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Perché Dio è arrabbiato con me?

Non esiste che Dio si arrabbi con te.

Alcuni scritti della Torah possono essere interpretati in modo errato perché parlano nel linguaggio degli esseri umani, ma la forza superiore non ha rabbia. È al di sopra delle emozioni umane. È più corretto pensare a Dio come a un sistema che sa in anticipo tutto ciò che accadrà.

I fenomeni negativi che entrano nelle nostre vite come disastri naturali e le pandemie, non provengono da alcuna rabbia di Dio. Vengono invece per insegnarci a comprendere meglio il sistema in cui esistiamo e a organizzarci in equilibrio con esso: a diventare connessi in modo integrale come il sistema.

Come possiamo dare per certo che il non essere in equilibrio con la natura come un sistema integrale è il motivo per cui le disgrazie  ci colpiscono?

Noi vediamo come la natura è un sistema interconnesso e interdipendente, e l’essere umano è l’unica parte di questo sistema che ha libera scelta. Solo noi possiamo spingere la natura fuori dalla sua connessione equilibrata.

Come si fa questo lavoro?

Noi umani siamo stati creati con i nostri desideri egoistici di godere di noi stessi a spese degli altri e della natura. Questa inclinazione è chiamata “male” o “cattiva” per la sua opposizione al funzionamento del sistema.

Pur partendo da questa opposizione alla forma connessa della natura, dobbiamo equilibrarci con la natura entrando in relazioni positive, gentili e premurose con gli altri.

Se non ci muoviamo per passare da una connessione negativa con gli altri, in cui desideriamo beneficiare noi stessi a spese degli altri, a una connessione positiva in cui desideriamo beneficiare e servire gli altri, allora invitiamo vari errori e risposte negative ad accumularsi nel sistema, che reagisce di conseguenza. Riempiamo il sistema di un numero sempre maggiore di deviazioni e il sistema si ripercuote su di noi. La sua risposta si rivolge alle connessioni negative che abbiamo inserito in esso, e tale risposta è finalizzata proprio a correggerci, ossia a spostarci da relazioni negative a relazioni positive tra di noi.

È importante sottolineare che questo unico sistema della natura, Dio o la forza superiore – che sono una cosa sola, ossia, un’unica forza d’amore e di dazione – si relaziona con noi in base a come ci relazioniamo tra di noi, e non solo in base a come ci relazioniamo con il sistema nei suoi livelli immobile, vegetativo e animato. Pertanto, in qualsiasi modo possiate pensare a questo sistema, che sia Dio, il Creatore, la forza superiore o la natura, esso ha la stessa richiesta nei vostri confronti: che vi relazioniate positivamente con le altre persone.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.  

Quali sono i fatti meno conosciuti su Alfred Nobel?

Dopo la scomparsa di Alfred Nobel, avvenuta a Sanremo il 10 dicembre del 1896, l’istituzione inaspettata di un premio speciale per la pace a suo nome ha suscitato un immenso interesse. Alfred Nobel riscrisse il suo testamento per  donare più del novanta per cento dei guadagni della sua vita al fine di creare un simbolo di rispetto e di onore per coloro che hanno contribuito alla pace e al miglioramento dell’umanità, il simbolo che oggi è conosciuto come Premio Nobel per la Pace.

Nel frattempo la sua reputazione era strettamente legata alle invenzioni di distruzione di massa progettate per la guerra, la più nota delle quali era la dinamite. Infatti, oltre a sviluppare razzi, cannoni e polvere da sparo, volle creare una macchina così potente da rendere impossibile la guerra per i suoi effetti devastanti.  

Egli credeva che il potere distruttivo delle armi potesse potenzialmente porre fine alla guerra più rapidamente della  pace.

Nobel non visse abbastanza a lungo da assistere alla Prima e Seconda Guerra Mondiale, dove le sue teorie furono smentite radicalmente. Eppure non si può fare a meno di chiedersi cosa possa essere successo al termine della sua vita per indurlo a investire così tanto in una causa di pace. 

