva, come i legami familiari che una volta sentivamo.

In tali relazioni non vogliamo annientarci a vicenda. Al contrario, vogliamo sostenerci e aiutarci a vicenda. Creando un sistema di reciprocità in cui tutti aiutano gli altri, si crea una società in cui tutti si prendono cura degli altri e si inizia a generare sentimenti di amore e sicurezza a livello sociale. Questo livello è molto più gratificante dell’essere amati solo da alcuni membri della famiglia; è una percezione completamente diversa della società, una sensazione di vicinanza a tutte le persone. È la felicità a un livello nuovo, più profondo e molto più forte.

In uno stato in cui tutti i membri della società si sentono vicini gli uni agli altri, ognuno contribuisce con le proprie capacità al bene comune e gode dei contributi degli altri. La società diventa un corpo i cui membri sono le sue cellule e i suoi organi: Ognuno di loro ha una funzione unica, ma tutti lavorano per lo stesso obiettivo con la stessa dedizione assoluta e lo stesso amore.

Siamo già interconnessi e interdipendenti. Non possiamo separarci dalle nostre connessioni, quindi la nostra unica scelta è di avanzare. Se ci opponiamo a questo processo, ci sentiamo sempre più spaventati e soli in un mondo in cui dipendiamo dai nemici. Se accogliamo il processo, ci sentiremo, come ho descritto, come cellule che lavorano in armonia per il benessere del corpo, al sicuro e amate da tutti. 

Per ridurre l’inquinamento dell’aria, lavoriamo da casa

Un recente articolo di Steve Cohen dell’Earth Institute della Columbia University illustra i vantaggi di preferire le auto elettriche a quelle con motore a combustione interna. Cohen riconosce che “la decarbonizzazione richiederà decenni e… alcune obiezioni saranno giustificate perché questi impianti avranno un impatto negativo sulla comunità”. Tuttavia, insiste: ” La tesi secondo cui i veicoli elettrici inquinano troppo non è convincente. Inquinano meno dei veicoli alimentati dal motore a combustione interna” e “questo è l’unico confronto che conta”.

Secondo me, stiamo guardando l’intera situazione dalla prospettiva sbagliata. Persino Cohen, un grande sostenitore delle auto elettriche, ammette che “vedremo un progresso man mano che renderemo la situazione meno grave, ma non risolveremo il problema”. Quindi, anziché cercare modi di minimizzare i danni mantenendo uno stile di vita dannoso, credo che dovremmo cambiare il nostro stile di vita, in modo da non creare il problema fin dall’inizio.

L’attuale stile di vita occidentale, promuove orari di lavoro molto lunghi e spesso lunghi viaggi per arrivare e tornare dal lavoro. Negli ultimi anni le cose hanno cominciato a cambiare, ma credo che non dovremmo aspettare, dobbiamo passare al lavoro da casa il prima possibile e rendere questa forma di lavoro il più possibile diffusa.

In Asia, dove le giornate e le settimane lavorative lunghe erano considerate la norma fino a poco tempo fa, ci sono già nell’aria dei cambiamenti. “Panasonic Corp si è unita a un piccolo, ma crescente, numero di aziende giapponesi che offrono al personale una settimana lavorativa di quattro giorni per incoraggiare un migliore equilibrio tra lavoro e vita privata”, scrive la società di media HRM Asia. Panasonic non è sola, ma “fa parte di una tendenza globale”, prosegue l’articolo, aggiungendo che in Giappone “un gruppo di legislatori sta discutendo una proposta per concedere ai dipendenti un giorno di riposo in aggiunta ai due giorni di pausa settimanali, per garantire il loro benessere”.

Anche la rivista Forbes, scrive che “la settimana lavorativa di quattro giorni sta prendendo slancio” e altri notiziari scrivono sempre di più riguardo questo fatto. 

Secondo me, dovremmo andare oltre la settimana lavorativa di quattro giorni. Credo che anche il lavoro che facciamo, dovrebbe essere svolto principalmente da casa.  Questo creerebbe meno traffico sulle strade, darebbe alle persone più tempo libero e orari flessibili anche nelle giornate lavorative, riducendo drasticamente l’impatto ambientale dell’industria automobilistica, che sia alimentata da motori elettrici o a combustione interna.  

