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L’eredità di Baal HaSulam: demistificare la Kabbalah per il XX secolo e successivi.

L’essenza del metodo di Baal HaSulam è la verità.

Tutto ciò che esiste è la forza di ricezione della persona, la forza di dazione del Bore e la connessione tra di loro.

Più possiamo usare la nostra forza con la forza del Bore, che risplende su di noi, più avanziamo verso la sorgente delle nostre vite.

Baal HaSulam visse e agì nel XX secolo. C’erano stati molti Kabbalisti prima di lui e pure alcuni nella sua generazione. Tuttavia, Baal HaSulam è unico in quanto ha ricevuto il permesso dall’alto di rivelare il metodo della Kabbalah, cioè il metodo di correzione della persona per ottenere la qualità di dazione del Bore, mentre prima di Baal HaSulam era molto difficile comprendere e ottenere la qualità del Bore. Chiunque desiderasse studiare la Kabbalah doveva sottoporsi a preparativi complicati, come l’apprendimento delle sette saggezze. Baal HaSulam, tuttavia, ha portato la saggezza e il metodo della Kabbalah molto più vicini alle persone, rendendo più facile, per chiunque lo desideri, raggiungere il Bore.

Se leggiamo i testi di Baal HaSulam parola per parola e sentiamo quelle parole un po’ dall’interno, allora vediamo che ha scritto per persone che desiderano sentire il Bore, perché è questa la sensazione più elevata e importante che possiamo raggiungere.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.   

La spiritualità non è per gruppi isolati. È per l’umanità.

Nelle prime ore del mattino, entravo in cucina e trovavo piatti con avanzi di hummus, cipolle, pane e un po’ di liquore. Era un luogo in cui il legame tra le persone andava oltre la routine quotidiana. Questa consapevolezza mi è apparsa quando ho approfondito la saggezza della Kabbalah sotto la guida del mio maestro, il kabbalista Baruch Shalom HaLevi Ashlag (il RABASH). Intorno a me sedevano sei anziani, discepoli del grande kabbalista Yehuda Ashlag (Baal HaSulam), che formavano un piccolo gruppo affiatato, quasi un mini kibbutz all’interno della città.

Questo gruppo viveva un’esistenza semplice, lavorando solo il necessario e trascorrendo le ore rimanenti insieme a studiare e a gustare i pasti. Il cibo non era il punto focale; si trattava della connessione dei cuori, un’emulazione del nostro stato spirituale come un’unica anima vitalizzata da un’unica forza d’amore e di donazione. Il Baal HaSulam sognava di creare un kibbutz con i suoi studenti per incarnare lo stile di vita di quella che lui chiamava “l’ultima generazione”: una vita di condivisione spirituale e di collaborazione materiale.

Tuttavia, se la Kabbalah descrive come raggiungere la destinazione finale delle nostre vite nel modo più breve, piacevole e consapevole possibile, uno stato di unità globale dell’umanità, allora perché istituire una società chiusa? Non dovrebbero vivere in mezzo a tutti? L’idea non era di isolarsi, ma di costruire una piccola società, un nucleo per il popolo unito di Israele, gettando le basi per una nazione unita.

Anche dopo la morte di Rabash e la formazione di un gruppo chiamato “Bnei Baruch” (cioè i “figli di Baruch”, in riferimento al mio maestro), il sogno di fondare un kibbutz è rimasto costante. Abbiamo esplorato le opzioni in tutto Israele, a nord e a sud, alla ricerca di un luogo in cui vivere semplicemente e in cui poterci dedicare agli insegnamenti. Tuttavia, più cercavamo, più trovavamo le porte chiuse a quest’idea e ci rendevamo conto che non era destinata alla nostra generazione. Dovevamo connetterci nelle condizioni attuali.

