Riapertura delle centrali a carbone. Quando l’odio prevale sul buon senso

Dopo anni di lotte contro i cambiamenti climatici e ricerche per trovare un’alternativa sostenibile al carbone, l’Europa si vede costretta a tornare sui suoi passi in quanto ha subito tagli considerevoli alle forniture di gas in seguito alle sanzioni economiche applicate alla Russia. Tra qualche settimana vedremo vanificato il lavoro di anni. Anche se ipoteticamente si tratta di una misura temporanea, nessuno può dire quando le forniture di gas saranno ripristinate. Perché è accaduto tutto questo? A causa dell’odio. La tecnologia c’è, le risorse ci sono ma ci sono anche ostilità e rivalità e quando queste sono in campo, hanno sempre la meglio. L’unica cosa che dobbiamo aggiustare per tornare ad essere prosperi è l’avversione nei confronti dell’altro.

A causa del nostro odio la Russia perde denaro in quanto ha cessato di vendere il gas all’Europa. Anche l’Europa perde denaro in quanto non può più acquistare gas ad un prezzo economicamente vantaggioso e contribuirà all’inquinamento dell’aria con la riapertura delle centrali a carbone. 

Inoltre, nonostante l’abbondanza di semiconduttori, alcune società hanno fatto incetta di questi materiali ed il resto del mondo si sta accapigliando per le briciole rimaste a disposizione. Come risultato i prezzi stanno aumentando in tutto il mondo, la produzione di beni, come anche le spedizioni, subiscono ritardi. Quei paesi che vogliono proteggersi dall’egoismo di altri paesi, laddove riescano, si vedono costretti ad avviare produzioni per proprio conto.

La globalizzazione è stata positiva per noi. Ci ha fornito abbondanza di materiali economici che non avremmo potuto produrre altrimenti o senz’altro non a prezzi abbordabili. Adesso, per nessun altro motivo fuorché l’odio, l’umanità è costretta a tornare indietro di decenni, se non secoli. A comprova di questo, alcuni dei paesi più tecnologici ed avanzati al mondo si vedono costretti a scegliere l’elettricità derivante dal carbone altrimenti rimarrebbe senza.

Cosa ancora più preoccupante, l’odio sta creando una diffusa scarsità di grano. Cosa succede se un paese non ha il clima adatto per coltivare il grano? Le persone di tale nazione saranno costrette a tornare al granturco o alle patate come unica fonte di carboidrati? Saranno costretti ad adottare una dieta a base di proteine animali ed alimentarsi di carne?

Cosa succederà se la crisi si diffonde anche nel settore dei trasporti? La crisi dei semiconduttori ha già minato l’industria manifatturiera. Cosa succede se ci sono ritardi in altre forniture essenziali? Torneremo al trasporto per mezzo di cavalli e carrozze? Saremo in grado di farlo?

E poi riguardo alla medicina? Come si possono provvedere adeguate cure mediche senza gli strumenti che vengono prodotti in tutte le parti del mondo se non abbiamo una rete logistica efficiente?

Se fossimo saggi leggeremo la riapertura delle centrali a carbone come un avvertimento di un imminente pericolo. È di fatto il segnale che non abbiamo scelta; se vogliamo che la civiltà umana sopravviva, dobbiamo iniziare a coltivare delle relazioni solide gli uni con gli altri.

Potremmo trasformare gli anni che abbiamo davanti in anni pacifici e prosperi. Tuttavia, perché questo avvenga abbiamo bisogno di spostare la nostra attenzione dal voler pulire l’aria, l’acqua e la terra, a voler pulire i nostri cuori dall’odio reciproco. L’odio inquina e uccide molto più di qualsiasi altro inquinante.

Immagine di Adrem68 su Wikimedia Commons

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