Pubblicato nella 'Crisi della Globalizzazione' Categoria

La domanda del secolo

Commento: Dicono che presumibilmente, esiste un’energia intorno a noi che ci nutre, e grazie a questo, potremmo anche sopravvivere senza il cibo.

La mia risposta: Una persona può, certamente ricevere nutrimento in questo modo. Che differenza fa?  Ma che cosa gli dà, e a cosa porta?

In ogni modo, mi sono stati dati un certo numero di anni per realizzare la mia apparenza sulla Terra, per identificarla efficacemente.  Più avanti avrò altre funzioni in altri stati. Ma lo stato in cui mi manifesto qui, in questo segmento della mia esistenza, è così.  Quindi devo pensare a un modo per realizzarlo in maniera efficace.

Come posso farlo?  Solo quando capisco l’intera catena della mia esistenza in cui la mia vita corporea è un piccolo frammento, un singolo collegamento.  Devo realizzare questo collegamento in modo efficace, e poi sarò in accordo con ciò con cui termino la mia realizzazione.

Oggigiorno, alle persone manca questa meta.  Non sanno cosa fare. Sembra che si viva, ma per cosa si vive?  Una volta bisognava lottare per un piatto di minestra, per una posizione nella società, e così via.  C’erano obiettivi di ogni genere, sia reali che immaginari.

Oggigiorno non esiste nulla del genere.  Non importa quali stracci indossiamo oggi.  Non dice nulla della persona, a parte dei politici con la cravatta.  Oggigiorno non devo preoccuparmi del cibo, in qualche modo lo troverò da qualche parte.

Non c’è bisogno di imparare. Che cosa mi darà? Continueranno a esistere tanti disoccupati. Musica, letteratura, danza, opera, arte, tutto questo è diminuito e sta scomparendo.  A chi serve? Chi è interessato?

La maggior parte delle persone ha viaggiato  per mezzo mondo.  Quali cose interessanti possono aspettarsi dal resto della vita? Quindi, ci si annoia. Non c’è uno scopo nella vita.  Sembra che ci siamo sviluppati così tanto da poter coprire il mondo intero; navighiamo su internet, possiamo fare qualsiasi cosa.

Eppure, alla fine non abbiamo nulla.  Sembra che non ci sia nulla per cui vivere  Droghe, una sensazione di oblio…

Cosa si può fare?  Quindi la domanda “perché si vive?” è un’enorme domanda dolorosa.

 

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From KabTV’s “I Got a Call. Energy around us” 5/28/14

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La globalizzazione ha bisogno di una correzione urgente

In un’intervista rilasciata a CBS News l’8 marzo 2009, durante la crisi finanziaria nota come Grande Recessione, l’allora economista di Wachovia Corp. Mark Vitner ha affermato che sciogliere i nodi delle economie mondiali è “come tentare di ricomporre le uova strapazzate.  Non può essere fatto così facilmente.  Non so se può essere fatto del tutto”. Da allora, siamo diventati ancora più confusi. Tuttavia, la crisi alimentare che si sta sviluppando a causa della guerra tra Russia e Ucraina, la crisi dei semiconduttori e i ritardi nelle spedizioni a causa della pandemia e le crescenti tensioni internazionali hanno riportato in auge la questione della deglobalizzazione.

Alla riunione del 2022 del World Economic Forum (WEF), conclusasi di recente, la deglobalizzazione è stata ancora una volta uno dei temi principali. Il Financial Times ha riferito in un articolo che “L’era della globalizzazione che dura da tre decenni rischia di andare in retromarcia secondo i dirigenti delle aziende e gli investitori” e in un altro articolo ha sostenuto che “Il progresso tecnologico suggerisce che la svolta dalla globalizzazione può portare benefici ma anche sfide”.

Mi trovo d’accordo con l’osservazione di Vitner che è impossibile deglobalizzare le economie mondiali. Non si può  fare, non ora, mai più, e in futuro tutto sarà ancora più aggrovigliato di adesso. 

Tuttavia, ed è per questo che gli economisti stanno accarezzando l’idea di rompere i legami tra le economie mondiali, la globalizzazione sta aggravando i problemi del mondo perché si basa su relazioni così negative che dovremmo fermarne il progresso e non continuare finché non la organizzeremo su basi più positive per tutti i soggetti coinvolti.

Attualmente ci rapportiamo alle nostre relazioni economiche nello stesso modo in cui ci rapportiamo a tutte le nostre relazioni: con un approccio di sfruttamento. Se non ci rendiamo conto che l’economia provvede ai nostri bisogni più elementari e non deve quindi essere trattata come un mezzo per abusare e calpestare altre persone, l’economia mondiale continuerà a rallentare e la scarsità di cibo e gas si intensificherà.

