Pubblicato nella '' Categoria

Cosa cerco quando osservo la Natura?

Dovreste cercare quanto è intelligente, perfetto ed eterno.

La natura è buona. Dove non ci sono persone, c’è bontà.

L’uomo è l’unica creatura che danneggia gli altri e se stessa. La natura senza l’uomo non lo fa.

Perché l’uomo possiede questa qualità malvagia? Nel riconoscere che siamo malvagi, cambiamo  nella direzione della bontà e portiamo  noi stessi alla bontà, proprio  attraverso l’auto-riconoscimento.

Nel momento in cui ci integriamo correttamente nel sistema della natura, allora siamo  in grado di vivere una vita armoniosa e pacifica secondo le leggi della natura e non secondo le nostre leggi artificiali.

Impariamo, dunque,  dalla natura come comportarci, come non arrecare danno ad alcuno, come sostenere e aiutare tutti e vedere tutti come belli, buoni e attratti da uno stato di amore perfettamente  connesso.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman. 

La vita è una prova?

Nella Torah è scritto che ognuno di noi attraversa delle prove nella propria vita, attraverso le quali la Provvidenza superiore ci esamina. In effetti, la nostra vita è una prova.

È più evidente nella storia dell’esodo dall’Egitto. L’ “Egitto” rappresenta i nostri desideri egoistici, e più ci prepariamo a uscire dal nostro ego, più iniziamo a sentire il nostro ego che lavora su di noi, ci controlla e ci supera, e anche noi cerchiamo costantemente di superarlo.

La crescente difficoltà nel superare l’ego si chiama “l`appesantimento del cuore”, che ci porta a sentire che siamo interamente sotto il dominio dell’ego, sotto il Faraone, e lo sentiamo come nostro nemico.

Perché sentiamo l’ego che abita dentro di noi come un nemico? È a causa di un piccolo punto di un desiderio in noi chiamato “Mosè”. Esso ci attrae verso l’altro lato del nostro ego: una realtà di connessione positiva tra gli altri con atteggiamenti di amore e dazione fra di noi.

In questo gioco con la forza superiore di amore e dazione chiamata “il Bore”, così come con il Faraone, Mosè, il popolo d’Israele (ossia coloro che condividono il punto comune del desiderio di elevarsi al di sopra dell’ego) e gli Egiziani, iniziamo a scoprire queste forze che operano dentro di noi. Cominciamo a vedere come siamo persi sotto il dominio del Faraone senza la forza superiore di amore e dazione (il Bore) che ci tira fuori.

Se attraversiamo la vita sapendo che è il nostro Egitto e che dobbiamo elevarci a un livello superiore e non rimanere nell’ego, dove il nostro Faraone interiore e gli Egiziani vogliono trattenerci, impareremo a usare la nostra vita in modo da portarci tutti a uno stato di totale armonia, pace e felicità. Arriviamo quindi a vedere la vita come il nostro obiettivo per sfuggire alla nostra natura egoistica e dirigerci verso quella che viene chiamata “redenzione”, che è la sensazione del mondo superiore, dell’eternità e della perfezione.

La nostra vita è quindi una prova e un’opportunità. Se cerchiamo costantemente di vedere dove e come veniamo manovrati e cerchiamo di mantenere il pensiero che al di là dei nostri desideri egoistici c’è una forza superiore di amore e di dazione che desidera che diventiamo esseri maturi elevandoci al di sopra del nostro ego, allora possiamo vedere la nostra vita come un test, come un test su noi stessi.

Possiamo quindi esercitare cosa significa vivere al di sopra dell’ego in una realtà in cui la forza superiore dell’amore e del dare riempie le connessioni tra di noi. Così facendo, attiriamo quelle forze d’amore e di dazione nella nostra vita e, di conseguenza, ci eleviamo ad una vita spirituale eterna e completa. Se non ci sottoponiamo a questa prova e continuiamo a lasciare che i nostri desideri egoistici determinino ogni nostro pensiero e movimento, allora scompariamo semplicemente quando moriamo, e non ci resta che attendere la prossima occasione nel ciclo di vita successivo.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman. 

Come pensi possa essere diversa la vita sulla Terra tra cinquecento milioni di anni?

Tra cinquecento milioni di anni, non ci sarà più nulla sulla Terra, perché il nostro pianeta e il nostro universo saranno inesistenti.

Questo perché noi percepiamo il mondo attraverso sensi incorretti, ossia attraverso i sensi che percepiscono in un modo da voler godere solo egoisticamente, a spese degli altri e della natura. Nel momento in cui correggiamo i nostri sensi in modo da percepire in modo opposto, volendo donare gioia agli altri e alla natura, ci eleviamo al di sopra del nostro mondo e percepiamo una realtà spirituale diversa.

