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Perché non rendiamo tutto gratis in questo mondo e eliminiamo il concetto di denaro?

Il denaro è l’equivalente del nostro investimento reciproco, delle nostre relazioni di dare e avere in cui miriamo a ricevere qualcosa in cambio del nostro dare qualcosa.

Ma è possibile eliminare i soldi?

Sarebbe possibile eliminare il denaro se ci fossero:

Uno stato in cui nessuno possiede nulla;

Considerazione reciproca come membri di un unico sistema comune;

La sensazione che ognuno di noi serve i bisogni dell’intero sistema in cui ci troviamo e, indipendentemente da chi dà o riceve nel sistema, agiamo in base ai suoi bisogni;

Una sensazione uguale per ciascuna di queste condizioni tra tutte le persone.

Il denaro è una copertura per i nostri atteggiamenti reciproci.

Pertanto, i nostri problemi non scomparirebbero semplicemente se il denaro scomparisse. Questo richiederebbe di elevarsi al di sopra di noi stessi nelle nostre sensazioni. Inoltre, in una fase del genere, perderemmo la sensazione di questo mondo, perché esso esiste solo nelle nostre sensazioni.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.  

Qual è il futuro del denaro?

Oggigiorno abbiamo bisogno di denaro per sentirci al sicuro e, in pratica, il denaro agisce da connettore: io do del denaro a te, tu lo dai a me e ognuno guadagna dall’altro, ottenendo un guadagno a spese l’uno dell’altro.

È una fotocopia delle nostre attitudini verso gli altri:quello che noi vogliamo dagli altri viene espresso con l’ammontare di banconote che ci scambiamo. 

Noi incontriamo un datore di lavoro, lavoriamo per lui e veniamo pagati. Questo tipo di relazione la troviamo non solo nel lavoro, ma in tutta la società, anche tra marito e moglie. Esprimiamo le nostre relazioni in una specie di equivalenza con il denaro poiché vogliamo ricevere qualcosa dagli altri in continuazione. Perciò, oggi il denaro rappresenta l’equivalente dei nostri sforzi egoici, con i quali desideriamo soddisfazione a spese degli altri, desiderando ottenere un determinato pagamento per i nostri sforzi.

Alla fine, il denaro mostrerà il suo fallimento e la sua incapacità di connetterci al livello egoistico e allora dovremo convertirlo in un connettore di relazioni altruistiche. E finalmente, ad un certo punto, saremo in grado di misurare gli sforzi altruistici in termini monetari; ad esempio, come quantità del nostro dare l’un l’altro.

In altre parole, il cambiamento dalle relazioni egoistiche alle relazioni altruistiche non richiede una grande rivoluzione nel cambiare il sistema corrente. Abbiamo solo bisogno di cambiare la nostra attitudine e discutere di come migliorare la qualità delle nostre relazioni.

Allo stesso tempo, il cambiamento dalle relazioni egoistiche a quelle altruistiche è un grande cambiamento poiché otterremo un’aggiunta di anima; ad esempio, la qualità del dare. In questa anima, la qualità del dare, inizieremo a percepire di vivere ad un più alto livello di esistenza: il mondo spirituale, dove percepiremo eternità e perfezione. 

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.   

È sbagliato voler essere ricchi?

Molte persone pensano al denaro in modo dispregiativo, ad esempio come la radice di tutti i mali.

Altri pensano al denaro semplicemente come a un mezzo: lavoriamo, guadagniamo e poi possiamo pagare ciò di cui abbiamo bisogno e che vogliamo. Il secondo punto sembra abbastanza chiaro e logico: guadagnando, non siamo un peso per la società, non chiediamo la carità e possiamo quindi goderci la nostra vita.

In ebraico, la parola che indica il denaro è “Kesef“, che deriva dalla parola “copertura” (“Kisui“), cioè il denaro ci permette di coprire i nostri bisogni con il nostro lavoro. In altre parole, ci impegniamo con la nostra mente e i nostri sentimenti e questo lavoro copre i nostri bisogni.

Il denaro non è un male e non deve essere considerato in modo dispregiativo. Non c’è alcun problema con il denaro in sé e per sé. Al contrario, possiamo esserne orgogliosi.