La paralisi porterà alla fame in molti paesi e alla grave carenza di prodotti di base in molti altri. Di conseguenza, i conflitti diventeranno violenti, scoppieranno guerre e la vita si ridurrà alle condizioni del XIX secolo. Non possiamo permetterci di maltrattarci a vicenda quando si tratta di questioni economiche.

Ciò che è ancora più frustrante è che le carenze non sono reali; sono il risultato della riluttanza delle nazioni a fornire agli altri paesi i prodotti necessari. Se cambiamo il nostro atteggiamento verso gli altri, scopriremo che abbiamo già abbondanza di tutto e non ci sarà alcun tipo di carenza.

Grazie alla globalizzazione, piccoli stati come Singapore, Israele, alcuni stati arabi del Golfo Persico, stati europei con scarsa popolazione e piccole isole possono prosperare nonostante le loro dimensioni. Importano ciò di cui hanno bisogno, cioè quasi tutto, ed esportano prodotti o tecnologie uniche o si affidano al turismo. Tuttavia, in assenza di legami estesi e costruttivi tra paesi e nazioni, questi stati non saranno in grado di provvedere a se stessi e semplicemente scompariranno.

Ciononostante, non saremo in grado di smettere di dipendere gli uni dagli altri. Possiamo pensare di poterlo fare, ed è per questo che la deglobalizzazione è stata un argomento di discussione al WEF, ma non saremo in grado di farlo. In un modo o nell’altro, dovremo migliorare le nostre relazioni e smettere di cercare di sminuirci e di metterci l’uno contro l’altro. Scopriremo che anche solo tentare di farlo, come sta accadendo ora, provoca danni enormi a tutti, anche a noi stessi.

Non c’è modo di affrontare il cambiamento senza un certo livello di dolore. Il dolore è l’unica spinta al cambiamento. Tuttavia, spero che saremo abbastanza intelligenti da reagire rapidamente, in modo che il livello di dolore che dovremo sopportare non comporti una terza guerra mondiale nucleare.

L’evoluzione naturale dell’umanità ci ha connessi, e la natura non torna indietro.  Quindi, l’unica cosa che possiamo fare è cercare di avanzare in maniera piacevole e non dolorosa. 

Se ci sforziamo di apprendere la nostra interdipendenza e la necessità di collaborare positivamente, possiamo invertire la traiettoria negativa e la minaccia di guerra. Al contrario, avanzeremo con la globalizzazione pacificamente, in un modo che sia vantaggioso per tutti e che provveda veramente a tutti i nostri bisogni.

Didascalia foto:
Il fondatore e presidente esecutivo del World Economic Forum (WEF) Klaus Schwab è seduto, mentre il cancelliere tedesco Olaf Scholz (non nella foto) si rivolge ai delegati durante l’ultimo giorno del WEF a Davos, Svizzera, il 26 maggio 2022. REUTERS/Arnd Wiegmann

Imparare a interagire correttamente

Domanda: C’è un numero che si chiama Dunbar, che rappresenta il numero delle connessioni sociali che una persona conserva nella propria testa.

Un antropologo inglese, Robin Dunbar, ha determinato che in ogni situazione, 150 è il numero delle persone che interagiscono in una sola volta.

I neurofisiologi ci dicono che se ci mancano connessioni sociali, cominciamo a farne delle artificiali.

Perché ad una persona serve questo network sociale nella testa?

Risposta: Il motivo per il quale noi siamo creati come esseri sociali che devono interagire fra di loro, è per creare un certo campo di comunicazioni, tra di noi, e al di sopra di noi. Questo è quello che ci rende umani; altrimenti saremmo animali. Dopotutto, non c’è un livello umano in natura. Ci sono solo tre livelli: inanimato, vegetativo e animale, e umano è qualcosa al di sopra della natura.

Quindi, noi vogliamo salire a questo livello, così possiamo avere un inizio. Ma per creare questo livello, è prima necessario imparare come interagire fra di noi correttamente. Non abbiamo ancora questo all’interno della nostra società. E’ a malapena cercare di alzarsi al di sopra del livello animato, al livello dell’Uomo. Quindi questi inizi sono ben accetti.

 

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From KabTV’s “Kabbalah Express” 12/6/21

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In caso di guerra mondiale – il colpo – entro 13 minuti

Messaggio The Washington Post: Ancora durante la guerra fredda gli USA tenevano i missili terra-terra con le testate nucleari pronte al lancio entro 3-4 minuti dopo l’ordine del presidente. Nonostante ciò, in caso dell’arrivo di minaccia, la decisione del lancio doveva essere presa entro 13 minuti.