Mentre ci avviciniamo all’ultima generazione che Baal HaSulam ha descritto, l’era del Messia, dove il “Messia” (ebr. Moshiach) è la forza (ebr. Moshech) che ci tira fuori dai nostri ego individuali per entrare in uno stato unificato, l’unità attraverso l’istituzione di una piccola società chiusa sembra un’idea sempre più lontana. Oggi, invece, l’idea dell’unità deve raggiungere l’umanità in generale e coloro che si identificano con la necessità di unirsi al di sopra delle nostre innate pulsioni egoistiche formano il piccolo gruppo pionieristico dell’umanità che avvia tale connessione. Questo gruppo non si trova fisicamente in un kibbutz o in un campo chiuso, ma piuttosto un gruppo di desideri che anelano alla realizzazione del nostro futuro stato unificato più avanzato e che sono disposti ad applicarsi per portare l’unità in primo piano tra i valori e le priorità umane.

In sostanza, la ricerca di un luogo chiuso per condurre il nostro studio e la nostra connessione ci ha portato a svegliarci da un sogno alla realtà che i kabbalisti del nostro tempo sottolineano: che l’unità di oggi non è solo per un gruppo chiuso, ma per l’umanità in generale, e il nostro percorso verso l’unità consiste nell’adattarsi alle condizioni globali della nostra epoca.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.  

Rabbi Shimon bar Yochai esce dalla grotta, dando inizio alla nostra era

Oggi viviamo in tempi in cui più progrediamo senza coltivare relazioni unificanti tra di noi e più un disgustoso fetore di divisione e di odio oscura le nostre vite. Oggi, più che mai, abbiamo bisogno di nutrire un amore genuino al di sopra delle nostre pulsioni divisive, il tipo di amore che la Torah raffigura e che Rabbi Shimon bar Yochai ha descritto nella grotta con i suoi nove amici. 

Per tredici anni, Rabbi Shimon e suo figlio Rabbi Elazar vissero in una grotta a Peki’in. Successivamente altri otto discepoli saggi si unirono a loro e insieme, scrissero Il Libro dello Zohar, un commentario che comprende la Torah, i Profeti e le Scritture.

Dopo aver approfondito le intricate interpretazioni dello Zohar da parte di quei dieci saggi, possiamo riconoscere l’alto livello di codificazione della Torah. La semplicistica narrazione storica  con numerose trame e personaggi umani, sia buoni che cattivi, non è affatto l’unico modo per comprenderla.

Nell’introduzione de Il libro dello Zohar, scritto mentre Rabbi Shimon e Rabbi Elazar erano isolati nella caverna, c’é un articolo distinto chiamato “L’uscita di Rabbi Shimon dalla grotta”. Questo pezzo illustra magnificamente come la storia fisica si intrecci con gli insegnamenti spirituali.

Storicamente ambientata circa duemila anni fa durante il dominio romano in Israele, la storia narra che Rabbi Shimon e suo figlio Elazar sfuggono ai Romani, cercando rifugio in una grotta della Galilea. Nonostante il crollo della grotta a causa di un antico terremoto, la storia rimane intatta nel tempo: 

“Rabbi Pinhas stava regolarmente davanti a Rabbi Rehumai, presso la riva del Mar di Galilea. Rabbi Rehumai era un grande uomo, anziano e i suoi occhi erano deboli. Egli disse a Rabbi Pinhas: “Ho sentito che Yochai, il nostro amico, ha una gemma, una pietra preziosa, un figlio. Ho guardato nella luce di quella gemma ed é come l’illuminazione del sole, dal suo fodero, che illumina  il mondo intero.”   Zohar per tutti, “L’uscita di Rabbi Shimon dalla caverna”. 

Questa storia particolare ritrae il  saggio cabalista Rabbi Shimon, figlio di bar Yochai, un giovane ragazzo che si rivela essere una meraviglia luminosa e un vero discepolo della Torah. A un livello più profondo mostra che la rivelazione dell’essenza interiore del Libro dello Zohar richiede una connessione tra generazioni, tra “padri” e “figli”.

