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La dipendenza dell’anima individuale dall’anima comune

Domanda: Quali sono i limiti dell’anima individuale come parte dell’anima comune? Come si esprime la sua dipendenza dall’anima comune?

Risposta: Un’anima individuale si sviluppa solo fino al volume necessario per il suo ripristino nell’anima comune. Se prendiamo un’anima individuale, femmina o maschio, vedremo che le fasi del suo sviluppo avvengono sempre nel quadro generale dell’anima di Adamo e non in altro modo.

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Dalla trasmissione di KabTV “Fundamentals of Kabbalah”, 16/09/2018

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Cos’è l’embrione dell’anima?

Domanda: Se in me c’è l’embrione di un’anima, perché non riesco a sentirlo come le altre parti del corpo?

Risposta: Il desiderio di raggiungere i mondi superiori, il destino più elevato, rivelare il Creatore, il chiedersi: “Chi sono? Cosa sono? Per quale scopo vivo?”…questo è l’embrione dell’anima. E noi lo percepiamo.
Tutto deriva dal punto nel cuore. Il cuore è egoismo e il punto in esso è l’embrione del nostro vaso spirituale.
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Dalla trasmissione di KabTV “Fundamentals of Kabbalah”, 7/10/2018

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Un’anima può dare la vita ad un’altra anima?

Domanda: Possono le anime darsi la vita a vicenda?

Risposta: No. Neppure gli esseri umani possono darsi la vita reciprocamente; pare così a noi. Noi non generiamo nulla di nuovo, tranne per l’apparizione di una nuova immagine nel mondo.

Questo significa che le forze esistono già e sono pronte a svilupparsi, quindi lo sviluppo di un nuovo corpo solo apparentemente avviene attraverso un individuo, una certa persona, maschio e femmina, ma è predeterminato.

Domanda: Un nuovo terzo desiderio nasce quando due desideri si uniscono nella spiritualità?

Risposta: E’ nuovo nella connessione tra loro e nella connessione con il superiore, poiché è detto, “un uomo e una donna, la Shechina è tra di loro” che significa l’apparizione del Bore’. E’ la forza del Bore’ che spinge gli individui, maschi e femmine (forze spirituali) ad essere connessi interiormente, determina la loro prossima fase di sviluppo e cosa saranno in grado di generare.
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Dalla lezione di Kabbalah in lingua russa, 16/09/2018

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Come ci si dovrebbe rapportare alla morte di una persona amata?

Domanda: In che modo la Kabbalah interpreta la morte? Qual è l’atteggiamento corretto verso la morte di una persona cara e amata che ti è vicina? Che filosofia c’è dietro?

Risposta: Non c’è filosofia qui perché il nostro corpo è un organismo animato che muore come il corpo di un qualsiasi animale. Ha una certa durata, muore, si decompone e ritorna ai suoi elementi primari.

E la nostra parte interiore, le proprietà interiori, rimangono. Non vanno da nessuna parte e si chiamano “anima“. Queste proprietà continuano ad esistere, non solo a livello del nostro mondo perché non hanno nulla da rivestire, ma al di fuori delle sembianze del mondo fisico.

Segue quindi la successiva reincarnazione e il ritorno a nuovi corpi. L’anima non scompare come fa il corpo, si reincarna continuamente in nuovi corpi. Queste teoria e questa pratica sono state testate nel corso dei secoli ed esistono da quasi 6.000 anni. Inoltre, ci sono prove fondate di tutto ciò, molta letteratura dedicata a questo. La saggezza della Kabbalah esamina questa domanda a livello fisico e matematico. Non ci sono problemi qui.

Il problema è diverso. Possiamo, mentre esistiamo nel nostro corpo e senza bisogno di morire, iniziare a sentire il mondo delle anime. Se il corpo non interferisce (nella Kabbalah il corpo si riferisce al nostro egoismo, non alla carne umana), se lo neutralizziamo, allora iniziamo a sentire il mondo superiore, il mondo delle anime. È come se fossimo morti ed esistessimo al di là del nostro corpo fisico.

Pertanto, il problema è come neutralizzare l’egoismo. E la saggezza della Kabbalah ci consente di farlo.

