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Il cambiamento è l’unica certezza

Il mondo sta cambiando molto velocemente, e il ritmo sembra crescere in maniera esponenziale.  Da un lato, ogni nuova forma di tecnologia, e ce ne sono infinite, promette di rendere il mondo un posto migliore. Dall’altro, nuove tecnologie vengono usate quasi invariabilmente per sfruttare altre persone, impoverire la terra di metalli preziosi e altri materiali di valore, o inquinare l’aria, l’acqua e il suolo che sostiene ogni forma di vita sulla Terra, inclusa la nostra.

Tuttavia, il cambiamento è in atto e non possiamo fermarlo. Il clima sta diventando sempre più irregolare e inclemente, in tutto il mondo scoppiano guerre, alcune delle quali con conseguenze potenzialmente catastrofiche, e le economie crollano mentre i prezzi salgono alle stelle e la povertà incombe. Per capire cosa sta succedendo e come affrontarlo, dobbiamo comprendere lo scopo dei cambiamenti.

Prima di capire il loro scopo, dobbiamo riconoscere la loro direzione. I cambiamenti stanno portando a ciò che sembra entropia, termine scientifico che indica il “disordine totale”. In realtà, però, le cose si stanno muovendo verso l’equilibrio, verso uno stato di bilanciamento, con pressioni e densità uguali. Le particelle, tutte le particelle, e anche gli esseri umani sono particelle, si stanno distribuendo in modo più uniforme. Proprio come il vento si calma quando la pressione dell’aria diminuisce perché la densità dell’aria è diventata più uniforme, così le particelle si stanno uniformando nel sistema globale. Pertanto, ciò che gli scienziati definiscono entropia è in realtà un aumento dell’ordine.

L’universo è iniziato nel momento di minore uniformità. A un certo punto, la pressione era troppo grande per essere contenuta, così il punto che era l’universo condensato è esploso. Da allora, le cose si sono mosse verso un crescente equilibrio, o uniformità.

Se comprendiamo la direzione dell’evoluzione, verso l’equilibrio, o l’uniformità, ci renderemo conto che questo è lo scopo di tutto ciò che accade: condurci verso l’equilibrio. Poiché c’è una chiara direzione dell’evoluzione, e la realtà non l’ha ancora raggiunta, la natura continua a spingere verso un crescente equilibrio. Di conseguenza, l’unica cosa garantita nella realtà è che ieri non è come oggi e che oggi non sarà come domani. Il cambiamento è l’unica certezza.

Il motivo per cui percepiamo il mondo come caotico è che stiamo opponendo resistenza al processo. Il nostro ego vuole che ciò che è familiare rimanga e che i cambiamenti siano sicuri e sotto controllo. Poiché il mondo non si comporta come vogliamo, cerchiamo di cambiarlo. Quando falliamo, sentiamo il mondo come ostile. Combattiamo contro la natura, ma la natura non cede. Quando cerchiamo di trattenere il progresso della natura, questa accumula pressione, che alla fine ci esplode in faccia. Se lasciassimo scorrere i cambiamenti al loro ritmo, non li sentiremmo ostili.

Inoltre, l’equilibrio e l’uniformità sono le ultime cose che il nostro ego desidera. Vuole sovranità e unicità. Vuole che tutto si concentri su di sé. Questo, ancora una volta, contraddice il flusso della natura verso l’uniformità e l’equilibrio e ci mette in contrasto con la realtà.

Tuttavia, la natura costringerà anche la società umana a giocare secondo le sue regole e a diventare equilibrata. La concentrazione del potere nelle mani di pochi sfruttatori contraddice il flusso dell’evoluzione ed è quindi destinata a scomparire. Non è una questione di chi governerà, ma dello scopo stesso del governare. Lo sfruttamento non esiste in natura e quindi non può esistere nella società umana. Esiste solo l’equilibrio, l’armonia.

Se adattiamo la società umana al tessuto della natura, sentiremo che essa ci sostiene e la vita sarà una passeggiata senza sforzo. Se continuiamo a ribellarci alla natura e a cercare di sfruttarci a vicenda, le nostre lotte contro la natura e le nostre guerre reciproche si intensificheranno sempre di più, fino a quando, dopo il caos, chiunque sia rimasto rinuncerà al dominio dell’ego e concorderà che l’equilibrio è l’unica via sostenibile.

La fiducia nelle istituzioni statunitensi è in calo, ma gli Stati Uniti no

Un recente sondaggio pubblicato dalla società di analisi Gallup ha rilevato che il livello medio di fiducia degli Americani nelle istituzioni statunitensi è “a un nuovo minimo” e sta diventando ancora più basso. I risultati allarmanti mostrano che il 62% ha poca o nessuna fiducia nel sistema medico, il 69% ha poca o nessuna fiducia nella Chiesa, più del 70% ha poca o nessuna fiducia nelle scuole pubbliche, il 75% ha sfiducia nella Corte Suprema degli Stati Uniti, ancora di più nella presidenza, quasi il 90% ha sfiducia nei media e, in fondo, nel Congresso, che raccoglie la sfiducia di ben il 93% degli americani. Un sondaggio simile, tra l’altro, condotto dal prestigioso Pew Research Center, ha rilevato risultati analoghi, oltre a sottolineare il basso e calante tasso di approvazione del Presidente Biden.

