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Lo scopo della creazione

Lo scopo della creazione è di elevare una persona interiormente dal livello animale di esistenza, detto “il livello della bestia” al livello dell’essere umano, un livello di similitudine con il Bore, la forza superiore dell’amore e della dazione. (In Ebraico, la parola “umano” (Adam”) significa “simile” (Domeh), da (simile al più elevato).

Quindi, all’inizio di qualsiasi nostro operato quotidiano, dobbiamo elevarci dal livello animale, in cui ci preoccupiamo soltanto dei nostri stessi desideri e di quelli della nostra famiglia, al livello del Bore, che si preoccupa del beneficio dell’umanità, vedendo tutti e tutto come un’unica parte integrale. Questo è il desiderio più grande che esiste in natura. 

A questo riguardo, il Kabbalista Yehuda Ashlag (Baal HaSulam) ci scrive (nel suo articolo “L’amore per il Creatore e l’amore per gli esseri creati”) di due parti nella Torah: tra uomo e Bore, e tra uomo e uomo, che sono la stessa cosa. Ovvero, per poterci elevare interiormente al livello del Bore, dobbiamo avere la  preoccupazione di elevarci nell’amore per il nostro prossimo. 

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.   

In una frase, qual è l’essenza del metodo del Kabbalista Yehuda Ashlag (Baal Hasulam)?

Attraverso l’amore per gli altri, avvicinarsi al sistema nel quale  il Bore può essere rivelato e gioire delle Sue creature.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman. 

Cosa c’è prima del pensiero?

Il fondamento di tutto, l’unica materia che è stata creata, è il desiderio.

Il desiderio è quindi primario, e il pensiero è un risultato del desiderio.

Tuttavia, per ottenere ciò che desideriamo, la mente si sviluppa accanto al desiderio, in corrispondenza con esso.

Non importa quanto possiamo resistere all’idea che il desiderio precede il pensiero, nondimeno la mente, e quindi il pensiero, è la serva del desiderio, sviluppandosi unicamente per il gusto di servire il desiderio.

Non possiamo quindi mai rendere le nostre menti obiettive e indipendenti dai nostri desideri. Ma possiamo cambiare i nostri desideri sotto l’influenza dell’ambiente (vedi l’articolo “La libertà” del Kabbalista Yehuda Ashlag [Baal HaSulam]), cioè sotto l’influenza dell’impeto educativo sociale, culturale e di altro tipo che ci circonda. In altre parole, possiamo osservare esempi nel nostro ambiente che promuovono l’importanza di soddisfare un desiderio piuttosto che un altro e, così facendo, possiamo cambiare ciò che desideriamo.

Comprendendo questo principio e l’enorme importanza dell’influenza dell’ambiente su di noi, quindi sotto l’influenza di un ambiente che ci conduce allo scopo ultimo della nostra vita, a una connessione armoniosa in cui riveliamo la forza positiva nascosta nella natura, possiamo sviluppare costantemente sia i nostri desideri che le nostre menti in armonia.

Inoltre, se abbiamo grandi desideri ma la nostra mente non è sviluppata per realizzarli, potremmo perdere la nostra capacità di controllarci sensatamente.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.

Perché è così bello comprare cose?

È una bella sensazione fare acquisti perché  in questo modo si riempie l’ego.

Siamo fatti di desideri egoistici di godere attraverso l’acquisizione, l’acquisto e il ricevimento, e quando avviciniamo le cose desiderabili a noi in questi modi, il nostro ego gode per brevi periodi di tempo.

Il riempimento dura poco, dato che il nostro ego è intercambiabile. Si comporta come un tassametro. Continua a girare, e la nostra soddisfazione diminuisce con ogni secondo che passa. 

E cosa succede quando il piacere svanisce? Dobbiamo lavorare di nuovo per poter comprare di nuovo. La nostra intera vita sembra allora un ciclo infinito di lavoro e acquisto, lavoro e acquisto, ad nausaem, e non siamo mai soddisfatti.

Non possiamo fermare questo processo perché il nostro ego cresce costantemente. Ci allontaniamo sempre da uno stato precedente in cui avevamo provato un certo appagamento, entriamo in una sensazione di vuoto e di mancanza, e questa mancanza ci costringe a cercare nuovamente l’appagamento.