Oggi, parlare di una tale realtà spirituale al di sopra dei nostri attuali sensi egoistici sembra una fantasia. Tuttavia, quando raggiungeremo tale realtà, sentiremo come la nostra percezione egoistica sia in realtà una fantasia irrealistica, e che la vera realtà è attraverso una modalità di donazione agli altri e alla natura.

La correzione dei nostri sensi avviene durante un periodo che i cabalisti chiamano “seimila anni”, a partire da Adam HaRishon (ebraico: il Primo Uomo), e si traduce in poco più di duecentoventi anni di permanenza in questo attuale livello di realtà.

Nel nostro mondo, Adam HaRishon è stato il primo uomo a correggere i propri sensi da egoistici ad altruistici, ovvero da una completa opposizione alle leggi della natura a un’equivalenza ed equilibrio con esse. Prima di Adam HaRishon, c’erano persone che vivevano da diversi anni. Tuttavia, poco più di cinquemilasettecentottanta  anni fa, un uomo chiamato “Adamo” scoprì per la prima volta la realtà spirituale, la vera forma dell’universo. Così facendo, scoprì anche il programma con cui l’umanità si sviluppa e come apparirà alla fine del suo sviluppo. Scrisse le sue scoperte in un libro intitolato “Raziel ha Malach”  (“The Angel Raziel”) ed è considerato il primo cabalista.

Tutti gli uomini sono destinati a passare dall’egoismo all’altruismo e a scoprire la realtà spirituale, come ha fatto Adam HaRishon. Quando lo faremo, percepiremo una realtà spirituale diversa e la realtà corporea verrà inghiottita da quella spirituale, semplicemente smettendo di sentirla. Percepiremo solo i fenomeni che si svolgono a un livello superiore di esistenza, al di sopra del nostro mondo.

La realtà inferiore nei nostri sensi egoistici poi scomparirà, perché i nostri cinque sensi corporei sembrano evaporare e non essere percepiti. Attualmente accettiamo il nostro mondo così come ci appare,  perché siamo fatti in modo da sentire, vedere, gustare e respirare, ossia usiamo i sensi della vista, dell’udito, del gusto, dell’olfatto e del tatto. Essi ci danno la sensazione di vivere in una certa realtà. Se avessimo sensi diversi, percepiremmo una realtà diversa.

L’evaporazione e la scomparsa di questo mondo non avvengono in un istante, ma gradualmente. È perché, quando iniziamo a connetterci positivamente e ad elevarci spiritualmente nella nostra sensazione di realtà, perdiamo il nostro modo egoistico di percepire la realtà. Possiamo paragonarlo al modo in cui non percepiamo i livelli inanimati e vegetativi della natura nel nostro corpo. Prendiamo, ad esempio, i capelli e le unghie, che sono il livello vegetativo del nostro corpo. Li sentiamo crescere? No, non lo sentiamo. O crescono o non crescono, e possiamo tagliarli e continuano a crescere. Non ci causano alcun disturbo.

È simile a quando saliamo al livello umano dell’esistenza, che è caratterizzato dallo sviluppo dell’intenzione di donare al di sopra del nostro innato desiderio egoistico di ricevere. Non sentiremo quindi il livello animato, il nostro desiderio di ricevere, rispetto al nuovo livello umano che sviluppiamo e con cui ci identifichiamo. Quando ci svilupperemo tutti nel livello umano dell’esistenza, smetteremo di sentire il livello animato. Smetteremo di percepire la realtà come solida come facciamo attualmente. Piuttosto, la percepiremo sempre più come forze e qualità.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman. 

In una frase, qual è l’essenza del metodo del Kabbalista Yehuda Ashlag (Baal Hasulam)?

Attraverso l’amore per gli altri, avvicinarsi al sistema nel quale  il Bore può essere rivelato e gioire delle Sue creature.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman. 

Cosa significa “la resurrezione dei morti”?

Secondo la saggezza della Kabbalah, la “resurrezione dei morti” si riferisce alle nostre  qualità interiori, non alle persone decedute.

Un corpo è un desiderio e un “corpo morto” significa  un desiderio che non vuole fare nulla per seguire la direzione spirituale di amore, dazione e connessione. Desidera rimanere soddisfatto semplicemente così com’è, come un desiderio egoistico. Un desiderio di questo tipo è considerato “morto”.

Nel percorso spirituale mettiamo molto impegno per eliminare i nostri desideri egoistici, in modo da raggiungere  lo stato in cui non desideriamo più godere solo del nostro vantaggio personale, ottenuto a spese degli altri e della natura. In uno stadio più avanzato del nostro percorso, vogliamo però  ridare vita a questi desideri perché possono essere utilizzati in modo diverso, cioè per il bene della dazione. Questo viene chiamato “la resurrezione dei morti”.