Quando qualcuno si sente così nei confronti del proprio paese, c’è poco da dire a quella persona. Credo nell’accuratezza dei risultati e posso solo accettare che gli Americani la pensino davvero così.

Tuttavia, direi che dobbiamo guardare oltre l’America e vedere cosa succede altrove. Non nego i problemi che la società e le istituzioni americane devono affrontare, ma rispetto alla situazione di molti altri paesi, l’America si trova in una buona posizione.

Vedo altri paesi in caduta libera. In realtà, tutto il mondo è in declino, quindi gli Stati Uniti sono solo una parte del crollo globale. Tuttavia, rispetto al resto del mondo, stanno meglio di altri. Anche in presenza di un’inflazione elevata, non credo che l’America stia peggio, dal punto di vista economico, di altri paesi considerati più forti, come la Cina e altri paesi dell’Asia orientale.

La gente ama deridere l’America e puntare il dito contro di essa, ma dimentica che sono proprio la sua diversità e la sua tradizione democratica a tenerla fuori dai pericoli. A mio avviso, è troppo presto per augurare all’America di scomparire.

Un altro punto a favore dell’America è la sua flessibilità. Non è la Russia o la Cina, dove è difficile cambiare le cose. Il suo sistema giudiziario, con la relativa indipendenza data ai diversi stati, permette agli Stati Uniti di adattarsi e di adeguarsi alle circostanze che cambiano. Perciò, nonostante la confusione che attualmente attanaglia gran parte della società americana, ho fiducia che ne uscirà, e ne uscirà forte.

Dal mio punto di vista, il punto di forza dell’America è il suo vigore democratico. Sebbene la politica sia molto lontana da me, sono convinto che si possa osservare come l’America assorba e tolleri così tanto, e al contempo si costruisca e si modifichi in base al mutare degli eventi nel mondo. Può farlo proprio perché è una democrazia, perché percepisce la volontà del popolo e si costruisce di conseguenza.

In conclusione, nonostante l’attuale crisi, credo che la resilienza dell’America la aiuterà a superare il declino. Chi grida: “Al lupo!” grida perché sa che il lupo non c’è e quando la polvere si poserà sugli sconvolgimenti e sui falsi allarmi, l’America sarà ancora forte.

La turbolenza globale del settore turistico

Vi ricordate i tempi in cui viaggiare era rilassante ed emozionante?  Quei ricordi sono stati messi alla prova nelle ultime settimane dal caos negli aeroporti in tutto il mondo, in particolare in Nord America e in Europa. L’ondata di passeggeri estivi, desiderosi di viaggiare dall’inizio della pandemia, si è scontrata con una diffusa carenza di personale dovuta ai licenziamenti operati a causa del Covid-19, che hanno messo sotto pressione gli aeroporti e le compagnie aeree.

Una volta considerati in esubero, i dipendenti del settore turistico licenziati ora sono restii a tornare a lavori con bassi stipendi, insicurezza lavorativa e condizioni di lavoro inadeguate. A causa della mancanza di risorse umane a livello globale, migliaia di passeggeri hanno perso l’imbarco e il volo mentre aspettavano in code da incubo, e spesso i loro bagagli hanno subito ritardi o sono andati persi. E se tutto questo non bastasse, molti dipendenti delle compagnie aeree, compresi i piloti, stanno protestando per la stanchezza, lo stress e la carenza di personale. A causa della mancanza di personale, le compagnie aeree di tutto il mondo hanno cancellato migliaia di voli e si prevedono molte altre cancellazioni per tutta la stagione delle vacanze.

Chiunque abbia deciso di iniziare l’ondata di licenziamenti di massa nei tempi della pandemia avrebbe dovuto anche considerare come assumere e formare i nuovi lavoratori quando sarebbero stati nuovamente necessari. Dopotutto, l’aspettativa era nota con largo anticipo, visto che decine di migliaia di persone avevano già parlato di una vacanza all’estero il giorno dopo la revoca delle restrizioni ai viaggi. Allora perché non si sono organizzati in anticipo per fornire servizi al pubblico in viaggio?

Il coronavirus ci ha abituati a una nuova qualità di vita, a lavorare da casa in condizioni confortevoli, a vedere che è possibile cavarsela con meno, per cui ora i bassi salari offerti dal settore sono poco incentivanti per tornare al lavoro.

Nel breve periodo, salari migliori per i dipendenti stimolerebbero le assunzioni, ma nel lungo periodo non soddisferebbero veramente i desideri dei lavoratori. Il fatto stesso che questo fenomeno sia diffuso in tutto il mondo suggerisce che si tratta di un problema umano fondamentale, che potrebbe anche essere chiamato: ” La peste della pigrizia”.

