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Quanto è accurata la previsione del programma informatico World One del MIT’s secondo cui la civiltà finirà nel 2040, dal momento che la prima pietra miliare prevista dal programma era che nel 2020 sarebbero iniziati i cambiamenti significativi sulla Terra?

La civiltà a cui dobbiamo  puntare è quella che può prevenire il collasso previsto, ed è costruita sull’amore universale, sull’interconnessione e sull’assistenza reciproca. Tuttavia, per raggiungere questo stato nella società umana è necessario riconoscere i difetti della nostra civiltà attuale, che ci vede relazionarci gli uni con gli altri con una mentalità egoistica e divisiva, invece di migliorare le nostre relazioni per connetterci positivamente al di sopra dei nostri ego. La nostra sfida consiste nell’esporre questi difetti nel nostro attuale modo di vivere.

Riconosciamo i difetti dei nostri atteggiamenti egoistici in un mondo sempre più interdipendente in modo positivo o negativo: o attraverso colpi di sofferenza che alla fine ci portano a uno stato positivo, o rivelano un percorso che ci permette di progredire verso un mondo migliore senza dover sperimentare i colpi.

Dato lo stato attuale dello stile di vita competitivo, materialista e individualista dell’umanità, sembra che  ci sviluppiamo attraverso la sofferenza. Ora sembra improbabile che l’umanità possa riconoscerlo o comprenderlo. Ciascuno deve innanzitutto riconoscere i difetti della propria natura egoistica intrinseca, per poi iniziare un processo di correzione in cui ognuno di noi si concentra sull’autotrasformazione piuttosto che sul tentativo di correggere gli altri.

Idealmente, speriamo di evitare colpi significativi, ma la tendenza generale suggerisce il contrario. Il nostro percorso attuale privilegia il successo individuale a scapito degli altri, portando allo sfruttamento, alla  manipolazione e ad abusi di ogni tipo. Questa traiettoria dovrebbe farci capire che siamo nemici gli uni degli altri e, allo stesso modo, siamo anche nemici di noi stessi. Il vero nemico non è esterno, ma risiede all’interno. È fondamentale portare l’umanità a questa consapevolezza il prima possibile. 

L’autotrasformazione e l’autocorrezione sono necessarie per un futuro in cui l’amore e la bontà trionfano sul male. In un mondo pieno di relazioni d’amore e di cura reciproca, le persone abbandoneranno i lavori inutili, si godranno le attività del tempo libero e si prenderanno cura delle loro famiglie. Troveranno gioia in piaceri semplici come le passeggiate nel parco, ascoltando il canto degli uccelli e relazionandosi positivamente con gli altri, potendo fermarsi, salutare e parlare piacevolmente a lungo con chiunque. Questa visione, se per alcuni è ideale, può anche essere considerata ingenua. In realtà, la nostra vita è caratterizzata da lotte per le risorse, il territorio e simili. Ma se accettiamo la direzione di una civiltà guidata da principi di amore e considerazione reciproca, allora affronteremo molti  sforzi  nel fatto che cerchiamo di creare e raggiungere un risultato armonioso insieme.  

In una civiltà che ha come principi guida l’amore e la connessione positiva, la lotta si sposterà su come dimostrare sempre più amore per gli altri. Questo è  davvero impegnativo. Possiamo aspettarci una miriade di drammi accanto alla gioia e all’amore. I drammi sono parte integrante della vita, ma alla fine ci impegnano per ottenere l’amore reciproco e la connessione positiva come obiettivo primario. Ci sentiamo sempre più vicini a questo obiettivo nel momento in cui diamo  valore agli altri rispetto a noi stessi e, nonostante le sfide, sperimentiamo una vita di armonia, pace e felicità che si allarga sempre più davanti a noi.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman. 

 

L’amore richiede un lavoro costante per mantenerlo vivo?

Nella saggezza della Kabbalah si dice che “tutto il nostro lavoro consiste nello scoprire l’amore tra di noi ogni giorno”.

L’amore è la forza generale inclusiva della natura e si legge che raggiungere l’amore per gli altri come per noi stessi “è la più grande regola della Torah” (si veda il kabbalista Yehuda Ashlag, “Matan Torah [Il dono della Torah]”).

