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Come possiamo prendere delle decisioni sicure e corrette?

Possiamo prendere delle decisioni sicure e corrette se abbiamo la consapevolezza del loro successo in anticipo, osservando il presente dal futuro.

Quindi dobbiamo anticipare e prevedere il risultato. Le decisioni servono a questo: per il futuro. Noi immaginiamo lo stato futuro e prendiamo delle decisioni.

Dopo aver preso una decisione, dobbiamo controllare noi stessi e bloccare definitivamente la decisione, poi passare all’azione. Altrimenti ogni minuto che passa è un ritardo.

Valutare una decisione è un aspetto necessario per prenderne una corretta, poiché non deve dipendere dal nostro stato d’animo momentaneo o da diverse condizioni. Dovrebbe essere piuttosto una decisione normale e risoluta e poi dobbiamo agire secondo essa.

Dopo aver agito secondo le nostra decisione, potremmo giungere alla conclusione che era sbagliata. In questo caso non c’è niente da fare e nessuno da biasimare. È molto importante non biasimare se stessi in nessuna circostanza.

Come possiamo evitare di cadere nel colpevolizzare noi stessi? Possiamo farlo attribuendo l’intero processo alle leggi che governano la natura, che agiscono in ogni azione, pensiero e desiderio.

Questa è la regola d’oro del prendere decisioni. Dopo la nostra valutazione, decisione e azione, il resto dipende dalla forza della natura che agisce nelle nostre vite. La natura è il risultato. Non c’è niente da rimpiangere perché il risultato è stato deciso al di fuori dei confini della nostra percezione e del nostro controllo.

La natura quindi opera su di noi fin dall’inizio, e finiamo per capire che non siamo stati noi a valutare, rivalutare e decidere, ma la natura ha agito su di noi per tutto il tempo. Non abbiamo quindi nulla di cui pentirci nella nostra vita, perché tutto è organizzato dalle leggi della natura che operano oltre la portata della nostra mente.  

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.  

Riflessione sulla Giornata Internazionale della Donna: Le donne come architetti dell’armonia e della pace nel mondo

Nella struttura spirituale delle dieci Sefirot, la profondità del desiderio nella qualità femminile di Malchut determina il tipo di intenzione da dare (schermo e luce riflessa) al desiderio, che lo connette all’intero sistema spirituale.

Per noi, oggi, questo significa, su scala globale, che il successo del nostro passaggio dall’attuale percorso evolutivo in deterioramento, che porta tutti a un groviglio sempre maggiore di problemi, a un percorso che eleva la coscienza umana a uno stato unificato superiore, che porta all’armonia e alla pace nel mondo, dipende in gran parte dalle donne.

Se le donne vogliono, chiedono ed esigono l’elevazione dell’umanità a uno stato unificato superiore, allora vedremo aprirsi un mondo completamente nuovo e positivamente connesso.

Spero quindi che in questa Giornata internazionale della donna, le donne di tutto il mondo si prendano un momento per apprezzare la loro opportunità di influenzare l’umanità verso la transizione a uno stato più unificato, armonioso e pacifico.

Dopo una lunga evoluzione attraverso i desideri individuali di sopravvivenza (cibo, sesso e famiglia) e di sviluppo sociale (denaro, onore, controllo e conoscenza), ci troviamo ora nell’ultimo stadio evolutivo dell’umanità: quello dello sviluppo spirituale. Oggi, più sviluppiamo il nostro desiderio spirituale di riunirci come umanità armoniosamente connessa, più attireremo a noi questo stato, ponendo fine alla miriade di conflitti e dolori che il nostro sviluppo egoistico comporta e passando a un livello superiore di esistenza pieno di bontà e abbondanza.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.  

 

L’atteggiamento influenza il comportamento?

C’è un’allegoria che narra di un saggio che sedeva alle porte della città mentre passava un uomo. L’uomo si rivolse al saggio e gli chiese: “Dimmi, che tipo di persone vivono in questa città, buone o cattive?”.