E’ proibito disconnettere la causa dall’effetto. Durante il periodo della pandemia la gente è cambiata dall’interno. I suoi desideri e le sue esigenze sono cresciuti, tanto che oggi chiede più comodità e non è disposta a fare grandi sforzi senza essere pagata adeguatamente. Questa è la tendenza evolutiva della società umana, espressione di uno sviluppo continuo che richiede un nuovo appagamento. 

In definitiva, il caos internazionale dell’industria aeronautica rivela quanto siamo disorganizzati a livello sociale. Questo è solo un esempio della situazione che esiste in tutti gli altri settori dell’economia. Siamo disorganizzati su tutta la linea, mentre la crisi non ha ancora raggiunto il suo apice. Finché non risolviamo i problemi, la sofferenza e la frustrazione si intensificheranno al punto che non riusciremo più a contenerle, allora sicuramente ci verrà imposto un cambiamento globale.

La mancanza di connessione tra di noi e la mancanza di consapevolezza della nostra natura umana, soprattutto a causa della pandemia, rivelano il semplice fatto che non siamo più in grado di goderci nemmeno le brevi vacanze che erano date per scontate fino a poco tempo fa.

Se non ci svegliamo, la situazione non potrà che peggiorare. La natura umana non si blocca: il desiderio di ricevere piacere costringerà le persone a chiedere sempre di più. Allo stesso tempo, diventiamo naturalmente più pigri, egoisti e avidi. Così come ora non ci sono voli, domani non ci saranno treni, alberghi, ristoranti e quant’altro, per cui dovremo riconoscere sulla nostra pelle che il cambiamento è obbligatorio.

Le grandi aziende dell’economia devono attuare un processo di educazione continua per aumentare la consapevolezza del fatto che viviamo in un unico sistema naturale interconnesso in cui l’umanità è interdipendente. Questa comprensione iniziale acquisita con l’educazione svilupperà in noi un nuovo atteggiamento verso la vita, insegnandoci a dirigere la nostra natura egoistica per armonizzarla con le condizioni di interdipendenza e garanzia reciproca. Dalle relazioni corrette e migliorate tra di noi saremo in grado di motivare facilmente i lavoratori e di dare impulso a tutti i sistemi dell’economia per evitare future situazioni di disagio nella nostra società.

Non c’è modo di ricomporre le uova strapazzate

L’8 marzo 2009, durante la crisi finanziaria che divenne nota come la Grande Recessione, l’allora economista della Wachovia Corp., Mark Vitner, descrisse le varie economie sparse per il mondo in modo piuttosto azzeccato: “È come cercare di ricomporre delle uova strapazzate. Non si può fare tanto facilmente. Non so se si possa fare affatto”, ha detto alla CBS News.

In questi giorni, mentre il mondo sta lottando con le interruzioni della catena di approvvigionamento globale e le materie prime vitali sono bloccate in mare per mesi, alcuni esperti suggeriscono che facciamo proprio questo. Ma dal 2009, le economie sono solo diventate più intricate e l’idea di separarle è diventata ancora più irrealistica.

Non puoi andare contro l’evoluzione, e l’evoluzione va verso una maggiore complessità, non minore. Questo è vero a tutti i livelli: minerale, biologico e sociale. Di conseguenza, la società umana sta diventando più complessa e intrecciata e l’economia, che è un riflesso della società umana, segue la stessa linea.

Il motivo per cui non vediamo tale congestione e disordine in natura è che a parte le persone, tutti gli altri elementi seguono i loro istinti. Il risultato è un flusso armonico, il ciclo della vita continua ininterrotto e le cose evolvono in sincronia con il loro ambiente.

L’umanità funziona esattamente al contrario. Ci sforziamo di elevarci al di sopra del nostro ambiente, non in sincronia con esso. Cerchiamo di raggiungere la cima del mucchio, di essere più veloci, più alti e più forti di tutti gli altri. Quando ogni paese, azienda e persino persona (in una certa misura) cerca di fare questo, si verifica una congestione ai nodi e tutto si blocca.

In altre parole, stiamo assistendo al risultato del nostro atteggiamento egocentrico. Se tutti avessero agito in armonia con il resto della società umana, come fa ogni altro elemento in natura, non ci sarebbe stata congestione e tutti avrebbero ottenuto ciò di cui hanno bisogno, quando ne hanno bisogno e quanto ne hanno bisogno.

Inoltre, poiché siamo competitivi e traiamo soddisfazione non dall’avere ciò di cui abbiamo bisogno, ma dall’avere più degli altri e persino dal negare agli altri ciò di cui hanno bisogno, non possiamo stravolgere le nostre economie. Il nostro desiderio di battere gli altri ci lega a loro perché il loro dolore è il nostro piacere e non possiamo lavorare senza piacere. Fare da soli è andare contro la natura umana e non possiamo farlo, almeno non a lungo termine.