Inoltre, poiché il nostro ego cresce costantemente, il ritmo di questo processo accelera sempre di più. Il tempo si accorcia tra un acquisto, cioè un momento di piacere, e il momento successivo. Ogni successivo momento di piacere è la metà del momento precedente.

Per esempio, se una volta all’anno avevamo bisogno di andare in vacanza per una settimana, ora abbiamo bisogno di viaggiare per un mese in estate, e poi per un mese in inverno, e abbiamo continuamente bisogno di trovare nuovi e diversi modi per soddisfarci a causa del nostro ego in costante crescita che non ci permette mai di essere completamente soddisfatti.

Perché le nostre vite funzionano così?

Perché il nostro ego cresce costantemente, facendoci sentire vuoti dopo ogni appagamento?

È perché il nostro ego cresce per farci desiderare il massimo della soddisfazione e della forza che potremmo mai provare.

Se non raggiungiamo la forma completa finale di riempimento, lasciamo il nostro ego vuoto, e la sua visione rimane fissa sulla forma completa e continua di riempimento che va oltre i piaceri più piccoli che vi entrano di volta in volta. Pertanto, come scrive il  Kabbalista Yehuda Ashlag (Baal HaSulam):

Dal momento che tutti i loro beni sono per se stessi, e ‘colui che ha una singola porzione vuole una doppia porzione,’ si muore alla fine con solo ‘metà del proprio desiderio in mano.’ Alla fine soffrono da entrambe le parti; dall’aumento del dolore a causa della molteplicità di movimento, e dal rimpianto di non avere i beni di cui hanno bisogno per riempire la loro metà vuota. Kabbalista Yehuda Ashlag, Lo studio delle dieci Sefirot, Parte 1, “Riflessione interiore”.

Pertanto, la storia della nostra vita è che rincorriamo i piaceri sempre di più, comprando sempre di più, e il piacere che riceviamo da questa rincorsa diventa sempre minore. Inoltre, gli intervalli tra un piacere e l’altro si accorciano.

Possiamo vedere un esempio di questo ciclo nell’ascesa della legittimazione delle droghe: i piaceri abituali con i quali le persone potevano un tempo appagarsi non li soddisfano più, e l’ego esige ulteriori piaceri ad intervalli più corti. 

Vediamo così che siamo in un processo di piaceri in costante diminuzione e di una sensazione di vuoto in costante aumento, ed è per questo che alla fine raggiungeremo uno stato finale di disperazione, uno stato in cui vorremo seppellire il nostro ego e passare a una forma completamente nuova e diversa di appagamento: non di ricevere ma di dare piacere.

Questa trasformazione dal godere attraverso il ricevere al godere attraverso il dare può essere pensata in modo simile al modo in cui diventiamo genitori. Come genitori, passiamo a una modalità di piacere attraverso il dare ai nostri figli.

È un’inversione puramente psicologica, una nuova modalità di percepire il piacere. Invece di ricevere il piacere in noi stessi e sperimentare che il piacere scompare, lasciandoci vuoti, proviamo piuttosto piacere in un nuovo atteggiamento, in cui più diamo al mondo, più proviamo piacere. Inoltre, possiamo provare quest’ultima forma di piacere in modo continuo, senza che svanisca.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.

La strana sincronia tra nuove epoche e cabalisti rivoluzionari

La prima settimana di agosto commemoriamo l’anniversario della scomparsa del grande cabalista Isaac Luria, noto come il Santo ARI. È un buon momento per riflettere su una strana sincronia tra il suo arrivo e gli eventi globali del suo tempo. Tuttavia, prima di parlare dell’ARI, dobbiamo  parlare del fondatore della saggezza della Cabala, in quanto tale, Rabbi Shimon bar Yochai, noto anche come Rashbi.

Rashbi, autore del Il Libro dello Zohar, il libro fondamentale della Cabala, visse in un momento critico della storia dell’umanità. Visse nel II secolo d.C., non molto tempo dopo la rovina del Secondo Tempio e l’esilio del popolo di Israele da Gerusalemme e la sua dispersione nel mondo.

Quel periodo, i primi secoli d.C., fu un’epoca di radicali trasformazioni globali. Il mondo stava passando dal paganesimo al monoteismo. Roma stava gradualmente declinando, insieme al suo pantheon di dei, e una religione nascente che divenne nota come Cristianesimo stava accelerando la sua espansione. Quel periodo vede anche l’affievolimento della cultura greca e l’inizio di un’epoca più buia nella storia dell’umanità: il Medioevo.