Il saggio rispose: “Parlami della città da cui vieni, che tipo di persone ci vivono?”

“Sono malvagi, crudeli ed egoisti” rispose l’uomo.

“Le stesse persone vivono qui” rispose il vecchio, e l’uomo se ne andò.

Più tardi, un altro uomo si avvicinò alle porte. Fece la stessa domanda. Il saggio rispose allo stesso modo: “Che tipo di persone vivono nella tua città?”

L’uomo rispose: “Mi sono rimasti molti amici in città,  le persone lì sono buone e gentili”.

Il vecchio disse: “Troverai le stesse persone qui.”

In generale, il tipo di persone e i loro comportamenti nelle nostre vicinanze dipendono da noi. Cioè, il primo uomo ha dichiarato di aver visto persone cattive e gli è stato detto che lo stesso lo avrebbe atteso nella nuova città. Se avesse visto persone buone, allora avrebbe trovato persone altrettanto buone nella nuova città.

Come funziona questo meccanismo? Si basa sul nostro atteggiamento nei confronti della società. Il modo in cui ci rapportiamo alla società è il modo in cui ci sentiamo. Anche se le persone ci odiano, perché ci odiano? L’odio non appare dal nulla. È piuttosto il risultato del nostro comportamento. Pertanto, se vediamo persone che ci odiano, dovremmo fare un’introspezione per capire il perché di questo comportamento. Senza questa introspezione, non facciamo altro che giustificarci.

Tuttavia, dovremmo aspirare a trovare sentimenti positivi in noi stessi e gli stessi negli altri. Pertanto, se scopriamo perché gli altri ci odiano, dentro di noi, e cerchiamo di cambiare qualcosa di noi stessi, scopriremo che gli odiatori stessi cambieranno. Un altro modo di dire è che se cerchiamo di aiutare, sostenere e incoraggiare tutti coloro che ci circondano, allora vedremo cambiamenti positivi anche in loro.

Tutti noi abbiamo un’indole egoistica, che privilegia il proprio tornaconto rispetto a quello degli altri, ma possiamo cercare di mostrare esempi di un atteggiamento al di sopra dell’egoismo, con il quale cerchiamo di capovolgere le nostre priorità per favorire soprattutto gli altri.

Tuttavia, cosa succederebbe se ci infuriassimo per un certo atto di odio nei nostri confronti e volessimo rispondere di conseguenza? Il consiglio è di non farlo, ma di lasciare che la rabbia si spenga dentro di noi. Potrebbe sembrare forzato, perché nonostante il fatto che vorremmo rispondere con la nostra rabbia, non lo facciamo. Alla fine, però, non reagire in una situazione del genere avrà un risultato migliore.

Si dice che se reprimiamo questi sentimenti di rabbia e non reagiamo in queste situazioni, allora tutta la rabbia si ripresenta molto più duramente in altri modi in seguito. Ma questo accade quando non ci sforziamo di elaborare la situazione comprendendo come la natura sta operando attraverso di essa. Se ci applichiamo con costanza a questi esercizi, allora prevarranno risultati più armoniosi e pacifici nei comportamenti umani, grazie al progresso verso atteggiamenti umani più maturi.

Dovremmo quindi sviluppare l’abitudine all’esame di coscienza e all’introspezione per sviluppare un atteggiamento maturo nei confronti delle persone, in cui impariamo a perdonarle, e poi vedremo come la vita funzionerà in modo molto più positivo.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.  

Semafori, vigili stradali e il potere superiore

Prima dell’invenzione dei semafori che regolano il movimento dei veicoli, c’erano i vigili urbani a dirigere il traffico agli incroci. Molte persone erano arrabbiate e piene di lamentele nei confronti degli agenti. A volte le persone chiedevano loro dei favori a causa di alcune circostanze che stavano affrontando, e il vigile cambiava l’ordine a suo piacimento, accontentando alcuni e scontentando altri.