Più avanti, l’articolo descrive il tentativo di Rabbi Pinhas di contattare Rabbi Shimon, scomparso, ricorrendo a elementi della natura per la comunicazione. Lo raggiunge non tramite il cinguettio degli uccelli ma tramite mezzi spirituali, connettendosi con Rabbi Shimon attraverso un grado noto come “Chai” (ebraico “animato”), prevedendo la sua uscita dalla grotta e la sistemazione de Il Libro dello Zohar che annuncia l’era del Messia.

Quando i dieci amici finirono di comporre il Libro dello Zohar e uscirono dalla grotta, rabbi Shimon ne ordinò la  sepoltura fino al sorgere della generazione in grado di porre fine all’oscurità spirituale, alla distruzione e all’esilio, iniziati e continuati fin dai suoi giorni. In questa generazione attesa, le persone sarebbero state in grado di sviluppare la consapevolezza del male della natura umana egoistica, che divide le persone l’una dall’altra e dalla forza originaria della natura che i saggi dello Zohar avevano rivelato. Queste persone sarebbero andate avanti a cercare una forma superiore di unità tra di loro e con le forze della natura: l’amore, la dazione e la connessione, come lo Zohar aveva anticipato.

Ora che Lo Zohar è stato rivelato su larga scala, il cabalista Yehuda Ashlag (Baal HaSulam) ha creato un commentario chiamato “Sulam” (“Scala”). Questo commentario Sulam dello Zohar è cruciale per ascendere al nobile tesoro che rivela. La sua scoperta e composizione indicano l’era del Messia, cioè l’era in cui la forza superiore dell’amore e della dazione emerge per “tirare” (“Messia” dalla parola ebraica per “tirare” [“Moshech”]) noi fuori dalle nostre relazioni egoistiche e divisive in un’ascesa rigogliosa verso l’amore assoluto, come è descritto nella Torah e nello Zohar:

“C’è amore, fratellanza e verità nella Torah. Abramo amava Isacco; Isacco amava Abramo; e si  abbracciavano. Erano entrambi stretti a Giacobbe da amore e fratellanza e donavano il loro spirito l’uno nell’altro. Gli amici dovrebbero essere come loro e non macchiarli, perché se manca l’amore in loro, macchieranno il loro valore superiore, cioè Abramo, Isacco e Giacobbe.”  Zohar per tutti, Ki Tissa [quando prendete], articolo 54.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.  

La vita sarebbe migliore senza i disaccordi?

Potrebbe sembrare che la vita sarebbe migliore senza disaccordi, poiché in tal caso non avremmo guerre e conflitti, ma è ben lontano dalla realtà. Senza disaccordi, le nostre vite sarebbero unilaterali, monodirezionali e l’umanità non sarebbe in grado di evolvere.

Nel suo articolo “La Libertà”, il Kabbalisata Yehuda Ashlag (Baal HaSulam) scrive di come l’umanità progredisca attraverso i disaccordi: 

“Dobbiamo stare attenti a non avvicinare le opinioni delle persone a tal punto che il disaccordo e la critica possano cessare tra i saggi e gli studiosi, perché l’amore per il corpo porta naturalmente con sé la vicinanza delle opinioni. Se la critica e il disaccordo dovessero scomparire, cesserebbe anche il progresso dei concetti e delle idee e la fonte della conoscenza nel mondo si esaurirebbe”.

Tuttavia, la necessità di avere disaccordi non richiede la guerra. Possiamo risolvere le controversie con altri metodi, senza arrivare a conflitti fisici.

Finiamo in guerra perché non abbiamo ancora raggiunto un livello di sviluppo tale da poter risolvere le nostre dispute e i nostri disaccordi in modo maturo. Il modo in cui attualmente ricorriamo alle guerre ci fa sembrare dei bambini piccoli.

I disaccordi possono favorire un’evoluzione positiva, se si arriva a prendere decisioni in merito attraverso un discorso civile.

La critica della prospettiva dell’altro è un aspetto chiave di un disaccordo, ed è cruciale per lo sviluppo dell’umanità, come Baal HaSulam scrive nello stesso articolo. Senza critica, non saremmo in grado di svilupparci.