Alcuni sostengono che la fitta corrispondenza intrattenuta per  molti anni da Nobel con la pacifista austriaca, Bertha von Suttner, famosa per il suo romanzo contro la guerra: “Deponete le Armi”, permise a Nobel di approfondire il suo pensiero riguardo la guerra e la pace, plasmando le proprie convinzioni e influenzando l’istituzione del premio per la pace che prese il suo nome.

Altri, come Albert Einstein, asserivano che Nobel volesse riabilitare il suo nome e alleviare la sua colpa istituendo il Premio per la Pace. In effetti Nobel riscrisse il suo testamento subito dopo che suo fratello Ludvig morì nel 1888 e un giornalista francese pubblicò per sbaglio un necrologio di Nobel che lo definiva  come un “mercante di morte che fece una fortuna trovando il modo di uccidere più persone in modo più rapido che mai”.

Anche se possiamo fare solo congetture sulle sue motivazioni, vediamo come nel nostro mondo l’opinione pubblica possa essere facilmente comprata. Oggi,  molte persone conoscono Alfred Nobel solo per il suo contributo alla pace, e l’oscurità del suo passato è ampiamente trascurata.

Purtroppo, i soldi contano e, se ci si può permettere di sborsare qualche milione di dollari, l’opinione pubblica può cambiare in meglio. Allo stesso modo, anche i mass media vengono comprati.

Mi ricordo come nel 2006, parlai al World Spirit Forum ad Arosa, dove alcuni dei maggiori pacifisti di tutto il mondo si riunirono con la speranza di creare un cambiamento positivo. Mi espressi allora dicendo che l’opinione pubblica ha il potere di determinare qualsiasi cosa. Se noi creiamo un’opinione pubblica che onora solo chi si impegna nel restituire alla società e a compiere buone azioni, il mondo inizierà lentamente a cambiare.

Tutti ascoltarono con attenzione e  furono d’accordo. A quel tempo, avevo ancora la speranza che il mondo potesse cambiare, ma oggi quelle parole sembrano ingenue.

Da allora, il mondo si è ulteriormente deteriorato. L’umanità è stata consumata dall’enorme e smisurato ego umano. Ci stiamo dirigendo rapidamente verso un vicolo cieco.

I problemi continueranno ad aggravarsi. Dovremo affrontare crisi così terribili che  perderemo tutto ciò che abbiamo, persino  i nostri figli e nipoti, per cercare un’altra strada? Dipende da noi. 

Le persone devono rendersi conto della necessità di un serio cambiamento. Il cambiamento arriverà comunque dall’alto del nostro ragionamento e del nostro intelletto,  ma solo quando saremo pronti a farlo. Quando vedremo avvicinarsi il vicolo cieco e prenderemo la decisione di cambiare i nostri modi egoistici, la salvezza arriverà. 

Spero ancora che possa avvenire in modo rapido e senza ostacoli, ed è uno dei motivi  principali per cui investo così tanto nell’insegnamento e nella diffusione della saggezza della connessione. Se Alfred Nobel ha cambiato idea, anche altri lo possono fare.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman. 

Che cosa definisce il nostro attuale periodo ?

Siamo in una nuova era di transizione.

Nel corso delle generazioni, l’ego umano, il desiderio di godere a spese degli altri e della natura, si è sviluppato fino al punto in cui non riusciamo più a soddisfare noi stessi,  stiamo raggiungendo uno stato di impotenza nel continuare a cercare di soddisfarci con gli stessi mezzi egoistici.

Viviamo più problemi e crisi su tutti i livelli come mai prima d’ora, con un aumento della depressione, della solitudine, dell’ansia, dello stress, dei problemi di salute mentale, dell’abuso di droghe, dei tassi di divorzio e dei tassi di suicidio, solo per citarne alcuni.

Il nostro modus operandi egoistico del passato si scontra con un nuovo mondo globalmente interconnesso e interdipendente e scopriamo che tutto ciò che abbiamo fatto nei millenni non riesce a soddisfarci oggi. Abbiamo raggiunto la saturazione. Allo stesso modo, non sappiamo come progredire ulteriormente.