L’industria automobilistica è solo un esempio. In quasi tutti i settori del lavoro umano, ci stiamo dando da fare più di quanto dovremmo, e tutti ne pagano il prezzo: noi, le nostre famiglie, la società e il pianeta. La produzione eccessiva e il lavoro eccessivo non aiutano nessuno e non ci rendono più felici.

Pensate a come ci sentiremmo se avessimo due ore in più di tempo libero al giorno, più o meno il tempo che impieghiamo per andare e tornare dal lavoro. Ora immaginate se lavorassimo solo quattro giorni alla settimana e da casa.

In breve, credo che dovremmo rallentare, dedicare più tempo alle cose che amiamo fare e alle persone a cui teniamo. Questo ci renderà felici, renderà la società più pacifica, aiuterà l’ambiente e aiuterà il mondo. In questi tempi difficili, tutti noi avremmo bisogno di un po’ di tranquillità.

L’amore significa amicizia e concessioni

Nei vecchi film e in molte produzioni della Disney troviamo il classico formato di una storia d’amore: una bella principessa giovane si trova nei guai, di solito viene catturata da un cattivo, un coraggioso cavaliere arriva a salvarla, lei si innamora di lui, si sposano e vivono felici e contenti. Ahimè, nella realtà, la principessa non è né bella né regale, il cavaliere né coraggioso né nobile e il matrimonio né felice né lungo. L’amore non è un’infatuazione: non è una cosa che semplicemente succede.  L’amore è una relazione, un processo per costruire un legame un passo alla volta. Solo le persone che hanno stretto un’amicizia per tutta la vita e sono state presenti l’una per l’altra possono dire di amarsi.

Ci piace ricordare le farfalle nello stomaco quando pensiamo all’innamoramento, ma questo non è una base per una relazione duratura. Se sentiamo le farfalle nello stomaco è più probabile che sia un mal di pancia piuttosto che l’amore reale. Una conoscenza superficiale è proprio questo: superficiale.  Non ha senso scegliere una persona con cui condividere la propria vita solo perché ci siamo divertiti insieme a una festa. 

Ci si può incontrare ovunque, anche a una festa, ma l’amore è qualcosa che si costruisce. Quando si è insieme da tanto tempo e si arriva ad un punto dove ci si fida del proprio compagno e ci si aiuta nel bisogno, e il proprio compagno si fida nello stesso modo, allora si può iniziare a pensare che sia amore.  

Ci sono due livelli di amore: Il primo è quello che ho appena descritto, che è fondamentalmente un forte legame emotivo fatto di amicizia e fiducia. Il secondo, più profondo, è quello in cui chi ama vive per compiacere l’amato e trae gioia da questo piuttosto che da soddisfazioni egocentriche.

Raggiungere questo tipo di amore richiede più della fiducia; richiede concessioni, concessioni sempre più profonde. “L’amore”, diceva il mio maestro RABASH, “è un animale che si nutre di concessioni reciproche”. Quando due persone cercano costantemente di fare ancora più concessioni per compiacere la persona che amano, il loro amore reciproco crescerà continuamente.

Pertanto, il segreto di una vita felice è continuare ad alimentare l’amore che avete l’uno per l’altro con concessioni, mettendo il vostro partner al primo posto e voi al secondo, al limite. Se vivete in questo modo, trascenderete il tempo, il vostro amore sarà infinitamente più forte alla fine che all’inizio, e non vi stancherete mai l’uno dell’altro o della vita.

Una vita senza uno scopo non è una vita

«Chi ha un perché per vivere può sopportare quasi ogni come», disse Friedrich Nietzsche.

 

Uno dei miei studenti ha visto il film Sopraffatti dalla vita, che racconta la storia di bambini rifugiati in Svezia che si isolano in una malattia simile al coma chiamata “sindrome da rassegnazione”, a causa delle incertezze del loro stato legale. Lo studente si è chiesto come mai i bambini sembrano “scegliere” la morte piuttosto che la vita, sebbene la paura della morte sia presumibilmente il sentimento più profondo e primordiale.

 

Penso che il mio studente non abbia compreso bene questo: la paura più profonda non è la paura della morte, ma, piuttosto, lo è la paura della vita o, più correttamente, la paura di una vita senza uno scopo!

