Quale segreto permetteva ad Antonio Stradivari di realizzare i migliori violini della storia?

In effetti,  oltre alle più recenti tecnologie, incapaci di riprodurre il suono di un violino Stradivari e all’Associazione Internazionale dei Liutai e degli Archettai, che ha ripetutamente provato invano a scoprire il segreto del maestro, sono state fornite spiegazioni logiche di ogni tipo, legate ad esempio alla specificità del legno o ai tempi che erano diversi, ma di fatto nessuno conosce il segreto.

Prima di tutto bisogna capire cosa succede all’interno del nostro orecchio, ossia il motivo e il modo per cui sia possibile suscitare il tipo di reazione che le corde di uno Stradivari provocano e come i suoni entrano in noi.

C’è davvero un segreto qui, ma credo che anche lo stesso Stradivari ne fosse inconsapevole.

Il segreto risiede in una speciale combinazione di suoni che influenzano il cuore, dobbiamo pensare prima a come risponde il cuore e poi l’orecchio, che segue. Il ruolo primario del cuore è di massima importanza qui, ma nessuno ancora lo sa.

Neanche Stradivari lo sapeva, era inconsapevole di questo meccanismo interno. Lui e le sue mani erano semplicemente diretti da un’intuizione interiore e certamente la forza superiore che ci guida ha giocato un ruolo in questa interazione.

Stiamo parlando di un uomo che in realtà era solo una persona comune con una certa professione, ma che allo stesso tempo venne scelto per svolgere un certo ruolo, e questo segreto venne trasmesso attraverso di lui.

E allo stesso modo, il segreto del suono dei violini di Stradivari si può applicare a tutto quello che va oltre gli strumenti musicali.

Il suono deve prima entrare nel cuore e solo dopo raggiunge l’orecchio. Certamente questo va contro il pensiero comune,  cioè che non sentiamo con le orecchie, ma col cuore.

Le parole anche hanno questa qualità ed è così che si formano. Quando parliamo o scriviamo, dobbiamo trovare la parola che entra nel cuore e la sentiamo solo dopo.

È di fatto molto semplice trovare parole del genere nella saggezza della Kabbalah. Il mio maestro Rabash (il Kabbalista Baruch Ashlag) diceva a proposito: “Michael, hai sentito cosa  dice la preghiera Shema? Dice ‘Shema (Ascolta O) Michael’”. Io ero sorpreso, chiedendomi perché diceva “Michael” e non “Ascolta O Israele”. “Israele” è un nome generale ma in realtà possiamo inserirci il nostro nome. Ossia, questo “Ascolta O Michael” parla al cuore e allora la composizione inizia.

Quella di Shema è considerata una delle preghiere più elevate e la preghiera viene ascoltata prima dal cuore di una persona e solo dopo dall’orecchio, se mai viene ascoltata.

Nella Saggezza della Kabbalah noi diciamo che la preghiera di una persona comune è più elevata delle preghiere composte da saggi e Kabbalisti. Questo perché la persona la sente, cioè il suo cuore risuona con la parola che è radicata in una sensazione spirituale. Quando quindi una persona recita una preghiera con i suoi sentimenti, la ascolta prima dall’alto. Non è qualcosa che nasce dentro di noi.

Contenuti scritti ed editati da studenti, basati sulle loro conversazioni con il Rav dr. M. Laitman.

I commenti sono chiusi.

Laitman.it commenti RSS Feed