Se vogliamo razionalizzare le catene di approvvigionamento, dobbiamo avere chiara la  nostra interdipendenza. Dobbiamo iniziare a vedere noi stessi come un’unità, dove il beneficio di uno è il beneficio di tutti e tutte le parti contribuiscono al benessere di tutte le altre parti.

I nostri corpi funzionano in questo modo, ogni organismo funziona in questo modo. Senza questo approccio, la vita non sarebbe possibile. Quando agiamo in contrasto con l’elemento fondamentale che rende possibile la vita e lo sviluppo, condanniamo la nostra società alla morte e al decadimento.

Una volta che riconosciamo come funziona la natura, come noi agiamo e che è nel nostro interesse cambiare, possiamo smettere di sconvolgere il sistema economico globale e iniziare a sincronizzare le nostre azioni. In termini più semplici, saremo più rispettosi l’uno dell’altro.

In effetti, potrebbe non piacerci l’idea che dobbiamo pensare agli altri e non solo a noi stessi, ma se non iniziamo a imparare la verità oggi, l’intreccio globale peggiorerà al punto che non saremo più in grado di fornirci i beni di prima necessità per la vita quotidiana.

 

Didascalia:
Le navi container aspettano al largo della costa dei congestionati porti di Los Angeles e Long Beach a Long Beach, California, Stati Uniti, 1 ottobre 2021. REUTERS/ Alan Devall

30 anni dopo la dissoluzione dell’Unione Sovietica, il mondo ha avuto benefici?

Trenta anni dopo la disgregazione dell’Unione Sovietica, si cerca ancora una strada da intraprendere.  La disgregazione  ha scosso il mondo, ma non lo ha reso più sicuro o più stabile. L’umanità è nel mezzo di un cambiamento globale.

Trenta anni fa, il 26 dicembre 1991 per l’esattezza, l’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche (URSS), alias l’Unione Sovietica, si è disgregata negli stati che la componevano. Le repubbliche lasciarono l’unione e gli stati subordinati della Russia divennero indipendenti e iniziarono a combattere l’uno contro l’altro o si unirono ai loro ex-rivali, la NATO. Trent’anni dopo, la Russia sta ancora cercando la sua strada e brama ancora il dominio del mondo.

Non posso dire che la disintegrazione dell’URSS abbia reso il mondo un posto migliore. Anche se era una superpotenza povera, era comunque una superpotenza, e le nazioni che ne facevano parte sapevano dove stavano.

Anche se non era una democrazia, era solida, e con i tempi tumultuosi di oggi, anche questo ha i suoi meriti. Può essere un bene che i paesi che componevano l’Unione Sovietica siano diventati indipendenti, ma finché non raccoglieranno i benefici della loro indipendenza, continueranno ad essere pericolosamente instabili.

Nessuno sa cosa riserva il futuro per la Russia, ed è chiaro che la situazione sta diventando sempre più precaria, minacciando la stabilità.  Allo stesso tempo, gli USA stanno anch’essi perdendo colpi. Nonostante sia una democrazia e abbia una superiorità economica, anche l’America sta cadendo.

Quindi, da un lato l’economia Russa è instabile, e dall’altra la democrazia Americana non soddisfa le esigenze del mondo attuale.  Di conseguenza la Cina  è più forte sia dell’America che della Russia.

L’Unione Europea è completamente fuori gioco. L'”unione” è diventata un insieme di una trentina di paesi che non riescono ad accordarsi su nulla. Ne consegue che l’UE ha perso il suo status di giocatore importante nell’arena del mondo. 

Questo lascia il mondo con tanti punti interrogativi. 

Se ci aggiungiamo il Medio Oriente, che è una fossa di serpenti, non c’è molto da aspettarsi, nonostante la quiete temporanea.

Non posso dire che il mondo starebbe meglio se l’URSS non si fosse disgregata. Ciononostante, è chiaro che mentre era intatta, aveva una scienza e un’industria avanzata, si sosteneva indipendentemente, anche se in maniera povera, e verso la fine, molto povera. 

Tuttavia, i tempi stanno cambiando e ci sono sempre fluttuazioni tra gli stati.  Il nuovo contesto  porterà con sé il ringiovanimento. Nel frattempo però, il mondo è perso.  Non sa da che parte andare, economicamente, politicamente o nel senso militare.  Le persone e i paesi cercano semplicemente di sopravvivere. 

Può essere un punto di vista poco ortodosso, ma penso che nel complesso la Guerra Fredda sia stata una buona cosa. Almeno la gente sapeva da che parte stare e come comportarsi. Era un bene per le superpotenze, le regole erano chiare e, quando le regole sono chiare, è più facile non infrangerle e causare incidenti orrendi.

Oggi non c’è altro che confusione. Se lo stress continua ad accumularsi all’interno e tra i paesi, non avranno altra scelta che scaricarlo nel modo in cui scaricano sempre la pressione: andando in guerra.