Il problema è quando inseguiamo il denaro non come mezzo, ma come fine, quando ne facciamo un idolo, un Dio, inchinandoci davanti ad esso e volendo solo guadagnare sempre di più.

Quando perseguiamo il denaro in questo modo, vedendolo come una fonte illimitata di appagamento verso cui ci sforziamo costantemente di tendere sempre di più, raggiungiamo uno stato in cui non ci è più utile.

Da un lato, la natura ha alcune leggi che mirano a connetterci armoniosamente, sviluppandoci in uno stato in cui ognuno di noi darà la priorità al beneficio degli altri rispetto al proprio tornaconto. D’altra parte, quando ci concentriamo sull’eccessiva ricerca del denaro, agiamo in modo contrario alla direzione in cui la natura vuole che ci sviluppiamo.

Facciamo quindi del denaro un Dio. Lo idolatriamo e, così facendo, ci limitiamo molto. Sembra che il denaro ci compri la libertà, perché così possiamo viaggiare dove vogliamo, mangiare quello che vogliamo in qualsiasi ristorante, avere l’auto e la casa che vogliamo, e così via, ma così facendo non ci rendiamo conto di come in realtà derubiamo noi stessi.

Come facciamo a derubare noi stessi quando ci concentriamo solo sul guadagnare sempre di più?

Rendendo i soldi un Dio, e non noi stessi.  Al contrario, dobbiamo fare di noi stessi un Dio, e non il denaro.

Questo significa che dobbiamo  iniziare a sviluppare qualità interamente divine, ovvero qualità dell’amore, dazione e connessione. Ci relazioneremo quindi con il mondo come se fosse nostro e gestiremo il suo sviluppo in una direzione positiva, come se ognuno di noi contenesse l’umanità dentro di sé, che tutti sono nel nostro regno e ognuno di noi è il suo re.  

Arriveremo quindi a vedere gli altri come il nostro popolo, i cittadini del nostro regno, e questo ci darà la possibilità di portarli al miglior stato possibile semplicemente attraverso il nostro atteggiamento positivo nei loro confronti, cercando di rendere la loro vita la migliore possibile.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.

Che cos’è l’Abbondanza e perché l’Abbondanza si associa generalmente con il denaro?

L’abbondanza è la nostra capacità di realizzarci.

Ci sentiamo ricchi quando possiamo fare tutto ciò che abbiamo la capacità di fare. Se non fosse così, potremmo avere miliardi sul nostro conto bancario, ma ci sentiremmo poveri.   

L’associazione tra abbondanza e denaro scaturisce da una radice spirituale.

In ebraico, la parola “denaro” è “Kesef”, che scaturisce dalla stessa radice linguistica di “Kisuf”, che significa “rivestimento”. Quando rivestiamo i nostri desideri egoistici, ad esempio, desideri di beneficiare noi stessi a spese degli altri, allora possiamo superare tali desideri, sviluppando l’intenzione di dare al di sopra del nostro istintivo desiderio di ricevere, e così sperimenteremo ricchezza e abbondanza al livello spirituale.   

Nel mondo materiale, siamo abituati a considerare l’abbondanza con l’avere tanto denaro per poter comprare tutti i prodotti e i servizi che desideriamo, mentre, nel mondo spirituale, l’abbondanza è la quantità con cui possiamo rivestire i desideri egoistici ed agire con l’intenzione di dare.

Il rivestimento altruistico che va a coprire il desiderio egoistico si chiama “schermo”, (in ebraico, “Masach”). È, in sostanza, il sentire l’importanza della qualità dell’amore, del dare e della connessione, che supera l’importanza di soddisfare i desideri che mirano a soddisfare solo noi stessi. Quando ci rivestiamo con l’amore, il dare e con la connessione positiva agli altri, diventiamo ricchi e ci sentiamo ricchi.

Allora, sentiamo di avere tutto ciò che vogliamo, che siamo diventati uguali alla forza superiore dell’amore, del dare e della connessione. Facendo questo, raggiungeremo il completo riempimento e l’abbondanza, poiché avremo ottenuto la connessione con la fonte del piacere e della delizia.   