Oggi, nell’era della globalizzazione, stiamo scoprendo la nostra interconnessione e interdipendenza globale. La forza dell’amore ci avvicina dalla parte della natura, ma noi siamo all’opposto, in uno stato di odio reciproco. In altre parole, la natura è una forza altruista e la nostra natura è egoista, un desiderio di beneficiare se stessi a spese degli altri e della natura. Siamo quindi opposti alla natura e questa opposizione è la causa di ogni nostro problema.

Il nostro problema principale è la mancanza di amore. Nell’amore scopriamo una vita eterna e perfetta.

Allora perché dobbiamo lavorare per l’amore? Non è forse vero che tutti vogliono già l’amore?

In effetti, tutti abbiamo il desiderio di sentire l’amore, ma come possiamo realizzarlo non in modo transitorio e involontario, che è il modo in cui generalmente sentiamo l’amore nel nostro mondo, ma in un modo in cui possiamo far crescere l’amore? Lo realizziamo invitando nei nostri legami la forza dell’amore che risiede in abbondanza nella natura. A proposito di attirare la forza dell’amore nella nostra vita, è scritto che “ho creato l’inclinazione al male, ho creato la Torah come una spezia, perché la Luce in essa riforma”

La luce è la forza dell’amore che può entrare nella nostra vita e correggere le nostre intenzioni in modo che vogliamo veramente amare gli altri come noi stessi. Più ci colleghiamo a fonti che spiegano i fondamenti della natura, sia della natura umana che di quella generale e inclusiva, come possiamo attrarre la forza dell’amore della natura nelle nostre connessioni e, così facendo, ottenere una vita felice e armoniosa in tutto il mondo, più attiriamo la forza della luce e questa lavora per correggerci.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.   

Cosa significa essere come il Creatore?

Essere come il Creatore significa essere come la forza  singola dell’amore, dell’elargizione e della connessione, che governa la realtà e ci conduce verso l’obiettivo che ha stabilito per noi, che è quello di godere attraverso la somiglianza e l’identificazione con quella forza.

La saggezza della Kabbalah si occupa proprio di come passare dal nostro stato di esistenza animata innata, in cui siamo opposti al Creatore, a uno stato di esistenza in cui diventiamo come il Creatore. Si tratta di conoscere le due nature opposte, la nostra natura egoistica e la natura altruistica del Creatore, e di capire come attrarre e lavorare con la natura altruistica superiore fino ad assomigliarle completamente.

Questa transizione è considerata un passaggio dal livello animato a quello umano dell’esistenza. La parola “umano” in ebraico (“Adamo”) deriva dalla parola “simile” (“Domeh”) perché il concetto di diventare umano significa che diventiamo simili al Creatore (“simili all’altissimo” [“Domeh le Elyon”]).

“Qual è lo scopo per cui il Creatore ha creato questo  destino? In effetti, è per elevarlo a un grado più alto e più importante, per sentire il suo Dio come la sensazione umana, che gli è già data”. Il Kabbalista Yehuda Ashlag (Baal HaSulam), “L’insegnamento della Kabbalah e la sua essenza”.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman. 

In una sola frase, cosa renderà il mondo un posto migliore?

Dobbiamo sforzarci di connetterci in modo che l’umanità diventi “come un uomo con un solo cuore”, nel senso che ognuno di noi sente tutti gli altri e desidera il bene di tutti.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman. 

 

Esiste un modo specifico in cui dovremmo sentire l’amore?

Mutuo, reciproco e totale tra tutte le persone del mondo.

Questo perché l’amore è la forza che ci unisce e ci lega insieme nello stato totale ed eterno di una sola anima, di cui noi tutti siamo parte.

Come possiamo sentire questo amore reciproco tra noi come una sola anima?

Possiamo sentire l’amore reciproco quando siamo connessi, quando sentiamo una connessione comune tra noi e quando proviamo a soddisfarci a vicenda attraverso tale connessione.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman. 

Chi ha guidato l’Esodo dall’Egitto?

L’esodo dall’Egitto significa uscire dal nostro approccio egoistico reciproco e creare nuove relazioni di amore e connessioni positive.