Chiaramente, c’è ancora gente che afferma che sia possibile risolvere i problemi attuali con il denaro, potere e vari altri mezzi scientifici o tecnologici. Tuttavia, vedremo che non ci aiuterà nessuna soluzione proposta, poiché nessuna prende in considerazione la radice del problema: che siamo noi a dover cambiare. In altre parole, le nostre connessioni egoistiche, da persona a persona, da gruppo a gruppo, da nazione a nazione, devono diventare altruistiche, in modo da poter vivere le relazioni in armonia, pace e felicità.

L’incontro tra l’ego umano e il mondo globalmente interconnesso e interdipendente porta a un numero crescente di problemi,  quindi è proprio questo punto di connessione umana che dobbiamo aggiustare.

Scopriamo quanto siamo strettamente connessi, ma continuiamo a relazionarci a questo stato in maniera egoistica, in termini di “cosa posso guadagnare?”. Di conseguenza sentiamo la nostra crescente connessione come un grande peso.

Come esseri umani, siamo il più alto dei molti elementi della natura e, di conseguenza, la nostra civiltà deve trovare una sorta di soluzione per attuare le nostre connessioni in modo positivo. Così facendo, risolveremo ogni problema, ma senza una soluzione che ci connetta tutti insieme armoniosamente, non potremo risolvere alcunché.

Possiamo paragonare l’umanità a un unico organismo, di cui ognuno di noi è una cellula. Quando le cellule considerano il loro tornaconto a spese delle altre cellule, l’organismo collassa. Scopriamo così, all’improvviso, che l’umanità si comporta come parti scollegate e discordanti di un organismo. Ora la domanda è: come possiamo connetterci positivamente? Qual è il metodo che può riunirci in armonia?

L’apprendimento che arricchisce la connessione dovrebbe essere il nostro impegno principale oggi, per comprendere al meglio la nostra attuale era di transizione. È giunto il momento di elevare l’umanità a un livello superiore di coscienza, di sentirci tutti come una grande famiglia globale. Dobbiamo aprire le nostre menti e i nostri cuori a questa percezione.

Se raggiungeremo connessioni positive tra di noi, trascendendo il nostro ego, condividendo il dolore degli altri e trasformandoci volontariamente in un mezzo per aiutarli, scopriremo che la qualità divina dell’amore e della dazione entrerà nella nostra esistenza e ci guiderà verso lo stato più elevato della vita.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.   

Cosa pensi in merito alla evoluzione dell’umanità e a quanto lontano può arrivare l’umanità?

Il processo di evoluzione  a cui siamo sottoposti è  relazionato alla nostra capacità di adattarci ai mondi superiori, ovvero, per  dirigerci a uno stato di connessione armoniosa “come un solo uomo con un unico cuore”, un’unica umanità che funziona come un unico sistema.

Noi esistiamo in un sistema integrale con una interconnessione e interdipendenza tra le sue parti.

Nel processo, noi abbiamo bisogno di sperimentare che siamo schiavi della nostra natura umana  egoistica, che ci fa desiderare di essere felici a spese degli altri e della natura, fino a raggiungere uno stato di libertà da questa schiavitù nei confronti dell’egoismo.

Qual è  quel luogo di libertà?

È un luogo in cui si scopre l’integralità, una connessione profonda da un capo all’altro della natura, che emerge dal desiderio della forza superiore di amare e di donare.

La forza superiore dell’amore e del dono ci guida e si relaziona con noi come un’unica entità e ci conduce a uno stadio in cui ci concederà una connessione reciproca, in cui ognuno di noi considererà principalmente il beneficio degli altri e dell’intero sistema in cui esistiamo. 

In altre parole, dal vivere  al servizio dei nostri desideri egoistici, in cui   siamo attualmente bloccati, ci sviluppiamo attraverso varie crisi su scala personale, sociale e globale, attraverso le quali otteniamo gradualmente la possibilità di uscire dalla rete egoistica che ci controlla e di entrare in una nuova rete altruistica di connessioni.

Perché abbiamo bisogno di sopportare varie crisi per uscire dal nostro ego?