Ora che il 2022 è iniziato, penso che stiamo iniziando il nuovo anno con grande smarrimento. La Russia è in una condizione terribile, così come l’America, e anche se la Cina sembra essere in cima al mondo, è completamente dipendente dal potere d’acquisto dell’America. Il mondo intero è in uno stato di collasso. Le ideologie che hanno tenuto in piedi i paesi stanno tutte manifestando la loro irrilevanza e debolezza, e non possono offrire all’umanità un modo di vivere attraente. Infatti, il mondo è pronto per il cambiamento.

TEMPI DURI DI FRONTE

I periodi di transizione sono sempre soggetti a problemi. Stiamo vivendo uno dei periodi di transizione più instabili nella storia dell’umanità, poiché stiamo passando da una mentalità egocentrica a una più olistica, dove siamo interdipendenti, interconnessi e nelle nostre azioni consideriamo il benessere degli altri. Purtroppo, mentre siamo in questo passaggio, i nostri ego ribelli ci stanno portando a estremi sempre più pericolosi che mettono a rischio noi e l’intera società. Prima diventiamo consapevoli di essere in un cambiamento, maggiori sono le possibilità di attraversare la transizione in modo pacifico e veloce.

Allo scopo di riconoscere che siamo in un passaggio, che siamo troppo interconnessi per potere ignorare i bisogni degli altri, dobbiamo creare sistemi educativi che ci portino alla consapevolezza di ciò. Quindi, la più grande sfida dell’umanità in questo momento è l’educazione. 

Idealmente, i capi mondiali avrebbero dovuto essere i leaders della transizione. Sono in una posizione naturale per cominciare e dirigere il processo. Purtroppo, i responsabili di oggi hanno un cuore di pietra tale che semplicemente non potranno sentire queste idee. Non è che io mi sia arreso, perché non l’ho fatto, ma dobbiamo riconoscere a che punto siamo. Allo stesso tempo, so che dobbiamo continuare. 

Siamo tutti esseri che cercano il piacere; questa è la nostra natura. Pertanto, non cambieremo il nostro modo di vivere a meno che non soffriamo nel presente, o che qualche grande ricompensa ci chiami e noi siamo sicuri di riceverla. Capiamo solo due cose: piacere o dolore.

Ecco perché l’umanità cambierà: o perché sta soffrendo nello stato di egoismo assoluto o perché vede una ricompensa garantita nello stato di responsabilità reciproca e di cura degli altri. In questo momento, la gente preferisce aspettare che più dolore la convinca a passare a un’attitudine più partecipativa.

Ecco perché l’educazione è così importante. Se l’umanità è convinta che tutti i colpi che subiamo sono il risultato del nostro egoismo, vorrà liberarsene. Se crediamo che l’ego possa ancora darci dei benefici, che nient’altro può, rimarremo con il nostro ego fino a quando il dolore non ci convincerà a lasciarlo.

Didascalia della foto:
Le guardie lavorano tra i materiali bruciati dall’incendio Dixie. L’incendio Dixie ha bruciato 963.309 acri lasciando dietro di sé distruzione e sterpaglia. (Foto di Ty O’Neil / SOPA Images/Sipa USA)

I giochi della fame: la vera storia

Gli “esperti” e i sapientoni continuano ad avvertirci che presto non ci sarà abbastanza cibo per nutrire l’umanità e non ci sarà abbastanza acqua fresca da bere. Ricordate il picco del petrolio, quando una sfilza di “esperti” ci avvertì che presto avremmo esaurito il petrolio, che i prezzi della benzina sarebbero saliti alle stelle e che le code alle pompe si sarebbero allungate per chilometri? Perché nessuno ne parla ora? Non è mai stato vero. Era una storia utile da raccontare al mondo per promuovere gli interessi di certe persone e corporazioni megapotenti, ma una volta che il “fatto” è diventato superfluo, è uscito dal raggio di attenzione.

La stessa cosa vale per la scarsità di acqua e di cibo; è una bufala, una scarsità fabbricata dall’uomo che viene promossa per andare incontro agli interessi di coloro che governano il mondo. La fame sulla terra è reale ma la vera storia dietro a questo non è quella della scarsità ma quella della crudeltà e dell’avidità. 

Buttiamo circa il 50% del cibo che produciamo al fine di mantenere i prezzi e i profitti i più alti possibili. Riflettiamo per un momento su questo dato. Se buttiamo la metà del cibo che produciamo e la maggior parte del mondo ne ha ancora in abbondanza, significa che persino oggi, all’attuale ritmo di produzione, possiamo provvedere ad un popolazione mondiale due volte più grande di oggi.

Se tagliassimo la produzione della metà ma ci assicurassimo che tutti abbiano il loro cibo, potremmo diminuire l’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo in modo così drastico che supererebbe di gran lunga le più alte speranze dei sostenitori del cambiamento climatico. Inoltre, non sarebbe necessario alcuno sforzo per raggiungerlo. Al contrario, faremmo meno e otterremmo molto di più.