Quando il Medioevo finì e iniziò una fase di rinascita nota come Rinascimento, emerse anche un nuovo cabalista con insegnamenti rivoluzionari. Isaac Luria, L’ARI, visse nella metà del XVI secolo. Fu allora che il Rinascimento iniziò a diffondersi in tutta Europa. Era anche il tempo in cui Martin Lutero viveva e diffondeva le sue idee. Questi due movimenti rivoluzionari, Rinascimento e Protestantesimo, avevano cambiato il mondo per sempre. La Cabala lurianica, che prende il nome da Isaac Luria, L’ARI, era altrettanto rivoluzionaria; ha cambiato il modo in cui i cabalisti studiavano e insegnavano la Cabala, e ha aperto la strada per spiegarla in modo comprensibile al mondo.

Il terzo grande cabalista che visse in un momento cruciale della storia fu Rav Yehuda Ashlag, noto come Baal HaSulam. Visse durante entrambe le guerre mondiali e avvertì dell’imminente genocidio degli Ebrei anni prima che avvenisse. Assistette anche alla creazione dello Stato di Israele e all’emergere dei blocchi sovietico e americano.

Nei suoi scritti, il Baal HaSulam ha redatto ampi e chiari commenti ai testi dei suoi due predecessori, il Libro dello Zohar di Rabbi Shimon bar Yochai e gli scritti dell’ARI. È lui che ha veramente reso la Cabala accessibile a tutti e che ha aperto la strada alla diffusione della saggezza della Cabala nel mondo intero.                                                         

Sebbene io non veda un collegamento diretto tra l’arrivo dei cabalisti rivoluzionari e l’avvento delle trasformazioni ideologiche, religiose e culturali nel mondo, c’è comunque una connessione tra le due cose, nel senso che entrambe esprimono l’apparenza di un cambiamento evolutivo nell’umanità. Il mondo cambia nella sua espressione fisica e la Cabala cambia nella sua espressione spirituale, ma entrambi i processi dimostrano l’avvento di una nuova fase nell’evoluzione dell’umanità. Pertanto, mentre accadono simultaneamente, non derivano l’uno dall’altro.

La strana sincronia tra l’arrivo di nuove ere e l’apparizione dei cabalisti rivoluzionari si crea quindi non perché siano collegate tra loro, ma perché entrambe sono collegate alla stessa fonte, il motore della realtà, la forza creativa del dare che genera ogni cosa , sostiene ogni cosa e sviluppa tutto fino al suo scopo finale: la completa unità di tutte le cose, legate insieme dalle minacce del dare mutuo e dell’amore, in assoluta unità.

Il bisogno di uscire: la mia storia personale

Ricordo come mi guardavano tutti, cinquant’anni fa, in Bielorussia, quando dicevo che dovevo andarmene da lì e andare in Israele, che non avevo altra scelta e che non volevo altro nella vita che venire lì, in Israele. La gente mi faceva pressione da tutte le parti: “Non partire!”. “Cosa farai lì?” “Potrebbero metterti in prigione!” e molti altri avvertimenti. Ma non potevo ascoltare; sapevo che dovevo andare, che quella era la mia strada.

Dopo aver presentato la mia domanda alle autorità sovietiche per emigrare in Israele, sono diventato un “refusenik” per diversi anni. I “refusenik” erano uomini che richiedevano un permesso di emigrazione dall’ex Unione Sovietica in Israele, ma le autorità respingevano la loro richiesta. Alla fine, tuttavia, ho ricevuto il permesso e ho fatto “Aliyah” (lett. “ascesa”, un termine che designa l’emigrazione in Israele).

Ma quando sono arrivato in Israele, la storia si è ripetuta. Ho iniziato a fare domande, cercando qualcuno che mi spiegasse perché viviamo, qual è lo scopo della vita. Di nuovo, le persone mi guardavano con imbarazzo. “Perché? Di cosa hai bisogno?”, mi chiedevano. Dovevo trovare risposte alle domande sull’universo e sull’esistenza, e sapevo che qui, in Israele, la risposta doveva essere trovata.