Perché l’ego umano è molto crudele e noi non siamo in grado di elevarci al di sopra di esso con le nostre forze. Ossia, ci manca la capacità di convincerci che vale la pena essere positivi, gentili e amorevoli con gli altri in tutto il pianeta. Ciò è semplicemente impossibile, posto che la  nostra natura egoistica ci spinge costantemente nella direzione opposta: quella di trarre vantaggio da noi stessi a spese degli altri e della natura.

Perciò, per mostrarci come i nostri atteggiamenti egoistici ci fanno soffrire, la natura ci invia varie crisi che ci obbligano ad affrontare la nostra connessione e la necessità di realizzarla positivamente. Di conseguenza, ci rendiamo conto che non abbiamo altra scelta se non quella di correggere i nostri atteggiamenti reciproci, da egoistici ad altruistici.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.  

È possibile per un ebreo essere antisemita?

Un ebreo può essere antisemita perché essere ebreo non significa avere una  nazionalità.

Essere ebreo significa essere portato ad “amare il tuo prossimo come te stesso”, per esempio, avere un’attrazione per l’unità. Si tratta di un tipo speciale di percezione della realtà in cui una persona pensa che tutti abbiano bisogno di una connessione armoniosa più di ogni altra cosa.

Le persone che sono immerse nell’amor proprio, che enfatizzano i propri bisogni personali a spese del prossimo, non  sono ebree. 

Pertanto, per fermare l’antisemitismo, deve emergere tra gli Ebrei la forza unificante dell’amore. Questo potrà succedere quando capiremo che senza avvicinarci gli uni agli altri, spariremo dalla faccia della terra.

 

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.

Qual è la storia e la lezione di Caino e Abele?

Caino e Abele sono due forze interiori.

Una è la nostra natura egoistica, la qualità di ricevere piacere solo per se stessi. L’altra è la natura del Bore, una qualità che dona piacere, che discende in noi e che sviluppiamo a partire dalla sua manifestazione iniziale, chiamata “il punto del cuore”.

La storia di Caino e Abele parla della conquista, dell’uccisione e della competizione reciproca, cioè di ciò che ci impegna nella vita fino a quando non prendiamo in mano le redini e iniziamo ad avanzare verso lo scopo della creazione, l’adesione con il Bore, di nostra iniziativa: limitando la forza egoistica, rendendone l’uso costruttivo e superandola con la forza di dazione in noi.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman. 

Dove è arrivato il mondo?

Esiste una forza in natura che controlla la realtà in cui viviamo e indipendentemente dagli sforzi che facciamo non possiamo fare niente al di fuori del programma che questa forza controlla. 

Quindi, dovremo cercare di capire la destinazione verso cui questa forza ci sta spingendo, cosa vuole da noi e capire che tutto quello che abbiamo fatto o che facciamo o che faremo è il risultato.

Speriamo di poter raggiungere un giorno la vera conoscenza e consapevolezza di dove siamo, di quale esistenza e ambiente ci troviamo e delle forze che operano su di noi.

Siamo minuscole particelle del creato che pensano di capire qualcosa di esso. Inoltre, quando capiamo qualcosa, usiamo questa comprensione solo per trarne vantaggio.

Cosa possiamo quindi dire sulla nostra partecipazione, sui nostri sforzi e sullo scopo che cerchiamo di raggiungere? Fino ad oggi abbiamo visto solo il peggio.

Più abbiamo sviluppato la scienza, la tecnologia, la medicina, l’arte e la cultura per migliorare le nostre vite, più ci ritroviamo immersi in problemi che sempre aumentano a tutti i livelli, con sempre maggior depressione, ansia, stress, abuso di droghe, suicidi, divisioni sociali, disoccupazione, crimini, ansia per il nucleare, disastri naturali, solo per nominarne alcuni. 

Tutto quello che la nostra mente egocentrica ha creato a nostro beneficio è servito a creare un mondo terrificante, che continua a sprofondare in sempre più problemi, da una crisi all’altra.

Stiamo arrivando alla conclusione che questa miriade di sforzi per migliorare il mondo è futile e ci sta dimostrando che stiamo operando su desideri egoistici difettosi, sui quali basiamo ogni pensiero e azione.