 

Quando viviamo senza una ragione che sia superiore alla vita stessa, scendiamo in uno stato che è al di sotto della vita. Gli animali non si pongono queste domande; semplicemente esistono perché seguono i loro istinti. Quindi, per loro, l’esistenza è vita.

 

Gli esseri umani, d’altro canto, hanno bisogno di sapere perché fanno quello che fanno. Altrimenti, non hanno motivazione per agire e si verificano tutti i tipi di fenomeni regressivi, dall’abuso di droghe alla depressione, alla sindrome da rassegnazione e al suicidio. Il motivo per cui il suicidio e altri comportamenti autolesionistici sono così comuni tra gli uomini e così rari tra gli animali è che gli uomini hanno bisogno di un obiettivo, uno scopo nella vita, mentre gli animali no. Una vita senza scopo è peggio della morte, quindi le persone preferiscono la morte alla mancanza di scopo.

 

Tuttavia, la sensazione di non avere uno scopo nella vita è un motore potente. Ci fa mettere in discussione tutto. Le più grandi scoperte dell’umanità sono state fatte quando le persone cercavano risposte alla vita.

 

Oggi le persone sembrano avere tutto ciò di cui hanno bisogno per condurre una vita fantastica, ma non hanno un motivo per vivere. Pertanto, si chiedono a cosa serva la vita.

 

Questa domanda è la domanda più essenziale che si possa porre, poiché la risposta non è dentro di noi, ma tra di noi. La ragione della nostra esistenza è il nostro valore nella rete che comprende tutta l’umanità. Ognuno di noi è una parte unica di questa rete, nessuno può riempire il vuoto che si crea quando uno di noi manca. Maggiore è il nostro contributo alla forza della rete, maggiore è il nostro valore come individui.

 

Per questo oggi sociologi e psicologi stanno scoprendo che la chiave della felicità è la qualità dei nostri legami sociali. Solo quando abbiamo legami sociali positivi, quando ognuno di noi realizza il proprio potenziale a beneficio dell’intero ecosistema umano, solo allora siamo veramente felici e allo stesso tempo apportiamo un contributo alle nostre comunità, ai nostri paesi e al mondo.

 

Possiamo costruire una società equilibrata, i cui membri sono contenti e felici, senza sfruttare le altre persone o l’ambiente, solo quando ognuno di noi si prende cura degli altri e trova la propria felicità nella connessione con loro, in questo senso tutti noi possiamo realizzare il nostro potenziale personale a beneficio della collettività e del mondo intero.

 

Didascalia della foto:
John Haptas e Kristine Samuelson, nominati all’Oscar per il miglior soggetto documentario per “Life Overtakes Me”, uscito in Italia col titolo: “Sopraffatti dalla vita”, posano durante un ricevimento all’Academy of Motion Picture Arts and Sciences a Beverly Hills, California, Stati Uniti, 4 febbraio 2020. REUTERS/Mario Anzuoni

Buy Nothing Day o Black Friday? Nessuno dei due

Il “non comprare nulla day” è un giorno di protesta contro il consumismo. Si è tenuto il giorno dopo il Ringraziamento, in opposizione al Black Friday. 

La mia opinione è che  la protesta non porta a nulla perché lo shopping riempie un vuoto che ci rende felici per poco. Se chiedete a me, vi dirò: “Aprite i negozi e lasciate che la gente prenda ciò che vuole”. In questo modo ci renderemo conto di che animali siamo e potremo considerare seriamente di fare qualcosa per la nostra natura. 

Da un lato sono felice che la gente abbia così tanto denaro da spendere. Dall’altro lato, spendere mi sembra ridondante. Se ho bisogno di qualcosa non aspetto il giorno dello shopping per comprarla, probabilmente non ne ho veramente bisogno.

In altre parole, penso che questi giorni avvantaggino soprattutto i negozianti e forse l’economia in generale.  

Sono certo che non vi sia realmente bisogno della maggior parte delle cose che si acquistano nel giorno del Black Friday o in altri giorni simili.

I giorni dello shopping aiutano le persone a dimenticare il vuoto interiore, ma, se  amassero veramente la vita, non ne avrebbero bisogno. Ancor peggio acquistare cose di cui non abbiamo bisogno ci dà una gioia molto scarsa e di breve durata e il vuoto che rimane dopo, diventa ancora più profondo e oscuro.