Essere in Egitto sotto il comando del faraone significa che siamo governati dal nostro ego, il quale ci contrappone, l’uno contro l’altro, e ci fa desiderare di trarre beneficio a spese di altri.

Se noi raggiungiamo il desiderio di uscire da quello stato, uno stato di odio infondato in cui ci troviamo, dove i desideri egoistici controllano la nostra vita, e iniziamo a sentire l’un l’altro con cuore aperto, allora una forza collettiva di amore e dazione apparirà tra noi e saremo pronti all’esodo dall’Egitto verso la terra d’Israele.  

La parola “Israele” in ebraico deriva da due parole,“Yashar El” (“diretti a Dio”), che significa avere un desiderio di mirare direttamente alla forza dell’amore e dazione che sono le qualità di Dio o Bore.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.   

Cosa fa il profeta Elia?

Elia annuncia l’arrivo del Messia.

Che cos’è  il Messia? Il Messia è una forza che ci fa uscire dai nostri desideri egoistici. In ebraico, la parola “Messia” (“Moshiach“) deriva dalla stessa radice linguistica della parola “tirare” (“Moshech“).

Questa forza ci tira fuori dai nostri problemi e ci porta al grado di amore e di dazione, ossia,  a un desiderio di connessione armoniosa tra di noi e con la forza superiore della natura. Questo è il messaggio di Elia.

L’amore è tutto ciò di cui abbiamo bisogno, per relazionarci con gli altri come con noi stessi, e anche più di quanto ci relazioniamo con noi stessi.

In una sezione dell’Haggadah di Pasqua si dice che noi apriamo  la porta a Elia e uno dei miei studenti mi ha chiesto  in merito a questo: perché ogni anno aspettiamo Elia e lui non viene? Perché non abbiamo mai aspettato il vero Elia. Desideriamo forse amare gli altri come amiamo noi stessi? No. Quindi significa che non aspettiamo Elia.

Chi aspettiamo? Aspettiamo che Elia ci porti un sacchetto di monete d’oro, una nuova auto, un nuovo appartamento, un jet privato, ognuno secondo i propri desideri. Questo è ciò che generalmente ci immaginiamo come la venuta di Elia: che venga per trarne profitto secondo i nostri desideri egoistici.

Elia è la forza superiore che ci connette secondo i nostri desideri di connessione positiva, e che può connettersi fino a raggiungere uno stato di amore reciproco, fino a sentirci come parti di un unico corpo, un unico desiderio, e che l’amore e la dazione della forza superiore dimorano nelle nostre connessioni. Questa è la vera rivelazione di Elia. Nella saggezza della Kabbalah, questo stato è chiamato “la fine della correzione”.

Dovremmo quindi concentrarci sulla forza d’amore e di dazione che può venire a dimorare nelle nostre connessioni, cioè la forza di Elia. Così facendo, sentiremo che ci connettiamo armoniosamente con il mondo intero, che tutti ci abbracciano e che questo è ciò che ci porta al vero esodo dall’Egitto: l’uscita dai nostri desideri egoistici in uno stato armonioso e pacifico di amore, dazione e connessione.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.   

Se il tuo coniuge è diventato troppo esigente e controllante, cosa puoi fare al riguardo?

Bacialo.

Deriva dal principio “l’amore coprirà tutti i crimini”.

Similmente alle arti marziali orientali, dobbiamo usare la forza del nostro avversario. Pertanto, quando il tuo coniuge scoppia a lamentarsi o ti lancia accuse, bacialo. Così facendo, lo disarmi. Tuttavia, a differenza degli artisti marziali che desiderano sconfiggersi a vicenda, devi agire dal profondo del tuo cuore.

Trovi l’amore costruendolo sopra l’odio e l’impazienza che provi in tali situazioni.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.

Che cos’è l’Abbondanza e perché l’Abbondanza si associa generalmente con il denaro?

L’abbondanza è la nostra capacità di realizzarci.

Ci sentiamo ricchi quando possiamo fare tutto ciò che abbiamo la capacità di fare. Se non fosse così, potremmo avere miliardi sul nostro conto bancario, ma ci sentiremmo poveri.   