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.

 

Questioni di soldi

Il testo che segue è il riassunto delle parole del Dott.Laitman nel programma El Mundo (Il Mondo).

Si dice che il denaro non sia tutto nella vita. Può essere vero, ma col denaro si può comprare praticamente tutto. I nostri desideri sono in genere divisi in sei categorie che sono: cibo, sesso, famiglia, denaro, potere e conoscenza. Il denaro, la quarta categoria, può comprare tutte le altre cinque. In altre parole il denaro è potere; è un corrispettivo che può essere scambiato per tutto quello che vogliamo o necessitiamo.

Questo è il motivo per cui in ebraico la parola kesef (denaro) significa due cose: kisuf (volere/bramare) e kisui (coprire). In altre parole il denaro può coprire (soddisfare) tutti i nostri voleri.

Più la civiltà si sviluppa, più sviluppa i suoi sistemi monetari. Siamo diventati totalmente dipendenti da esso, poiché non possiamo barattare prodotti come facevano i nostri avi, quindi dobbiamo usare qualcosa che corrisponda al valore dei prodotti che vogliamo comprare, qualcosa che sia trasferibile, accumulabile e riconosciuto equamente in tutto il mondo. E il denaro è ciò che risponde a tutti questi requisiti.

L’unica cosa che può sostituire il denaro è l’amore, dato che l’amore ci porta a dare e a ricevere in modo leale e corretto. Ma purtroppo l’amore non esiste nella società, fatta eccezione tra genitori e figli, anche se oggi nemmeno questo è scontato. In ogni caso, nella società odierna, basata sulla sfiducia, l’unico mezzo di scambio pratico è il denaro.

Tuttavia, per un numero sempre maggiore di persone, esiste qualcosa che vale più del denaro, nonostante tutto quello che si può comprare. Queste persone cercano qualcosa che il denaro non può proprio acquistare. Col denaro si può comprare tutto, ma non la spiegazione del significato della vita stessa, il suo scopo!

Di solito, quando siamo più giovani, ci concentriamo maggiormente sul guadagno di denaro, pensando che sia questo a renderci felici e a farci sentire sicuri. Quando maturiamo e raggiungiamo i trenta o i quarant’anni, ci rendiamo conto che forse abbiamo guadagnato abbastanza soldi per garantirci la vita, più o meno, ma non sappiamo perché viviamo. “Ok, sono nato, ho vissuto finora e ho dei figli che vivranno dopo di me. Ma ora mi aspettano altri decenni di vita, in cui passerò attraverso gli eventi senza capire a cosa serva tutto questo”.

Pensiamo a tutto ciò che facciamo nella vita: sappiamo sempre cosa vogliamo ottenere. Come possiamo quindi continuare a vivere la vita stessa senza sapere perché siamo qui? Nessuna somma di denaro può rispondere a questa domanda, ed è per questo che la maggior parte delle persone ha persino paura di ammettere a se stessa di essersela posta.

La mia opinione personale , come persona che si occupa molto più del significato della vita che del finanziamento di soddisfazioni effimere, è che il denaro dovrebbe coprire le nostre necessità di base. Dovremmo averne abbastanza per assicurarci la salute, una casa, l’istruzione e il cibo per noi stessi e per le nostre famiglie. Oltre a questi bisogni basilari, io non provo piacere nell’accumulare contanti; preferisco spendere il mio tempo a sviluppare i livelli più elevati della vita, quelli che hanno a che fare con lo scopo dell’esistenza, non quelli che mi assicurano l’esistenza materiale.