Tuttavia, al giorno d’oggi, in cui i vigili urbani si sono trasformati in semafori che non hanno pensieri o possibilità di essere influenzati, tutti accettano ciò che i semafori stabiliscono. Nessuno si arrabbia con i semafori né li implora per ottenere favori. I semafori sono come la natura che opera secondo una legge che non ha pietà.

L’analogia è che chi non crede in un potere superiore pensa che il mondo sia guidato dai “semafori”, cioè dalle forze cieche della natura, e che non abbia senso rivolgersi a loro con particolari lamentele, richieste o pretese. Al contrario, chi crede in un potere superiore si rivolge ad esso con le proprie lamentele, richieste ed esigenze, chiedendo aiuto per organizzare la propria vita secondo ciò che ha senso per lui.

Tuttavia, dovremmo rivolgerci al potere superiore non per aggiustare la nostra vita, ma per aggiustare i nostri cuori in modo che acquisiscano la stessa intenzione di amare e dare che il potere superiore ha verso di noi. In altre parole, possiamo avanzare diverse richieste al potere superiore, ma quella che viene ascoltata e accolta è quella di invertire il nostro amore per noi stessi con l’amore per gli altri, perché è questa la richiesta che ci porta all’equilibrio e all’equivalenza di forma con il potere superiore.

Per fare quella richiesta, il potere superiore ci ferma in vari incroci della vita con una varietà di messaggeri. A volte sono agenti di polizia stradale e altre volte semafori, e a noi resta la scelta di cercare il nostro atteggiamento ottimale e la nostra migliore richiesta in ogni circostanza.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.

L’allegoria dell’aquila, il coniglio e la volpe.

Un’aquila era seduta su un albero e si riposava senza fare nulla. Un coniglietto vide l’aquila e chiese: “Posso sedermi come te e non fare nulla?”. “Certo, perché no?”, rispose l’aquila. Il coniglio si sedette sotto un albero e cominciò a riposare. All’improvviso apparve una volpe che afferrò e mangiò il coniglio. Morale della favola: Per sedersi e non fare niente, bisogna sedersi molto in alto (Favola, fonte sconosciuta).

Tuttavia, questa non è una soluzione poiché anche l’aquila ha i suoi problemi, come i nemici dai quali deve difendersi. Nessun essere vivente può esistere senza preoccuparsi di nulla.

Possiamo veramente essere in assoluto riposo e pace solo quando non siamo più in vita. La forza superiore della natura è una forza di amore e dazione che è in completo riposo. Per noi, tale stato è la morte, perché per raggiungerlo dobbiamo uccidere il nostro egoismo, il nostro desiderio di godere solo per il proprio tornaconto.

Il nostro intero processo evolutivo ci porta a un punto in cui dovremo uccidere la nostra intenzione egoistica di ottenere benefici per noi stessi, al fine di elevarci al grado di forza superiore.

Siamo come il coniglio nell’allegoria. Non possiamo essere in riposo e dobbiamo stare in guardia dai pericoli che ci minacciano da ogni lato. Ma il pericolo esiste perché siamo attaccati dal nostro egoismo. Quindi, per non essere come il coniglio nell’allegoria, dobbiamo sapere esattamente cosa ci aspetta, cosa dobbiamo sacrificare e come essere liberi. Cioè, dobbiamo imparare la natura del nostro mondo e del mondo superiore e i percorsi di transizione da uno all’altro.

Si tratta di un processo educativo piuttosto complicato che ci richiede di rimodellare noi stessi nel percorso, diventando così  persone del mondo superiore.

La pace nel mondo superiore inizia con il soddisfacimento della condizione “ama il tuo prossimo come te stesso”. Questo può essere considerato l’apice dell’aquila. In altre parole, possiamo permetterci un riposo iniziale minimo se accettiamo la legge “ama il tuo prossimo come te stesso” anche solo teoricamente.