Però, anche dopo 20 anni, dopo la fine della guerra fredda un terzo delle forze strategiche degli USA, includendo quasi tutti i missili delle basi terrestri, ed anche alcuni missili delle basi marine, tutt’ora si trovano in assetto di guerra. Gli USA e la Russia possiedono 1800 testate nucleari, che sono pronte per essere usate in qualunque momento.

Il mio commento: Ecco a cosa ci ha portato lo sviluppo sfrenato della nostra natura egoistica – o alla morte dell’egoismo o alla sua correzione.

Tra poco tempo si vedrà se avrà peso il nostro sforzo di unione per chiamare nel mondo la forza della correzione di massa dell’egoismo.
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La causa della crisi – L’uomo

Opinione (V. Sobolev, Ph.D., professore): L’uomo stesso è la base di tutte le minacce. Ci hanno insegnato che un uomo è una creazione razionale, prende le decisioni migliori e nell’economia di mercato è il soggetto economico ideale. Tuttavia, una galassia dei laureati di premi Nobel in economia hanno dimostrato il contrario: errare è umano, e quindi, le conseguenze delle sue azioni possono essere devastanti.

Gli strumenti finanziari sono cresciuti rapidamente a causa della banale avidità. A te offrono una caramella a forma di strumento di capitale che promette enormi profitti, e la ingerisci, così sei incluso nella folle corsa dell’egoismo collettivo, alla ricerca di un arricchimento favoloso. Ma poi capisci che non sei il solo a cadere nell’abisso … dell’ interesse collettivo nella ricerca di un favoloso arricchimento .

Il mio commento: Tutto questo è ciò che abbiamo capito da tanto tempo. Solo che il metodo del cambiamento della natura dell’uomo nessuno lo ha, se non cambiare la nostra natura, ci stiamo avvicinando alla nostra stessa distruzione.

Consigliate come presentare il metodo di educazione integrale dell’ umanità come l’unico mezzo di salvezza?
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La natura se la cava, datele la possibilità

Messaggio: All’Università dello stato dell’Ohio (USA) hanno fatto un esperimento molto curioso: nel 1994 hanno organizzato due paludi e le hanno lasciato allo stato naturale. In una delle paludi sono state piantate 13 piante più comuni, invece la seconda è stata lasciata a disposizione della madre natura.

Nelle riserve, continuamente veniva pompata l’acqua dal fiume limitrofo, tutto come nella vita normale. Oggi, in entrambe le paludi, è presente circa la stessa quantità di specie che sono circa 100 più di prima.

Il mio commento: Tutto questo parla del fatto che le condizioni iniziali non sono importanti: la cosa principale è permettere allo spazio impaludato di svilupparsi in maniera naturale. Noi abbiamo la possibilità di ritornare alla natura, di lasciarla in pace, ci limitiamo soltanto con lo stretto necessario per la vita e così noi tra qualche anno scopriremo noi stessi di nuovo in un mondo sano.
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Grecia nel caos

Messaggio: Ad Atene scoppia l’incendio. Hanno subito danni decine di edifici, non sono stati risparmiati nemmeno i monumenti storici. I vigili del fuoco con fatica avanzano verso i palazzi in fiamme. Le strade sono barricate con i cassettoni dei rifiuti e con le macchine. Sono stati rapinati decine di negozi , i bancomat fracassati.

Disordini di massa sono iniziati dopo la dispersione dei 100.000 dimostranti , che protestavano contro la legge sulle severe misure economiche che aprono alla Grecia un credito di 130 miliardi di euro e cancellano 100 miliardi del debito. In cambio il governo abbassa il costo sociale, lo stipendio minimo e licenzia fino a 150.000 dipendenti statali.

Il mio commento: Questo farà soltanto aumentare la tensione sociale. Le indagini dicono che soltanto la solidarietà sociale, la giusta distribuzione del reddito, la sensazione dell’unione creerà dentro l’uomo la sensazione della felicità , calma , riempimento , ed anche avendo una forma modesta di vita.

Però per arrivare a una tale situazione si può soltanto con una successiva educazione della popolazione. Bisogna introdurre una formazione obbligatoria a tutti i disoccupati, includendo anche le casalinghe, i pensionati e cosi via. Dopo qualche mese si potrà portare la società ai cambiamenti integrali consapevoli.
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Il mondo che cambia e i nuovi modi di pensare

Opinione (J. Kulyutkin, il Dottore, Prof.) Che cosa si richiede all’uomo che vive in un mondo che cambia?