C’è anche un altro punto: chi persegue il denaro e altri piaceri corporei non è mai veramente soddisfatto. Se si accontentano di ciò che hanno, è solo perché sono troppo stanchi o timidi per cercare di ottenere di più, ma non è detto che non desiderino di più. Queste persone non possono mai essere soddisfatte perché la stessa soddisfazione dei loro desideri li fa crescere. La sensazione di vitalità viene dal soddisfare i nostri desideri e, una volta soddisfatti, non ci sentiamo più vivi in quanto non ci sono più desideri da soddisfare. Come risultato, emergono in noi desideri nuovi e più intensi. Al contrario, colui che aspira a conoscere lo scopo della vita è sempre soddisfatto perché non ha bisogno di raggiungere qualcosa per sentirsi felice. La ricerca stessa lo fa sentire vivo e pieno di energie. Una volta che ha imparato qualcosa, anch’egli vuole apprendere di più, ma non è la conoscenza il suo scopo, bensì l’apprendimento stesso, che rende l’individuo soddisfatto e carente allo stesso tempo.

Per queste persone, il denaro non conta. Tutto quello che conta è apprendere ed esplorare il mondo in cui vivono, il modo in cui funziona, perché funziona così e come possono farlo funzionare meglio.

Se avessi un miliardo di dollari

Qualche settimana fa, qualcuno ha comprato un biglietto  Mega Millions in una stazione di servizio di Speedway a Des Plaines, Illinois. Quel biglietto si è rivelato essere di un’ unica  vincita  e il proprietario ha vinto un miliardo e 337 milioni di dollari. Uno studente mi ha fatto una domanda al riguardo. Ha detto che questa persona probabilmente aveva  molte persone che gli o le  davano dei  consigli finanziari di ogni genere, e mi ha chiesto cosa avrei consigliato  al vincitore o ai vincitori. Ecco la mia risposta.

Io non consiglio nessuno su alcuna cosa. Quello che posso dire, però, è quello che farei se vincessi il jackpot.

Se lo vincessi, penso che dividerei i soldi tra investire in bambini piccoli e anziani. Questi due segmenti della popolazione hanno bisogno di sostegno e non possono aiutarsi da soli. Il resto della gente può protestare o cercare altri modi per migliorare la propria situazione, ma anziani e bambini piccolissimi sono completamente impotenti e non possono nemmeno lamentarsi.

Userei i soldi per costruire luoghi per bambini e luoghi per anziani, posti diversi per ogni segmento. In questi luoghi si svolgerebbero attività a loro  gradite e che li aiuterebbero. Per i bambini, mi concentrerei su dei programmi d’intrattenimento educativi e, per gli anziani, mi concentrerei sul farli divertire insieme.

I bambini hanno bisogno di imparare e di divertirsi nel farlo. Pertanto, offrirei loro lezioni gratuite di arte, fotografia, sport e scienze, oltre a giochi che sviluppino il loro pensiero e la collaborazione. E’ importante che queste lezioni siano gratuite, come quando ero bambino, in modo che tutti vi abbiano accesso.

Penso che sia molto più gratificante usare i propri soldi per dare agli altri che spenderli per se stessi. Quando dai, il tuo dono continua a vivere  negli altri; non può essere cancellato. Sviluppa la tua anima e la riempie di vitalità.

Al contrario, quando usi i soldi per i piaceri egoistici, ti stai sotterrando da solo. E’ letteralmente una sepoltura spirituale, una morte spirituale. Ecco perché se vincessi il jackpot, userei i soldi in questo modo.

Esiste un sostituto all’abuso di sostanze?

Il 26 giugno, le Nazioni Unite hanno indetto la Giornata internazionale contro l’abuso e il traffico illecito di droga. Il messaggio del Segretario generale per quel giorno è stato: “Non possiamo permettere che il problema della droga nel mondo oscuri ulteriormente la vita di decine di milioni di persone che vivono in crisi umanitarie. In questo giorno importante”, ha suggerito, “impegniamoci a sollevare quest’ombra una volta per tutte e a dare a questo problema l’attenzione e l’azione che merita”.

A mio parere, finché le persone vorranno fuggire dalla vita e finché le droghe saranno così accessibili, l’abuso di sostanze e la tossicodipendenza continueranno ad affliggere l’umanità.

La vita è sempre stata dura. In questi tempi è ancora più difficile per molti, se non per tutti. Dato che le droghe sono così accessibili al giorno d’oggi, gli adolescenti e i giovani adulti che prima “si allontanavano da tutto” bevendo o fumando, ora lo fanno con le droghe, e anche con le droghe pesanti. Questo dà loro un buon sballo, disconnette i loro pensieri dalle insidie della vita e permette loro di sentirsi sollevati e felici, anche se si tratta di un momento transitorio che porta poi a un peggioramento della situazione.