Se vogliamo un piacere duraturo, che aumenta più ne riceviamo e nel quale anche la sua assenza risulta piacevole, abbiamo bisogno di un tipo di piacere molto diverso. L’unica cosa che può darci una tale sensazione è il piacere di dare alle persone che amiamo.

Pensate a una madre e ai suoi figli: più loro hanno, più lei è felice. Quando vuole dare loro qualcosa ma non può, non soffre come facciamo noi quando non abbiamo qualcosa che vogliamo. Semplicemente aspetta il momento in cui potrà incontrarli e ricoprirli del suo amore.

Sembra irragionevole che ci sentiamo così nei confronti degli estranei, ma li percepiamo così solo perché non ci rendiamo conto di quanto siamo tutti interconnessi. Cosa succederebbe se incontraste un perfetto estraneo che non vi piace, ma dopo un po’ di tempo vi rendeste conto che l’estraneo è in realtà un vostro fratello o sorella perduto da tempo?

La nostra vicinanza reciproca ci è nascosta, ma è ancora più stretta della parentela. Siamo letteralmente lo stesso corpo, lo stesso organismo i cui organi sono inconsapevoli di essere collegati.

Possiamo sentire la nostra connessione, ma dobbiamo essere disposti a farlo. Attualmente, ci nascondiamo dietro muri di alienazione e freddezza, presumibilmente per proteggerci dagli estranei. In verità, neghiamo a noi stessi il valore della connessione e la gioia che ne deriva.

Gradualmente, mentre i problemi attanagliano il mondo, impareremo che siamo connessi, che ci piaccia o no. Quando riconosceremo la nostra connessione, scopriremo che non è una maledizione, ma una benedizione. Troveremo che è qui che si trova la nostra vera forza e che solo il nostro ego ci ha impedito di vederlo. Allora impareremo a gioire nel dare, e i Black Friday, non saranno che deboli ricordi di tempi bui in cui lo shopping era la nostra definizione di felicità.

Didascalia della foto:
Un gruppo di attivisti di Extinction Rebellion cammina lungo la strada commerciale più trafficata, mentre tiene in mano striscioni contro il Black Friday e il fast fashion, durante una sfilata di moda organizzata da XR, contro il Black Friday ad Amsterdam, il 27 novembre 2021. (Foto di Romy Arroyo Fernandez/NurPhoto)
Didascalia della foto:
Gli acquirenti aspettano in fila per entrare nei negozi mentre iniziano le vendite del Black Friday a The Outlet Shoppes of the Bluegrass a Simpsonville, Kentucky, Stati Uniti, 26 novembre 2021. REUTERS/Jon Cherry

Abbiamo rinunciato alla felicità?

Uno studente mi ha raccontato di un nuovo studio che afferma che il coronavirus non sia più la prima preoccupazione mondiale.  A quanto pare, è stato superato da povertà e disoccupazione. Oltre a questi tre elementi, il mondo è preoccupato, secondo il rapporto, per il crimine, l’educazione, il cambiamento climatico e l’immigrazione. A me l’umanità sembra così confusa e spenta che non credo si preoccupi più di nulla.  Questo non perché i problemi siano troppi, ma perché non c’è alcun obiettivo da raggiungere.  Senza obiettivi, non ci sono aspirazioni; se non ci sono aspirazioni, non c’è nulla per cui vivere. 

Si potrebbe discutere che l’obiettivo di ogni persona è di essere felice e questo è vero, ovviamente. Tuttavia, quando tutti abbiamo la nostra idea di felicità e solo la nostra felicità in mente, ognuno va per la sua strada e finisce per essere infelice, esausto, e alla fine rinunciamo del tutto alla felicità. 

Quindi, il primo elemento che dobbiamo definire è ciò che riteniamo sia la cosa più importante nella vita e come vogliamo ottenerla. In seguito, possiamo individuare ciò che ci aiuterà o ci ostacolerà nel raggiungimento dell’obiettivo. 