Accettare “ama per il prossimo tuo come te stesso”, almeno in linea teorica, significa iniziare a cercare modi per dominare questa condizione, cercando di uscire e di elevarsi al di sopra della nostra natura egoistica.

Che ci piaccia o no, la natura ha un suo piano per noi, per svilupparci fino a raggiungere uno stato di connessione comune, legati insieme da vincoli d’amore. Poiché ci stiamo sviluppando a questo livello per un obbligo imposto dalla natura, dobbiamo comunque prepararci a passare a quel livello.

L’umanità sta cominciando a rendersi conto che siamo lontani da quello stato ideale. Dobbiamo aumentare la nostra comprensione di come la necessità di raggiungere la condizione di “ama il tuo prossimo come te stesso” sia davanti a noi,  poi possiamo compiere un passo razionale in quella direzione.

Ci saranno molte interferenze da tutte le parti, ma possiamo superarle se ci rapportiamo a noi stessi non come miliardi di individui separati e in competizione tra loro, ma come un insieme unificato.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.  

Sei d’accordo con Elon Musk e altri leader tech che chiedono una pausa nello sviluppo dell’intelligenza artificiale avanzata? Perché o perché no?

Non sono d’accordo sul fatto che dovremmo sospendere lo sviluppo dell’IA. In questo modo non otterremo nulla e, in generale, i progressi continueranno.

A un livello più profondo, riceviamo l’opportunità di creare la tecnologia IA in modo da iniziare a lavorare su noi stessi. Più sviluppiamo tale tecnologia, più svolgerà il lavoro che svolgevamo in precedenza, e questo ci darà più tempo e spazio per lavorare su noi stessi.

Cosa significa “lavorare su noi stessi”?  Significa cambiare la nostra natura da egoistica ad altruistica.

La nostra natura innata è un desiderio egoistico di godere solo per il proprio vantaggio personale, il che ci rende opposti alla qualità altruistica della natura. L’evoluzione ci porta gradualmente a uno stato in cui abbiamo bisogno di invertire la nostra natura e scoprire una vita nuova, armoniosa e pacifica nella qualità donatrice della natura.

Il progresso tecnologico, la semplificazione del lavoro umano e il suo passaggio alle macchine avvengono in modo tale che alla fine possiamo smettere di lavorare sulle macchine e iniziare a lavorare su noi stessi.

Il motore di ciò che consideriamo progresso umano è il nostro crescente desiderio egoistico di godere, che ci porta a cercare continuamente di rendere la nostra vita più confortevole nel corso delle generazioni. Ci stiamo evolvendo verso la consapevolezza che l’egoismo è una forza malvagia che la natura ha creato apposta per mostrarci il proprio lato altruistico, e tale consapevolezza ci porterà a invertire l’ego nella sua prossima forma altruistica: la qualità dell’amore e della dazione. In generale, sono favorevole a tutto lo sviluppo che ci porta gradualmente a questa trasformazione dall’egoismo all’altruismo.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.  

Come Possiamo Rendere Prezioso Ogni Momento della Nostra Vita?

C’è un racconto di Alan Mayer intitolato “Sfortuna”.

Mi sono svegliato avvolto da un dolore lancinante in tutto il corpo. Ho aperto gli occhi e ho visto un’infermiera vicino al letto.

“Mr. Fujima”, mi ha detto, “Lei è stato fortunato ad essere sopravvissuto al bombardamento di Hiroshima due giorni fa. Ma ora è salvo qui in questo ospedale.”

Debolmente, ho chiesto: “Dove sono?”

“Nagasaki,” mi ha risposto.

E Nagasaki fu bombardata alcuni giorni dopo.

Oggi si ha la sensazione di non poter essere al sicuro da nessuna parte. Stiamo vivendo l’esperienza di ogni giorno con la consapevolezza che ogni momento potrebbe essere l’ultimo.

Sebbene possa sembrare negativo, per quanto riguarda lo sviluppo verso la nostra forma di esistenza più elevata e unificata, in realtà è uno stato molto positivo.