Inoltre, la droga è un buon affare. Troppe persone in posizioni di vertice guadagnano troppi soldi perché la discussione sull’eliminazione dell’abuso di droga sia rilevante.

Con “posizioni di vertice” non mi riferisco ai tossicodipendenti o agli spacciatori. Mi riferisco ai politici che occupano cariche molto remunerative, il cui compito è quello di denunciare la piaga dell’abuso di droghe e sostanze e non fare altro che mantenere la propria posizione.

Come molti altri alti funzionari, essi considerano la definizione del loro lavoro non come una missione per aiutare l’umanità, ma come un nutrimento per la mucca da mungere ricavando il massimo possibile. Nel caso delle droghe, la mucca si nutre di altri tossicodipendenti e il latte è costituito dai budget gonfiati che le organizzazioni per la “prevenzione dell’abuso di droga” ricevono per perpetuare il problema fingendo di combatterlo.

E’ per questo che secondo le statistiche dell’ONU, la vendita di stupefacenti sul dark web  è quasi quadruplicata tra il 2011 e il 2020. Se ci fosse l’intenzione di eliminare l’abuso di droga, coloro che sono ai vertici del sistema sarebbero già stati licenziati da tempo. Ma poiché non c’è questo obiettivo, queste persone vengono acclamate come eroi e i loro bilanci vengono gonfiati ancora di più, per far fronte alla crisi “crescente”.

Se vogliamo veramente affrontare la questione dell’abuso di sostanze, dobbiamo prima decidere cosa vogliamo fare con i tossicodipendenti. Vogliamo che vivano o che scompaiano? Se è la seconda opzione, le autorità devono fornire le condizioni adatte per permettere loro di vivere per vivere la loro vita fino a quando non saranno scomparsi. Se non riusciamo a convincere le persone che c’è di più nella vita che non fuggire, dovremmo almeno permettere loro di scappare con dignità fino a quando non se ne andranno.

Allo stesso tempo, dovremmo rendere le droghe inaccessibili, in modo molto semplice. Questo se siamo disposti a eliminare i posti di lavoro ben retribuiti di coloro che si occupano di “combattere” l’abuso di droga. Se decidiamo davvero di eliminare le droghe, dovremmo eliminarne l’accesso. Questo è il primo passo.

Poi, dovremmo offrire un sostituto. Non tutti lo vorranno, ma dovremmo comunque offrire un sostituto che possa soddisfare il bisogno che spinge almeno una parte delle persone all’abuso di droghe e ad altre forme di evasione.

Il sostituto che dovremmo offrire ai tossicodipendenti sono le connessioni umane di supporto. Proprio come i veterani del Vietnam, molti dei quali erano forti consumatori di droga durante il servizio, hanno smesso una volta tornati alle loro famiglie, dovremmo offrire lo stesso stato d’animo agli attuali tossicodipendenti.

Questo sentimento di calore familiare, di accettazione e di consapevolezza che le persone si preoccupano per te, è l’ingrediente che si sta esaurendo più rapidamente nella società. Senza fiducia e senso di sicurezza, le persone avranno paura di affrontare la vita e opteranno per l’evasione. La connessione umana è l’unico antidoto all’abuso di droga. Non costa nulla, non rende molto, ha una pessima reputazione, ma funziona a meraviglia. Far sentire le persone benvenute e sicure le renderà affezionate alla vita.