Lo stesso vale per la fame. Potremmo facilmente fornire a tutti abbastanza cibo e molta acqua fresca. Il problema è che in alcuni luoghi, la fornitura di cibo non paga così bene, e dove i profitti non vanno alle stelle, nessuno vuole venire.

Inoltre, la fame fa bene alla politica: Permette ai cuori sanguinanti e ad altri benefattori di visitare le aree afflitte con troupe televisive per documentare il loro “aiuto” ai poveri e ai morenti. La fame è remunerativa, ma non per gli affamati, bensì per i ricchi che la creano e la perpetuano. La fame genera di più che le pubbliche relazioni. E’ validissima per per promuovere l’agenda che rafforza il potente e  indebolisce il debole e per controllare le politiche dei paesi subordinati.

Non fa del male a nessuno se non agli affamati e agli ammalati  che agonizzano e muoiono. Non fa del male a nessuno se non agli ammalati e agli affamati che non hanno il potere di cambiare la situazione.

E non è che le mie parole cambieranno il comportamento della gente; la cattiva volontà è radicata nel profondo del nostro cuore. Ma se questi post possono aprire gli occhi della gente per vedere la realtà per quella che è, allora c’è speranza che qualcosa inizi a cambiare.

Adesso, non possiamo fare altro che conoscere la verità.  Ma per il momento è tutto ciò di cui abbiamo bisogno per iniziare il cambiamento.

Se un numero sufficiente di persone si renderà conto di quanto siamo diventati malvagi e respingerà con tutto il cuore la nostra malvagità, si creerà una valanga.

Consapevolezza, dobbiamo concentrarci sulla consapevolezza della nostra deforme e corrotta natura al punto da detestarla. Allora, proprio come stiamo lontani da tutto ciò che aborriamo, scapperemo da noi stessi. Invece di cercare di abusare di tutta la creazione, inizieremo a chiederci perché in primo luogo tutto è stato creato.

Non dobbiamo preoccuparci di cosa mangiare, ma di cosa essere! Quando le domande sullo scopo della vita ci disturbano, smettiamo di dominare e cominciamo ad ascoltare. Invece di parlare, cominciamo a conversare. Questo è il momento in cui inizia la vera crescita.

Cercare di forzare noi stessi a cambiare il nostro comportamento è senza speranza. Ma l’innalzamento di noi stessi al di sopra del livello di dominio materiale metterà ordine anche nel nostro mondo materiale, poiché ci occuperemo di imparare il significato della vita invece di cercare di negare la vita agli altri.

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Donne in coda per i pacchi di cibo durante la distribuzione da parte dei volontari dell’iniziativa Lagos food bank in una comunità di Oworoshoki, Lagos, Nigeria 10 luglio 2021. Immagine scattata il 10 luglio 2021. REUTERS/Temilade Adelaja

Il denaro non può sfamare le persone che l’ego fa morire di fame

David Beasley, direttore esecutivo del Programma alimentare mondiale delle Nazioni Unite, ha affermato che i miliardari “devono farsi avanti ora, una tantum” e donare 6 miliardi di dollari per salvare 42 milioni di persone “che moriranno se non li aiutiamo”. Ha anche detto: “Non sto chiedendo loro di farlo ogni giorno, ogni settimana, ogni anno; abbiamo una crisi una tantum, una tempesta perfetta di conflitti, cambiamenti climatici e Covid”. Se il signor Beasley crede che questa sia una crisi di una volta e che sei miliardi di dollari elimineranno la fame nel mondo, probabilmente è l’unico. La fame non esiste per le ragioni che cita, ma a causa dell’egoismo umano, e nessuna somma di denaro è abbastanza grande da sfamare le persone che l’ego fa morire di fame.

Né il denaro soddisferà l’ego. Al contrario, il denaro non fa che peggiorare il problema perché va nelle tasche delle persone sbagliate, che diventano ancora più avide, mentre chi potrebbe farne buon uso ne vede ben poco. Se crediamo di poter risolvere la crisi della fame solo con i soldi, la fame aumenterà sicuramente e molti altri moriranno.

In effetti, credo che il nostro approccio di combattere i sintomi piuttosto che l’agente patogeno stesso renderà le cose così negative che sarebbe meglio per noi non vivere affatto quei momenti. Ci sarà abbondanza, ma allo stesso tempo grave carenza dei generi di prima necessità più importanti come il pane e l’acqua. La gente sarà infelice.

Vedrai interi battaglioni a guardia del cibo mentre altri moriranno di fame nelle vicinanze. Non avverrà in segreto, ma in bella vista; lo vedrai nelle notizie. Coloro che diranno di essere dispiaciuti per la fame,  non alzeranno un dito.

L’ego non ci farà mai sentire soddisfatti. Ci farà sempre sentire vuoti, per quanto ricchi siamo. Anche se neghiamo a tutte le persone nel mondo i bisogni più elementari e li teniamo tutti per noi, saremo comunque insoddisfatti.