“Più ci sono contraddizioni tra le opinioni e più ci sono critiche, più aumentano la conoscenza e la saggezza e le questioni diventano più adatte a essere esaminate e chiarite”.

È difficile per noi accettare le critiche perché la nostra struttura egoistica, che ci fa considerare superiori agli altri, non vuole essere messa in discussione. Ma saremmo davvero poco saggi se ci opponessimo alle critiche. Quando comprendiamo che più critiche, opinioni e disaccordi ci sono, più possiamo scoprire chi, dove, come e perché la natura ci ha plasmato in una forma così contraddittoria con se stessa, allora più possiamo rivelare la verità su noi stessi e sulla nostra vita. In altre parole, attraverso i disaccordi e le critiche, dovremmo aspirare alla verità, che si apprende navigando nell’intricata rete di stati e punti di vista contraddittori.

Tuttavia, poiché il nostro ego non sopporta le critiche, spesso non le usiamo in modo costruttivo. Possiamo vedere molti esempi di una parte che fa pressione sugli altri finché non cedono e, se continuano a non essere d’accordo, scoppia la guerra. Questo è in gran parte il modo in cui si comporta il nostro mondo. Il nostro ego prevale su molte opportunità di discussione e di crescita.

La critica è costruttiva e positiva quando porta a una discussione reciproca e, infine, a un accordo. Al contrario, quando porta al distacco, fino alla guerra e alla distruzione, allora è ovviamente dannosa e distruttiva.

Vediamo che alla fine delle guerre, in ogni caso, giungiamo alla conclusione che dobbiamo sederci e discutere. La guerra dà un certo tipo di consapevolezza dei mali della nostra natura egoistica, ma non è comunque auspicabile arrivare a tali distruzioni e sofferenze per risolvere finalmente le questioni in modo civile. Abbiamo quindi bisogno di disaccordi e critiche per progredire, e non dovremmo arrivare a guerre e distruzioni per risvegliarci al progresso attraverso le nostre discussioni e i nostri esami.

Se vivessimo in un mondo pieno di bontà e amore, avremmo ancora bisogno di critiche? Certo che sì. Ci sarebbero discussioni e un certo denominatore comune raggiunto a livello di amore reciproco, che farebbe progredire continuamente l’umanità tra un numero enorme di opinioni e contraddizioni. È scritto a proposito di un tale stato che “l’amore coprirà tutte le trasgressioni”.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.   

Quali sono le principali differenze tra il pensiero delle civiltà orientali e quello delle civiltà occidentali?

Attualmente non esistono civiltà chiaramente definite. In generale, si può dire che le civiltà orientali sono più orientate verso la religione, mentre le civiltà occidentali affrontano maggiormente le questioni legate alla loro esistenza materiale. C’è quindi una grande differenza tra loro.

Nelle civiltà orientali ci sono persone che tengono molto a preservare i loro valori spirituali e sono pronte a combattere per essi. Al contrario, la civiltà occidentale desidera generalmente conservare la forma moderna e materialistica che ha sviluppato. È molto difficile per queste due inclinazioni stabilire un terreno comune.

Il kabbalista Yehuda Ashlag (Baal HaSulam), nel suo articolo “La soluzione”, parla di due forze opposte in natura che hanno sviluppato l’universo materiale:

“Esiste una forza positiva, cioè costruttiva, e una forza negativa, cioè negativa e distruttiva. Esse creano e completano l’intera realtà in generale e in particolare attraverso la loro dura e perpetua guerra reciproca”.

Le inclinazioni spirituali e materiali si manifestano nell’umanità attraverso le civiltà orientali e occidentali. È nella struttura delle loro anime che c’è un certo gioco di forze positive e negative che porta alla rivelazione di stati superiori di unità e all’emergere di nuove creazioni.