 

Didascalia della foto:
Travis Hayes, 65 anni, si inietta quella che dice essere la droga sintetica fentanil, di fronte al luogo in cui il sindaco di San Francisco, London Breed, ha appena tenuto una conferenza stampa per introdurre la normativa volta a contenere l’aumento delle overdose mortali in città, nel quartiere Tenderloin di San Francisco, California, Stati Uniti, 27 febbraio 2020. REUTERS/Shannon Stapleton

 

 

Affari con amici: una cattiva idea

Uno spettatore di uno dei miei programmi mi ha inviato un’e-mail che descrive la seguente triste storia: Diversi anni fa, ho avviato un’attività con un amico d’infanzia. Molti ci hanno consigliato di firmare un contratto d’affari con un avvocato, ma ci sembrava strano coinvolgere degli avvocati in un rapporto così stretto, così abbiamo evitato di farlo e abbiamo aperto l’attività sulla base della buona fede. Per i primi due anni è andato tutto bene, ma poi l’attività ha avuto dei problemi e le cose hanno iniziato a deteriorarsi. Abbiamo iniziato a incolparci a vicenda per i nostri problemi, abbiamo perso fiducia l’uno nell’altro e oggi, per quanto odi ammetterlo, ci odiamo. Questa situazione mi sta uccidendo, dottor Laitman, c’è qualcosa che posso fare?

Capisco perché questo spettatore e il suo amico pensavano di non aver bisogno di un consulenza legale, ma la loro decisione ha condannato la loro attività e la loro amicizia al fallimento. Siamo tutti egoisti, e tutti lo neghiamo.  Quando il nostro ego è felice, pensiamo che tutto andrà sempre bene. Quando il nostro ego soffre, pensiamo che tutto vada male. Questa è la natura umana.  In realtà, questa è la natura di ogni cosa, ma è più evidente negli esseri umani. 

Per questo motivo, per rimanere amici, non bisogna avviare con loro un’attività commerciale.  I buoni affari non si basano sull’amicizia ma su rigide condizioni  egoistiche che soddisfano gli interessi di tutte le parti coinvolte. Un’attività commerciale  richiede decisioni di tipo imprenditoriale, che non hanno nulla a che fare con l’amicizia, ma solo con decisioni fredde ed egoistiche.

Il ruolo essenziale degli avvocati è quindi non solo stabilire come dovrebbe operare l’azienda,  ma anche cosa fare quando le cose vanno male.  Se esiste un contratto dettagliato, allora non ci saranno controversie e i soci sapranno come agire.

Quando si mescolano gli affari con l’amicizia, ci si aspetta che il socio aderisca a due codici di condotta differenti: un codice di affari e un codice di amicizia.  Quando c’è un problema, i codici iniziano a scontrarsi, come è successo a questo spettatore. A quel punto, o gli affari o l’amicizia vanno in frantumi.

Se da bambino mi piaceva giocare a calcio con una certa persona, non significa che dovrei fare affari con lui. Al contrario, probabilmente significa che non dovrei farlo.

Dato che questo spettatore mi ha chiesto un consiglio, suggerirei a lui e al suo amico di contattare un buon avvocato e di chiedere consiglio su come ricostruire il loro legame. Non è semplice e potrebbe essere troppo tardi, ma questo è il mio consiglio, ora che hanno commesso l’errore e stanno cercando di salvare la loro amicizia.

Il legale dovrebbe riorganizzare il legame tra i due su una base completamente egocentrica, in modo che entrambe le parti possano sentirsi soddisfatte della situazione in cui si trovano. Se non si trova un accordo di questo tipo, i due dovrebbero separarsi.

Non è che non ci sia spazio per la ricostruzione, ma deve esserci una base egoistica chiara e solida per le loro relazioni commerciali e non commerciali.  Se entrambi ne sono soddisfatti, allora potrebbero ricostruire partendo da lì.

Spero che in futuro imparino a non ignorare la natura umana. Siamo egoisti e dobbiamo comportarci di conseguenza. Allora, al di sopra del nostro egoismo, dovremmo ricostruire la connessione, ma senza sminuire la nostra natura di base. 

Ventidue miliardi di dollari inutili senza amore

Uno degli individui più curiosi nel settore finanziario delle criptovalute è Sam Bankman-Fried. In pochissimi anni, si è trasformato da anonimo figlio di due professori di liceo alla persona più ricca sotto i trenta ( ha ventinove anni), con un fatturato di $ 22.5 miliardi di dollari. Secondo la classifica Forbes 400, è trentaduesimo nella lista delle persone più ricche del 2021. Ma ciò che è ancora più sorprendente è che Bankman-Fried ha intenzione di rinunciare a tutto.  Lui crede nell’utilitarismo e vuole donare la maggior parte della sua ricchezza in beneficenza.