Domanda: Il dolore per il defunto e la tristezza per i propri cari rimangono?

Risposta: Non c’è dolore né tristezza. Chi studia la saggezza della Kabbalah lo sente chiaramente e capisce che questa è la reincarnazione delle anime e non c’è spazio per le preoccupazioni.

Entrando nello stato interiore e iniziando a sentire le anime, ci relazioniamo al nostro corpo animato in modo completamente diverso. Non c’è niente di speciale a riguardo. Ci viene dato per un breve periodo solo per poter passare alla sensazione delle anime.

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Dalla trasmissione di KabTV “Concetti di base della saggezza della Kabbalah”, 26/01/2020

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Il kabbalista teme la morte?

Domanda: Qual è l’atteggiamento corretto nei confronti della morte?

Risposta: Penso che l’atteggiamento migliore sia quello di non pensare alla morte, ma piuttosto di credere che esistiamo all’infinito, in eterno. Dobbiamo assicurarci di raggiungere l’eternità e l’infinito, almeno parzialmente, in questa vita, nel nostro stato corporeo.
Dopotutto, durante la nostra vita esistiamo per rivelare la dazione e l’amore come mezzo per raggiungere l’eternità, la perfezione e il Creatore, la forza superiore che controlla tutto ciò. Il nostro progresso dovrebbe consistere in questo.
Nel pensare alla vita corporea e alla morte, metti alla prova te stesso, ti importa davvero di questo? Se lo fai, allora non stai ancora aspirando seriamente a qualità spirituali. Quando sei impegnato nella spiritualità, non ti interessa assolutamente nulla di ciò che accade al tuo corpo, sia esso vivo o no. Tu esisti e vuoi esistere nella qualità della dazione e dell’amore.

Domanda: Un kabbalista si preoccupa del suo corpo proteico? Attraverso esso, ci si mette in contatto con altre persone che non sono ancora nella spiritualità. Se egli non avesse avuto questo corpo, non sarebbe stato in grado di comunicare con i propri studenti.

Risposta: Sì, si prende cura del corpo ma in un senso minimo, che si chiama condizione “necessaria e sufficiente”.

Domanda: Un kabbalista pensa a cosa accadrà ai suoi studenti e alla sua famiglia dopo la sua morte?

Risposta: La famiglia è una normale preoccupazione corporea. Gli studenti, tuttavia, sono una cosa completamente diversa. Egli li deve preparare in modo che essi rimarranno con una buona riserva di conoscenze e di metodologie. È necessario organizzare un ambiente simile a un laboratorio in modo che possano mettersi alla prova e avanzare.
Domanda: Significa che un kabbalista ha paura della morte ma non in senso egoistico?

Risposta: Non è la paura della morte, ma il desiderio di lasciarsi alle spalle un mondo che è diretto al massimo verso l’obiettivo della creazione, e in nessun altro modo.

Cos’altro puoi lasciare? Non c’è nient’altro. Ci stiamo avvicinando allo stato in cui una persona inizia a capire che l’unico modo per lasciare qualcosa è sotto forma di buone azioni. Queste buone azioni sono registrate sul suo “conto” e rappresentano il principale guadagno della sua vita.

Domanda: Per quanto ho capito, le buone azioni sono di portare le altre persone alla rivelazione del Creatore. Ci sono altre buone azioni che puoi fare nei confronti di un’altra persona?

Risposta: Non c’è nient’altro: solo avvicinare gli altri al Creatore.
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Dalla trasmissione di KabTV “Concetti di base della saggezza della Kabbalah”, 14/01/2019

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Io e la morte

Domanda: La nostra mente si rifiuta di accettare l’inevitabilità della morte. Quando qualcuno riceve una notizia che lo collega personalmente alla morte, qualcosa gli suggerisce che questa informazione non è affidabile. A volte possiamo prevedere la morte altrui ma quasi sempre ci sbaglieremo nel prevedere la nostra.

Gli esperti dicono che inconsciamente noi ignoriamo i fatti e percepiamo noi stessi come persone che avranno una lunga vita, se non eterna. Perché ci sentiamo così?

Risposta: Questo avviene perché nessun essere vivente può o dovrebbe capire mai che è mortale. Tutto in questo mondo ci dovrebbe spingere in avanti. Noi dobbiamo creare, fare e lasciare qualcosa dopo di noi.