Perché? Perché ci porta a valutare accuratamente noi stessi e la nostra vita. Possiamo poi sfruttare al meglio ogni singolo momento della nostra vita in maniera preziosa, come se fosse l’ultimo. L’umanità non ha mai vissuto in uno stato tale su una scala di massa e oggi il nostro sviluppo ci sta conducendo a questo punto.

Ma cosa significa vivere ogni momento come se fosse l’ultimo? Significa che dovremmo abbandonarci al flusso della vita, lasciando che siano le leggi della natura a guidare il nostro movimento in avanti.

Possiamo quindi vivere ogni momento a beneficio degli altri, senza concentrarci su ciò che sarà nei prossimi momenti, ma piuttosto su come possiamo beneficiare al massimo gli altri in quello attuale.

La vita stessa è un momento tra il passato e il futuro.

Vivere in questo modo dipende da quanto riusciamo a scavare in profondità in noi stessi e da quanto riusciamo a staccarci dalla corporeità.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.   

La nostra percezione può cambiare?

Percepiamo la realtà attraverso i nostri sensi animali: vista, udito, olfatto, gusto e tatto. Per percepire di più, dobbiamo esplorare i limiti dei nostri cinque sensi, penetrando in un campo onnipresente che esiste al di fuori di noi.

Abbiamo creato vari dispositivi tecnici per ampliare i nostri sensi, come telescopi, microscopi e macchine a raggi X. Tuttavia, non ci permettono di percepire al di là dei nostri sensi perché noi, i loro utilizzatori, traduciamo le loro ampie gamme nei limiti della nostra comprensione. Altrimenti, non comprenderemmo cosa accade con questi dispositivi. Non superiamo quindi i confini dei nostri sensi.

Ciò non significa, tuttavia, che dobbiamo continuare a cercare di inventare nuovi dispositivi. Al contrario, dovremmo migliorare e ampliare noi stessi.

La saggezza della Kabbalah insegna che l’indagine sul significato della vita indica la necessità di ampliare la percezione dei nostri cinque sensi. Non significa ampliare la gamma di frequenza di ciascun organo sensoriale. Piuttosto, significa entrare in un nuovo campo di qualità e forze.

Per potenziare radicalmente la nostra percezione, dobbiamo passare dal ricevere al dare, entrando in contatto con l’ambiente al di fuori dei nostri sensi.

Comprendendo che i nostri sensi ci limitano, legandoci al nostro corpo animale, come possiamo ignorare il nostro corpo e sentire la vita al di là di esso? Come possiamo sperimentare la vita senza essere disturbati dal nostro corpo? Se lo facciamo, allora possiamo discutere dell’esistenza oggettiva di qualsiasi cosa ci sia là fuori. È proprio su questo che si concentra la saggezza della Kabbalah, ignorando ciò che il nostro corpo percepisce.

La Kabbalah respinge così varie narrazioni di visioni e suoni fuori dall’ordinario che molte persone sperimentano, lasciandoli ad altri settori come la psicologia. La saggezza della Kabbalah non ha alcuna connessione con desideri, qualità e pensieri ordinari, poiché appartengono alla qualità della ricezione che è la fonte della nostra percezione corporea della realtà.

Invece, la saggezza della Kabbalah si concentra sull’aiutarci a uscire dalla ricezione ed entrare nella dazione. Ci guida su come uscire da noi stessi e sentire lo spazio al di fuori delle interferenze corporee. In Kabbalah, lo chiamiamo “uscire dal corpo e entrare nel mondo spirituale”.

Diventa allora irrilevante che il nostro corpo sia vivo o morto. Cominciamo a percepire la realtà con qualità completamente diverse, non legate ai nostri corpi fisici. La saggezza della Kabbalah ci guida così a percepire il mondo eterno e perfetto, e il nostro adattamento, la nostra coesistenza e il nostro consolidamento in tale mondo ci rendono eterni e perfetti proprio come esso.