Non sappiamo quanto durerà questo scontro, ma non ne vediamo la fine nel prossimo futuro. Tuttavia, i kabbalisti descrivono che l’umanità, nel suo futuro stato finale, emergerà come un’unica entità unificata in perfetto allineamento con le leggi della natura: un nuovo mondo armonioso e pacifico con la sublime forza dell’amore, della dazione e della connessione in piena rivelazione per tutti.  Il raggiungimento di questo stato dipende dalla costruzione di connessioni positive in tutta la società, al di sopra delle nostre spinte divisorie egocentriche.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman. 

Lo scopo della creazione

Lo scopo della creazione è di elevare una persona interiormente dal livello animale di esistenza, detto “il livello della bestia” al livello dell’essere umano, un livello di similitudine con il Bore, la forza superiore dell’amore e della dazione. (In Ebraico, la parola “umano” (Adam”) significa “simile” (Domeh), da (simile al più elevato).

Quindi, all’inizio di qualsiasi nostro operato quotidiano, dobbiamo elevarci dal livello animale, in cui ci preoccupiamo soltanto dei nostri stessi desideri e di quelli della nostra famiglia, al livello del Bore, che si preoccupa del beneficio dell’umanità, vedendo tutti e tutto come un’unica parte integrale. Questo è il desiderio più grande che esiste in natura. 

A questo riguardo, il Kabbalista Yehuda Ashlag (Baal HaSulam) ci scrive (nel suo articolo “L’amore per il Creatore e l’amore per gli esseri creati”) di due parti nella Torah: tra uomo e Bore, e tra uomo e uomo, che sono la stessa cosa. Ovvero, per poterci elevare interiormente al livello del Bore, dobbiamo avere la  preoccupazione di elevarci nell’amore per il nostro prossimo. 

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.   

In una frase, qual è l’essenza del metodo del Kabbalista Yehuda Ashlag (Baal Hasulam)?

Attraverso l’amore per gli altri, avvicinarsi al sistema nel quale  il Bore può essere rivelato e gioire delle Sue creature.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman. 

Cosa c’è prima del pensiero?

Il fondamento di tutto, l’unica materia che è stata creata, è il desiderio.

Il desiderio è quindi primario, e il pensiero è un risultato del desiderio.

Tuttavia, per ottenere ciò che desideriamo, la mente si sviluppa accanto al desiderio, in corrispondenza con esso.

Non importa quanto possiamo resistere all’idea che il desiderio precede il pensiero, nondimeno la mente, e quindi il pensiero, è la serva del desiderio, sviluppandosi unicamente per il gusto di servire il desiderio.

Non possiamo quindi mai rendere le nostre menti obiettive e indipendenti dai nostri desideri. Ma possiamo cambiare i nostri desideri sotto l’influenza dell’ambiente (vedi l’articolo “La libertà” del Kabbalista Yehuda Ashlag [Baal HaSulam]), cioè sotto l’influenza dell’impeto educativo sociale, culturale e di altro tipo che ci circonda. In altre parole, possiamo osservare esempi nel nostro ambiente che promuovono l’importanza di soddisfare un desiderio piuttosto che un altro e, così facendo, possiamo cambiare ciò che desideriamo.

Comprendendo questo principio e l’enorme importanza dell’influenza dell’ambiente su di noi, quindi sotto l’influenza di un ambiente che ci conduce allo scopo ultimo della nostra vita, a una connessione armoniosa in cui riveliamo la forza positiva nascosta nella natura, possiamo sviluppare costantemente sia i nostri desideri che le nostre menti in armonia.

Inoltre, se abbiamo grandi desideri ma la nostra mente non è sviluppata per realizzarli, potremmo perdere la nostra capacità di controllarci sensatamente.

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Perché è così bello comprare cose?

È una bella sensazione fare acquisti perché  in questo modo si riempie l’ego.

Siamo fatti di desideri egoistici di godere attraverso l’acquisizione, l’acquisto e il ricevimento, e quando avviciniamo le cose desiderabili a noi in questi modi, il nostro ego gode per brevi periodi di tempo.