Finché non ci sottoporremo ad un processo di apprendimento nuovo per scoprire la natura dei nostri desideri, il nostro mondo, le leggi della natura e come possiamo vivere in armonia con tali leggi, continueremo a testimoniare un mondo che si sta deteriorando.   

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman. 

Perché è così bello comprare cose?

È una bella sensazione fare acquisti perché  in questo modo si riempie l’ego.

Siamo fatti di desideri egoistici di godere attraverso l’acquisizione, l’acquisto e il ricevimento, e quando avviciniamo le cose desiderabili a noi in questi modi, il nostro ego gode per brevi periodi di tempo.

Il riempimento dura poco, dato che il nostro ego è intercambiabile. Si comporta come un tassametro. Continua a girare, e la nostra soddisfazione diminuisce con ogni secondo che passa. 

E cosa succede quando il piacere svanisce? Dobbiamo lavorare di nuovo per poter comprare di nuovo. La nostra intera vita sembra allora un ciclo infinito di lavoro e acquisto, lavoro e acquisto, ad nausaem, e non siamo mai soddisfatti.

Non possiamo fermare questo processo perché il nostro ego cresce costantemente. Ci allontaniamo sempre da uno stato precedente in cui avevamo provato un certo appagamento, entriamo in una sensazione di vuoto e di mancanza, e questa mancanza ci costringe a cercare nuovamente l’appagamento.

Inoltre, poiché il nostro ego cresce costantemente, il ritmo di questo processo accelera sempre di più. Il tempo si accorcia tra un acquisto, cioè un momento di piacere, e il momento successivo. Ogni successivo momento di piacere è la metà del momento precedente.

Per esempio, se una volta all’anno avevamo bisogno di andare in vacanza per una settimana, ora abbiamo bisogno di viaggiare per un mese in estate, e poi per un mese in inverno, e abbiamo continuamente bisogno di trovare nuovi e diversi modi per soddisfarci a causa del nostro ego in costante crescita che non ci permette mai di essere completamente soddisfatti.

Perché le nostre vite funzionano così?

Perché il nostro ego cresce costantemente, facendoci sentire vuoti dopo ogni appagamento?

È perché il nostro ego cresce per farci desiderare il massimo della soddisfazione e della forza che potremmo mai provare.

Se non raggiungiamo la forma completa finale di riempimento, lasciamo il nostro ego vuoto, e la sua visione rimane fissa sulla forma completa e continua di riempimento che va oltre i piaceri più piccoli che vi entrano di volta in volta. Pertanto, come scrive il  Kabbalista Yehuda Ashlag (Baal HaSulam):

Dal momento che tutti i loro beni sono per se stessi, e ‘colui che ha una singola porzione vuole una doppia porzione,’ si muore alla fine con solo ‘metà del proprio desiderio in mano.’ Alla fine soffrono da entrambe le parti; dall’aumento del dolore a causa della molteplicità di movimento, e dal rimpianto di non avere i beni di cui hanno bisogno per riempire la loro metà vuota. Kabbalista Yehuda Ashlag, Lo studio delle dieci Sefirot, Parte 1, “Riflessione interiore”.

Pertanto, la storia della nostra vita è che rincorriamo i piaceri sempre di più, comprando sempre di più, e il piacere che riceviamo da questa rincorsa diventa sempre minore. Inoltre, gli intervalli tra un piacere e l’altro si accorciano.

Possiamo vedere un esempio di questo ciclo nell’ascesa della legittimazione delle droghe: i piaceri abituali con i quali le persone potevano un tempo appagarsi non li soddisfano più, e l’ego esige ulteriori piaceri ad intervalli più corti. 

Vediamo così che siamo in un processo di piaceri in costante diminuzione e di una sensazione di vuoto in costante aumento, ed è per questo che alla fine raggiungeremo uno stato finale di disperazione, uno stato in cui vorremo seppellire il nostro ego e passare a una forma completamente nuova e diversa di appagamento: non di ricevere ma di dare piacere.