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La tecnologia è dannosa?

La tecnologia ci offre scoperte mediche che salvano vite e innovazioni che supportano le nostre professioni e la nostra vita quotidiana. Tuttavia, molto del progresso tecnologico provoca devastazione, poiché porta alla creazione di modi sempre più sofisticati per uccidere, ferire e sfruttare le persone.

Come possiamo quindi assicurarci che la tecnologia ci sia favorevole?

Da un lato, siamo ben oltre la promozione dell’arresto degli avanzamenti tecnologici e il ritorno a una forma primitiva di esistenza. Tuttavia, è necessario rivedere il modo in cui prendiamo in mano lo sviluppo tecnologico e guidiamo le nostre innovazioni in modo responsabile. In caso di fallimento, potremmo soccombere a una terza o quarta guerra mondiale e potremmo davvero degenerare in uno stato primitivo.

Gestire la tecnologia in modo vantaggioso per l’umanità non significa soffocarla con regole rigide e vincoli morali, un punto che spesso viene sollevato in relazione a questo argomento. Richiede piuttosto che i suoi creatori e operatori rafforzino continuamente un atteggiamento di mutuo beneficio, considerazione e sostegno reciproco.

Dovremmo quindi incoraggiare l’apprendimento che arricchisce le connessioni, mostrare esempi di cura e gentilezza, conoscere i fondamenti altruistici e integrali della natura e cercare di generare un’atmosfera sempre più socialmente coesa che alimenti continuamente le persone con fiducia e felicità.

Così facendo, possiamo sintonizzare i nostri atteggiamenti verso gli altri, passando dalla nostra innata preoccupazione per noi stessi a una preoccupazione molto più matura per gli altri e per la natura nel suo complesso. Questa trasformazione è la chiave per garantire un percorso positivo alla tecnologia, aiutandoci a raggiungere stati di maggiore equilibrio tra di noi e con la natura.

Il nostro uso improprio dei progressi tecnologici ha origine da un cuore gonfio di interessi personali, che non ha imparato a percepire il bisogno della natura di raggiungere una connessione positiva e una considerazione reciproca tra di noi. Abbiamo lasciato che le nostre pulsioni divisorie ci spingessero a sfruttarci, a maltrattarci e a manipolarci a vicenda, utilizzando la tecnologia per sopraffare e ingannare gli altri.

Pertanto, se c’è timore che la tecnologia si rivolga contro di noi e arrechi molto danno alle nostre vite, dovremmo cercare di migliorare gli atteggiamenti di coloro che sono dietro lo sviluppo e l’uso della tecnologia. Quando riusciremo a sintonizzare i nostri cuori per desiderare sinceramente il massimo beneficio per le altre persone e per la natura, useremo la tecnologia in modo benefico.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.  

Cosa rende difficile risolvere le questioni globali?

Lo scopo dell’evoluzione umana è nascosto. Non importa quanto i filosofi si dilettino con la domanda sul nostro scopo, non possiamo definirlo chiaramente e qualsiasi cosa definiamo si scontra con il nostro dissenso interiore. È quindi troppo presto per porci domande su come risolvere l’intreccio di questioni globali. L’umanità ha bisogno di evolversi forse ancora per centinaia di anni.

Tuttavia, mentre ci evolviamo naturalmente, saremo sempre più in grado di risolvere le questioni globali, in modo graduale. La domanda è: qual è la soglia per poter arrivare a padroneggiare soluzioni alle domande sullo scopo della vita? Non è ancora all’orizzonte. Non sappiamo qual è il significato dell’esistenza umana. 

Il fatto che oggigiorno vediamo un mondo che è diretto sempre più verso uno stato di distruzione è una parte importante della nostra evoluzione. Cioè, è impossibile andare avanti senza cadere, guardare indietro e provare delusione. È tutto interconnesso e tutto esiste su un’unica rotta, ma siamo ancora alle prime fasi di sviluppo.                   

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