Il nostro primo compito è riconoscere che il mondo intero è interconnesso, come dimostrano le numerose crisi globali. La felicità personale che non prende in considerazione la felicità degli altri è  una prerogativa che non non è più possibile avere. Pertanto, dobbiamo arrivare alla definizione della felicità come felicità di ogni persona, o almeno dovremmo provare a farlo. Soltanto se avanziamo in questa direzione potremmo fare dei veri progressi verso la felicità, dato che avremo il supporto dell’intera società. 

Una volta che ci saremo resi conto che questo dovrebbe essere il nostro obiettivo e cominceremo a lavorare per questo, le cose miglioreranno non solo per le persone, ma per l’intero pianeta. Se siamo convinti di doverci occupare del benessere di tutte le persone, allora dobbiamo fare in modo che non soffrano per l’inquinamento, che abbiano acqua e aria pulite, che abbiano energia sufficiente e cibo sano e che la loro salute, la loro casa e la loro educazione siano tutelate. Di conseguenza, bilanceremo il nostro consumo di risorse e useremo solo ciò che è necessario, per il benessere di tutti gli altri.

Non avremo bisogno di regolamenti e conferenze in vista delle quali i leader mondiali si spostano in jet che inquinano l’atmosfera, per fare discorsi vuoti. Ci regoleremo da soli grazie alla consapevolezza che la nostra stessa felicità dipende dalla felicità di tutti gli altri.  In altre parole, raggiungeremo la sostenibilità e costruiremo una vita felice per noi stessi se ci focalizziamo non sulla prevenzione dell’inquinamento e la riduzione delle emissioni, ma sulla considerazione reciproca e la cura per gli altri. Questo è l’unico modo per trovare sostenibilità e felicità nel mondo di oggi.

Il compleanno più triste è diventato il più felice

Lasciate che vi racconti una storia vera che ha un messaggio importante per noi. Halleli, una bambina di quattro anni di Gerusalemme con bisogni speciali, voleva festeggiare il compleanno con i suoi amici dell’asilo. I suoi amorevoli genitori organizzarono tutto: il posto, il cibo, i dolci, un clown per intrattenere gli amici e varie attività divertenti che tutti i bambini amano fare. Tutti gli amici dell’asilo avevano promesso che sarebbero venuti e Halleli non vedeva l’ora di festeggiare con loro. Ma quel giorno si presentò solo una bambina. Le caramelle, il clown e i giochi rimasero lì, intatti e indesiderati.

Il giorno dopo, col cuore spezzato, la bambina si rifiutò di andare all’asilo. I suoi genitori erano fuori di sé dal dolore e dalla preoccupazione per la loro bambina e non sapevano come confortarla. Nella sua angoscia, il padre di Halleli postò sui social media quello che era successo e le cose presero una brusca svolta per il meglio.

Un uomo del quartiere che lesse il post fu sopraffatto dall’emozione. “Anch’io ho dei figli”, aveva pensato. “E se fosse stata mia figlia?”. Così sentì di dover fare qualcosa per donare a quella bambina un’esperienza che avrebbe lavato via la sua tristezza. Decise di organizzarle la festa di compleanno migliore della sua vita.

Setacciò il quartiere e disse a tutti di Halleli, che stava organizzando una festa di compleanno per lei e chiese a tutti di partecipare. Qualche giorno dopo, Halleli fece la sua festa. Questa volta, centinaia di bambini con i loro genitori si presentarono per rendere felice la bambina nel suo giorno speciale. I suoi genitori erano felicissimi e grati oltre ogni dire nei confronti del gentile sconosciuto, e per quanto riguarda Halleli, il suo viso era più luminoso del sole.

Questa storia non ci parla solo della gentilezza umana. È un segnale d’allarme. Dimostra quanto possiamo essere senza cuore e forse anche crudeli se non siamo organizzati e galvanizzati in un’azione positiva. Dimostra anche l’immenso potenziale che troviamo nello stabilire la responsabilità reciproca nella società. Quando persone che non si conoscono si aiutano a vicenda perché questo è il valore con cui vivono, non c’è fine a ciò che una tale società può raggiungere.

Il popolo ebraico divenne una nazione quando dei completi sconosciuti trovarono le parole del loro maestro Abramo, abbastanza convincenti da essere messe in pratica. I suoi insegnamenti sulla gentilezza e la misericordia come chiave per risolvere i problemi della società colpirono una corda nel cuore dei suoi ascoltatori e si unirono al suo gruppo. Questo è il motivo per cui la responsabilità reciproca e “ama il tuo prossimo come te stesso” sono i principi del giudaismo, leggi sociali che si riferiscono non a Dio ma al nostro prossimo.

