Felice Anno Nuovo (di riflessione)

Quasi ogni cultura festeggia l’inizio del nuovo anno.  Ogni tradizione ha le sue usanze, pasti, doni e un proprio significato interiore.  Per gli Ebrei, il festeggiamento di Rosh Hashanah (l’inizio del nuovo anno) avviene con  cibi simbolici ed è un giorno di giudizio. Questo giudizio è il cuore di Rosh Hashanah.

Possiamo pensare al significato spirituale di Rosh Hashanah come a un sistema operativo, come Microsoft Windows o Apple IOS. La razza umana non è nata dal nulla. L’evoluzione ha uno scopo e il sistema operativo la conduce verso di esso.

Il sistema operativo funziona in tutta la natura e tutte le creazioni, tranne l’umanità, lo seguono istintivamente. Noi, dall’altro lato, possiamo studiarlo e manipolarne alcune parti a nostro vantaggio.

A Rosh Hashanah, prima di assaggiare la testa del pesce, pronunciamo una benedizione: “Che possiamo essere la testa e non la coda”. Queste parole esprimono il nostro desiderio di non rimanere ignari del sistema operativo e di esserne governati inconsciamente, ma di diventarne consapevoli e di poter orientare il nostro sviluppo in una direzione positiva.

Il sistema operativo conduce invariabilmente verso uno stato di armonia ed equilibrio tra tutti gli elementi della realtà. Mira a portare l’intera umanità in uno stato di unità e vicinanza, come se fossimo tutti un’unica famiglia calorosa e amorevole. Il sistema non mira all’uniformità, a renderci tutti uguali, ma alla complementarità, a renderci complementari gli uni agli altri, in modo che ognuno di noi contribuisca con le proprie capacità e i propri talenti al bene comune e goda dei contributi di tutti gli altri, proprio come in una famiglia affettuosa in cui ognuno aiuta gli altri perché tiene a loro.

Studiando il sistema, ci rendiamo gradualmente conto di quanto siamo opposti allo stato di vicinanza e cura. Queste prese di coscienza precedono Rosh Hashanah e si chiamano selichot (chiedere perdono). Le selichot sono preghiere che pronunciamo quando sentiamo quanto siamo all’opposto dello stato di equilibrio e di cura reciproca.

Il termine ebraico per “preghiera”, tra l’altro, è tefilla, che deriva dalla parola haflala, cioè criminalizzazione. Durante la preghiera ci “criminalizziamo”, cioè scopriamo di essere dei criminali e quindi chiediamo perdono. Il crimine che ci rendiamo conto di aver commesso riguarda il sistema operativo, cioè il fatto che siamo stati egoisti, pensando a noi stessi e amando solo noi stessi invece di abbracciare tutta la creazione e lavorare a suo favore. Nella spiritualità, l’egoismo è sempre l’unico peccato, poiché ogni errore che commettiamo deriva dal pensare solo a noi stessi.

Tuttavia, il processo di riflessione, pentimento, richiesta di perdono e preghiera per diventare più amorevoli non è limitato da nulla. Può e deve essere un ciclo costante che compiamo interiormente. Ogni volta che completiamo un ciclo di richieste di perdono, raggiungiamo un altro Rosh Hashanah, fino a quando la successiva consapevolezza di egoismo emerge in noi attraverso i nostri sforzi per correggere il nostro egocentrismo e diventare più premurosi.

Quando il ciclo di Selichot è finito e raggiungiamo Rosh Hashanah, non solo desideriamo essere la testa e non la coda, ma anche festeggiare la correzione delle nostre qualità corrotte. Questo viene simboleggiato immergendo una mela nel miele. La mela rappresenta il cuore e il miele simboleggia l’addolcimento (la correzione) che trasforma l’egoismo in premura per gli altri.

Un’altra usanza è quella di mangiare un rimon (melograno). Il melograno contiene molti semi. Ognuno di essi rappresenta un desiderio egoistico. Mangiarli significa correggerli dall’egoismo alla donazione, il che ci dà una sensazione di romemut (euforia, si noti la somiglianza con la parola rimon).

Infine, a Rosh Hashanah, suoniamo lo Shofar, un corno festoso. Il suono del corno sta a significare il nostro desiderio di correzione dalla indifferenza e dall’odio verso gli altri per essere amorevoli, connessi e uniti come un tutt’uno con tutte le persone del mondo. Il termine shofar deriva dall’aramaico shufra (il meglio del meglio). Questo è lo stato che raggiungiamo quando tutti i nostri desideri sono stati corretti e diventiamo uniti come un’unica famiglia globale e amorevole.

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