Il riempimento dura poco, dato che il nostro ego è intercambiabile. Si comporta come un tassametro. Continua a girare, e la nostra soddisfazione diminuisce con ogni secondo che passa. 

E cosa succede quando il piacere svanisce? Dobbiamo lavorare di nuovo per poter comprare di nuovo. La nostra intera vita sembra allora un ciclo infinito di lavoro e acquisto, lavoro e acquisto, ad nausaem, e non siamo mai soddisfatti.

Non possiamo fermare questo processo perché il nostro ego cresce costantemente. Ci allontaniamo sempre da uno stato precedente in cui avevamo provato un certo appagamento, entriamo in una sensazione di vuoto e di mancanza, e questa mancanza ci costringe a cercare nuovamente l’appagamento.

Inoltre, poiché il nostro ego cresce costantemente, il ritmo di questo processo accelera sempre di più. Il tempo si accorcia tra un acquisto, cioè un momento di piacere, e il momento successivo. Ogni successivo momento di piacere è la metà del momento precedente.

Per esempio, se una volta all’anno avevamo bisogno di andare in vacanza per una settimana, ora abbiamo bisogno di viaggiare per un mese in estate, e poi per un mese in inverno, e abbiamo continuamente bisogno di trovare nuovi e diversi modi per soddisfarci a causa del nostro ego in costante crescita che non ci permette mai di essere completamente soddisfatti.

Perché le nostre vite funzionano così?

Perché il nostro ego cresce costantemente, facendoci sentire vuoti dopo ogni appagamento?

È perché il nostro ego cresce per farci desiderare il massimo della soddisfazione e della forza che potremmo mai provare.

Se non raggiungiamo la forma completa finale di riempimento, lasciamo il nostro ego vuoto, e la sua visione rimane fissa sulla forma completa e continua di riempimento che va oltre i piaceri più piccoli che vi entrano di volta in volta. Pertanto, come scrive il  Kabbalista Yehuda Ashlag (Baal HaSulam):

Dal momento che tutti i loro beni sono per se stessi, e ‘colui che ha una singola porzione vuole una doppia porzione,’ si muore alla fine con solo ‘metà del proprio desiderio in mano.’ Alla fine soffrono da entrambe le parti; dall’aumento del dolore a causa della molteplicità di movimento, e dal rimpianto di non avere i beni di cui hanno bisogno per riempire la loro metà vuota. Kabbalista Yehuda Ashlag, Lo studio delle dieci Sefirot, Parte 1, “Riflessione interiore”.

Pertanto, la storia della nostra vita è che rincorriamo i piaceri sempre di più, comprando sempre di più, e il piacere che riceviamo da questa rincorsa diventa sempre minore. Inoltre, gli intervalli tra un piacere e l’altro si accorciano.

Possiamo vedere un esempio di questo ciclo nell’ascesa della legittimazione delle droghe: i piaceri abituali con i quali le persone potevano un tempo appagarsi non li soddisfano più, e l’ego esige ulteriori piaceri ad intervalli più corti. 

Vediamo così che siamo in un processo di piaceri in costante diminuzione e di una sensazione di vuoto in costante aumento, ed è per questo che alla fine raggiungeremo uno stato finale di disperazione, uno stato in cui vorremo seppellire il nostro ego e passare a una forma completamente nuova e diversa di appagamento: non di ricevere ma di dare piacere.

Questa trasformazione dal godere attraverso il ricevere al godere attraverso il dare può essere pensata in modo simile al modo in cui diventiamo genitori. Come genitori, passiamo a una modalità di piacere attraverso il dare ai nostri figli.

È un’inversione puramente psicologica, una nuova modalità di percepire il piacere. Invece di ricevere il piacere in noi stessi e sperimentare che il piacere scompare, lasciandoci vuoti, proviamo piuttosto piacere in un nuovo atteggiamento, in cui più diamo al mondo, più proviamo piacere. Inoltre, possiamo provare quest’ultima forma di piacere in modo continuo, senza che svanisca.