Oggi, nel tempo in cui l’alienazione permea ogni angolo della società umana, abbiamo un disperato bisogno di responsabilità reciproca e di cura per gli altri. Queste sono le uniche qualità, gli unici valori che possono impedire che la società umana crolli del tutto. Proprio come Abramo aveva capito che il rimedio ai mali sociali della sua patria era la cura per gli altri, tutti noi dobbiamo ora renderci conto che la cura per la mancanza di cuore non è cambiata dai tempi antichi. L’unica differenza è che l’alienazione si è diffusa ora in tutto il mondo.

L’umanità deve fare oggi quello che fecero gli antichi Ebrei: unirsi attraverso le divisioni e stabilire l’amore per gli altri dove oggi non c’è altro che odio. Forse storie commoventi come quella del compleanno di Halleli ci aiuteranno a capire che la responsabilità reciproca non è una nozione nobile e irreale, ma un passo imperativo che dobbiamo fare per assicurare la nostra sopravvivenza come società funzionante.

Possiamo elevarci al di sopra di noi stessi?

Stiamo vivendo tempi così tesi che sembriamo  seduti su una bomba che sta per esplodere. Stiamo discutendo su Covid, politica, razza e genere. Sembra che non ci sia nulla su cui possiamo essere d’accordo. Peggio ancora, sembra che semplicemente non possiamo essere d’accordo. Ma c’è una soluzione: Lasciamo perdere l’odio e ci eleviamo al di sopra di esso. Lì, in quel livello superiore, troveremo unità e pace.

L’idea non è nuova. Il primo ad esprimerla fu Re Salomone, che scrisse: “L’odio suscita discordia e l’amore copre tutti i crimini” (Proverbi 10:12). Poiché ognuno di noi ha un carattere e una natura unici, abbiamo tutto il diritto di pensare in modo diverso dagli altri. Tuttavia, in cima a tutte le opinioni diverse, ci deve essere l’amore che copre tutti come una coperta che ci riscalda tutti insieme.

Discutiamo con tutti. Litighiamo con i nostri coniugi e partner, con i nostri figli, con i nostri coetanei e colleghi di lavoro, e a volte litighiamo con il cameriere. Ma quando c’è amore, non odiamo i nostri interlocutori, semplicemente non siamo d’accordo con loro. Il punto non è concentrarsi sui disaccordi, ma su come ci sentiamo verso gli altri e cercare di vedere come possiamo arrivare a prenderci cura di loro. Se lo facciamo, i nostri diversi punti di vista genereranno una maggiore saggezza e comprensione per tutti noi.

Il progresso non arriva quando c’è similarità di opinioni. Arriva quando ci sono opinioni diverse tra persone vicine. In quello stato, possono beneficiare dei vari punti di vista e sviluppare una prospettiva più completa e una comprensione più profonda di qualsiasi cosa stiano facendo. In un certo senso, dobbiamo diventare multistrato: alla base c’è il disaccordo, e sopra di esso, la cura. Poi, sopra l’attenzione, emerge un nuovo disaccordo, e sopra quello costruiamo un altro strato di attenzione e preoccupazione.

Coloro che sono stati con lo stesso partner per molto tempo sanno come ci si sente. Avete litigato e fatto pace così tante volte che niente potrà rompere il vostro legame; è troppo forte. E perché è così forte? È fatto di innumerevoli strati di discussioni e dell’amore che è stato costruito sopra di esso. Ogni volta, il litigio era più intenso, e così l’amore che è stato costruito sopra di esso era altrettanto potente. Alla fine, diventa un amore tale che non potrà essere sconfitto dall’odio.

Questo è ciò che dobbiamo costruire tra tutti, in tutta la società. Non accadrà in un giorno, ma non c’è scampo perché altrimenti la nostra società si disintegrerà con conseguenze terrificanti. Perciò, prima cominciamo, meglio è. E il modo migliore per iniziare è dare l’esempio.

Quindi, possiamo elevarci al di sopra di noi stessi? Non lo so ancora, ma so che dobbiamo provarci.