Questa trasformazione dal godere attraverso il ricevere al godere attraverso il dare può essere pensata in modo simile al modo in cui diventiamo genitori. Come genitori, passiamo a una modalità di piacere attraverso il dare ai nostri figli.

È un’inversione puramente psicologica, una nuova modalità di percepire il piacere. Invece di ricevere il piacere in noi stessi e sperimentare che il piacere scompare, lasciandoci vuoti, proviamo piuttosto piacere in un nuovo atteggiamento, in cui più diamo al mondo, più proviamo piacere. Inoltre, possiamo provare quest’ultima forma di piacere in modo continuo, senza che svanisca.

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Cosa significa essere veramente buoni?

Siamo buoni quando ci identifichiamo con il sistema interconnesso e interdipendente della natura e ci comportiamo con gentilezza verso il sistema a tutti i suoi livelli: inanimato, vegetale, animato e soprattutto verso i nostri simili.

Così facendo, assomigliamo sempre più alla forza d’amore, di dazione e di connessione della natura e arriviamo a sperimentare un’esistenza armoniosa e pacifica, in equilibrio con la natura.

Immaginate se il nostro corpo iniziasse improvvisamente a funzionare in modo tale che i suoi sistemi facessero ciascuno ciò che vuole, senza considerare il loro servizio all’intero organismo.

Moriremmo in un istante.

Allo stesso modo, dobbiamo vederci come parti di un sistema integrale e rivedere il nostro comportamento con la consapevolezza della nostra interdipendenza in questo sistema. Vedremmo allora la nostra attuale partecipazione a questo sistema come egoistica, in cui ognuno di noi cerca di trarre beneficio a spese del sistema stesso, e che la nostra stretta interdipendenza unita al nostro tronfio egoismo causa l’aumento dei dispiaceri nella nostra vita.

Una tale analisi dovrebbe portarci alla conclusione che, per diventare buoni, dobbiamo acquisire un nuovo approccio che miri a portare beneficio agli altri e alla natura. A quel punto ci comporteremo in modo solidale, premuroso e benefico nei confronti dell’umanità e della natura e godremo di una nuova esperienza di totale armonia e pace nella nostra vita.

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Come posso smettere di essere infastidito dalle persone?

Quando vediamo negli altri cose che ci infastidiscono, allora abbiamo del lavoro da compiere.

In che cosa consiste questo lavoro?

I difetti che vediamo negli altri, dovremmo cercare di vederli in noi stessi. Ossia, i difetti che vediamo negli altri sono in realtà i nostri stessi difetti.

Come funziona?

È perché nel nostro intimo siamo un desiderio di ottenere piacere solo per se stessi, e desideriamo trarre vantaggio dagli altri. Quando si scopre che qualcosa di un’altra persona non ci fa provare diletto, allora sviluppiamo un certo disgusto verso quel comportamento. Quindi, il difetto è nel nostro apparato percettivo, che desidera usare gli altri principalmente per il proprio beneficio personale.

Dovremmo quindi cercare di capire che ciò che non ci piace negli altri sono in realtà i nostri stessi difetti, e se ci correggessimo, cioè se cambiassimo il nostro modo di rapportarci agli altri da un atteggiamento egoistico, in cui cerchiamo di usarli per il nostro piacere personale, a un atteggiamento altruistico, in cui cerchiamo di portare loro piacere e beneficio, allora non vedremmo alcun difetto in loro.

Si tratta di un lavoro psicologico che è anche molto realistico e pratico. In parole povere, se vediamo qualcosa di negativo negli altri, è perché noi siamo negativi e, se ci correggessimo, non vedremmo alcun difetto in loro.

Che cosa significa essere corretti?

Essere corretti significa percepire tutti i difetti all’interno di noi stessi e che non vediamo il mondo ma la nostra proiezione, la proiezione dei nostri desideri di piacere sullo sfondo di una luce bianca, la forza d’amore e di dazione della natura. Siamo circondati da un oceano d’amore e se vediamo qualcosa di diverso dall’amore è perché stiamo proiettando qualità che sono il suo opposto.

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