Purtroppo, per quanto nobili possano essere i suoi obiettivi, più soldi non risolveranno o addirittura miglioreranno nulla. Il mondo ha più che abbastanza di tutto, tranne l’unica cosa che permetterebbe a tutti di beneficiare dell’abbondanza: l’amore. Di questo, non ce n’è.

Ventidue miliardi di dollari potrebbero aiutare a promuovere l’amore tra le persone, ma per farlo, dobbiamo prima sapere cos’è l’amore. La nostra attuale comprensione di esso è che amiamo ciò che ci fa sentire bene. Se un’altra persona mi fa sentire bene, amerò quella persona. Se dare mi fa sentire bene, amerò dare. Ma questo non fa di me una persona che ama.

Quando mia figlia minore era una bambina, una sera ci sedemmo a tavola, per cena avevamo del pesce. Abbiamo cominciato a parlare d’amore e ho provato a spiegare che cosa significa amare. Ho indicato il pesce nel suo piatto e le ho chiesto: “Ti piace il pesce?”. Lei ha risposto con entusiasmo: “Amo il pesce!”. Ho detto: “Allora bacia il pesce”. La smorfia sul suo viso diceva tutto. Si è resa conto che non era il pesce che amava, ma il sapore della sua carne in bocca.

Amare è voler dare ad un altro ciò che l’altra persona vuole, pensare e sognare e pianificare le tue mosse in modo che piacciano alla persona amata. L’amore consiste nell’immedesimarsi nella prospettiva dell’altra persona e usare questa comprensione per vedere come si può renderla contenta.

I soldi non possono insegnare questo. Solo le persone che sanno cosa significa amare in questo modo possono insegnarvi a raggiungerlo. Proprio come non prendereste come guida su un sentiero infido una persona che non l’ha mai percorso, se vogliamo raggiungere il vero amore disinteressato, dovremmo seguire coloro che l’hanno raggiunto.

Naturalmente, chiunque può affermare di averlo raggiunto, non c’è modo di sapere chi è onesto e chi no. Perciò, l’unico consiglio che posso offrire è di seguire il vostro cuore ed esaminare costantemente se il vostro maestro vi sta insegnando ad amare disinteressatamente o ad amare il maestro, o altri tipi di amore impuro.

Se riusciremo a coltivare l’amore disinteressato tra di noi, non avremo bisogno di miliardi di dollari, nemmeno di milioni. Tutto ciò di cui avremo bisogno è noi stessi e di questo c’è abbondanza.

Didascalia: Sam Bankman-Fried, co-fondatore e CEO di FTX, partecipa alla trasmissione “Squawk on the Street” per illustrare l’ultimo finanziamento della società e come la società sta andando dopo che i prezzi delle criptovalute sono scesi all’inizio dell’anno.

In Europa, il 13% dei giovani non lavora e non studia

Messaggio ILO: I giovani di oggi vivono con un senso di incertezza per il futuro. Hanno poca speranza ed opportunità di prosperare. In Europa, il 12,7% dei giovani non lavora e non studia. Nel mondo si osserva una preoccupante tendenza verso una maggiore disuguaglianza tra paesi e all’interno dei paesi stessi.

Oggi l’1% della popolazione mondiale – i cittadini più ricchi – hanno lo stesso reddito delle 3,5 miliardi di persone più povere in generale.

Dall’altro lato, i sistemi di protezione sociale ben progettati contribuiscono ad aumentare il reddito e il consumo interno del popolo, lo sviluppo del capitale umano e della produttività. Purtroppo, però, il rapporto di ILO dice: che nel mondo di oggi il 76% della popolazione vive senza un adeguato sostegno sociale e di protezione.

Il mio commento: Il governo non avrà altra scelta che fornire tutta la popolazione, occupati e disoccupati, con beni e servizi essenziali. Ma questo non eliminerà il degrado della popolazione e magari poi si renderà conto della necessità dell’educazione integrale. Altrimenti nasceranno conflitti, che spingeranno verso la guerra civile o internazionale.
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