Domanda: Ammettere la propria mortalità, temere la morte, può avere degli effetti su di noi?

Risposta: La paura della morte è la paura di non esistere. Come posso immaginare un mondo in cui non esisto? Questo è un terribile rifiuto dell’egoismo.

Che cos’è il mondo? Sono io che esisto, io conosco il mondo, lo capisco e lo percepisco. Io sono al suo interno, nel suo centro. Ma poi io scompaio all’improvviso.

Cosa resta nel mondo? Io lo posso percepire solo tramite i miei sensi. Se non esiste un “io” allora è la fine di tutto. Il nostro ego non può concepire il fatto che il mondo può esistere senza di lui.

L’unica soluzione è spiegare alla gente che il mondo è eterno, senza limiti e perfetto. È del tutto differente dal modo in cui noi lo percepiamo. Per vederlo diversamente, ci dobbiamo elevare al livello della qualità dell’amore e della dazione.

Domanda: Significa che ci libereremo e ci innalzeremo al di sopra del nostro egoismo?

Risposta: Sì. Noi lo vedremo nella qualità opposta all’egoismo.

Il fatto che siamo stati creati in una particolare qualità non ci dovrebbe limitare. Dobbiamo vedere il mondo in modo diverso, multilaterale. Allora saremo in grado di vedere il mondo e noi stessi in una qualche forma di connessione.

Domanda: Sta dicendo che se mi elevo al di sopra del mio egoismo, io raggiungerò la qualità dell’amore e della dazione e che vedrò il mondo come eterno? Dunque diventerò eterno pure io?

Risposta: Sì.

Domanda: Dunque ne consegue che la morte non esiste?

Risposta: La morte non esiste nella qualità della dazione.

Domanda: Le persone giungeranno a percepirsi come eterne?

Risposta: Sì, la scienza della Kabbalah ci spiega questo. Possiamo realizzare tutto questo solo se ne abbiamo il desiderio.
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Dal programma di Kab TV “Le notizie con Michael Laitman”, 24/10/2019

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Qual è l’essenza del corpo?

Domanda: Qual è l’essenza del corpo…quella che ci porta all’interazione reciproca?

Risposta: É la forza comune che ci unisce tutti insieme e ci dona l’esistenza eterna. Noi dobbiamo lasciare l’esistenza individuale, muovendoci dalla sensazione della nostra vita personale, che termina con la morte del corpo, verso l’esistenza della nostra vita comune, quella cioè che inizieremo a percepire come se fluisse fra noi.

Per esempio, nel corpo umano milioni di cellule muoiono durante il giorno mentre altre nascono. Così come una cellula del corpo muore, anche noi, quando moriamo, diventiamo come questa cellula nel corpo comune dell’umanità, che muore e scompare.

Per non svanire nel nulla senza lasciare traccia con la morte del nostro corpo animale, abbiamo bisogno di connetterci con la vita di un corpo comune, il che significa che dobbiamo sforzarci attraverso la connessione tra noi e il Creatore. Questo è ciò che fa la scienza della saggezza della Kabbalah.

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Dalla trasmissione di KabTV “Concetti di base della saggezza della Kabbalah”, 21/07/2019

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Domanda: Come fai a capire che la tua anima è nata e che si sta evolvendo?

Risposta: Di fatto cominci ad averne una sensazione vivida, un riempimento, la consapevolezza della sua esistenza che non lascia dubbi sul fatto che questo sia avvenuto e sta accadendo.

Domanda: È possibile che si evolva troppo velocemente? Esiste un tempo limite raccomandato?

Risposta: Non c’è limite, ci si sviluppa il più rapidamente possibile.

Domanda: Posso studiare la saggezza della Kabbalah da solo?

Risposta: No, non caldeggio questa strada. Ti confonderesti e non capiresti più nulla.
Domanda: Quante persone sono consapevoli di queste cose nella vita?

Risposta: Ce ne sono poche. Ma, in termini qualitativi, sono molto più elevate e competenti delle altre; esse mettono in ombra chiunque altro.
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Dalla lezione di Kabbalah in lingua russa, 16/06/2019

 

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