A. La comprensione che il mondo circostante è un sistema completo, interconnesso e soprattutto, in continua evoluzione. I Cambiamenti: una caratteristica fondamentale di questo sistema.
 Qualsiasi evento, non solo globale ma anche privato​​, può avere molte conseguenze. Più complesso è il sistema, maggiori sono questi effetti, tra cui le catastrofi ecologiche impreviste, improvvise ed inaspettate (). Ma se nei nostri studenti sviluppassimo la capacità di esplorare, prevedere e valutare le conseguenze delle attività umane per la vita della natura, della società e l’individuo?

B. La comprensione di ogni crescita, il progresso e lo sviluppo nel mondo che ci circonda ha come due facce: una sorridente (un aumento della ricchezza, lo sviluppo dei valori culturali, le realizzazioni senza precedenti nella scienza e nella tecnologia) e una faccia triste (l’inquinamento, l’esaurimento delle risorse mondiali, la minaccia di un disastro nucleare). Ma come insegnamo agli studenti a comprendere questa incoerenza della crescita? A considerare tutti i “pro” e i “contro”? A prendere decisioni ponderate?

C. La comprensione del futuro dell’umanità dipende da noi. Quando progettiamo un evento, cerchiamo di prevedere le situazioni impreviste? Siamo in grado di analizzare le situazioni a lungo termine, e non solo le situazioni immediate? Siamo in grado di calcolare la probabilità di decisioni alternative?

L’educazione degli adulti in una società del cambiamento sociale: questa non è l’appendice per l’educazione ricevuta nella scuola media o superiore, è la condizione più importante per lo sviluppo della creatività personale, senza la quale l’uomo non può funzionare davvero nel nostro mondo dinamico.
 L’educazione degli adulti ha lo scopo di fornire assistenza continua all’autodeterminazione dell’uomo nelle varie fasi della sua vita e nelle diverse situazioni della sua attività.

Gli studi dimostrano che tale autodeterminazione dipende dallo sviluppo della cultura spirituale degli adulti, della loro maturità intellettuale e competenza professionale.

Uno dei principali obiettivi dell’educazione degli adulti è quello di sviluppare la capacità dell’individuo dell’auto-cambiamento, oppure l’uomo rischierà di rimanere indietro nella trasformazione, la velocità di questo oggi è sempre in aumento.

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I tedeschi hanno provocato la crisi europea

Opinione (W. Schultz, Deputato del Parlamento europeo): La Germania non ricava grandi guadagni dall’esportazione e per questo è suo obbligo condividere le esportazioni del sovra consumo con i paesi problematici dell’UE.

La crescita con il marco avrebbe reso le merci tedesche molto costose sul mercato internazionale e avrebbe sottratto alla Germania una grande fetta di mercato. I pagatori di tasse tedeschi hanno il lavoro e la garanzia sociale a causa delle attività di esportazione. Noi stessi abbiamo provocato la crisi di debito della Grecia, Spagna, Portogallo per via di un’esportazione intensa. I tedeschi “li hanno spinti” ad utilizzare i prodotti tedeschi e adesso sono obbligati ad aiutarli a uscire fuori dai debiti.

La crisi non è la fine del mondo, ma una ricerca in divenire dello sviluppo di collaborazione reciproca. La crescita dei Governi nazionali nelle condizioni della globalizzazione sarebbe stato un errore. Per questo la nostra forza è nel consolidamento continuativo dell’UE. C’è bisogno di istituti nazionali forti capaci di superare lo sviluppo dell’UE come se fosse una regione unica.

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Viviamo il quarto decennio di depressione

Opinione (David Rosenberg, economista principale e stratega del controllo dei capitali della compagnia Gluskin Sheff): L’economia americana si trova in una depressione simile a quella che, dagli ultimi dieci anni, vive il Giappone. Abbiamo vissuto soltanto quattro anni in depressione, che si prolungherà fino a dieci anni. L’economia inizia di nuovo a restringersi nel 2012 e peggiorerà la situazione con l’occupazione nel lavoro.

Il mio commento: Il paragone non è corretto: se il Giappone ha vissuto la propria depressione, allora adesso noi viviamo la depressione mondiale che è globale non solo in scala, larghezza e profondità, ma anche perché investe tutti in ogni parte della nostra vita, che necessita riformare tutti i rapporti sociali, cioè il passaggio verso una nuova formazione sociale. L’uscita dalla crisi non è aspettare che non sia reale e nemmeno considerare che noi ritorneremo al vecchio modo di vita e di controllo.
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