L’associazione tra abbondanza e denaro scaturisce da una radice spirituale.

In ebraico, la parola “denaro” è “Kesef”, che scaturisce dalla stessa radice linguistica di “Kisuf”, che significa “rivestimento”. Quando rivestiamo i nostri desideri egoistici, ad esempio, desideri di beneficiare noi stessi a spese degli altri, allora possiamo superare tali desideri, sviluppando l’intenzione di dare al di sopra del nostro istintivo desiderio di ricevere, e così sperimenteremo ricchezza e abbondanza al livello spirituale.   

Nel mondo materiale, siamo abituati a considerare l’abbondanza con l’avere tanto denaro per poter comprare tutti i prodotti e i servizi che desideriamo, mentre, nel mondo spirituale, l’abbondanza è la quantità con cui possiamo rivestire i desideri egoistici ed agire con l’intenzione di dare.

Il rivestimento altruistico che va a coprire il desiderio egoistico si chiama “schermo”, (in ebraico, “Masach”). È, in sostanza, il sentire l’importanza della qualità dell’amore, del dare e della connessione, che supera l’importanza di soddisfare i desideri che mirano a soddisfare solo noi stessi. Quando ci rivestiamo con l’amore, il dare e con la connessione positiva agli altri, diventiamo ricchi e ci sentiamo ricchi.

Allora, sentiamo di avere tutto ciò che vogliamo, che siamo diventati uguali alla forza superiore dell’amore, del dare e della connessione. Facendo questo, raggiungeremo il completo riempimento e l’abbondanza, poiché avremo ottenuto la connessione con la fonte del piacere e della delizia.   

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.

 

Qual è la differenza tra gioia materiale e spirituale?

Noi proviamo gioia per le gratificazioni materiali quando realizziamo i nostri desideri.  

Proviamo gioia spirituale quando soddisfiamo gli altri che inizialmente erano estranei, ma che poi diventano persone care. In questo modo ci rallegriamo per la loro realizzazione.

La differenza tra questi due tipi di gioia è che, la gioia materiale deriva dalla realizzazione dei nostri desideri, ed è limitata; mentre la gioia spirituale proviene dal soddisfacimento dei desideri altrui, che sentiamo come illimitata. 

Perché proviamo un soddisfacimento limitato nella gioia materia e uno illimitato in quella spirituale?

La gioia materiale deriva dall’appagamento dei nostri desideri corporali che possono soddisfare solo noi stessi. Questi desideri sono quindi limitati nella quantità e di conseguenza, nell’ammontare di forza della gioia nelle sue sensazioni. In altre parole le nostre vite sono limitate dalle dimensioni del nostro mondo, cioè  dalla percezione della realtà che riceviamo attraverso i nostri cinque sensi.

Quando cominciamo a soddisfare gli altri, raggiungiamo un grado di appagamento senza limiti, in cui acquisiamo un senso di eternità e di perfezione.

Tuttavia, possiamo raggiungere questo grado solo a condizione di amare gli altri, cioè quando siamo pronti a soddisfare gli altri all’infinito, perché allora ci connettiamo simultaneamente con la forza superiore dell’amore, della dazione e della connessione.  

Questa forza superiore ci dà tutto ciò di cui abbiamo bisogno per soddisfare gli altri.

Quindi noi incanaliamo questa forza superiore attraverso di noi verso gli altri, che diventano le persone più amate e desiderabili. Di conseguenza otteniamo un’opportunità illimitata di soddisfare tutti e di provare una grande gioia nel farlo. 

La gioia spirituale è quindi la sensazione di un immensa ed eterna gioia che percepiamo quando un flusso infinito di piacere ci attraversa dandoci la sensazione spirituale di vita eterna. Per poter raggiungere questo livello dobbiamo prima  amare gli altri. 

“Ama il tuo prossimo come te stesso” è il precetto principale perché se ci avviciniamo ad esso, allora avanziamo in modo ottimale verso la spiritualità e arriviamo a realizzare pienamente noi stessi. Se non ci muoviamo verso l’amore per gli altri, allora qualunque cosa facciamo nella nostra vita si allontana nella sua transitorietà.    

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.