L’unica cosa buona per i nostri ego è renderli edotti che ci stanno portando all’estinzione. Ci stanno insegnando che finché ci concentreremo solo su noi stessi, non ci sentiremo soddisfatti. Una volta appreso questo, ci spingerà a elevarci al di sopra del nostro egoismo.

Un’altra cosa che l’ego ci insegna è che dipendiamo l’uno dall’altro. Non possiamo sentirci ricchi se non ci confrontiamo con altri che sono più poveri di noi. Non possiamo avere ciò che vogliamo a meno che qualcuno non ce lo porti. In altre parole, non possiamo vivere e non possiamo valutare noi stessi senza altre persone intorno a noi.

Poiché non possiamo liberarci dell’egoismo, poiché è il nostro nucleo, dobbiamo “insegnargli” il valore della cooperazione e della considerazione. Quando i nostri ego imparano che è nel loro interesse essere premurosi, ci consentiranno di godere di piaceri altruistici e smetteremo di umiliare le altre persone e distruggere il nostro ambiente, che attualmente sono i nostri unici piaceri (che lo ammettiamo con noi stessi o meno ).

Possiamo trovare gioia nella connessione e nella considerazione solo se rinunciamo a cercare di soddisfare il nostro ego. Possiamo arrivarci vedendo ciò che i nostri ego hanno fatto a noi e al mondo che ci circonda, oppure possiamo arrivarci aspettando che i disastri ci colpiscano personalmente. Il primo modo è più veloce, più facile e più sicuro. Spero che lo scegliamo prima di sperimentare in prima persona gli svantaggi dell’egoismo.

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Il direttore esecutivo del Programma alimentare mondiale David Beasley parla durante un’intervista con Reuters a Doha, Qatar, 24 agosto 2021. REUTERS/Alexander Cornwell

La conferenza di Glasgow sul cambiamento climatico non cambia nulla

Mentre il mondo assiste al Congresso del 2021 sul Cambiamento Climatico, a Glasgow, sempre più dati indicano che gli sforzi umani, partendo dal presupposto che ci siano stati degli sforzi, sono stati, al meglio, insufficienti. Anche se i leader mondiali diffondono dichiarazioni a bizzeffe sulla riduzione delle emissioni di gas a effetto serra, la realtà è l’opposto. 

Il rapporto del Production Gap dell’ONU registra le discrepanze tra la produzione di combustibili fossili programmati dalle nazioni e i livelli globali reali.  Il rapporto di quest’anno rivela che “nonostante l’aumento delle ambizioni climatiche e gli impegni Net-Zero, i governi prevedono ancora di produrre più del doppio della quantità di combustibili fossili nel 2030 rispetto a quanto sarebbe coerente con la limitazione del riscaldamento globale a 1,5 C [2,7 F]. 

Tuttavia, anche se i governi intendessero rispettare i loro impegni, ciò non invertirebbe il cambiamento climatico. Se paragoniamo la quantità di gas serra prodotta dall’umanità alla quantità emessa dalle eruzioni vulcaniche, incendi forestali, e lo scongelamento accelerato del permafrost in Alaska, Groenlandia, Canada e Siberia, è chiaro che la natura è diretta ad un rapido cambiamento climatico con o senza il nostro “aiuto”. 

Ci sono crisi in ogni settore di coinvolgimento umano: le tensioni internazionali aumentano, l’estremismo religioso cresce, tensioni razziali e culturali dividono le nazioni dall’interno, e l’economia globale  è sull’orlo della stagflazione. Come se non bastasse, il coronavirus, tenace,  disturba la nostra vita e la ripresa economica del mondo intero, le catene di distribuzione  si stanno spezzando, portando a carenze di gas, cibo e altri beni basilari, e i disastri naturali si intensificano in frequenza e in ferocia  per via del cambiamento climatico. E’ chiaro che dobbiamo smettere di concentrarci su problemi specifici, e iniziare a pensare in maniera più sistematica. 

Il nostro mondo è costruito come una piramide.  Alla base della piramide abbiamo il livello minerale, sopra la flora, e sopra ancora la fauna, con  l’uomo che si trova in cima alla piramide.  Non facciamo parte del regno animale perché mentre i nostri corpi sono simili a quelli degli altri primati, le nostre menti ci permettono di riflettere sul passato, sul futuro, e fare piani a lungo termine per noi stessi e per il pianeta.   

In ogni modo, nonostante la nostra mente superiore, non siamo “superiori” al sistema: ne facciamo parte. Per questo motivo influenziamo tutti i livelli sotto di noi. Perciò, qualsiasi malfunzionamento al livello superiore, quello umano, si “riversa” su tutta la piramide e rovina anche gli altri livelli.

Ora è facile vedere che il problema è proprio dell’umanità. Inoltre, dato che i problemi abbracciano ogni ambito dell’impegno umano, è chiaro che frenare le emissioni di gas non risolverà nulla. Se vogliamo sistemare il mondo, dobbiamo sistemare l’umanità.