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La strana sincronia tra nuove epoche e cabalisti rivoluzionari

La prima settimana di agosto commemoriamo l’anniversario della scomparsa del grande cabalista Isaac Luria, noto come il Santo ARI. È un buon momento per riflettere su una strana sincronia tra il suo arrivo e gli eventi globali del suo tempo. Tuttavia, prima di parlare dell’ARI, dobbiamo  parlare del fondatore della saggezza della Cabala, in quanto tale, Rabbi Shimon bar Yochai, noto anche come Rashbi.

Rashbi, autore del Il Libro dello Zohar, il libro fondamentale della Cabala, visse in un momento critico della storia dell’umanità. Visse nel II secolo d.C., non molto tempo dopo la rovina del Secondo Tempio e l’esilio del popolo di Israele da Gerusalemme e la sua dispersione nel mondo.

Quel periodo, i primi secoli d.C., fu un’epoca di radicali trasformazioni globali. Il mondo stava passando dal paganesimo al monoteismo. Roma stava gradualmente declinando, insieme al suo pantheon di dei, e una religione nascente che divenne nota come Cristianesimo stava accelerando la sua espansione. Quel periodo vede anche l’affievolimento della cultura greca e l’inizio di un’epoca più buia nella storia dell’umanità: il Medioevo.

Quando il Medioevo finì e iniziò una fase di rinascita nota come Rinascimento, emerse anche un nuovo cabalista con insegnamenti rivoluzionari. Isaac Luria, L’ARI, visse nella metà del XVI secolo. Fu allora che il Rinascimento iniziò a diffondersi in tutta Europa. Era anche il tempo in cui Martin Lutero viveva e diffondeva le sue idee. Questi due movimenti rivoluzionari, Rinascimento e Protestantesimo, avevano cambiato il mondo per sempre. La Cabala lurianica, che prende il nome da Isaac Luria, L’ARI, era altrettanto rivoluzionaria; ha cambiato il modo in cui i cabalisti studiavano e insegnavano la Cabala, e ha aperto la strada per spiegarla in modo comprensibile al mondo.

Il terzo grande cabalista che visse in un momento cruciale della storia fu Rav Yehuda Ashlag, noto come Baal HaSulam. Visse durante entrambe le guerre mondiali e avvertì dell’imminente genocidio degli Ebrei anni prima che avvenisse. Assistette anche alla creazione dello Stato di Israele e all’emergere dei blocchi sovietico e americano.

Nei suoi scritti, il Baal HaSulam ha redatto ampi e chiari commenti ai testi dei suoi due predecessori, il Libro dello Zohar di Rabbi Shimon bar Yochai e gli scritti dell’ARI. È lui che ha veramente reso la Cabala accessibile a tutti e che ha aperto la strada alla diffusione della saggezza della Cabala nel mondo intero.                                                         

Sebbene io non veda un collegamento diretto tra l’arrivo dei cabalisti rivoluzionari e l’avvento delle trasformazioni ideologiche, religiose e culturali nel mondo, c’è comunque una connessione tra le due cose, nel senso che entrambe esprimono l’apparenza di un cambiamento evolutivo nell’umanità. Il mondo cambia nella sua espressione fisica e la Cabala cambia nella sua espressione spirituale, ma entrambi i processi dimostrano l’avvento di una nuova fase nell’evoluzione dell’umanità. Pertanto, mentre accadono simultaneamente, non derivano l’uno dall’altro.

La strana sincronia tra l’arrivo di nuove ere e l’apparizione dei cabalisti rivoluzionari si crea quindi non perché siano collegate tra loro, ma perché entrambe sono collegate alla stessa fonte, il motore della realtà, la forza creativa del dare che genera ogni cosa , sostiene ogni cosa e sviluppa tutto fino al suo scopo finale: la completa unità di tutte le cose, legate insieme dalle minacce del dare mutuo e dell’amore, in assoluta unità.