In questo modo, sono stato guidato  dall’alto nella terra d’Israele, dove, dopo una lunga ricerca, in una piovosa notte d’inverno, sono stato accompagnato dal mio saggio e gentile maestro, RABASH. Egli mi ha aperto i libri della Kabbalah e mi ha mostrato il significato spirituale degli insegnamenti di Israele. Egli ha risposto alle mie domande una alla volta, con una logica scientifica e in perfetto ordine, domande che mi avevano ossessionato fin dall’infanzia.‎

Come il padre di RABASH, il grande cabalista Baal HaSulam, il mio maestro viveva e insegnava all’interno della comunità ebraica ortodossa. La mia vocazione era quella di essere una pietra miliare nel portare la saggezza della Kabbalah al grande pubblico, alle persone laiche. Quando ho iniziato a insegnare, la gente non ne aveva bisogno. “Cos’è, filosofia?”, mi chiedevano, “È una specie di psicologia?”. “Perché ne ho bisogno? Non è una religione?”. “Devo pregare tre volte al giorno?”. Molto gradualmente, ho imparato a spiegare la saggezza e le persone hanno cominciato a capire di cosa si tratta veramente.

In parte, i miei sforzi hanno contribuito a questo processo. Ero disposto a fare letteralmente di tutto per far capire agli Israeliani il tesoro che hanno. Col tempo, la natura ha fatto il suo corso e nelle persone ha cominciato a emergere un impulso interiore a conoscere la saggezza, un desiderio di capire da dove veniamo e dove stiamo andando.

Oggi ci stiamo avvicinando allo stesso stato che ho provato in Russia e in Israele, uno stato che fino ad oggi è arrivato solo a pochi. Diventerà un torrente che ci spingerà nello stretto, perché se prima potevamo accontentarci di un appartamento comprato con grandi sforzi, di un buon stipendio, di una pensione garantita e persino di viaggi occasionali all’estero, presto queste soddisfazioni non ci spingeranno più ad alzarci al mattino. Sentiremo che non possiamo continuare a vivere così; le soddisfazioni materiali non ci appagheranno più.

Il peggioramento della situazione in Israele aumenterà la pesantezza e sentiremo che stiamo soffocando, che siamo messi all’angolo e non abbiamo dove scappare, che dobbiamo evadere, uscire dalla prigione buia e stretta e andare alla luce del giorno, in un luogo dove c’è spirito!

Questo luogo angusto è la nostra vita, dove ci sentiamo soli e i nostri occhi sono sempre alla ricerca di fugaci piaceri corporei. Sentiamo lo spirito della vita solo quando usciamo dalle ristrettezze per entrare nel sentimento degli altri, quando includiamo i nostri fratelli in noi, ci prendiamo cura di loro e ci uniamo a loro come una cosa sola.

Questo compito è nascosto negli insegnamenti di Israele, nella saggezza della Kabbalah. È il metodo per uscire dai nostri confini per entrare nel cuore dei nostri amici e da lì includere il mondo intero, tutte le persone e persino gli animali, le piante e i minerali. La Kabbalah è l’insegnamento che ci porta alla connessione con la forza superiore che crea tutto, sostiene tutto e include tutto e tutti al suo interno.

La risposta è chiara se poniamo la domanda giusta

Alla fine, ciò che tutti vogliono è avere una buona vita. Una buona vita ha più o meno lo stesso significato per tutti: un posto confortevole in cui abitare, del cibo a tavola, mantenersi sani,  una buona educazione per i propri figli e soprattutto, la certezza di un futuro roseo. Quando ci chiediamo cosa ci impedisce di condurre una vita di questo tipo, per la maggior parte delle persone è chiaro che è solo il nostro ego, in tutte le sue forme: orgoglio, dispotismo, sfruttamento, prepotenza, crudeltà, ad impedirci di condurre una buona vita. Tuttavia, invece di chiederci come superare l’ego, ci chiediamo come proteggerci dall’ego degli altri, nel migliore dei casi, o peggio, come imporre il nostro ego agli altri.

C’è un motivo per cui non ci poniamo la domanda più ovvia: come superare l’unico ostacolo sulla strada della felicità? La cosa che ci ostacola, cioè l’ego, ci distrae e devia la nostra attenzione portandoci a vedere altre cose o altre persone come il problema. Se però ci eleviamo al di sopra dei nostri sentimenti e pensiamo in modo logico solo per un momento, ci renderemo conto che se ci sentissimo vicini gli uni agli altri, se ci sentissimo come una famiglia e non come dei nemici, non combatteremmo gli uni contro gli altri.

