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Si può salvare il pianeta danneggiando l’arte?

Dall’inizio dell’anno sta crescendo una nuova moda tra gli attivisti per il clima, quella di danneggiare i più importanti tesori storico-artistici al fine di aumentare la consapevolezza sul cambiamento climatico. Finora ci sono stati dodici incidenti, sei dei quali accaduti nell’ultimo mese. Gli episodi includono il lancio di purè su “Il pagliaio” di Monet, di zuppa di pomodoro su “I Girasoli” di Van Gogh e di sangue finto sui “Clown” di Toulouse-Lautrec. Altri attivisti invece si sono attaccati con la colla allo scheletro di un dinosauro al Museo di Storia Naturale di Berlino e a “La ragazza con l’orecchino di perle” di Vermeer. Per lo più i visitatori dei musei hanno attaccato gli attivisti in azione chiedendosi in generale come questi atti possano di fatto essere connessi al bene comune.

Concordo pienamente con l’ira dei visitatori.  Queste pagliacciate non impressionano nessuno e niente cambierà, né nell’ambiente e né nella consapevolezza della società.  

Anzi peggio, perché anche diventando più consapevoli riguardo al cambiamento climatico, non saremmo in grado di farci nulla, perché nonostante tutto il clamore mediatico sulle emissioni dei gas serra, noi non sappiamo cos’è che davvero provoca il cambiamento climatico e quel poco che sappiamo non aiuta molto. Ogni eruzione vulcanica ad esempio emette così tante impurità che l’umanità ci metterebbe mesi a stabilirne la quantità. Tuttavia, nonostante al momento ci siano eruzioni vulcaniche in tutto il mondo, queste non vengono prese in considerazione tanto quanto il cambiamento climatico.

E lo stesso accade per il gas metano. L’umanità è accusata di inquinare l’atmosfera con le tossine dei gas serra ma le emissioni delle paludi e dello scioglimento del permafrost in Siberia, Canada e Alaska sono così elevate che in confronto il nostro “contributo” all’inquinamento diventa minuscolo.

Come se non bastasse, la Corrente del Golfo continua a diminuire, incidendo negativamente sia sul clima dell’Europa che su quello del Nord America. Un articolo pubblicato lo scorso Aprile su Severe Weather Europe avverte che “la Corrente del Golfo e tutta la circolazione atlantica si stanno avvicinando a un punto critico di collasso”. C’è qualcosa che possiamo fare per fermare tutto questo?

In breve, l’ecosistema globale è troppo grande e soprattutto troppo complesso per essere compreso. Noi non sappiamo cosa esattamente dobbiamo fare o non fare per invertire o almeno rallentare il cambiamento climatico. 

Comunque il nostro problema non è che è il clima terrestre ad essere troppo difficile da capire ma è che siamo troppo concentrati nel provare a capire questo anziché il vero responsabile, l’unico che causa tutti i nostri problemi, non solo quello del cambiamento climatico: la natura umana. Ci sono un’infinità di altri problemi oltre il cambiamento climatico e tutti scaturiscono dalla stessa ragione, cioè dalla natura umana che è corrotta, marcia dentro.

Il danneggiamento di opere inestimabili provoca ira non perché la gente è arrabbiata a causa del cambiamento climatico. Ci si arrabbia perché gli attivisti mostrano la loro natura corrotta, la mancanza di cura e di considerazione dei sentimenti degli altri, nonché la volontà di distruggere alcuni dei beni più preziosi dell’umanità per soddisfare i propri capricci.

Se ci concentrassimo ad adeguare la nostra natura umana al mondo in cui viviamo, non dovremmo affrontare la miriade di problemi che noi stessi causiamo. Chi inquina la terra, l’acqua, l’aria? Chi uccide ogni anno milioni di persone per mera soddisfazione dell’ego?

Chi sta depauperando le nazioni e sfrutta donne e bambini? Chi traffica schiavi destinati a lavoro duro e abusi sessuali? Chi lucra su farmaci di cui tutti hanno bisogno, per malattie che potrebbero essere prevenute? Chi rende milioni di giovani dipendenti dalle droghe ogni anno?  E, peggio di tutti, chi incolpa gli altri per qualcosa che egli stesso provoca? È sempre lo stesso che fa tutto questo: il nostro ego. Finché non lo rimetteremo a posto, non risolveremo nulla.

Fino a quando eviteremo di ammettere che il problema siamo noi, non quello che facciamo ma proprio noi stessi, le cose continueranno a precipitare.  Potremmo vedere guerre mondiali nucleari, disastri naturali di proporzioni senza precedenti che devastano l’umanità, eventi climatici estremi che bruciano o congelano paludi così vaste da creare troppi rifugiati climatici da gestire, eruzioni vulcaniche, terremoti e tsunami di intensità tali che i nostri sforzi per proteggerci sarebbero troppo piccoli, piaghe per le quali le persone cadono come mosche e molte altre sofferenze che la natura può  infliggere su di noi. La natura è molto creativa quando si tratta di punizioni e non cesserà di esserlo fino a quando non ci renderemo conto che il problema non è quello che facciamo, ma quello che siamo.

Didascalia della foto:
Attivisti nel museo di storia naturale di Berlino.