Prendiamo contatto con le nostre qualità egoistiche morte e lavoriamo per correggerle in direzione della dazione. 

Occorre quindi che ci impegniamo per  riportare in vita i “corpi morti” aiutandoci reciprocamente a far  risorgere i desideri morti e a elevarli al di sopra di noi stessi.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman. 

Tutti hanno pensieri negativi?

Tutto ciò che si risveglia in noi proviene dalla forza superiore di dazione e amore in natura che crea e sostiene la realtà, che nella Kabbalah è chiamata “il Bore”.

Tuttavia, riceviamo i risvegli nel nostro ego e questi si rivelano come la forma opposta di ciò che è stato inviato dalla forza superiore.

Come funziona? La forza superiore è altruismo assoluto, che ci dona costantemente piacere e delizia, ma noi riceviamo questa influenza in desideri egoistici frammentati che desiderano godere solo per il proprio beneficio.

I desideri egoistici ricevono tutto ciò che proviene dalla forza superiore perfetta, mettendo in atto quell’influenza in modo opposto e negativo.

Ecco perché, purtroppo, tutti noi abbiamo cattivi pensieri e cattivi desideri, e continueremo ad averli finché non ci correggeremo.

Cosa significa “correggersi”? Significa che invertiamo l’intenzione dei nostri desideri, in modo che, invece di desiderare di godere solo per il proprio beneficio a spese degli altri e della natura, desideriamo fare del bene agli altri e alla natura al di sopra del nostro personale tornaconto egoistico.

Quando ci correggiamo, arriviamo a sentirci come se esistessimo in un unico insieme con tutti e tutto in natura, e saremmo quindi felici di servire e agire a beneficio di quel tutto come se fosse il nostro grande io.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.  

La Sofferenza e la Depressione sono una conseguenza del karma negativo di una vita passata?

Nella saggezza della Kabbalah, parliamo delle Reshimot, che sono archivi del passato o informazioni sulle azioni passate che sono impresse nella nostra anima. Le Reshimot ci mettono sotto pressione e determinano il nostro presente e il nostro futuro.

Tuttavia, il nostro comportamento può modificare l’influenza di questi archivi del passato, facendo in modo che vengano percepiti positivamente nel presente.

Dipende tutto da noi.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman. 

Chi è spirituale?

Si è spirituali quando si è al di sopra del nostro mondo.

Il “nostro mondo” è il desiderio egoistico che calcola costantemente il proprio tornaconto a spese degli altri e della natura. Se ci proponiamo all’esterno per dare soddisfazione agli altri e alla natura, quando il risultato delle nostre azioni non è legato a chi le compie, anche indirettamente, allora siamo considerati spirituali.

In altre parole, essere spirituali significa raggiungere l’intenzione di donare agli altri e alla natura al di sopra del nostro desiderio innato di trarre piacere solo per noi stessi. Con questo conseguimento, arriviamo a percepire la nostra esistenza eterna e perfetta come un’unica anima, cioè come un grande desiderio che aspira a trarre piacere attraverso l’intenzione di donare alla forza superiore di dazione che crea e sostiene la vita.

Tale esistenza è al di sopra del tempo, dello spazio e del movimento. Non è in alcun modo legata alla sensazione del corpo animato, ma è piuttosto percepita in un nuovo spazio interiore nei nostri sensi, in un’intenzione di donare che sviluppiamo e raggiungiamo.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman. 

Qual è la differenza tra mente e pensiero?

I pensieri non esistono di per sé. Piuttosto, si manifestano nella mente.

La mente deriva dai desideri.

I nostri desideri derivano dal desiderio che esiste in natura.

Il desiderio che esiste in natura deriva dall’intenzione che esiste in natura.

Questa catena si manifesta in noi per creare desideri. Di conseguenza, i desideri fanno emergere i pensieri e i pensieri intessono la mente. 

Quando si forma in noi una determinata rete di pensieri, che possiamo padroneggiare e gestire, allora siamo in grado di esaminare i nostri desideri, le influenze della natura, e di cercare di collegare la nostra mente con la mente della natura,  i nostri desideri con i desideri della natura.

I desideri sono prioritari e la mente è al loro servizio. A quanto pare, le dimensioni e la versatilità dei nostri desideri corrispondono alle dimensioni della nostra mente che cerca di servirli e soddisfarli.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman. 

Cosa determina un buon obiettivo?

Un buon obiettivo è quello che viene perseguito per il bene di tutte le persone e non per una soltanto o per un singolo gruppo.

In secondo luogo, un buon obiettivo  non deve causare danni irreparabili alla natura durante la sua realizzazione.

Queste due regole sono in realtà complesse e coinvolgono molte questioni.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.