Gli scherzi dell’ego non sono una novità. Ci sta mettendo gli uni contro gli altri da milioni di anni. Abbiamo ucciso, sfruttato, abusato e anche gioito del dolore del nostro prossimo. Nessun altro essere vivente fa questo, soltanto l’uomo lo fa, perché soltanto l’uomo possiede la serpe interiore chiamata “ego.”

Le società del passato non erano così venefiche come la nostra di oggi. In alcuni casi, vivevano davvero come una famiglia. Ma l’ego non rimane statico; si intensifica e avvelena tutto ciò che incontra sul suo cammino. L’umanità ha provato tutte le opzioni. Ha provato l’estrema sinistra e l’estrema destra, il capitalismo e il socialismo, l’anarchia e gli ordini rigidi, la monarchia, la democrazia, la teocrazia e la lista continua. Niente ha funzionato e niente funzionerà finché l’ego governerà le nostre menti e i nostri cuori.

Mentre l’umanità è stata coinvolta in lotte incessanti, un uomo, vissuto quasi 4.000 anni fa, ha posto la domanda giusta: come può l’umanità sconfiggere l’ego nei nostri cuori? La risposta che trovò lo rese così felice che capì come aiutare l’umanità e iniziò a diffonderla ovunque andasse. Il nome di quell’uomo era Abramo e il messaggio che diede a tutta l’umanità fu che invece di cercare di sconfiggere l’ego degli altri, o anche il nostro stesso ego, dobbiamo concentrarci sul positivo, sul coltivare connessioni non egoistiche.

Abramo, che divenne noto come “l’uomo della misericordia”, grazie alla sua idea innovativa, iniziò ad accumulare seguaci che si rendevano conto che aveva ragione. Pressato dalle autorità egocentriche della sua patria, Babilonia, Abramo si mise in viaggio e si diresse verso Canaan. Lungo la strada, accumulò altri seguaci che videro la bellezza della sua idea. Non erano una nazione, almeno non ancora; erano una folla di persone che simpatizzavano con l’idea del loro maestro. Solo quando iniziarono a mettere in pratica il metodo di Abramo tra di loro, coltivando la premura e la considerazione al posto dell’alienazione e dell’egoismo, iniziarono a a creare una forma di unità mai vista prima.

Grazie alla loro unione, queste persone hanno scoperto qualcosa che prima non sapevano: tutto è collegato. Poiché aggiunsero l’elemento del dare alla loro natura egocentrica, poterono percepire che ogni cosa in realtà non solo riceve, ma dà anche a tutto il resto. In questo modo, crearono una società equilibrata e armoniosa che divenne un modello per il resto del mondo. Questa società divenne nota come “popolo d’Israele”.

Tuttavia, non mantennero la loro solidarietà. I loro ego continuarono a crescere, come l’ego cresce in ogni persona, e alla fine anche loro cedettero ad esso. Tuttavia, l’eredità di Abramo rimase in loro e pochissimi di essi mantennero vivo quell’insegnamento nei libri e negli insegnanti.

Oggi questa saggezza si sta aprendo al mondo intero, poiché il mondo ha esaurito le sue opzioni. Gli inutili sforzi volti a trovare un modo per sopraffare l’ego hanno aperto le menti delle persone a una saggezza della connessione che non cerca di sopprimere l’ego, ma di potenziare la connessione. Il mio maestro, RABASH, così come suo padre, Baal HaSulam, erano insegnanti di questo tipo e io faccio del mio meglio per rendere i loro insegnamenti accessibili in ogni lingua e in ogni luogo. Oggi siamo pronti a porre la domanda giusta: come superare l’ego? Oggi l’ego non è in grado di attirarci in false ideologie che non portano da nessuna parte se non a maggiore infelicità.

Sulla possibilità delle armi nucleari

Venerdì 20 settembre, il presidente Russo Vladimir Putin ha annunciato l’annessione di quattro regioni Ucraine. Un giorno dopo, le forze ucraine hanno riconquistato la città chiave di Lyman nella regione di Donetsk, una delle regioni annesse. In risposta, Ramzan Kadyrov, capo della regione russa della Cecenia, ha dichiarato che Mosca dovrebbe prendere in considerazione l’uso di un’arma nucleare tattica a bassa potenza nella sua guerra contro l’Ucraina, secondo quanto riportato da Reuters.