Quando esaminiamo l’umanità, ogni persona ha delle capacità e delle caratteristiche uniche.  In sé, queste caratteristiche non sono un problema, ma un vantaggio. La varietà di pensieri, approcci, culture, idee e credenze umane, creano un tappezzeria con centinaia di intrecciature che formano una potente entità che potrebbe, in teoria, raggiungere qualsiasi cosa.  Quindi, il problema non sono le persone, ma come si connettono tra di loro. 

Attualmente, le intrecciature nella tappezzeria dell’umanità cercano di distruggersi tra di loro.  Anziché rafforzarci, sostenerci e incoraggiarci,  gareggiamo per supremazia e potere.  Anziché  lavorare per rendere il tessuto il più forte, e il più bello possibile, cerchiamo di essere il filo più forte di tutto il foglio.  C’è  quindi da meravigliarsi se siamo esausti? C’è da meravigliarsi se siamo nauseati dalle lotte senza fine e dal malcontento che ci circonda?  C’è da stupirsi che la depressione sia la malattia più comune dei nostri tempi?  E infine, c’è da meravigliarsi che il nostro mondo, la nostra unica casa, sia in rovina?  Ora, credo che sappiamo su cosa dovremmo concentrarci per salvare il nostro pianeta.  

Didascalia della foto:
Quattro attivisti della Extinction Rebellion Glasgow University si legano al Memorial Gate dell’Università di Glasgow il 29 ottobre 2021 a Glasgow, Scozia. 

Non c’è mancanza di energia, c’è mancanza di normalità

Nonostante l’incremento di produzione di energia da fonti rinnovabili, e nonostante il rallentamento della produzione automobilistica, il prezzo del petrolio è alle stelle. Sebbene meno centrali elettriche brucino carbone, anche il prezzo del carbone è salito alle stelle.  Il prezzo  del gas naturale sta anch’esso salendo, e la domanda di energia sembra eccedere l’offerta, in ogni paese e per ogni forma di energia.  Le fonti energetiche della terra sono forse diminuite così drasticamente in pochi mesi?  La risposta è un fragoroso “No!”, non c’è scarsità di energia; c’è una seria carenza di normalità nelle relazioni umane.  Spero che questa crisi attuale aiuterà a instaurare un po’ di senso nel consumo folle dell’umanità.

La crisi energetica indica che stiamo consumando in maniera eccessiva.  Produciamo troppo, buttiamo via i prodotti in eccesso, inquiniamo la terra, l’aria, l’acqua, e poi ci lamentiamo che non abbiamo abbastanza.  È una follia, proprio come uccidere i propri genitori e poi implorare la pietà del tribunale perché si è diventati, di recente, orfani.

È ora di riconsiderare tutto ciò che produciamo: come dividiamo la produzione, i profitti e i beni, quali servizi sono necessari e quali sono superflui e, soprattutto, come ci trattiamo l’un l’altro.

L’obiettivo di questo percorso dovrebbe essere chiaro a tutti: la sopravvivenza. Non esiste un secondo fine, un tentativo di dominare o privare qualcuno del suo potere o ricchezza.  È semplicemente la realtà che ci obbliga a considerare l’intera umanità e l’intero pianeta.  Se non lo facciamo, la nostra intera civiltà crollerà come un mazzo di carte.

Dato che non lo comprendiamo ancora e insistiamo nel gestire le cose come abbiamo sempre fatto, attraverso giochi di potere, prevedo un inverno molto freddo e cupo per l’emisfero nord.  La crisi energetica lascerà molte case al buio e senza riscaldamento; non ci sarà carburante per le macchine e nessuna fonte di energia rinnovabile sostituirà le fonti tradizionali, dato che ci sarà poco sole durante l’inverno.  Spero che perlomeno questo ci porti a riconsiderare i nostri valori.  Se non fosse così, la prossima estate sarà ancora peggio della terribile estate che è appena terminata.

So che molte persone contano sulla promessa dell’energia rinnovabile per risolvere i problemi energetici dell’umanità. Credo  che si sbaglino. L’energia esiste in abbondanza, molto più di quanto ci serva realmente.  Potremmo dimezzare le emissioni domani. Ma più abbiamo, più siamo affamati e quindi la nostra sete per l’energia non sarà mai saziata,  non smetteremo mai di sfruttare il pianeta e gli altri, fino a quando non ci rieducheremo e inizieremo a comportarci in maniera umana gli uni verso gli altri.

Ci siamo comportati come marmocchi viziati a cui i genitori comprano tutto quello che vogliono.  Ora i nostri genitori hanno finito i soldi e la nostra infanzia è finita.  È ora di maturare e comportarci come adulti responsabili, che si prendono cura dell’umanità nello stesso modo in cui una madre si prende cura della sua famiglia.  Se pensiamo come una famiglia, otterremo la normalità.