Non è stata la prima o la seconda volta che è stata ventilata l’idea di usare armi nucleari in Ucraina. Anche l’ex presidente russo Dmitry Medvedev aveva avvertito che la Russia avrebbe potuto usare armi nucleari, ma la dichiarazione di Kadyrov è la più esplicita e rappresenta un’escalation del livello di aggressione.

Non mi sorprende che l’idea di una guerra mondiale sia sul tavolo, o che si preveda una guerra nucleare. Il padre del mio insegnante, il grande pensatore e cabalista Yehuda Ashlag (alias Baal HaSulam), scrisse poco dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale che l’umanità non aveva imparato nulla dal passato e che una terza e persino una quarta guerra mondiale erano possibili, e che sarebbero state guerre atomiche. Chiaramente, le idee di Baal HaSulam non furono accettate e si pensò che l’umanità non avrebbe osato ripetere gli orrori di Hiroshima e Nagasaki. Altrettanto chiaramente, ci si sbagliava e oggi la possibilità delle bombe atomiche sembra molto reale.

In ogni modo, non credo che l’umanità abbia del tutto dimenticato la Seconda Guerra Mondiale. Anche se venissero usate armi nucleari, probabilmente non si tratterebbe totalmente di una guerra nucleare, ma verrebbero usate come armi tattiche, e le conseguenze orribili anche di queste, risveglierebbero il trauma del passato.  Se tutto va bene, questo sarà sufficiente per fermare l’umanità a un passo dalla distruzione. 

Inoltre, le persone oggi sono più consapevoli che la causa alla radice delle nostre sofferenze è la nostra divisione, l’odio reciproco che infesta le persone e le nazioni. L’idea che la nostra sopravvivenza dipenda dalla nostra unità, o almeno dal livello di solidarietà, sta prendendo piede in tutto il mondo.  Anche questo inibisce la passione del popolo per il sangue, almeno un minimo.

Nei suoi scritti, intitolati Gli scritti dell’ultima generazione, Baal HaSulam ha spiegato perché la solidarietà è la chiave per evitare una terza guerra mondiale. Ora che è chiaro che la democrazia, gli accordi internazionali, i trattati e le sanzioni sono impotenti di fronte all’odio,  forse la gente sarà più aperta a provare l’unico antidoto alla distruzione reciproca: la costruzione reciproca, o in termini più semplici, la solidarietà e l’unione. 

Tutti si rendono conto che in una guerra atomica non ci saranno vincitori. Spero e credo che avremo abbastanza buon senso da ricordarcelo prima di premere il grilletto nucleare.

Didascalia della foto:
Il capo della Repubblica cecena Ramzan Kadyrov durante un incontro di lavoro con il presidente russo Vladimir Putin. Attribuzione: Cremlino.ru

In memoria di un gigante della spiritualità

Questa settimana commemoreremo l’anniversario della morte di uno dei giganti mondiali della spiritualità: Isaac Luria, conosciuto come ” il santo ARI”.  Anche se sconosciuto ai più, i suoi scritti sono oggi alla base della saggezza della Kabbalah.  È  grazie a lui se Baal HaSulam è riuscito, nel XX secolo, a rendere accessibile la saggezza della Kabbalah all’intero mondo.

L’ARI era davvero unico. Non solo è morto alla giovane età di 38 anni, ma tutto ciò che abbiamo di lui, volumi su volumi di saggezza, lo ha dettato al suo discepolo Rav Chaim Vital, che ha scritto ogni sua parola, e lo ha fatto negli ultimi diciotto mesi della sua vita.

L’ARI ha preso una saggezza che comprende tutti i segreti della vita e l’ha spogliata  dalle innumerevoli storie e leggende, che la imbrigliavano con il preciso intento di renderla enigmatica. Sentiva che nella sua generazione era giunto il momento di iniziare a svelare il vero significato della saggezza nascosta: la saggezza della Kabbalah.

Quando arrivò per la prima volta a Safed, la città dove trascorse gli ultimi mesi di vita e dove insegnò ai suoi discepoli, nessuno riconobbe la sua grandezza. A quel tempo, il più grande cabalista era RAMAK, anche l’ARI andò a imparare da lui.

Ma quando RAMAK, un grande cabalista a pieno titolo, si rese conto della grandezza dell’ARI, lo elogiò pubblicamente nei termini più alti affinché tutti riconoscessero la sua grandezza: “Sappiate che c’è un uomo seduto qui”, disse a proposito dell’ARI, “che sorgerà dopo di me e illuminerà gli occhi della generazione nella saggezza della Kabbalah. Questo perché nei miei giorni i canali erano bloccati mentre nei suoi giorni i canali saranno rivelati. Sappiate che lui è un grande uomo, una scintilla di Rabbi Shimon Bar Yochai.”

Dicendo che l’ARI era connesso a Rabbi Shimon, autore del Libro dello Zohar, caposaldo della saggezza della Kabbalah,  RAMAK stava in realtà dicendo che tutte le parole dell’ARI sono vere e sante, e che chiunque desideri imparare l’autentica saggezza dovrebbe studiare con lui.

Ci sono voluti molti anni, addirittura secoli, perché la grande saggezza dell’ARI venisse conosciuta, ma oggi sappiamo che se non fosse per la Kabbalah Lurianica, che porta il suo nome, i segreti della saggezza della connessione, cioè la saggezza della Kabbalah, ci sarebbero ancora occultati.

Grazie agli insegnamenti che l’ARI ha istituito, e che Baal HaSulam ha interpretato per noi, sappiamo come dovrebbe vivere l’umanità, sappiamo come costruire una società sostenibile, nella quale le persone si prendono cura l’una dell’altra e praticano la responsabilità reciproca.

Nei tempi tumultuosi di oggi, la grande saggezza dell’ARI, racchiusa nei commenti del Baal HaSulam, ci permette di dare un senso alle cose e di trovare una via attraverso la crescente confusione dell’umanità. Attraverso la loro saggezza, se lo vorremo, navigheremo sicuri attraverso le acque tumultuose.

[Immagine: Città vecchia di Zfar di Leonid Levitas, Wikimedia Commons]

Cosa fare quando prevale la separazione

Per molti dei miei studenti, specialmente quelli che vivono in aree di intenso conflitto, elevarsi al di sopra della realtà fisica, che è fonte di divisione, può rivelarsi una sfida enorme. Capisco come si sentono e sono loro vicino. In questi momenti spetta a tutti noi ricordare le parole del nostro insegnante Baal HaSulam, nella sua lettera ai suoi studenti: “Chiederò  che facciate grandi sforzi nell’amore per gli amici, per escogitare tattiche che possano aumentare l’amore per gli amici e possiate togliere di mezzo a voi la concupiscenza delle cose corporali, poiché questo è ciò che crea odio, mentre tra coloro che mirano a dare soddisfazione al loro Creatore non ci sarà odio. Piuttosto, tra loro ci sarà sempre grande compassione e amore”. 

In effetti, non ci può essere nessun’altra legge tra noi oltre che “l’amore copre tutti i crimini”. Tutti abbiamo la nostra natura; tutti abbiamo i nostri difetti. Tuttavia, tra noi, dobbiamo solo mettere in evidenza l’amicizia e l’unità al di sopra di tutte le differenze.

Quanto a me, non ho preferenze per una nazione rispetto a un’altra. Siamo tutti nati egoisti e tutti abbiamo bisogno di correzione, ma la correzione deve iniziare da coloro che si chiamano Israele, cioè da noi.

L’unica guerra che dovremmo combattere è quella contro il nostro ego, una guerra interna in cui tentiamo di elevarci al di sopra del nostro ego e di unirci gli uni con gli altri. I nostri amici sono qui per aiutarci, per sostenerci, per darci forza e incoraggiamento in modo da non mollare a metà della strada.

Per quanto riguarda la guerra fisica, sono contrario a tutte le guerre perché ci tolgono la capacità di combattere la guerra che è davvero importante, quella contro il nostro stesso ego, con l’aiuto degli amici.

Spero e prego che tutti i miei studenti, il popolo spirituale d’Israele, trovino la forza di trascendere le circostanze fisiche e di essere l’esempio di cui il mondo ha così tanto bisogno, dimostrare che è possibile superare la divisione e l’odio, e quando si coprono tutti i crimini con l’amore, raggiungi l’unità, la pace e la felicità.